","Cop21, flop annunciato: il problema è politico!","post",1449064766,[63,64,65,66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/clima/","http://radioblackout.org/tag/climate-change/","http://radioblackout.org/tag/cop21/","http://radioblackout.org/tag/crisi-ecologica/","http://radioblackout.org/tag/inquinamento/","http://radioblackout.org/tag/parigi/",[18,70,15,71,72,21],"climate change","crisi ecologica","inquinamento",{"post_content":74,"post_title":79,"tags":82},{"matched_tokens":75,"snippet":77,"value":78},[76],"Cop21","edizione della Conferenza delle Parti (\u003Cmark>Cop21\u003C/mark>) sul clima - meeting annuale nel","La 21a edizione della Conferenza delle Parti (\u003Cmark>Cop21\u003C/mark>) sul clima - meeting annuale nel quadro dell'UN Framework on Climate Change (UNFCCC) nel quale più di 190 nazioni dovrebbero accordarsi pe ridurre sensibilmente le emissioni di anidride carbonica alfine di ridurre l'innalzamento della temperatura media del pianeta - si rivela, già nelle sue prime battute, come l'ennesimo flop annunciato.\r\nIn corso di svolgimento in una Parigi blindata dai postumi degli attentati del 13 novembre, dove lo stesso diritto di manifestare viene messo in discussione, l'annuale edizione della conferenza Onu non passerà certo alla storia per i risultati conseguiti ma verrà anzi presto archiviata come l'ennesimo summit in cui le elite politiche globali si incontrano periodicamente per fare il punto e attrezzare deboli risposte di governance su un pianeta sempre più strutturalmente instabile, tanto sul piano politico quanto su quello ecologico. I due livelli andrebbero infatti affrontati nel loro intreccio profondo - cosa che programmaticamente non avviene.\r\nParlare di \"cambiamenti climatici\" significa oggi già porsi di fronte all'emergenza di migrazioni umane su scala continentale, prodotte direttamente o indirettamente dall'aumento della temperatura e la conseguente desertificazione di ampie regioni del pianeta (molte guerre sono già oggi guerre dell'acqua o conseguenze di carestie e/o innalzamento del costo delle materie prime alimentari come i cereali). L'emergenza da affrontare subito implicherebbe a ritroso l'allestimento di radicali inversioni di tendenza, sul medio-lungo termine, per quel che concerne le politiche ambientali, industriali e di modello di sviluppo. Si continua invece a navigare a vista, con l'ostinato rifiuto di tutte le parti in causa di trovare soluzioni percorribili.\r\nUn nodo particolarmente spinoso riguarda la questione del cosiddetto \"debito ecologico\", formalmente riconosciuto già nelle ultime dizioni della Conferenza ma che stenta a trovare un accordo pratico concreto. I cosiddetti paesi emergenti - le attuali \"fabbriche del mondo\", Cina e India, in cui si concentra, piccolo dettaglio, il 40% della popolazione mondiale - non sono disposte a rinunciare al basso costo del carbone e di altre fonti energetiche per il proprio, tanto agognato e faticato, sviluppo. Dal canto suo, l'Occidente (per semplificare) non è disposto ad assumersi le reali conseguenze che il riconoscimento politico del suddetto \"debito\" implicherrebbe, soprattutto in una fase storica di declino della sua egemonia, insidiati dall'incapacità di competere col basso costo della manodopera asiatica (oltreché dalla strenua difesa di livelli di \"benessere\" che le popolazioni occidentali non sarebebro comunque disposte ad accettare). Da questo punto di vista, il fallimento sequenziale di round e meeting, sono il segno evidente del fallimento politico della globalizzazione, nella misura in cui gli \"egoismi\" nazionali (o di polo) non trovano una composizione superiore, con buona pace dei neo-neo-kantiani, europeisti e supporter fondamentalisti delle Nazioni Unite.\r\nPiù profondamente, il problema è politico, di sistema. E' il capitalismo come sistema mondiale di accumulazione e sfruttamento che inizia a perdere colpi, impigliandosi sempre più catastroficamente nella spirale delle sue contraddizioni. Lontano ormai dal paradigma inclusivo dell'era keynesiana/\"socialista\"/anti-coloniale, esso riproduce ormai sé stesso contro le stesse possibilità di riproduzione di fette sempre più allargate di umanità e territorio. Al punto che la sociologa della globalizzazione Saskia Sassen invita, nel suo ultimo lavoro, a considerare l'attuale dimensione storica in cui viviamo come era delle espulsioni: di classi sociali, stati-nazioni, popolazioni, territori... la stessa biosfera.