","Corteo antifascista alle Vallette. Rilasciato con obbligo di firma il compagno arrestato","post",1518546816,[65,66,67,68,69,70,71,72,73],"http://radioblackout.org/tag/arresto/","http://radioblackout.org/tag/corteo-antifascista/","http://radioblackout.org/tag/fabrizio-mastello/","http://radioblackout.org/tag/fascisti/","http://radioblackout.org/tag/foibe/","http://radioblackout.org/tag/giornata-del-ricordo/","http://radioblackout.org/tag/lucento-vallette/","http://radioblackout.org/tag/nazionalismo/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[75,76,77,33,78,79,80,81,29],"arresto","corteo antifascista","fabrizio mastello","foibe","giornata del ricordo","lucento vallette","nazionalismo",{"post_content":83,"post_title":87,"tags":92},{"matched_tokens":84,"snippet":85,"value":86},[21],"polizia difendeva i fascisti. Il \u003Cmark>corteo\u003C/mark> ha tentato più volte di","Sabato 10 febbraio. Siamo a Lucento, zona popolare di Torino. Qui c’è il villaggio santa Caterina: i nomi delle vie ricordano quelli dei paesi e delle città da cui arrivavano istriani e dalmati, che presero la via dell’esilio dopo la seconda guerra mondiale. Quelli che arrivarono a Torino finirono alle Casermette di Borgo San Paolo, un campo profughi che ospitava persone fuggite anche dalla Grecia, Francia, Libia, Montenegro, dall’Africa orientale italiana. Le guerre sospingono tanta gente lontana dal posto dove viveva. L’impero del Duce e del Re si dissolse, il confine orientale si spostò nuovamente verso ovest.\r\nI profughi delle Casermette di via Veglia, una zona isolata, priva di trasporti pubblici, vivevano ammassati nelle camerate trasformate in tendopoli: una corda e un telo garantivano una precaria intimità.\r\nIl villaggio Santa Caterina venne ultimato tra il 1956 e il 1959: undici blocchi di palazzine di edilizia popolare furono costruite per le famiglie di profughi dell’Istria e della Dalmazia. Allora quella zona di Torino era ancora campagna: strade, autobus, negozi, scuole sarebbero arrivati nei due decenni successivi.\r\n\r\nNel 2004 venne istituita la giornata del Ricordo dell’esilio istriano e dalmata e delle vittime delle Foibe. Poco dopo il comune di Torino fece apporre su una delle case del villaggio una lapide commemorativa.\r\n\r\nLa giornata del Ricordo, voluta dalle destre per rinfocolare la retorica patriottica, venne fatta propria anche dalla sinistra istituzionale. La memoria della guerra fascista sul fronte orientale, l’invasione della Jugoglavia e della Grecia, la feroce occupazione militare, i campi di concentramento dove la gente moriva di fame e sevizie, gli stupri, le torture è una memoria seppellita dal mito degli italiani brava gente. Un mito falso e consolatorio, che apre la via al revisionismo fascista. La giornata del Ricordo viene cavalcata ogni anno dalla destra xenofoba e razzista.\r\n\r\nQuest’anno sia Forza Nuova che Casa Pound si sono ritrovate due ore l’una dall’altra, al villaggio Santa Caterina.\r\n\r\nGli antifascisti torinesi si sono dati appuntamento nella zona del mercato di corso Cincinnato, all’angolo con via Valdellatorre. Un imponente schieramento di polizia difendeva i fascisti. Il \u003Cmark>corteo\u003C/mark> ha tentato più volte di aggirare la polizia, senza tuttavia riuscirvi. 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Questo perché nel quartiere si trova il villaggio Santa Caterina, gruppo di case popolari dove furono ospitati dagli anni 50 le vittime dell’esodo istriano-giuliano-dalmata, oltre a famiglie di diverse provenienze. Questa tematica continua ad essere usata strumentalmente da chi, come CasaPound, costruisce sulla retorica nazionalista la propria identità politica.\r\nAl termine della I guerra mondiale le zone dell’Istria, Dalmazia ed i cosiddetti territori orientali, sotto il controllo del regime fascista, subirono una forzata e violenta opera di italianizzazione linguistica, culturale e politica. Questo significò concretamente repressioni, torture, deportazioni in campi di prigionia, a danno di una popolazione slava considerata inferiore, \"da educare non con lo zuccherino ma con il bastone\". Una vera e propria bonifica etnica. La propaganda fascista costruì il mito di una terra da sempre italiana, sebbene quei territori fossero linguisticamente e culturalmente eterogenei. 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Questioni quali sicurezza, immigrazione, microcriminalità, emergenza abitativa e lavoro diventano il pretesto per presentarsi con soluzioni facili e retoriche agli occhi degli abitanti, spesso ignari della vera natura di CasaPound e affini. Nascono così fittizi comitati di quartiere che utilizzando il diffuso malcontento, finiscono per fare propaganda a favore dei loro ideali esclusivi, razzisti e nazionalisti.\r\nIdeali che si manifestano troppo spesso in pratiche di violenza squadrista: solo pochi giorni fa a Napoli i fascisti di Blocco Studentesco - appendice di CasaPound - hanno aggredito con bastoni e martelli degli studenti all'uscita della scuola superiore. Ed è solo l’ultimo di una lunga lista di assassinii e aggressioni da parte di camerati fascisti vari, dall’italiano Dax ucciso a Milano nel 2003 ai due ragazzi senegalesi Diop Mor e Samb Modou assassinati nel 2011 a Firenze. Il volto dei “fascisti del terzo millennio” è questo: da una parte politiche di disuguaglianza sociale portate avanti ogni qual volta viene lasciato loro spazio di agibilità politica, su una delle tante poltrone che inseguono con insistenza (presentandosi alle elezioni a braccetto con la Lega), dall’altra violenze e intimidazioni nelle strade.\r\nIn un quartiere come questo, nato con l’immigrazione e dall’intreccio di donne e uomini di origini diverse, è a maggior ragione inaccettabile l’azione e la retorica di CasaPound, basata sulla discriminazione, la violenza, sull’esclusione dell’ultimo, del diverso, del più povero.\r\nMa CasaPound non è nient’altro che la peggiore costola di una società già in forte frammentazione, in cui i quartieri popolari subiscono facilmente il mito della sicurezza, della paura nei confronti del diverso. Luoghi poveri di orizzonti genuini di socialità e legami solidaristici, ma “ricchi” delle peggiori rappresentazioni dell’oggi: dai centri commerciali alle immense aree industriali dismesse, ai complessi di case popolari adibiti a dormitori; dal luogo simbolo della privazione della libertà come il carcere, alle improbabili varianti urbanistiche e “riqualificazioni”, che tentano di includere le stesse periferie in logiche di profitto tutte nuove, nel solco della “città ad evento continuo” e “multicentrica”, che arricchisce i soliti speculatori e allontana le povertà, escluse dai processi di cambiamento, verso altre “periferie”, altre nicchie, purché queste siano invisibili e non rovinino il nuovo volto luccicante della città.\r\nIn queste fratture, evidenti e in espansione, trovano luogo fenomeni di disgregazione sociale, che spesso si esprimono in xenofobia e razzismo, sottile od eclatante che sia. In quest’ottica si inserisce il “pogrom” della Continassa del dicembre 2011 proprio alle Vallette e i numerosi eventi di discriminazione razziale avvenuti in molte periferie torinesi negli ultimi anni, da Mirafiori a Barriera di Milano, fino ad arrivare alle recenti ronde antidegrado a San Salvario capitanate dal pub “Asso di Bastoni”, covo di fascisti.\r\nMa queste fratture rappresentano anche il potenziale momento in cui costruire percorsi radicalmente diversi, in cui ognuno trovi il proprio spazio e le proprie modalità di espressione, capaci di immaginare comunità e quartieri sorretti da relazioni di solidarietà, antirazzisti e antifascisti. Percorsi sicuramente in salita e non scontati, che portano necessariamente a pensare la periferia come punto di partenza e soggetto di un possibile cambiamento.\r\nEd è anche di fronte a queste prospettive che oggi camminiamo per le strade del nostro quartiere, per affermare e ribadire che qualsiasi fascismo, vecchio e nuovo, non passerà, soprattutto qui nei quartieri popolari.\r\n7 Febbraio 2016\r\nLucento Vallette Antifasciste","9 Febbraio 2016","2016-02-11 14:19:37","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/cancro-popoli-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"225\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/cancro-popoli-225x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/cancro-popoli-225x300.jpg 225w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/cancro-popoli.jpg 720w\" sizes=\"auto, (max-width: 225px) 100vw, 225px\" />","Lucento Vallette antifasciste. 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Hanno cominciato nel pomeriggio quelli di Forza Nuova, tentando di assaltare il Gratosoglio autogestito armati di caschi e coltelli.\r\nIn serata è il turno di Casa Paund. In 20 contro uno si avventano contro un ragazzo della Rete Studenti nel parcheggio di una discoteca del centro. Il ragazzo viene infine gettato nel Naviglio, dove viene bersagliato con sputi, bottiglie e insulti. Prima di allontanarsi i fascisti gridano “saluti da Casa Pound Milano!”.\r\nLunedì sera gli antifascisti si danno due appuntamenti: un presidio in piazza Abbiategrasso e un corteo cittadino da Porta Genova. Il corteo, che raccoglie un migliaio di persone, molti i giovanissimi, passa dai Navigli e si conclude in piazza Resistenza.\r\n\r\n \r\n\r\nIl corteo di lunedì è un'anteprima delle numerose iniziative antifasciste che si svolgeranno a Milano sino al 25 aprile.\r\n\r\n \r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alberto “Abo”, che ieri sera ha partecipato alla manifestazione.