","\"Garanzia giovani\": iper-lavoro e mancati pagamenti","post",1457541687,[60,61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/garanzia-giovani/","http://radioblackout.org/tag/inchiesta/","http://radioblackout.org/tag/italia/","http://radioblackout.org/tag/lavoro/","http://radioblackout.org/tag/precarieta/",[29,19,66,67,68],"italia","lavoro","precarietà",{"post_content":70,"post_title":76,"tags":80},{"matched_tokens":71,"snippet":74,"value":75},[72,73,72],"giovani","garanzia","una vasta quota di forza-lavoro \u003Cmark>giovani\u003C/mark>le. Che si tratti di \"\u003Cmark>garanzia\u003C/mark> \u003Cmark>giovani\u003C/mark> \" o di voucher, il lavoro","\"Andavo a lavoro in macchina quindi dovevo pagare la benzina, ho fatto anche volantinaggio nel parcheggio del centro commerciale perché lo chiedeva il mio capo\". \"Lavoro con \u003Cmark>Garanzia\u003C/mark> \u003Cmark>giovani\u003C/mark> da 3 mesi, aspetto 1.000 euro ma non vedo ancora niente, intanto pago i mezzi pubblici per andare in ufficio\". \"Mi hanno presa come barista, in realtà faccio la donna delle pulizie\". \"Lavoro da cinque mesi e sto ancora aspettando il primo stipendio\". \"Mi hanno offerto un tirocinio formativo: pulire i tavoli e friggere le patatine\".\r\nQueste sono solo alcune delle centinaie di testimonianze raccolte dal portale rassegna.it (prima e seconda parte) sull'esperienza formativo-lavorativa di \"\u003Cmark>Garanzia\u003C/mark> \u003Cmark>giovani\u003C/mark>\", declinazione italiana del piano europeo di Youth Guarantee, programma di avviamento al lavoro per ragazzi e ragazze tra 15 e 29 anni. Se il contratto europeo è già di per sé una truffa - 35 ore di lavoro settimanali in cambio di 140 euro al mese - l'applicazione che se ne è fatta nel nostro paese riserva oltre al danno, la beffa. Nella maggioranza dei casi, si tratta di lavori di mera esecuzione, di orari arbitrariamente prolungati e di ritardi o mancati pagamenti.\r\nL'inchiesta ha scoperachiato un vaso di pandora, rivelando in fondo la condizione quotidiana e ordinaria di una vasta quota di forza-lavoro \u003Cmark>giovani\u003C/mark>le. Che si tratti di \"\u003Cmark>garanzia\u003C/mark> \u003Cmark>giovani\u003C/mark> \" o di voucher, il lavoro stagizzato, non-pagato, a chiamata tende sempre più a diventare la norma, nascosta dietro la retorica della formazione e del \"prendere quello che c'è\".\r\nPiù in profondità, la vicenda mostra una volta di più, quanto con l'automazione e macchinizzazione del lavoro, il lavoro socialmente necessario diminuisca in proporzione e l'offerta di lavoro si riduca a impieghi di bassissima esecuzione.\r\n\r\nAscolta l'intervista con Emanuele Di Nicola, redattore di rassegna.it\r\n\r\ninchiesta_garanzia_giovani_9_marzo16",{"matched_tokens":77,"snippet":79,"value":79},[78,72],"Garanzia","\"\u003Cmark>Garanzia\u003C/mark> \u003Cmark>giovani\u003C/mark>\": iper-lavoro e mancati pagamenti",[81,84,86,88,90],{"matched_tokens":82,"snippet":83},[73,72],"\u003Cmark>garanzia\u003C/mark> \u003Cmark>giovani\u003C/mark>",{"matched_tokens":85,"snippet":19},[],{"matched_tokens":87,"snippet":66},[],{"matched_tokens":89,"snippet":67},[],{"matched_tokens":91,"snippet":68},[],[93,96,101],{"field":94,"matched_tokens":95,"snippet":74,"value":75},"post_content",[72,73,72],{"field":34,"indices":97,"matched_tokens":98,"snippets":100},[46],[99],[73,72],[83],{"field":102,"matched_tokens":103,"snippet":79,"value":79},"post_title",[78,72],1157451471441625000,{"best_field_score":106,"best_field_weight":107,"fields_matched":108,"num_tokens_dropped":46,"score":109,"tokens_matched":110,"typo_prefix_score":46},"2211897868544",13,3,"1157451471441625195",2,{"document":112,"highlight":134,"highlights":139,"text_match":142,"text_match_info":143},{"cat_link":113,"category":114,"comment_count":46,"id":115,"is_sticky":46,"permalink":116,"post_author":49,"post_content":117,"post_date":118,"post_excerpt":52,"post_id":115,"post_modified":119,"post_thumbnail":120,"post_thumbnail_html":121,"post_title":122,"post_type":57,"sort_by_date":123,"tag_links":124,"tags":129},[43],[45],"96631","http://radioblackout.org/2025/03/turchia-larresto-di-imamoglu-scatena-nuove-proteste-contro-erdogan/","In Turchia sono scoppiate massicce proteste dopo che le autorità giudiziarie - all'interno di una vasta operazione contro centinaia di persone - hanno arrestato Ekrem Imamoglu, il sindaco di Istanbul, pochi giorni prima che venisse scelto come candidato del partito di opposizione laico CHP alle presidenziali. Imamoglu è considerato uno dei più forti rivali politici del presidente Erdogan, ed è stato accusato di corruzione e di aver aiutato un gruppo terroristico - le due accuse che in Turchia vengono da anni massicciamente impiegate per smantellare i partiti politici di opposizione. Il tentativo di Erdogan di eliminare il candidato dell'opposizione, piuttosto popolare ad Istanbul, mira a garantire ancora maggiori poteri all'AKP e blindare la possibilità di mettere in pratica una riforma costituzionale che gli consenta di rimanere al governo. Allo stesso tempo, la spallata contro il CHP arriva in un momento delicatissimo di trattativa con il PKK: gli appelli di Öcalan per una democraticizzazione della Turchia come condizione necessaria all'abbandono delle armi da parte del movimento di liberazione nazionale curdo sembrano essere lettera morta di fronte ad un regime che, pochi giorni dopo il messaggio del leader curdo, dimostra di non voler dare nessuna garanzia riguardo al permettere la possibilità di un'opposizione democratica.\r\n\r\nImamoglu, tuttavia, durante l'arresto ha dichiarato online che “la volontà del popolo non può essere messa a tacere”. L'operazione contro di lui potrebbe rappresentare la goccia che fa traboccare il vaso della rabbia sociale in Turchia, soprattutto da parte di una generazione di giovani e giovanissimi cresciuta tra crisi economica ed una situazione politica di durissima repressione del dissenso. Gli studenti turchi hanno proclamato uno sciopero bloccando i campus universitari e le stazioni della metropolitana di Istanbul, mentre cortei relativamente massicci sono stati organizzati anche in altre città, da Ankara a Izmir, in una una manifestazione di rabbia pubblica che non si vedeva da anni. Sono scoppiati scontri tra manifestanti e polizia all'Università di Istanbul e per le strade della capitale, ed il governo ha imposto un coprifuoco e vietato gli assembramenti pubblici. I prossimi giorni permetteranno di capire con maggiore chiarezza se queste proteste potranno dare vita ad un duraturo movimento popolare di opposizione, capace di resistere alla brutalità della repressione poliziesca e di mettere in difficoltà il regime di Erdogan - oppure se l'arresto segnerà un'altra vittoria di Erdogan ed un ulteriore passo verso la trasformazione della Turchia in un regime autoritario a tutti gli effetti.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/muratcinar2103.mp3\"][/audio]","22 Marzo 2025","2025-03-22 14:28:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/t_8999486742_bcf1a7023a_o-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/t_8999486742_bcf1a7023a_o-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/t_8999486742_bcf1a7023a_o-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/t_8999486742_bcf1a7023a_o.jpg 550w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Turchia: l'arresto di Imamoglu scatena nuove proteste contro Erdogan",1742653667,[125,126,127,128],"http://radioblackout.org/tag/erdogan/","http://radioblackout.org/tag/ocalan/","http://radioblackout.org/tag/pkk/","http://radioblackout.org/tag/repressione-turchia/",[130,131,132,133],"Erdogan","Ocalan","pkk","repressione Turchia",{"post_content":135},{"matched_tokens":136,"snippet":137,"value":138},[72,72],"parte di una generazione di \u003Cmark>giovani\u003C/mark> e \u003Cmark>giovani\u003C/mark>ssimi cresciuta tra crisi economica ed","In Turchia sono scoppiate massicce proteste dopo che le autorità giudiziarie - all'interno di una vasta operazione contro centinaia di persone - hanno arrestato Ekrem Imamoglu, il sindaco di Istanbul, pochi giorni prima che venisse scelto come candidato del partito di opposizione laico CHP alle presidenziali. Imamoglu è considerato uno dei più forti rivali politici del presidente Erdogan, ed è stato accusato di corruzione e di aver aiutato un gruppo terroristico - le due accuse che in Turchia vengono da anni massicciamente impiegate per smantellare i partiti politici di opposizione. Il tentativo di Erdogan di eliminare il candidato dell'opposizione, piuttosto popolare ad Istanbul, mira a garantire ancora maggiori poteri all'AKP e blindare la possibilità di mettere in pratica una riforma costituzionale che gli consenta di rimanere al governo. Allo stesso tempo, la spallata contro il CHP arriva in un momento delicatissimo di trattativa con il PKK: gli appelli di Öcalan per una democraticizzazione della Turchia come condizione necessaria all'abbandono delle armi da parte del movimento di liberazione nazionale curdo sembrano essere lettera morta di fronte ad un regime che, pochi giorni dopo il messaggio del leader curdo, dimostra di non voler dare nessuna \u003Cmark>garanzia\u003C/mark> riguardo al permettere la possibilità di un'opposizione democratica.\r\n\r\nImamoglu, tuttavia, durante l'arresto ha dichiarato online che “la volontà del popolo non può essere messa a tacere”. L'operazione contro di lui potrebbe rappresentare la goccia che fa traboccare il vaso della rabbia sociale in Turchia, soprattutto da parte di una generazione di \u003Cmark>giovani\u003C/mark> e \u003Cmark>giovani\u003C/mark>ssimi cresciuta tra crisi economica ed una situazione politica di durissima repressione del dissenso. 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Sul piatto il controllo di un paese chiave nello scacchiere mediorientale.\r\nL'asse sunnita tra Turchia e Arabia saudita appoggia militarmente e politicamente il fronte antigovernativo, quello tra Iran e Russia sostiene la dinastia alawita degli Assad.\r\nIn questa partita resta ben poco spazio per le aspirazioni di libertà e giustizia sociale che pure si sono espresse e si esprimono tra i ribelli.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello che ci ha delineato un quadro complesso in cui emerge la volontà di Arabia Saudita e Turchia di giocare in proprio una partita che rischia di emarginare anche l'alleato statunitense.\r\nNegli ultimi anni i sauditi hanno realizzato un programma di modernizzazione del paese che li sta rendendo indipendenti dalla tecnologia occidentale.\r\nNe abbiamo discusso anche alla luce dell'analisi di un anarchico siriano in Egitto fatta girare in questi giorni tramite i canali dell'AIT.\r\nNe riportiamo alcuni stralci, omettendo per ragioni di sicurezza nomi e riferimenti specifici, poiché il compagno è intenzionato a ritornare ad Aleppo, dove opera un gruppo di giovani libertari, che partecipa alla rivolta, pur nella consapevolezza del progressivo restringersi degli spazi di autonomia per la crescente influenza delle formazioni salafite. Nell'incipit anche un appello alla solidarietà con la popolazione civile.\r\n\r\nAscolta la chiacchierata con Stefano Capello: [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/08/2012-08-01-Siria-Stefano-Capello.mp3\"]\r\n\r\nScarica l'audio\r\n\r\n“Sono ******, un anarchico siriano. Nel mio paese c'é un'emergenza umanitaria causata dalla brutale oppressione del regime contro le masse in rivolta. Un gruppo di giovani anarchici e anti - autoritari di Aleppo mi ha contattato per chiedere un aiuto urgente. C'è urgente bisogno di tutto: farmaci, tende, latte bambini. Speriamo possiate aiutarli ad alleviarne le sofferenze.\r\n\r\nIn Siria la situazione sta peggiorando rapidamente. Dopo l'uccisione di alcuni dei generali di alto rango del regime la guerra civile sta divampando anche a Damasco e Aleppo. Dopo un'avanzata iniziale delle truppe ribelli l'esercito Assad ha iniziato un contrattacco usando caccia cannoni e carri armati. Molti civili sono stati costretti a fuggire, centinaia di persone sono state massacrate.\r\n\r\nLa rivoluzione siriana strangolata dallo scontro armato tra le due fazioni. Quel che era iniziato come una rivoluzione di massa spontanea è diventata una lotta armata tra l'esercito regime ei suoi oppositori armati. Ciò dovuto principalmente alla brutale oppressione del regime, con il suo esercito, i suoi carri armati e armi contro i quartieri civili, ma anche per l'intervento di tirannie come monarchie saudite e del Qatar.\r\n\r\nGrazie alla posizione strategica della Siria, la rivoluzione è divenuta ostaggio della rivalità tra Iran e Arabia saudita per il dominio regionale. Russia e Stati Uniti a loro volta supportano una parte, ma solo per i propri interessi. Non possiamo credere che la monarchia saudita si preoccupi della libertà del popolo siriano: vogliono solo indebolire il regime islamista iraniano oppressivo.\r\nArabia Saudita e Qatar hanno fatto tutto il possibile per deviare la rivoluzione siriana in lotta settaria tra sunniti e sette Shiaa dell'Islam. Cinicamente, il regime siriano ha fatto lo stesso.\r\n\r\nUn giornalista arabo molto influente ha descritto la primavera araba come una molla sunnita che ha minacciato l'Iran sciita. Il regime siriano sta cercando di promuovere se stesso come il \"protettore delle minoranze religiose\" in Siria.