","La residenza come dispositivo di controllo ed inclusione differenziata","post",1453800965,[63,64,65,66,67,68,69,70,71,72,73],"http://radioblackout.org/tag/controllo-dei-confini/","http://radioblackout.org/tag/controllo-del-territorio/","http://radioblackout.org/tag/discriminazione/","http://radioblackout.org/tag/espulsioni/","http://radioblackout.org/tag/inclusione-differenziale/","http://radioblackout.org/tag/lotta-per-la-casa/","http://radioblackout.org/tag/occupazioni/","http://radioblackout.org/tag/politiche-migratorie/","http://radioblackout.org/tag/razzismo/","http://radioblackout.org/tag/residenza/","http://radioblackout.org/tag/ricatto/",[75,76,77,78,79,80,81,82,83,84,85],"controllo dei confini","controllo del territorio","discriminazione","espulsioni","inclusione differenziale","lotta per la casa","occupazioni","politiche migratorie","razzismo","residenza","ricatto",{"post_content":87,"post_title":91,"tags":95},{"matched_tokens":88,"snippet":89,"value":90},[15],"sempre più attraversati da molteplici \u003Cmark>confini\u003C/mark> di classe/genere/razza/sessualità/... -, intesa come possibilità","Questa mattina abbiamo analizzato insieme ad Enrico Gargiulo, ricercatore precario presso l'Università del Piemonte Orientale, l'ampia \"materia\" che riguarda l'accesso alla residenza e la possibilità di iscrizione anagrafica nei diversi comuni dello stato.\r\n\r\nLa residenza non è un istituto previsto solamente dall'ordinamento giuridico italiano, ma è presente, ad esempio, anche in altri paesi europei. In Francia, Spagna e Regno Unito esistono dispositivi simili volti a garantire l'accesso alla \"cittadinanza\" - termine ormai sempre più vacuo, essendo slegato dalla effettiva condizione che si trovano a vivere soggetti sul territorio di stati sempre più attraversati da molteplici \u003Cmark>confini\u003C/mark> di classe/genere/razza/sessualità/... -, intesa come possibilità di soddisfare bisogni essenziali quali salute, istruzione, possibilità di ottenere una casa popolare, ecc. Nella stagione \u003Cmark>dei\u003C/mark> \"sindaci sceriffo\", la produzione di ordinanze speciali per negare o rendere di fatto impossibile l'accesso alla residenza per persone migranti, rom, o comunque indesiderabili o socialmente pericolose ha raggiunto picchi clamorosi, in particolare nei piccoli comuni del Nord Est. In modo differente e più subdolo, anche grandi città come Torino hanno saputo negare o \"differenziare\" la residenza (come nel caso di Via della Casa Comunale n. 3), piuttosto che discriminare ed includere differenzialmente nello spazio urbano soggetti ordinati gerarchicamente, attraverso azioni amministrative più opache e meno esplicitamente razziste.\r\n\r\nNaturalmente in questo discorso non bisogna dimenticare il \"lato oscuro\" della residenza. Essa infatti ha storicamente rappresentato una forma di \u003Cmark>controllo\u003C/mark> capillare di popolazione e territorio da parte dello stato ed è interessante analizzare la trasformazione di questa sua funzione, con particolare attenzione all'ultimo decennio. L'articolo 5 del decreto Lupi ha manifestato come la residenza possa farsi strumento di politiche puramente repressive, laddove si è stabilita la possibilità di negare la residenza a chi, rispondendo ad un bisogno materiale e portando avanti la lotta per la casa, vive in occupazione.\r\n\r\nAscolta il contributo\r\n\r\nUnknown\r\n\r\n ",{"matched_tokens":92,"snippet":94,"value":94},[93],"controllo","La residenza come dispositivo di \u003Cmark>controllo\u003C/mark> ed inclusione differenziata",[96,100,103,105,107,109,111,113,115,117,119],{"matched_tokens":97,"snippet":99},[93,98,15],"dei","\u003Cmark>controllo\u003C/mark> \u003Cmark>dei\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark>",{"matched_tokens":101,"snippet":102},[93],"\u003Cmark>controllo\u003C/mark> del territorio",{"matched_tokens":104,"snippet":77},[],{"matched_tokens":106,"snippet":78},[],{"matched_tokens":108,"snippet":79},[],{"matched_tokens":110,"snippet":80},[],{"matched_tokens":112,"snippet":81},[],{"matched_tokens":114,"snippet":82},[],{"matched_tokens":116,"snippet":83},[],{"matched_tokens":118,"snippet":84},[],{"matched_tokens":120,"snippet":85},[],[122,129,132],{"field":37,"indices":123,"matched_tokens":125,"snippets":128},[49,124],1,[126,127],[93,98,15],[93],[99,102],{"field":130,"matched_tokens":131,"snippet":89,"value":90},"post_content",[15],{"field":133,"matched_tokens":134,"snippet":94,"value":94},"post_title",[93],1736172819517538300,{"best_field_score":137,"best_field_weight":138,"fields_matched":31,"num_tokens_dropped":49,"score":139,"tokens_matched":31,"typo_prefix_score":49},"3315704398080",13,"1736172819517538411",{"document":141,"highlight":173,"highlights":202,"text_match":135,"text_match_info":212},{"cat_link":142,"category":143,"comment_count":49,"id":144,"is_sticky":49,"permalink":145,"post_author":52,"post_content":146,"post_date":147,"post_excerpt":55,"post_id":144,"post_modified":148,"post_thumbnail":149,"post_thumbnail_html":150,"post_title":151,"post_type":60,"sort_by_date":152,"tag_links":153,"tags":164},[46],[48],"30840","http://radioblackout.org/2015/07/in-egitto-aumenta-la-stretta-repressiva/","In Egitto, dopo l'attentato al consolato italiano al Cairo dell'altro ieri, la situazione è di forte tensione: l'attentato segna un colpo grave contro il regime militare del generale Al-Sisi. L'episodio è sicuramente collegato all'anniversario del golpe nel luglio di due anni fa, che ha visto salire al potere il generale, voluto e fortemente \"favorito\" dai governi occidentali, come baluardo anti stato islamico nella regione. Al-Sisi dopo sabato ha colto l'occasione per una nuova stretta repressiva nei confronti di oppositori interni e giornalisti non allineati con il regime (egiziani o stranieri). Questa mattina abbiamo parlato con Giuseppe Acconcia - scrittore e giornalista del Manifesto - della situazione in cui si muove il regime violento e repressivo del generale, che ha sostituito il governo del presidente Morsi e dei Fratelli Musulmani dal 2013: dopo arresti, processi e centinaia di condanne a morte o all'ergastolo di ex-esponenti del governo ma anche di attivisti e militanti dell'opposizione laica, di centro o estrema sinistra, la mano dura di polizia, magistratura e censura si è abbattuta anche su giornalisti che sono stati improgionati o espulsi dal paese.\r\n\r\nDiviene quindi imprescindibile di fronte ai livelli di intensità crescenti dei diversi conflitti presenti nella zona - la lunga e logorante guerra in Siria, la situazione esplosiva in Sinai che ha causato pochi giorni fa circa 200 morti e il zoppicante accordo tra Onu e governo libico di Tobruk rappresentato, di fatto, solo dalla figura del generale Haftar - inserire l'azione di Al-Sisi e dei suoi sostenitori internazionali in un quadro più ampio di interessi e conflitti regionali. Prima di tutto partendo dalla guerra in Libia, dal controllo dei confini con Egitto e Tunisia, da una partita enorme di profitti e traffici giocata principalmente sulla pelle di migliaia di richiedenti asilo e migranti che cercano, malgrado tutto e in ogni modo, di raggiungere il Mediterraneo.\r\n\r\nAscolto l'interessante contributo\r\n\r\nUnknown\r\n\r\n ","13 Luglio 2015","2015-07-20 13:25:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/graffiti08-672-458-resize-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"190\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/graffiti08-672-458-resize-300x190.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/graffiti08-672-458-resize-300x190.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/graffiti08-672-458-resize.jpg 672w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","In Egitto aumenta la stretta repressiva",1436792504,[154,155,156,63,157,158,159,160,161,162,163],"http://radioblackout.org/tag/affari-sui-migranti/","http://radioblackout.org/tag/attentati/","http://radioblackout.org/tag/confini/","http://radioblackout.org/tag/egitto/","http://radioblackout.org/tag/guerra-in-libia/","http://radioblackout.org/tag/il-cairo/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/regime-militare-al-sisi/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/tunisia/",[165,166,15,75,167,168,169,24,170,171,172],"affari sui migranti","attentati","Egitto","guerra in Libia","Il Cairo","regime militare Al-Sisi","repressione","tunisia",{"post_content":174,"tags":178},{"matched_tokens":175,"snippet":176,"value":177},[93,98,15],"dalla guerra in Libia, dal \u003Cmark>controllo\u003C/mark> \u003Cmark>dei\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark> con Egitto e Tunisia, da","In Egitto, dopo l'attentato al consolato italiano al Cairo dell'altro ieri, la situazione è di forte tensione: l'attentato segna un colpo grave contro il regime militare del generale Al-Sisi. 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L’aumento degli attraversamenti in questi paesi è conseguenza da un lato, della chiusura del confine tra Serbia e Ungheria nel settembre 2015 con il “muro di Orban” e, dall’altro, di quello serbo-croato nel marzo 2016, quando i flussi migratori si sono diffusi anche nelle valli bosniache.\r\n\r\nI migranti, una volta giunti a Trieste, trovano sostegno materiale e logistico grazie all’associazione Linea D’Ombra che dal 2019 si trova come punto di riferimento in piazza Indipendenza. Linea d’Ombra, i cui fondatori furono Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi sottoposti a un’inchiesta per favoreggiamento all’immigrazione clandestina ad oggi fortunatamente archiviata, garantisce una presenza settimanale e il monitoraggio delle violazioni dei diritti delle persone che cercano di attraversare i confini. .\r\n\r\nUno dei maggiori responsabili dei respingimenti è l’agenzia Frontex, di recente implicata in un’inchiesta per violazione dei diritti umani, e che potrebbe stipulare un accordo con il Politecnico. A questo proposito a Torino moltissimi e moltissime studentesse si sono mobilitate per contrastare questa collaborazione inaccettabile: Frontex si occupa di sorvegliare le frontiere europee e di gestire il controllo dei confini, il politecnico si occuperebbe di fornire strumenti infografici e mappe.\r\n\r\nLa gestione dell’immigrazione si basa fondamentalmente su un ricatto che chi parte dal proprio paese d’origine sconta tutto sulla sua pelle: la pretesa di gratitudine da un lato e la mortificazione dall’altro fanno gioco ai governi che hanno come obiettivo quello di sfruttare manodopera a basso costo e di sviare l’attenzione del malcontento generalizzato nei confronti di un nemico altro. La solidarietà e le reti che nascono in sostegno ai migranti diventano quindi obiettivo di criminalizzazione e repressione, come per il caso di Emilio, estradato e incarcerato in Francia con la complicità di Italia e Francia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/linea-dombra-balkan-route-2021.12.09-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","9 Dicembre 2021","2021-12-09 14:22:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/eprs-briefing-573949-western-balkans-frontline-migrant-crisis-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/eprs-briefing-573949-western-balkans-frontline-migrant-crisis-300x200.