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2017 04 04 abo antifa mi","4 Aprile 2017","2017-04-05 12:08:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/milano-antifa-300x300-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"296\" height=\"195\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/milano-antifa-300x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Milano. Corteo antifascista dopo le aggressioni",1491319714,[203,204,205,206,207,208],"http://radioblackout.org/tag/aggressione-fascista-milano/","http://radioblackout.org/tag/casa-pound/","http://radioblackout.org/tag/corteo-antifascista-a-milano/","http://radioblackout.org/tag/forza-nuova/","http://radioblackout.org/tag/milano/","http://radioblackout.org/tag/navigli/",[210,35,211,212,24,213],"aggressione fascista Milano","corteo antifascista a milano","forza nuova","navigli",{"post_content":215,"post_title":219,"tags":222},{"matched_tokens":216,"snippet":217,"value":218},[21],"in piazza Abbiategrasso e un \u003Cmark>corteo\u003C/mark> cittadino da Porta Genova. Il","Sabato scorso ci sono state ben due aggressioni fasciste. Hanno cominciato nel pomeriggio quelli di Forza Nuova, tentando di assaltare il Gratosoglio autogestito armati di caschi e coltelli.\r\nIn serata è il turno di Casa Paund. 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Il \u003Cmark>corteo\u003C/mark>, che raccoglie un migliaio di persone, molti i giovanissimi, passa dai Navigli e si conclude in piazza Resistenza.\r\n\r\n \r\n\r\nIl \u003Cmark>corteo\u003C/mark> di lunedì è un'anteprima delle numerose iniziative antifasciste che si svolgeranno a Milano sino al 25 aprile.\r\n\r\n \r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alberto “Abo”, che ieri sera ha partecipato alla manifestazione.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2017 04 04 abo antifa mi",{"matched_tokens":220,"snippet":221,"value":221},[89,90],"Milano. \u003Cmark>Corteo\u003C/mark> \u003Cmark>antifascista\u003C/mark> dopo le aggressioni",[223,225,227,230,232,234],{"matched_tokens":224,"snippet":210},[],{"matched_tokens":226,"snippet":35},[],{"matched_tokens":228,"snippet":229},[21,90],"\u003Cmark>corteo\u003C/mark> \u003Cmark>antifascista\u003C/mark> a milano",{"matched_tokens":231,"snippet":212},[],{"matched_tokens":233,"snippet":24},[],{"matched_tokens":235,"snippet":213},[],[237,242,244],{"field":39,"indices":238,"matched_tokens":239,"snippets":241},[130],[240],[21,90],[229],{"field":120,"matched_tokens":243,"snippet":221,"value":221},[89,90],{"field":123,"matched_tokens":245,"snippet":217,"value":218},[21],1157451471441100800,{"best_field_score":248,"best_field_weight":249,"fields_matched":37,"num_tokens_dropped":51,"score":250,"tokens_matched":130,"typo_prefix_score":51},"2211897868288",15,"1157451471441100923",{"document":252,"highlight":270,"highlights":278,"text_match":246,"text_match_info":283},{"cat_link":253,"category":254,"comment_count":51,"id":255,"is_sticky":51,"permalink":256,"post_author":54,"post_content":257,"post_date":258,"post_excerpt":57,"post_id":255,"post_modified":259,"post_thumbnail":260,"post_thumbnail_html":261,"post_title":262,"post_type":62,"sort_by_date":263,"tag_links":264,"tags":268},[48],[50],"49124","http://radioblackout.org/2018/10/condanne-per-il-corteo-antifascista-di-piacenza-del-10-febbraio/","Ieri il Tribunale di Piacenza ha emesso la sentenza di primo grado nei confronti di Giorgio 'Brescia' e Lorenzo 'DiBi', i due compagni imputati per il corteo antifascista che lo scorso 10 febbraio si scontrò con la polizia nel tentativo di raggiungere la sede locale di Casapound. 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Dopo il corteo nazionale del 23 maggio scorso per la celebrazione dell'entrata in guerra dell'Italia (a cui si è contrapposta una determinata manifestazione antifa) questa volta i fascisti hanno inaugurato la loro sede, nel pieno centro storico del capoluogo isontino a due passi dal Comune. Nonostante la presenza del gran capo Iannone all'inaugurazione c'erano una sessantina di fascisti. Erano almeno 200 i partecipanti al corteo antifascista che dalla stazione dei treni è arrivato fino a piazza del Municipio a poca distanza dalla sede dei camerati. Qui, in una piazza blindata in ogni lato dalla celere in antisommossa con camionette e autoblindo, è iniziato un bombardamento sonoro con interventi, musica e slogan. Dopo una mezz'ora due fascisti -uno con tanto di maglietta ufficiale di CPI- sono stati notati a far foto da un lato della piazza. Immediata la reazione dei presenti che hanno inseguito i due provocatori: uno è riuscito a dileguarsi lasciando da solo l'altro camerata che ovviamente difeso a suon di manganellate dalla celere. Per vari minuti vi è un fronteggiamento di alcune decine di compagn* e la celere: forte era la rabbia per la provocazione e per le manganellate. Quando la polizia tenta di fermare un manifestante, la reazione provoca altre botte da parte degli sbirri. Il bilancio finale è di alcuni compagni contusi per fortuna non gravemente e nessun fermato. A quel punto si riparte tutt* assieme verso il luogo di partenza. Rimane il fatto che due fascisti riconoscibilissimi sono passati tranquillamente sotto il naso dell'imponente schieramento poliziesco e che la polizia ha invece pestato i compagni. Questo episodio deve farci riflettere per essere meglio organizzati e preparati per le prossime iniziative di movimento per contrastare la montante marea fascista. 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In una Cremona blindata e deserta la polizia ha impedito al corteo di raggiungere il suo obbiettivo, ma ha dovuto faticare parecchio. Nei video che circolano si sentono agenti che lamentano male alla schiena e la mancanza di ulteriori lacrimogeni.\r\nIl corteo ha provato a più riprese ad aggirare i blocchi, non si è mai disunito, ha fatto indietreggiare i reparti, ma il sistema di protezione dei fascisti era ben congeniato e poteva contare in numeri e mezzi notevoli. A fine corteo Sel, presto seguyita da un comunicato congiunto di Cgil-Anpi-Arci invitava la questura locale a identificare e punire \" i facinorosi\" che avrebbero fatto degenerare un corteo altrimenti pacifico, mentendo e sapendo di mentire. Mentre i media ceracano di far montare l'indignazione cittadina per i danni collaterali (qualche banca sanzionata e una caserma dei vigili urbani appena appena affumicata) Emilio è tuttora ricoverato in ospedale in condizioni critiche mentre i fascistelli di Casa Pound sembrerebbero essere spartiti dall'orizzonte cittadino.\r\nUn bilancio del corteo e un aggiornamento sulle condizioni di Emilio con Michele del cs Dordoni\r\n\r\nmichele_cremona_26gen","26 Gennaio 2015","2015-01-29 11:06:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/casapound-cremona-4-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"167\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/casapound-cremona-4-300x167.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/casapound-cremona-4-300x167.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/casapound-cremona-4-768x427.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/casapound-cremona-4-200x110.jpg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/casapound-cremona-4.jpg 954w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Cremona: commento al corteo antifascista del 24 gennaio",1422275677,[265,266,332,333],"http://radioblackout.org/tag/cremona/","http://radioblackout.org/tag/emilio/",[18,26,335,336],"Cremona","emilio",{"post_content":338,"post_title":342},{"matched_tokens":339,"snippet":340,"value":341},[21],"Il \u003Cmark>corteo\u003C/mark> cremonese di sabato 24 maggio","Il \u003Cmark>corteo\u003C/mark> cremonese di sabato 24 maggio aveva un obbiettivo chiaro, quello di chiudere i covi fascisti e quell'obiettivo ha provato a paraticarlo, tentando per diverse volte di raggiungere la sede di Casa Pound. 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Questo sarà uno degli striscioni del corteo antifascista di domenica 7 febbraio alle Vallette. Forse basterebbe per dare il senso dell'iniziativa. Ovviamente non basta ma vale la pena ricordare che l'essenziale è tutto lì. Il corteo è promosso dai “Soliti ragazzi del quartiere” e da altri antifascisti torinesi, che quest'anno hanno voluto fosse il culmine di una settimana di informazione e lotta. I fascisti hanno indetto un corteo presso il villaggio Santa Caterina, la zona di case popolari che dagli anni Cinquanta ospita un folto gruppo di esuli istriani e dalmati. Per i fascisti è un'occasione per lucidare le armi della retorica nazionalista, facendo leva sulla memoria dolorosa dei profughi e dei loro discendenti, che presero la via dell'esilio tra il 1943 e il 1956.\r\nPer gli antifascisti e per i libertari è invece un'opportunità per mettere al centro una memoria che, nel rispetto di chi allora dovette lasciare le proprie case, prendendo la via dell'esilio, sappia cogliere tutto il male profondo che si radica e cresce di fronte ad ogni linea di frontiera, ad ogni spazio diviso da filo spinato, ad ogni bandiera che divida “noi” e “loro”. Chiunque essi siano.\r\n\r\nSino a poco tempo fa le fucilazioni e successivo seppellimento nelle foibe, le cavità tipiche del Carso, era un cavallo di battaglia delle destre, che liquidavano le ultime convulse fasi della seconda guerra mondiale tra Trieste, l'Istria e la costa Dalmata, come pulizia etnica nei confronti delle popolazioni di lingua italiana che vivevano in quelle zone.\r\nOggi gli argomenti dei fascisti li usano tutti. Il dramma delle popolazioni giuliano-dalmata fu scatenato «da un moto di odio e furia sanguinaria e un disegno annessionistico slavo che prevalse innanzitutto nel trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica». Queste parole le ha pronunciate nel 2007 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della “giornata del ricordo”, ma, non per caso, vennero condivise in modo bipartisan dalla destra e dalla sinistra parlamentari. Queste frasi vennero pronunciate alla foiba di Bazovizza, chiusa da una colata di cemento, sì che le richieste degli storici di potervi accedere per verificare quanti morti vi fossero dentro, è stata seppellita dalla retorica nazionalista.