","Da Ni Una Menos a Lotto Marzo: sguardi critici",1489152480,[98,99,100],"http://radioblackout.org/tag/8-marzo/","http://radioblackout.org/tag/ni-una-menos/","http://radioblackout.org/tag/sciopero/",[20,24,102],"sciopero",{"post_content":104},{"matched_tokens":105,"snippet":106,"value":107},[63,64,65],"lotta femminista potrebbe portarlo. La \u003Cmark>femminilizzazione\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> investe ormai la società tutta.","In un'interessante intervista sullo sciopero delle donne in Argentina, Verónica Gago \u003Cmark>del\u003C/mark> collettivo Situaciones sottolinea: \"Credo che in questo momento ci sia qualcosa nel movimento delle donne che sta andando oltre le rivendicazioni puramente identitarie. In un certo senso si tratta di quello che Angela Davis ha chiamato intersezionalità, una parola che risuona molto oggi in America Latina e che per me è più interessante delle rivendicazioni di tipo identitario e della forma in cui queste rivendicazioni hanno espresso domande che poi si sono tradotte in leggi che certamente sono significative, però mi sembra che oggi il movimento vada oltre un’agenda di richieste in chiave identitaria. E non si esaurisce in una serie di richieste puntuali alle istituzioni. (...) Mi sembra che il 19 ottobre e oggi l’idea di sciopero posta dal movimento delle donne ci obbliga a una ridefinizione e soprattutto a un ampliamento dell’idea di sciopero perché si includano esplicitamente le donne dell’economia informale, dell’economia popolare, oltre a fare riferimento alla politicizzazione \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> domestico, riproduttivo, di cura. Si assume una mappatura \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> che almeno in America Latina ‒ dove la discussione sull’economia popolare è abbastanza importante ‒ si caratterizza per una forte eterogeneità. L’ampliamento dell’idea di sciopero credo interpelli questi settori \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>, ovvero è necessario chiedersi come uno sciopero possa contenere al suo interno realtà \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> così eterogenee. Per esempio, ci diceva una donna cartonera: «se io non \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> un giorno non mangio, perché il mio sostentamento è garantito dal \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> di tutti i giorni». Come è possibile pensare che quest’aspetto non sia una debolezza di questo settore ‒ che visto da questa prospettiva non riuscirebbe a prendere parte allo sciopero ‒ ma piuttosto una specie di sfida alla stessa idea di sciopero, che deve essere capace di contenere questo tipo di realtà? (...) Inoltre la questione \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> migrante è fondamentale in questa mappatura \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> in chiave femminista, di questi lavori permanentemente invisibilizzati, oltre che femminilizzati. Tutto questo è molto presente. (...) La questione migrante parla un linguaggio che connette lo spazio regionale latinoamericano e per questo esce dalle dinamiche nazionaliste cui, tradizionalmente, fanno riferimento molte organizzazioni sociali.\"\r\n\r\n \r\n\r\nUn contesto che appare differente da quello de Lotto Marzo. Non nel senso di un vacuo parallelismo tra territori ovviamente distanti, ma nei termini di una analisi situata rispetto alle specifitá socio-economiche locali. Nella costruzione dello sciopero in Italia, in che modo sono state tematizzate le diverse posizionalità dei soggetti all'interno \u003Cmark>del\u003C/mark> mondo produttivo e riproduttivo, in termini di classe? Quali articolazioni si sono costruite rispetto alla condizione \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> migrante? Quali analisi interne alle differenti realtà sociali rispetto alla pratica dello sciopero nell'attuale strutturazione \u003Cmark>del\u003C/mark> mondo \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>? Quale rapporto rispetto alle istituzioni e alle organizzazioni sindacali?