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/eprs-briefing-573949-western-balkans-frontline-migrant-crisis-300x200.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/eprs-briefing-573949-western-balkans-frontline-migrant-crisis-768x512.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/eprs-briefing-573949-western-balkans-frontline-migrant-crisis.png 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","DALLA BALKAN ROUTE A TRIESTE, UN CONTRIBUTO DA LINEA D’OMBRA",1639059725,[228,229,160],"http://radioblackout.org/tag/balcani/","http://radioblackout.org/tag/linea-dombra/",[231,232,24],"Balcani","linea d'ombra",{"post_content":234},{"matched_tokens":235,"snippet":236,"value":237},[93,98,15],"europee e di gestire il \u003Cmark>controllo\u003C/mark> \u003Cmark>dei\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark>, il politecnico si occuperebbe di","La situazione migratoria tra la Bosnia e la Croazia non si discosta molto dalla tendenza degli ultimi tempi, le persone che cercando una porta verso l’Europa rimangono bloccate in Turchia, per la maggior parte sono siriani che hanno intenzione di raggiungere l’UE mentre, il setaccio rappresentato dalla “rotta balcanica” aumenta le difficoltà di passaggio. 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Che colpiscano senza che chi le usa possa essere colpito. Dispositivi bellici che occultino crimini, orrori ed errori. Che possano vedere senza essere visti e che possano spiare senza essere spiati. Velivoli, veicoli, imbarcazioni e sottomarini del tutto automatizzati, controllati a distanza, centinaia e migliaia di chilometri lontano.\r\nI droni in mano all’Unione Europea, alle sue flotte aeronavali e alle agenzie di “controllo” dei confini terrestri e marittimi, sono l’ultimo atto del progressivo processo di trasformazione del continente in un’inespugnabile città-fortezza.\r\nL’Unione Europea non si limita a dotare Frontex di sempre più raffinati sistemi di controllo ma mette a disposizione i fondi Horizon, destinati a finanziare la ricerca degli istituti universitari che lavorano sui sistemi d’arma e dei dipartimenti di sociologia, che si occupano di giustificare le politiche di chiusura delle frontiere, facendo da sponda ai governi.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, antimilitarista, insegnante e blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/2020-12-01-mazzeo-droni-mediterr.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2020 12 01 mazzeo droni mediterr","1 Dicembre 2020","2020-12-01 13:11:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/droni-militari-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/droni-militari-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/droni-militari-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/droni-militari-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/droni-militari-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/droni-militari-1536x864.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/droni-militari.jpg 1920w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Frontiere, droni, militarizzazione del Mediterraneo",1606828305,[260,261,262,263,264,265,266],"http://radioblackout.org/tag/droni/","http://radioblackout.org/tag/frontex/","http://radioblackout.org/tag/frontiere/","http://radioblackout.org/tag/guerra-ai-migranti/","http://radioblackout.org/tag/horizon/","http://radioblackout.org/tag/mediterraneo/","http://radioblackout.org/tag/ricerca-bellica/",[268,36,269,270,271,272,273],"droni","frontiere","guerra ai migranti","horizon","Mediterraneo","ricerca bellica",{"post_content":275},{"matched_tokens":276,"snippet":278,"value":279},[277,98,15],"controllo”","aeronavali e alle agenzie di “\u003Cmark>controllo”\u003C/mark> \u003Cmark>dei\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark> terrestri e marittimi, sono l’ultimo","La guerra ai migranti nel Mare di Mezzo si fonda sempre più su sistemi di intelligence ed annientamento rapidi, efficienti. \r\nSono necessarie armi tecnologicamente sofisticate, meglio ancora se chirurgiche ed invisibili, che siano in grado di uccidere comunque ed ovunque. 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Velivoli, veicoli, imbarcazioni e sottomarini del tutto automatizzati, controllati a distanza, centinaia e migliaia di chilometri lontano.\r\nI droni in mano all’Unione Europea, alle sue flotte aeronavali e alle agenzie di “\u003Cmark>controllo”\u003C/mark> \u003Cmark>dei\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark> terrestri e marittimi, sono l’ultimo atto del progressivo processo di trasformazione del continente in un’inespugnabile città-fortezza.\r\nL’Unione Europea non si limita a dotare Frontex di sempre più raffinati sistemi di \u003Cmark>controllo\u003C/mark> ma mette a disposizione i fondi Horizon, destinati a finanziare la ricerca degli istituti universitari che lavorano sui sistemi d’arma e \u003Cmark>dei\u003C/mark> dipartimenti di sociologia, che si occupano di giustificare le politiche di chiusura delle frontiere, facendo da sponda ai governi.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, antimilitarista, insegnante e blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/2020-12-01-mazzeo-droni-mediterr.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2020 12 01 mazzeo droni mediterr",[281],{"field":130,"matched_tokens":282,"snippet":278,"value":279},[277,98,15],{"best_field_score":243,"best_field_weight":244,"fields_matched":124,"num_tokens_dropped":49,"score":245,"tokens_matched":31,"typo_prefix_score":49},{"document":285,"highlight":308,"highlights":313,"text_match":241,"text_match_info":316},{"cat_link":286,"category":287,"comment_count":49,"id":288,"is_sticky":49,"permalink":289,"post_author":52,"post_content":290,"post_date":291,"post_excerpt":55,"post_id":288,"post_modified":292,"post_thumbnail":293,"post_thumbnail_html":294,"post_title":295,"post_type":60,"sort_by_date":296,"tag_links":297,"tags":303},[46],[48],"56422","http://radioblackout.org/2019/12/genova-corteo-contro-leonardo/","Aggiornamento al 10 novembre. Il 7 dicembre un corteo antimilitarista, vivace, plurale ha attraversato il popolare quartiere di Sestri Ponente a Genova.\r\nCirca trecento persone hanno partecipato ad una manifestazione, che rappresenta una tappa della lotta alle radici della guerra, che sono in mezzo a noi, tra fabbriche d'armi, caserme, porti dove attraccano navi che le trasportano.\r\nNei prossimi giorni una nave della compagnia saudita Bahri, già contestata nel porto spagnolo di Sagunto, potrebbe attraccare a Genova.Errico, uno degli autori dell'opuscolo “Nessun approdo per la guerra”, ci ha fatto una cronaca del corteo e delle prospettive di lotta dei prossimi mesi.\r\n\r\nAscolta la diretta con Errico:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/2019.12.10-09.00.genova-errico.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQui le dirette della scorsa settimana:\r\n\r\nIl prossimo sabato “L’assemblea contro la guerra” di Genova ha lanciato una manifestazione contro Leonardo, il colosso della produzione armiera in Italia.\r\n\r\nDi seguito il testo di presentazione dell’iniziativa:\r\n\r\n“La guerra è sempre più considerata una tragedia che non ci riguarda e lontana dalle nostre vite. Libia, Yemen, Siria, Afganistan, Iraq sono lì a dimostrare il contrario, con anni di conflitti disastrosi innescati per i profitti dei capitalisti americani, europei e di casa nostra.\r\n\r\nLe cause e gli effetti della guerra sono sempre le stesse: colonizzazione, furto delle risorse, milioni di profughi in fuga, creazione di manodopera a basso costo, incremento dell'industria bellica.\r\n\r\nLeonardo (ex Finmeccanica) produce e vende missili, siluri, droni, aerei ed elicotteri da combattimento, tecnologie per il controllo dei confini e delle rotte migratorie. Sono di Leonardo le armi con cui l’esercito saudita spara in Yemen, gli elicotteri e gli aerei con cui l’esercito turco bombarda il Rojava. Ecco cosa produce questa \"eccellenza nazionale\". Chi vive di guerra non può farne a meno.\r\n\r\nCome ci insegna la lotta dei portuali contro i traffici di armi nel porto e la compagnia saudita Bahri, gli ingranaggi della guerra si possono inceppare.\r\nCome ci indica la migliore tradizione del movimento operaio, il nemico è in casa nostra.”\r\n\r\nCorteo 7 dicembre ore 15,30 da piazza Baracca a Sestri Ponente”\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Cristian, lavoratore portuale, che in questi mesi ha partecipato alle lotte contro l’approdo a Genova delle navi della Bahri, la compagnia saudita che trasporta armi, utilizzate nel massacro in Yemen.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/2019.12.03-09.00.genova-cristian.mp3\"][/audio]\r\n\r\nSu Leonardo e i traffici d’armi dell’Arabia Saudita è stato realizzato un opuscolo “Nessun approdo per la guerra”.\r\nNe abbiamo parlato con Errico, uno dei curatori del testo\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/2019.12.03-09.00.genova-errico.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","10 Dicembre 2019","2019-12-10 12:46:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/79123895_3824254867592079_6749195893372616704_o-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"164\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/79123895_3824254867592079_6749195893372616704_o-300x164.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/79123895_3824254867592079_6749195893372616704_o-300x164.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/79123895_3824254867592079_6749195893372616704_o-768x420.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/79123895_3824254867592079_6749195893372616704_o-200x110.jpg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/79123895_3824254867592079_6749195893372616704_o.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Genova. 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La giovane donna, di origine nigeriana, probabilmente viveva nel ghetto di Stato adiacente al CARA, la \"Pista\", dove da anni sono confinati centinaia di lavoratrici e lavoratori migranti oggetto di irregolarizzazione giuridica e sfruttamento. Questo femminicidio va inquadrato a partire dalla quotidiana marginalizzazione, ricattabilità e deportabilità dei corpi migranti agita dall'apparato di controllo e sfruttamento che regge il regime dei confini, di cui sono emblema i CARA e tutti i campi-ghetto istituzionali e autogestiti che proliferano nel nostro paese. Nel contesto della violenza strutturale che colpisce lavoratrici e lavoratori migranti, i corpi delle donne e la violenza che su di essi viene agita vengono poi strumentalizzati dalle stesse istituzioni per giustificare interventi repressivi. Nella \"Pista\" si moltiplicano così le incursioni poliziesche ed è sempre di questi giorni la notizia della reclusione nel CIE di Ponte Galeria di un’altra donna nigeriana, che da anni viveva e lavorava anche lei a Borgo Mezzanone. Proprio domani, in occasione della giornata internazionale contro la violenza che colpisce lavorat* del sesso, si terrà davante al CIE di Ponte Galeria un presidio in solidarietà con le donne migranti che si ritrovano, per circostanze, costrizione o scelta, a vendere sesso per vivere. Lavoratrici che resistono non soltanuto alla violenza razzista e di genere, ma anche a tutti i dispositivi di militarizzazione dello Stato e di controllo dei confini che le vittimizzano attraverso leggi sulla protezione.