","Allarme clima. Un'emergenza che si ripete","post",1479227610,[63,64,65,66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/cop22/","http://radioblackout.org/tag/donald-trump/","http://radioblackout.org/tag/emergenza-clima/","http://radioblackout.org/tag/emissioni-co2/","http://radioblackout.org/tag/stati-uniti/","http://radioblackout.org/tag/world-metereological-organization/",[70,71,72,73,74,75],"COP22","donald trump","emergenza clima","emissioni co2","Stati Uniti","world metereological organization",{"post_content":77,"tags":83},{"matched_tokens":78,"snippet":81,"value":82},[79,80],"emissioni","CO2","evidenziare un progressivo aumento delle \u003Cmark>emissioni\u003C/mark> di \u003Cmark>CO2\u003C/mark> presenti nell'atmosfera, che ha costituito","Secondo l'Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) il 2016 sarà l'anno più caldo della storia da quando sono cominciate le misurazioni ufficiali. Secondo le ultime rilevazioni, infatti, la temperatura media globale è salita di 1,2 gradi rispetto alla media dell'era pre-industriale. Una tesi sostenuta a ragione afferma che questo radicale cambiamento climatico, aldilà dell'avvento di El Nino (fenomeno climatico ciclico capace di provocare un forte riscaldamento delle acque dell'oceano Pacifico) sia principalmente causato dal surriscaldamento del pianeta avvenuto per mano dell'uomo e delle sue attività a scopo produttivo: industriali e agricole, come nel caso delle \u003Cmark>emissioni\u003C/mark> legate agli animali negli allevamenti intensivi. Da evidenziare un progressivo aumento delle \u003Cmark>emissioni\u003C/mark> di \u003Cmark>CO2\u003C/mark> presenti nell'atmosfera, che ha costituito il raggiungimento della soglia dello 0,04% di \u003Cmark>emissioni\u003C/mark> cumulative di gas serra legate all'energia.\r\nTra le principali conseguenze di questi rovinosi interventi antropici troviamo il danneggiamento di quelle stesse popolazioni che vivono stabilmente in aree dove il fattore climatico gioca già un ruolo fondamentale. La desertificazione o l'aumento della frequenza di alluvioni e trombe d'aria, tanto che pure nella penisola italica si sono recentemente verificati eventi estremi di precipitazioni, concentrati in un breve arco di tempo.\r\nLe gravi condizioni prodotte dai cambiamenti climatici e segnate marcatamente dalla siccità, dalle inondazioni, dalla perdita di raccolti e di territorio coltivabile, sono tra le cause di “nuove” potenziali migrazioni di massa di quelli che vengono comunemente chiamati \"rifugiati climatici\".\r\nPare inoltre che Donald Trump, neo-presidente degli Stati Uniti d'America (uno tra i principali paesi responsabili dell'emissione di gas serra a livello globale) stia cercando una scorciatoia per fuoriuscire dal Trattato sul clima di Parigi, un accordo internazionale siglato da numerosi stati durante la Cop21 del 2015, un'insieme di promesse puntualmente disattese da ogni componente in gioco. In ultima istanza è necessario sottolineare come chi tragga profitto dallo sfruttamento delle risorse non rinnovabili non abbia alcun interesse a ricercare forme energetiche alternative che tutto sommato trovano un certo livello di complicità in tutti coloro che non seguono con particolare trasporto queste questioni, e considerano più comodo stazionare nel proprio stato di dipendenza da quelle tecnologie inquinanti senza voler modificare le proprie abitudini e il proprio stile di vita.\r\nNe abbiamo parlato con Marco Tafel, compagno informato sull'argomento.\r\nAscolta la diretta:\r\n2016-11-15-clima-tafel",[84,86,88,90,93,95],{"matched_tokens":85,"snippet":70},[],{"matched_tokens":87,"snippet":71},[],{"matched_tokens":89,"snippet":72},[],{"matched_tokens":91,"snippet":92},[79,18],"\u003Cmark>emissioni\u003C/mark> \u003Cmark>co2\u003C/mark>",{"matched_tokens":94,"snippet":74},[],{"matched_tokens":96,"snippet":75},[],[98,103],{"field":37,"indices":99,"matched_tokens":100,"snippets":102},[17],[101],[79,18],[92],{"field":104,"matched_tokens":105,"snippet":81,"value":82},"post_content",[79,80],1157451471441625000,{"best_field_score":108,"best_field_weight":109,"fields_matched":22,"num_tokens_dropped":49,"score":110,"tokens_matched":22,"typo_prefix_score":49},"2211897868544",13,"1157451471441625194",{"document":112,"highlight":137,"highlights":158,"text_match":166,"text_match_info":167},{"cat_link":113,"category":114,"comment_count":49,"id":115,"is_sticky":49,"permalink":116,"post_author":52,"post_content":117,"post_date":118,"post_excerpt":55,"post_id":115,"post_modified":119,"post_thumbnail":120,"post_thumbnail_html":121,"post_title":122,"post_type":60,"sort_by_date":123,"tag_links":124,"tags":132},[46],[48],"85572","http://radioblackout.org/2023/12/cop28-qualcosa-cambia-perche-tutto-resti-come-prima/","La Cop 28 di Dubai, iniziata il 30 novembre, terminerà il 12 dicembre: nessuno si attende risultati reali, ma il rischio è che vengano fatti dei passi indietro.\r\nGli Emirati Arabi Uniti, che ospitano l’incontro, è uno dei Paesi con le più alte emissioni pro capite di gas serra al mondo.\r\nIl presidente della Cop28 è Sultan Al Jaber, ministro dell’Industria e delle Tecnologie degli Emirati Arabi Uniti nonché amministratore delegato e direttore generale della compagnia petrolifera statale Abu Dhabi National Oil. Come se non bastasse, Sultan Al Jaber è anche un negazionista climatico, nonostante il riscaldamento globale ed i suoi effetti catastrofici siano una realtà con la quale facciamo i conti, anno dopo anno, giorno dopo giorno.\r\nSiamo entrati ormai in una fase di “anormalità climatica permanente”: il 2022 è stato un anno funestato da eventi meteo estremi, con gli otto milioni di sfollati per l’inondazione del Pakistan e la peggiore siccità che ha colpito l’Europa negli ultimi cinquecento anni. Il 2023, secondo l’Organizzazione mondiale della meteorologia, si candida a essere l’anno più caldo mai registrato nella storia.\r\nIl prezzo più alto lo pagano i paesi poveri che, pur responsabili in minima parte del cambiamento climatico, ne subiscono le conseguenze in modo drammatico.