","Cop 27. Una vetrina sporca di sangue, sudore e petrolio","post",1667918042,[60,61,62,63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/clima/","http://radioblackout.org/tag/cop27/","http://radioblackout.org/tag/descalzi/","http://radioblackout.org/tag/egitto/","http://radioblackout.org/tag/fonti-fossili/","http://radioblackout.org/tag/meloni/","http://radioblackout.org/tag/neocolonialismo-italiano/","http://radioblackout.org/tag/sharm-el-sheikh/",[22,20,28,15,30,24,34,32],{"post_content":70,"tags":75},{"matched_tokens":71,"snippet":73,"value":74},[72],"Cop27","costante trend di crescita, sulla \u003Cmark>Cop27\u003C/mark> sono concentrate molte attenzioni ma","Il 6 novembre ha preso l’avvio in Egitto la Cop 27, conferenza internazionale sul clima. Il pessimismo sugli esiti si accompagna alla durissima repressione del governo Al Sisi nei confronti di ogni forma di opposizione sociale.\r\nIl meeting, che terminerà il 18 novembre, si svolge nella zona turistica di Sharm el Sheikh, chiusa e blindata dalla polizia. Persino i piccoli commercianti sono stati obbligati a chiudere i loro negozi per venti giorni.\r\nLa conferenza cade a 30 anni esatti dalla sigla dell’UNFCCC, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici, cui hanno aderito da allora 197 Paesi con l’obiettivo di costruire un campo ampio e coordinato di impegni per contrastare il riscaldamento globale.\r\nTuttavia, 26 vertici internazionali e due accordi globali dopo – Kyoto e Parigi – la quadra per una azione climatica globale ed efficace è ancora lontana. Con tutti gli indicatori climatici in peggioramento e le emissioni in costante trend di crescita, sulla \u003Cmark>Cop27\u003C/mark> sono concentrate molte attenzioni ma poche aspettative.\r\nLo scenario internazionale è assai poco favorevole, con la crisi energetica globale che si sta traducendo in nuova linfa per la corsa alle energie fossili.\r\nSpinta di cui si è fatta interprete Meloni, evocando il mito dell’autonomia energetica nel segno della continuità con Mattei, nella logica neocoloniale armata in Africa che ha segnato l’approccio di tutti i governi degli ultimi anni.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Andrea Turco, giornalista, ambientalista, esperto di questioni climatiche\r\n\r\nascolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/2022-11-08-cop-27-turco.mp3\"][/audio]",[76,78,81,83,85,87,89,91],{"matched_tokens":77,"snippet":22},[],{"matched_tokens":79,"snippet":80},[20],"\u003Cmark>cop27\u003C/mark>",{"matched_tokens":82,"snippet":28},[],{"matched_tokens":84,"snippet":15},[],{"matched_tokens":86,"snippet":30},[],{"matched_tokens":88,"snippet":24},[],{"matched_tokens":90,"snippet":34},[],{"matched_tokens":92,"snippet":32},[],[94,99],{"field":35,"indices":95,"matched_tokens":96,"snippets":98},[17],[97],[20],[80],{"field":100,"matched_tokens":101,"snippet":73,"value":74},"post_content",[72],578730123365712000,{"best_field_score":104,"best_field_weight":105,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":106,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":46},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":108,"highlight":124,"highlights":130,"text_match":133,"text_match_info":134},{"cat_link":109,"category":110,"comment_count":46,"id":111,"is_sticky":46,"permalink":112,"post_author":49,"post_content":113,"post_date":114,"post_excerpt":52,"post_id":111,"post_modified":115,"post_thumbnail":116,"post_thumbnail_html":117,"post_title":118,"post_type":57,"sort_by_date":119,"tag_links":120,"tags":123},[43],[45],"78301","http://radioblackout.org/2022/11/gli-affari-delle-aziende-italiane-con-il-regime-di-al-sisi-in-egitto/","C'è un rapporto stretto e profittevole delle due maggiori aziende italiane del settore fossile, Eni e Snam, della principale banca italiana, Intesa Sanpaolo, e dell’assicuratore pubblico SACE, con il regime di Abdel Fattah al-Sisi in Egitto. Una dittatura che si fonda su circa 60mila dissidenti e attivist* politic* in detenzione arbitraria e su innumerevoli condannne a morte a tramite processi farsa. Non a caso, la COP27 sul Clima che in questi giorni si svolge proprio in Egitto, è stata giustamente definita la Conferenza della Repressione.