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta di questa mattina con un* compagn* della Rete Campagne in Lotta:\r\n\r\nUnknown","16 Dicembre 2016","2016-12-20 20:04:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/133814249-84a282f7-d0b6-4c9f-8f89-3674921bb396-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/133814249-84a282f7-d0b6-4c9f-8f89-3674921bb396-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/133814249-84a282f7-d0b6-4c9f-8f89-3674921bb396-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/133814249-84a282f7-d0b6-4c9f-8f89-3674921bb396.jpg 560w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Borgo Mezzanone (FG): femminicidio e repressione",1481889115,[331,332,333,334,335,336,162],"http://radioblackout.org/tag/agricoltura/","http://radioblackout.org/tag/borgo-mezzanone/","http://radioblackout.org/tag/campi/","http://radioblackout.org/tag/cara/","http://radioblackout.org/tag/femminicidio/","http://radioblackout.org/tag/lavoro-sessuale/",[338,339,340,341,342,343,171],"agricoltura","Borgo Mezzanone","campi","CARA","femminicidio","lavoro sessuale",{"post_content":345},{"matched_tokens":346,"snippet":347,"value":348},[93,98,15],"militarizzazione dello Stato e di \u003Cmark>controllo\u003C/mark> \u003Cmark>dei\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark> che le vittimizzano attraverso leggi","E' di sei giorni fa la notizia del ritrovamento del cadavere carbonizzato di una donna davanti al CARA ( Centro di accoglienza richiedenti asilo) di Borgo Mezzanone, nel foggiano. 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Gachagua ,che era stato duramente contestato dalla piazza durante le manifestazioni ,è stato dimissionato dal parlamento con una procedura inusuale e al suo posto è stato scelto dal presidente l'ex ministro degli interni Kindiki ,responsabile della repressione sanguinosa delle proteste. La polizia è accusata di aver nascosto i corpi degli scomparsi ,si verificano sequestri anche di oppositori ugandesi che vengono consegnati alle autorità di Kampala e finiscono in prigione . Il governo ha dispiegato un livello di repressione che ha preso alla sprovvista i giovani protagonisti dell'opposizione a Ruto ,ma anche se la repressione è stata dura permane il malcontento e l'esempio kenyano si è esteso anche ai paesi limitrofi come l'Uganda e la Tanzania.\r\n\r\nCon il nostro interlocutore parliamo anche delle critiche che la ricerca condotta da Simon Counsell e Survival International ha sollevato sul progetto di compensazione delle emissioni di carbonio su terre indigene nel Kenya settentrionale, in particolare sulla credibilità del progetto stesso nonché sul suo potenziale impatto su diritti e mezzi di sussistenza dei popoli indigeni pastorali che abitano il territorio.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/BASTIONI-21112024-KENYA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Sabrina Moles di China files ,parliamo delle mosse di Pechino per prevenire la politica di dazi commerciali preannunciata dal prossimo presidente americano Trump . 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In questa direzione emerge una tendenza espansiva sia dei finanziamenti alle agenzie europee (budget Frontex da 6mln di euro nel 2005 a 118 mln nel 2011) sia della pervasività delle loro competenze, motivate attraverso l'utilizzo del metodo di analisi dei rischi e l'inquadramento delle persone migranti al pari di strumenti di pressione politica e/o elementi di destabilizzazione interna, e non come individui.\r\n\r\n- ESTERNALIZZAZIONE delle frontiere attraverso la fidelizzazione dei paesi terzi per mezzo di operazioni finalizzate al rafforzamento della dimensione estera della migrazione, quindi riaffermando ancora una volta la necessità di stabilizzare e finanziare aka \"rendere sicuri” paesi cosiddetti terzi, possibilmente autoritari, per consolidare le capacità di contenimento dei flussi nella costa sud del Mediterraneo.\r\n\r\n- FINZIONE GIURIDICA DEL NON INGRESSO. Nonostante la presenza fisica delle persone sul territorio di uno Stato membro dell'UE, la legge stabilirà che non sono ancora effettivamente entrate in quello Stato membro e quindi possono essere soggette a detenzione e screening alle frontiere, in vista di una rapida deportazione. Si struttura in tal modo un regime detentivo generalizzato di frontiera, senza esenzione per famiglie e bambini, finalizzato alla rapida esecuzione delle procedure di valutazione delle richieste d’asilo e normativizzando, su scala europea, quello che nell’ultimo anno si sta delineando come valutazione e respingimento di massa delle richieste d’asilo.\r\n\r\nDelineato questo Moloch normativo, che implementa e normalizza la violenza di frontiera, non abbiamo perso occasione di rilanciare la possibilità di attaccare ed intaccare la macchina delle deportazioni raccontando dei blocchi degli autobus diretti alla Bibby Stockholm intorno a Best Western a sud di Londra e accennando all'ANTIRAID NETWORK.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/harraga3.5.24YASHA.mp3\"][/audio]","11 Maggio 2024","2024-05-11 10:18:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Progetto-senza-titolo-ok-200x110.png","MIGRATION PACT: LA NORMATIVIZZAZIONE DEL RAZZISMO",1715422732,[261,262,472,473,474],"http://radioblackout.org/tag/migration-pact/","http://radioblackout.org/tag/podcast/","http://radioblackout.org/tag/solidarieta/",[36,269,476,415,477],"migration pact","solidarietà",{"post_content":479},{"matched_tokens":480,"snippet":481,"value":482},[93,98,15],"strumenti per favorire un maggiore \u003Cmark>controllo\u003C/mark> delle frontiere:\r\n- SCREANING all'ingresso \u003Cmark>dei\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark> europeri e raccolta di dati","In questo approfondimento andato in onda su Harraga, abbiamo tentato di analizzare tendenze e strategie del nuovo patto migranti dell'Unione Europea assieme ad un attivista d’inchiesta di Statewatch.\r\n\r\nTra le migliaia di pagine del migrant pact EU abbiamo individuato una serie di punti nevralgici che caratterizzano il passaggio da un sistema basato sulla coerenza a un sistema che codifica e legittima le pratiche di respingimento fondate su violenza in frontiera e abuso. Pratiche che negli anni sono state fatte proprie dagli Stati membri e che questo pacchetto cristallizza in un corpus normativo.\r\n\r\nAlla base del patto troviamo uno stravolgimento del concetto di solidarietà, intesa come solidarietà tra Stati e non verso chi migra, l'inquadramento delle persone che migrano non come individui, ma come fattore di rischio ed infine la discrezionalità per gli Stati membri di derogare, attraverso l'apertura dello stato di crisi migratoria, agli obblighi relativi alla libera circolazione delle persone sul territorio europeo.\r\n\r\nTra gli strumenti per favorire un maggiore \u003Cmark>controllo\u003C/mark> delle frontiere:\r\n- SCREANING all'ingresso \u003Cmark>dei\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark> europeri e raccolta di dati biometrici e sensibili (DNA, religione, orientamento politico, orientamento sessuale, ecc), attraverso i quali implementare la capacità e l'INTEROPERABILITÀ DELLE BANCHE DATI europee - come quelle di Frontex ed Eurpol ma anche, chiaramente le agenzie di databasing della polizia UE come eu-LISA - e \u003Cmark>dei\u003C/mark> singoli Stati, tanto quelli membri quanto quelli di provenienza. In questa direzione emerge una tendenza espansiva sia \u003Cmark>dei\u003C/mark> finanziamenti alle agenzie europee (budget Frontex da 6mln di euro nel 2005 a 118 mln nel 2011) sia della pervasività delle loro competenze, motivate attraverso l'utilizzo del metodo di analisi \u003Cmark>dei\u003C/mark> rischi e l'inquadramento delle persone migranti al pari di strumenti di pressione politica e/o elementi di destabilizzazione interna, e non come individui.\r\n\r\n- ESTERNALIZZAZIONE delle frontiere attraverso la fidelizzazione \u003Cmark>dei\u003C/mark> paesi terzi per mezzo di operazioni finalizzate al rafforzamento della dimensione estera della migrazione, quindi riaffermando ancora una volta la necessità di stabilizzare e finanziare aka \"rendere sicuri” paesi cosiddetti terzi, possibilmente autoritari, per consolidare le capacità di contenimento \u003Cmark>dei\u003C/mark> flussi nella costa sud del Mediterraneo.\r\n\r\n- FINZIONE GIURIDICA DEL NON INGRESSO. Nonostante la presenza fisica delle persone sul territorio di uno Stato membro dell'UE, la legge stabilirà che non sono ancora effettivamente entrate in quello Stato membro e quindi possono essere soggette a detenzione e screening alle frontiere, in vista di una rapida deportazione. Si struttura in tal modo un regime detentivo generalizzato di frontiera, senza esenzione per famiglie e bambini, finalizzato alla rapida esecuzione delle procedure di valutazione delle richieste d’asilo e normativizzando, su scala europea, quello che nell’ultimo anno si sta delineando come valutazione e respingimento di massa delle richieste d’asilo.\r\n\r\nDelineato questo Moloch normativo, che implementa e normalizza la violenza di frontiera, non abbiamo perso occasione di rilanciare la possibilità di attaccare ed intaccare la macchina delle deportazioni raccontando \u003Cmark>dei\u003C/mark> blocchi degli autobus diretti alla Bibby Stockholm intorno a Best Western a sud di Londra e accennando all'ANTIRAID NETWORK.\r\n\r\n[audio 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Statewatch.org e al giornalista di inchiesta Lorenzo D’Agostino cerchiamo di approfondire gli elementi fondativi e le recenti traiettorie che stanno componendo lo scenario della Guerra alle Persone Migranti.\r\n\r\nIniziamo analizzando la cornice narrativa della “Crisi Migratoria” e di come questa stia consentendo una trasformazione radicale, sia in ambito legislativo intra-nazionale sia all’interno delle relazioni e del diritto internazionale, legittimando la dimensione bellica del contrasto alle migrazioni:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/BCUPCB_crisimigratoria-y-l01.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCi focalizziamo quindi su quell’insieme di fenomeni che afferiscono all’esternalizzazione delle frontiere, dal dirottamento di risorse verso gli apparati militari-repressivi di governi autoritari, alle varie ripercussioni della loro “gendarmificazione”, dalla dimensione esterna del controllo e della razzializzazione, al superamento dei “confini morali” dell’Europa.