\r\nIl dramma del “confine orientale” ha radici lontane. Dopo la prima guerra mondiale, l'Italia si sedette da vincitrice al tavolo delle trattative. Il trattato di Rapallo, che perfezionò le condizioni stabilite durante la conferenza di Versailles, sancì l'annessione all'Italia di Trento, Trieste, Istria, e Dalmazia. Luoghi dove almeno un milione di persone parlavano lingue diverse dall'italiano, ma vennero obbligate a parlarlo in tutte le situazioni pubbliche e, soprattutto, a scuola. Oltre cinquantamila persone lasciarono Trieste dopo l'annessione: funzionari dell'impero austroungarico o semplici cittadini di lingua austriaca o slovena, per i quali non c'erano prospettive di vita nella Trieste “italiana”. Una città poliglotta e vivace stava smarrendo la propria peculiarità di luogo di incontro e intreccio di culture diverse.\r\nIl fascismo accentuò la repressione nei confronti delle popolazioni di lingua slovena e croata, l'occupazione tedesca e italiana della Jugoslavia fu accompagnata da atrocità indelebili. Questa non è una giustificazione di quanto accadde, ma più banalmente la restituzione di un contesto di guerra durissimo. Nella seconda guerra mondiale in Jugoslavia morirono un milione di persone, altrettante persero la vita nell'Italia del Nord.\r\nNelle fucilazioni dei partigiani titoisti caddero molti fascisti, anche se i gerarchi più importanti fecero in tempo a trovare scampo a Trieste. Caddero anche molte persone le cui collusioni dirette con il fascismo erano molto più impalpabili. L'equiparazione tra fascismo e italianità, perseguita con forza dal regime mussoliniano, costerà molto cara a chi, in quanto italiano, venne considerato tout court fascista. Oggi gli storici concordano sul fatto che le cifre reali sugli infoibati sono molto lontane da quelle proposte dalla retorica nazionalista, ma per noi anche uno solo sarebbe troppo. Sloveno, italiano, croato che sia.\r\n\r\nPiù significativo fu invece l'esodo dall'Istria e dalle coste dalmate. Città come Pola e Zara persero oltre il 80% della popolazione. Accolti bene dalle popolazioni più vicine, vennero trattati con disprezzo ed odio altrove. Ad Ancona vennero accolti a sputi e trattati da fascisti in fuga. Qui a Torino erano guardati con diffidenza. Per la gente comune, con involontaria, ma non meno feroce ironia, erano “gli slavi”.\r\n\r\nLa radice del male, oggi come allora, è nel nazionalismo che divide, separa, spezza.\r\n\r\nA ciascuno di noi il compito di combattere il fascismo oggi. I profughi di altre guerre, di altri luoghi sono lo spauracchio con il quale i fascisti del nuovo millennio, provano a dar gambe alla guerra tra i poveri, all'odio verso i diversi, alla chiusura identitaria.\r\nRicordare oggi le vicende del confine orientale, un confine spostato tante volte nel sangue, significa confrontarsi con la pratica di una verità, che riconoscendo le vittime e il contesto di quelle vicende, ci insegna che solo un'umanità senza frontiere può mettere la parola fine ad orrori che, ogni giorno si ripetono ad ogni latitudine. In nome di un dio, di una nazione, di una frontiera fatta di nulla.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Claudio Venza, docente di storia all'università di Trieste, anarchico e antifascista.\r\n\r\nAscolta la diretta realizzata da Anarres:\r\n\r\n2016-02-05-venza-foibe\r\n\r\nDi seguito una scheda sull'esodo istriano e un'intervista a Gloria Nemec, sulla memoria dell’esodo istriano e dei “rimasti”. Entrambi i pezzi usciranno sul settimanale anarchico Umanità Nova\r\n\r\nLe tappe dell’esodo istriano (1943-1956)\r\n\r\nI numeri dei profughi italiani dall’Istria, Fiume e Dalmazia hanno costituito un cavallo di battaglia per tutti coloro che hanno presentato pubblicamente il fatto storico, in particolare per chi ha speculato su questo distacco doloroso per fini nazionalistici e revanschisti. La rivincita (revanche) è stata invocata a più riprese da chi si illudeva di una possibile guerra tra Italia e Jugoslavia e poi tra Occidente e Oriente, un conflitto in cui Trieste avrebbe dovuto essere il pretesto, il bottino e il perno.\r\n\r\nLe prime stime si aggiravano su poco più di 200.000 unità. Poi il livello è stato portato a 350.000 da diversi sostenitori (come padre Flaminio Rocchi). Sul piano di una lettura dell’esodo in versione anticomunista e antislava, anche i numeri degli “infoibati” venivano gonfiati fino a parlare, senza la minima prova, di “ventimila italiani massacrati in quanto tali”. La cifra più attendibile dell’esodo, in conseguenza di recenti ricerche d’archivio, si aggira sulle 300.000 persone emigrate verso l’Italia.\r\n\r\nIn realtà si pone un problema metodologico di notevole significato storico e politico: come stabilire l’italianità certa quando in Istria, ma non solo, le ascendenze, la lingua d’uso, i cognomi sono cambiati molto di frequente ? In effetti la popolazione si mescolava, e si mescola, al di là di proclamate barriere nazionali e linguistiche. Si tenga conto che l’identità prevalente ai giorni nostri è quella “istriana”, una miscela di italiano-sloveno-croato consolidata nel corso del tempo.\r\n\r\nLa prima fase della fuga dalle campagne istriane di persone di cultura prevalentemente italiana (dopo un ventennio di un regime fascista fautore di una martellante snazionalizzazione ai danni della popolazione slava) si registra dopo l’8 settembre 1943, la “capitolazione” dell’Italia e la conseguente fuga di persone e gruppi particolarmente esposti sul piano politico, nazionale e/o della lotta di classe, diretta in particolare contro i proprietari terrieri. Prima, e a seguito, dei Trattati di pace si registrano circa tre anni di possibili opzioni dei soggetti che decidono di spostarsi in Italia. Questo flusso interessa diverse decine di migliaia di persone timorose del nuovo corso politico che, in teoria, ruota attorno ai “poteri popolari”, organismi controllati di fatto dalla Lega dei Comunisti, il vero detentore del potere istituzionale.\r\n\r\nSono segnalati, e confermati da ispezioni del partito a livello centrale, molti casi di abusi per ostacolare la libera scelta dell’opzione filo italiana. Si riaprono, anche su pressioni diplomatiche, i termini e nel 1950-51 si assiste ad una nuova ondata di esuli verso l’Italia. In questo frangente anche diversi militanti comunisti filostaliniani cercano di uscire dallo stato jugoslavo dove i titoisti esercitano un controllo e una repressione fortissimi verso gli ex-compagni sospettati di cominformismo.\r\n\r\nTalvolta le uscite dalla Jugoslavia sono rese difficili dalle professioni qualificate dei richiedenti che sono preziose per un paese distrutto da una guerra devastante con circa un milione di morti. Ad esempio, ai medici e agli artigiani riesce difficile ottenere il consenso all’espatrio. Poiché sembrava che il flusso stesse spopolando le stesse campagne, il potere jugoslavo trova modi e forme per scoraggiare l’esodo di utili produttori agricoli.\r\n\r\nNell’Istria slovena, dopo il memorandum di Londra del 1954 (che pone fine al Territorio Libero di Trieste e quindi assegna la Zona B, nel nord dell’Istria, alla Jugoslavia), si alimenta una nuova corrente di un esodo che termina, più o meno, nel 1956. Questo flusso non raggiunge i numeri impressionanti che avevano svuotato di fatto città importanti come Pola e Zara con l’esodo dell’80-90 % dei residenti.\r\n\r\nI circa 300.000 profughi saranno accolti in più di 100 campi più o meno improvvisati, sparsi per il territorio italiano, in attesa della costruzione di appositi borghi o dell’ulteriore emigrazione di varie migliaia verso mete d’oltremare, come il Nord America, l’Argentina, l’Australia.\r\n\r\nDa più parti si evoca una “diaspora” istriana assumendo la definizione, però molto più pregnante, della dispersione degli ebrei in età moderna e contemporanea. Ad ogni modo va ricordato che buona parte dei profughi non apparteneva ai ceti dirigenti o privilegiati, compromessi col fascismo che fuse in un’unica immagine pubblica l’italiano e il fascista.\r\n\r\nLa dittatura contribuì così a dirigere la prevedibile resa dei conti dopo il 1945. In essa gli elementi nazionali e quelli di classe risultarono spesso confusi e comunque portatori di gravi conseguenze sul piano dei destini collettivi.\r\n\r\nClaudio Venza\r\n\r\n*****\r\n\r\nLa memoria dell’esodo istriano\r\nClaudio Venza, docente di storia all’Università di Trieste, ha intervistato per il settimanale Umanità Nova, una studiosa di storia sociale, Gloria Nemec, sulla memoria dell’esodo istriano e dei “rimasti”.\r\nVi proponiamo di seguito l’intervista.\r\n\r\n1. Come ti sei avvicinata alla storia dell’esodo dei giuliano-dalmati?\r\n\r\nDa studiosa di storia sociale, ho lavorato sul campo dei processi collettivi e di formazione delle memorie nella zona alto-adriatica, in particolar modo nel secondo dopoguerra. Dove si poteva, ho privilegiato l’uso delle fonti orali, delle memorie autobiografiche e familiari, nell’ambito di progetti grandi e piccoli, internazionali e locali. Il fatto che Trieste fosse divenuta “la più grande città istriana” a seguito dell’esodo dei giuliano dalmati, non mi sembrava un fatto irrilevante: il carico di memorie dolorose e conflittuali aveva connotato non poco la città, anche se sino ai primi anni ’90 la storiografia aveva fatto un uso limitatissimo delle memorie dei protagonisti. La raccolta di testimonianze degli esuli da Grisignana d’Istria che ha prodotto Un paese perfetto (1998) ha fatto un po’ da apripista ad altre indagini con fonti orali, mie e di altri. Per me era importante ricostruire memorie lunghe – dal fascismo al definitivo sradicamento e inserimento nella società triestina - attraverso le storie di famiglie contadine di una piccola comunità. Mi interessava entrare in un mondo di mentalità, valori, cultura materiale e linguaggi per capire meglio la crisi collettiva che aveva comportato l’abbandono di massa del luogo d’origine. Molte narrazioni pubbliche riferite all’esodo si focalizzano invece sul breve periodo 1943-45 come se nulla fosse successo prima e nulla dopo.