\r\nSul piano più strettamente \"tecnico\" (se così si può dire), un aspetto fondamentale da prendere in considerazione è che il costante e progressivo aumento della temperatura media mondiale non è misurabile secondo un'aritemetica dell'ddizione ma della potenza. La progressione del disastro non è tanto dell'ordine 1-2-3-4... ma più simile a quella 2-4-16-256... L'aumento innalza dunque esponenzialmente le conseguenze della sostenibilità ambientale del pianeta. Se si calcola che gli sconvolgimenti attuali sono determinati da un aumento medio globale dei 0,6 ° centigradi, che questo aumento si è realizzato negli ultimi 50 anni; se aggiungiamo a questo che la popolazione mondiale a inizio Novecento era di 1 mld 650 milioni e nel 2011 ha ampiamento superati i 7 miliardi; se teniamo presente che i paesi cosiddetti \"emergenti\" (Brics e altri) racchiudono più della metà della popolazione mondiale attuale e hanno iniziato il loro sviluppo industriale nell'ultimo mezzo secolo... abbiamo di fronte tutti i numeri della catastrofe prossima ventura... e delle sfide che una politica anti-capitalista globale dovrà affrontare. Perché al netto del pessimismo realistico qui sopa tratteggiato, non bisogna dimenticare che la specie umana ha rivoluzionato infinite volte il è proprio rapporto con l'ambiente e la biosfera e che anche oggi, nel clima cupo e apocalittico che ci sovrasta, i numeri per fare altrimenti ci sarebbero: tecnologia, intelligenza collettiva, capacità produttiva... eccetera, eccetera.\r\nSul tema del 'climate change' abbiamo fatto un'intervista con Andrea Bianconi, professore di Fisica Sperimentale all'Università Statale di Brescia\r\n\r\nBianconi_NoCop21",{"matched_tokens":80,"snippet":81,"value":81},[76],"\u003Cmark>Cop21\u003C/mark>, flop annunciato: il problema è politico!",[83,85,87,90,92,94],{"matched_tokens":84,"snippet":18},[],{"matched_tokens":86,"snippet":70},[],{"matched_tokens":88,"snippet":89},[15],"\u003Cmark>cop21\u003C/mark>",{"matched_tokens":91,"snippet":71},[],{"matched_tokens":93,"snippet":72},[],{"matched_tokens":95,"snippet":21},[],[97,102,105],{"field":37,"indices":98,"matched_tokens":99,"snippets":101},[20],[100],[15],[89],{"field":103,"matched_tokens":104,"snippet":81,"value":81},"post_title",[76],{"field":106,"matched_tokens":107,"snippet":77,"value":78},"post_content",[76],578730123365712000,{"best_field_score":110,"best_field_weight":111,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":49,"score":112,"tokens_matched":25,"typo_prefix_score":49},"1108091339008",13,"578730123365711979",{"document":114,"highlight":139,"highlights":167,"text_match":108,"text_match_info":177},{"cat_link":115,"category":116,"comment_count":49,"id":117,"is_sticky":49,"permalink":118,"post_author":52,"post_content":119,"post_date":120,"post_excerpt":55,"post_id":117,"post_modified":121,"post_thumbnail":122,"post_thumbnail_html":123,"post_title":124,"post_type":60,"sort_by_date":125,"tag_links":126,"tags":134},[46],[48],"32808","http://radioblackout.org/2015/12/parigi-allapertura-della-cop21-repressione-preventiva-cariche-e-arresti-ai-tempi-dello-stato-di-emergenza/","Ieri a Parigi, malgrado il \"divieto di manifestare\" dovuto allo stato di emergenza imposto in tutto il paese, circa 10.000 manifestanti sono ugualmente scesi in strada contro l'ennesimo e inutile vertice sul clima (COP21) che vede la partecipazione di centinaia di capi di stato da tutto il mondo. La capitale francese era già blindata da giorni e il clima di terrore e minaccia \"preventiva\" verso chi non se ne resta a casa viene costantemente rinnovato e ripetuto dai media mainstream e nei discorsi nazionalisti e guerrafondai delle più alte cariche dello stato.\r\n\r\nIeri però nelle strade e nelle piazze si sono lo stesso ritrovate migliaia di persone che hanno voluto manifestare il proprio dissenso cercando di fare azioni diverse e visibili dal mattino fino alle prime ore del pomeriggio. Il numero di agenti e di camionette presenti nella piazza e che occupavano le vie limitrofe era spaventoso. Per \"garantire\" la sicurezza dei capi di stato esteri e recintare completamente l'aerea dei lavori della conferenza sul clima sono state chiuse autostrade e tangenziali, i parigini sono stati invitati a restare a casa e sono stati impiegati circa 6.300 agenti tra militari e poliziotti intorno all'area, 15.600 in tutta l'Ile-de-France, più un centinaio di caschi blu e 300 agenti di sicurezza solo nella zona dei negoziati.\r\n\r\nIn questo modo ieri pomeriggio è diventato immediatamente evidente cosa significhi l'applicazione dello stato di emergenza, che durerà almeno tre mesi, e che è stato dichiarato dopo gli attentati dello scorso 13 novembre. Nelle manifestazioni in Place de la Rèpublique in seguito agli scontri tra manifestanti e polizia, sono state fermate 317 persone, ne sono state identificate 341 e al momento 174 sono agli arresti. Nei giorni precedenti all'apertura del vertice ci sono state migliaia di perquisizioni in tutto il paese, misure di restrizione della libertà, arresti preventivi e arresti domiciliari per molti attivisti impegnati in diverse lotte e in diversi territori. Ecco quindi che i reali obiettivi dello stato di emergenza sembrano diventare ogni giorno più chiari.