\r\n\r\nSappiamo che la molla della rivoluzione è stata una'altra: una sollevazione spontanea contro le dittature e le loro politiche neo-liberali. Noi contiamo sugli oppressi perché si uniscano contro i loro oppressori, qualunque sia la loro religione. Contiamo su organizzazioni come i nostri compagni di Aleppo e altre iniziative fatte da giovani studenti e alcuni lavoratori. È una lotta difficile, che potrebbe trasformarsi in guerra civile confessionale, e non vi è alcuna garanzia, ma forte è la determinazione delle masse (e la nostra) per continuare la lotta per la vera libertà e la giustizia, per l'autogestione e l'autorganizzazione degli oppressi.\r\n(...)\r\nUn'altra cosa, fratelli, torno in Siria mese di agosto per unirmi alla lotta dei nostri compagni e delle masse. Alcuni attivisti siriani hanno organizzato una campagna denominata \"Stiamo tornando\". Cercheremo di entrare in Siria nel mese di agosto. Si prevede che il regime ci arresti: qualcuno di noi potrebbe torturare e persino uccidere qualcuno di noi.\r\nPotrei aver bisogno della vostra solidarietà. 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Parte subito, ma la piena applicazione sarà solo dal 2017, e fino ad allora funzioneranno ancora le diverse tipologie di cassa integrazione e la mobilità. Sarà finanziata da un costo dai lavoratori a tempo indeterminato, dai fondi della Cig in deroga, e da un aumento dei contributi su tutti i contratti a termine, per i quali questo onere contributivo non è accompagnato da un tetto minimo salariale, e quindi il rischio è che certi (im)prenditori, per pagare la tassa, finiscano per ridurre lo stipendio ai lavoratori precari, caricando sulle loro spalle i maggiori costi imposti dalla riforma. Per usufruire dell’ ASpI bisogna avere almeno due anni di anzianità assicurativa e 52 settimane di lavoro nell'ultimo biennio.\r\n\r\n \r\n\r\nL'IMPORTO EROGATO È SCARSO E NON RISPONDE AL REQUISITO MINIMO CHIESTO DAL PARLAMENTO EUROPEO\r\n\r\nL’importo stanziato sarà pari al 75% della retribuzione fino a 1.150 euro e al 25% oltre questa soglia, per un tetto massimo di 1.119 euro lordi al mese. L'assegno verrà tagliato del 15% dopo i primi sei mesi e di un altro 15% dopo il semestre successivo. È un importo che non risponde al requisito che, secondo il Parlamento Europeo, dovrebbe essere quello di garantire una vita dignitosa al lavoratore che ha perso il suo impiego ed alla sua famiglia, cioè non dovrebbe essere inferiore al 60% del reddito mediano dello Stato membro interessato (come da punto 15 della risoluzione). E il 60% del reddito mediano mensile netto italiano è pari a 1.227 euro (dato di partenza di fonte Istat). Pertanto chi si ritrova licenziato avrà un assegno di disoccupazione previsto dall'ASpI pari a 7mila euro all'anno, ed oltretutto sottoposto a continui ribassi (-15% dopo i primi sei mesi, ulteriore ribasso del 15% dopo il secondo semestre): un importo che non garantisce alcuna copertura rispetto al rischio di caduta in povertà legato alla perdita del lavoro. \r\n\r\n \r\n\r\nL’ASPI RIDUCE LA DURATA DELLE PROTEZIONI\r\n\r\nSe fino ad ora si poteva contare su 2 anni di Cassa integrazione straordinaria, dopo i quali scattava la mobilità (2 anni per gli under 50, e 3 per gli over, o 4 anni per gli over 50 del Sud), cioè in totale una protezione dai 2 ai 6 anni, invece dopo il “periodo di transizione” della riforma, cioè dal 2017 quando spariranno la mobilità e la Cassa straordinaria, resterà soltanto 1 misero anno, massimo 1 anno e mezzo per gli anziani, dopo il quale c’è l’inferno della disoccupazione. E per di più il lavoratore che esce dal mercato del lavoro, perderà il vantaggio alla ricollocazione, che prima era assicurato dall’iscrizione nelle liste di mobilità. Dove si collocheranno le lavoratrici e i lavoratori espulsi dai luoghi di lavoro, senza tutele, e lontanissimi dall’accesso alla pensione a causa dell’allungamento abnorme dell'età pensionabile contenuto nella riforma Fornero del dicembre 2011?\r\n\r\n \r\n\r\nALTRE CONSIDERAZIONI:\r\n\r\n1) l’art 62 prevede che il lavoratore decada da ogni trattamento qualora “non accetti una offerta di un lavoro inquadrato in un livello retributivo non inferiore del 20 per cento rispetto all’importo lordo dell’indennità (non della retribuzione!) cui ha diritto”. Ma (art. 24) l’importo lordo dell’indennità, come abbiamo visto, è pari al 75% della retribuzione, a cui si applica una ulteriore “riduzione del 15% dopo i primi sei mesi di fruizione” e una ulteriore “del 15% dopo il dodicesimo mese di fruizione”. Insomma un lavoratore licenziato che percepiva 1.000 euro decadrà dal trattamento qualora non accetterà un impiego per una retribuzione pari a €.433 lordi (!), e ciò del tutto a prescindere da che tipo di attività si tratti e con quale orario, purché il posto di lavoro sia “raggiungibile mediamente in 80 minuti con i mezzi di trasporto pubblici” che con il ritorno a casa fanno 160 minuti e cioè 3 ore solo di viaggio giornaliero casa/lavoro per poco più di 300 euro netti al mese. Ogni commento è superfluo.\r\n\r\n2) l’ASpI è una forma di sussistenza privatistica con la quale la tutela dalla disoccupazione comincia a passare dalla fiscalità generale ad una forma di sussistenza stipulata tra impresa e singolo dipendente. Dunque la disoccupazione perde la sua valenza di problema sociale per diventare un fatto individuale, una specie di disgrazia personale di chi ci incorre. \r\n\r\n3) oggi i lavoratori hanno materialmente più possibilità di riavere presto il loro posto di lavoro, avendo il diritto di prelazione, che dura 6 mesi per i lavoratori in mobilità, e stabilisce che se l'azienda vuole assumere nuovi lavoratori deve dare la precedenza ai propri ex dipendenti ancora iscritti alle liste di mobilità che nel frattempo non abbiano trovato un altro lavoro. Ma la riforma cancella la mobilità alla fine del 2016.\r\n\r\n4) oggi i lavoratori hanno un’attitudine allo stare insieme per cercare di riavere una collocazione o dall’azienda o dalle istituzioni, come accaduto molte volte. Invece, con la riforma Fornero, una volta perso il posto, i lavoratori saranno tutti meno tutelati, molto più isolati e con la paura costante di non trovare più un lavoro.\r\n\r\n5) La riforma degli ammortizzatori sociali cancella dopo il 2016 anche la Cassa in deroga, introdotta nel 2009 al fine di estendere i sussidi alle piccole imprese e ai settori finora esclusi dalla Cassa. \r\n\r\n6) Cancellando la Cassa straordinaria (Cigs) si toglie anche la possibilità di restituzione delle quote di accantonamento del Tfr maturato in costanza di Cigs qualora il lavoratore cessi dal rapporto di lavoro prima della ripresa lavorativa. \r\n\r\n7) Nella valutazione dei requisiti d'accesso all’ASpI andrebbero conteggiate e sommate alle attività di lavoro subordinato anche le settimane per le quali sia stata versata contribuzione destinata a gestioni diverse da quella dei lavoratori dipendenti, al fine di aumentare l'inclusività dell'istituto che, per come e'presentato nel testo, non risponde alle diverse forme del lavoro precario.\r\n\r\n \r\n\r\nLA MINI-ASPI\r\n\r\nÈ riservata ai lavoratori subordinati che abbiano almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 12 mesi, e dura la metà dei mesi per cui si hanno i contributi, al massimo per sei mesi. A conti fatti la mini-ASpI è più generosa del trattamento attuale: per una retribuzione media di 9.855 euro l'anno (quella di un precario), chi ha lavorato 3 mesi prenderà 926 euro in tutto (contro i 731 di oggi), e chi ha lavorato un anno raddoppierà l'assegno (3.700 euro in tutto contro 1.800). Il calcolo è lo stesso previsto per l'AspI.\r\n\r\n1) La mini-ASpI non amplia la platea dei protetti, ma sostiene chi oggi ha già un ombrello\r\n\r\n2) la mini ASpI resta comunque nel complesso poco generosa, tanto da essere quasi ininfluente per chi è senza lavoro e ha bisogno di un sostegno al reddito.\r\n\r\n3) bisogna ottenere che per la mini ASpI l'unicorequisito per la fruizione debba essere lacontribuzione di 13 settimane senza altre aggiunte, e che ilcalcolo dell'istituto debba essere allungato rispetto all’attuale metà dellesettimane su cui sia stata versata contribuzione, per nonprodurre un taglio rispetto al valore dell'indennità didisoccupazione con requisiti ridotti.\r\n\r\n \r\n\r\nASPI ZERO \r\n\r\nL’ASpI non determina una reale universalità nel sostegno al reddito, come invece aveva promesso Monti nel suo discorso di novembre alla risoluzione del Parlamento Europeo. Questa riforma infatti non estende gli ammortizzatori a chi non abbia due anni di anzianità assicurativa e versato almeno 52 settimane di contributi, cioè le giovanigenerazioni del lavoro discontinuo e i giovani disoccupati che non trovano il primo lavoro. Non è prevista nessuna tutela per co.co.pro., collaborazioni occasionali, a chiamata, assegnisti di ricerca: si tratta di 945.141 lavoratori precari, di cui più della metà sono co. co. pro (675.883), cui si aggiungono 52.459 associati in partecipazione, 54.210 co.co.co. statali, 49.179 dottorandi e assegnisti di ricerca, 24 mila venditori porta a porta, 27 mila “collaboratori” generici, 8.913 occasionali (Dati Isfol 2010). A questi vanno aggiunte tutte le finte partite IVA. Siamo quindi ben lontani da un ammortizzatore universale degno di questo nome, o da un reddito di cittadinanza, in procinto di essere invece attuato in Europa.\r\n\r\n \r\n\r\nFONDO SOLIDARIETA’ PER SETTORI NON COPERTI DA CASSA INTEGRAZIONE:\r\n\r\nEntro il 2013 per le aziende con più di 15 dipendenti arriva un Fondo di solidarietà presso l’Inps, che andrà a sostituire parzialmente l’eliminazione della cassa integrazione in deroga, della cig straordinaria e della mobilità. La contribuzione dovrà essere a carico del datore di lavoro (2/3) e del lavoratore (1/3) e ci sarà l’obbligo di bilancio in pareggio dell’ente erogatore. Al finanziamento potrà concorrere anche lo 0,30% attualmente versato ai fondi per la formazione.\r\n\r\n1) i fondi pur essendo privi di personalità giuridica ed essendo definiti come “gestioni dell’Inps” si pongono come evidente transizione verso un modello che ha l’obiettivo di trasferire parti crescenti del welfare dalla garanzia e gestione pubblica a quella della bilateralità fra imprese e sindacati, privatizzando di fatto il welfare e cambiando quindi il ruolo delle organizzazioni sindacali. \r\n\r\n2) L’abolizione della cassa in deroga e straordinaria non diventa occasione per istituire strumenti a carico della fiscalità generale, contributi pubblici a sostegno al reddito come per esempio il reddito sociale minimo, attualmente in discussione in Europa. Il reddito sociale minimo garantirebbe l’autonomia e la libertà di scelta, toglierebbe dalla ricattabilità del lavoro nero e dello schiavismo, permetterebbe a una generazione di compiere scelte non dettate dalla condizione economica della propria famiglia e di avviare un percorso di crescita formativa, professionale e di vita con una minima rete di protezione sociale.\r\n\r\n3) i fondi configurano tutele diverse a secondo dei settori e non garantiscono le tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle imprese con meno di 15 addetti, essendo obbligatori solo al di sopra di tale soglia. \r\n\r\n \r\n\r\nIL CONTRIBUTO DI LICENZIAMENTO\r\n\r\nDal 2013 il datore di lavoro all’atto del licenziamento per i rapporti a tempo indeterminato e per gli apprendisti, dovrà versare all’Inps mezza mensilità ogni 12 mensilità di anzianità aziendale negli ultimi tre anni. Questa novità è probabilmente proposta a seguito della revisione dell'articolo 18 che renderà più facili i licenziamenti. Il contributo di licenziamento sostituirà i contributi oggi versati dalle aziende per la disoccupazione e la mobilità. Il lavoratore riceverebbe invece un indennizzo economico proporzionale all'anzianità di servizio deciso dal Giudice o da un arbitro scelto tra le parti. Il governo dovrebbe però rafforzare le tutele per i lavoratori delle aziende con meno di 15 dipendenti, oggi escluse dall'articolo 18.\r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DELLA LAVORATRICE MADRE\r\n\r\nNella riforma del mercato del lavoro c'é la norma contro le dimissioni in bianco, un turpe strumento spesso utilizzato da certi (im)prenditori a discapito delle lavoratrici perché non restino incinta. Si estende fino a tre anni di vita del bambino il “periodo di rafforzamento”, cioè il periodo in cui le dimissioni della lavoratrice madre o del lavoratore padre devono essere convalidate dal Ministero Del Lavoro. \r\n\r\n1) con le previsioni contenute nel ddl la burocratizzazione è aumentata ed è tutta a\r\ncarico della lavoratrice, che comunque sarà ricattabile con la procedura prevista,\r\ncioè l'obbligo, per la convalida delle dimissioni, della firma. Infatti la semplice apposizione di firma da parte del lavoratore in calce alla comunicazione del datore di lavoro di cessazione del rapporto per dimissioni volontarie o risoluzione consensuale non è sufficiente a scongiurare la pratica delle dimissioni in bianco. A garanzia di chi lavora andrebbe esplicitato che il Ministero possa verificare, contestualmente all'invio della comunicazione, le modalità di data e veridicità delle dimissioni.