\r\n\r\n2. Che tipologia di persone hai incontrato nelle tue ricerche?\r\n\r\nUn po’ di tutti i tipi. A Trieste ho intervistato soprattutto esuli dalla Zona B, e soprattutto quella specifica tipologia istriana di coltivatori diretti, su proprietà medio-piccole e residenti nelle cittadine. La gran parte dei testimoni sottolineava un’appartenenza urbana-rurale che credo sia specifico elemento costitutivo delle identità culturali degli italiani d’Istria. Molti lavoravano la loro terra “senza servi né padroni” come ha scritto Guido Miglia e si definivano agricoltori ma non contadini perché vivevano nel perimetro urbano. Si percepivano come cittadini occupati in campagna, si cambiavano finito il lavoro per presentarsi con “aspetto civile”, frequentare la piazza, il caffè, l’osteria, dove si ritrovavano gli operatori comunali, gli artigiani, i bottegai. Su quel perimetro spesso si giocava un confronto di lungo periodo tra mondo latino e slavo: nazionale, economico e culturale, secondo una miriade di variabili, dati i profondi fenomeni di ibridismo e le radici intrecciate di molte famiglie. E’ chiaro che il ventennio fascista e i processi di snazionalizzazione degli alloglotti (non parlanti l’italiano come lingua d’uso) rafforzarono per gli italiani delle cittadine il senso della supremazia storica e favorirono una rappresentazione quasi mitica dell’italianità di frontiera. Si affermò quel nesso indissolubile tra fascismo e italianità che si sarebbe ritorto crudelmente a danno degli italiani.\r\nTra le comunità italiane di rimasti in Istria ho incontrato uomini e donne di tutti i tipi, ovviamente di età adeguata perché chiedevo loro di raccontarmi le storie familiari tra guerra, esodo e dopoguerra. Ho intervistato contadini, operai, pescatori e insegnanti, illetterati e laureati, persone coinvolte nella costruzione dei poteri popolari e persone che li subirono, nell’intento di ricostruire quella pluralità dinamica di storie che è tratto fondamentale della realtà istriana, spesso oscurato dall’univoca definizione di “rimasti”. L’ascolto delle storie di vita insegna la complessità.\r\n\r\n3. Come vedono e giudicano oggi quell’evento lontano?\r\n\r\nL’esodo fu una crisi comunitaria e una profonda lacerazione: la nostalgia per un mondo scomparso e idealizzato è un tratto comune nella memoria di esuli e rimasti. Fu un lutto complicato da elaborare nel dopoguerra, mentre si imponevano travagliati percorsi di integrazione o di adattamento al nuovo contesto jugoslavo.\r\n\r\n4. Sino a che punto la memoria degli esuli trasfigura la realtà storica secondo un paradigma che è stato definito “vittimistico”?\r\n\r\nC’è stato un buco nero nella memoria europea del dopoguerra: quello delle migrazioni forzate e della semplificazione etnica che ne conseguì. Si stima che circa venti milioni di persone furono variamente obbligate a trasferirsi, le loro esperienze e memorie rimasero escluse dalla formazione di una memoria collettiva nel corso dei processi di ristabilizzazione post-bellica. E’ chiaro che il paradigma risentito-vittimistico ha un suo senso storico, come compare dalle ultime generazioni di ricerche sui trasferimenti di popolazioni europee. La storia orale ha avuto un ruolo decisivo nel riportare alla luce queste vicende. E siccome i traumi si ereditano, anche le generazioni successive si sono fatte carico della memoria di un evento accaduto molto tempo prima del quale il resto è stato conseguenza.\r\n\r\nGloria Nemec ha insegnato Storia sociale all’Università di Trieste. Da decenni conduce un lavoro sulle fonti orali. Ha pubblicato: Un paese perfetto. Storia e memoria di una comunità in esilio. Grisignana d’Istria (1930-1960), Gorizia, LEG, 2015; Nascita di una minoranza. Istria 1947-1965. Storia e memoria degli italiani rimasti nell’area istro-quarnerina, Fiume-Trieste-Rovigno, 2012; Dopo venuti a Trieste. Storie di esuli giuliano-dalmati attraverso un manicomio di confine, Trieste-Merano, Circolo “Istria”- ed. Alphabeta, 2015.","5 Febbraio 2016","2018-10-17 22:59:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/esuli_istriani-200x110.jpg","Foibe, esodo, nazionalismi","podcast",1454691319,[66,68,69,413,72,149,150],"http://radioblackout.org/tag/giorno-della-memoria/",[76,33,78,415,81,155,156],"giorno della memoria",{"post_content":417,"tags":421},{"matched_tokens":418,"snippet":419,"value":420},[21,90],"sarà uno degli striscioni del \u003Cmark>corteo\u003C/mark> \u003Cmark>antifascista\u003C/mark> di domenica 7 febbraio alle","“Nazionalismo: cancro dei popoli”. Questo sarà uno degli striscioni del \u003Cmark>corteo\u003C/mark> \u003Cmark>antifascista\u003C/mark> di domenica 7 febbraio alle Vallette. Forse basterebbe per dare il senso dell'iniziativa. Ovviamente non basta ma vale la pena ricordare che l'essenziale è tutto lì. 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Chiunque essi siano.\r\n\r\nSino a poco tempo fa le fucilazioni e successivo seppellimento nelle foibe, le cavità tipiche del Carso, era un cavallo di battaglia delle destre, che liquidavano le ultime convulse fasi della seconda guerra mondiale tra Trieste, l'Istria e la costa Dalmata, come pulizia etnica nei confronti delle popolazioni di lingua italiana che vivevano in quelle zone.\r\nOggi gli argomenti dei fascisti li usano tutti. Il dramma delle popolazioni giuliano-dalmata fu scatenato «da un moto di odio e furia sanguinaria e un disegno annessionistico slavo che prevalse innanzitutto nel trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica». Queste parole le ha pronunciate nel 2007 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della “giornata del ricordo”, ma, non per caso, vennero condivise in modo bipartisan dalla destra e dalla sinistra parlamentari. Queste frasi vennero pronunciate alla foiba di Bazovizza, chiusa da una colata di cemento, sì che le richieste degli storici di potervi accedere per verificare quanti morti vi fossero dentro, è stata seppellita dalla retorica nazionalista.\r\nIl dramma del “confine orientale” ha radici lontane. Dopo la prima guerra mondiale, l'Italia si sedette da vincitrice al tavolo delle trattative. Il trattato di Rapallo, che perfezionò le condizioni stabilite durante la conferenza di Versailles, sancì l'annessione all'Italia di Trento, Trieste, Istria, e Dalmazia. Luoghi dove almeno un milione di persone parlavano lingue diverse dall'italiano, ma vennero obbligate a parlarlo in tutte le situazioni pubbliche e, soprattutto, a scuola. Oltre cinquantamila persone lasciarono Trieste dopo l'annessione: funzionari dell'impero austroungarico o semplici cittadini di lingua austriaca o slovena, per i quali non c'erano prospettive di vita nella Trieste “italiana”. Una città poliglotta e vivace stava smarrendo la propria peculiarità di luogo di incontro e intreccio di culture diverse.\r\nIl fascismo accentuò la repressione nei confronti delle popolazioni di lingua slovena e croata, l'occupazione tedesca e italiana della Jugoslavia fu accompagnata da atrocità indelebili. Questa non è una giustificazione di quanto accadde, ma più banalmente la restituzione di un contesto di guerra durissimo. Nella seconda guerra mondiale in Jugoslavia morirono un milione di persone, altrettante persero la vita nell'Italia del Nord.\r\nNelle fucilazioni dei partigiani titoisti caddero molti fascisti, anche se i gerarchi più importanti fecero in tempo a trovare scampo a Trieste. Caddero anche molte persone le cui collusioni dirette con il fascismo erano molto più impalpabili. L'equiparazione tra fascismo e italianità, perseguita con forza dal regime mussoliniano, costerà molto cara a chi, in quanto italiano, venne considerato tout court fascista. Oggi gli storici concordano sul fatto che le cifre reali sugli infoibati sono molto lontane da quelle proposte dalla retorica nazionalista, ma per noi anche uno solo sarebbe troppo. Sloveno, italiano, croato che sia.\r\n\r\nPiù significativo fu invece l'esodo dall'Istria e dalle coste dalmate. Città come Pola e Zara persero oltre il 80% della popolazione. Accolti bene dalle popolazioni più vicine, vennero trattati con disprezzo ed odio altrove. Ad Ancona vennero accolti a sputi e trattati da fascisti in fuga. Qui a Torino erano guardati con diffidenza. Per la gente comune, con involontaria, ma non meno feroce ironia, erano “gli slavi”.\r\n\r\nLa radice del male, oggi come allora, è nel nazionalismo che divide, separa, spezza.\r\n\r\nA ciascuno di noi il compito di combattere il fascismo oggi. I profughi di altre guerre, di altri luoghi sono lo spauracchio con il quale i fascisti del nuovo millennio, provano a dar gambe alla guerra tra i poveri, all'odio verso i diversi, alla chiusura identitaria.\r\nRicordare oggi le vicende del confine orientale, un confine spostato tante volte nel sangue, significa confrontarsi con la pratica di una verità, che riconoscendo le vittime e il contesto di quelle vicende, ci insegna che solo un'umanità senza frontiere può mettere la parola fine ad orrori che, ogni giorno si ripetono ad ogni latitudine. In nome di un dio, di una nazione, di una frontiera fatta di nulla.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Claudio Venza, docente di storia all'università di Trieste, anarchico e \u003Cmark>antifascista\u003C/mark>.\r\n\r\nAscolta la diretta realizzata da Anarres:\r\n\r\n2016-02-05-venza-foibe\r\n\r\nDi seguito una scheda sull'esodo istriano e un'intervista a Gloria Nemec, sulla memoria dell’esodo istriano e dei “rimasti”. Entrambi i pezzi usciranno sul settimanale anarchico Umanità Nova\r\n\r\nLe tappe dell’esodo istriano (1943-1956)\r\n\r\nI numeri dei profughi italiani dall’Istria, Fiume e Dalmazia hanno costituito un cavallo di battaglia per tutti coloro che hanno presentato pubblicamente il fatto storico, in particolare per chi ha speculato su questo distacco doloroso per fini nazionalistici e revanschisti. La rivincita (revanche) è stata invocata a più riprese da chi si illudeva di una possibile guerra tra Italia e Jugoslavia e poi tra Occidente e Oriente, un conflitto in cui Trieste avrebbe dovuto essere il pretesto, il bottino e il perno.