\r\n\r\nAscolta la corrispondenza con Virginia da Parigi sui fatti di ieri e su quello che è accaduto in Francia nelle ultime settimane, ora che i poteri di servizi e polizia hanno mano libera e budget illimitato:\r\n\r\nvirginia_parigi\r\n\r\nMartedì siamo tornati sull'argomento, cercando, al di là della cronaca, di cogliere di segnali di non collaborazione alla militarizzazione del paese e al divieto di manifestare che emergono da una società civile, profondamente innervata da un tessuto associativo, che segnala un disagio profondo, che poco a poco si traduce in rifiuto e disobbedienza ai divieti. Come avvenuto, in tanti modi e forme, domenica in Place della Republique e dintorni.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Gianni Carrozza, un compagno molto attivo sul fronte di classe ed osservatore acuto della società francese, dove vive da oltre trent'anni.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-12-01-carrozza-nocop21","1 Dicembre 2015","2015-12-03 15:14:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/parigi-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/parigi-300x199.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/parigi-300x199.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/parigi-768x508.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/parigi-1024x678.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/parigi.jpg 1920w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Parigi all'apertura della COP21: repressione preventiva, cariche e arresti ai tempi dello stato di emergenza.",1448980870,[127,128,65,129,68,130,131,132,133],"http://radioblackout.org/tag/arresti/","http://radioblackout.org/tag/attentati-parigi/","http://radioblackout.org/tag/divieto-di-manifestare/","http://radioblackout.org/tag/place-de-la-republique/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/scontri/","http://radioblackout.org/tag/stato-di-emergenza/",[135,30,15,34,21,36,136,137,138],"arresti","repressione","scontri","stato di emergenza",{"post_content":140,"post_title":145,"tags":148},{"matched_tokens":141,"snippet":143,"value":144},[142],"COP21","e inutile vertice sul clima (\u003Cmark>COP21\u003C/mark>) che vede la partecipazione di","Ieri a Parigi, malgrado il \"divieto di manifestare\" dovuto allo stato di emergenza imposto in tutto il paese, circa 10.000 manifestanti sono ugualmente scesi in strada contro l'ennesimo e inutile vertice sul clima (\u003Cmark>COP21\u003C/mark>) che vede la partecipazione di centinaia di capi di stato da tutto il mondo. 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Alessandro Mauceri, che abbiamo interpellato per percorrere insieme il periplo del mondo alla scoperta dei disastri in corso a causa dei cambiamenti climatici.\r\nIl World Economic Forum, svoltosi a gennaio scorso, ha indicato la mancanza d’acqua come uno dei tre maggiori rischi e causa di danni alle persone e alle economie nel prossimo decennio (insieme ai cambiamenti climatici e alle migrazione di massa). E in alcune aree del pianeta, come, ad esempio in Siria, questi tre fenomeni si stanno verificando contemporaneamente: infatti l'argomento migrazione è quello più dibattuto al mondo in questo periodo, ma le cause ambientali stanno producendo più flussi migratori di quelle belliche… e sicuramente questi migranti saranno rubricati tra quelli da respingere in quanto la loro etichetta elettorale è di \"migranti economici\". Respinti in un paesaggio di distruzione di guerra senza che ci sia una guerra.\r\nQuest'anno El Niño è stato collegato alle peggiori inondazioni degli ultimi 50 anni in Paraguay, Argentina, Uruguay e Brasile che hanno costretto più di 150.000 persone a fuggire dalle loro case. Persino negli Stati Uniti, 13 persone sono morte nello stato americano del Missouri a causa di fiumi in piena; carestie ed epidemie in tutto il mondo e specialmente in paesi già segnati dalla guerra civile come Siria, Sud Sudan e Yemen. Si stima che la scarsità di cibo raggiungerà il suo picco in Sud Africa proprio quest'anno. In Malawi il presidente Mutharika ha dichiarato lo stato di catastrofe naturale a causa della terribile siccità che si protrae da oltre un anno.In Etiopia quest’anno 10,2 milioni di persone necessiteranno di assistenza umanitaria, per un costo complessivo di 1,4 miliardi di dollari.\r\nIl problema peggiore è la mancanza dell'acqua potabile. L'acqua esiste copiosa, ma in Cina per esempio l'80 per cento non è potabile: inquinata nel sottosuolo; nel mondo circa 500 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile per tutto l’anno; entro il 2040 saranno 33 i paesi che si troveranno ad affrontare una situazione di elevato stress idrico; di questi quattordici si trovano in Medio Oriente; per produrre 1 kg di carne di manzo sono necessari oltre 15.000 litri d’acqua (quasi tutti utilizzati per irrigare le colture che servono per alimentare il bestiame) e negli ultimi decenni l'alimentazione è mutata, aumentando enormemente il consumo di carne. Ma anche l'acqua degli oceani e le correnti mediterranee subiscono eutrofizzazione e quindi soffocano la vita contenuta: sono state rilevate morie di pesci un po' dovunque nel mondo, tonnellate di sardine trovate morte nelle acque cilene a marzo, e di aringhe in quelle norvegesi a gennaio, per esempio.