\r\n\r\n \r\n\r\nCome ha sottolineato criticamente Elisabetta Teghil in uno scritto su Lotto Marzo: \"ci si dimentica volutamente di cosa sia lo Stato (...) e si enfatizza il rapporto con le Istituzioni come portatore di possibilità di miglioramento e modificazione di questa società. (...) Hanno ridotto il femminismo ad una dimensione femminile perché l’hanno chiuso in rivendicazioni corporative e lo hanno regalato al capitale perché \u003Cmark>del\u003C/mark> capitale ne hanno fatto un fiore all’occhiello contrabbandando il principio che lo Stato sarebbe attento alla richieste, alle problematiche, alle istanze delle donne, basta solo fargliele presenti e collaborare alla costruzione di una società migliore e migliorata. D’altra parte è una delle caratteristiche proprie \u003Cmark>del\u003C/mark> neoliberismo quella di appropriarsi delle istanze delle diversità sessuali, delle donne, dei/delle migranti,delle minoranze oppresse, di appropriarsi dei diritti civili, per instaurare un controllo violentissimo sul fronte interno e per portare le guerre neocoloniali sul fronte esterno. E tutto questo con il supporto di una pletora di associazioni e di ong che non sono altro che il contraltare della pletora di associazioni contro la violenza sulle donne che chiedono finanziamenti e propongono progetti. E, ultima chicca, non poteva mancare l’appello alla triplice sindacale che lungi dal venire riconosciuta come responsabile diretta della realizzazione \u003Cmark>del\u003C/mark> neoliberismo nel nostro paese, viene considerata un interlocutore fattivo. Nonostante l’oppressione di genere sia trasversale, non è più possibile chiamare tutte le donne insieme a lottare contro l’oppressione patriarcale senza rendere esplicito e apertamente manifesto l’abisso che ormai divide le donne che lavorano fattivamente e attivamente per portare avanti i principi capitalisti/neoliberisti e le donne che li subiscono. (...) Eppure un contributo concreto e molto importante, e di ben altro tipo, in questo momento storico, la lotta femminista potrebbe portarlo. La \u003Cmark>femminilizzazione\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> investe ormai la società tutta. \u003Cmark>Femminilizzazione\u003C/mark> intesa non come \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> delle donne nella società, ma come trasferimento delle impostazioni che riguardano il \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> di cura e riproduttivo, che è portato avanti dalle donne, a tutto il mondo \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>.\"\r\n\r\n \r\n\r\nNell'ottica di aprire un confronto sulle pratiche che dal 26 novembre all'8 marzo hanno caratterizzato la \"traduzione\" \u003Cmark>del\u003C/mark> movimento Ni Una Menos nel contesto italiano, questa mattina abbiamo dato spazio agli sguardi differenti di Liliana Ellena e Nicoletta Poidimani.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nNicolettaeLiliana",[109],{"field":73,"matched_tokens":110,"snippet":106,"value":107},[63,64,65],{"best_field_score":80,"best_field_weight":81,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":112,"tokens_matched":35,"typo_prefix_score":43},"1736172819517014129",{"document":114,"highlight":132,"highlights":147,"text_match":155,"text_match_info":156},{"cat_link":115,"category":116,"comment_count":43,"id":117,"is_sticky":43,"permalink":118,"post_author":46,"post_content":119,"post_date":120,"post_excerpt":49,"post_id":117,"post_modified":121,"post_thumbnail":122,"post_thumbnail_html":123,"post_title":124,"post_type":52,"sort_by_date":125,"tag_links":126,"tags":131},[40],[42],"39901","http://radioblackout.org/2017/01/rapporto-oxfam-una-piramide-aguzza/","Otto uomini possiedono la stessa ricchezza (426 miliardi di dollari) di 3,6 miliardi di persone. Lo rivela il nuovo rapporto di Oxfam, diffuso alla vigilia del Forum economico mondiale di Davos, che analizza quanto la forbice tra ricchi e poveri si stia estremizzando.\r\n\r\nSecondo le nuove stime sulla distribuzione della ricchezza, la metà più povera del pianeta è ancora più povera che in passato.\r\nViviamo in un mondo in cui una persona su dieci sopravvive con meno di 2 dollari al giorno.\r\nIl rapporto di Oxfam dimostra come l’attuale sistema economico favorisca l’accumulo di ricchezza nelle mani di una élite privilegiata ai danni dei più poveri, che sono in maggioranza donne.\r\n\r\nSette persone su dieci vivono in paesi dove la disuguaglianza è aumentata negli ultimi trent’anni: tra il 1988 e il 2011 il reddito medio del 10 per cento più povero è aumentato di 65 dollari, meno di 3 dollari all’anno, mentre quello dell’1 per cento più ricco di 11.800 dollari.\r\nLa femminilizzazione della povertà si spiega con la valorizzazione del femminile e dei lavori che vengono affidati alle donne, che riescono a trovare impiego solo in settori considerati di pertinenza femminile e, quindi, sottopagati. Inoltre ricade sulle donne tanta parte del lavoro domestico e di cura, che non viene retribuito.