\r\n\r\nAl di là della dimensione concentrazionaria rappresentata dalle varie categorie dei centri detentivi interni al territorio europeo, la politica repressiva europea anti-migrazione sembra concentrarsi particolarmente sulle espulsioni e sul potenziamento di Frontex anche come attore nella logistica delle deportazioni.\r\n\r\nOltre al ruolo di agenzie consolidate come Frontex o emergenti come ICMPD, è importante osservare la dimensione economica e di classe della War on Migrants, confrontando ad esempio gli effetti dei “fondi per la cooperazione” dirottati verso gli apparati repressivi di governi autoritari con le rimesse inviate da chi emigra.\r\n\r\nEserciti, milizie, industria bellico-sorvegliante, centri detentivi, deportazioni, la pletora di dispositivi muscolari e legislativi per impedire gli spostamenti verso le zone privilegiate del pianeta ci ricorda come – al di là della fuffa del “Piano Mattei” e del “diritto a non migrare” – sia importante leggere la War on Migrants soprattutto come lotta di classe dall’alto verso il basso:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/BCUPCB_crisimigratoria-y-l02.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLINK a precedenti approfondimenti sulla War on Migrants","27 Settembre 2023","2023-09-27 11:34:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/bcupcb_crisi-migratoria-y-l-200x110.png","WAR ON MIGRANTS: CRISI ARTEFATTA E GUERRA DI CLASSE",1695814488,[503,261,262,504,505],"http://radioblackout.org/tag/esternalizzazione/","http://radioblackout.org/tag/icmpd/","http://radioblackout.org/tag/war-on-migrants/",[395,36,269,507,393],"icmpd",{"post_content":509},{"matched_tokens":510,"snippet":511,"value":512},[93,98,15],"gendarmificazione”, dalla dimensione esterna del \u003Cmark>controllo\u003C/mark> e della razzializzazione, al superamento \u003Cmark>dei\u003C/mark> “\u003Cmark>confini\u003C/mark> morali” dell’Europa.\r\n\r\nAl di là","Estratti dalla puntata del 25 settembre 2023 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frequenze di Blackout\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2016-11-11-anarres1\r\n\r\n2016-11-11-anarres2\r\n\r\n2016-11-11-anarres3\r\nIn questa puntata:\r\nAppendino e Padalino dichiarano guerra ai rom di via Germagnano. Sgomberi, retate, fogli di via e deportazioni\r\nThe president is a Trump. Sessista, razzista, volgare. Un miliardario outsider approda alla Casa Bianca, dopo una campagna elettorale con toni da bar Sport. Ne abbiamo parlato con Lorcon, redattore di Umanità Nova\r\n\r\nCacerolata femminista a San Salvario \r\nReferendum. La Carta e le carte truccate\r\nFuoco al Tricolore! Una settimana contro il militarismo\r\n\r\nPer approfondimenti:\r\nFuoco al Tricolore! Una settimana contro il militarismo\r\nUna bandiera tricolore è stata data alle fiamme di fronte alla polizia in assetto antisommossa e alla polizia politica in gran forze per difendere le forze armate, che, anche quest'anno, erano in piazza Castello per la cerimonia dell'ammainabandiera, che conclude la festa delle forze armate il 4 novembre. \r\nGli antimilitaristi puntuali all'appuntamento, si sono mossi in corteo con striscioni, bici da trasporto con carro armato e Samba Band dalla piazza del Comune fino al blocco di polizia in via Garibaldi, cento metri prima dei soldati in alta uniforme. \r\nUn applauso ha accolto l'azione antipatriottica. \r\nNumerosi gli interventi dal megafono per un'iniziativa di comunicazione e lotta, che, dopo un lungo fronteggiamento e l'intervento dell'automobilina kamicazza, si sono mossi per via Garibaldi, sino a guadagnare piazza Castello, dove i militari avevano chiuso alla svelta il loro rituale bellico. \r\nLa giornata di lotta del 4 novembre era l'ultima di una settimana di iniziative. Sabato 29 ottobre al Balon, un presidio itinerante, con performance contro eserciti e fabbriche d'armi, interventi e musica, aveva aperto le iniziative promosse dall'assemblea antimilitarista. \r\n\r\nIl mercoledì successivo si era svolta un'iniziativa di approfondimento “Bombe, muri e frontiere. Giochi di potenza dal Mediterraneo all’Eufrate. Dal nuovo secolo americano al tutti contro tutti”. La serata, introdotta da Stefano Capello, è stata occasione per capirne di più sugli equilibri geopolitici, in un pianeta sempre più multipolare, ad alleanze variabili, dove prevale la logica terrificante del caos sistemico. \r\n\r\nQui il testo dell’appello per la settimana antimilitarista\r\n\r\n*********\r\nCacerolata femminista a San Salvario \r\n\r\nQui il testo del volantino distribuito in piazza:\r\n\r\nSentieri di libertà\r\nLibertà, uguaglianza, solidarietà. I tre principi che costituiscono la modernità, rompendo con la gerarchia che modellava l’ordine formale del mondo hanno il loro lato oscuro, un’ombra lunga fatta di esclusione, discriminazione, violenza.\r\nTanta parte dell’umanità resta(va) fuori dal loro ombrello protettivo: poveri, donne, omosessuali, bambini. L’universalità di questi principi, formalmente neutra, era modellata sul maschio adulto, benestante, eterosessuale. Il resto era margine. Chi non era pienamente umano non poteva certo aspirare alle libertà degli uomini.\r\nUna libertà soggetta a norma, regolata, imbrigliata, incasellata. La cultura dominante ne determina le possibilità, le leggi dello Stato ne fissano limiti e condizioni.\r\nLe nonne delle ragazze di oggi passavano dalla potestà paterna a quella maritale: le regole del matrimonio le mantenevano minorenni a vita.\r\nLe donne stuprate, sino al 5 settembre del 1981, potevano sottrarsi alla vergogna ed essere riammesse nel consesso sociale, se accettavano di sposare il proprio stupratore. Una violenza più feroce di quella già subita. Se una donna era uccisa per motivi di “onore”, questa era una potente attenuante. Uccidere per punire le donne infedeli era considerato giusto.\r\n\r\nSono passati 34 anni da quando quelle norme vennero cancellate dal codice penale. Poco prima era stato legalizzato il divorzio e depenalizzato l’aborto.\r\nSulla strada della libertà femminile e – con essa – quella di tutt* sono stati fatti tanti passi. Purtroppo non tutti in avanti.\r\n\r\nLe lotte delle donne hanno cancellato tante servitù. Ma ne paghiamo, ogni giorno, il prezzo.\r\n\r\nLa violenza maschile sulle donne è un fatto quotidiano, che i media ci raccontano come rottura momentanea della normalità. Raptus di follia, eccessi di sentimento nascondono sotto l’ombrello della patologia una violenza che esprime a pieno la tensione diffusa a riaffermare l’ordine patriarcale. La casa, il “privato”, è il luogo dove si consumano la maggior parte delle violenze e delle uccisioni. Le donne libere vengono picchiate, stuprate e ammazzate per affermare il potere maschile, per riprendere con la forza il controllo sui loro corpi e sulle loro menti.\r\n\r\nLa narrazione prevalente sui media è falsa, perché nasconde la realtà cruda della violenza maschile sulle donne. Non solo. Trasforma le donne in vittime da tutelare, ottenendo l’effetto paradossale ma non tanto, di rinforzare l’opinione che le donne siano intrinsecamente deboli.\r\nLa violenza esplicita è solo la punta dell’iceberg. Il patriarcato, sconfitto ma non in rotta, riemerge in maniere più subdole.\r\n\r\nIl prezzo dell’emancipazione femminile è stato anche l’adeguamento all’universale, che resta saldamente maschile ed eterosessuale. Lo scarto, la differenza femminile, in tutta l’ambiguità di un percorso identitario segnato da una schiavitù anche volontaria, finisce frantumata, dispersa, illeggibile, se non nel ri-adeguamento ad un ruolo di cura, sostitutivo dei servizi negati e cancellati negli anni.\r\nLo spazio della sperimentazione, della messa in gioco dei percorsi identitari, tanto radicati nella cultura, da parere quasi «naturali», spesso si estingue, polverizzato dalle tante cazzutissime donne in divisa, dalle manager in carriera, dalle femministe che inventano le gerarchie femminili per favorire operazioni di lobbing.\r\nLo scarto femminile non è iscritto nella natura ma nemmeno nella cultura, è solo una possibilità, la possibilità che ha sempre chi si libera: cogliere le radici soggettive ed oggettive della dominazione per reciderle inventando nuovi percorsi.\r\nContro la normalizzazione delle nostre identità erranti il femminismo libertario si svincola dalla mera rivendicazione paritaria, per mettere in gioco una scommessa dalla posta molto alta.\r\nMiliardi di percorsi individuali, che attraversano i generi, costituiscono l’unico universale che ci contenga tutt*, quello delle differenze.\r\nVogliamo vivere, solcare le nostre strade, con la forza di chi sta intrecciando una rete robusta, capace di combattere la violenza di chi vuole affermare la dominazione patriarcale.\r\nNon abbiamo bisogno di tutele né di tutori, con o senza divisa. La nostra forza è nella solidarietà e nel mutuo appoggio.\r\nIl percorso di autonomia individuale lo costruiamo nella sottrazione conflittuale dalle regole sociali imposte dallo Stato e dal capitalismo.\r\nSiamo qui per spezzare l’ordine. Morale, sociale, economico.\r\nSiamo qui per frantumare la gerarchia, per esserci, ciascun* a proprio modo.\r\n\r\nAnarchiche contro la violenza di genere\r\n\r\nCi trovate ogni giovedì alle 19 presso la FAT in corso Palermo 46\r\n******\r\nReferendum. La Carta e le carte truccate\r\nNemmeno il terremoto può fermare la macchina referendaria: il tormentone che ci affligge da mesi continua imperterrito. Anzi il terremoto può fornire un’ottima occasione per dimostrare il valore di questo governo e del suo leader maximo e ridurre la componente politica sulle scelte dei votanti a vantaggio di quella emozionale.\r\nE’ infatti indubbio che la cassa di risonanza mediatica sul protagonismo di Renzi e soci nell’affrontare la tragicità degli effetti del terremoto sulla vita delle popolazioni colpite avrà un impatto sulla valutazione complessiva del governo; fatto questo non indifferente se consideriamo che dai sondaggi (con tutti i distinguo del caso) risulterebbe che se un terzo dell’elettorato è a conoscenza del significato dei quesiti referendari – e quindi voterebbe a ragion veduta – ben due terzi ne è all’oscuro, o per disinteresse, o per rifiuto cosciente, o per la complessità della materia, e quindi voterebbe – sic et simpliciter – su Renzi ed il suo governo. D’altronde è lo stesso Renzi che ha operato in questa direzione mettendo il suo corpo, il suo futuro direttamente in gioco promettendo la sua uscita dalla scena politica in caso di sconfitta.\r\nCon il dilemma ‘o con me o contro di me’ Renzi porta all’apice il ragionamento su cosa sia il meno peggio proponendosi come l’unico possibile salvatore della patria, l’innovatore in grado di fare ripartire il paese. Un film già visto, con Craxi, Berlusconi, e tanti altri attori consumati e ormai consunti.\r\nLa partita, per Renzi, è impegnativa e va giocata su più fronti. Avere la maggioranza del partito con se e registrare che la maggioranza dei deputati del PD è legata al suo oppositore interno Bersani, non rende il gioco facile; così come vedere tutta l’opposizione istituzionale (e non solo) coalizzata contro di se impone a Renzi di doversi inventare quanto più di fantasmagorico ci sia – mance elettorali comprese - per vincere la singolar tenzone.