","Salento, ulivi e quello che non si dice","post",1431356245,[60,61,62,63,64,65,66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/batterio-xylella/","http://radioblackout.org/tag/eradicazione-ulivi/","http://radioblackout.org/tag/gallipoli/","http://radioblackout.org/tag/latifondo/","http://radioblackout.org/tag/lecce/","http://radioblackout.org/tag/parassiti/","http://radioblackout.org/tag/salento/","http://radioblackout.org/tag/taviano/","http://radioblackout.org/tag/ulivi/",[29,31,27,25,70,23,19,21,15],"Lecce",{"post_content":72,"post_title":76,"tags":79},{"matched_tokens":73,"snippet":74,"value":75},[15],"numero di grandi distese di \u003Cmark>ulivi\u003C/mark> abbandonati, immagine evidente di un latifondo","Dal Salento, a volte, e non senza difficoltà, qualche voce seria e pacata riesce a bucare la versione dei media mainstream nazionali - ed anche europei - sulla questione \"Xylella\", trattata da mesi in modo ultra-allarmistico sul piano di un potenziale contagio \"europeo\" di altre zone in cui si produce l'olio di oliva. E' chiaro che il batterio esiste ed un certo numero di piante si sono ammalate, ma sulla sua comparsa nel Salento, in particolare nella zona tra Taviano e Gallipoli, le informazioni restano poco chiare e quelle emerse finora non aiutano di certo il confronto su quale sia il modo migliore per affrontare la situazione.\r\n\r\nC'è chi parla di diffusione del batterio in seguito ad un workshop, proprio sulla Xylella, che nel 2010 si è tenuto a Bari presso l'Istituto Agronomico Mediterraneo, in un momento in cui il batterio era del tutto assente in Italia; è ormai certo che durante il seminario il batterio fu portato in Puglia per scopi scientifici. C'è poi chi parla di contagio \"importato\" attraverso un tipo di pianta ornamentale del Costa Rica, che sarebbe comparsa in alcuni vivai nostrani e da lì avrebbe attaccato piante di ulivo. C'è anche chi parla di un possibile complotto ordito dalla Monsanto e da aziende, di proprietà della stessa multinazionale, che fanno ricerca su Ogm resistenti al batterio in questione; in particolare l'attenzione viene concentrata su un'impresa brasiliana specializzata nel settore, la quale porta misteriosamente il nome di Alellyx, palindromo del batterio... Le ipotesi sono dunque molteplici e nei mesi scorsi è partita anche un'inchiesta da parte di due pm di Lecce, che per ora sono entrate in possesso di alcuni documenti del già citato Istituto Agronomico di Bari. Ciò che è sicuro è che per il batterio Xylella al momento non esiste una cura e che osservando la zona infetta appare evidente che non tutti gli alberi risultano colpiti. Per questo è saggio sottoporre le foglie ad un controllo preventivo anziché iniziare a potare pesantemente la pianta o ipotizzare addirittura l'eradicazione, dato che spesso l'essiccamento di rami e chiome può dipendere solo da funghi o parassiti comuni, che i contadini della zona hanno da sempre contrastato con metodi naturali, senza utilizzare dosi massicce di pesticidi e diserbanti.\r\n\r\nIn questo contesto, la risposta delle istituzioni, locali e nazionali, è stata tardiva e confusa: all'inizio vi è stata una sorta di \"richiesta\" di potare radicalmente gli alberi di ulivo che avessero presentato i primi sintomi del contagio, invece di invitare gli agricoltori, ad esempio, a far analizzare un campione delle foglie della pianta. Ecco perché nel corso del 2013 alcuni produttori hanno potato troppo le piante, le quali non sono poi riuscite a riprendersi. In seguito è arrivata la nomina \"centrale\" di un commissario straordinario, per questa ennesima \"emergenza meridionale\", il quale ha ridimensionato le potature e suggerito altre pratiche meno estreme. Tutto questo con un ritardo cronico rispetto al bisogno di informazioni da parte degli agricoltori locali. Infine sono fioccate ordinanze varie, con richieste ed obiettivi assolutamente surreali, di fatto impossibili da realizzare sull'intero territorio: in Salento, come in altre zone del sud, è altissimo il numero di grandi distese di \u003Cmark>ulivi\u003C/mark> abbandonati, immagine evidente di un latifondo che ancora esiste ed i cui proprietari vivono da generazioni altrove. E' proprio in questi campi, a cui non è stata data nessuna cura per anni, che ha iniziato a svilupparsi in modo aggressivo il batterio della Xylella, insieme ad altri parassiti e funghi. In questo senso è importante sottolineare come l'essicamento sia causato da un complesso di fattori e non solo dal batterio in questione.