\r\n\r\n2) se il lavoratore non firma la dichiarazione di dimissioni evidentemente non vi è la volontà, e pertanto il rapporto di lavoro non può considerarsi “risolto”, con una penalizzazione per il lavoratore che manifesta l'abuso con la non sottoscrizione della comunicazione di risoluzione.\r\n\r\n3) va chiarito che la non sospensione della prestazione di lavoro da parte della lavoratrice o lavoratore che non hanno sottoscritto la comunicazione di risoluzione o dimissioni rende nullo l'effetto sospensivo e comporta l'automaticità della comminazione di pena per la falsa dichiarazione al datore di lavoro\r\n\r\n4) andrebbe chiarito che non solo le dimissioni o risoluzione sono prive di effetto ma nel periodo pregresso non agisce l'effetto sospensivo\r\n\r\n5) il reato per falsa dichiarazione di dimissioni volontarie o risoluzione consensuale va assimilato al licenziamento illegittimo con le relative conseguenze, e l'ammenda sanzionatoria va chiarito che è aggiuntiva. Altrimenti la falsa dichiarazione che maschera un tentato licenziamento sarebbe punita con una penalizzazione inferiore a quella prevista per analogo illecito: in un caso infatti avremmo la semplice ammenda e sospensione della risoluzione nell'altro indennizzo e reintegro. La progressività dell'ammenda a discrezionalità della Direzione territoriale del lavoro non è giustificabile dal momento che il reato/abuso commesso è il medesimo.\r\n\r\n6) le sanzioniattualmente previste, da 5 a 30 mila euro, sono ancora troppo basse, e le organizzazioni sindacali hanno chiesto che siano raddoppiate, oppure che si preveda la disciplina del licenziamento discriminatorio\r\n\r\n \r\n\r\nSi intendono poi favorire le varie forme di baby-sitting, prevedendo l’introduzione di voucher di cui la lavoratrice madre potrà usufruire in alternativa al facoltativo periodo di maternità.\r\n\r\n1) questa “riforma” ha l’evidente obiettivo di spingere le donne lavoratrici a tornare subito al lavoro, ottenendo “in cambio” per 11 mesi dei voucher per la baby-sitter\r\n\r\n2) I voucher comunque non compensano la carenza di servizi pubblici.\r\n\r\n3) il testo è un passo indietro rispetto a tanti disegni di legge presentati in Parlamento e agli standard europei. \r\n\r\n4) va cancellato il riferimento all'ISEE come indicatore della determinazione del numero e dell'importo dei voucher o servizi corrispettivi poiché attualmente la fruibilità del congedo parentale è un diritto universale che verrebbe sostituito da un'opportunità legata al reddito\r\n\r\n5) I lavoratori iscritti alla gestione separata già pagano un contributo dello 0,72% per le prestazioni sociali (maternità, assegni familiari e malattia): sono fondi che ad oggi rimangono parzialmente inutilizzati. I requisiti per l’accesso a tali prestazioni devono dunque essere allargati e il trattamento deve essere uniformato a quanto previsto per i lavoratori dipendenti.\r\n\r\n\r\nTUTELA DEI LAVORATORI PADRI\r\n\r\nE’ reso obbligatorio il congedo di paternità, da utilizzare fino al compimenti dei 5 mesi di età del bambino, per un massimo di 3 giorni continuativi. \r\n\r\n1) Difficile pensare che un tempo così limitato (3 giorni) favorisca «una cultura di maggiore condivisione dei compiti di cura dei figli all'interno della coppia» come afferma la riforma.L'Europa chiede almeno due settimane di congedo obbligatorio per i neopadri, dunque i giorni di congedo paternale obbligatorio andrebbero portati almeno a dieci in aggiunta al congedo obbligatorio maternale, in linea con altri paesi europei.\r\n\r\n2) già oggi molti contratti prevedono periodi superiori ai tre giorni per congedo paternale e quindi bisognerebbe specificare che sono aggiuntivi ai periodi già previsti dai CCNL. \r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DEI DISABILI \r\n\r\nCirca i soggetti disabili, al fine di favorirne l’integrazione nel mercato del lavoro, è previsto l’aumento del numero in rapporto ai lavoratori totali, ma sul punto il progetto di riforma è molto vago e poco preciso.\r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DEI MIGRANTI\r\n\r\nRiguardo ai lavoratori migranti, si prevede un aumento del tempo di disoccupazione necessario prima della perdita del permesso di soggiorno.\r\n\r\n \r\n\r\nPENALIZZAZIONI PER I LAVORATORI AGRICOLI\r\n\r\nLe misure contenute nel ddl lavoro mirano ad annullare i diritti previdenziali, assistenziali e contrattuali dei lavoratori agricoli e più in generale del lavoro stagionale. L’art. 11 estende l’uso dei voucher -da incassare alla Posta- a tutto il lavoro stagionale nel settore agricolo cosicché esso verrebbe considerato 'meramente occasionale' e i braccianti si ritroverebberosenza un contratto, senza un salario di qualifica e senza le tutele per la maternita'. Gli artt. 24-28 (mini-Aspi) comporteranno inoltre una riduzione media dell’indennità spettante al lavoratore fino al 30% rispetto a quella attuale. E il nuovo sistema di calcolo dei contributi figurativi comporterà un forte taglio della prestazione pensionistica se non, addirittura, il mancato raggiungimento al diritto della stessa.\r\n\r\n \r\n\r\nLAVORATORI ANZIANI\r\n\r\n1) Alle aziende spetta uno sgravio contributivo del 50% (fino a 18 mesi in caso di conferma) per le assunzioni a tempo determinato di lavoratori con 50 anni di età anagrafica e disoccupati da oltre 12 mesi. \r\n\r\n2) Dopo aver cancellato la mobilità e varato a dicembre 2011 un allungamento abnorme dell'età pensionabile, ora il governo Monti tenta di correre ai ripari istituendo un «contributo» per permettere i prepensionamenti. Le aziende con più di 15 dipendenti potranno incentivare l’esodo di lavoratori che maturano i requisiti pensionistici entro 4 anni dal licenziamento, corrispondendo al lavoratore il trattamento di pensione, e dando all’Inps la contribuzione fino al raggiungimento dei requisiti.Ma sembra difficile convincere un datore di lavoro a farsi carico per 4 anni del pagamento della pensione dei lavoratori, contributi compresi, in maniera del tutto volontaria.\r\n\r\nCONCLUSIONE\r\n\r\nLa riforma degli ammortizzatori sociali, dunque, presenta numerose lacune, è sostanzialmente un’operazione di tagli del periodo di copertura e delle indennità, e non prevede neppure sostegno economico per tutte quelle figure che oggi non ne hanno diritto. \r\n\r\n \r\n\r\nFranco Pinerolo\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n ","23 Maggio 2012","2012-05-23 11:55:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/05/riforma-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"265\" height=\"190\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/05/riforma.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","RIFORMA DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI NEL DISEGNO DI LEGGE MONTI – FORNERO ",1337774144,[185],"http://radioblackout.org/tag/riforma-del-lavoro/",[31],{"post_content":188},{"matched_tokens":189,"snippet":190,"value":191},[72,72],"settimane di contributi, cioè le \u003Cmark>giovani\u003C/mark>generazioni del lavoro discontinuo e i \u003Cmark>giovani\u003C/mark> disoccupati che non trovano il","Pubblichiamo l'ultimo contributo giunto alla mail informazione@radioblackout.org sulla riforma del lavoro\r\n\r\n \r\n\r\nL'ASPI, LA NUOVA INDENNITÀ DI DISOCCUPAZIONE\r\n\r\nL'Assicurazione sociale per l'impiego (AspI) è il nuovo ammortizzatore sociale. Parte subito, ma la piena applicazione sarà solo dal 2017, e fino ad allora funzioneranno ancora le diverse tipologie di cassa integrazione e la mobilità. Sarà finanziata da un costo dai lavoratori a tempo indeterminato, dai fondi della Cig in deroga, e da un aumento dei contributi su tutti i contratti a termine, per i quali questo onere contributivo non è accompagnato da un tetto minimo salariale, e quindi il rischio è che certi (im)prenditori, per pagare la tassa, finiscano per ridurre lo stipendio ai lavoratori precari, caricando sulle loro spalle i maggiori costi imposti dalla riforma. Per usufruire dell’ ASpI bisogna avere almeno due anni di anzianità assicurativa e 52 settimane di lavoro nell'ultimo biennio.\r\n\r\n \r\n\r\nL'IMPORTO EROGATO È SCARSO E NON RISPONDE AL REQUISITO MINIMO CHIESTO DAL PARLAMENTO EUROPEO\r\n\r\nL’importo stanziato sarà pari al 75% della retribuzione fino a 1.150 euro e al 25% oltre questa soglia, per un tetto massimo di 1.119 euro lordi al mese. L'assegno verrà tagliato del 15% dopo i primi sei mesi e di un altro 15% dopo il semestre successivo. È un importo che non risponde al requisito che, secondo il Parlamento Europeo, dovrebbe essere quello di garantire una vita dignitosa al lavoratore che ha perso il suo impiego ed alla sua famiglia, cioè non dovrebbe essere inferiore al 60% del reddito mediano dello Stato membro interessato (come da punto 15 della risoluzione). E il 60% del reddito mediano mensile netto italiano è pari a 1.227 euro (dato di partenza di fonte Istat). Pertanto chi si ritrova licenziato avrà un assegno di disoccupazione previsto dall'ASpI pari a 7mila euro all'anno, ed oltretutto sottoposto a continui ribassi (-15% dopo i primi sei mesi, ulteriore ribasso del 15% dopo il secondo semestre): un importo che non garantisce alcuna copertura rispetto al rischio di caduta in povertà legato alla perdita del lavoro. \r\n\r\n \r\n\r\nL’ASPI RIDUCE LA DURATA DELLE PROTEZIONI\r\n\r\nSe fino ad ora si poteva contare su 2 anni di Cassa integrazione straordinaria, dopo i quali scattava la mobilità (2 anni per gli under 50, e 3 per gli over, o 4 anni per gli over 50 del Sud), cioè in totale una protezione dai 2 ai 6 anni, invece dopo il “periodo di transizione” della riforma, cioè dal 2017 quando spariranno la mobilità e la Cassa straordinaria, resterà soltanto 1 misero anno, massimo 1 anno e mezzo per gli anziani, dopo il quale c’è l’inferno della disoccupazione. E per di più il lavoratore che esce dal mercato del lavoro, perderà il vantaggio alla ricollocazione, che prima era assicurato dall’iscrizione nelle liste di mobilità. Dove si collocheranno le lavoratrici e i lavoratori espulsi dai luoghi di lavoro, senza tutele, e lontanissimi dall’accesso alla pensione a causa dell’allungamento abnorme dell'età pensionabile contenuto nella riforma Fornero del dicembre 2011?\r\n\r\n \r\n\r\nALTRE CONSIDERAZIONI:\r\n\r\n1) l’art 62 prevede che il lavoratore decada da ogni trattamento qualora “non accetti una offerta di un lavoro inquadrato in un livello retributivo non inferiore del 20 per cento rispetto all’importo lordo dell’indennità (non della retribuzione!) cui ha diritto”. Ma (art. 24) l’importo lordo dell’indennità, come abbiamo visto, è pari al 75% della retribuzione, a cui si applica una ulteriore “riduzione del 15% dopo i primi sei mesi di fruizione” e una ulteriore “del 15% dopo il dodicesimo mese di fruizione”. Insomma un lavoratore licenziato che percepiva 1.000 euro decadrà dal trattamento qualora non accetterà un impiego per una retribuzione pari a €.433 lordi (!), e ciò del tutto a prescindere da che tipo di attività si tratti e con quale orario, purché il posto di lavoro sia “raggiungibile mediamente in 80 minuti con i mezzi di trasporto pubblici” che con il ritorno a casa fanno 160 minuti e cioè 3 ore solo di viaggio giornaliero casa/lavoro per poco più di 300 euro netti al mese. Ogni commento è superfluo.\r\n\r\n2) l’ASpI è una forma di sussistenza privatistica con la quale la tutela dalla disoccupazione comincia a passare dalla fiscalità generale ad una forma di sussistenza stipulata tra impresa e singolo dipendente. Dunque la disoccupazione perde la sua valenza di problema sociale per diventare un fatto individuale, una specie di disgrazia personale di chi ci incorre. \r\n\r\n3) oggi i lavoratori hanno materialmente più possibilità di riavere presto il loro posto di lavoro, avendo il diritto di prelazione, che dura 6 mesi per i lavoratori in mobilità, e stabilisce che se l'azienda vuole assumere nuovi lavoratori deve dare la precedenza ai propri ex dipendenti ancora iscritti alle liste di mobilità che nel frattempo non abbiano trovato un altro lavoro. Ma la riforma cancella la mobilità alla fine del 2016.\r\n\r\n4) oggi i lavoratori hanno un’attitudine allo stare insieme per cercare di riavere una collocazione o dall’azienda o dalle istituzioni, come accaduto molte volte. Invece, con la riforma Fornero, una volta perso il posto, i lavoratori saranno tutti meno tutelati, molto più isolati e con la paura costante di non trovare più un lavoro.\r\n\r\n5) La riforma degli ammortizzatori sociali cancella dopo il 2016 anche la Cassa in deroga, introdotta nel 2009 al fine di estendere i sussidi alle piccole imprese e ai settori finora esclusi dalla Cassa. \r\n\r\n6) Cancellando la Cassa straordinaria (Cigs) si toglie anche la possibilità di restituzione delle quote di accantonamento del Tfr maturato in costanza di Cigs qualora il lavoratore cessi dal rapporto di lavoro prima della ripresa lavorativa. \r\n\r\n7) Nella valutazione dei requisiti d'accesso all’ASpI andrebbero conteggiate e sommate alle attività di lavoro subordinato anche le settimane per le quali sia stata versata contribuzione destinata a gestioni diverse da quella dei lavoratori dipendenti, al fine di aumentare l'inclusività dell'istituto che, per come e'presentato nel testo, non risponde alle diverse forme del lavoro precario.