\r\nEppure i giochi sembravano fatti. Con la ristrutturazione del Senato si vuole portare a maturazione il dibattito che ha attraversato il ceto politico di questo paese per decenni - vedi le proposte di presidenzialismo e di monocameralismo avanzate a più riprese – e che puntava, con accelerazioni più o meno variabili, al rafforzamento dell’esecutivo e alla riduzione dei soggetti politici in gioco.\r\nGli sbarramenti elettorali, i premi di maggioranza, le alchimie sui collegi elettorali, eccetera sono stati gli espedienti messi in campo per ottenere questo risultato: costringere all’accorpamento i partiti più piccoli, favorire il sorgere di due schieramenti più o meno contrapposti, assicurare la governabilità sempre e comunque. La decretazione d’urgenza, l’ingerenza del Presidente della Repubblica, il trasformismo eclatante hanno fatto il resto riducendo il Parlamento a semplice comprimario di scelte operate altrove, nei corridoi animati dai lobbisti di ogni specie, oppure a palcoscenico degli spettacolini di un’opposizione in cerca di visibilità.\r\nE’ un progetto questo che ha molti progenitori, addirittura c’è chi ricorda il ‘Piano per la rinascita nazionale’ del venerabile maestro Licio Gelli, animatore di quella Loggia P2, menzionata recentemente per l’impegno profuso nel combatterla da Tina Anselmi, utilizzata opportunisticamente dal ‘premier’ per il suo spessore democratico sociale.\r\nLa trasformazione del Senato secondo le linee della riforma Boschi, in accoppiata con la legge elettorale recentemente approvata, l’Italicum, concluderebbe il percorso tracciato, snellendo i tempi e le procedure legislative – anche se oggi la quantità delle leggi approvate ha pochi eguali nei paesi a democrazia parlamentare – e conferendo al governo in carica un gigantesco potere d’indirizzo, dopo aver demolito l’autonomia regionale a favore di una ri-centralizzazione statale.\r\nIn un contesto nel quale la partita politica si giocava in due, come era la situazione fino all’irrompere sulla scena di un terzo incomodo, il Movimento 5 stelle, questo rafforzamento era comunque funzionale ad entrambi, in un contesto nel quale le politiche sostanziali poco differiscono le une dalle altre, condizionate come sono dagli scenari internazionali, dalle burocrazie europee, dal controllo della NATO, dalle dinamiche del capitale.\r\nLa presenza del terzo incomodo ha mescolato le carte in tavola; la possibilità che possa vincere le prossime elezioni e prendere nelle proprie mani le leve del governo inquieta fortemente gli assetti tradizionali del potere, preoccupati dalla natura trasversale del movimento, ancora poco noto ai più, se non per la sua massa critica, il suo portato populista e legalista, il suo antieuropeismo. L’irrompere della variabile pentastellata sulla scena, costringe la casta a riformulare i propri assetti, a riconquistare il palcoscenico dello spettacolo politicista riproponendosi come garante degli interessi settoriali del paese. Lo scontro si fa via via più acceso, tra modernizzatori fedeli esecutori degli interessi delle multinazionali e dei grandi gruppi aziendali che chiedono meno burocrazia, tempi certi della giustizia, snellimento generale delle pratiche e dei controlli, e difensori dello status quo, delle rendite di posizione, delle logiche clientelari e familistiche. In un contesto dove populisti euroscettici cercano di coniugare il consenso territoriale costruito sul tema della ‘piccola patria’ con la difesa della ‘razza’ italica a fronte del processo migratorio in corso. Dove si parla e straparla di un ‘patto per la crescita’ tra governo, imprese e sindacato, condizionato da un SI che aprirebbe le porte agli ambiti investimenti internazionali (e conseguentemente alla svendita del patrimonio italico), e contrastato da un NO che vorrebbe la riapertura del mercato ministeriale delle poltrone conseguente alla prevedibile caduta del governo.\r\nLa natura dello scontro tra le varie frazioni della borghesia e della classe dirigente del paese appare sempre più chiaro, solo a volerlo vedere.\r\nNon c’era alcun disaccordo sostanziale quando si è trattato di modificare lacostituzione introducendo, tra i suoi articoli, l’obbligo della parità di bilancio: tanto, male che vada, i suoi costi vengono scaricati sui lavoratori e sulla povera gente.\r\nIl disaccordo sorge quando un settore vuole imporre un’accelerazione nel cambiamento in corso, spostando decisamente l’asse del potere a favore dello schieramento della modernizzazione ipercapitalista e globalizzatrice. Basta vedere chi sono i sostenitori della riforma: Confindustria, la grande finanza, le Banche, la classe dirigente internazionale da Obama alla Merkel, eccetera che con minacce e lusinghe operano sfacciatamente a favore di Renzi, un presidente del consiglio mai eletto, imposto da un presidente della repubblica che ha travalicato ogni suo limite, sanzionato solamente dal successo del suo partito in una elezione ininfluente come quella per il parlamento europeo.\r\nChe bisogno c’è di cambiare la costituzione, quando la costituzione materiale, quella fatta di cose concrete per la vita delle persone – non quella formale, idealizzata, ‘nata’ dalla Resistenza - ha consentito negli anni lo sviluppo di politiche di impoverimento della popolazione, di aggressione militare ad altri paesi, di attacco al mondo del lavoro, di arricchimento indecente per la classi privilegiate, di progressiva liquidazione del sistema di protezione sociale, dalla sanità all’assistenza?\r\nEvidentemente tutto questo non basta. La crescente competizione per l’accaparramento delle risorse, la continua e accelerata necessità di valorizzazione del capitale spingono verso l’amplificazione dei conflitti, sia aperti in forma di guerra sia sotterranei in forma di condizionamenti e ricatti.\r\nQuesto impone alle classi dirigenti, dominanti nello stesso schieramento borghese, di trovare assetti di potere più confacenti alle loro esigenze. Da qui i cambiamenti strutturali in corso, in Italia come altrove, per adeguare la macchina statale alle nuove incombenze.\r\nLa chiamata alle armi per l’affermazione del SI nel prossimo referendumistituzionale non è solo un passo necessario legato alle procedure di modifica costituzionale, ma è anche il tentativo di legare il più possibile al governo il favore popolare, oggi come oggi, particolarmente necessario in vista delle sfide che ci aspettano.\r\nE’ necessario quindi che anche in questa scadenza ci si mobiliti per mostrare la vera portata della partita in gioco, gli scenari e le ricadute che ci si prospetteranno se non si svilupperà una vera opposizione.\r\nVera opposizione, dunque, che significa ripresa del conflitto sociale su larga scala, azione diretta di massa, mobilitazione del mondo del lavoro, riappropriazione e controllo territoriale, rilancio della solidarietà internazionalista, superamento dei confini, pratiche di accoglienza reale dei profughi, antimilitarismo.\r\nAl di fuori di questo quale potrebbe essere un’opposizione in grado di mettere i bastoni tra le ruote dei manovratori? Non certo quella che si muove su un piano formale come quello della difesa della Costituzione nata dalla Resistenza. Al di la della retorica - che in realtà offende il partigianato, soprattutto nella sua componente sovversiva e rivoluzionaria – occorre ricordare che la Costituzione è nata dalla mediazione tra Democratici Cristiani, Comunisti, Socialisti e Liberali i quali ben si guardarono di fissare norme chiare e nette che potessero essere utilizzate dagli uni contro gli altri. Risultato: le più alte aspirazioni contenute nella Carta – che la rendono per alcuni la più bella del mondo – sono sempre risultate disattese, foglie di fico di un potere sempre arrogante e accaparratore. Solo ampi movimenti popolari, espressione di bisogni e volontà collettive, sono riusciti a modificare, nel tempo, gli assetti di potere, le strutture giuridiche e politiche del paese, non certo una mobilitazione di carta giocata sulla Carta.\r\nRicordando le frustrazioni seguite ai referendum vinti sull’onda di mobilitazioni significative e importanti, come quello contro la privatizzazione dell’acqua, o di battaglie di opinione come quello sul finanziamento pubblico ai partiti, ma vanificati dalle furberie della casta, i sinceri oppositori della riforma dovrebbero attenersi ad una visione realistica delle cose.\r\nLa vittoria del NO rappresenterebbe semplicemente un rallentamento dei processi in corso e probabilmente una rimessa in discussione degli equilibri governativi, ma a vantaggio di chi? Qualcuno sosteneva un tempo ‘grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente’. Ma oggi è così? Esiste un movimento reale in grado di essere protagonista nella crisi governativa e di imporre la propria agenda di trasformazione sulle cose che contano: salario, lavoro, casa, salute, scuola, guerra, immigrazione, ambiente, libertà individuali e collettive?\r\nOppure prevarrà la politica politicante, fatta sempre di deleghe, di capetti ambiziosi, di prevaricazioni e di corruttele?\r\nLa partecipazione alla campagna per il NO in realtà continua a rimanere nel solco della politica delegata, della fiducia nei meccanismi della democrazia parlamentare, sperando di rosicchiare margini di manovra all’interno della più generale crisi di sistema.\r\nIl ‘NO Sociale’ non sfugge a questa condizione, anche se le sue parole d’ordine puntano sulla possibilità di sviluppare una stagione di lotta a partire proprio dalla vittoria del NO. Non è la prima volta che si è opera per costruire un fronte di tutte le opposizioni sociali che metta insieme le espressioni più varie della conflittualità sociale, da quelle dell’autorganizzazione a quelle che hanno nelle pratiche delegate la loro sostanza, per farle convergere sul piano di una lotta che di fatto è tutta interna ai meccanismi istituzionali, avendo tra l’altro come ‘cobelligeranti’ le espressioni più becere della destra che ne annacquano la portata. I risultati nel passato si sono visti e credo che si ripeteranno, contribuendo ad un’ulteriore frustrazione complessiva dei soggetti coinvolti, i quali credendo di conseguire un obiettivo significativo in realtà fanno un favore alla nuova casta montante, quella che si ritrova nel Movimento 5 stelle.\r\nQuesto non vuol dire indifferentismo politico; non vuol dire che tutte le forme del potere sono eguali; sappiamo ben distinguere tra democrazia rappresentativa e dittatura; ma una vera battaglia contro le riforme in atto non può oggi assolutamente prescindere dall’assoluta necessità della ripresa del conflitto sociale che non può farsi condizionare da un dibattito che è centrale solo per un ceto politico preoccupato per la propria esistenza. Il contrapporsi tra ‘riforma’ e ‘conservazione’ vuole occultare la realtà delle forme di sfruttamento attuali, per favorire un loro ‘rinnovamento’ in funzione delle esigenze di ristrutturazione e di riorganizzazione dell’apparato statale alle prese con le emergenze dell’attuale sistema geopolitico mondiale.