\r\nIl primo atto della Cop 28, annunciato con enfasi nella giornata di apertura è stata l’attivazione dello strumento Loss and Damage, istituito nella precedente Cop di Sharm El-Sheik per riparare ai danni che i paesi più poveri subiscono dal cambiamento climatico. Peccato che le cifre annunciate – 420 milioni di dollari - siano ben lontane dal coprire le necessità. Secondo un recentissimo report pubblicato dall’Unep, il Programma ambientale dell’Onu, servirebbero tra i 215 e i 387 miliardi all’anno per consentire ai Paesi più poveri di difendersi dal riscaldamento globale, ossia tra 10 e 18 volte in più di quanto fatto fino a oggi. Un’elemosina.\r\nUn cacciabombardiere F35 costa 80 milioni di dollari: hanno messo sul piatto l’equivalente di otto F35.\r\nUn altro rischio concreto è che la COP, oltre alle rinnovabili, rimetta in campo il nucleare come scelta strategica per ridurre le emissioni di CO2. Inutile dire che il nucleare, sebbene non contribuisca al riscaldamento globale, è una tecnologia pericolosissima perché a rischio di incidenti che potrebbero devastare ampie zone del pianeta. Non solo. Le centrali nucleari richiedono un utilizzo di fonti fossili sia in fase di costruzione che in fase di raffreddamento. Le torri di raffreddamento necessarie al funzionamento delle centrali nucleari necessitano di enormi quantità di acqua: se l’acqua manca per la siccità le centrali dovrebbero rallentare o essere spente, per evitare incidenti terrificanti. Un altro tassello che non si incastra nel puzzle dei nuclearisti.\r\nLa realtà è che le varie COP non hanno risolto e non risolveranno nulla. La logica del profitto non arretra di fronte a nulla, neppure alla desertificazione ed alle inondazioni, che muteranno per sempre il volto del pianeta.\r\nSolo l’adozione di tecnologie rinnovabili, decentrate sul territorio, controllabili dal basso, potrà mettere in campo le condizioni per fuoriuscita dal ricatto che le multinazionali dell’energia impongono a noi tutt*.\r\nNe abbiamo parlato con Marco Tafel, insegnante, ambientalista, contadino.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/2023-12-05-tafel-cop-28.mp3\"][/audio]","5 Dicembre 2023","2023-12-05 16:58:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/shutterstock_301538918-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/shutterstock_301538918-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/shutterstock_301538918-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/shutterstock_301538918-1024x683.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/shutterstock_301538918-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/shutterstock_301538918-1536x1024.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/shutterstock_301538918-2048x1365.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Cop28. 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L’ENI ha enormi interessi nella produzione dei biocarburanti e quindi il governo preme in tal senso. Nell’UE si combatte una battaglia senza esclusione di colpi tra interessi diversi di fronte alla necessità di ridurre le emissioni di CO2, e, quindi la corsa verso il punto di non ritorno della crisi climatica che investe il pianeta.\r\nResta aperto un grosso interrogativo: esistono soluzioni tecniche per una crisi che ha le sue radici nelle prospettiva di un aumento illimitato delle merci prodotte e fatte circolare? 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Dietro gli aumenti c'è anche il dilatarsi del costo delle materie prime. Il petrolio, il cui prezzo era crollato durante la crisi pandemica, è tornato ai livelli precedenti toccando i 70 dollari a barile. Il gas ha raddoppiato i prezzi, ma dovrebbe tornare a livelli più bassi quando sarà attivo il gasdotto North Stream2, che dovrebbe consentire una crescita dell’offerta.\r\nQuesti fattori, pur rilevanti, non spiegano tuttavia un aumento tanto forte.\r\nIl grosso dell'aumento è dovuto al meccanismo di riduzione dell'inquinamento da anidride carbonica deciso dall'Unione Europea. Quando il capitalismo decide di fingersi ecologista, il costo lo pagano sempre gli sfruttati.\r\nL’aumento è frutto di un’operazione di green washing: l’UE ha deciso di ridurre del 40% le emissioni di CO2 dovute alla produzione di energia elettrica. Le quote di emissione possono essere comprate e vendute. In Italia questa compravendita non funziona perché i produttori sono pochi e quindi i costi dell’operazione vengono scaricati sulle bollette, senza che tuttavia la qualità dell’aria migliori. 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Se a questo si aggiunge il fatto che l’energia ricavata dall’incenerimento di rifiuti non rientrano nelle quote CTS, non serve la palla di cristallo per prevedere un moltiplicarsi di termovalizzatori sparadiossina su tutto il territorio nazionale.\r\nCon buona pace di chi si illude che la “transizione ecologica” non sia altro che un business.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche, economista\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/09/2021-09-28-fricche-bollette.mp3\"][/audio]",[255,257,259,261,263,265,267],{"matched_tokens":256,"snippet":243},[],{"matched_tokens":258,"snippet":244},[],{"matched_tokens":260,"snippet":145},[18],{"matched_tokens":262,"snippet":245},[],{"matched_tokens":264,"snippet":246},[],{"matched_tokens":266,"snippet":247},[],{"matched_tokens":268,"snippet":248},[],[270,272],{"field":104,"matched_tokens":271,"snippet":252,"value":253},[79,80],{"field":37,"indices":273,"matched_tokens":274,"snippets":276},[22],[275],[18],[145],{"best_field_score":168,"best_field_weight":169,"fields_matched":22,"num_tokens_dropped":49,"score":170,"tokens_matched":22,"typo_prefix_score":49},{"document":279,"highlight":297,"highlights":302,"text_match":166,"text_match_info":305},{"cat_link":280,"category":281,"comment_count":49,"id":282,"is_sticky":49,"permalink":283,"post_author":52,"post_content":284,"post_date":285,"post_excerpt":55,"post_id":282,"post_modified":286,"post_thumbnail":287,"post_thumbnail_html":288,"post_title":289,"post_type":60,"sort_by_date":290,"tag_links":291,"tags":294},[46],[48],"85440","http://radioblackout.org/2023/11/end-fossil-occupy/","Sono