\r\n\r\n \r\n\r\nLA MINI-ASPI\r\n\r\nÈ riservata ai lavoratori subordinati che abbiano almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 12 mesi, e dura la metà dei mesi per cui si hanno i contributi, al massimo per sei mesi. A conti fatti la mini-ASpI è più generosa del trattamento attuale: per una retribuzione media di 9.855 euro l'anno (quella di un precario), chi ha lavorato 3 mesi prenderà 926 euro in tutto (contro i 731 di oggi), e chi ha lavorato un anno raddoppierà l'assegno (3.700 euro in tutto contro 1.800). Il calcolo è lo stesso previsto per l'AspI.\r\n\r\n1) La mini-ASpI non amplia la platea dei protetti, ma sostiene chi oggi ha già un ombrello\r\n\r\n2) la mini ASpI resta comunque nel complesso poco generosa, tanto da essere quasi ininfluente per chi è senza lavoro e ha bisogno di un sostegno al reddito.\r\n\r\n3) bisogna ottenere che per la mini ASpI l'unicorequisito per la fruizione debba essere lacontribuzione di 13 settimane senza altre aggiunte, e che ilcalcolo dell'istituto debba essere allungato rispetto all’attuale metà dellesettimane su cui sia stata versata contribuzione, per nonprodurre un taglio rispetto al valore dell'indennità didisoccupazione con requisiti ridotti.\r\n\r\n \r\n\r\nASPI ZERO \r\n\r\nL’ASpI non determina una reale universalità nel sostegno al reddito, come invece aveva promesso Monti nel suo discorso di novembre alla risoluzione del Parlamento Europeo. Questa riforma infatti non estende gli ammortizzatori a chi non abbia due anni di anzianità assicurativa e versato almeno 52 settimane di contributi, cioè le \u003Cmark>giovani\u003C/mark>generazioni del lavoro discontinuo e i \u003Cmark>giovani\u003C/mark> disoccupati che non trovano il primo lavoro. Non è prevista nessuna tutela per co.co.pro., collaborazioni occasionali, a chiamata, assegnisti di ricerca: si tratta di 945.141 lavoratori precari, di cui più della metà sono co. co. pro (675.883), cui si aggiungono 52.459 associati in partecipazione, 54.210 co.co.co. statali, 49.179 dottorandi e assegnisti di ricerca, 24 mila venditori porta a porta, 27 mila “collaboratori” generici, 8.913 occasionali (Dati Isfol 2010). A questi vanno aggiunte tutte le finte partite IVA. Siamo quindi ben lontani da un ammortizzatore universale degno di questo nome, o da un reddito di cittadinanza, in procinto di essere invece attuato in Europa.\r\n\r\n \r\n\r\nFONDO SOLIDARIETA’ PER SETTORI NON COPERTI DA CASSA INTEGRAZIONE:\r\n\r\nEntro il 2013 per le aziende con più di 15 dipendenti arriva un Fondo di solidarietà presso l’Inps, che andrà a sostituire parzialmente l’eliminazione della cassa integrazione in deroga, della cig straordinaria e della mobilità. La contribuzione dovrà essere a carico del datore di lavoro (2/3) e del lavoratore (1/3) e ci sarà l’obbligo di bilancio in pareggio dell’ente erogatore. Al finanziamento potrà concorrere anche lo 0,30% attualmente versato ai fondi per la formazione.\r\n\r\n1) i fondi pur essendo privi di personalità giuridica ed essendo definiti come “gestioni dell’Inps” si pongono come evidente transizione verso un modello che ha l’obiettivo di trasferire parti crescenti del welfare dalla \u003Cmark>garanzia\u003C/mark> e gestione pubblica a quella della bilateralità fra imprese e sindacati, privatizzando di fatto il welfare e cambiando quindi il ruolo delle organizzazioni sindacali. \r\n\r\n2) L’abolizione della cassa in deroga e straordinaria non diventa occasione per istituire strumenti a carico della fiscalità generale, contributi pubblici a sostegno al reddito come per esempio il reddito sociale minimo, attualmente in discussione in Europa. Il reddito sociale minimo garantirebbe l’autonomia e la libertà di scelta, toglierebbe dalla ricattabilità del lavoro nero e dello schiavismo, permetterebbe a una generazione di compiere scelte non dettate dalla condizione economica della propria famiglia e di avviare un percorso di crescita formativa, professionale e di vita con una minima rete di protezione sociale.\r\n\r\n3) i fondi configurano tutele diverse a secondo dei settori e non garantiscono le tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle imprese con meno di 15 addetti, essendo obbligatori solo al di sopra di tale soglia. \r\n\r\n \r\n\r\nIL CONTRIBUTO DI LICENZIAMENTO\r\n\r\nDal 2013 il datore di lavoro all’atto del licenziamento per i rapporti a tempo indeterminato e per gli apprendisti, dovrà versare all’Inps mezza mensilità ogni 12 mensilità di anzianità aziendale negli ultimi tre anni. Questa novità è probabilmente proposta a seguito della revisione dell'articolo 18 che renderà più facili i licenziamenti. Il contributo di licenziamento sostituirà i contributi oggi versati dalle aziende per la disoccupazione e la mobilità. Il lavoratore riceverebbe invece un indennizzo economico proporzionale all'anzianità di servizio deciso dal Giudice o da un arbitro scelto tra le parti. Il governo dovrebbe però rafforzare le tutele per i lavoratori delle aziende con meno di 15 dipendenti, oggi escluse dall'articolo 18.\r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DELLA LAVORATRICE MADRE\r\n\r\nNella riforma del mercato del lavoro c'é la norma contro le dimissioni in bianco, un turpe strumento spesso utilizzato da certi (im)prenditori a discapito delle lavoratrici perché non restino incinta. Si estende fino a tre anni di vita del bambino il “periodo di rafforzamento”, cioè il periodo in cui le dimissioni della lavoratrice madre o del lavoratore padre devono essere convalidate dal Ministero Del Lavoro. \r\n\r\n1) con le previsioni contenute nel ddl la burocratizzazione è aumentata ed è tutta a\r\ncarico della lavoratrice, che comunque sarà ricattabile con la procedura prevista,\r\ncioè l'obbligo, per la convalida delle dimissioni, della firma. Infatti la semplice apposizione di firma da parte del lavoratore in calce alla comunicazione del datore di lavoro di cessazione del rapporto per dimissioni volontarie o risoluzione consensuale non è sufficiente a scongiurare la pratica delle dimissioni in bianco. A \u003Cmark>garanzia\u003C/mark> di chi lavora andrebbe esplicitato che il Ministero possa verificare, contestualmente all'invio della comunicazione, le modalità di data e veridicità delle dimissioni.\r\n\r\n2) se il lavoratore non firma la dichiarazione di dimissioni evidentemente non vi è la volontà, e pertanto il rapporto di lavoro non può considerarsi “risolto”, con una penalizzazione per il lavoratore che manifesta l'abuso con la non sottoscrizione della comunicazione di risoluzione.\r\n\r\n3) va chiarito che la non sospensione della prestazione di lavoro da parte della lavoratrice o lavoratore che non hanno sottoscritto la comunicazione di risoluzione o dimissioni rende nullo l'effetto sospensivo e comporta l'automaticità della comminazione di pena per la falsa dichiarazione al datore di lavoro\r\n\r\n4) andrebbe chiarito che non solo le dimissioni o risoluzione sono prive di effetto ma nel periodo pregresso non agisce l'effetto sospensivo\r\n\r\n5) il reato per falsa dichiarazione di dimissioni volontarie o risoluzione consensuale va assimilato al licenziamento illegittimo con le relative conseguenze, e l'ammenda sanzionatoria va chiarito che è aggiuntiva. Altrimenti la falsa dichiarazione che maschera un tentato licenziamento sarebbe punita con una penalizzazione inferiore a quella prevista per analogo illecito: in un caso infatti avremmo la semplice ammenda e sospensione della risoluzione nell'altro indennizzo e reintegro. La progressività dell'ammenda a discrezionalità della Direzione territoriale del lavoro non è giustificabile dal momento che il reato/abuso commesso è il medesimo.\r\n\r\n6) le sanzioniattualmente previste, da 5 a 30 mila euro, sono ancora troppo basse, e le organizzazioni sindacali hanno chiesto che siano raddoppiate, oppure che si preveda la disciplina del licenziamento discriminatorio\r\n\r\n \r\n\r\nSi intendono poi favorire le varie forme di baby-sitting, prevedendo l’introduzione di voucher di cui la lavoratrice madre potrà usufruire in alternativa al facoltativo periodo di maternità.\r\n\r\n1) questa “riforma” ha l’evidente obiettivo di spingere le donne lavoratrici a tornare subito al lavoro, ottenendo “in cambio” per 11 mesi dei voucher per la baby-sitter\r\n\r\n2) I voucher comunque non compensano la carenza di servizi pubblici.\r\n\r\n3) il testo è un passo indietro rispetto a tanti disegni di legge presentati in Parlamento e agli standard europei. \r\n\r\n4) va cancellato il riferimento all'ISEE come indicatore della determinazione del numero e dell'importo dei voucher o servizi corrispettivi poiché attualmente la fruibilità del congedo parentale è un diritto universale che verrebbe sostituito da un'opportunità legata al reddito\r\n\r\n5) I lavoratori iscritti alla gestione separata già pagano un contributo dello 0,72% per le prestazioni sociali (maternità, assegni familiari e malattia): sono fondi che ad oggi rimangono parzialmente inutilizzati. I requisiti per l’accesso a tali prestazioni devono dunque essere allargati e il trattamento deve essere uniformato a quanto previsto per i lavoratori dipendenti.\r\n\r\n\r\nTUTELA DEI LAVORATORI PADRI\r\n\r\nE’ reso obbligatorio il congedo di paternità, da utilizzare fino al compimenti dei 5 mesi di età del bambino, per un massimo di 3 giorni continuativi. \r\n\r\n1) Difficile pensare che un tempo così limitato (3 giorni) favorisca «una cultura di maggiore condivisione dei compiti di cura dei figli all'interno della coppia» come afferma la riforma.L'Europa chiede almeno due settimane di congedo obbligatorio per i neopadri, dunque i giorni di congedo paternale obbligatorio andrebbero portati almeno a dieci in aggiunta al congedo obbligatorio maternale, in linea con altri paesi europei.\r\n\r\n2) già oggi molti contratti prevedono periodi superiori ai tre giorni per congedo paternale e quindi bisognerebbe specificare che sono aggiuntivi ai periodi già previsti dai CCNL. \r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DEI DISABILI \r\n\r\nCirca i soggetti disabili, al fine di favorirne l’integrazione nel mercato del lavoro, è previsto l’aumento del numero in rapporto ai lavoratori totali, ma sul punto il progetto di riforma è molto vago e poco preciso.\r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DEI MIGRANTI\r\n\r\nRiguardo ai lavoratori migranti, si prevede un aumento del tempo di disoccupazione necessario prima della perdita del permesso di soggiorno.\r\n\r\n \r\n\r\nPENALIZZAZIONI PER I LAVORATORI AGRICOLI\r\n\r\nLe misure contenute nel ddl lavoro mirano ad annullare i diritti previdenziali, assistenziali e contrattuali dei lavoratori agricoli e più in generale del lavoro stagionale. L’art. 11 estende l’uso dei voucher -da incassare alla Posta- a tutto il lavoro stagionale nel settore agricolo cosicché esso verrebbe considerato 'meramente occasionale' e i braccianti si ritroverebberosenza un contratto, senza un salario di qualifica e senza le tutele per la maternita'. Gli artt. 24-28 (mini-Aspi) comporteranno inoltre una riduzione media dell’indennità spettante al lavoratore fino al 30% rispetto a quella attuale. E il nuovo sistema di calcolo dei contributi figurativi comporterà un forte taglio della prestazione pensionistica se non, addirittura, il mancato raggiungimento al diritto della stessa.\r\n\r\n \r\n\r\nLAVORATORI ANZIANI\r\n\r\n1) Alle aziende spetta uno sgravio contributivo del 50% (fino a 18 mesi in caso di conferma) per le assunzioni a tempo determinato di lavoratori con 50 anni di età anagrafica e disoccupati da oltre 12 mesi. \r\n\r\n2) Dopo aver cancellato la mobilità e varato a dicembre 2011 un allungamento abnorme dell'età pensionabile, ora il governo Monti tenta di correre ai ripari istituendo un «contributo» per permettere i prepensionamenti. Le aziende con più di 15 dipendenti potranno incentivare l’esodo di lavoratori che maturano i requisiti pensionistici entro 4 anni dal licenziamento, corrispondendo al lavoratore il trattamento di pensione, e dando all’Inps la contribuzione fino al raggiungimento dei requisiti.Ma sembra difficile convincere un datore di lavoro a farsi carico per 4 anni del pagamento della pensione dei lavoratori, contributi compresi, in maniera del tutto volontaria.\r\n\r\nCONCLUSIONE\r\n\r\nLa riforma degli ammortizzatori sociali, dunque, presenta numerose lacune, è sostanzialmente un’operazione di tagli del periodo di copertura e delle indennità, e non prevede neppure sostegno economico per tutte quelle figure che oggi non ne hanno diritto. \r\n\r\n \r\n\r\nFranco Pinerolo\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n ",[193],{"field":94,"matched_tokens":194,"snippet":190,"value":191},[72,72],{"best_field_score":144,"best_field_weight":145,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":146,"tokens_matched":110,"typo_prefix_score":46},{"document":197,"highlight":211,"highlights":216,"text_match":142,"text_match_info":219},{"cat_link":198,"category":199,"comment_count":46,"id":200,"is_sticky":46,"permalink":201,"post_author":49,"post_content":202,"post_date":203,"post_excerpt":52,"post_id":200,"post_modified":204,"post_thumbnail":205,"post_thumbnail_html":206,"post_title":207,"post_type":57,"sort_by_date":208,"tag_links":209,"tags":210},[43],[45],"8508","http://radioblackout.org/2012/05/lavoratori-precari-nella-riforma-monti-fornero/","Qui di seguito pubblichiamo un contributo arrivato alla mail informazione@radioblackout.org\r\n\r\nLAVORATORI PRECARI NELLA RIFORMA MONTI – FORNERO\r\n\r\nIl lavoro precario, che ormai riguarda l'80% delle nuove assunzioni, e circa 7 milioni di persone (dati Isfol), rappresenta una vera e propria emergenza nazionale, una realtà contrattuale senza tutele e diritti. Ma nonostante ciò, la riduzione drastica delle 46 (!) modalità contrattuali “atipiche” esistenti, assicurata inizialmente dal Ministro Fornero, è stata poi incredibilmente è accantonata, per intervenire solo su alcune specifiche tipologie contrattuali sia applicando nuove pratiche amministrative disincentivanti -anche se per certi aspetti carenti-, sia stabilendo nuovi oneri contributivi, che però rischiano di andare a detrimento anziché a vantaggio dei precari, come vedremo.