\r\n\r\nLe prime stime si aggiravano su poco più di 200.000 unità. Poi il livello è stato portato a 350.000 da diversi sostenitori (come padre Flaminio Rocchi). Sul piano di una lettura dell’esodo in versione anticomunista e antislava, anche i numeri degli “infoibati” venivano gonfiati fino a parlare, senza la minima prova, di “ventimila italiani massacrati in quanto tali”. La cifra più attendibile dell’esodo, in conseguenza di recenti ricerche d’archivio, si aggira sulle 300.000 persone emigrate verso l’Italia.\r\n\r\nIn realtà si pone un problema metodologico di notevole significato storico e politico: come stabilire l’italianità certa quando in Istria, ma non solo, le ascendenze, la lingua d’uso, i cognomi sono cambiati molto di frequente ? In effetti la popolazione si mescolava, e si mescola, al di là di proclamate barriere nazionali e linguistiche. Si tenga conto che l’identità prevalente ai giorni nostri è quella “istriana”, una miscela di italiano-sloveno-croato consolidata nel corso del tempo.\r\n\r\nLa prima fase della fuga dalle campagne istriane di persone di cultura prevalentemente italiana (dopo un ventennio di un regime fascista fautore di una martellante snazionalizzazione ai danni della popolazione slava) si registra dopo l’8 settembre 1943, la “capitolazione” dell’Italia e la conseguente fuga di persone e gruppi particolarmente esposti sul piano politico, nazionale e/o della lotta di classe, diretta in particolare contro i proprietari terrieri. Prima, e a seguito, dei Trattati di pace si registrano circa tre anni di possibili opzioni dei soggetti che decidono di spostarsi in Italia. Questo flusso interessa diverse decine di migliaia di persone timorose del nuovo corso politico che, in teoria, ruota attorno ai “poteri popolari”, organismi controllati di fatto dalla Lega dei Comunisti, il vero detentore del potere istituzionale.\r\n\r\nSono segnalati, e confermati da ispezioni del partito a livello centrale, molti casi di abusi per ostacolare la libera scelta dell’opzione filo italiana. Si riaprono, anche su pressioni diplomatiche, i termini e nel 1950-51 si assiste ad una nuova ondata di esuli verso l’Italia. In questo frangente anche diversi militanti comunisti filostaliniani cercano di uscire dallo stato jugoslavo dove i titoisti esercitano un controllo e una repressione fortissimi verso gli ex-compagni sospettati di cominformismo.\r\n\r\nTalvolta le uscite dalla Jugoslavia sono rese difficili dalle professioni qualificate dei richiedenti che sono preziose per un paese distrutto da una guerra devastante con circa un milione di morti. Ad esempio, ai medici e agli artigiani riesce difficile ottenere il consenso all’espatrio. Poiché sembrava che il flusso stesse spopolando le stesse campagne, il potere jugoslavo trova modi e forme per scoraggiare l’esodo di utili produttori agricoli.\r\n\r\nNell’Istria slovena, dopo il memorandum di Londra del 1954 (che pone fine al Territorio Libero di Trieste e quindi assegna la Zona B, nel nord dell’Istria, alla Jugoslavia), si alimenta una nuova corrente di un esodo che termina, più o meno, nel 1956. Questo flusso non raggiunge i numeri impressionanti che avevano svuotato di fatto città importanti come Pola e Zara con l’esodo dell’80-90 % dei residenti.\r\n\r\nI circa 300.000 profughi saranno accolti in più di 100 campi più o meno improvvisati, sparsi per il territorio italiano, in attesa della costruzione di appositi borghi o dell’ulteriore emigrazione di varie migliaia verso mete d’oltremare, come il Nord America, l’Argentina, l’Australia.\r\n\r\nDa più parti si evoca una “diaspora” istriana assumendo la definizione, però molto più pregnante, della dispersione degli ebrei in età moderna e contemporanea. Ad ogni modo va ricordato che buona parte dei profughi non apparteneva ai ceti dirigenti o privilegiati, compromessi col fascismo che fuse in un’unica immagine pubblica l’italiano e il fascista.\r\n\r\nLa dittatura contribuì così a dirigere la prevedibile resa dei conti dopo il 1945. In essa gli elementi nazionali e quelli di classe risultarono spesso confusi e comunque portatori di gravi conseguenze sul piano dei destini collettivi.\r\n\r\nClaudio Venza\r\n\r\n*****\r\n\r\nLa memoria dell’esodo istriano\r\nClaudio Venza, docente di storia all’Università di Trieste, ha intervistato per il settimanale Umanità Nova, una studiosa di storia sociale, Gloria Nemec, sulla memoria dell’esodo istriano e dei “rimasti”.\r\nVi proponiamo di seguito l’intervista.\r\n\r\n1. Come ti sei avvicinata alla storia dell’esodo dei giuliano-dalmati?\r\n\r\nDa studiosa di storia sociale, ho lavorato sul campo dei processi collettivi e di formazione delle memorie nella zona alto-adriatica, in particolar modo nel secondo dopoguerra. Dove si poteva, ho privilegiato l’uso delle fonti orali, delle memorie autobiografiche e familiari, nell’ambito di progetti grandi e piccoli, internazionali e locali. Il fatto che Trieste fosse divenuta “la più grande città istriana” a seguito dell’esodo dei giuliano dalmati, non mi sembrava un fatto irrilevante: il carico di memorie dolorose e conflittuali aveva connotato non poco la città, anche se sino ai primi anni ’90 la storiografia aveva fatto un uso limitatissimo delle memorie dei protagonisti. La raccolta di testimonianze degli esuli da Grisignana d’Istria che ha prodotto Un paese perfetto (1998) ha fatto un po’ da apripista ad altre indagini con fonti orali, mie e di altri. Per me era importante ricostruire memorie lunghe – dal fascismo al definitivo sradicamento e inserimento nella società triestina - attraverso le storie di famiglie contadine di una piccola comunità. Mi interessava entrare in un mondo di mentalità, valori, cultura materiale e linguaggi per capire meglio la crisi collettiva che aveva comportato l’abbandono di massa del luogo d’origine. Molte narrazioni pubbliche riferite all’esodo si focalizzano invece sul breve periodo 1943-45 come se nulla fosse successo prima e nulla dopo.\r\n\r\n2. Che tipologia di persone hai incontrato nelle tue ricerche?\r\n\r\nUn po’ di tutti i tipi. A Trieste ho intervistato soprattutto esuli dalla Zona B, e soprattutto quella specifica tipologia istriana di coltivatori diretti, su proprietà medio-piccole e residenti nelle cittadine. La gran parte dei testimoni sottolineava un’appartenenza urbana-rurale che credo sia specifico elemento costitutivo delle identità culturali degli italiani d’Istria. Molti lavoravano la loro terra “senza servi né padroni” come ha scritto Guido Miglia e si definivano agricoltori ma non contadini perché vivevano nel perimetro urbano. Si percepivano come cittadini occupati in campagna, si cambiavano finito il lavoro per presentarsi con “aspetto civile”, frequentare la piazza, il caffè, l’osteria, dove si ritrovavano gli operatori comunali, gli artigiani, i bottegai. Su quel perimetro spesso si giocava un confronto di lungo periodo tra mondo latino e slavo: nazionale, economico e culturale, secondo una miriade di variabili, dati i profondi fenomeni di ibridismo e le radici intrecciate di molte famiglie. E’ chiaro che il ventennio fascista e i processi di snazionalizzazione degli alloglotti (non parlanti l’italiano come lingua d’uso) rafforzarono per gli italiani delle cittadine il senso della supremazia storica e favorirono una rappresentazione quasi mitica dell’italianità di frontiera. Si affermò quel nesso indissolubile tra fascismo e italianità che si sarebbe ritorto crudelmente a danno degli italiani.\r\nTra le comunità italiane di rimasti in Istria ho incontrato uomini e donne di tutti i tipi, ovviamente di età adeguata perché chiedevo loro di raccontarmi le storie familiari tra guerra, esodo e dopoguerra. Ho intervistato contadini, operai, pescatori e insegnanti, illetterati e laureati, persone coinvolte nella costruzione dei poteri popolari e persone che li subirono, nell’intento di ricostruire quella pluralità dinamica di storie che è tratto fondamentale della realtà istriana, spesso oscurato dall’univoca definizione di “rimasti”. L’ascolto delle storie di vita insegna la complessità.\r\n\r\n3. Come vedono e giudicano oggi quell’evento lontano?\r\n\r\nL’esodo fu una crisi comunitaria e una profonda lacerazione: la nostalgia per un mondo scomparso e idealizzato è un tratto comune nella memoria di esuli e rimasti. Fu un lutto complicato da elaborare nel dopoguerra, mentre si imponevano travagliati percorsi di integrazione o di adattamento al nuovo contesto jugoslavo.\r\n\r\n4. Sino a che punto la memoria degli esuli trasfigura la realtà storica secondo un paradigma che è stato definito “vittimistico”?\r\n\r\nC’è stato un buco nero nella memoria europea del dopoguerra: quello delle migrazioni forzate e della semplificazione etnica che ne conseguì. Si stima che circa venti milioni di persone furono variamente obbligate a trasferirsi, le loro esperienze e memorie rimasero escluse dalla formazione di una memoria collettiva nel corso dei processi di ristabilizzazione post-bellica. E’ chiaro che il paradigma risentito-vittimistico ha un suo senso storico, come compare dalle ultime generazioni di ricerche sui trasferimenti di popolazioni europee. La storia orale ha avuto un ruolo decisivo nel riportare alla luce queste vicende. E siccome i traumi si ereditano, anche le generazioni successive si sono fatte carico della memoria di un evento accaduto molto tempo prima del quale il resto è stato conseguenza.\r\n\r\nGloria Nemec ha insegnato Storia sociale all’Università di Trieste. Da decenni conduce un lavoro sulle fonti orali. Ha pubblicato: Un paese perfetto. Storia e memoria di una comunità in esilio. Grisignana d’Istria (1930-1960), Gorizia, LEG, 2015; Nascita di una minoranza. Istria 1947-1965. Storia e memoria degli italiani rimasti nell’area istro-quarnerina, Fiume-Trieste-Rovigno, 2012; Dopo venuti a Trieste. Storie di esuli giuliano-dalmati attraverso un manicomio di confine, Trieste-Merano, Circolo “Istria”- ed. 