\r\n\r\nProprio per arginare le letture superficiali dei cronisti d'assalto e l'impreparazione costante e strutturale del governo e della regione, abbiamo scelto di parlare con Rocco dei suoi \u003Cmark>ulivi\u003C/mark> e di quelli dei suoi vicini. Rocco vive e produce olio biologico proprio nella zona di Racale, vicino a Gallipoli, confinante con Taviano, zona da cui sarebbe partito \"il contagio\". Insieme a lui abbiamo capito che esistono un'altra visione delle cose e pratiche differenti che si possono seguire per prendersi cura degli alberi e proteggerli dai parassiti. Abbiamo parlato di come, nel corso dei secoli, gli \u003Cmark>ulivi\u003C/mark> siano sempre stati curati dai contadini, attraverso le pratiche di chi vive tutti i giorni in quei territori, senza aspettare risposte inutili di politicanti sempre più distanti dalla realtà, né interventi calati dall'alto attraverso fantasiose direttive da parte di super-commissari.\r\n\r\nAscolta il contributo:\r\n\r\nrocco_olivo\r\n\r\n ",{"matched_tokens":77,"snippet":78,"value":78},[15],"Salento, \u003Cmark>ulivi\u003C/mark> e quello che non si dice",[80,82,86,88,90,92,94,96,98],{"matched_tokens":81,"snippet":29},[],{"matched_tokens":83,"snippet":85},[84,15],"eradicazione","\u003Cmark>eradicazione\u003C/mark> \u003Cmark>ulivi\u003C/mark>",{"matched_tokens":87,"snippet":27},[],{"matched_tokens":89,"snippet":25},[],{"matched_tokens":91,"snippet":70},[],{"matched_tokens":93,"snippet":23},[],{"matched_tokens":95,"snippet":19},[],{"matched_tokens":97,"snippet":21},[],{"matched_tokens":99,"snippet":100},[15],"\u003Cmark>ulivi\u003C/mark>",[102,109,112],{"field":34,"indices":103,"matched_tokens":105,"snippets":108},[14,104],8,[106,107],[84,15],[15],[85,100],{"field":110,"matched_tokens":111,"snippet":78,"value":78},"post_title",[15],{"field":113,"matched_tokens":114,"snippet":74,"value":75},"post_content",[15],1157451471441625000,{"best_field_score":117,"best_field_weight":118,"fields_matched":119,"num_tokens_dropped":46,"score":120,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},"2211897868544",13,3,"1157451471441625195",{"document":122,"highlight":151,"highlights":156,"text_match":159,"text_match_info":160},{"cat_link":123,"category":124,"comment_count":46,"id":125,"is_sticky":46,"permalink":126,"post_author":49,"post_content":127,"post_date":128,"post_excerpt":52,"post_id":125,"post_modified":129,"post_thumbnail":130,"post_thumbnail_html":131,"post_title":132,"post_type":57,"sort_by_date":133,"tag_links":134,"tags":144},[43],[45],"40951","http://radioblackout.org/2017/03/bloccati-i-lavori-continua-la-mobilitazione-no-tap/","È iniziata lunedì mattina all’alba l’operazione di eradicazione degli oltre 200 ulivi nel comune di Melendugno, nell’area dove dovrebbe sorgere il cantiere per la costruzione del cosiddetto microtunnel TAP. Il TAP (Trans Adriatic Pipeline) è il famoso gasdotto di oltre 4000km attraverso il quale giungerà in Italia gas dal sottosuolo tramite una conduttura collegata all’Azerbaigian, passando per Turchia, Grecia, Albania ed infine l’Adriatico, prima del suo collegamento in Salento, oltre il quale passerebbe lungo tutta la dorsale appenninica per collegarsi al nord alla rete nazionale della Snam.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nPoco dopo l’arrivo degli operai scortati da ingenti forze di polizia in assetto antisommossa, a quel punto sono intervenuti diversi attivisti provando a bloccare i camion, sdraiandosi in terra e facendosi spostare di peso. 