\r\nCONTRATTI A TERMINE (O A TEMPO DETERMINATO)\r\na) Si tenta lo scoraggiamento di questo tipo di contratti attraverso una penalizzazione, un contributo aggiuntivo dell'1,4%, ma c’è il rischio, per non dire la certezza, che molti (im)prenditori ne scarichino il costo sulle spalle dei lavoratori. Per evitare questo pericolo il governo avrebbe dovuto accompagnare il contributo con un tetto minimo salariale, in modo che i lavoratori non potessero percepire meno di una certa cifra. Nel documento finale della Ministra Fornero, invece, il tetto minimo non c'è.\r\nb) il contributo aggiuntivo dell'1,4% potrebbe avere come conseguenza quella di far ingrossare le fila delle 4 milioni di partite Iva, che diventerebbero per gli imprenditori più convenienti.\r\nc) il contributo aggiuntivo dell'1,4% non si applicherà né ai contratti stipulati per ragioni di carattere sostitutivo (ad es. a chi è assente per maternità) né ai contratti a termine stagionali, né agli apprendisti: in pratica non si applicherà alla stragrande maggioranza dei contratti a termine!\r\nd) Suona come un paradosso beffardo il fatto che il contributo aggiuntivo dell'1,4% vada a finanziare proprio ASpI e mini-ASpI (una sorta di indennità di disoccupazione introdotte con questa riforma), da cui molte tipologie di lavoro precario sono invece tagliate fuori (ne sono esclusi co.co.pro., co.co.co, collaborazioni occasionali, a chiamata, finte partite IVA, associati in partecipazione, ecc..)\r\ne) è grave che al primo contratto a termine di durata non superiore a sei mesi sia stata tolta la causale, che era stata finora il deterrente per l'abuso di questo tipo di contratto. Il lavoratore potrà così essere sciolto anche senza bisogno di indicare il motivo preciso del licenziamento (di carattere tecnico, produttivo, organizzativo). In questo modo la precarietà complessiva viene notevolmente aumentata e resa lecita, permettendo l’abuso del contratto a termine, reiterabile senza limiti per lo stesso lavoratore, in un’altra mansione o con un'altra impresa. La conseguenza potrà anche essere che un datore di lavoro potrà avere forza lavoro di basso livello anche tutta composta di contratti precari, purché ogni sei mesi li sostituisca previa una breve formazione che gli uscenti dovranno fornire agli entranti, usufruendo pure dei “50 giorni” di sforamento concessi per il passaggio delle consegne. L'assenza di causale per il primo contratto a termine è quindi antitetica alle finalità dell’attuale disegno di legge (art.1) che ribadisce essere il lavoro subordinato a tempo indeterminato la forma comune di rapporto di lavoro.\r\nf) La Ministra Fornero illude che allungando l’intervallo tra la stesura di un contratto a termine e l’altro con lo stesso soggetto si possa evitare che centinaia di migliaia di lavoratori continuino a essere precari. Evidentemente alla Fornero sfugge che la vigente normativa consente ai datori di lavoro di reiterare il ricorso al tempo determinato - non necessariamente con gli stessi soggetti - grazie a “causali” di tipo generico. Inoltre allungando il periodo minimo che deve intercorrere fra la scadenza di un contratto ed il suo rinnovo, si costringe di fatto il lavoratore a rimanere disoccupato per un periodo temporale più lungo.\r\ng) Per sanzionare l’utilizzo improprio di contratti a termine, si continua a privilegiare il canale dell’indennizzo giudiziario con un minimo di 2,5 mensilità, davvero modesto, anziché la forma più logica della conversione del contratto a tempo indeterminato\r\nh) È ridotto il periodo entro il quale si deve depositare il ricorso in Tribunale\r\ni) i contratti a termine vengono ulteriormente penalizzati a causa dell’introduzione del trattamento speciale riservato ai lavoratori «svantaggiati» affittati dalle agenzie interinali alle aziende con uno sconto del 20% sulle tabelle contrattuali.\r\nl) Dopo 36 mesi di contratti a tempo determinato il governo consente di far scattare l'assunzione definitiva, ma questo avveniva anche ora (d. lgs. n. 368 del 2001).\r\nm) per i contratti a termine manca una copertura contributiva nei periodi di non lavoro, cosicchè i precari si ritroveranno in pensione con quasi nulla.\r\n\r\nI CONTRATTI A PROGETTO (GIÀ CO.CO.CO)\r\nQuesta forma contrattuale non viene abolita, come promesso inizialmente dal Ministro Fornero\r\na) Occorre prevedere che i compensi non possano mai essere inferiori a quanto previsto, per professionalità analoghe dai CCNL applicati dal committente; questo per scongiurare una concorrenza sleale fra forme di lavoro\r\nb) Per questo tipo di contratto c’è una limitazione a mansioni non solo esecutive o ripetitive. Il progetto non potrà limitarsi a riproporre, come spesso avviene, l'oggetto sociale dell'azienda. Se il progetto manca, il contratto diventa a tempo indeterminato. Se l'attività del lavoratore a progetto finisce per essere sostanzialmente simile, per orario o per compiti svolti, a quella del dipendente, scatta la presunzione del carattere subordinato della prestazione. Viene eliminata la facoltà di introdurre clausole individuali che consentano il recesso del datore di lavoro prima della scadenza del termine o comunque del completamento del progetto, anche in mancanza di una giusta causa, fermo l'obbligo di dare comunque il preavviso al collaboratore\r\nc) Per i collaboratori l'aliquota contributiva previdenziale aumenta di un punto l'anno fino a raggiungere nel 2018 il 33%: dunque anche per i contratti a progetto, come per quelli a termine, l’aumento del carico contributivo rischia di rappresentare una beffa, poiché non e' prevista nessuna salvaguardia sui salari minimi di compenso. Così sarà facile per certi (im)prenditori caricare sui lavoratori l’aumento di costo riducendo il compenso netto in busta paga, come già purtroppo avviene con le clausole inserite in alcuni nuovi contratti dei collaboratori.\r\nd) gli aumenti di contributi sociali a favore della gestione separata dell'Inps da parte dei collaboratori a progetto avvengono a fronte di nessuna estensione degli ammortizzatori sociali, poiché i collaboratori sono esclusi dall’ASPI.\r\n\r\ne) i sindacati confederali avanzavano la necessità di individuare da parte della contrattazione collettiva una soglia di reddito al di sotto della quale non sia possibile accendere a rapporti di lavoro autonomo.\r\nf) per distinguere il vero dal falso lavoro autonomo, non è stata nemmeno oggetto di discussione la possibilità di indicare come criterio identificativo del lavoro dipendente la cosiddetta “doppia alienità”: dei mezzi di produzione e del risultato utile della prestazione. Dunque queste tipologie di lavoro continueranno ad essere utilizzate per coprire la realtà di rapporti di lavoro subordinato\r\ng) manca una copertura contributiva per i periodi di non lavoro di questa tipologia di lavoro, così si andrà in pensione con quasi nulla.\r\nh) grazie ai sindacati c’è un impegno a rendere strutturale l'una tantum riservata ai co. co. pro, un paracadute per il disoccupato che ha bisogno di un sostegno al reddito. Oggi l'una tantum è pari al 30% del reddito dell'anno precedente, con un tetto di 4 mila euro. Ma i requisiti sono più restrittivi di prima, quando di fatto già l'83% dei fondi stanziati per il triennio 2009-2011 non è stato utilizzato (35 milioni su 200), con il 69% di domande respinte (28.674 su 42.550). Senza una revisione, questa salvaguardia continuerà ad essere inutile, oltre che limitato.\r\n\r\nCOLLABORAZIONI O CONSULENZE CON PARTITA IVA\r\nSolo nel 2011 ne sono state aperte ben 535 mila, di cui quasi la metà da parte di giovani, e spesso nascondono veri e propri abusi. Chi è costretto ad aprire una partita Iva, si deve accollare totalmente il costo dei contributi, che altrimenti sarebbe ripartito con la committenza. È dunque un sistema per le imprese per risparmiare sul costo del lavoro, dal momento che si guadagna in media la miseria di 8mila euro l'anno.\r\na) Le partite IVA smascherate non vengono riconosciute come lavoro subordinato ma c’è la loro trasformazione a rapporto di collaborazione coordinato e continuativo e solo poi, eventualmente, in subordinato se ricorrono 2 di questi 3 requisiti: una collaborazione che dura più di sei mesi nell'arco dell'anno, che determina più del 75% dei ricavi del lavoratore, e che ha la postazione del lavoro presso una delle sedi del committente. Ma nessun datore di lavoro è così stupido, se utilizza una falsa partita Iva, da fargli un incarico continuativo di più di 6 mesi o da dargli addirittura una scrivania ed un computer, quindi il 90% delle casistiche di false partite Iva non saranno per niente coinvolte. Inoltre questa norma si applicherà non subito, ma dopo un anno dall'entrata in vigore della legge\r\nb) la stretta dei requisiti sopra descritta non vale per i professionisti che hanno un albo e un ordine professionale, quindi per giornalisti, ingegneri, architetti, avvocati, che sono quelli per i quali abitualmente ci si avvale delle false partire Iva.\r\nc) i pesanti aumenti dei contributi sociali nei confronti delle partite IVA avvengono a fronte di nessuna estensione degli ammortizzatori sociali (ASpI e mini-AspI, una sorta di indennità di disoccupazione), da cui essi sono tagliati fuori.\r\nd) manca una copertura contributiva per i periodi di non lavoro, quindi andranno in pensione con quasi nulla.\r\n\r\nCONTRATO DI APPRENDISTATO\r\nNelle intenzioni del governo l'apprendistato deve diventare il canale privilegiato di accesso dei giovani -ma fino ai 29 anni- al mondo del lavoro, e può durare al massimo fino ai 34 anni, mentre ben più elevata e sopra i 40 anni è l’età che possono raggiungere i lavoratori precari. In realtà questa forma di contratto è senza alcuna garanzia dell'assunzione a tempo indeterminato alla fine del triennio di apprendistato e assomiglia ai tanti altri lavori precari già esistenti.\r\na) l’apprendistato in realtà ha come unico obiettivo quello di abbassare il costo del lavoro, di diminuire le tutele, di poter licenziare senza copertura dell'art. 18 solo con un modesto rimborso economico. Sono dunque 3 anni di apprendistato nel corso del quale il giovane lavoratore senza ammalarsi, fare figli, scioperare o avanzare rivendicazioni di sorta, è perennemente sotto ricatto occupazionale. I vantaggi per gli imprenditori saranno un’aliquota contributiva ridotta al 10%, o addirittura pari a zero per i primi 3 anni di contratto di apprendistato, come previsto in base alle nuove norme per le imprese fino a 9 dipendenti; rispetto al contratto a tempo determinato le aziende risparmieranno fino al 25% del costo del lavoro, e, rispetto al lavoro somministrato, anche il 10-15% di ricarico per le agenzie intermediarie; e poi c’è la possibilità di “sotto-nquadramento”, con 2 livelli in meno rispetto ai lavoratori ordinari che svolgono le stesse mansioni, come afferma il Sole 24 ore; infine c’è la riduzione dei contributi previdenziali che porterà alla riduzione dell’ammontare futuro delle pensioni.\r\n\r\nb) la percentuale di apprendisti stabilizzati per poter procedere a nuove assunzioni, e' stata ridotta per il primo triennio al 30 per cento ed e' una percentuale troppo bassa che, combinata con la possibilità per le imprese di assumere 3 apprendisti ogni 2 lavoratori regolari (mentre prima era 1 ogni 1), può portare ad un utilizzo prevalente di queste forme di lavoro, che è a costi più bassi. Aspetto dunque totalmente contraddittorio con gli obiettivi della presente riforma, che all’art. 1 ribadisce essere il lavoro subordinato a tempo indeterminato la forma comune di rapporto di lavoro.\r\nc) Nel testo presentato alle Camere è stata inserita arbitrariamente dal governo la possibilità di utilizzo della somministrazione a tempo determinato per gli apprendisti, che va soppressa.\r\nd) va evitato il rischio di svuotamento del ruolo di contratto formativo dell'apprendistato attraverso la successione di più contratti, con la totale deresponsabilizzazione dell'utilizzatore in ordine al percorso di apprendistato.\r\ne) c’è un allungamento spropositato e del tutto ingiustificato da un punto di vista professionale dei tempi di prova: 3 anni sono un periodo insensatamente lungo, dato che l’80% dei lavori ha un contenuto professionale molto limitato, che nella maggior parte dei casi si impara in qualche settimana.\r\nf) se il lavoratore fosse licenziato e trovasse occupazione presso un’altra azienda, il suo apprendistato precedente verrebbe azzerato, e questo meccanismo potrebbe protrarsi per sempre.\r\ng) è una tipologia di lavoro che ha il difetto di poter servire a diminuire progressivamente il numero dei lavoratori a tempo indeterminato provvisti di tutele.