settimane di occupazioni per il clima nelle università italiane che hanno aderito alla campagna di End Fossil, rete internazionale per la mobilitazione di studenti e studentesse che, in Italia, hanno occupato l’Università di Pisa e la Sapienza di Roma. A Torino, lunedì scorso, è stata portata avanti l’occupazione del Campus Einaudi fino a venerdì. Occupato anche il chiostro dell’Università di Parma e mobilitazioni alla Statale di Milano. Anche a Ravenna, città del petrolchimico, tradizionalmente legata al fossile, gli universitari della sede distaccata dell’Alma Mater di Bologna, hanno organizzato un’assemblea aperta di End Fossil. Il collettivo studentesco di Torino spiega: “UniTo così come il Politecnico di Torino, stipula accordi con soggetti quali l’Eni, azienda tra le 100 più inquinanti che da sole si rendono responsabili del 71% delle emissioni di CO2 mondiali. Non solo: l’industria della guerra, anch’essa distruttrice di ecosistemi interi (oltre che di un numero incalcolabile di vite umane), ha legami ancora più stretti con i nostri atenei, tramite innumerevoli partnership con aziende quali Leonardo e Thales Alenia. Gli uffici di queste aziende sorgeranno fianco a fianco a quelli di UniTo e PoliTo nella nuova Cittadella dell’Aerospazio, contro la quale ci sono state in questi stessi giorni molte contestazioni, mentre il Ministro dell’Ambiente Fratin sarà impegnato a decantarne le lodi all’Oval di Lingotto insieme ai dirigenti dell’industria bellica e alla governance della nostra università. La fusione tra interessi militari ed energetici – continuano – si esplica perfettamente nella recente assegnazione a Eni, da parte del governo israeliano, di permessi di estrazione di gas naturale al largo delle coste palestinesi. Così Israele premia e mantiene il supporto strategico italiano alle proprie politiche criminali: ecocidio e genocidio, in Medio Oriente come nel resto del mondo, vanno di pari passo”.\r\n\r\nDomani si terrà l'ultimo tavolo dell'occupazione torinese, in cui incontreranno le NO TAV per rilanciare la giornata dell'8 dicembre in val di Susa. L'occupazione al campus Einaudi prosegue anche nelle prossime settimane, mantenendo un'area nella main hall in cui reperire materiale informativo sulla campagna di End Fossil, stabilire alleanze, continuare la lotta.\r\n\r\nNe abbiamo parlato ai microfoni di radio black out con Gaia, studentessa di unito che ha aderito alla campagna End Fossil\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/end_fossil.mp3\"][/audio]\r\n\r\npagina IG\r\n\r\nhttps://www.instagram.com/endfossiloccupy_cle/?utm_source=ig_web_button_share_sheet&igshid=OGQ5ZDc2ODk2ZA==\r\n\r\ncanale telegram\r\n\r\nhttps://t.me/+2ppI6GZeRfNjNGQ0\r\n\r\n ","30 Novembre 2023","2023-11-30 17:36:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/403862443_1787572795081934_247211975428491469_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/403862443_1787572795081934_247211975428491469_n-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/403862443_1787572795081934_247211975428491469_n-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/403862443_1787572795081934_247211975428491469_n-1024x768.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/403862443_1787572795081934_247211975428491469_n-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/403862443_1787572795081934_247211975428491469_n.jpg 1440w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","END FOSSIL - Occupy!",1701365746,[292,293,187],"http://radioblackout.org/tag/endfossil/","http://radioblackout.org/tag/occupazioni-universita/",[295,296,15],"#endfossil","#occupazioni università",{"post_content":298},{"matched_tokens":299,"snippet":300,"value":301},[79,80],"rendono responsabili del 71% delle \u003Cmark>emissioni\u003C/mark> di \u003Cmark>CO2\u003C/mark> mondiali. 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Il progetto si lega alla volontà di creare un corridoio ferroviario Alta Velocità/Alta Capacità tra Verona e il Brennero, fortemente sostenuto dal Comune di Trento e dalla Provincia Autonoma.\r\n\r\nSul sito No Tav Trento leggiamo che \" il PNRR sta consentendo al progetto un iter accelerato e totalmente imposto dall’alto che rischia di piombare come una mannaia sulla carne viva del territorio trentino già tra poche settimane.\" e che \"il progetto di circonvallazione (10,5 km di galleria sotto la Marzola più altri 3 km all’aperto distribuiti tra Trento Nord e Mattarello) è un opera che disarticola la città, crea danni e disagi e mette gli abitanti a rischio di una pesante catastrofe ambientale. [...] La circonvallazione di Trento è un’opera energivora in aperto contrasto con le tanto decantate necessità di dimezzare entro il 2030 e di azzerare entro il 2050 le emissioni di CO2. Secondo le stesse stime discutibili dei promotori ci vorranno venti anni di attività del solo tunnel di base del Brennero e del lotto 1 per azzerare la CO2 prodotta dalla loro realizzazione! La circonvallazione di Trento rischia di lasciare alla città ed alla Provincia un pesante debito e di non avere copertura finanziaria per la sua completa realizzazione. Lo stesso progetto di RFI ha una cronologia che ne prevede la realizzazione almeno un anno dopo il limite massimo fissato dalla Commissione Europea perché le opere siano realizzate (giugno 2026). Lo stanziamento previsto non copre i costi dell’opera (la realizzazione della galleria del Brennero costa 140 milioni a km mentre quella prevista sotto la Marzola secondo i suoi progettisti non raggiungerebbe gli 80!), senza contare l’aumento dei costi delle materie prime e delle frese da scavo (il cui prezzo è quadruplicato nell’ultimo anno). E’ forte il rischio di trovarci fra qualche anno con un’opera non finita e priva di finanziamenti, davanti ad un lavoro incompiuto che ha pesantemente devastato la città.\r\nLa circonvallazione di Trento è un opera la cui utilità è tutta da dimostrare.