\r\nIn India le temperature elevate hanno causato centinaia di vittime: in questi giorni il record di 51° celsius. Sono almeno trecento le persone morte in India nelle ultime settimane a causa del caldo; durante manifestazioni migliaia di persone hanno attaccato e sabotato un impianto di rifornimento idrico che fornisce l’acqua a Delhi. Nel paese la grave siccità ha decimato le coltivazioni e lasciato almeno 330 milioni di indiani senza sufficiente acqua. Alla mutazione ambientale si sommano la mancanza di pianificazione del governo, la privatizzazione aziendale, e l'enorme quantità di rifiuti industriali e umani (oltre all'incidenza del livello di corruzione dilagante). Una situazione che secondo molti è destinata a peggiorare non solo a causa delle condizioni climatiche ma anche a causa dell’aumento della popolazione (si prevede un aumento a 1,6 miliardi entro il 2050). La scarsità idrica globale è destinata a diventare, nel prossimo futuro, uno dei temi caldi del conflitto politico nazionale. Non bisogna dimenticare che l’India, sebbene sia uno dei paesi con la maggiore responsabilità per l’aumento delle temperature a livello globale non ha ratificato gli accordi del COP21 sottoscritti a Novembre 2015. Ma nessuno in realtà ha realmente ratificato quegli accordi, nonostante il tanto sbandierato successo dell'incontro, che ha bruciato e continua a bruciare denaro inutilmente in incontri asfittici che accompagneranno la melina degli stati per nulla intenzionati a diminuire le emissioni fino al Cop22 marocchino di novembre prossimo…\r\nAlessandro scrive su molte riviste on line come Notizie geopolitiche, Dazebao, Frontierenews… ascoltate questa interessante chiacchierata con lui:\r\nMauceri","21 Maggio 2016","2016-05-23 12:36:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/cambiamenti-climatici-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/cambiamenti-climatici-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/cambiamenti-climatici-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/cambiamenti-climatici.jpg 480w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Siccità globale: effetti, cause e responsabilità",1463848097,[192,193,65,194,195,196,197],"http://radioblackout.org/tag/acqua-potabile/","http://radioblackout.org/tag/cambiamento-climatico/","http://radioblackout.org/tag/el-nino/","http://radioblackout.org/tag/flussi-migratori/","http://radioblackout.org/tag/siccita/","http://radioblackout.org/tag/trivelle/",[199,23,15,200,201,202,203],"acqua potabile","El Niño","flussi migratori","siccità","trivelle",{"post_content":205,"tags":209},{"matched_tokens":206,"snippet":207,"value":208},[142],"ha ratificato gli accordi del \u003Cmark>COP21\u003C/mark> sottoscritti a Novembre 2015. 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Ma nessuno in realtà ha realmente ratificato quegli accordi, nonostante il tanto sbandierato successo dell'incontro, che ha bruciato e continua a bruciare denaro inutilmente in incontri asfittici che accompagneranno la melina degli stati per nulla intenzionati a diminuire le emissioni fino al Cop22 marocchino di novembre prossimo…\r\nAlessandro scrive su molte riviste on line come Notizie geopolitiche, Dazebao, Frontierenews… ascoltate questa interessante chiacchierata con lui:\r\nMauceri",[210,212,214,216,218,220,222],{"matched_tokens":211,"snippet":199},[],{"matched_tokens":213,"snippet":23},[],{"matched_tokens":215,"snippet":89},[15],{"matched_tokens":217,"snippet":200},[],{"matched_tokens":219,"snippet":201},[],{"matched_tokens":221,"snippet":202},[],{"matched_tokens":223,"snippet":203},[],[225,230],{"field":37,"indices":226,"matched_tokens":227,"snippets":229},[20],[228],[15],[89],{"field":106,"matched_tokens":231,"snippet":207,"value":208},[142],{"best_field_score":110,"best_field_weight":111,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":49,"score":233,"tokens_matched":25,"typo_prefix_score":49},"578730123365711978",{"document":235,"highlight":257,"highlights":276,"text_match":108,"text_match_info":284},{"cat_link":236,"category":237,"comment_count":49,"id":238,"is_sticky":49,"permalink":239,"post_author":52,"post_content":240,"post_date":241,"post_excerpt":55,"post_id":238,"post_modified":242,"post_thumbnail":243,"post_thumbnail_html":244,"post_title":245,"post_type":60,"sort_by_date":246,"tag_links":247,"tags":253},[46],[48],"32787","http://radioblackout.org/2015/11/1600-citta-contro-il-cop21-e-mobilitazioni-contro-le-nocivita/","Se già prima il \"clima\" a Parigi non era dei più sereni in vista della riunione dei potenti a discutere di riduzione di emissioni di Co2, ora, che le manifestazioni sarebbero annullate a causa delle limitazioni delle libertà dopo gli attentati del Daesh del 13 novembre, l'atmosfera è avvelenata dalle enormi differenze nei modi di intendere la sicurezza: gli stati, in primis quello