\r\nh) la durata minima è di 6 mesi ma resta purtroppo la scappatoia di poter essere licenziati poco prima dei 3 anni\r\nIL LAVORO INTERMITTENTE O A CHIAMATA\r\nNegli ultimi tempi ha fatto registrare una forte crescita, ma anche molti abusi, diventando un surrogato del contratto subordinato. CGIL-CISL-UIL avevano segnalato la necessità di sopprimere questo istituto, ma è stato inutile.\r\na) non c’è la volontà di contrastare realmente gli abusi, perché, per evitare che il contratto a chiamata possa coprire forme di utilizzo in nero, nel disegno di legge viene previsto l'obbligo di effettuare una comunicazione amministrativa, che è una prassi troppo snella e inefficace dal momento che basterebbe una semplice telefonata in occasione di ogni chiamata del lavoro. E poi chi volesse utilizzare il lavoro a chiamata per coprire forme illegali di utilizzo di manodopera, se ne guarderà bene dall’obbligo di fare la comunicazione amministrativa.\r\nb) manca una copertura contributiva per i periodi di non lavoro di questa tipologia di lavoro precario, così i lavoratori andranno in pensione con quasi nulla.\r\nCONTRATTI A TEMPO PARZIALE\r\na) Per evitare che il contratto a tempo parziale possa coprire forme elusive di utilizzo in nero della manodopera, si prevede un inefficace obbligo di comunicazione amministrativa da parte del datore di lavoro, da dare in caso di modifica dell’orario di lavoro. Ovviamente chi volesse utilizzare tali strumenti per coprire forme illegali di utilizzo di manodopera, se ne guarderà dall’adempiere all’obbligo di fare la comunicazione amministrativa, e questo testimonia come non vi sia, da parte del governo, la volontà di contrastare realmente gli abusi commessi dai datori di lavoro.\r\nb) è necessario che, come vorrebbero i sindacati, alla luce della riforma previdenziale, venga rafforzata la possibilità di utilizzare il part-time in uscita negli ultimi 5 anni di attività lavorativa, prevedendo il riconoscimento della contribuzione figurativa per le ore settimanali non lavorate.\r\nc) Nel part time, a certe condizioni, il lavoratore potrà chiedere l'eliminazione delle clausole elastiche sull'orario d'impiego\r\n\r\nLAVORO IN SOMMINISTRAZIONE (EX INTERINALE)\r\n\r\na) sono accendibili in assenza di qualsivoglia “esigenza di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo” purché di durata non superiore a “sei mesi” (che però, in assenza di proroga, possono proseguire per altri 50 giorni senza dar luogo a conversione). Ciò significa che un datore di lavoro potrà avere anche tutta la propria forza lavoro con contratti precari, purché ogni sei mesi li sostituisca, utilizzando anche i 50 giorni di sforamento concessi per il passaggio delle consegne e una breve formazione che gli uscenti dovranno fornire agli entranti. Tutto questo in contrasto con le finalità del disegno di legge (art.1) che ribadisce essere il lavoro subordinato a tempo indeterminato la forma comune di rapporto di lavoro\r\nb) in tutti i casi in cui vengano assunti con contratto di somministrazione una platea amplissima di soggetti (lavoratori cosiddetti svantaggi, ultracinquantenni, i privi di diploma superiore, adulti soli con una o più persone a carico ecc), vengono eliminati sia l’obbligo di fornire i motivi del ricorso al lavoro interinale (causali) sia i tetti quantitativi previsti dai contratti, facendolo diventare così l'alternativa o lo sbocco dei contratti a termine e lo sbocco per gli espulsi dai processi produttivi.\r\nc) Non c’è nessuna norma simile a quella prevista per l’apprendistato, che all’art. 5 impone che l’assunzione di nuovi precari dallo stesso datore di lavoro sia possibile solo se almeno il 50 per cento di essi prosegue il rapporto di lavoro al termine del periodo. Mancando dunque una norma di salvaguardia di questo tipo, i lavoratori assunti con questa tipologia di contratto saranno continuamente “usa e getta”.\r\nd) manca una copertura contributiva per i periodi di non lavoro dei precari, così chi usufruisce di questo tipo di lavoro andrà in pensione con quasi nulla.\r\n\r\nASSOCIAZIONE IN PARTECIPAZIONE:\r\na) Il testo presentato alle Camere contraddice il contenuto del confronto svolto con le organizzazioni sindacali, che limitava l'attivazione dei rapporti di associazione in partecipazione ai soli familiari entro il 1° grado o coniugi. Ora l’associazione in partecipazione viene nuovamente estesa a tre associati, più coloro che sono legati da rapporto coniugale, di parentela entro il terzo grado e affinità entro il secondo. Questo consente di utilizzare questa tipologia al posto del lavoro dipendente ad esempio in esercizi commerciali anche di una certa dimensione, come già avviene: i 52mila associati guadagnano in media la miseria di 9mila euro l'anno e alle commesse viene chiesto di sottoscrivere questa modalità contrattuale per condividere i frutti dell'impresa, con la conseguenza che in alcuni casi hanno dovuto pagare pure le perdite.\r\nb) gli associati in partecipazione non usufruiscono di ASpI e mini-ASpI (una sorta di indennità di disoccupazione introdotte con questa riforma).\r\nSTAGE E TIROCINI\r\nSono rinviati a una delega. Nella delega deve essere confermata la possibilità di svolgimento unicamente nel percorso formativo.\r\n\r\nLAVORO ACCESSORIO\r\na) Nel testo presentato alle Camere va ripristinato il riferimento al valore orario del voucher, previsto nel confronto svolto con le parti sociali (Documento varato dal CdM del 23 marzo).\r\nb) si assiste ad un'estensione della possibilità di utilizzo del voucher all'intera attività agricola stagionale: questo significa portare tutti i lavoratori agricoli nella soglia dei senza diritti, destrutturare il lavoro agricolo, renderlo più illegale, accessorio, eliminando i vincoli contrattuali per le imprese nel nome della semplificazione. Ricordiamo che in questo campo siamo in presenza di forme diffuse di lavoro nero, anche fra i lavoratori iscritti negli elenchi regolari, in prevalenza immigrati, molti dei quali sono senza diritti, quindi senza pensioni, malattia e disoccupazione.\r\nCONCLUSIONE LAVORO PRECARIO ED ATIPICO\r\nCome si può notare, dunque, il disegno di legge presenta numerose carenze anche per quanto riguarda la parte del lavoro atipico e precario. Sarebbe opportuno quindi che in sede parlamentare se ne prendesse atto, decidendo di intervenire per porvi rimedio. Ci si sarebbe aspettato molto di più da un governo che si proclama “di tecnici” ma che, del resto, ci ha già sorpreso in negativo per le semplicistiche quanto crudeli -verso i meno abbienti- decisioni adottate nella prima manovra economica di dicembre 2011 su Irpef, ICI, benzina e IVA, usando le pensioni come Bancomat pur essendo il sistema in equilibrio fino al 2050, provocando centinaia di migliaia di esodati rimasti senza lavoro e senza pensione e producendo come risultato la perdita di 800mila nuovi posti di lavoro per i giovani a causa dell’allungamento dell’età pensionabile. E oggi che 3 nuovi “consulenti” tecnici vengono chiamati di fatto a sostituire nelle competenze il governo, vediamo con chiarezza la conferma della manifesta incapacità di questa compagine governativa, che si mostra in grado più di raccontarla che di fare.\r\nRiguardo alla “riforma” del lavoro precario, si può constatare come non solo non aumenti i posti di lavoro, ma lasci anche del tutto inevasa la necessaria riduzione delle numerose, infernali tipologie contrattuali precarie ed atipiche esistenti: uno strano modo davvero di rispondere alla crisi! Monti e Fonero non hanno voluto puntare sulla valorizzazione del lavoro proseguendo e peggiorando una tendenza sbagliata che fa leva sulla riduzione dei costi fondata sul lavoro “usa e getta”, anziché adoperarsi per incentivare la ricerca, l'innovazione tecnologica e di prodotto. Ma, come ha detto giustamente Monsignor Bregantini, “il lavoratore non è una merce, non lo si può trattare come un prodotto da dimettere”, e dunque la bussola dovrebbe tornare ad essere un neo-umanesimo laburista, che restituisca serenità e dignità alla persona che lavora.\r\n\r\napprofondimento a cura di\r\n\r\nFranco Pinerolo\r\n\r\n1 Maggio 2012","7 Maggio 2012","2012-05-18 18:53:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/05/lavoro-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"259\" height=\"194\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/05/lavoro.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","LAVORATORI PRECARI NELLA RIFORMA MONTI – FORNERO",1336403758,[],[],{"post_content":212},{"matched_tokens":213,"snippet":214,"value":215},[72],"la metà da parte di \u003Cmark>giovani\u003C/mark>, e spesso nascondono veri e","Qui di seguito pubblichiamo un contributo arrivato alla mail informazione@radioblackout.org\r\n\r\nLAVORATORI PRECARI NELLA RIFORMA MONTI – FORNERO\r\n\r\nIl lavoro precario, che ormai riguarda l'80% delle nuove assunzioni, e circa 7 milioni di persone (dati Isfol), rappresenta una vera e propria emergenza nazionale, una realtà contrattuale senza tutele e diritti. Ma nonostante ciò, la riduzione drastica delle 46 (!) modalità contrattuali “atipiche” esistenti, assicurata inizialmente dal Ministro Fornero, è stata poi incredibilmente è accantonata, per intervenire solo su alcune specifiche tipologie contrattuali sia applicando nuove pratiche amministrative disincentivanti -anche se per certi aspetti carenti-, sia stabilendo nuovi oneri contributivi, che però rischiano di andare a detrimento anziché a vantaggio dei precari, come vedremo.\r\nCONTRATTI A TERMINE (O A TEMPO DETERMINATO)\r\na) Si tenta lo scoraggiamento di questo tipo di contratti attraverso una penalizzazione, un contributo aggiuntivo dell'1,4%, ma c’è il rischio, per non dire la certezza, che molti (im)prenditori ne scarichino il costo sulle spalle dei lavoratori. Per evitare questo pericolo il governo avrebbe dovuto accompagnare il contributo con un tetto minimo salariale, in modo che i lavoratori non potessero percepire meno di una certa cifra. Nel documento finale della Ministra Fornero, invece, il tetto minimo non c'è.\r\nb) il contributo aggiuntivo dell'1,4% potrebbe avere come conseguenza quella di far ingrossare le fila delle 4 milioni di partite Iva, che diventerebbero per gli imprenditori più convenienti.\r\nc) il contributo aggiuntivo dell'1,4% non si applicherà né ai contratti stipulati per ragioni di carattere sostitutivo (ad es. a chi è assente per maternità) né ai contratti a termine stagionali, né agli apprendisti: in pratica non si applicherà alla stragrande maggioranza dei contratti a termine!\r\nd) Suona come un paradosso beffardo il fatto che il contributo aggiuntivo dell'1,4% vada a finanziare proprio ASpI e mini-ASpI (una sorta di indennità di disoccupazione introdotte con questa riforma), da cui molte tipologie di lavoro precario sono invece tagliate fuori (ne sono esclusi co.co.pro., co.co.co, collaborazioni occasionali, a chiamata, finte partite IVA, associati in partecipazione, ecc..)\r\ne) è grave che al primo contratto a termine di durata non superiore a sei mesi sia stata tolta la causale, che era stata finora il deterrente per l'abuso di questo tipo di contratto. Il lavoratore potrà così essere sciolto anche senza bisogno di indicare il motivo preciso del licenziamento (di carattere tecnico, produttivo, organizzativo). In questo modo la precarietà complessiva viene notevolmente aumentata e resa lecita, permettendo l’abuso del contratto a termine, reiterabile senza limiti per lo stesso lavoratore, in un’altra mansione o con un'altra impresa. La conseguenza potrà anche essere che un datore di lavoro potrà avere forza lavoro di basso livello anche tutta composta di contratti precari, purché ogni sei mesi li sostituisca previa una breve formazione che gli uscenti dovranno fornire agli entranti, usufruendo pure dei “50 giorni” di sforamento concessi per il passaggio delle consegne. L'assenza di causale per il primo contratto a termine è quindi antitetica alle finalità dell’attuale disegno di legge (art.1) che ribadisce essere il lavoro subordinato a tempo indeterminato la forma comune di rapporto di lavoro.\r\nf) La Ministra Fornero illude che allungando l’intervallo tra la stesura di un contratto a termine e l’altro con lo stesso soggetto si possa evitare che centinaia di migliaia di lavoratori continuino a essere precari. Evidentemente alla Fornero sfugge che la vigente normativa consente ai datori di lavoro di reiterare il ricorso al tempo determinato - non necessariamente con gli stessi soggetti - grazie a “causali” di tipo generico. Inoltre allungando il periodo minimo che deve intercorrere fra la scadenza di un contratto ed il suo rinnovo, si costringe di fatto il lavoratore a rimanere disoccupato per un periodo temporale più lungo.\r\ng) Per sanzionare l’utilizzo improprio di contratti a termine, si continua a privilegiare il canale dell’indennizzo giudiziario con un minimo di 2,5 mensilità, davvero modesto, anziché la forma più logica della conversione del contratto a tempo indeterminato\r\nh) È ridotto il periodo entro il quale si deve depositare il ricorso in Tribunale\r\ni) i contratti a termine vengono ulteriormente penalizzati a causa dell’introduzione del trattamento speciale riservato ai lavoratori «svantaggiati» affittati dalle agenzie interinali alle aziende con uno sconto del 20% sulle tabelle contrattuali.