\"\r\n\r\nNe abbiamo parlato con un compagno del Comitato No Tav Trento:\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/notavtrento.140623.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi seguito due opuscoli sulla storia del Tav in Trentino-Alto Adige, scaricabili in pdf:\r\nTAV IN TRENTINO:UN BUCO NELL’ACQUA\r\n \r\nIL PROGETTO DI CIRCONVALLAZIONE FERROVIARIA","14 Giugno 2023","2023-06-23 18:05:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/277814960_1897245640485978_6568656290072104299_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"138\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/277814960_1897245640485978_6568656290072104299_n-300x138.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/277814960_1897245640485978_6568656290072104299_n-300x138.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/277814960_1897245640485978_6568656290072104299_n-768x353.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/277814960_1897245640485978_6568656290072104299_n.jpg 980w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Movimento No Tav Trento contro la circonvallazione ferroviaria",1686764746,[321,322,323],"http://radioblackout.org/tag/circonvallazione/","http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/","http://radioblackout.org/tag/trento/",[325,326,327],"circonvallazione","no tav","trento",{"post_content":329},{"matched_tokens":330,"snippet":331,"value":332},[79,80],"azzerare entro il 2050 le \u003Cmark>emissioni\u003C/mark> di \u003Cmark>CO2\u003C/mark>. 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Si parte dalla distanza fra l'ideologia liberal democratica e le prassi autoritarie di gestione del comando capitalista in questa fase in cui il capitalismo americano esprime delle tendenze oligarchiche conseguenza anche dei processi di deindustrializzazione,che hanno creato una classe di oligopolisti dell'economia digitale.\r\n\r\nL'emergere della Cina che si presenta come un paese ipercapitalista e concorrente sottraendosi alla cooptazione subordinata nel processo di globalizzazione americana ,costituisce un imprevisto storico che s'interseca con la crisi morale ed etica del modello made in U.S.A. L'impoverimento di fasce non residuali della classe media americana ,la crisi dovuta all'insostenibilità dell'interventismo globale ,la corrosione dell'ideologia del destino manifesto sono consueguenze delle sfide al modello di globalizzazione americana portate dall'esterno in particolare dall'emergere di coalizioni di stati che mirano a definire un diritto d'interdizione al processo egemonico yankee . La divisione interna ci rimanda ad una società americana spaccata divisa per gruppi ideologici e sociali che non comunicano ,il modello economico non funziona per molti americani ,il sistema politico è disfunzionale ,le disuguagliaze si accrescono , per le classi dirigenti si pone un problema di recupero di funzionalità del modello economico in crisi anche per la sovraestensione della politica estera americana in chiave regolatrice ed egemonica.\r\n\r\nIl modello di globalizzazione post 1989 è arrivato al capolinea ,si prospettano politiche protezioniste a suon di dazi ,confronto duro con la Cina come dimostrano le scelte di Trump per la sua amministrazione, una crescente militarizzazione della politica estera, la ricostituzione di determinate filiere produttive che prescindano dalla Cina e una frammentazione dell'ordine capitalista con prevedibile instabilita'.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/BASTIONI-DI-ORIONE-14112024-MARONTA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Vincenzo Miliucci sorico militante antinucleare parliamo delle contraddizioni della Cop 29 che si sta tenendo a Baku nell'Azerbaigian, stato autoritario governato dalla dinastia degli Alev ,grande sostenitore delle produzioni fossili e paese da cui partono i tubi del TAP . Le promesse della Cop di Parigi di cancellare il 100% delle emissioni di Co2 entro il 2040 sono ben lontane dall'essere realizzate, a Baku non ci sono i paesi che contano, le delegazioni sono imbottite di funzionari delle compagnie petrolifere a caccia di affari mentre le associazioni ambientaliste non hanno voce in capitolo. Negli interventi a Baku sgomita la lobby nucleare ,millantando nuovi orizzonti per la fissione nonostante i disastri passati e i rischi ambientali , il governo italiano prepara una legge delega ad hoc per imporre nuovamente questa scelta nefasta già respinta con due referendum .Intanto la nuova amministrazione americana del negazionista Trump già annuncia nuove trivellazioni in Alaska e nell'Artico , si continua con le false compensazioni senza porre fine al mercato dei crediti del carbonio , s'intensifica la repressione contro i militanti ambientalisti anche in Italia con le norme contenute nel famigerato DL 1660 ,mentre si continuano ad uccidere gli oppositori della devastazione ambientale in America Latina .\r\n\r\nRicordiamo infine l'insegnamento di Dario Paccino che fin dal suo libro \"L'imbroglio ecologico\",nonchè con la sua militanza mise in relazione la devastazione ambientale con il modello di sviluppo capitalistico e con un’economia di mercato che produce a prezzi sempre più bassi beni di consumo sempre meno utili , per Paccino l'ambientalismo pensato e tradotto politicamente senza aver presenti i rapporti di produzione e le condizioni sociali che generano lo sfruttamento delle risorse rappresentava ipso facto un imbroglio.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/BASTIONI-DI-ORIONE-14112024-MILIUCCI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Roberto Codazzi cooperante e conoscitore di Haiti ,parliamo della situazione sempre piu' drammatica nell'isola caraibica sconvolta da una instabilità permanente alimentata da una classe dirigente corrotta e dalle gang criminali che ormai controllano il territorio . L'invio dei 600 soldati kenyani come prevedibile non ha sortito alcun effetto sulla situazione sul terreno .Haiti dal 2021 è senza presidente ,ucciso nella sua casa da un commando composto da mercenari colombiani assoldati da haitiani, tre membri del consiglio di transizione che dovrebbe nominare il primo ministro sono accusati di corruzione mentre si è dimesso il premier nominato solo 5 mesi fa.