\r\n\r\nAndiamo ad analizzare, grazie ad un prezioso report pubblicato da ReCommon, i rapporti economici tra le azienze italiane e l'Egitto. Sorgono spontanee alcune domande, che rimangono irrisolte indicando, se mai ci fosse stato bisogno di una conferma, come il business prevalga sui diritti umani e sui processi democratici: perché Eni ha continuato ad aumentare i propri investimenti in Egitto dopo l’assassinio del ricercatore italiano Giulio Regeni? Dove finiscono gli ingenti finanziamenti che Intesa Sanpaolo ha concesso al ministero della Difesa e al ministero delle Finanze egiziani? Perché l’assicuratore pubblico Sace non ha avuto alcuna remora nel garantire la raffineria di Assiut? E perché Snam non pubblica ancora l’elenco completo dei suoi azionisti, coinvolti nella proprietà del gasdotto Arish-Ashkelon che collega Israele ed Egitto, anche noto come “Gasdotto della pace”?\r\n\r\nQui la diretta con Alessandro di ReCommon:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/egitto_italia.mp3\"][/audio]\r\n\r\nhttps://www.recommon.org/la-campagna-degitto/","16 Novembre 2022","2022-11-16 16:07:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/variant-med_1200x630-obj24159961-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"158\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/variant-med_1200x630-obj24159961-300x158.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/variant-med_1200x630-obj24159961-300x158.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/variant-med_1200x630-obj24159961-1024x538.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/variant-med_1200x630-obj24159961-768x403.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/variant-med_1200x630-obj24159961.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Gli affari delle aziende italiane con il regime di al-Sisi in Egitto",1668614694,[121,63,122],"http://radioblackout.org/tag/al-sisi/","http://radioblackout.org/tag/eni/",[26,15,18],{"post_content":125},{"matched_tokens":126,"snippet":128,"value":129},[127],"COP27","farsa. 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Una Cop, quella di quest'anno, se possibile ancora più ipocrita delle edizioni precedenti, caratterizzata da un compromesso tra paesi dell'Opec e Unione Europea mentre mantengono un low profile i due giganti delle emissioni globali: Cina e Stati Uniti. L'accordo è sulla transizione moderata (transitioning away) piuttosto che sull'uscita dal fossile (phase out), con una entusiasta conferma della riproposizione del Nucleare.\r\n\r\n***\r\n\r\nIl cuore della trasmissione resta però ancora, necessariamente, la guerra in corso contro la popolazione civile palestinese segregata nella Striscia di Gaza, con una ripresa ancora più forsennata di bombardamenti e distruzione dopo la rottura della tregua per lo scambio dei prigionieri, nonostante una votazione all'Onu che conferma in modo sempre più plastico la siderale distanza politica che separa l'Occidente dal sud globale.\r\n\r\nSu questi temi abbiamo raggiunto al telefono Michele Giorgio, corrispondente del Manifesto dalla Palestina e redattore di Pagine Esteri.\r\n\r\nIl cuore dell'analisi che proponiamo in questa puntata proviene però da un lungo articolo apparso sulla prestigiosa rivista statunitense The Nation, dove i due autori, Tony Karon e Daniel Levy (il primo una lunga carriera da giornalista dal Time ad Al Jazeera nonché attivista anti-apartheid di lungo corso in Sud Africa; il secondo negoziatore con i palestinesi per Barak e Rabin, oggi presidente dell'U.S./Middle East Project) pongono senza mezzi termini la fatidica domanda (in realtà un'affermazione) se Israele - al netto dei massacri che sta compiendo - non stia in realtà perdendo questa guerra, paragonando gli effetti del 7 ottobre all'offensiva vietnamita del Tet, dove la sconfitta militare dei vietcong causò la sconfitta politica internazionale degli Stati Uniti d'America.