\r\nBisogna scegliere: o porsi a difesa di quel che resta della democrazia parlamentare, individuando in essa una residua barriera all’incalzare dell’autoritarismo montante, o imboccare decisamente la strada della lotta, interna ai corpi sociali con tutte le loro potenzialità e contraddizioni, in funzione di un progetto di società altra, da costruire giorno per giorno, fuori da ogni opportunismo politicista.\r\nA fronte di una politica che fa del parlamento e della governabilità il suo centro di interesse occorre contrapporre un pensiero ed un’azione che abbiano il loro punto di riferimento nella capacità di autoorganizzazione popolare; occorre contrapporre la proposta e la pratica del comunalismo, libertario e federativo, articolato sul territorio, dal semplice al complesso.\r\nSfuggire dai meccanismi della democrazia rappresentativa significa entrare nel concreto della critica del concetto stesso di maggioranza e minoranza, significa rifiutare la riproduzione, pura e semplice, dei rituali parlamentari negli stessi organismi rappresentativi dei lavoratori per dare invece prevalenza all’autoorganizzazione, alla lotta, al libero confronto delle idee.\r\nI rapporti di forza si sono sempre modificati con la lotta diretta e la via politica ha sempre rappresentato il disarmo della conflittualità sociale. Con questa consapevolezza ci tiriamo fuori dai ricatti agitati da quanti, a sinistra, sono alle prese con le pulsioni egemoniche di ceti politici trasformisti ed opportunisti, incapaci di produrre politiche realmente alternative, sul terreno economico, dell’occupazione, della riduzione d’orario, del degrado urbano e ambientale, della sanità, della scuola, ecc.\r\nAstenersi, non cadere nella trappola delle false alternative e del recupero elettorale, rafforzare le armi della critica intransigente, dell’organizzazione, del protagonismo sociale, dell’azione tra le classi sfruttate ed oppresse, vuol dire porre le basi per un’incisiva azione rivoluzionaria che colpisce, nel parlamentarismo, un sistema di governo che impone leggi e tasse, decise da una cerchia ristretta di privilegiati, indipendentemente dalla volontà degli elettori.\r\nAstenersi, per gli anarchici, vuol dire manifestare la volontà di non essere governati, vuol dire non rendersi corresponsabili dello sfruttamento e dell’oppressione, vuol dire volontà di una società di libere associazioni federate.\r\nMassimo Varengo in Umanità Nova\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","13 Novembre 2016","2018-10-17 22:58:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/fuoco-al-tricolore-200x110.jpg","Anarres dell’11 novembre. 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Sgomberi, retate, fogli di via e deportazioni\r\nThe president is a Trump. Sessista, razzista, volgare. Un miliardario outsider approda alla Casa Bianca, dopo una campagna elettorale con toni da bar Sport. Ne abbiamo parlato con Lorcon, redattore di Umanità Nova\r\n\r\nCacerolata femminista a San Salvario \r\nReferendum. La Carta e le carte truccate\r\nFuoco al Tricolore! Una settimana contro il militarismo\r\n\r\nPer approfondimenti:\r\nFuoco al Tricolore! Una settimana contro il militarismo\r\nUna bandiera tricolore è stata data alle fiamme di fronte alla polizia in assetto antisommossa e alla polizia politica in gran forze per difendere le forze armate, che, anche quest'anno, erano in piazza Castello per la cerimonia dell'ammainabandiera, che conclude la festa delle forze armate il 4 novembre. \r\nGli antimilitaristi puntuali all'appuntamento, si sono mossi in corteo con striscioni, bici da trasporto con carro armato e Samba Band dalla piazza del Comune fino al blocco di polizia in via Garibaldi, cento metri prima \u003Cmark>dei\u003C/mark> soldati in alta uniforme. \r\nUn applauso ha accolto l'azione antipatriottica. \r\nNumerosi gli interventi dal megafono per un'iniziativa di comunicazione e lotta, che, dopo un lungo fronteggiamento e l'intervento dell'automobilina kamicazza, si sono mossi per via Garibaldi, sino a guadagnare piazza Castello, dove i militari avevano chiuso alla svelta il loro rituale bellico. \r\nLa giornata di lotta del 4 novembre era l'ultima di una settimana di iniziative. Sabato 29 ottobre al Balon, un presidio itinerante, con performance contro eserciti e fabbriche d'armi, interventi e musica, aveva aperto le iniziative promosse dall'assemblea antimilitarista. \r\n\r\nIl mercoledì successivo si era svolta un'iniziativa di approfondimento “Bombe, muri e frontiere. Giochi di potenza dal Mediterraneo all’Eufrate. Dal nuovo secolo americano al tutti contro tutti”. La serata, introdotta da Stefano Capello, è stata occasione per capirne di più sugli equilibri geopolitici, in un pianeta sempre più multipolare, ad alleanze variabili, dove prevale la logica terrificante del caos sistemico. \r\n\r\nQui il testo dell’appello per la settimana antimilitarista\r\n\r\n*********\r\nCacerolata femminista a San Salvario \r\n\r\nQui il testo del volantino distribuito in piazza:\r\n\r\nSentieri di libertà\r\nLibertà, uguaglianza, solidarietà. I tre principi che costituiscono la modernità, rompendo con la gerarchia che modellava l’ordine formale del mondo hanno il loro lato oscuro, un’ombra lunga fatta di esclusione, discriminazione, violenza.\r\nTanta parte dell’umanità resta(va) fuori dal loro ombrello protettivo: poveri, donne, omosessuali, bambini. L’universalità di questi principi, formalmente neutra, era modellata sul maschio adulto, benestante, eterosessuale. Il resto era margine. Chi non era pienamente umano non poteva certo aspirare alle libertà degli uomini.\r\nUna libertà soggetta a norma, regolata, imbrigliata, incasellata. La cultura dominante ne determina le possibilità, le leggi dello Stato ne fissano limiti e condizioni.\r\nLe nonne delle ragazze di oggi passavano dalla potestà paterna a quella maritale: le regole del matrimonio le mantenevano minorenni a vita.\r\nLe donne stuprate, sino al 5 settembre del 1981, potevano sottrarsi alla vergogna ed essere riammesse nel consesso sociale, se accettavano di sposare il proprio stupratore. Una violenza più feroce di quella già subita. Se una donna era uccisa per motivi di “onore”, questa era una potente attenuante. Uccidere per punire le donne infedeli era considerato giusto.\r\n\r\nSono passati 34 anni da quando quelle norme vennero cancellate dal codice penale. Poco prima era stato legalizzato il divorzio e depenalizzato l’aborto.\r\nSulla strada della libertà femminile e – con essa – quella di tutt* sono stati fatti tanti passi. Purtroppo non tutti in avanti.\r\n\r\nLe lotte delle donne hanno cancellato tante servitù. Ma ne paghiamo, ogni giorno, il prezzo.\r\n\r\nLa violenza maschile sulle donne è un fatto quotidiano, che i media ci raccontano come rottura momentanea della normalità. Raptus di follia, eccessi di sentimento nascondono sotto l’ombrello della patologia una violenza che esprime a pieno la tensione diffusa a riaffermare l’ordine patriarcale. La casa, il “privato”, è il luogo dove si consumano la maggior parte delle violenze e delle uccisioni. Le donne libere vengono picchiate, stuprate e ammazzate per affermare il potere maschile, per riprendere con la forza il \u003Cmark>controllo\u003C/mark> sui loro corpi e sulle loro menti.\r\n\r\nLa narrazione prevalente sui media è falsa, perché nasconde la realtà cruda della violenza maschile sulle donne. Non solo. Trasforma le donne in vittime da tutelare, ottenendo l’effetto paradossale ma non tanto, di rinforzare l’opinione che le donne siano intrinsecamente deboli.\r\nLa violenza esplicita è solo la punta dell’iceberg. Il patriarcato, sconfitto ma non in rotta, riemerge in maniere più subdole.\r\n\r\nIl prezzo dell’emancipazione femminile è stato anche l’adeguamento all’universale, che resta saldamente maschile ed eterosessuale. Lo scarto, la differenza femminile, in tutta l’ambiguità di un percorso identitario segnato da una schiavitù anche volontaria, finisce frantumata, dispersa, illeggibile, se non nel ri-adeguamento ad un ruolo di cura, sostitutivo \u003Cmark>dei\u003C/mark> servizi negati e cancellati negli anni.\r\nLo spazio della sperimentazione, della messa in gioco \u003Cmark>dei\u003C/mark> percorsi identitari, tanto radicati nella cultura, da parere quasi «naturali», spesso si estingue, polverizzato dalle tante cazzutissime donne in divisa, dalle manager in carriera, dalle femministe che inventano le gerarchie femminili per favorire operazioni di lobbing.\r\nLo scarto femminile non è iscritto nella natura ma nemmeno nella cultura, è solo una possibilità, la possibilità che ha sempre chi si libera: cogliere le radici soggettive ed oggettive della dominazione per reciderle inventando nuovi percorsi.\r\nContro la normalizzazione delle nostre identità erranti il femminismo libertario si svincola dalla mera rivendicazione paritaria, per mettere in gioco una scommessa dalla posta molto alta.\r\nMiliardi di percorsi individuali, che attraversano i generi, costituiscono l’unico universale che ci contenga tutt*, quello delle differenze.\r\nVogliamo vivere, solcare le nostre strade, con la forza di chi sta intrecciando una rete robusta, capace di combattere la violenza di chi vuole affermare la dominazione patriarcale.\r\nNon abbiamo bisogno di tutele né di tutori, con o senza divisa. La nostra forza è nella solidarietà e nel mutuo appoggio.\r\nIl percorso di autonomia individuale lo costruiamo nella sottrazione conflittuale dalle regole sociali imposte dallo Stato e dal capitalismo.\r\nSiamo qui per spezzare l’ordine. Morale, sociale, economico.\r\nSiamo qui per frantumare la gerarchia, per esserci, ciascun* a proprio modo.\r\n\r\nAnarchiche contro la violenza di genere\r\n\r\nCi trovate ogni giovedì alle 19 presso la FAT in corso Palermo 46\r\n******\r\nReferendum. La Carta e le carte truccate\r\nNemmeno il terremoto può fermare la macchina referendaria: il tormentone che ci affligge da mesi continua imperterrito. Anzi il terremoto può fornire un’ottima occasione per dimostrare il valore di questo governo e del suo leader maximo e ridurre la componente politica sulle scelte \u003Cmark>dei\u003C/mark> votanti a vantaggio di quella emozionale.\r\nE’ infatti indubbio che la cassa di risonanza mediatica sul protagonismo di Renzi e soci nell’affrontare la tragicità degli effetti del terremoto sulla vita delle popolazioni colpite avrà un impatto sulla valutazione complessiva del governo; fatto questo non indifferente se consideriamo che dai sondaggi (con tutti i distinguo del caso) risulterebbe che se un terzo dell’elettorato è a conoscenza del significato \u003Cmark>dei\u003C/mark> quesiti referendari – e quindi voterebbe a ragion veduta – ben due terzi ne è all’oscuro, o per disinteresse, o per rifiuto cosciente, o per la complessità della materia, e quindi voterebbe – sic et simpliciter – su Renzi ed il suo governo. D’altronde è lo stesso Renzi che ha operato in questa direzione mettendo il suo corpo, il suo futuro direttamente in gioco promettendo la sua uscita dalla scena politica in caso di sconfitta.