\r\n\r\nLe gang gestiscono le vie di comunicazione d'interesse logistico per il traffico di stupefacenti di cui l'isola è diventata un hub rilevante , l'episodio recente degli spari contro un aereo di una compagnia americana ha portato alla chiusura degli aereoporti e all'isolamento totale dell'isola considerando la chiusura del confine con la repubblica Dominicana . Si contano decine di migliaia di sfollati e circa 4000 morti dall'inizio dell'anno ,mentre le deportazioni dagli U.S.A. non si sono mai fermate nonostante i toni xenofobi della campagna elettorale americana che ha individuato gli haitiani residenti a Springfield come obiettivo. Haiti paga ancora l'audacia di essere stata la prima repubblica nera liberatasi dalla schiavitu' ,un peccato originale mai perdonato dalle potenze coloniali ,prima la Francia con il fardello del debito imposto ad Haiti e poi gli Stati Uniti con l'invasione militare e l'imposizioni della dittatura dei Duvalier.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/BASTIONI-DI-ORIONE-14112024-CODAZZI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","17 Novembre 2024","2024-11-17 12:18:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 14/11/2024-DECLINO DELL'EGEMONIA AMERICANA E DEGLOBALIZZAZIONE-COP29 L'INUTILE PARATA DELLE LOBBIES DEL FOSSILE-HAITI LA CRISI POLITICA E LO STRATOPOTERE DELLE GANG.","podcast",1731845911,[377],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[360],{"post_content":380},{"matched_tokens":381,"snippet":383,"value":384},[79,382],"Co2","di cancellare il 100% delle \u003Cmark>emissioni\u003C/mark> di \u003Cmark>Co2\u003C/mark> entro il 2040 sono ben","Bastioni di Orione in questa puntata si confronta con Fabrizio Maronta consigliere scientifico e responsabile delle relazioni internazionali di Limes ,autore del libro \"Deglobalizzazione\". Si parte dalla distanza fra l'ideologia liberal democratica e le prassi autoritarie di gestione del comando capitalista in questa fase in cui il capitalismo americano esprime delle tendenze oligarchiche conseguenza anche dei processi di deindustrializzazione,che hanno creato una classe di oligopolisti dell'economia digitale.\r\n\r\nL'emergere della Cina che si presenta come un paese ipercapitalista e concorrente sottraendosi alla cooptazione subordinata nel processo di globalizzazione americana ,costituisce un imprevisto storico che s'interseca con la crisi morale ed etica del modello made in U.S.A. L'impoverimento di fasce non residuali della classe media americana ,la crisi dovuta all'insostenibilità dell'interventismo globale ,la corrosione dell'ideologia del destino manifesto sono consueguenze delle sfide al modello di globalizzazione americana portate dall'esterno in particolare dall'emergere di coalizioni di stati che mirano a definire un diritto d'interdizione al processo egemonico yankee . La divisione interna ci rimanda ad una società americana spaccata divisa per gruppi ideologici e sociali che non comunicano ,il modello economico non funziona per molti americani ,il sistema politico è disfunzionale ,le disuguagliaze si accrescono , per le classi dirigenti si pone un problema di recupero di funzionalità del modello economico in crisi anche per la sovraestensione della politica estera americana in chiave regolatrice ed egemonica.\r\n\r\nIl modello di globalizzazione post 1989 è arrivato al capolinea ,si prospettano politiche protezioniste a suon di dazi ,confronto duro con la Cina come dimostrano le scelte di Trump per la sua amministrazione, una crescente militarizzazione della politica estera, la ricostituzione di determinate filiere produttive che prescindano dalla Cina e una frammentazione dell'ordine capitalista con prevedibile instabilita'.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/BASTIONI-DI-ORIONE-14112024-MARONTA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Vincenzo Miliucci sorico militante antinucleare parliamo delle contraddizioni della Cop 29 che si sta tenendo a Baku nell'Azerbaigian, stato autoritario governato dalla dinastia degli Alev ,grande sostenitore delle produzioni fossili e paese da cui partono i tubi del TAP . Le promesse della Cop di Parigi di cancellare il 100% delle \u003Cmark>emissioni\u003C/mark> di \u003Cmark>Co2\u003C/mark> entro il 2040 sono ben lontane dall'essere realizzate, a Baku non ci sono i paesi che contano, le delegazioni sono imbottite di funzionari delle compagnie petrolifere a caccia di affari mentre le associazioni ambientaliste non hanno voce in capitolo. Negli interventi a Baku sgomita la lobby nucleare ,millantando nuovi orizzonti per la fissione nonostante i disastri passati e i rischi ambientali , il governo italiano prepara una legge delega ad hoc per imporre nuovamente questa scelta nefasta già respinta con due referendum .Intanto la nuova amministrazione americana del negazionista Trump già annuncia nuove trivellazioni in Alaska e nell'Artico , si continua con le false compensazioni senza porre fine al mercato dei crediti del carbonio , s'intensifica la repressione contro i militanti ambientalisti anche in Italia con le norme contenute nel famigerato DL 1660 ,mentre si continuano ad uccidere gli oppositori della devastazione ambientale in America Latina .\r\n\r\nRicordiamo infine l'insegnamento di Dario Paccino che fin dal suo libro \"L'imbroglio ecologico\",nonchè con la sua militanza mise in relazione la devastazione ambientale con il modello di sviluppo capitalistico e con un’economia di mercato che produce a prezzi sempre più bassi beni di consumo sempre meno utili , per Paccino l'ambientalismo pensato e tradotto politicamente senza aver presenti i rapporti di produzione e le condizioni sociali che generano lo sfruttamento delle risorse rappresentava ipso facto un imbroglio.