francese a conduzione socialista, la intendono come delirio securitario che cancella i diritti dei cittadini, i quali invece - quando non si creano le catene da soli - si oppongono a questa visione e non possono permettere che la sicurezza relativa alla loro salute venga appaltata alla Monsanto o esistano trattati transatlantici che ledono privacy e impongono l'impunità delle multinazionali, finché non venga riconosciuto da tutti che per esempio il glifosfato è cancerogeno... e poi ancora, visto il premio ottenuto dal responsabile della divisione sementi della multinazionale degli ogm, divenuto ministro delle risorse agrarie del governo argentino, nonostante sia attestato da prove inconfutabili il legame di glifosfati con l'aumento di malformazioni e tumori laddove fuori da ogni controllo sanitario ha potuto operare la coltivazione ogm.\r\n\r\nNaomi Klein si chiede chi sono quelli la cui sicurezza va protetta con qualsiasi mezzo e chi quelli la cui sicurezza casualmente si sacrifica? Queste secondo lei sarebebro le domande al centro della crisi climatica e le risposte sono la ragione per cui i vertici sul cambio climatico spesso finiscono disattesi, se non addirittura in burla.\r\n\r\nAbbiamo sentito Monica Di Sisto della rete che avversa il trattato di liberalizzazione Ttip e ci aggiorna al riguardo nell'esordio del suo intervento, trovando nella attualità più stringente il nesso tra gli accordi transatlantici e il vertice sul clima parigino: infatti la diretta comincia con la notizia di oggi che conferma come la presunta riservatezza dei documenti, spacciata dalla Commissione Europea come un male necessario per tutelare le strategie negoziali, in realtà altro non era che un modo per mantenere spazi privilegiati di interazione con gli interessi delle grandi aziende, lontano da occhi indiscreti: infatti Exxon aveva avuto accesso riservato ai documenti segreti del Ttip, con i quali attesterà la bontà delle proprie intenzioni affermate nel meeting francese insieme alle altre multinazionali, salvo poi non prendere alcun provvedimento, come si è visto per gli impegni solennemente presi in altre occasioni ufficiali, durante le quali si è solo gettato... \"fumo\" negli occhi.\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nIn questo fine settimana non si prevedono solo iniziative a livello planetario, ufficialmente inquadrate nelle mobilitazioni di 1600 città, come quella romana di Campo de' Fiori o quella che si preannuncia imponente a Parigi, ma si svolgono manifestazioni a difesa della salute e contro le nocività dettate da pura speculazione, volta a distribuire appalti a filiere mafiosamente gestite per opere inutili e dannose: a Torino non alternativa e, nelle intenzioni degli organizzatori, collaterale al presidio in piazza Castello dalle 14 alle 17, si terrà una marcia a scoprire i luoghi che dovranno essere oggetto della nuova devastazione pensata dal PD locale e ordita con le stesse modalità del tav valsusino: il tunnel ferroviario sotto corso Grosseto. 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Il summit dovrebbe dare applicazione agli obiettivi e agli impegni presi ormai tre anni fa a Parigi in occasione della COP21 ma a mancare sono - ancora una volta - la condivisione e la volontà politica rispetto ai metodi per raggiungerli.\r\n\r\nUna decisa inversione di rotta per limitare gli effetti del cambiamento climatico (i cui effetti sono ben visibili già oggi, con conseguenze drammatiche destinate a diventare sempre più violente e imprevedibili) presupporrebbe infatti un accordo su scala globale e una radicale messa in discussione degli attuali modelli economici e produttivi. 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Secondo le ultime rilevazioni, infatti, la temperatura media globale è salita di 1,2 gradi rispetto alla media dell'era pre-industriale. Una tesi sostenuta a ragione afferma che questo radicale cambiamento climatico, aldilà dell'avvento di El Nino (fenomeno climatico ciclico capace di provocare un forte riscaldamento delle acque dell'oceano Pacifico) sia principalmente causato dal surriscaldamento del pianeta avvenuto per mano dell'uomo e delle sue attività a scopo produttivo: industriali e agricole, come nel caso delle emissioni legate agli animali negli allevamenti intensivi. Da evidenziare un progressivo aumento delle emissioni di CO2 presenti nell'atmosfera, che ha costituito il raggiungimento della soglia dello 0,04% di emissioni cumulative di gas serra legate all'energia.\r\nTra le principali conseguenze di questi rovinosi interventi antropici troviamo il danneggiamento di quelle stesse popolazioni che vivono stabilmente in aree dove il fattore climatico gioca già un ruolo fondamentale. La desertificazione o l'aumento della frequenza di alluvioni e trombe d'aria, tanto che pure nella penisola italica si sono recentemente verificati eventi estremi di precipitazioni, concentrati in un breve arco di tempo.