\r\n\r\nNel 2016 la ricchezza dell’1 per cento degli italiani (in possesso oggi del 25 per cento di ricchezza nazionale) è oltre 30 volte la ricchezza del 30 per cento più povero dei cittadini italiani e 415 volte quella posseduta dal 20 per cento più povero della popolazione italiana.\r\n\r\nLa sintesi del rapporto in cinque punti\r\n\r\n \tDal 2015, l’1 per cento della popolazione possiede la maggior parte della ricchezza mondiale.\r\n \tAl momento otto uomini possiedono il corrispettivo della ricchezza del 50 per cento della popolazione mondiale. Ecco gli otto miliardari: Bill Gates (75 miliardi di dollari), Amancio Ortega (67 miliardi di dollari), Warren Buffett (60,8 miliardi di dollari), Carlos Slim Helu (50 miliardi di dollari), Jeff Bezos (45,2 miliardi di dollari), Mark Zuckerberg (44,6 miliardi di dollari), Larry Ellison (43,6 miliardi di dollari), Michael Bloomberg (40 miliardi di dollari).\r\n \tL’amministratore delegato di una delle cento aziende più grandi quotate in borsa a Londra guadagna in un anno quanto diecimila lavoratori di una fabbrica tessile del Bangladesh.\r\n \tUna ricerca dell’economista Thomas Piketty mostra che negli ultimi trent’anni la crescita dei salari del 50 per cento della popolazione mondiale è stata pari a zero, mentre quella dell’1 per cento della popolazione mondiale è aumentata del 300 per cento.\r\n\r\nIn Vietnam l’uomo più ricco guadagna in un giorno di più di quello che la persona più povera guadagna in dieci anni.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesco, economista cui abbiamo chiesto anche un commento alle notizie sulla manovra correttiva da 3,4 miliardi chiesta dall’Europa all’Italia\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2017 01 17 oxfam francesco\r\n\r\n ","17 Gennaio 2017","2017-01-19 21:54:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/oxfam-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"176\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/oxfam-300x176.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/oxfam-300x176.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/oxfam.jpg 680w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Rapporto Oxfam. 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Storia e geografia del medium espositivo\", di Luca Massidda, edito dalla Franco Angeli.\r\nNegli ultimi vent'anni il dispositivo dell'esposizione universale è tornato ad assumere una nuova centralità, a causa delle modificazioni dell'economia globale e della presenza massiccia e diffusa dei media. Mega eventi attraverso i quali il capitale si autorappresenta, si conferma e si giustifica, anche alla luce del fatto che i valori che le vecchie esposizioni universali mettevano in campo, non esistono più: l'allora nascente società di massa, l'autorappresentazione identitaria degli stati nazione, il modo di produzione industriale, la metropoli moderna, l'ideologia modernista, la giovane industria culturale.\r\nQual è dunque il ruolo di un expo in un sistema profondamente trasformato, globalizzato e di urbanità transnazionale? Quale il senso di un expo in un sistema capitalistico fortemente connotato dall'immaterialità e da una produzione che è sempre più produzione di bisogni?\r\nL'Expo 2015 si pone al centro di qualcosa che è chiamata \"crisi\", in nome della quale si impongono misure restrittive ai paesi deboli, ma che in realtà rappresenta una fase di profondo reengeneering del capitale, del rapporto capitale-lavoro, e del rapporto tra capitali e territori e la fine definitiva del modello di welfare invalso almeno nella nostra parte di mondo. C'è bisogno intanto di spacciatori di svaghi e di puntare se non sui consumi, dato l'impoverimento, perlomeno sull'implemento della coazione a consumare, che si presenta come l'unico modello possibile di esistenza individuale e generale. Ecco perchè, date tutte le trasformazioni storiche conosciute dal dispositivo espositivo in quanto in relazione alle modificazioni del sistema capitalistico, l'appeal spettacolare, l'atmosfera di grande orgia feticistica, non smette di aleggiare anche intorno ai lavori dell'expo milanese, trabocca dalle pagine del sito, in cui una donna giovane e mulatta, a pubblicizzare la transizione verso una società interculturale fondata sull'universale eguaglianza dei consumatori e delle consumatrici di tutto il mondo uniti.