\r\n\r\nA contraltare di questa lettura segnaliamo però l'altrettanto puntuale quanto macabra possibilità che sottolinea Gilbert Achcar, secondo il quale la prospettiva di una espulsione di massa della popolazione civile dalla striscia di Gaza resta un'opzione più che concreta con l'attuale governo in carica, raccogliendo il consenso di buona parte della popolazione israeliana.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/la-fine-14-12.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nTony Karon e Daniel Levy (THE NATION) - Israel Is Losing This War (traduzione italiana qui)\r\n\r\nGilbert Achcar - Lo spettro dell'espulsione\" (Le Monde Diplomatique, dicembre 2023) - versione francese (versione italiana in edicola)\r\n\r\nMenachem Klein: “Oggi In Israele sia il governo che lo stato non esistono più”\r\n\r\nAlberto Negri - Il finto “strappo” di Joe Biden\r\n\r\nFrancesca Mannocchi intervista Yonatan Shay - Tra i sionisti di Hebron: “Questa terra è nostra da 3000 anni, a Gaza muoiono solo dei terroristi”\r\n\r\n***\r\n\r\nLorenzo Tecleme - L'«accordo storico» di Cop28: il petrolio ha i decenni contati\r\n\r\nLorenzo Tecleme - «I soldi erano la chiave della trattativa ma il Nord globale ha frenato ancora»","15 Dicembre 2023","2023-12-15 18:40:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/1702643340761-200x110.png","LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA S.2 #12 - Israele sta perdendo la guerra ?","podcast",1702663115,[189,190,191,192,193,194,195,196,197],"http://radioblackout.org/tag/7ottobre/","http://radioblackout.org/tag/cop28/","http://radioblackout.org/tag/fossile/","http://radioblackout.org/tag/gaza/","http://radioblackout.org/tag/nakhba/","http://radioblackout.org/tag/nucleare/","http://radioblackout.org/tag/palestina/","http://radioblackout.org/tag/palestinesi/","http://radioblackout.org/tag/striscia/",[167,157,161,155,159,163,169,171,165],{"post_content":200,"tags":205},{"matched_tokens":201,"snippet":203,"value":204},[202],"Cop28","Lorenzo Tecleme - L'«accordo storico» di \u003Cmark>Cop28\u003C/mark>: il petrolio ha i decenni","Iniziamo la puntata con un collegamento da Dubai, con Lorenzo Tecleme, corrispondente per Il Manifesto dagli Emirati Arabi per questa 28esima edizione della Conferenza delle Parti sul Clima. 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Il padrone di casa, Sulktan Al Jaber, ha subito fatto intuire l’aria che tira con un sorprendente fuori onda in odore di negazionismo climatico, sostenendo che nessuna scienza ci dice che la rinuncia al carbon-fossile impedirà l’aumento della temperatura globale di 1,5 gradi centigradi, traguardo che forse abbiamo già mancato e si parla già del prossimo target: evitare l’aumento di 2 gradi centigradi.\r\n\r\nLa conferenza si chiuderà il 12 dicembre e fino ad allora non sapremo quali trattative andranno in porto e con che forza. Per il momento le dichiarazioni ci lasciano scorgere scenari abbastanza foschi. Venti paesi hanno firmato una dichiarazione con cui si chiede di triplicare il ricorso all'energia nucleare entro il 2050 e di riconoscere ufficialmente il ruolo dell'atomo nel raggiungere le zero emissioni nette, in testa Usa, Gran Bretagna e Francia. Si insite molto sulla cosiddetta “povertà energetica”, ovvero quel decimo del mondo che ancora non ha accesso alla corrente elettrica, che sono poi quasi sempre Paesi sub-sahariani.\r\n\r\nSi è parlato molto della creazione del fondo per risarcire i Paesi che già vivono gli effetti disastrosi del cambiamento climatico come alcune isole del Pacifico o alcune zone africane che già vedono processi di desertificazione. Peccato che questi disastri si misurino nell’ordine dei miliardi di dollari e finora il fondo abbia raccolto qualche centinaio di milioni, grazie all’impegno di Italia, Francia e Germania ma con gli Usa che mettono appena qualche milione di dollari.\r\n\r\nInfine sembrano confermati gli impegni, ma senza vincoli, a triplicare entro il 2030 il ricorso alle energie rinnovabili che nel frattempo diventano sempre più economiche. Ha diffuso un certo allarme uno studio della Banca Mondiale che stima in 25 milioni le vite perse entro il 2050 a causa dei cambiamenti climatici, disastri ma soprattutto nuove e vecchie malattie.