\r\nLe gravi condizioni prodotte dai cambiamenti climatici e segnate marcatamente dalla siccità, dalle inondazioni, dalla perdita di raccolti e di territorio coltivabile, sono tra le cause di “nuove” potenziali migrazioni di massa di quelli che vengono comunemente chiamati \"rifugiati climatici\".\r\nPare inoltre che Donald Trump, neo-presidente degli Stati Uniti d'America (uno tra i principali paesi responsabili dell'emissione di gas serra a livello globale) stia cercando una scorciatoia per fuoriuscire dal Trattato sul clima di Parigi, un accordo internazionale siglato da numerosi stati durante la Cop21 del 2015, un'insieme di promesse puntualmente disattese da ogni componente in gioco. In ultima istanza è necessario sottolineare come chi tragga profitto dallo sfruttamento delle risorse non rinnovabili non abbia alcun interesse a ricercare forme energetiche alternative che tutto sommato trovano un certo livello di complicità in tutti coloro che non seguono con particolare trasporto queste questioni, e considerano più comodo stazionare nel proprio stato di dipendenza da quelle tecnologie inquinanti senza voler modificare le proprie abitudini e il proprio stile di vita.\r\nNe abbiamo parlato con Marco Tafel, compagno informato sull'argomento.\r\nAscolta la diretta:\r\n2016-11-15-clima-tafel","15 Novembre 2016","2016-11-18 00:16:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/clima-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"264\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/clima-300x264.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/clima-300x264.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/clima.jpg 596w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Allarme clima. 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Una Cop, quella di quest'anno, se possibile ancora più ipocrita delle edizioni precedenti, caratterizzata da un compromesso tra paesi dell'Opec e Unione Europea mentre mantengono un low profile i due giganti delle emissioni globali: Cina e Stati Uniti. L'accordo è sulla transizione moderata (transitioning away) piuttosto che sull'uscita dal fossile (phase out), con una entusiasta conferma della riproposizione del Nucleare.\r\n\r\n***\r\n\r\nIl cuore della trasmissione resta però ancora, necessariamente, la guerra in corso contro la popolazione civile palestinese segregata nella Striscia di Gaza, con una ripresa ancora più forsennata di bombardamenti e distruzione dopo la rottura della tregua per lo scambio dei prigionieri, nonostante una votazione all'Onu che conferma in modo sempre più plastico la siderale distanza politica che separa l'Occidente dal sud globale.\r\n\r\nSu questi temi abbiamo raggiunto al telefono Michele Giorgio, corrispondente del Manifesto dalla Palestina e redattore di Pagine Esteri.\r\n\r\nIl cuore dell'analisi che proponiamo in questa puntata proviene però da un lungo articolo apparso sulla prestigiosa rivista statunitense The Nation, dove i due autori, Tony Karon e Daniel Levy (il primo una lunga carriera da giornalista dal Time ad Al Jazeera nonché attivista anti-apartheid di lungo corso in Sud Africa; il secondo negoziatore con i palestinesi per Barak e Rabin, oggi presidente dell'U.S./Middle East Project) pongono senza mezzi termini la fatidica domanda (in realtà un'affermazione) se Israele - al netto dei massacri che sta compiendo - non stia in realtà perdendo questa guerra, paragonando gli effetti del 7 ottobre all'offensiva vietnamita del Tet, dove la sconfitta militare dei vietcong causò la sconfitta politica internazionale degli Stati Uniti d'America.\r\n\r\nA contraltare di questa lettura segnaliamo però l'altrettanto puntuale quanto macabra possibilità che sottolinea Gilbert Achcar, secondo il quale la prospettiva di una espulsione di massa della popolazione civile dalla striscia di Gaza resta un'opzione più che concreta con l'attuale governo in carica, raccogliendo il consenso di buona parte della popolazione israeliana.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/la-fine-14-12.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nTony Karon e Daniel Levy (THE NATION) - Israel Is Losing This War (traduzione italiana qui)\r\n\r\nGilbert Achcar - Lo spettro dell'espulsione\" (Le Monde Diplomatique, dicembre 2023) - versione francese (versione italiana in edicola)\r\n\r\nMenachem Klein: “Oggi In Israele sia il governo che lo stato non esistono più”\r\n\r\nAlberto Negri - Il finto “strappo” di Joe Biden\r\n\r\nFrancesca Mannocchi intervista Yonatan Shay - Tra i sionisti di Hebron: “Questa terra è nostra da 3000 anni, a Gaza muoiono solo dei terroristi”\r\n\r\n***\r\n\r\nLorenzo Tecleme - L'«accordo storico» di Cop28: il petrolio ha i decenni contati\r\n\r\nLorenzo Tecleme - «I soldi erano la chiave della trattativa ma il Nord globale ha frenato ancora»","15 Dicembre 2023","2023-12-15 18:40:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/1702643340761-200x110.png","LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA S.2 #12 - Israele sta perdendo la guerra ?","podcast",1702663115,[400,401,402,403,404,405,406,407,408],"http://radioblackout.org/tag/7ottobre/","http://radioblackout.org/tag/cop28/","http://radioblackout.org/tag/fossile/","http://radioblackout.org/tag/gaza/","http://radioblackout.org/tag/nakhba/","http://radioblackout.org/tag/nucleare/","http://radioblackout.org/tag/palestina/","http://radioblackout.org/tag/palestinesi/","http://radioblackout.org/tag/striscia/",[378,368,372,366,370,374,380,382,376],{"post_content":411,"tags":416},{"matched_tokens":412,"snippet":414,"value":415},[413],"Cop28","Lorenzo Tecleme - L'«accordo storico» di \u003Cmark>Cop28\u003C/mark>: il petrolio ha i decenni","Iniziamo la puntata con un collegamento da Dubai, con Lorenzo Tecleme, corrispondente per Il Manifesto dagli Emirati Arabi per questa 28esima edizione della Conferenza delle Parti sul Clima. 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Il padrone di casa, Sulktan Al Jaber, ha subito fatto intuire l’aria che tira con un sorprendente fuori onda in odore di negazionismo climatico, sostenendo che nessuna scienza ci dice che la rinuncia al carbon-fossile impedirà l’aumento della temperatura globale di 1,5 gradi centigradi, traguardo che forse abbiamo già mancato e si parla già del prossimo target: evitare l’aumento di 2 gradi centigradi.\r\n\r\nLa conferenza si chiuderà il 12 dicembre e fino ad allora non sapremo quali trattative andranno in porto e con che forza. Per il momento le dichiarazioni ci lasciano scorgere scenari abbastanza foschi. Venti paesi hanno firmato una dichiarazione con cui si chiede di triplicare il ricorso all'energia nucleare entro il 2050 e di riconoscere ufficialmente il ruolo dell'atomo nel raggiungere le zero emissioni nette, in testa Usa, Gran Bretagna e Francia. Si insite molto sulla cosiddetta “povertà energetica”, ovvero quel decimo del mondo che ancora non ha accesso alla corrente elettrica, che sono poi quasi sempre Paesi sub-sahariani.\r\n\r\nSi è parlato molto della creazione del fondo per risarcire i Paesi che già vivono gli effetti disastrosi del cambiamento climatico come alcune isole del Pacifico o alcune zone africane che già vedono processi di desertificazione. Peccato che questi disastri si misurino nell’ordine dei miliardi di dollari e finora il fondo abbia raccolto qualche centinaio di milioni, grazie all’impegno di Italia, Francia e Germania ma con gli Usa che mettono appena qualche milione di dollari.\r\n\r\nInfine sembrano confermati gli impegni, ma senza vincoli, a triplicare entro il 2030 il ricorso alle energie rinnovabili che nel frattempo diventano sempre più economiche. Ha diffuso un certo allarme uno studio della Banca Mondiale che stima in 25 milioni le vite perse entro il 2050 a causa dei cambiamenti climatici, disastri ma soprattutto nuove e vecchie malattie.\r\n\r\nNe abbiamo discusso con Andrea Capocci, collaboratore de “Il Manifesto” e della rivista “Le Scienze”.\r\n\r\nPer parlare del rilancio del nucleare, che come una fenice risorge costantemente, abbiamo sentito Gian Piero Godio di Legambiente Piemonte, con il quale affrontiamo la questione delle nuove centrali nucleari a fissione, più piccole e diffuse, e del miraggio del nucleare \"pulito\" da fusione.\r\n\r\n***\r\n\r\nChiudiamo la puntata commentando la lunga inchiesta uscita in due parti sulle pagine del Washington Post del 4 e 5 dicembre.\r\n\r\nLa prima cosa che capiamo è che l’Ucraina era molto esitante di fronte all’ipotesi della controffensiva perché sapeva dei dover sopportare perdite enormi, mentre erano gli Usa a spronare all’attacco, sostenendo che bisognasse partire presto per evitare che le linee russe si fortificassero troppo e troppo in profondità. Quindi con qualche ritardo e malumore alla fine si è partiti. Si è partiti come desideravano gli Usa ma con la tattica decisa dagli Ucraini perché gli Usa volevano un attacco massiccio ma concentrato in un solo punto del fronte, l’area di Melitopol, per raggiungere il mare di Azov mentre gli Ucraini optavano per insistere su tre fronti alla ricerca di un punto debole nei 600 miglia di frontiera.\r\n\r\nEsisteva davvero un ipotesi vincente?\r\n\r\nForse, quello che WP non dice è che le insistenze Usa non erano tanto rivolte al successo reale della controffensiva quanto ad agire presto, per lanciare uno spot sulla vitalità della resistenza ucraina, mostrare che era ancora viva e aveva delle ambizioni, soprattutto perché non arrivasse presto una guerra di logoramento che avrebbe favorito i Russi e fatto scemare l’attenzione e il sostegno occidentali, costruiti con fatica, che avevano negli Usa e in GB il centro propulsore mentre il resto del mondo già graduava da una larga perplessità europea, che seguiva il padrone Usa obtorto collo, a una vera e propria contrarietà di quasi tutto il resto del mondo.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/La_fine_7_dic_23.