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/BASTIONI-DI-ORIONE-14112024-MILIUCCI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Roberto Codazzi cooperante e conoscitore di Haiti ,parliamo della situazione sempre piu' drammatica nell'isola caraibica sconvolta da una instabilità permanente alimentata da una classe dirigente corrotta e dalle gang criminali che ormai controllano il territorio . L'invio dei 600 soldati kenyani come prevedibile non ha sortito alcun effetto sulla situazione sul terreno .Haiti dal 2021 è senza presidente ,ucciso nella sua casa da un commando composto da mercenari colombiani assoldati da haitiani, tre membri del consiglio di transizione che dovrebbe nominare il primo ministro sono accusati di corruzione mentre si è dimesso il premier nominato solo 5 mesi fa.\r\n\r\nLe gang gestiscono le vie di comunicazione d'interesse logistico per il traffico di stupefacenti di cui l'isola è diventata un hub rilevante , l'episodio recente degli spari contro un aereo di una compagnia americana ha portato alla chiusura degli aereoporti e all'isolamento totale dell'isola considerando la chiusura del confine con la repubblica Dominicana . Si contano decine di migliaia di sfollati e circa 4000 morti dall'inizio dell'anno ,mentre le deportazioni dagli U.S.A. non si sono mai fermate nonostante i toni xenofobi della campagna elettorale americana che ha individuato gli haitiani residenti a Springfield come obiettivo. 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Soprattutto nel 2020 il contraccolpo rispetto al virus è stato in prima battuta un rallentamento generale in quasi tutti i settori tranne la grande distribuzione organizzata e i colossi della consegna a domicilio. Tuttavia il Covid-19 ha cambiato anche in linea definitiva il modo di consumare: il boom dell'e-commerce, la casa privata come luogo di socialità, l'abbandono per molti di cinema e posti di ritrovo in favore di un rifugio sempre più massiccio nelle piattaforme digitali (app di incontri, Netflix, software per video-conferincing), non dimenticando l'introduzione del web 3.0 e dell'utilizzo diffuso dell'Intelligenza Artificiale.\r\n\r\nPiù o meno all'improvviso, a causa dell'impatto epidemico, delle restrizioni e dei nuovi comportamenti sociali di buona parte della popolazione che vive in paesi altamente capitalizzati, l'organizzazione dei flussi che ha caratterizzato gli ultimi vent'anni di globalizzazione feroce e internazionalizzazione del lavoro secondo il delirante modello just in time ha raggiunto un punto critico. L'aggressività di tale organizzazione è nota ben prima del coronavirus ma proprio con esso alcuni nodi sono venuti definitivamente al pettine e tra questi l'impatto ancor più energivoro di un capitalismo che va digitalizzandosi sotto la maschera di una grande svolta verde.\r\n\r\nGià dai primi mesi del 2021, con la ripresa a pieno regime della produzione globale e con i suoi repentini cambiamenti, è non solo tornata massicciamente la richiesta di carbone, petrolio e gas naturale, ma è esponenzialmente cresciuta. I paesi produttori di idrocarburi come il petrolio non sono riusciti ad aumentare l’offerta necessaria e quando la domanda di un bene scarso cresce, secondo le leggi del mercato, a crescere sono anche i prezzi. Inoltre i rifornimenti di gas che vengono dalla Russia sono già stati fortemente ridotti in base ai cambiamenti nei trattati commerciali e alcune diatribe geopolitiche intorno all'attivazione del Nord Stream 2, un grande gasdotto che arriva in Germania. A tutto ciò va a unirsi la diminuzione di produttività dei giacimenti di gas, delle centrali idroelettriche ed eoliche dei paesi del nord Europa, e l'impatto delle carbon tax sul prezzo del carbone per disincentivare le emissioni di CO2, o per lo meno questo era l'obiettivo dichiarato solo fino a qualche settimana fa.\r\n\r\nLa guerra in Ucraina aggiunge non solo un'ulteriore ripercussione alla già critica situazione, ma fa saltare i piani per l'approvvigionamento energetico che la governance europea aveva fatto senza l'oste. Il cambiamento di paradigma lanciato da Bruxelles per un grande Green New Deal sembra cadere come un castello di carta di fronte alla mancanza di gas russo. I vari paesi UE da paladini del discorso della svolta verde si sono trasformati nel giro di 48h in ponderati sostenitori del ritorno alle fino a ieri cattive centrali a carbone e dell'implementazione massiccia del nucleare, spacciato come la fonte più pulita e gestibile.\r\n\r\nLa realtà per le persone che vivono governate da questi insani meccanismi diventerà presto ancora più atroce. Con un'energia che diventa sempre più costosa e il cui prezzo definitivo è giocato all'asta del mercato globale, in Italia e in Europa si rischiano oggi blocchi temporanei per risparmiare sulle forniture, ipotesi questa sempre meno remota e già anticipata dai governanti di ogni risma, non per ultimo il premier italiano Mario Draghi.\r\n\r\nIndovinate chi sarà a pagare il prezzo più alto di questo razionamento energetico?\r\n\r\nSe già il rincaro delle bollette è noto e potrebbe diventare insostenibile nel prossimo anno e non solo per i poveri, non è irrilevante in tutto questo il peso della cosiddetta transizione ecologica e di cosa significhi in realtà: l'energia a carissimo prezzo non sarà certo distribuita equamente ma servirà ad alimentare le infrastrutture della produzione profittevole e quelle del controllo.\r\n\r\nDi fatto si consumerà di meno - certamente - perché a essere ridotti al lumicino saremo noi.\r\n\r\nA Macerie su Macerie alcune considerazioni in proposito tra guerra, stato d'emergenza infinito e incognite sul futuro delle città:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/28.2.22completo.mp3\"][/audio]","1 Marzo 2022","2022-03-01 12:02:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/800px-Castelli_dei_pozzi_-_Grande_Miniera_di_Serbariu-200x110.jpg","Macerie su Macerie - 28/2/22, Un conto molto salato: crisi energetica, guerra, \"ritorno\" al carbone",1646132073,[],[],{"post_content":404},{"matched_tokens":405,"snippet":406,"value":407},[79,80],"del carbone per disincentivare le \u003Cmark>emissioni\u003C/mark> di \u003Cmark>CO2\u003C/mark>, o per lo meno questo","Uno degli sconvolgimenti pandemici è stato il cambio di ritmo della produzione globale. 