\r\nl) Dopo 36 mesi di contratti a tempo determinato il governo consente di far scattare l'assunzione definitiva, ma questo avveniva anche ora (d. lgs. n. 368 del 2001).\r\nm) per i contratti a termine manca una copertura contributiva nei periodi di non lavoro, cosicchè i precari si ritroveranno in pensione con quasi nulla.\r\n\r\nI CONTRATTI A PROGETTO (GIÀ CO.CO.CO)\r\nQuesta forma contrattuale non viene abolita, come promesso inizialmente dal Ministro Fornero\r\na) Occorre prevedere che i compensi non possano mai essere inferiori a quanto previsto, per professionalità analoghe dai CCNL applicati dal committente; questo per scongiurare una concorrenza sleale fra forme di lavoro\r\nb) Per questo tipo di contratto c’è una limitazione a mansioni non solo esecutive o ripetitive. Il progetto non potrà limitarsi a riproporre, come spesso avviene, l'oggetto sociale dell'azienda. Se il progetto manca, il contratto diventa a tempo indeterminato. Se l'attività del lavoratore a progetto finisce per essere sostanzialmente simile, per orario o per compiti svolti, a quella del dipendente, scatta la presunzione del carattere subordinato della prestazione. Viene eliminata la facoltà di introdurre clausole individuali che consentano il recesso del datore di lavoro prima della scadenza del termine o comunque del completamento del progetto, anche in mancanza di una giusta causa, fermo l'obbligo di dare comunque il preavviso al collaboratore\r\nc) Per i collaboratori l'aliquota contributiva previdenziale aumenta di un punto l'anno fino a raggiungere nel 2018 il 33%: dunque anche per i contratti a progetto, come per quelli a termine, l’aumento del carico contributivo rischia di rappresentare una beffa, poiché non e' prevista nessuna salvaguardia sui salari minimi di compenso. Così sarà facile per certi (im)prenditori caricare sui lavoratori l’aumento di costo riducendo il compenso netto in busta paga, come già purtroppo avviene con le clausole inserite in alcuni nuovi contratti dei collaboratori.\r\nd) gli aumenti di contributi sociali a favore della gestione separata dell'Inps da parte dei collaboratori a progetto avvengono a fronte di nessuna estensione degli ammortizzatori sociali, poiché i collaboratori sono esclusi dall’ASPI.\r\n\r\ne) i sindacati confederali avanzavano la necessità di individuare da parte della contrattazione collettiva una soglia di reddito al di sotto della quale non sia possibile accendere a rapporti di lavoro autonomo.\r\nf) per distinguere il vero dal falso lavoro autonomo, non è stata nemmeno oggetto di discussione la possibilità di indicare come criterio identificativo del lavoro dipendente la cosiddetta “doppia alienità”: dei mezzi di produzione e del risultato utile della prestazione. Dunque queste tipologie di lavoro continueranno ad essere utilizzate per coprire la realtà di rapporti di lavoro subordinato\r\ng) manca una copertura contributiva per i periodi di non lavoro di questa tipologia di lavoro, così si andrà in pensione con quasi nulla.\r\nh) grazie ai sindacati c’è un impegno a rendere strutturale l'una tantum riservata ai co. co. pro, un paracadute per il disoccupato che ha bisogno di un sostegno al reddito. Oggi l'una tantum è pari al 30% del reddito dell'anno precedente, con un tetto di 4 mila euro. Ma i requisiti sono più restrittivi di prima, quando di fatto già l'83% dei fondi stanziati per il triennio 2009-2011 non è stato utilizzato (35 milioni su 200), con il 69% di domande respinte (28.674 su 42.550). Senza una revisione, questa salvaguardia continuerà ad essere inutile, oltre che limitato.\r\n\r\nCOLLABORAZIONI O CONSULENZE CON PARTITA IVA\r\nSolo nel 2011 ne sono state aperte ben 535 mila, di cui quasi la metà da parte di \u003Cmark>giovani\u003C/mark>, e spesso nascondono veri e propri abusi. Chi è costretto ad aprire una partita Iva, si deve accollare totalmente il costo dei contributi, che altrimenti sarebbe ripartito con la committenza. È dunque un sistema per le imprese per risparmiare sul costo del lavoro, dal momento che si guadagna in media la miseria di 8mila euro l'anno.\r\na) Le partite IVA smascherate non vengono riconosciute come lavoro subordinato ma c’è la loro trasformazione a rapporto di collaborazione coordinato e continuativo e solo poi, eventualmente, in subordinato se ricorrono 2 di questi 3 requisiti: una collaborazione che dura più di sei mesi nell'arco dell'anno, che determina più del 75% dei ricavi del lavoratore, e che ha la postazione del lavoro presso una delle sedi del committente. Ma nessun datore di lavoro è così stupido, se utilizza una falsa partita Iva, da fargli un incarico continuativo di più di 6 mesi o da dargli addirittura una scrivania ed un computer, quindi il 90% delle casistiche di false partite Iva non saranno per niente coinvolte. Inoltre questa norma si applicherà non subito, ma dopo un anno dall'entrata in vigore della legge\r\nb) la stretta dei requisiti sopra descritta non vale per i professionisti che hanno un albo e un ordine professionale, quindi per giornalisti, ingegneri, architetti, avvocati, che sono quelli per i quali abitualmente ci si avvale delle false partire Iva.\r\nc) i pesanti aumenti dei contributi sociali nei confronti delle partite IVA avvengono a fronte di nessuna estensione degli ammortizzatori sociali (ASpI e mini-AspI, una sorta di indennità di disoccupazione), da cui essi sono tagliati fuori.\r\nd) manca una copertura contributiva per i periodi di non lavoro, quindi andranno in pensione con quasi nulla.\r\n\r\nCONTRATO DI APPRENDISTATO\r\nNelle intenzioni del governo l'apprendistato deve diventare il canale privilegiato di accesso dei \u003Cmark>giovani\u003C/mark> -ma fino ai 29 anni- al mondo del lavoro, e può durare al massimo fino ai 34 anni, mentre ben più elevata e sopra i 40 anni è l’età che possono raggiungere i lavoratori precari. In realtà questa forma di contratto è senza alcuna \u003Cmark>garanzia\u003C/mark> dell'assunzione a tempo indeterminato alla fine del triennio di apprendistato e assomiglia ai tanti altri lavori precari già esistenti.\r\na) l’apprendistato in realtà ha come unico obiettivo quello di abbassare il costo del lavoro, di diminuire le tutele, di poter licenziare senza copertura dell'art. 18 solo con un modesto rimborso economico. Sono dunque 3 anni di apprendistato nel corso del quale il giovane lavoratore senza ammalarsi, fare figli, scioperare o avanzare rivendicazioni di sorta, è perennemente sotto ricatto occupazionale. I vantaggi per gli imprenditori saranno un’aliquota contributiva ridotta al 10%, o addirittura pari a zero per i primi 3 anni di contratto di apprendistato, come previsto in base alle nuove norme per le imprese fino a 9 dipendenti; rispetto al contratto a tempo determinato le aziende risparmieranno fino al 25% del costo del lavoro, e, rispetto al lavoro somministrato, anche il 10-15% di ricarico per le agenzie intermediarie; e poi c’è la possibilità di “sotto-nquadramento”, con 2 livelli in meno rispetto ai lavoratori ordinari che svolgono le stesse mansioni, come afferma il Sole 24 ore; infine c’è la riduzione dei contributi previdenziali che porterà alla riduzione dell’ammontare futuro delle pensioni.\r\n\r\nb) la percentuale di apprendisti stabilizzati per poter procedere a nuove assunzioni, e' stata ridotta per il primo triennio al 30 per cento ed e' una percentuale troppo bassa che, combinata con la possibilità per le imprese di assumere 3 apprendisti ogni 2 lavoratori regolari (mentre prima era 1 ogni 1), può portare ad un utilizzo prevalente di queste forme di lavoro, che è a costi più bassi. Aspetto dunque totalmente contraddittorio con gli obiettivi della presente riforma, che all’art. 1 ribadisce essere il lavoro subordinato a tempo indeterminato la forma comune di rapporto di lavoro.\r\nc) Nel testo presentato alle Camere è stata inserita arbitrariamente dal governo la possibilità di utilizzo della somministrazione a tempo determinato per gli apprendisti, che va soppressa.\r\nd) va evitato il rischio di svuotamento del ruolo di contratto formativo dell'apprendistato attraverso la successione di più contratti, con la totale deresponsabilizzazione dell'utilizzatore in ordine al percorso di apprendistato.\r\ne) c’è un allungamento spropositato e del tutto ingiustificato da un punto di vista professionale dei tempi di prova: 3 anni sono un periodo insensatamente lungo, dato che l’80% dei lavori ha un contenuto professionale molto limitato, che nella maggior parte dei casi si impara in qualche settimana.\r\nf) se il lavoratore fosse licenziato e trovasse occupazione presso un’altra azienda, il suo apprendistato precedente verrebbe azzerato, e questo meccanismo potrebbe protrarsi per sempre.\r\ng) è una tipologia di lavoro che ha il difetto di poter servire a diminuire progressivamente il numero dei lavoratori a tempo indeterminato provvisti di tutele.\r\nh) la durata minima è di 6 mesi ma resta purtroppo la scappatoia di poter essere licenziati poco prima dei 3 anni\r\nIL LAVORO INTERMITTENTE O A CHIAMATA\r\nNegli ultimi tempi ha fatto registrare una forte crescita, ma anche molti abusi, diventando un surrogato del contratto subordinato. CGIL-CISL-UIL avevano segnalato la necessità di sopprimere questo istituto, ma è stato inutile.\r\na) non c’è la volontà di contrastare realmente gli abusi, perché, per evitare che il contratto a chiamata possa coprire forme di utilizzo in nero, nel disegno di legge viene previsto l'obbligo di effettuare una comunicazione amministrativa, che è una prassi troppo snella e inefficace dal momento che basterebbe una semplice telefonata in occasione di ogni chiamata del lavoro. E poi chi volesse utilizzare il lavoro a chiamata per coprire forme illegali di utilizzo di manodopera, se ne guarderà bene dall’obbligo di fare la comunicazione amministrativa.\r\nb) manca una copertura contributiva per i periodi di non lavoro di questa tipologia di lavoro precario, così i lavoratori andranno in pensione con quasi nulla.\r\nCONTRATTI A TEMPO PARZIALE\r\na) Per evitare che il contratto a tempo parziale possa coprire forme elusive di utilizzo in nero della manodopera, si prevede un inefficace obbligo di comunicazione amministrativa da parte del datore di lavoro, da dare in caso di modifica dell’orario di lavoro. Ovviamente chi volesse utilizzare tali strumenti per coprire forme illegali di utilizzo di manodopera, se ne guarderà dall’adempiere all’obbligo di fare la comunicazione amministrativa, e questo testimonia come non vi sia, da parte del governo, la volontà di contrastare realmente gli abusi commessi dai datori di lavoro.\r\nb) è necessario che, come vorrebbero i sindacati, alla luce della riforma previdenziale, venga rafforzata la possibilità di utilizzare il part-time in uscita negli ultimi 5 anni di attività lavorativa, prevedendo il riconoscimento della contribuzione figurativa per le ore settimanali non lavorate.\r\nc) Nel part time, a certe condizioni, il lavoratore potrà chiedere l'eliminazione delle clausole elastiche sull'orario d'impiego\r\n\r\nLAVORO IN SOMMINISTRAZIONE (EX INTERINALE)\r\n\r\na) sono accendibili in assenza di qualsivoglia “esigenza di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo” purché di durata non superiore a “sei mesi” (che però, in assenza di proroga, possono proseguire per altri 50 giorni senza dar luogo a conversione). Ciò significa che un datore di lavoro potrà avere anche tutta la propria forza lavoro con contratti precari, purché ogni sei mesi li sostituisca, utilizzando anche i 50 giorni di sforamento concessi per il passaggio delle consegne e una breve formazione che gli uscenti dovranno fornire agli entranti. Tutto questo in contrasto con le finalità del disegno di legge (art.1) che ribadisce essere il lavoro subordinato a tempo indeterminato la forma comune di rapporto di lavoro\r\nb) in tutti i casi in cui vengano assunti con contratto di somministrazione una platea amplissima di soggetti (lavoratori cosiddetti svantaggi, ultracinquantenni, i privi di diploma superiore, adulti soli con una o più persone a carico ecc), vengono eliminati sia l’obbligo di fornire i motivi del ricorso al lavoro interinale (causali) sia i tetti quantitativi previsti dai contratti, facendolo diventare così l'alternativa o lo sbocco dei contratti a termine e lo sbocco per gli espulsi dai processi produttivi.\r\nc) Non c’è nessuna norma simile a quella prevista per l’apprendistato, che all’art. 5 impone che l’assunzione di nuovi precari dallo stesso datore di lavoro sia possibile solo se almeno il 50 per cento di essi prosegue il rapporto di lavoro al termine del periodo. Mancando dunque una norma di salvaguardia di questo tipo, i lavoratori assunti con questa tipologia di contratto saranno continuamente “usa e getta”.\r\nd) manca una copertura contributiva per i periodi di non lavoro dei precari, così chi usufruisce di questo tipo di lavoro andrà in pensione con quasi nulla.