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nhttps://www.cop28.com\r\n\r\nCop28, a Dubai i lobbisti del fossile sono quadruplicati\r\n\r\nGli affari nucleari di Bill Gates hanno fatto irruzione alla COP28 sul clima\r\n\r\nNuclear Now - lo spot nuclearista di Oliver Stone\r\n\r\n**\r\n\r\nWashington Post Miscalculations, divisions marked offensive planning by U.S., Ukraine\r\n\r\nA Dubai russi e ucraini gomito a gomito in nome degli affari\r\n\r\nhttps://www.theuardian.com/environment/video/2023/dec/04/cop28-president-al-jaber-no-science-fossil-fuels-remarks-misrepresented-video","8 Dicembre 2023","2023-12-08 13:57:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/1702026360544-200x110.png","LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA S.2 #11 - CONTROFFENSIVA NUCLEARE",1702043297,[],[],{"post_content":463},{"matched_tokens":464,"snippet":465,"value":466},[413],"audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/La_fine_7_dic_23.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nhttps://www.cop28.com\r\n\r\n\u003Cmark>Cop28\u003C/mark>, a Dubai i lobbisti del","Si è aperta il 30 novembre la COP 28 a Dubai. 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Questo tipo di strategia, rientrante pienamente nel meccanismo di greenwashing, comporta diversi problemi: in primis, l’idea che vi sta dietro rappresenta una visione matematica-meccanicistica del mondo, secondo cui è possibile inquinare impunemente da un lato, a patto di “riparare” dall’altro i propri danni in base alla presunta (e prettamente teorica) CO2 assorbita da ogni albero piantato. Ciò significa non preoccuparsi di mettere fine alle emissioni, alla deforestazione, allo sfruttamento delle risorse, ma anzi trovare una giustificazione per continuare a farlo senza sensi di colpa o senza compromettersi di fronte all’opinione pubblica. Come se non bastasse, nella maggior parte di queste iniziative, le sementi utilizzate si rivelano inadeguate per tipo di specie, qualità genetica, capacità di resistenza e mole di semi necessari a mantenere le promesse (poiché le sementi spesso non sono producibili sul mercato in così grosse quantità). Nei paesi di India, Malesia, Indonesia e Filippine, ad esempio, impegnate molto (cioè con promesse di numeri di ripiantumazione altissimi) in queste campagne “verdi”, risulta che le nuove piantagioni “salvifiche” sono monocolturali, con semi di origine dubbia, inadatte ai luoghi ospitanti, e quasi certamente non raggiungeranno lo stato auspicato di foresta forte, sana e resiliente, anche perché non vi è in effetti un monitoraggio delle fasi successive alla mera piantumazione. 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Questo tipo di strategia, rientrante pienamente nel meccanismo di greenwashing, comporta diversi problemi: in primis, l’idea che vi sta dietro rappresenta una visione matematica-meccanicistica del mondo, secondo cui è possibile inquinare impunemente da un lato, a patto di “riparare” dall’altro i propri danni in base alla presunta (e prettamente teorica) CO2 assorbita da ogni albero piantato. Ciò significa non preoccuparsi di mettere fine alle emissioni, alla deforestazione, allo sfruttamento delle risorse, ma anzi trovare una giustificazione per continuare a farlo senza sensi di colpa o senza compromettersi di fronte all’opinione pubblica. Come se non bastasse, nella maggior parte di queste iniziative, le sementi utilizzate si rivelano inadeguate per tipo di specie, qualità genetica, capacità di resistenza e mole di semi necessari a mantenere le promesse (poiché le sementi spesso non sono producibili sul mercato in così grosse quantità). Nei paesi di India, Malesia, Indonesia e Filippine, ad esempio, impegnate molto (cioè con promesse di numeri di ripiantumazione altissimi) in queste campagne “verdi”, risulta che le nuove piantagioni “salvifiche” sono monocolturali, con semi di origine dubbia, inadatte ai luoghi ospitanti, e quasi certamente non raggiungeranno lo stato auspicato di foresta forte, sana e resiliente, anche perché non vi è in effetti un monitoraggio delle fasi successive alla mera piantumazione. Pensare che fenomeni come la distruzione degli habitat possano essere bilanciati da forme di ripiantumazione sbrigative, economiche e poco attente alla complessità della biodiversità è del tutto ingannevole e non può che portare a maggiori danni di quanti ne vuole “curare”.\r\n\r\nAscolta l’audio qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/01/piante.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]",[493],{"field":106,"matched_tokens":494,"snippet":490,"value":491},[489],{"best_field_score":447,"best_field_weight":311,"fields_matched":25,"num_tokens_dropped":49,"score":471,"tokens_matched":25,"typo_prefix_score":20},6636,{"collection_name":397,"first_q":15,"per_page":351,"q":15},["Reactive",499],{},["Set"],["ShallowReactive",502],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fxr2vPThuFG-sLqJW8paJZc3ZJTvzAqB8ady82nYESBg":-1},true,"/search?query=cop21"]