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Ridurre le emissioni di CO2 e altri gas climalteranti è senz'altro necessario a mitigare gli effetti nefasti della crisi ecologica: eppure, la realtà della produzione di energia rinnovabile non sempre rientra nei criteri di sostenibilità.\r\n\r\nQuest'ultima precisazione non sembra preoccupare Renexia, società impegnata nei maggiori progetti \"verdi\" nella penisola, e molte realtà locali interessate dal nuovo progetto di impianto e0lico al largo delle isole Egadi. In questa zona, infatti, si sta pianificando l'installazione di quello che si prevede sarà il più grande parco eolico offshore d'Europa: decine di turbine eoliche galleggianti, di altezza poco inferiore alla Tour Eiffel, distanziate 3,5 km l'una dall'altra nelle acque mediterranee della Trinacria. Un progetto massiccio e invasivo, dannoso per la fauna e la flora marine ma anche per la popolazione locale che sul mare ha sempre fondato la propria sussistenza e la propria cultura. Definita dalla società incaricata un'opera dallo scarso \"impatto visivo\" e dagli innumerevoli vantaggi dal punto d vista energetico nazionale ed economico locale, il progetto previsto dalle isole Egadi emana soffiate di aria fetida.\r\n\r\nCe ne parla - fornendo dati e dettagli preziosi - Diego, portavoce del comitato creatosi nelle isole Egadi per opporsi a questo progetto predatorio. Potete ascoltare l'intervista qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/eolico-egadi.mp3\"][/audio]","17 Novembre 2021","2021-11-17 12:42:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/Eolico-off-shore-933x400-1-200x110.png","I risvolti predatori dell'eolico: il progetto delle isole Egadi",1637152958,[],[],{"post_content":427},{"matched_tokens":428,"snippet":429,"value":430},[79,80],"suoi nuclei programmatici. 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Con il loro alto contenuto proteico e grazie ai loro allevamenti eco-sostenibili potranno risolvere i problemi della malnutrizione, della fame nel mondo e dell’inquinamento atmosferico.”\r\n\r\nSul filo di queste parole d’ordine si muove da alcuni anni la propaganda che mira a stravolgere l’alimentazione occidentale in favore di un’introduzione sempre più massiccia di insetti all’interno dei nostri piatti. Per una cultura come la nostra non è facile passare oltre al ribrezzo che alcuni degli insetti proposti (larve, cavallette, formiche) suscitano in molte persone, ed è per questo che a spingere per una scelta alimentare del genere è necessario che vi sia qualcosa di più forte del semplice piacere del palato. In perfetta armonia con la retorica green di un capitalismo “ecologico”, questi animali diventano la panacea di tutti i mali e delle ingiustizie che affliggono il pianeta: si sostiene che la fame nel mondo e il disastro ambientale dovuto al costante aumento di emissioni di CO2 non siano rispettivamente un problema di distribuzione iniqua delle risorse gestite da un sistema economico ingiusto ed una conseguenza di un sistema di sfruttamento mortifero della natura, ma una semplice questione di scelta alimentare. Banalizzando tali problemi senza mai mettere in discussione il mondo che li produce, le aziende che stanno puntando alla vendita di prodotti alimentari derivanti da insetti (accuratamente “mimetizzati” in farine, biscotti, crackers, pasta, ecc) partecipano a fiere del gusto e rilasciano interviste pubblicitarie per mirare con questa retorica alla sensibilità “ecologica” dei consumatori, apparentemente tanto risvegliata quanto poco radicale in questo ultimo periodo.\r\n\r\nDal punto di vista etico gli insetti suscitano rinomatamente poca empatia, rischiando di aprire la porta anche ad una clientela che finora aveva boicottato i prodotti di origine animale. E che dire della visione di un mondo pervaso di allevamenti di insetti se questi rimpiazzassero gli attuali animali “da fattoria”? Cosa succederebbe se ci fosse, come è inevitabile che succeda, una fuga di massa di anche solo un migliaio di cavallette nei territori circostanti un allevamento? 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In perfetta armonia con la retorica green di un capitalismo “ecologico”, questi animali diventano la panacea di tutti i mali e delle ingiustizie che affliggono il pianeta: si sostiene che la fame nel mondo e il disastro ambientale dovuto al costante aumento di \u003Cmark>emissioni\u003C/mark> di \u003Cmark>CO2\u003C/mark> non siano rispettivamente un problema di distribuzione iniqua delle risorse gestite da un sistema economico ingiusto ed una conseguenza di un sistema di sfruttamento mortifero della natura, ma una semplice questione di scelta alimentare. Banalizzando tali problemi senza mai mettere in discussione il mondo che li produce, le aziende che stanno puntando alla vendita di prodotti alimentari derivanti da insetti (accuratamente “mimetizzati” in farine, biscotti, crackers, pasta, ecc) partecipano a fiere del gusto e rilasciano interviste pubblicitarie per mirare con questa retorica alla sensibilità “ecologica” dei consumatori, apparentemente tanto risvegliata quanto poco radicale in questo ultimo periodo.\r\n\r\nDal punto di vista etico gli insetti suscitano rinomatamente poca empatia, rischiando di aprire la porta anche ad una clientela che finora aveva boicottato i prodotti di origine animale. E che dire della visione di un mondo pervaso di allevamenti di insetti se questi rimpiazzassero gli attuali animali “da fattoria”? Cosa succederebbe se ci fosse, come è inevitabile che succeda, una fuga di massa di anche solo un migliaio di cavallette nei territori circostanti un allevamento? Scenari da piaghe bibliche si aprono nella nostra mente…\r\n\r\nInsomma, abbiamo cercato di smontare la retorica green di questa nuova moda alimentare nella rilassata puntata del primo gennaio, introducendo l’argomento con la notizia di un esperimento russo in cui alle mucche di un allevamento sono stati applicati dei visori della realtà virtuale per far visualizzare loro prati fioriti e visioni ambientali piacevoli, così da far produrre loro latte di migliore qualità.