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Inutile dire che i responsabili vennero tutti assolti.\r\nMa la verità su quella vicenda emerse comunque.\r\nA 50 anni dall’omicidio di Franco fascisti di ogni risma sono e continuano ad essere al governo, l’Italia è in guerra su più fronti, la vita di chi deve lavorare per vivere sempre più precaria, pericolosa, difficile.\r\nPer ricordare e lottare è stato indetto un corteo il 7 maggio.\r\nLa memoria di ieri si fa viva nelle lotte di oggi.\r\nPer questa ragione il corteo del 7 maggio, oltre a mantenere forte il ricordo della ferocia del potere, avrà come obiettivo il contrasto al fascismo e alla guerra. \r\nAppuntamento alle ore 15 in piazza XX settembre a Pisa.\r\nNe abbiamo parlato con Peppe del circolo anarchico di vicolo del Tidi a Pisa \r\n\r\nPrimo Maggio a Torino. Le due piazze\r\nCronaca di una giornata di lotta tra ritualità e violenza poliziesca. \r\n\r\nLe università armate. 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L'evento è un Sanremo arcobaleno che manda in visibilio la comunità LGBT, grazie all'impegno dell'organizzazione per ingraziarsi il bacino d'utenza gaio.\r\n\r\nNoi, però, questa \"vision\" la vogliamo smascherare: la “vision” dietro l'Eurovision è un brodo di queerwashing, speculazione, gentrificazione, retoriche del decoro, sfruttamento di chi lavora, pacifismo selettivo, svendita dello spazio pubblico, turistificazione. Il festival è l'esposizione eccellente del demone dell'inclusività, dà visibilità ad artistə LGBTQIA+ a patto che la loro identità non dia mai davvero fastidio, che la queerness sia spendibile via schermo e che si renda innocua, collaborativa, collaborazionista. Questa vision è tutto ciò che vogliamo demolire, è un mostro a cui resistono lə mostrə, le nostre corpe dissidenti, che mai saranno assimibilabili nel grande spettacolo del capitalismo queer.\r\n\r\nContro il progetto di una Torino falsamente pride, falsamente attenta allǝ ultimǝ del mondo, una Torino che si mette in mostra per l’ennesimo grande evento, noi mostrǝ frocie difformi galassie sconfinate vogliamo scendere in strada con una street parade antiautoritaria, antipatriarcale, rumorosa, riot-tosa ma soprattutto ricca di contenuti e di danze!\r\n\r\nNon vogliamo scegliere tra la turistificazione e lo sfruttamento mascherati da intrattenimento gaio e la cis-etero-norma che pervade anche la lotta di classe.\r\n\r\nContro tutti i padri, le patrie e i padroni, vogliamo il pane ma anche le paillettes!\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 14 maggio\r\nSmash the vision!\r\nMostr* in marcia contro la città vetrina\r\nAppuntamento alle 15 al parco Ruffini, viale Bistolfi\r\n\r\nGiovedì 19 maggio\r\nNazionalismo e guerra tra nazisti “buoni” e nazisti “cattivi”\r\nOre 18 alla tettoria dei contadini a Porta Palazzo\r\nI paradossi nella narrazione della guerra in Ucraina tra propaganda patriottica, militarismo e la messa in scena di uno scontro di civiltà tra est e ovest\r\nProveremo a decostruire la narrazione di una guerra che, nei fatti, si colloca nello snodo cruciale di un conflitto interimperialistico multipolare. \r\nFaremo il punto sulle lotte contro la guerra, la Cittadella dell’aerospazio e la NATO a Torino e per lanciare lo sciopero generale del 20 maggio\r\nInterventi introduttivi di Stefano Capello e di un’esponente dell’assemblea antimilitarista\r\n\r\nVenerdì 20 maggio \r\nsciopero generale contro la guerra!\r\nNo all'economia di guerra e alle spese militari! Case, scuole, ospedali, trasporti per tutt*\r\nContro tutte le patrie, contro tutti gli eserciti, per un mondo senza frontiere\r\nOre 10 presidio alla fabbrica d’armi Collins aerospace di piazza Graf a Torino\r\nOre 18 piazza Castello manifestazione\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nriunioni aperiodiche @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","14 Maggio 2022","2022-05-14 12:58:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/2022-05-12-manif-sciopero-guerra-col-200x110.jpg","Anarres del 6 maggio. Smash the vision! Primo Maggio: le due piazze. Le università armate. 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Il Moro non esita ad aiutare i compagni nel mezzo di una battaglia furiosa, e cade sotto il fuoco. È il 26 aprile.\r\nIlio Baroni non potrà vedere il momento per cui ha lottato duramente tutta la vita…\r\nMa il fascismo non è morto il 25 aprile del 1945…\r\nTra sfruttamento, lavori precari e pericolosi, morti in mare, leggi razziste, militari per le strade, guerra, la democrazia somiglia sempre più al fascismo.\r\nNe abbiamo parlato con Tobia Imperato, autore di un libro sugli anarchici nella Resistenza a Torino\r\n\r\nPierre Clastres, un antropologo contro lo stato\r\nLa società contro lo Stato è il titolo di uno dei testi più celebri dell’antropologo francese Pierre Clastres. Editato nel 1974 questo testo mantiene grande attualità.\r\nLe società primitive, ci dice Clastres, non sono affatto società senza Stato – come afferma un'antropologia classica pericolosamente evoluzionista – ma società contro lo Stato. Il pensiero “selvaggio” ci mostra lo sforzo permanente messo in atto per impedire che il potere si trasformi in dominio, che il prestigio si trasformi in autorità e che la parola del capo senza potere si trasformi in comando.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Boni, antropologo e docente all’Università di Modena e Reggio\r\n\r\nBarriera di Milano. Tra gentrification e violenza poliziesca\r\nIl fronte della guerra interna nel cuore della periferia torinese\r\n\r\nIl 5 per mille a polizia, carabinieri, guardia di finanza e secondini\r\nL’ultima trovata del governo Draghi è di immettere ulteriori risorse per le forze dell’ordine, modificando la legge che consente di destinarlo alle associazioni.\r\nUn segnale dell’infittirsi del sostegno alle strutture di controllo e repressione in un contesto politico e sociale di guerra.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nDomenica Primo Maggio\r\nore 9\r\nDisertiamo la guerra!\r\nSpezzone antimilitarista al corteo da piazza Vittorio\r\n* No alla guerra e a chi la arma!\r\n* No alle spese militari! Vogliamo case, scuole, ospedali, trasporti per tutt*\r\n* Contro la guerra ai poveri e la militarizzazione delle periferie\r\n* No alla città dell'aerospazio! Chiudere e riconvertire le fabbriche d’armi!\r\n* No alla Nato a Torino\r\n* Stop all'invio di armi in Ucraina, ritiro di tutte le missioni militari all'estero\r\n* Solidarietà ed accoglienza ai profughi di tutte le guerre\r\n* Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere\r\n\r\nDopo il corteo \r\npranzo benefit lotte contro la guerra alla tettoia dei contadini a Porta Palazzo\r\nper prenotazioni: antimilitarista.to@gmail.com \r\n#disertiamolaguerra\r\n\r\nSabato 7 maggio a Pisa\r\ncorteo\r\nRicordare e lottare nel 2022 come nel 1972 contro il fascismo e contro la guerra\r\na 50 anni dalla morte di Franco Serantini, ucciso dalla polizia durante un corteo antifascista\r\nAppuntamento alle ore 15 in piazza XX settembre. \r\n\r\nDomenica 8 maggio a Livorno\r\nAssemblea antimilitarista\r\nore 10 presso l’ex Caserma Occupata, via Adriana 16\r\n\r\nVenerdì 20 maggio \r\nsciopero generale contro la guerra\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nriunioni aperiodiche @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","28 Aprile 2022","2022-04-28 15:16:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/stillhiring-bis-col-200x110.jpg","Anarres del 22 aprile. Clastres, la società contro lo stato. Anarchici nella resistenza a Torino. Barriera di Milano tra violenza poliziesca e gentrification. Il 5 per mille alla polizia...",1651158866,[],[],{"post_content":484},{"matched_tokens":485,"snippet":486,"value":487},[21,90],"ucciso dalla polizia durante un \u003Cmark>corteo\u003C/mark> \u003Cmark>antifascista\u003C/mark>\r\nAppuntamento alle ore 15 in","Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-22-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: \r\n\r\nGli anarchici nella Resistenza a Torino. Ilio e gli altr*\r\nIlio Baroni, operaio toscano emigrato a Torino negli anni venti, era comandante della VII brigata Sap delle Ferriere.\r\nLe Sap, Squadre di Azione Patriottica sabotavano la produzione, diffondevano clandestinamente volantini antifascisti e si preparavano all’insurrezione. Ilio, nome di battaglia ”il Moro”, è protagonista di azioni di guerriglia.\r\nIl 25 aprile a Torino la città è paralizzata dallo sciopero generale, scoppia l’insurrezione, la città diventa a breve un campo di battaglia.\r\nBaroni e i suoi attaccano la stazione Dora e si guadagnano un successo. Giunge una richiesta d’aiuto dalla Grandi Motori. Il Moro non esita ad aiutare i compagni nel mezzo di una battaglia furiosa, e cade sotto il fuoco. È il 26 aprile.\r\nIlio Baroni non potrà vedere il momento per cui ha lottato duramente tutta la vita…\r\nMa il fascismo non è morto il 25 aprile del 1945…\r\nTra sfruttamento, lavori precari e pericolosi, morti in mare, leggi razziste, militari per le strade, guerra, la democrazia somiglia sempre più al fascismo.\r\nNe abbiamo parlato con Tobia Imperato, autore di un libro sugli anarchici nella Resistenza a Torino\r\n\r\nPierre Clastres, un antropologo contro lo stato\r\nLa società contro lo Stato è il titolo di uno dei testi più celebri dell’antropologo francese Pierre Clastres. Editato nel 1974 questo testo mantiene grande attualità.\r\nLe società primitive, ci dice Clastres, non sono affatto società senza Stato – come afferma un'antropologia classica pericolosamente evoluzionista – ma società contro lo Stato. 