\r\n***\r\nExpo non è “solo” un cantiere di speculazioni e un banco di prova delle nuove riforme strutturali del lavoro (all'insegna del self-management, della gratuità e della flessibilità), ma si configura anche come spazio di produzione di discorso, di simboli, di miti e di pratiche che vanno ad alimentare un'idea di mondo nata nella notte dei tempi. Uno dei campi discorsivi e simbolici attorno a cui si costruisce l'Esposizione Universale del terzo millennio è appunto quello della femminilità come insieme di attributi salvifici e creativi della donna e quello della vita come terreno di sfida politica ed economica.\r\nUn “femminile” tanto negato e oppresso nello spazio del biologico e del riproduttivo, quanto sacralizzato in veste di principio materno, generativo e vitale. Questo mito non ha smesso di esistere nell'epoca della religione del denaro e anzi, negli ultimi quarantanni, ha avuto un ruolo preminente all'interno di quel passaggio storico in cui un nuovo paradigma economico ha tentato di recuperare la forza dirompente delle lotte femministe degli anni Settanta. Ha stabilito, cioè, quel differenziale femminile da poter valorizzare sul mercato che prende il nome di diversity management: maggior capacità di cura delle relazioni, di creatività e di pragmatismo che richiamerebbero gli attributi tipici del lavoro domestico come luogo - in fondo e sempre - riservato alle donne. Expo conferma questa narrazione e ne mostra i paradossi, rilancia la sfida internazionale in difesa della vita e in nome delle donne ma ne svela il nesso indissolubile con le logiche di accumulazione di profitto e con le politiche della morte dell'attuale governance globale.\r\nLa politica sulle donne che Expo sta portando avanti attraverso la campagna \"Women for expo\", offre un'immagine della donna che è quella della cura, della nutrizione; La donna al servizio della casa, della famiglia, e alla fine anche del pianeta; depositaria di un sapere culinario, regina del focolare domestico. Da un lato si promuove la donna imprenditrice e di potere, sfruttatrice di altre donne e di altri uomini, e dall’altro si accentua l’oppressione di tutte le altre donne, giustificandola con la “vocazione” alla maternità e alla cura, per impedire qualsiasi rivendicazione di libertà e parità, del resto impossibile in una società che divide per sfruttare meglio.\r\ndal blog de le Lucciole di Milano:\r\nLa quota rosa di Expo e la GayStreet risultano essere dispositivi di normalizzazione e di reclusione all’interno di spazi fisici e politici, che, vantandosi di essere progetti progressisti, tentano di nascondere lo stato dell’arte dei percorsi di smantellamento dei diritti nel mondo del lavoro, della scuola, della sanità e del welfare, e l’assenza di ogni tipo di diritto per i soggetti lgbit*. Sebbene i due progetti abbiano consistenze diverse, sono entrambi accomunati dall’utilizzare le nostre identità e i nostri corpi in nome del profitto, e propongono la sussunzione delle nostre rivendicazioni e delle nostre lotte all’interno di un processo sociale e politico, sempre più escludente, maschile e razzista.\r\n***Abbiamo consigliato anche la lettura del testo \"Senza donne non c'è sovranità alimentare\", di Esther Vivas, che analizza l'impatto delle politiche agro-industriali sulle donne e il ruolo chiave che le donne contadine giocano nel nord come nel sud del mondo nella produzione e distribuzione del cibo. L'articolo inoltre analizza se e come il modello di agricoltura dominante può incorporare una prospettiva femminista e come, invece, i movimenti sociali che si occupano di sovranità alimentare possono incorporare una prospettiva femminista.\r\nPer riascoltare la puntata:\r\n il colpo della strega_16febbr_primaparte\r\nil colpo della strega_16febbr_secondaparte\r\nil colpo della strega_16febbr_terzaparte","25 Febbraio 2015","2018-10-24 17:35:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/adesivo-il-colpo-della-strega-new-copy-e1413229678451-200x110.jpg","Le esposizioni universali ed Expo Milano 2015 (Il colpo della strega, 19febbraio2015)","podcast",1424861385,[211,212,213,214,215,216,217,218,219,220,221,222,223,224,225,226,227,228],"http://radioblackout.org/tag/campesinas/","http://radioblackout.org/tag/diversity-management/","http://radioblackout.org/tag/esposizioni-universali/","http://radioblackout.org/tag/expo-2015/","http://radioblackout.org/tag/femminilizzazione-del-lavoro/","http://radioblackout.org/tag/gay-street/","http://radioblackout.org/tag/glbtq/","http://radioblackout.org/tag/lavori-di-cura/","http://radioblackout.org/tag/maternita/","http://radioblackout.org/tag/migrazioni/","http://radioblackout.org/tag/nutrimento/","http://radioblackout.org/tag/precarieta/","http://radioblackout.org/tag/sovranita-alimentare/","http://radioblackout.org/tag/speculazioni/","http://radioblackout.org/tag/terra/","http://radioblackout.org/tag/territori/","http://radioblackout.org/tag/via-campesina/","http://radioblackout.org/tag/women-for-expo/",[230,231,232,233,161,234,235,236,177,237,182,238,192,184,239,180,186,188],"campesinas","diversity