\r\nCon il dilemma ‘o con me o contro di me’ Renzi porta all’apice il ragionamento su cosa sia il meno peggio proponendosi come l’unico possibile salvatore della patria, l’innovatore in grado di fare ripartire il paese. Un film già visto, con Craxi, Berlusconi, e tanti altri attori consumati e ormai consunti.\r\nLa partita, per Renzi, è impegnativa e va giocata su più fronti. Avere la maggioranza del partito con se e registrare che la maggioranza \u003Cmark>dei\u003C/mark> deputati del PD è legata al suo oppositore interno Bersani, non rende il gioco facile; così come vedere tutta l’opposizione istituzionale (e non solo) coalizzata contro di se impone a Renzi di doversi inventare quanto più di fantasmagorico ci sia – mance elettorali comprese - per vincere la singolar tenzone.\r\nEppure i giochi sembravano fatti. Con la ristrutturazione del Senato si vuole portare a maturazione il dibattito che ha attraversato il ceto politico di questo paese per decenni - vedi le proposte di presidenzialismo e di monocameralismo avanzate a più riprese – e che puntava, con accelerazioni più o meno variabili, al rafforzamento dell’esecutivo e alla riduzione \u003Cmark>dei\u003C/mark> soggetti politici in gioco.\r\nGli sbarramenti elettorali, i premi di maggioranza, le alchimie sui collegi elettorali, eccetera sono stati gli espedienti messi in campo per ottenere questo risultato: costringere all’accorpamento i partiti più piccoli, favorire il sorgere di due schieramenti più o meno contrapposti, assicurare la governabilità sempre e comunque. La decretazione d’urgenza, l’ingerenza del Presidente della Repubblica, il trasformismo eclatante hanno fatto il resto riducendo il Parlamento a semplice comprimario di scelte operate altrove, nei corridoi animati dai lobbisti di ogni specie, oppure a palcoscenico degli spettacolini di un’opposizione in cerca di visibilità.\r\nE’ un progetto questo che ha molti progenitori, addirittura c’è chi ricorda il ‘Piano per la rinascita nazionale’ del venerabile maestro Licio Gelli, animatore di quella Loggia P2, menzionata recentemente per l’impegno profuso nel combatterla da Tina Anselmi, utilizzata opportunisticamente dal ‘premier’ per il suo spessore democratico sociale.\r\nLa trasformazione del Senato secondo le linee della riforma Boschi, in accoppiata con la legge elettorale recentemente approvata, l’Italicum, concluderebbe il percorso tracciato, snellendo i tempi e le procedure legislative – anche se oggi la quantità delle leggi approvate ha pochi eguali nei paesi a democrazia parlamentare – e conferendo al governo in carica un gigantesco potere d’indirizzo, dopo aver demolito l’autonomia regionale a favore di una ri-centralizzazione statale.\r\nIn un contesto nel quale la partita politica si giocava in due, come era la situazione fino all’irrompere sulla scena di un terzo incomodo, il Movimento 5 stelle, questo rafforzamento era comunque funzionale ad entrambi, in un contesto nel quale le politiche sostanziali poco differiscono le une dalle altre, condizionate come sono dagli scenari internazionali, dalle burocrazie europee, dal \u003Cmark>controllo\u003C/mark> della NATO, dalle dinamiche del capitale.\r\nLa presenza del terzo incomodo ha mescolato le carte in tavola; la possibilità che possa vincere le prossime elezioni e prendere nelle proprie mani le leve del governo inquieta fortemente gli assetti tradizionali del potere, preoccupati dalla natura trasversale del movimento, ancora poco noto ai più, se non per la sua massa critica, il suo portato populista e legalista, il suo antieuropeismo. L’irrompere della variabile pentastellata sulla scena, costringe la casta a riformulare i propri assetti, a riconquistare il palcoscenico dello spettacolo politicista riproponendosi come garante degli interessi settoriali del paese. Lo scontro si fa via via più acceso, tra modernizzatori fedeli esecutori degli interessi delle multinazionali e \u003Cmark>dei\u003C/mark> grandi gruppi aziendali che chiedono meno burocrazia, tempi certi della giustizia, snellimento generale delle pratiche e \u003Cmark>dei\u003C/mark> controlli, e difensori dello status quo, delle rendite di posizione, delle logiche clientelari e familistiche. In un contesto dove populisti euroscettici cercano di coniugare il consenso territoriale costruito sul tema della ‘piccola patria’ con la difesa della ‘razza’ italica a fronte del processo migratorio in corso. Dove si parla e straparla di un ‘patto per la crescita’ tra governo, imprese e sindacato, condizionato da un SI che aprirebbe le porte agli ambiti investimenti internazionali (e conseguentemente alla svendita del patrimonio italico), e contrastato da un NO che vorrebbe la riapertura del mercato ministeriale delle poltrone conseguente alla prevedibile caduta del governo.\r\nLa natura dello scontro tra le varie frazioni della borghesia e della classe dirigente del paese appare sempre più chiaro, solo a volerlo vedere.\r\nNon c’era alcun disaccordo sostanziale quando si è trattato di modificare lacostituzione introducendo, tra i suoi articoli, l’obbligo della parità di bilancio: tanto, male che vada, i suoi costi vengono scaricati sui lavoratori e sulla povera gente.\r\nIl disaccordo sorge quando un settore vuole imporre un’accelerazione nel cambiamento in corso, spostando decisamente l’asse del potere a favore dello schieramento della modernizzazione ipercapitalista e globalizzatrice. Basta vedere chi sono i sostenitori della riforma: Confindustria, la grande finanza, le Banche, la classe dirigente internazionale da Obama alla Merkel, eccetera che con minacce e lusinghe operano sfacciatamente a favore di Renzi, un presidente del consiglio mai eletto, imposto da un presidente della repubblica che ha travalicato ogni suo limite, sanzionato solamente dal successo del suo partito in una elezione ininfluente come quella per il parlamento europeo.\r\nChe bisogno c’è di cambiare la costituzione, quando la costituzione materiale, quella fatta di cose concrete per la vita delle persone – non quella formale, idealizzata, ‘nata’ dalla Resistenza - ha consentito negli anni lo sviluppo di politiche di impoverimento della popolazione, di aggressione militare ad altri paesi, di attacco al mondo del lavoro, di arricchimento indecente per la classi privilegiate, di progressiva liquidazione del sistema di protezione sociale, dalla sanità all’assistenza?\r\nEvidentemente tutto questo non basta. La crescente competizione per l’accaparramento delle risorse, la continua e accelerata necessità di valorizzazione del capitale spingono verso l’amplificazione \u003Cmark>dei\u003C/mark> conflitti, sia aperti in forma di guerra sia sotterranei in forma di condizionamenti e ricatti.\r\nQuesto impone alle classi dirigenti, dominanti nello stesso schieramento borghese, di trovare assetti di potere più confacenti alle loro esigenze. Da qui i cambiamenti strutturali in corso, in Italia come altrove, per adeguare la macchina statale alle nuove incombenze.\r\nLa chiamata alle armi per l’affermazione del SI nel prossimo referendumistituzionale non è solo un passo necessario legato alle procedure di modifica costituzionale, ma è anche il tentativo di legare il più possibile al governo il favore popolare, oggi come oggi, particolarmente necessario in vista delle sfide che ci aspettano.\r\nE’ necessario quindi che anche in questa scadenza ci si mobiliti per mostrare la vera portata della partita in gioco, gli scenari e le ricadute che ci si prospetteranno se non si svilupperà una vera opposizione.\r\nVera opposizione, dunque, che significa ripresa del conflitto sociale su larga scala, azione diretta di massa, mobilitazione del mondo del lavoro, riappropriazione e \u003Cmark>controllo\u003C/mark> territoriale, rilancio della solidarietà internazionalista, superamento \u003Cmark>dei\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark>, pratiche di accoglienza reale \u003Cmark>dei\u003C/mark> profughi, antimilitarismo.\r\nAl di fuori di questo quale potrebbe essere un’opposizione in grado di mettere i bastoni tra le ruote \u003Cmark>dei\u003C/mark> manovratori? Non certo quella che si muove su un piano formale come quello della difesa della Costituzione nata dalla Resistenza. Al di la della retorica - che in realtà offende il partigianato, soprattutto nella sua componente sovversiva e rivoluzionaria – occorre ricordare che la Costituzione è nata dalla mediazione tra Democratici Cristiani, Comunisti, Socialisti e Liberali i quali ben si guardarono di fissare norme chiare e nette che potessero essere utilizzate dagli uni contro gli altri. Risultato: le più alte aspirazioni contenute nella Carta – che la rendono per alcuni la più bella del mondo – sono sempre risultate disattese, foglie di fico di un potere sempre arrogante e accaparratore. Solo ampi movimenti popolari, espressione di bisogni e volontà collettive, sono riusciti a modificare, nel tempo, gli assetti di potere, le strutture giuridiche e politiche del paese, non certo una mobilitazione di carta giocata sulla Carta.\r\nRicordando le frustrazioni seguite ai referendum vinti sull’onda di mobilitazioni significative e importanti, come quello contro la privatizzazione dell’acqua, o di battaglie di opinione come quello sul finanziamento pubblico ai partiti, ma vanificati dalle furberie della casta, i sinceri oppositori della riforma dovrebbero attenersi ad una visione realistica delle cose.\r\nLa vittoria del NO rappresenterebbe semplicemente un rallentamento \u003Cmark>dei\u003C/mark> processi in corso e probabilmente una rimessa in discussione degli equilibri governativi, ma a vantaggio di chi? Qualcuno sosteneva un tempo ‘grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente’. Ma oggi è così? Esiste un movimento reale in grado di essere protagonista nella crisi governativa e di imporre la propria agenda di trasformazione sulle cose che contano: salario, lavoro, casa, salute, scuola, guerra, immigrazione, ambiente, libertà individuali e collettive?\r\nOppure prevarrà la politica politicante, fatta sempre di deleghe, di capetti ambiziosi, di prevaricazioni e di corruttele?\r\nLa partecipazione alla campagna per il NO in realtà continua a rimanere nel solco della politica delegata, della fiducia nei meccanismi della democrazia parlamentare, sperando di rosicchiare margini di manovra all’interno della più generale crisi di sistema.\r\nIl ‘NO Sociale’ non sfugge a questa condizione, anche se le sue parole d’ordine puntano sulla possibilità di sviluppare una stagione di lotta a partire proprio dalla vittoria del NO. Non è la prima volta che si è opera per costruire un fronte di tutte le opposizioni sociali che metta insieme le espressioni più varie della conflittualità sociale, da quelle dell’autorganizzazione a quelle che hanno nelle pratiche delegate la loro sostanza, per farle convergere sul piano di una lotta che di fatto è tutta interna ai meccanismi istituzionali, avendo tra l’altro come ‘cobelligeranti’ le espressioni più becere della destra che ne annacquano la portata. I risultati nel passato si sono visti e credo che si ripeteranno, contribuendo ad un’ulteriore frustrazione complessiva \u003Cmark>dei\u003C/mark> soggetti coinvolti, i quali credendo di conseguire un obiettivo significativo in realtà fanno un favore alla nuova casta montante, quella che si ritrova nel Movimento 5 stelle.