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Tra gentrification e violenza poliziesca\r\nIl fronte della guerra interna nel cuore della periferia torinese\r\n\r\nIl 5 per mille a polizia, carabinieri, guardia di finanza e secondini\r\nL’ultima trovata del governo Draghi è di immettere ulteriori risorse per le forze dell’ordine, modificando la legge che consente di destinarlo alle associazioni.\r\nUn segnale dell’infittirsi del sostegno alle strutture di controllo e repressione in un contesto politico e sociale di guerra.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nDomenica Primo Maggio\r\nore 9\r\nDisertiamo la guerra!\r\nSpezzone antimilitarista al \u003Cmark>corteo\u003C/mark> da piazza Vittorio\r\n* No alla guerra e a chi la arma!\r\n* No alle spese militari! Vogliamo case, scuole, ospedali, trasporti per tutt*\r\n* Contro la guerra ai poveri e la militarizzazione delle periferie\r\n* No alla città dell'aerospazio! 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Dalle 10,45 alle 12,45. Anche in streaming\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2018 02 16 anarres1\r\n2018 02 16 anarres2\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nIl martedì grasso di Giorgia Meloni a Livorno. Con Dario della FAL\r\n\r\nMacerata. Oltre la cronaca\r\n\r\nIl mito e il ricordo. Corteo antifascista a Torino\r\n\r\nNotizie dal fronte\r\nIl gatto e il topo. Macron, Gentiloni e la missione in Niger. Pochi giorni dopo l’approvazione della nuova avventura militare italiana nel Sahel, il governo di Niamey ha finto di non saperne nulla e si è dichiarato contrario.\r\nIntanto le strade della capitale sono invase dalla protesta contro l’occupazione militare del paese.\r\n\r\nFrancia. Torna la leva obbligatoria\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello\r\n\r\nPamela e le altre. La narrazione della violenza e la violenza della narrazione. I corpi esposti e quelli invisibili. Il processo di Firenze\r\n\r\nArgentina. Il governo Macrì accusa di terrorismo i mapuche in lotta e i solidali\r\n Scheletri di mapuche affiorano nel Chabut\r\n\r\nOaxaca. Assassinati tre attivisti del CODEDI – Comitato per la difesa dei diritti indigeni\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nLunedì 19 febbraio\r\nore 17\r\ndavanti all’ingresso principale della Stazione di Porta Nuova\r\nDistruggiamo le frontiere!\r\npunto info e raccolta abiti pesanti, scarponi, sciarpe, coperte, sacchi a pelo, per rendere più facile il viaggio a uomini, donne e bambini che provano a bucare i muri della fortezza Europa.\r\n\r\nVenerdì 23 febbraio\r\n Notizie dal fronte.\r\nLe nuove avventure dei soldati italiani in Africa\r\nore 21 corso Palermo 46\r\nInterverrà Massimo Varengo\r\na cura dell’assemblea antimilitarista\r\n\r\nSabato 24 febbraio\r\n Non scegliere la tua gabbia! Diserta il circo elettorale!\r\nore 10,30 / 13,30 al Balon\r\nPunto info astensionista\r\n Pizzette e vin brulé benefit lotte contro stati e frontiere\r\n\r\nLunedì 26 febbraio\r\n Punto info antimilitarista\r\nore 17\r\nvia Po 16\r\n\r\nDomenica 4 marzo\r\n Non votare, vieni al cinema!\r\n Brazil, regia di Terry Gillian\r\nore 16\r\nfilm e apericena\r\nalla Fat, in corso Palermo 46\r\n\r\nPer chi fosse interessato ai percorsi della Federazione Anarchica Torinese\r\nriunioni ogni giovedì alle 21\r\ncorso Palermo 46 – a destra nel cortile -\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","20 Febbraio 2018","2018-10-17 22:58:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/soldato-con-una-arma-sniper-deserto-173369-200x110.jpg","Anarres del 16 febbraio. Antifascismo: Livorno, Torino, Piacenza, Macerata. Le avventure africane dei militari italiani. Pamela e le altre. Dall’Argentina al Messico: attacchi e omicidi contro le lotte delle comunità indigene...",1519139122,[504,145,505,69,506,507,508,509,510,511],"http://radioblackout.org/tag/africa/","http://radioblackout.org/tag/astensionismo/","http://radioblackout.org/tag/frontiere/","http://radioblackout.org/tag/italiani-brava-gente/","http://radioblackout.org/tag/macerata/","http://radioblackout.org/tag/militari-italiani-in-africa/","http://radioblackout.org/tag/niger/","http://radioblackout.org/tag/ricordo/",[513,15,514,78,380,515,516,517,518,519],"Africa","astensionismo","italiani brava gente","macerata","militari italiani in africa","niger","ricordo",{"post_content":521},{"matched_tokens":522,"snippet":523,"value":524},[89,90],"Il mito e il ricordo. \u003Cmark>Corteo\u003C/mark> \u003Cmark>antifascista\u003C/mark> a Torino\r\n\r\nNotizie dal fronte\r","Come ogni venerdì abbiamo fatto un giro su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nSui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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dall'Italia\r\nUK: Rastrellamenti e deportazioni contro migranti senzatetto\r\nSeconda parte:\r\nSpagna: Rivolta nel CIE di Barcellona e nuova fuga dal CIE di Sangonera\r\nMessico, Celaya: Cittadini contro la presenza dell'esercito nelle scuole\r\nTerza parte:\r\nMessico, La Merced: Dia de los Muertos\r\nBulgaria: Stanziati soldi per un muro al confine\r\nAggiornamenti dalle carceri\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.02-acab-rbo-105.250-part1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.02-acab-rbo-105.250-part2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.02-acab-rbo-105.250-part3.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\nTrasmissione del 9 Novembre\r\nPrima parte:\r\nRoma: diretta con una compagna sulle cariche al corteo antifascista alla Magliana\r\nGermania: Azione diretta in solidarietà con gli anarchici arrestati ad Aquisgrana\r\nMonaco: Azione diretta in solidarietà con i compagni accusati di rapina\r\nGenova: Azione diretta in solidarietà con gli/le arrestati/e di Scripta Manent\r\nAggiornamenti sulla situazione giudiziaria di Tepepa\r\nSeconda parte:\r\nBarcellona: Inchiesta su chi tentò la fuga dal Cie di Aluche il 2 Novembre\r\nCheuta: ingressi di massa nella fortezza Europa e trasferimenti nei Centri\r\nRoma: Comunicato sul presidio al Cie di Ponte Galeria\r\nComunicato in soliarietà con i reclusi in lotta nelle prigioni americane\r\nTerza parte:\r\nAssoluzione per il compagno greco accusato di incendio\r\nLettura di un volantino di critica sull'accoglienza e chiacchiere sugli ultimi avvenimenti al riguardo\r\nQuarta parte:\r\nAggiornamenti dalle carceri\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.09-acab-rbo-105.250-part1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.09-acab-rbo-105.250-part2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio 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parte:\r\nMarocco: Arresti di massa a Tangeri\r\nCeuta: 230 persone attraversano la frontiera in massa\r\nRoma: comunicato sul corte di sabato 12\r\nAggiornamenti dalle carceri\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.16-acab-rbo-105.250-part1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.16-acab-rbo-105.250-part2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.16-acab-rbo-105.250-part3.mp3\"][/audio]\r\n\r\nTrasmissione del 23 Novembre\r\n\r\nPrima parte:\r\nErcolano: Aggiornamenti sulla situazione\r\nGrecia: Attacco di fascisti al campo di Chios e situazione negli Hotspot\r\nTurchia: Rivolta nel Centro di detenzione di Istanbul\r\nSeconda parte:\r\nMarocco: Sgombero del campo dei migranti \"La Foresta\"\r\nBelgio: Fuga dal Centro di detenzione di Brouges\r\nRegno Unito: Incendiato un veicolo comunale\r\nGermania, Monaco: Vandalizzata la sede di Google\r\nTerza parte:\r\nAggiornamenti sull'Operazione Scripta Manent - Indirizzi dei compagni e delle compagne colpite dalla repressione\r\nPerugia: Vandalizzata la villa di Emanuele Filiberto di Savoia\r\nTorino: Sul presidio di domenica 20 davanti al Cie di C.so Brunelleschi\r\nAggiornamenti dalle carceri\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.23-acab-rbo-105.250-part1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.23-acab-rbo-105.250-part2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.23-acab-rbo-105.250-part3.mp3\"][/audio]\r\nTrasmissione del 30 Novembre\r\nPrima parte:\r\nTorino: Diretta con un compagno sugli arresti per violenza privata ad uno sfratto\r\nLecce: Sullo scontro con i fascisti e la delazione\r\nSeconda parte:\r\nRoma: Bruciata una scuola che avrebbe dovuto ospitare 80 migranti\r\nRoma: Sul saluto al Cie di Ponte Galeria di Sabato\r\nRovereto: Incendiate 7 macchine di poste italiane\r\nTorino: Ordigno artigianale inesploso davanti una filiale di poste italiane\r\nBologna: Attacco incendiario ad una stazione dei carabinieri\r\nComunicato in solidarietà con i reclusi e le recluse, umane e animali, contro le biotecnologie\r\nMilano: Intralciati gli accessi della logic (azienda di biotech)\r\nGrecia: due morti in un incendio nel campo rifugiati di Moria\r\nBulgaria: Protesta nel campo rifugiati dopo 2 giorni di quarantena\r\nMadrid: fuga dal Cie di Aluche\r\nTerza parte:\r\nUngheria: Sul processo delle 11 persone che sono accusati di aver partecipato alla rivolta di massa al confine tra Serbia e Ungheria\r\nGermania: Aggiornamenti sulla situazione della compagna accusata di Rapina ad Aquisgrana\r\nMontreal: Sabotato concerto di un gruppo neonazista\r\nAggiornamenti dalle carceri\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.30-acab-rbo-105.250-part1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio 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senzatetto\r\nSeconda parte:\r\nSpagna: Rivolta nel CIE di Barcellona e nuova fuga dal CIE di Sangonera\r\nMessico, Celaya: Cittadini contro la presenza dell'esercito nelle scuole\r\nTerza parte:\r\nMessico, La Merced: Dia de los Muertos\r\nBulgaria: Stanziati soldi per un muro al confine\r\nAggiornamenti dalle carceri\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.02-acab-rbo-105.250-part1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.02-acab-rbo-105.250-part2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.02-acab-rbo-105.250-part3.