management","esposizioni universali","expo 2015","gay street","glbtq","lavori di cura","migrazioni","precarietà","terra",{"post_content":241,"tags":245},{"matched_tokens":242,"snippet":243,"value":244},[64,65],"prova delle nuove riforme strutturali \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> (all'insegna del self-management, della gratuità e","Puntata dedicata ad alcuni approfondimenti sull'Expo 2015 di Milano.\r\n***Un lungo excursus sulla storia delle esposizioni universali, a partire dall'\"Atlante delle grandi esposizioni universali. Storia e geografia \u003Cmark>del\u003C/mark> medium espositivo\", di Luca Massidda, edito dalla Franco Angeli.\r\nNegli ultimi vent'anni il dispositivo dell'esposizione universale è tornato ad assumere una nuova centralità, a causa delle modificazioni dell'economia globale e della presenza massiccia e diffusa dei media. Mega eventi attraverso i quali il capitale si autorappresenta, si conferma e si giustifica, anche alla luce \u003Cmark>del\u003C/mark> fatto che i valori che le vecchie esposizioni universali mettevano in campo, non esistono più: l'allora nascente società di massa, l'autorappresentazione identitaria degli stati nazione, il modo di produzione industriale, la metropoli moderna, l'ideologia modernista, la giovane industria culturale.\r\nQual è dunque il ruolo di un expo in un sistema profondamente trasformato, globalizzato e di urbanità transnazionale? Quale il senso di un expo in un sistema capitalistico fortemente connotato dall'immaterialità e da una produzione che è sempre più produzione di bisogni?\r\nL'Expo 2015 si pone al centro di qualcosa che è chiamata \"crisi\", in nome della quale si impongono misure restrittive ai paesi deboli, ma che in realtà rappresenta una fase di profondo reengeneering \u003Cmark>del\u003C/mark> capitale, \u003Cmark>del\u003C/mark> rapporto capitale-lavoro, e \u003Cmark>del\u003C/mark> rapporto tra capitali e territori e la fine definitiva \u003Cmark>del\u003C/mark> modello di welfare invalso almeno nella nostra parte di mondo. C'è bisogno intanto di spacciatori di svaghi e di puntare se non sui consumi, dato l'impoverimento, perlomeno sull'implemento della coazione a consumare, che si presenta come l'unico modello possibile di esistenza individuale e generale. Ecco perchè, date tutte le trasformazioni storiche conosciute dal dispositivo espositivo in quanto in relazione alle modificazioni \u003Cmark>del\u003C/mark> sistema capitalistico, l'appeal spettacolare, l'atmosfera di grande orgia feticistica, non smette di aleggiare anche intorno ai lavori dell'expo milanese, trabocca dalle pagine \u003Cmark>del\u003C/mark> sito, in cui una donna giovane e mulatta, a pubblicizzare la transizione verso una società interculturale fondata sull'universale eguaglianza dei consumatori e delle consumatrici di tutto il mondo uniti.\r\n***\r\nExpo non è “solo” un cantiere di speculazioni e un banco di prova delle nuove riforme strutturali \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> (all'insegna del self-management, della gratuità e della flessibilità), ma si configura anche come spazio di produzione di discorso, di simboli, di miti e di pratiche che vanno ad alimentare un'idea di mondo nata nella notte dei tempi. Uno dei campi discorsivi e simbolici attorno a cui si costruisce l'Esposizione Universale \u003Cmark>del\u003C/mark> terzo millennio è appunto quello della femminilità come insieme di attributi salvifici e creativi della donna e quello della vita come terreno di sfida politica ed economica.