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/insetti.mp3\"][/audio]",[454],{"field":104,"matched_tokens":455,"snippet":451,"value":452},[79,80],{"best_field_score":168,"best_field_weight":169,"fields_matched":35,"num_tokens_dropped":49,"score":306,"tokens_matched":22,"typo_prefix_score":49},{"document":458,"highlight":472,"highlights":477,"text_match":166,"text_match_info":480},{"comment_count":49,"id":459,"is_sticky":49,"permalink":460,"podcastfilter":461,"post_author":462,"post_content":463,"post_date":464,"post_excerpt":55,"post_id":459,"post_modified":465,"post_thumbnail":466,"post_title":467,"post_type":374,"sort_by_date":468,"tag_links":469,"tags":471},"56547","http://radioblackout.org/podcast/da-venaus-a-madrid-vocidallantropocene-6-9-12-19/",[352],"antropocenici","Domenica 8 dicembre, come avviene ormai da 15 anni, il movimento No Tav attraversa le strade e i campi che furono teatro della prima grande vittoria del movimento, nell'ormai lontano e mitico 2005: la riconquista dei terreni destinate secondo progetto a diventare il cantiere di inizio dell'opera contestata, poi trasformato nella borgata 8 dicembre, sede di un presidio di lotta e del Festival ad Alta Felicità che da quattro anni vede centinaia di artisti esibirsi di fronte a migliaia di partecipanti. Una giornata non solo di celebrazione ma anche e soprattutto di lotta, come dimostra l'attualissima contraddizione che il movimento rappresenta per l'avvicendarsi dei governi di ogni colore e sfumatura. Aspetto centrale della manifestazione di quest'anno, la connessione col tema climatico e la partecipazione di moltissimi e moltissime giovani di Friday for Future. (Reportage di voci e cori dalla manifestazione di domenica).\r\nA Madrid è invece ancora in corso la Cop 25, edizione scandita da colloqui che faticano a trovare terreni di intesa, dove si ripropone il 'carbon trading' come metodo di contenimento delle emissioni di CO2, mentre si danno poche risposte agli appelli dei movimenti sul tema scottante e in prospettiva sempre più urgente dei profughi climatici.Parallelamente è partita la Cumbre Social, contro-vertice della società civile svoltosi presso la Universidad Complutense de Madrid con conferenze, incontri, tavole rotonde e assemblee con l'obiettivo di denunciare l’inazione dei governi e fornire uno sguardo alternativo sulla crisi climatica e sulle sue soluzioni. (Ne abbiamo parlato con Cecilia erba di Asud onlus).\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/voci_6a_puntata.mp3\"][/audio]","12 Dicembre 2019","2019-12-12 08:53:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/DSC0884-200x110.jpg","Da Venaus a Madrid - Voci dall'Antropocene #6 - 9/12/19",1576140780,[470],"http://radioblackout.org/tag/voci-antropocene/",[358],{"post_content":473},{"matched_tokens":474,"snippet":475,"value":476},[79,80],"come metodo di contenimento delle \u003Cmark>emissioni\u003C/mark> di \u003Cmark>CO2\u003C/mark>, mentre si danno poche risposte","Domenica 8 dicembre, come avviene ormai da 15 anni, il movimento No Tav attraversa le strade e i campi che furono teatro della prima grande vittoria del movimento, nell'ormai lontano e mitico 2005: la riconquista dei terreni destinate secondo progetto a diventare il cantiere di inizio dell'opera contestata, poi trasformato nella borgata 8 dicembre, sede di un presidio di lotta e del Festival ad Alta Felicità che da quattro anni vede centinaia di artisti esibirsi di fronte a migliaia di partecipanti. 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Questo tipo di strategia, rientrante pienamente nel meccanismo di greenwashing, comporta diversi problemi: in primis, l’idea che vi sta dietro rappresenta una visione matematica-meccanicistica del mondo, secondo cui è possibile inquinare impunemente da un lato, a patto di “riparare” dall’altro i propri danni in base alla presunta (e prettamente teorica) CO2 assorbita da ogni albero piantato. Ciò significa non preoccuparsi di mettere fine alle emissioni, alla deforestazione, allo sfruttamento delle risorse, ma anzi trovare una giustificazione per continuare a farlo senza sensi di colpa o senza compromettersi di fronte all’opinione pubblica. Come se non bastasse, nella maggior parte di queste iniziative, le sementi utilizzate si rivelano inadeguate per tipo di specie, qualità genetica, capacità di resistenza e mole di semi necessari a mantenere le promesse (poiché le sementi spesso non sono producibili sul mercato in così grosse quantità). Nei paesi di India, Malesia, Indonesia e Filippine, ad esempio, impegnate molto (cioè con promesse di numeri di ripiantumazione altissimi) in queste campagne “verdi”, risulta che le nuove piantagioni “salvifiche” sono monocolturali, con semi di origine dubbia, inadatte ai luoghi ospitanti, e quasi certamente non raggiungeranno lo stato auspicato di foresta forte, sana e resiliente, anche perché non vi è in effetti un monitoraggio delle fasi successive alla mera piantumazione. Pensare che fenomeni come la distruzione degli habitat possano essere bilanciati da forme di ripiantumazione sbrigative, economiche e poco attente alla complessità della biodiversità è del tutto ingannevole e non può che portare a maggiori danni di quanti ne vuole “curare”.\r\n\r\nAscolta l’audio qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/01/piante.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","9 Gennaio 2022","2022-01-11 22:16:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/01/index-200x110.jpeg","Piantiamola di piantare alberi: no al greenwashing",1641756820,[],[],{"post_content":495},{"matched_tokens":496,"snippet":497,"value":498},[79],"zero i conti delle proprie \u003Cmark>emissioni\u003C/mark> di anidride carbonica. 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