\r\nQuesto non vuol dire indifferentismo politico; non vuol dire che tutte le forme del potere sono eguali; sappiamo ben distinguere tra democrazia rappresentativa e dittatura; ma una vera battaglia contro le riforme in atto non può oggi assolutamente prescindere dall’assoluta necessità della ripresa del conflitto sociale che non può farsi condizionare da un dibattito che è centrale solo per un ceto politico preoccupato per la propria esistenza. Il contrapporsi tra ‘riforma’ e ‘conservazione’ vuole occultare la realtà delle forme di sfruttamento attuali, per favorire un loro ‘rinnovamento’ in funzione delle esigenze di ristrutturazione e di riorganizzazione dell’apparato statale alle prese con le emergenze dell’attuale sistema geopolitico mondiale.\r\nBisogna scegliere: o porsi a difesa di quel che resta della democrazia parlamentare, individuando in essa una residua barriera all’incalzare dell’autoritarismo montante, o imboccare decisamente la strada della lotta, interna ai corpi sociali con tutte le loro potenzialità e contraddizioni, in funzione di un progetto di società altra, da costruire giorno per giorno, fuori da ogni opportunismo politicista.\r\nA fronte di una politica che fa del parlamento e della governabilità il suo centro di interesse occorre contrapporre un pensiero ed un’azione che abbiano il loro punto di riferimento nella capacità di autoorganizzazione popolare; occorre contrapporre la proposta e la pratica del comunalismo, libertario e federativo, articolato sul territorio, dal semplice al complesso.\r\nSfuggire dai meccanismi della democrazia rappresentativa significa entrare nel concreto della critica del concetto stesso di maggioranza e minoranza, significa rifiutare la riproduzione, pura e semplice, dei rituali parlamentari negli stessi organismi rappresentativi \u003Cmark>dei\u003C/mark> lavoratori per dare invece prevalenza all’autoorganizzazione, alla lotta, al libero confronto delle idee.\r\nI rapporti di forza si sono sempre modificati con la lotta diretta e la via politica ha sempre rappresentato il disarmo della conflittualità sociale. Con questa consapevolezza ci tiriamo fuori dai ricatti agitati da quanti, a sinistra, sono alle prese con le pulsioni egemoniche di ceti politici trasformisti ed opportunisti, incapaci di produrre politiche realmente alternative, sul terreno economico, dell’occupazione, della riduzione d’orario, del degrado urbano e ambientale, della sanità, della scuola, ecc.\r\nAstenersi, non cadere nella trappola delle false alternative e del recupero elettorale, rafforzare le armi della critica intransigente, dell’organizzazione, del protagonismo sociale, dell’azione tra le classi sfruttate ed oppresse, vuol dire porre le basi per un’incisiva azione rivoluzionaria che colpisce, nel parlamentarismo, un sistema di governo che impone leggi e tasse, decise da una cerchia ristretta di privilegiati, indipendentemente dalla volontà degli elettori.\r\nAstenersi, per gli anarchici, vuol dire manifestare la volontà di non essere governati, vuol dire non rendersi corresponsabili dello sfruttamento e dell’oppressione, vuol dire volontà di una società di libere associazioni federate.\r\nMassimo Varengo in Umanità Nova\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",[548],{"field":130,"matched_tokens":549,"snippet":545,"value":546},[93,98,15,98],1736172784351969300,{"best_field_score":552,"best_field_weight":244,"fields_matched":124,"num_tokens_dropped":49,"score":553,"tokens_matched":31,"typo_prefix_score":124},"3315687227392","1736172784351969393",{"document":555,"highlight":567,"highlights":576,"text_match":581,"text_match_info":582},{"comment_count":49,"id":556,"is_sticky":49,"permalink":557,"podcastfilter":558,"post_author":409,"post_content":559,"post_date":560,"post_excerpt":55,"post_id":556,"post_modified":561,"post_thumbnail":562,"post_title":563,"post_type":415,"sort_by_date":564,"tag_links":565,"tags":566},"95974","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-20-02-2025-ci-sono-dei-decenni-in-cui-non-accade-nulla-e-poi-delle-settimane-in-cui-accadono-decenni-america-latina-i-trumpisti-a-sud-del-rio-grande-kivu-la-lontananza-di-kinsha/",[365],"Bastioni di Orione in questa puntata cerca di trovare gli strumenti per leggere l'accelerazione degli eventi che stanno destrutturando il paradigma euroatlantico sul quale si era fondato dal 1945 l'equilibrio di potere in Europa . La constatazione da parte dell'amministrazione Trump e dei poteri che rappresenta dell'ininfluenza dell'Europa all'interno della contesa per l'egemonia globale e il conseguente disimpegno nella guerra in Ucraina ,ha disarticolato il progetto dei neocon liberaldemocratici che perseguiva una vittoria strategica contro la Russia a guisa di continuazione vittoriosa della guerra fredda. L'allargamento della Nato ad est ,il sostegno al golpe di Maidan ,l'arruolamento subalterno degli europei faceva parte di questo progetto delle amministrazioni democratiche che vedeva il fronte europeo come centrale , mentre ora nello scenario attuale si delinea una saldatura tra l'amministrazione Trump e i fascismi europei nella costruzione di un ordine mondiale in cui l'Europa non è più centrale nel pensiero strategico americano . Corollario di questa visione è che la Russia perde il ruolo di nemico strategico, finiscono il loro ciclo i vecchi arnesi della guerra fredda, anche per questioni anagrafiche ,mentre le classi dirigenti europee incuranti della realtà continuano a mettere in campo una strategia bellicista perdente . Una classe dirigente non legittimata ,totalmente supina agli interessi d'oltre Atlantico ,collussa con l'apparato militare industriale ,incapace di accettare il ridimensionamento dell'Europa nel contesto globale si agita come impazzita di fronte al cambiamento di prospettiva imposto dal frontman arancione , implorando un posto nelle trattative per la spartizione dell'Ucraina .\r\n\r\nNe parliamo con Francesco Dall'Aglio\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-20022025-DALL-AGLIO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Alfredo Somoza guardiamo dall'America Latina le conseguenze dell'aggressiva politica commerciale di Trump ,che dopo anni di disinteresse cerca di prendere il controllo dei nodi strategici come Panama cercando di ostacolare la penetrazione cinese in un area che la dottina Monroe definiva ad esclusivo appannaggio degli Stati uniti . Non sarà impresa facile perchè la presenza commerciale cinese è molto ramificata in America Latina e al netto delle rodomontate trumpiane sarà complesso riprendere l'influenza totale anche perchè i suoi alleati si contano sulle dita di una mano . La politica economica di Milei in Argentina ,scivolato sulla truffa della criptrovaluta \"Libre\" ,sta provocando un impoverimento progressivo della classe media che lo ha sostenuto e una dollarizzazione dell'economia che avrà come sbocco la recessione.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-20022025-SOMOZA-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Massimo Zaurrini direttore di \"Africa e affari\" parliamo della situazione della guerra nel Congo orientale che continua da decenni e che ha subito un accelerazione con la conquista di Goma e Bukavu da parte delle milizie filoruandesi M23 . La guerra s'inserisce in uno scenario globale di ridefinizione degli equilibri che induce ad abbandonare il concetto dell'intangibilità dei confini ,architrave della costruzione dell'Africa post coloniale . Questo contesto mutato fa aumentare i rischi di allargamento del conflitto che comunque si sviluppa sostanzialmente su dinamiche locali ma articolandosi in stratificazioni che coinvolgono anche soggetti statuali terzi e internazionali . La distanza tra Kinshasa ,la capitale del Congo, e Goma ,capoluogo del Kivu, è di 2667 km mentre quella con Kigali,la capitale del Ruanda è di 160 km . Questa lontananza spiega la difficoltà da parte dello stato congolese di affermare la sua presenza in quelle regioni,dove peraltro è presente una popolazione che parla il kinyarwanda ed è molto più affine ai tutsi ruandesi . Kigali punta al controllo delle imponenti risorse minerarie della regione attraverso il sostegno alle milizie M23 contando sulla benevolenza della cosiddetta comunità internazionale. Il rischio è un'estesione del conflitto verso la regione del ricco Katanga ,vero cuore minerario del paese dove sono presenti importanti investimenti e permane un desiderio indipendentista. Al confine con questa regione passerà un opera infrastrutturale molto importante che collegherà le regioni minerarie dello Zambia con i porti angolani e tanzaniani ,il corridoio di Lobito, su cui gli Stati Uniti hanno investito molto per contrastare l'influenza cinese in Africa.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-20022025-ZAURRINI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","25 Febbraio 2025","2025-02-25 21:28:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 20/02/2025-CI SONO DEI DECENNI IN CUI NON ACCADE NULLA E POI DELLE SETTIMANE IN CUI ACCADONO DECENNI -AMERICA LATINA : I TRUMPISTI A SUD DEL RIO GRANDE -KIVU LA LONTANANZA DI KINSHASA E LA VICINANZA DI KIGALI.",1740518907,[418],[385],{"post_content":568,"post_title":572},{"matched_tokens":569,"snippet":570,"value":571},[93,98],"disinteresse cerca di prendere il \u003Cmark>controllo\u003C/mark> \u003Cmark>dei\u003C/mark> nodi strategici come Panama cercando","Bastioni di Orione in questa puntata cerca di trovare gli strumenti per leggere l'accelerazione degli eventi che stanno destrutturando il paradigma euroatlantico sul quale si era fondato dal 1945 l'equilibrio di potere in Europa . 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Corollario di questa visione è che la Russia perde il ruolo di nemico strategico, finiscono il loro ciclo i vecchi arnesi della guerra fredda, anche per questioni anagrafiche ,mentre le classi dirigenti europee incuranti della realtà continuano a mettere in campo una strategia bellicista perdente . Una classe dirigente non legittimata ,totalmente supina agli interessi d'oltre Atlantico ,collussa con l'apparato militare industriale ,incapace di accettare il ridimensionamento dell'Europa nel contesto globale si agita come impazzita di fronte al cambiamento di prospettiva imposto dal frontman arancione , implorando un posto nelle trattative per la spartizione dell'Ucraina .\r\n\r\nNe parliamo con Francesco Dall'Aglio\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-20022025-DALL-AGLIO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Alfredo Somoza guardiamo dall'America Latina le conseguenze dell'aggressiva politica commerciale di Trump ,che dopo anni di disinteresse cerca di prendere il \u003Cmark>controllo\u003C/mark> \u003Cmark>dei\u003C/mark> nodi strategici come Panama cercando di ostacolare la penetrazione cinese in un area che la dottina Monroe definiva ad esclusivo appannaggio degli Stati uniti . 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