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\nTrasmissione del 9 Novembre\r\nPrima parte:\r\nRoma: diretta con una compagna sulle cariche al \u003Cmark>corteo\u003C/mark> \u003Cmark>antifascista\u003C/mark> alla Magliana\r\nGermania: Azione diretta in solidarietà con gli anarchici arrestati ad Aquisgrana\r\nMonaco: Azione diretta in solidarietà con i compagni accusati di rapina\r\nGenova: Azione diretta in solidarietà con gli/le arrestati/e di Scripta Manent\r\nAggiornamenti sulla situazione giudiziaria di Tepepa\r\nSeconda parte:\r\nBarcellona: Inchiesta su chi tentò la fuga dal Cie di Aluche il 2 Novembre\r\nCheuta: ingressi di massa nella fortezza Europa e trasferimenti nei Centri\r\nRoma: Comunicato sul presidio al Cie di Ponte Galeria\r\nComunicato in soliarietà con i reclusi in lotta nelle prigioni americane\r\nTerza parte:\r\nAssoluzione per il compagno greco accusato di incendio\r\nLettura di un volantino di critica sull'accoglienza e chiacchiere sugli ultimi avvenimenti al riguardo\r\nQuarta parte:\r\nAggiornamenti dalle carceri\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.09-acab-rbo-105.250-part1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.09-acab-rbo-105.250-part2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio 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parte:\r\nMarocco: Arresti di massa a Tangeri\r\nCeuta: 230 persone attraversano la frontiera in massa\r\nRoma: comunicato sul corte di sabato 12\r\nAggiornamenti dalle carceri\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.16-acab-rbo-105.250-part1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.16-acab-rbo-105.250-part2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.16-acab-rbo-105.250-part3.mp3\"][/audio]\r\n\r\nTrasmissione del 23 Novembre\r\n\r\nPrima parte:\r\nErcolano: Aggiornamenti sulla situazione\r\nGrecia: Attacco di fascisti al campo di Chios e situazione negli Hotspot\r\nTurchia: Rivolta nel Centro di detenzione di Istanbul\r\nSeconda parte:\r\nMarocco: Sgombero del campo dei migranti \"La Foresta\"\r\nBelgio: Fuga dal Centro di detenzione di Brouges\r\nRegno Unito: Incendiato un veicolo comunale\r\nGermania, Monaco: Vandalizzata la sede di Google\r\nTerza parte:\r\nAggiornamenti sull'Operazione Scripta Manent - Indirizzi dei compagni e delle compagne colpite dalla repressione\r\nPerugia: Vandalizzata la villa di Emanuele Filiberto di Savoia\r\nTorino: Sul presidio di domenica 20 davanti al Cie di C.so Brunelleschi\r\nAggiornamenti dalle carceri\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.23-acab-rbo-105.250-part1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.23-acab-rbo-105.250-part2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.23-acab-rbo-105.250-part3.mp3\"][/audio]\r\nTrasmissione del 30 Novembre\r\nPrima parte:\r\nTorino: Diretta con un compagno sugli arresti per violenza privata ad uno sfratto\r\nLecce: Sullo scontro con i fascisti e la delazione\r\nSeconda parte:\r\nRoma: Bruciata una scuola che avrebbe dovuto ospitare 80 migranti\r\nRoma: Sul saluto al Cie di Ponte Galeria di Sabato\r\nRovereto: Incendiate 7 macchine di poste italiane\r\nTorino: Ordigno artigianale inesploso davanti una filiale di poste italiane\r\nBologna: Attacco incendiario ad una stazione dei carabinieri\r\nComunicato in solidarietà con i reclusi e le recluse, umane e animali, contro le biotecnologie\r\nMilano: Intralciati gli accessi della logic (azienda di biotech)\r\nGrecia: due morti in un incendio nel campo rifugiati di Moria\r\nBulgaria: Protesta nel campo rifugiati dopo 2 giorni di quarantena\r\nMadrid: fuga dal Cie di Aluche\r\nTerza parte:\r\nUngheria: Sul processo delle 11 persone che sono accusati di aver partecipato alla rivolta di massa al confine tra Serbia e Ungheria\r\nGermania: Aggiornamenti sulla situazione della compagna accusata di Rapina ad Aquisgrana\r\nMontreal: Sabotato concerto di un gruppo neonazista\r\nAggiornamenti dalle carceri\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.30-acab-rbo-105.250-part1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio 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delle trasmissioni dedicate al 1975 andate in onda sulle libere frequenzea partire da settembre 2012; come da abitudine si parte con il racconto cronologico degli eventi relativi all'anno trattato e poi a seguire i vari approfondimenti, il tutto ovviamente accompagnato da musiche dell'anno trattato, in questo caso dunque il 1975. Per ragioni tecniche trovate le trasmissioni per intero (o quasi) ma divise in file di 30/40 minuti circa\r\n\r\nPuntata trasmessa il 7/9/2012\r\n\r\nIl 1975: cronologia primi sei mesi\r\n\r\nPrima parte\r\n\r\n[audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/1975-Cronologia-gennaio-giugno-parte-1.mp3|titles=1975- Cronologia gennaio- giugno parte 1] Scarica file\r\n\r\nSeconda parte\r\n\r\n[audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/1975-Cronologia-gennaio-giugno-parte-2.mp3|titles=1975- Cronologia gennaio- giugno parte 2] Scarica file\r\n\r\nTerza parte\r\n\r\n[audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/1975-cronologia-gen-giugno-parte-3.mp3|titles=1975- cronologia gen-giugno parte 3] Scarica file\r\nQuarta parte\r\n[audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/gen-giugno-1975parte 4.mp3|titles=gen-giugno 1975parte 4] Scarica file\r\nPuntata trasmessa il 14/09/2012\r\nLettura del libro \"Cristo con il fucile a spalla\" di Ryszard Kapuscinski; una raccolta di dieci reportages realizzati dal celebre giornalista polacco e dedicati ai giovani ribelli del Sud del mondo ed alle loro lotte. La prima edizione del libro risale al 1975, ma nonostante il successo del libro in tutto il mondo e di altri lavori del celebre inviato speciale, non era mai stato stampato in Italia. Durante la trasmissione viene letto il primo capitolo dedicato ai Fedayin.\r\n\r\n[audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/Trasmissione-del-14-settembre-2012-parte-1.mp3|titles=Trasmissione del 14 settembre 2012 parte 1] Scarica file\r\n\r\n[audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/14-sett-2012-parte-2.mp3|titles=14 sett 2012 parte 2] Scarica file\r\n\r\n[audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/14-sett2012-parte-3.mp3|titles=14 sett2012 parte 3] Scarica file\r\n\r\n \r\n\r\nPuntata trasmessa il 28 settembre 2012\r\nLa cronologia del 1975: luglio- dicembre\r\n\r\n[audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/Trasmissione-del-28-sett-2012-parte-1.mp3|titles=Trasmissione del 28 sett 2012 parte 1] Scarica file\r\n\r\n[audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/28-sett-2012-parte-2.mp3|titles=28 sett 2012 parte 2] Scarica file\r\n\r\nL'aprile rosso\r\n\r\nIl 16 aprile 1975 il fascista Antonio Baraggion sparò e uccise lo studente Claudio Varalli, di 17 anni, che tornava con altri studenti verso l'università Statale di Milano dopo una manifestazione per il diritto alla casa. Scoppiò immediatamente la rivolta in città ed iniziarono i primi scontri con la polizia.\r\n\r\nIl giorno successivo un grosso corteo attraversò Milano distruggendo diversi bar riconosciuti come abituali ritrovi dei fascisti, due sedi dell' MSI e gli uffici della compagnia aerea di stato spagnola Iberia, per poi dirigersi verso la federazione dell' MSI di via Mancini difesa da un ingente presidio di poliziotti e carabinieri. Gli scontri che seguirono furono durissimi, undici mezzi blindati dei carabinieri vennero bruciati, mentre la polizia sparò anche diversi colpi d'arma da fuoco. Alle 12 e 40 un camion dei carabinieri si lanciò contro un gruppo di manifestanti con l'intento di investirli, travolgendo e uccidendo Giannino Zibecchi.\r\n\r\nLo stesso giorno a Torino la guardia giurata Paolo Fiocco, assegnatario alla Falchera, uccise con un colpo di pistola Tonino Miccichè, esponente del Comitato casa di Lotta Continua, mentre con alcune decine di occupanti del quartiere cercava di far sgombrare un box che il Fiocco voleva tenere in più per se stesso.\r\nIl 18 aprile un'altra manifestazione uscì dall'università sfilando per il centro, dal corteo iniziarono gli assalti per distruggere gli uffici di noti avvocati missini, come quello del senatore Gastone Nencioni, e la sede del giornale di destra \"il Borghese\".\r\nIntanto le manifestazioni si estesero alle altre città italiane, e a Roma, durante gli scontri con la polizia per l'assalto alla sede del MSI, venne ferito gravemente il militante autonomo Sirio Paccini, che rimarrà paralizzato. A Firenze la polizia ammazzò Rodolfo Boschi e ferì Francesco Panichi durante un corteo antifascista.\r\nCortei e scontri durarono fino ai funerali di Varalli e Zibecchi a cui parteciparono decine di migliaia di persone.\r\n[audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/28-sett-2012-parte-3.mp3|titles=28 sett 2012 parte 3] Scarica file\r\n\r\n[audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/28-sett-2012-parte-4.mp3|titles=28 sett 2012 parte 4] Scarica file\r\n\r\n ","9 Novembre 2012","2018-10-17 22:11:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/images4-200x110.jpeg","I podcast di 1959: le trasmissioni di settembre 2012",1352472576,[],[],{"post_content":569},{"matched_tokens":570,"snippet":571,"value":572},[21,90],"ferì Francesco Panichi durante un \u003Cmark>corteo\u003C/mark> \u003Cmark>antifascista\u003C/mark>.\r\nCortei e scontri durarono fino","Mentre lentamente lavoriamo agli audio degli anni precedenti, iniziamo a caricare i podcast delle trasmissioni dedicate al 1975 andate in onda sulle libere frequenzea partire da settembre 2012; come da abitudine si parte con il racconto cronologico degli eventi relativi all'anno trattato e poi a seguire i vari approfondimenti, il tutto ovviamente accompagnato da musiche dell'anno trattato, in questo caso dunque il 1975. 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