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Queste ricerche prendono spunto dalle eruzioni vulcaniche, come quella del vulcano Pinatubo nelle Filippine che nel secolo scorso ha fatto registrare cambiamenti climatici su scala mondiale, con un abbassamento delle temperature di quasi mezzo grado.\r\n\r\nLa Nasa e le grandi università puntano sulla geo-ingegneria per trovare rimedi agli effetti di questo tipo di società, ma se nei loro simulatori virtuali l’oscuramento del sole potrebbe rivelarsi una soluzione, nella realtà questo potrebbe avere effetti impensabili sul ciclo della vita, come la scomparsa dei monsoni e di tantissime specie animali che non avrebbero il tempo di adeguarsi a un cambiamento climatico così radicale.\r\n\r\nL’uso della geo-ingegneria è agli albori, i progetti sono poco costosi ed espandibili su scala globale, ogni governo potrebbe farne ricorso poiché il suo uso è ancora de-regolamentato anche se non se ne conoscono gli effetti, che potrebbero essere catastrofici perché vanno ad alterare i fondamenti della vita terrestre: i ghiacciai, l’acqua e la radiazione solare.\r\n\r\nAscolta l'estratto della puntata qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/geoing.mp3\"][/audio]","21 Maggio 2018","2019-01-31 12:48:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/1522168791-geoengineering-200x110.jpg","I folli progetti di geoingegneria per affrontare i cambiamenti climatici","podcast",1526901671,[210,211,212],"http://radioblackout.org/tag/cambiamento-climatico/","http://radioblackout.org/tag/geoingegneria/","http://radioblackout.org/tag/radiazione-solare/",[192,188,190],{"post_content":215,"tags":220},{"matched_tokens":216,"snippet":218,"value":219},[217],"radiazione","punto sistemi di gestione della \u003Cmark>radiazione\u003C/mark> solare mediante lo spargimento aereo","Per far fronte al surriscaldamento globale, ingegneri e ricercatori stanno mettendo a punto sistemi di gestione della \u003Cmark>radiazione\u003C/mark> solare mediante lo spargimento aereo di particelle prodotte da anidride solforosa (SO2) capaci di riflettere i raggi solari verso lo spazio, di modo da raffreddare l’atmosfera terrestre. 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A due anni dallo tsunami che provocò un l’incidente nucleare della stessa gravità di quello di Chernobyl, l’obiettivo delle autorità giapponesi è creare le condizioni per la riapertura degli impianti.\r\nLa priorità è convincere la gente a non avere più paura.\r\nLa prefettura di Fukushima ha stretto un accordo con la IAEA (International Atomic Energy Agency) per alleviare le conseguenze dell’incidente. La cooperazione riguarderà il monitoraggio della radiazione, la bonifica, la decontaminazione e la tutela della salute umana.\r\n\r\nPer contribuire ad una maggior “consapevolezza” della popolazione, la IAEA si impegnerà nell’organizzazione di conferenze, seminari e gruppi di lavoro, in cooperazione con l’università, per sensibilizzare sugli effetti dell’esposizione alle radiazioni sulla salute. Verranno affrontate, in particolare, le questioni della “paura delle radiazioni” e dei disturbi da stress per chi vive o viveva nella zona intorno Fukushima. Le autorità, che non possono eliminare la radioattività, cercano di “tamponare” la disperazione di chi è stato sradicato dalla propria terra, dalla propria casa, dal proprio lavoro e contemporaneamente di rendere serena l’esistenza di chi, qualche chilometro più in là, è stato autorizzato a rimanere confrontandosi quotidianamente con un pericolo che non si vede, non si sente, non si tocca.\r\nI giapponesi finanzieranno le attività fatte per convincerli che tutto andrà a posto, che la radioattività non li deve preoccupare e che per il progresso, ogni tanto, qualche piccolo dazio si deve pagare. 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