\r\nUn “femminile” tanto negato e oppresso nello spazio \u003Cmark>del\u003C/mark> biologico e \u003Cmark>del\u003C/mark> riproduttivo, quanto sacralizzato in veste di principio materno, generativo e vitale. Questo mito non ha smesso di esistere nell'epoca della religione \u003Cmark>del\u003C/mark> denaro e anzi, negli ultimi quarantanni, ha avuto un ruolo preminente all'interno di quel passaggio storico in cui un nuovo paradigma economico ha tentato di recuperare la forza dirompente delle lotte femministe degli anni Settanta. Ha stabilito, cioè, quel differenziale femminile da poter valorizzare sul mercato che prende il nome di diversity management: maggior capacità di cura delle relazioni, di creatività e di pragmatismo che richiamerebbero gli attributi tipici \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> domestico come luogo - in fondo e sempre - riservato alle donne. Expo conferma questa narrazione e ne mostra i paradossi, rilancia la sfida internazionale in difesa della vita e in nome delle donne ma ne svela il nesso indissolubile con le logiche di accumulazione di profitto e con le politiche della morte dell'attuale governance globale.\r\nLa politica sulle donne che Expo sta portando avanti attraverso la campagna \"Women for expo\", offre un'immagine della donna che è quella della cura, della nutrizione; La donna al servizio della casa, della famiglia, e alla fine anche \u003Cmark>del\u003C/mark> pianeta; depositaria di un sapere culinario, regina \u003Cmark>del\u003C/mark> focolare domestico. Da un lato si promuove la donna imprenditrice e di potere, sfruttatrice di altre donne e di altri uomini, e dall’altro si accentua l’oppressione di tutte le altre donne, giustificandola con la “vocazione” alla maternità e alla cura, per impedire qualsiasi rivendicazione di libertà e parità, \u003Cmark>del\u003C/mark> resto impossibile in una società che divide per sfruttare meglio.\r\ndal blog de le Lucciole di Milano:\r\nLa quota rosa di Expo e la GayStreet risultano essere dispositivi di normalizzazione e di reclusione all’interno di spazi fisici e politici, che, vantandosi di essere progetti progressisti, tentano di nascondere lo stato dell’arte dei percorsi di smantellamento dei diritti nel mondo \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>, della scuola, della sanità e \u003Cmark>del\u003C/mark> welfare, e l’assenza di ogni tipo di diritto per i soggetti lgbit*. Sebbene i due progetti abbiano consistenze diverse, sono entrambi accomunati dall’utilizzare le nostre identità e i nostri corpi in nome \u003Cmark>del\u003C/mark> profitto, e propongono la sussunzione delle nostre rivendicazioni e delle nostre lotte all’interno di un processo sociale e politico, sempre più escludente, maschile e razzista.\r\n***Abbiamo consigliato anche la lettura \u003Cmark>del\u003C/mark> testo \"Senza donne non c'è sovranità alimentare\", di Esther Vivas, che analizza l'impatto delle politiche agro-industriali sulle donne e il ruolo chiave che le donne contadine giocano nel nord come nel sud \u003Cmark>del\u003C/mark> mondo nella produzione e distribuzione \u003Cmark>del\u003C/mark> cibo. L'articolo inoltre analizza se e come il modello di agricoltura dominante può incorporare una prospettiva femminista e come, invece, i movimenti sociali che si occupano di sovranità alimentare possono incorporare una prospettiva femminista.\r\nPer riascoltare la puntata:\r\n il colpo della strega_16febbr_primaparte\r\nil colpo della strega_16febbr_secondaparte\r\nil colpo della strega_16febbr_terzaparte",[246,248,250,252,254,257,259,261,263,265,267,269,271,273,275,277,279,281],{"matched_tokens":247,"snippet":230,"value":230},[],{"matched_tokens":249,"snippet":231,"value":231},[],{"matched_tokens":251,"snippet":232,"value":232},[],{"matched_tokens":253,"snippet":233,"value":233},[],{"matched_tokens":255,"snippet":256,"value":256},[63,64,65],"\u003Cmark>femminilizzazione\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>",{"matched_tokens":258,"snippet":234,"value":234},[],{"matched_tokens":260,"snippet":235,"value":235},[],{"matched_tokens":262,"snippet":236,"value":236},[],{"matched_tokens":264,"snippet":177,"value":177},[],{"matched_tokens":266,"snippet":237,"value":237},[],{"matched_tokens":268,"snippet":182,"value":182},[],{"matched_tokens":270,"snippet":238,"value":238},[],{"matched_tokens":272,"snippet":192,"value":192},[],{"matched_tokens":274,"snippet":184,"value":184},[],{"matched_tokens":276,"snippet":239,"value":239},[],{"matched_tokens":278,"snippet":180,"value":180},[],{"matched_tokens":280,"snippet":186,"value":186},[],{"matched_tokens":282,"snippet":188,"value":188},[],[284,290],{"field":31,"indices":285,"matched_tokens":286,"snippets":288,"values":289},[195],[287],[63,64,65],[256],[256],{"field":73,"matched_tokens":291,"snippet":243,"value":244},[64,65],1736172819517538300,{"best_field_score":294,"best_field_weight":295,"fields_matched":82,"num_tokens_dropped":43,"score":296,"tokens_matched":35,"typo_prefix_score":43},"3315704398080",13,"1736172819517538410",{"document":298,"highlight":326,"highlights":355,"text_match":292,"text_match_info":366},{"comment_count":43,"id":299,"is_sticky":43,"permalink":300,"podcastfilter":301,"post_author":202,"post_content":302,"post_date":303,"post_excerpt":49,"post_id":299,"post_modified":304,"post_thumbnail":206,"post_title":305,"post_type":208,"sort_by_date":306,"tag_links":307,"tags":317},"26611","http://radioblackout.org/podcast/i-podcast-de-il-colpo-della-strega-1dicembre2014/",[168],"Maternità e lavoro.