\r\n\r\nNe abbiamo discusso con Andrea Capocci, collaboratore de “Il Manifesto” e della rivista “Le Scienze”.\r\n\r\nPer parlare del rilancio del nucleare, che come una fenice risorge costantemente, abbiamo sentito Gian Piero Godio di Legambiente Piemonte, con il quale affrontiamo la questione delle nuove centrali nucleari a fissione, più piccole e diffuse, e del miraggio del nucleare \"pulito\" da fusione.\r\n\r\n***\r\n\r\nChiudiamo la puntata commentando la lunga inchiesta uscita in due parti sulle pagine del Washington Post del 4 e 5 dicembre.\r\n\r\nLa prima cosa che capiamo è che l’Ucraina era molto esitante di fronte all’ipotesi della controffensiva perché sapeva dei dover sopportare perdite enormi, mentre erano gli Usa a spronare all’attacco, sostenendo che bisognasse partire presto per evitare che le linee russe si fortificassero troppo e troppo in profondità. Quindi con qualche ritardo e malumore alla fine si è partiti. Si è partiti come desideravano gli Usa ma con la tattica decisa dagli Ucraini perché gli Usa volevano un attacco massiccio ma concentrato in un solo punto del fronte, l’area di Melitopol, per raggiungere il mare di Azov mentre gli Ucraini optavano per insistere su tre fronti alla ricerca di un punto debole nei 600 miglia di frontiera.\r\n\r\nEsisteva davvero un ipotesi vincente?\r\n\r\nForse, quello che WP non dice è che le insistenze Usa non erano tanto rivolte al successo reale della controffensiva quanto ad agire presto, per lanciare uno spot sulla vitalità della resistenza ucraina, mostrare che era ancora viva e aveva delle ambizioni, soprattutto perché non arrivasse presto una guerra di logoramento che avrebbe favorito i Russi e fatto scemare l’attenzione e il sostegno occidentali, costruiti con fatica, che avevano negli Usa e in GB il centro propulsore mentre il resto del mondo già graduava da una larga perplessità europea, che seguiva il padrone Usa obtorto collo, a una vera e propria contrarietà di quasi tutto il resto del mondo.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/La_fine_7_dic_23.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nhttps://www.cop28.com\r\n\r\nCop28, a Dubai i lobbisti del fossile sono quadruplicati\r\n\r\nGli affari nucleari di Bill Gates hanno fatto irruzione alla COP28 sul clima\r\n\r\nNuclear Now - lo spot nuclearista di Oliver Stone\r\n\r\n**\r\n\r\nWashington Post Miscalculations, divisions marked offensive planning by U.S., Ukraine\r\n\r\nA Dubai russi e ucraini gomito a gomito in nome degli affari\r\n\r\nhttps://www.theuardian.com/environment/video/2023/dec/04/cop28-president-al-jaber-no-science-fossil-fuels-remarks-misrepresented-video","8 Dicembre 2023","2023-12-08 13:57:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/1702026360544-200x110.png","LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA S.2 #11 - CONTROFFENSIVA NUCLEARE",1702043297,[],[],{"post_content":252},{"matched_tokens":253,"snippet":254,"value":255},[202],"audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/La_fine_7_dic_23.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nhttps://www.cop28.com\r\n\r\n\u003Cmark>Cop28\u003C/mark>, a Dubai i lobbisti del","Si è aperta il 30 novembre la COP 28 a Dubai. Il padrone di casa, Sulktan Al Jaber, ha subito fatto intuire l’aria che tira con un sorprendente fuori onda in odore di negazionismo climatico, sostenendo che nessuna scienza ci dice che la rinuncia al carbon-fossile impedirà l’aumento della temperatura globale di 1,5 gradi centigradi, traguardo che forse abbiamo già mancato e si parla già del prossimo target: evitare l’aumento di 2 gradi centigradi.\r\n\r\nLa conferenza si chiuderà il 12 dicembre e fino ad allora non sapremo quali trattative andranno in porto e con che forza. Per il momento le dichiarazioni ci lasciano scorgere scenari abbastanza foschi. Venti paesi hanno firmato una dichiarazione con cui si chiede di triplicare il ricorso all'energia nucleare entro il 2050 e di riconoscere ufficialmente il ruolo dell'atomo nel raggiungere le zero emissioni nette, in testa Usa, Gran Bretagna e Francia. Si insite molto sulla cosiddetta “povertà energetica”, ovvero quel decimo del mondo che ancora non ha accesso alla corrente elettrica, che sono poi quasi sempre Paesi sub-sahariani.