\r\nUna breve rassegna stampa di alcuni articoli usciti nelle scorse settimane che hanno stimolato una serie di riflessioni e di ragionamenti sul tema.\r\nIl primo riguarda l'annuncio di Facebook e Apple che hanno deciso di offrire alle loro dipendenti la possibilità di congelare i propri ovuli per permettere loro di far carriera. 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Una scelta ambigua, che celebra i fasti della virilità guerriera dei soldati, alludendo al destino segnato dello loro figlie, mogli e madri sottomesse.\r\n\r\nIdentità erranti. Contro lo stato, la religione, la famiglia\r\n\u003Cmark>Femminilizzazione\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> di cura, telelavoro: il governo punta sulla restaurazione della famiglia patriarcale. Con il suo corollario di violenze, cresciute durante i domiciliari di massa.\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nTutti i giorni\r\nappuntamento No Tav alle 18\r\nai campi sportivi di Giaglione per portare sostegno al presidio permanente dei Mulini di Clarea sotto assedio\r\n\r\nMercoledì 8 luglio\r\nPunto info\r\nIl ritorno alla normalità… Produci, consuma, crepa\r\nore 21 in via Po 16\r\n\r\nSabato 11 luglio\r\nFree(k) Pride – Frocial Mass\r\nore 16 in piazza Castello\r\n\r\nWild C.A.T. 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Contro lo stato, la religione, la famiglia…",[390,392],{"field":73,"matched_tokens":391,"snippet":384,"value":385},[383,64,65],{"field":76,"matched_tokens":393,"snippet":388,"value":388},[64],{"best_field_score":80,"best_field_weight":81,"fields_matched":82,"num_tokens_dropped":43,"score":83,"tokens_matched":35,"typo_prefix_score":43},{"document":396,"highlight":425,"highlights":452,"text_match":78,"text_match_info":463},{"comment_count":43,"id":397,"is_sticky":43,"permalink":398,"podcastfilter":399,"post_author":202,"post_content":400,"post_date":401,"post_excerpt":49,"post_id":397,"post_modified":402,"post_thumbnail":403,"post_title":404,"post_type":208,"sort_by_date":405,"tag_links":406,"tags":416},"22610","http://radioblackout.org/podcast/i-podcast-de-il-colpo-della-strega-sesta-puntata-21aprile2014/",[168],"LE DONNE TRA FASCISMI E RESISTENZE.\r\n\r\nIn questa puntata abbiamo raccontato le condizioni della donna durante il periodo fascista, in particolare facendo riferimento alle leggi sul lavoro, sul codice famigliare e alla forte saldatura con la Chiesa cattolica.\r\nCollocare la storia delle donne in Italia durante il ventennio fascista di fatto equivale a tracciare la storia dell’Italia stessa, dal punto di vista culturale, sociale ed economico prima ancora che politico: è la storia del tentativo di costruire un ordine sociale caratterizzato da stabilità, disciplina e uniformità, dando vita ad una società compatta, profondamente gerarchizzata e che arginasse le spinte profondamente rivoluzionarie che si davano in quel momento storico.\r\nUna delle pietre angolari per la realizzazione di questo ordine sociale, il modello cui uniformare un’intera comunità per quanto riguardava comportamenti, ruoli e relazioni non poté che essere, oggi come allora, la famiglia, quale si era precisata a partire dal primo Novecento: la famiglia piccolo borghese, in cui tutto ruotava intorno ai due cardini dell’esclusione delle donne e del potere indiscusso del capofamiglia maschile… la famiglia in cui vi era “un padre serio e severo, una madre tutta rivolta alle cure della casa e della famiglia, in cui le relazioni domestiche erano rigorosamente gerarchiche.\r\nÈ lo stesso Mussolini, su Il Popolo d’Italia dell’agosto del 1934 a definire il lavoro femminile come preoccupante stimolo all’indipendenza, ostacolo alla maternità e causa della disoccupazione maschile… non stupisca che proprio sul primo di questi due passaggi, decenni dopo, il movimento femminista abbia costruito, nell’Occidente industrializzato, riflessioni e pratiche di autonomia di sé; e sul secondo, il problema dei ruoli rispetto a produzione e riproduzione, il capitalismo abbia concepito non solo la teoria della femminilizzazione del lavoro quanto piuttosto la riduzione delle donne a dispensatrici di Welfare gratuito.\r\nPer la rubrica \"Donne in arte\", la vita e l'opera della poetessa Saffo, con l'approfondimento intitolato \"Saffo o i frammenti di un discorso amoroso\", che troverete interamente pubblicato sul nostro blog www.medea.noblogs.org\r\nPer la rubrica \"Storie di donne\", la vita della combattente partigiana Elsa Oliva raccontata attraverso la sua voce e la sua narrazione raccolta nel testo \"La resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi\", a cura di Annamaria Bruzzone e Rachele Farina, Ed. La Pietra, 1975. Anche questi materiali sono pubblicati sul nostro blog.\r\nPer riascoltare la prima parte\r\nil colpo della strega_21aprile2014_prima parte\r\n..e qui la seconda\r\nil colpo della strega_21aprile2014_seconda parte","22 Aprile 2014","2018-11-03 19:14:51","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/03/medea-strega-200x110.jpg","I podcast de IL COLPO DELLA STREGA: sesta puntata (21aprile2014)",1398126353,[407,408,409,410,314,411,412,413,414,415],"http://radioblackout.org/tag/antifascismo/","http://radioblackout.org/tag/capitalismo/","http://radioblackout.org/tag/donne-in-arte/","http://radioblackout.org/tag/fascismo/","http://radioblackout.org/tag/lavoro-riproduttivo/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/partigiane/","http://radioblackout.org/tag/resistenza/","http://radioblackout.org/tag/storie-di-donne/",[417,418,419,420,65,190,421,422,423,424],"antifascismo","capitalismo","donne in arte","fascismo","migranti","partigiane","resistenza","storie di donne",{"post_content":426,"tags":430},{"matched_tokens":427,"snippet":428,"value":429},[63,64,65],"non solo la teoria della \u003Cmark>femminilizzazione\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> quanto piuttosto la riduzione delle","LE DONNE TRA FASCISMI E RESISTENZE.\r\n\r\nIn questa puntata abbiamo raccontato le condizioni della donna durante il periodo fascista, in particolare facendo riferimento alle leggi sul \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>, sul codice famigliare e alla forte saldatura con la Chiesa cattolica.\r\nCollocare la storia delle donne in Italia durante il ventennio fascista di fatto equivale a tracciare la storia dell’Italia stessa, dal punto di vista culturale, sociale ed economico prima ancora che politico: è la storia \u003Cmark>del\u003C/mark> tentativo di costruire un ordine sociale caratterizzato da stabilità, disciplina e uniformità, dando vita ad una società compatta, profondamente gerarchizzata e che arginasse le spinte profondamente rivoluzionarie che si davano in quel momento storico.\r\nUna delle pietre angolari per la realizzazione di questo ordine sociale, il modello cui uniformare un’intera comunità per quanto riguardava comportamenti, ruoli e relazioni non poté che essere, oggi come allora, la famiglia, quale si era precisata a partire dal primo Novecento: la famiglia piccolo borghese, in cui tutto ruotava intorno ai due cardini dell’esclusione delle donne e \u003Cmark>del\u003C/mark> potere indiscusso \u003Cmark>del\u003C/mark> capofamiglia maschile… la famiglia in cui vi era “un padre serio e severo, una madre tutta rivolta alle cure della casa e della famiglia, in cui le relazioni domestiche erano rigorosamente gerarchiche.\r\nÈ lo stesso Mussolini, su Il Popolo d’Italia dell’agosto \u003Cmark>del\u003C/mark> 1934 a definire il \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> femminile come preoccupante stimolo all’indipendenza, ostacolo alla maternità e causa della disoccupazione maschile… non stupisca che proprio sul primo di questi due passaggi, decenni dopo, il movimento femminista abbia costruito, nell’Occidente industrializzato, riflessioni e pratiche di autonomia di sé; e sul secondo, il problema dei ruoli rispetto a produzione e riproduzione, il capitalismo abbia concepito non solo la teoria della \u003Cmark>femminilizzazione\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> quanto piuttosto la riduzione delle donne a dispensatrici di Welfare gratuito.\r\nPer la rubrica \"Donne in arte\", la vita e l'opera della poetessa Saffo, con l'approfondimento intitolato \"Saffo o i frammenti di un discorso amoroso\", che troverete interamente pubblicato sul nostro blog www.medea.noblogs.org\r\nPer la rubrica \"Storie di donne\", la vita della combattente partigiana Elsa Oliva raccontata attraverso la sua voce e la sua narrazione raccolta nel testo \"La resistenza taciuta. 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