\r\n\r\nSi è parlato molto della creazione del fondo per risarcire i Paesi che già vivono gli effetti disastrosi del cambiamento climatico come alcune isole del Pacifico o alcune zone africane che già vedono processi di desertificazione. Peccato che questi disastri si misurino nell’ordine dei miliardi di dollari e finora il fondo abbia raccolto qualche centinaio di milioni, grazie all’impegno di Italia, Francia e Germania ma con gli Usa che mettono appena qualche milione di dollari.\r\n\r\nInfine sembrano confermati gli impegni, ma senza vincoli, a triplicare entro il 2030 il ricorso alle energie rinnovabili che nel frattempo diventano sempre più economiche. Ha diffuso un certo allarme uno studio della Banca Mondiale che stima in 25 milioni le vite perse entro il 2050 a causa dei cambiamenti climatici, disastri ma soprattutto nuove e vecchie malattie.\r\n\r\nNe abbiamo discusso con Andrea Capocci, collaboratore de “Il Manifesto” e della rivista “Le Scienze”.\r\n\r\nPer parlare del rilancio del nucleare, che come una fenice risorge costantemente, abbiamo sentito Gian Piero Godio di Legambiente Piemonte, con il quale affrontiamo la questione delle nuove centrali nucleari a fissione, più piccole e diffuse, e del miraggio del nucleare \"pulito\" da fusione.\r\n\r\n***\r\n\r\nChiudiamo la puntata commentando la lunga inchiesta uscita in due parti sulle pagine del Washington Post del 4 e 5 dicembre.\r\n\r\nLa prima cosa che capiamo è che l’Ucraina era molto esitante di fronte all’ipotesi della controffensiva perché sapeva dei dover sopportare perdite enormi, mentre erano gli Usa a spronare all’attacco, sostenendo che bisognasse partire presto per evitare che le linee russe si fortificassero troppo e troppo in profondità. Quindi con qualche ritardo e malumore alla fine si è partiti. Si è partiti come desideravano gli Usa ma con la tattica decisa dagli Ucraini perché gli Usa volevano un attacco massiccio ma concentrato in un solo punto del fronte, l’area di Melitopol, per raggiungere il mare di Azov mentre gli Ucraini optavano per insistere su tre fronti alla ricerca di un punto debole nei 600 miglia di frontiera.\r\n\r\nEsisteva davvero un ipotesi vincente?\r\n\r\nForse, quello che WP non dice è che le insistenze Usa non erano tanto rivolte al successo reale della controffensiva quanto ad agire presto, per lanciare uno spot sulla vitalità della resistenza ucraina, mostrare che era ancora viva e aveva delle ambizioni, soprattutto perché non arrivasse presto una guerra di logoramento che avrebbe favorito i Russi e fatto scemare l’attenzione e il sostegno occidentali, costruiti con fatica, che avevano negli Usa e in GB il centro propulsore mentre il resto del mondo già graduava da una larga perplessità europea, che seguiva il padrone Usa obtorto collo, a una vera e propria contrarietà di quasi tutto il resto del mondo.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/La_fine_7_dic_23.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nhttps://www.cop28.com\r\n\r\n\u003Cmark>Cop28\u003C/mark>, a Dubai i lobbisti del fossile sono quadruplicati\r\n\r\nGli affari nucleari di Bill Gates hanno fatto irruzione alla \u003Cmark>COP28\u003C/mark> sul clima\r\n\r\nNuclear Now - lo spot nuclearista di Oliver Stone\r\n\r\n**\r\n\r\nWashington Post Miscalculations, divisions marked offensive planning by U.S., Ukraine\r\n\r\nA Dubai russi e ucraini gomito a gomito in nome degli affari\r\n\r\nhttps://www.theuardian.com/environment/video/2023/dec/04/cop28-president-al-jaber-no-science-fossil-fuels-remarks-misrepresented-video",[257],{"field":100,"matched_tokens":258,"snippet":254,"value":255},[202],{"best_field_score":236,"best_field_weight":136,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":46,"score":260,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":14},"578730054645710961",{"document":262,"highlight":275,"highlights":281,"text_match":234,"text_match_info":284},{"comment_count":46,"id":263,"is_sticky":46,"permalink":264,"podcastfilter":265,"post_author":266,"post_content":267,"post_date":268,"post_excerpt":52,"post_id":263,"post_modified":269,"post_thumbnail":270,"post_title":271,"post_type":186,"sort_by_date":272,"tag_links":273,"tags":274},"72737","http://radioblackout.org/podcast/piantiamola-di-piantare-alberi-no-al-greenwashing/",[149],"liberationfront","E’ sempre più diffusa da parte di diverse aziende e Stati, sotto la spinta della COP26, la tendenza a partecipare a campagne e iniziative che riguardino la piantumazione estesa di nuovi alberi per far quadrare verso lo zero i conti delle proprie emissioni di anidride carbonica. Questo tipo di strategia, rientrante pienamente nel meccanismo di greenwashing, comporta diversi problemi: in primis, l’idea che vi sta dietro rappresenta una visione matematica-meccanicistica del mondo, secondo cui è possibile inquinare impunemente da un lato, a patto di “riparare” dall’altro i propri danni in base alla presunta (e prettamente teorica) CO2 assorbita da ogni albero piantato. Ciò significa non preoccuparsi di mettere fine alle emissioni, alla deforestazione, allo sfruttamento delle risorse, ma anzi trovare una giustificazione per continuare a farlo senza sensi di colpa o senza compromettersi di fronte all’opinione pubblica. Come se non bastasse, nella maggior parte di queste iniziative, le sementi utilizzate si rivelano inadeguate per tipo di specie, qualità genetica, capacità di resistenza e mole di semi necessari a mantenere le promesse (poiché le sementi spesso non sono producibili sul mercato in così grosse quantità). Nei paesi di India, Malesia, Indonesia e Filippine, ad esempio, impegnate molto (cioè con promesse di numeri di ripiantumazione altissimi) in queste campagne “verdi”, risulta che le nuove piantagioni “salvifiche” sono monocolturali, con semi di origine dubbia, inadatte ai luoghi ospitanti, e quasi certamente non raggiungeranno lo stato auspicato di foresta forte, sana e resiliente, anche perché non vi è in effetti un monitoraggio delle fasi successive alla mera piantumazione. Pensare che fenomeni come la distruzione degli habitat possano essere bilanciati da forme di ripiantumazione sbrigative, economiche e poco attente alla complessità della biodiversità è del tutto ingannevole e non può che portare a maggiori danni di quanti ne vuole “curare”.\r\n\r\nAscolta l’audio qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/01/piante.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","9 Gennaio 2022","2022-01-11 22:16:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/01/index-200x110.jpeg","Piantiamola di piantare alberi: no al greenwashing",1641756820,[],[],{"post_content":276},{"matched_tokens":277,"snippet":279,"value":280},[278],"COP26","Stati, sotto la spinta della \u003Cmark>COP26\u003C/mark>, la tendenza a partecipare a","E’ sempre più diffusa da parte di diverse aziende e Stati, sotto la spinta della \u003Cmark>COP26\u003C/mark>, la tendenza a partecipare a campagne e iniziative che riguardino la piantumazione estesa di nuovi alberi per far quadrare verso lo zero i conti delle proprie emissioni di anidride carbonica. 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Pensare che fenomeni come la distruzione degli habitat possano essere bilanciati da forme di ripiantumazione sbrigative, economiche e poco attente alla complessità della biodiversità è del tutto ingannevole e non può che portare a maggiori danni di quanti ne vuole “curare”.\r\n\r\nAscolta l’audio qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/01/piante.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]",[282],{"field":100,"matched_tokens":283,"snippet":279,"value":280},[278],{"best_field_score":236,"best_field_weight":136,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":46,"score":260,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":14},6637,{"collection_name":186,"first_q":20,"per_page":140,"q":20},5,["Reactive",289],{},["Set"],["ShallowReactive",292],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fw5Mg8fa7xoJ_ehLGZgWMPNuOPBOoTRcnScwdz4BQLq4":-1},true,"/search?query=cop27"]