\r\n\r\nASSOCIAZIONE IN PARTECIPAZIONE:\r\na) Il testo presentato alle Camere contraddice il contenuto del confronto svolto con le organizzazioni sindacali, che limitava l'attivazione dei rapporti di associazione in partecipazione ai soli familiari entro il 1° grado o coniugi. Ora l’associazione in partecipazione viene nuovamente estesa a tre associati, più coloro che sono legati da rapporto coniugale, di parentela entro il terzo grado e affinità entro il secondo. Questo consente di utilizzare questa tipologia al posto del lavoro dipendente ad esempio in esercizi commerciali anche di una certa dimensione, come già avviene: i 52mila associati guadagnano in media la miseria di 9mila euro l'anno e alle commesse viene chiesto di sottoscrivere questa modalità contrattuale per condividere i frutti dell'impresa, con la conseguenza che in alcuni casi hanno dovuto pagare pure le perdite.\r\nb) gli associati in partecipazione non usufruiscono di ASpI e mini-ASpI (una sorta di indennità di disoccupazione introdotte con questa riforma).\r\nSTAGE E TIROCINI\r\nSono rinviati a una delega. Nella delega deve essere confermata la possibilità di svolgimento unicamente nel percorso formativo.\r\n\r\nLAVORO ACCESSORIO\r\na) Nel testo presentato alle Camere va ripristinato il riferimento al valore orario del voucher, previsto nel confronto svolto con le parti sociali (Documento varato dal CdM del 23 marzo).\r\nb) si assiste ad un'estensione della possibilità di utilizzo del voucher all'intera attività agricola stagionale: questo significa portare tutti i lavoratori agricoli nella soglia dei senza diritti, destrutturare il lavoro agricolo, renderlo più illegale, accessorio, eliminando i vincoli contrattuali per le imprese nel nome della semplificazione. Ricordiamo che in questo campo siamo in presenza di forme diffuse di lavoro nero, anche fra i lavoratori iscritti negli elenchi regolari, in prevalenza immigrati, molti dei quali sono senza diritti, quindi senza pensioni, malattia e disoccupazione.\r\nCONCLUSIONE LAVORO PRECARIO ED ATIPICO\r\nCome si può notare, dunque, il disegno di legge presenta numerose carenze anche per quanto riguarda la parte del lavoro atipico e precario. Sarebbe opportuno quindi che in sede parlamentare se ne prendesse atto, decidendo di intervenire per porvi rimedio. Ci si sarebbe aspettato molto di più da un governo che si proclama “di tecnici” ma che, del resto, ci ha già sorpreso in negativo per le semplicistiche quanto crudeli -verso i meno abbienti- decisioni adottate nella prima manovra economica di dicembre 2011 su Irpef, ICI, benzina e IVA, usando le pensioni come Bancomat pur essendo il sistema in equilibrio fino al 2050, provocando centinaia di migliaia di esodati rimasti senza lavoro e senza pensione e producendo come risultato la perdita di 800mila nuovi posti di lavoro per i \u003Cmark>giovani\u003C/mark> a causa dell’allungamento dell’età pensionabile. E oggi che 3 nuovi “consulenti” tecnici vengono chiamati di fatto a sostituire nelle competenze il governo, vediamo con chiarezza la conferma della manifesta incapacità di questa compagine governativa, che si mostra in grado più di raccontarla che di fare.\r\nRiguardo alla “riforma” del lavoro precario, si può constatare come non solo non aumenti i posti di lavoro, ma lasci anche del tutto inevasa la necessaria riduzione delle numerose, infernali tipologie contrattuali precarie ed atipiche esistenti: uno strano modo davvero di rispondere alla crisi! Monti e Fonero non hanno voluto puntare sulla valorizzazione del lavoro proseguendo e peggiorando una tendenza sbagliata che fa leva sulla riduzione dei costi fondata sul lavoro “usa e getta”, anziché adoperarsi per incentivare la ricerca, l'innovazione tecnologica e di prodotto. Ma, come ha detto giustamente Monsignor Bregantini, “il lavoratore non è una merce, non lo si può trattare come un prodotto da dimettere”, e dunque la bussola dovrebbe tornare ad essere un neo-umanesimo laburista, che restituisca serenità e dignità alla persona che lavora.\r\n\r\napprofondimento a cura di\r\n\r\nFranco Pinerolo\r\n\r\n1 Maggio 2012",[217],{"field":94,"matched_tokens":218,"snippet":214,"value":215},[72],{"best_field_score":144,"best_field_weight":145,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":146,"tokens_matched":110,"typo_prefix_score":46},{"document":221,"highlight":247,"highlights":252,"text_match":255,"text_match_info":256},{"cat_link":222,"category":223,"comment_count":46,"id":224,"is_sticky":46,"permalink":225,"post_author":49,"post_content":226,"post_date":227,"post_excerpt":52,"post_id":224,"post_modified":228,"post_thumbnail":229,"post_thumbnail_html":230,"post_title":231,"post_type":57,"sort_by_date":232,"tag_links":233,"tags":243},[43],[45],"39545","http://radioblackout.org/2016/12/roma-gli-abiti-nuovi-della-giunta-raggi/","Ieri è avvenuto l'incontro al Campidoglio per la ridefinizione della giunta romana. Il meeting ha decretato la nomina di Luca Bergamo, ex PD, come nuovo vicesindaco della giunta comunale a 5 Stelle. L'attuale assessore alla Cultura del Campidoglio ha preso il posto del dimissionario, Daniele Frongia, che ha mantenuto le deleghe alle Politiche giovanili e allo Sport. Passo indietro invece per Massimo Colomban, imprenditore trevigiano vicino a Casaleggio, e assessore alle Partecipate della giunta pentastellata di Roma, già candidato perdente del centro-destra in Veneto. Pinuccia Montanari, già nella giunta di Del Rio a Reggio Emilia, è la nuova assessora alla Sostenibilità Ambientale. Prenderà il posto di Paola Muraro, sotto indagine per reati ambientali e responsabile di aver restituito smalto al re delle discariche Manlio Cerroni, che da lei ricevette la nomina a consulente tecnico di parte dalla Gesenu, società commissariata per mafia.\r\n\r\nNel frattempo, dopo l'arresto del fidato dirigente Raffaele Marra, proveniente dagli ambienti del neo-fascismo e di fatto responsabile delle dimissioni di Carla Rainieri (ex-capo di gabinetto), la sindaca Virginia Raggi ha dichiarato ai giornalisti che se dovesse mai arrivarle un avviso di garanzia per la firma degli atti compiuti da Marra (compresa la nomina di uno dei fratelli di Marra a capo del Dipartimento Turismo), valuterà il da farsi, prima di allora non intende pensarci affatto.\r\n\r\nDi tutto questo e molto altro abbiamo parlato con Francesco, che ci ha restituito un quadro generale della situazione nella Roma Capitale.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-12-20-francesco-raggi","20 Dicembre 2016","2016-12-23 19:11:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/aula-giulio-cesare-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"150\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/aula-giulio-cesare-300x150.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/aula-giulio-cesare-300x150.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/aula-giulio-cesare-768x384.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/aula-giulio-cesare.jpg 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Roma. 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L'attuale assessore alla Cultura del Campidoglio ha preso il posto del dimissionario, Daniele Frongia, che ha mantenuto le deleghe alle Politiche \u003Cmark>giovani\u003C/mark>li e allo Sport. Passo indietro invece per Massimo Colomban, imprenditore trevigiano vicino a Casaleggio, e assessore alle Partecipate della giunta pentastellata di Roma, già candidato perdente del centro-destra in Veneto. Pinuccia Montanari, già nella giunta di Del Rio a Reggio Emilia, è la nuova assessora alla Sostenibilità Ambientale. Prenderà il posto di Paola Muraro, sotto indagine per reati ambientali e responsabile di aver restituito smalto al re delle discariche Manlio Cerroni, che da lei ricevette la nomina a consulente tecnico di parte dalla Gesenu, società commissariata per mafia.\r\n\r\nNel frattempo, dopo l'arresto del fidato dirigente Raffaele Marra, proveniente dagli ambienti del neo-fascismo e di fatto responsabile delle dimissioni di Carla Rainieri (ex-capo di gabinetto), la sindaca Virginia Raggi ha dichiarato ai giornalisti che se dovesse mai arrivarle un avviso di \u003Cmark>garanzia\u003C/mark> per la firma degli atti compiuti da Marra (compresa la nomina di uno dei fratelli di Marra a capo del Dipartimento Turismo), valuterà il da farsi, prima di allora non intende pensarci affatto.\r\n\r\nDi tutto questo e molto altro abbiamo parlato con Francesco, che ci ha restituito un quadro generale della situazione nella Roma Capitale.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-12-20-francesco-raggi",[253],{"field":94,"matched_tokens":254,"snippet":250,"value":251},[72],1155199637401895000,{"best_field_score":257,"best_field_weight":145,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":258,"tokens_matched":110,"typo_prefix_score":14},"1112369528832","1155199637401895025",6646,{"collection_name":57,"first_q":29,"per_page":261,"q":29},6,11,{"facet_counts":264,"found":110,"hits":276,"out_of":324,"page":14,"request_params":325,"search_cutoff":35,"search_time_ms":110},[265,273],{"counts":266,"field_name":271,"sampled":35,"stats":272},[267,269],{"count":14,"highlighted":268,"value":268},"frittura mista",{"count":14,"highlighted":270,"value":270},"la perla di labuan","podcastfilter",{"total_values":110},{"counts":274,"field_name":34,"sampled":35,"stats":275},[],{"total_values":46},[277,301],{"document":278,"highlight":292,"highlights":297,"text_match":142,"text_match_info":300},{"comment_count":46,"id":279,"is_sticky":46,"permalink":280,"podcastfilter":281,"post_author":282,"post_content":283,"post_date":284,"post_excerpt":52,"post_id":279,"post_modified":285,"post_thumbnail":286,"post_title":287,"post_type":288,"sort_by_date":289,"tag_links":290,"tags":291},"56626","http://radioblackout.org/podcast/sheol-la-perla-di-labuan-20-12-2019/",[270],"eraunanotte...","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/2019.12.20-14.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\"Lo Sheol al di sotto si commuove per te, aspettando il tuo arrivo, egli risveglia per te le ombre.\" Lo Sheol è il regno dei morti dell'ebraismo ed è anche il titolo di un romanzo del 2004 di Marcello Fois. Il protagonista é Ruben Massei, ispettore di polizia a Roma, da molti anni non mette piede nella sinagoga, ma un giorno il passato ritorna inaspettato sulla sua scrivania. E' scomparsa Luce Ancona, la sua villa é stata devastata da simboli nazisti, e al tempo stesso sono scomparsi Luana, Franz e Alessandro, tre giovani naziskin romani. Ruben non riesce a convincere i colleghi che i due eventi sono collegati. A poco gli serve chiedere consiglio a Daniele Foa, prestigioso rappresentante del comunità ebraica romana, secondo cui la cosa migliore è farsi dimenticare, non attirare l'attenzione. \"Il 39 % dei tedeschi crede che gli ebrei sfruttino la memoria dell'Olocausto. Il 22 % non li vorrebbe come vicini di casa. - L'Italia non é la Germania! lo interruppe Ruben. - Lo dicevano anche nel Trentottto.\" Cogliamo l'occasione per rivisitare la storia degli ebrei italiani a cominciare dal ghetto di Torino, che era compreso tra le vie Maria Vittoria, Bogino, Principe Amedeo e San Francesco da Paola. Fu fondato nel 1679 e chiuso nel 1848 da re Carlo Alberto di Savoia con lo Statuto Albertino. Marcello Fois é nato a Nuoro nel 1960 ed é scrittore, commediografo e sceneggiatore. \"La paura della Destra? Ma quale Destra? Sei rimasto a vecchie categorie che non descrivono più la realtà. Governabilità, garanzia degli investimenti, sono queste le cose che oggi contano davvero.\" Buon ascolto.","22 Dicembre 2019","2019-12-22 09:50:34","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/SHEOL3-200x110.jpg","SHEOL - LA PERLA DI LABUAN 20/12/2019","podcast",1577007580,[],[],{"post_content":293},{"matched_tokens":294,"snippet":295,"value":296},[72],"Luana, Franz e Alessandro, tre \u003Cmark>giovani\u003C/mark> naziskin romani. Ruben non riesce","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/12/2019.12.20-14.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\"Lo Sheol al di sotto si commuove per te, aspettando il tuo arrivo, egli risveglia per te le ombre.\" Lo Sheol è il regno dei morti dell'ebraismo ed è anche il titolo di un romanzo del 2004 di Marcello Fois. Il protagonista é Ruben Massei, ispettore di polizia a Roma, da molti anni non mette piede nella sinagoga, ma un giorno il passato ritorna inaspettato sulla sua scrivania. 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Essenziale è il nostro sciopero, essenziale è la nostra lotta!\r\n\r\n\r\nIl primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Carlotta Guaragna USB Torino sull'adesione allo sciopero femminista dell'8 marzo, facendo: un analisi delle ragioni dell'adesione di tutte le categorie lavorative partendo dalla piattaforma rivendicativa USB; sottolineando l'importanza di aderire all'appello di non una di meno e rivendicando che la copertura c'è per tutt*.\r\nBuon Ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/F_m_02_03_Usb-su-8-marzo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nil secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Luisa di Non Una Di Meno Torino sullo sciopero femminista e transfemminista dell'8 marzo:\r\nNegli ultimi anni abbiamo vissuto lo sciopero femminista e transfemminista globale come una manifestazione di forza, il grido di chi non accetta di essere vittima della violenza maschile e di genere. Abbiamo riempito le piazze e le strade di tutto il mondo con i nostri corpi e il nostro desiderio di essere vive e libere, abbiamo sfidato la difficoltà di scioperare causata dalla precarietà, dall’isolamento, dal razzismo istituzionale, abbiamo dimostrato che non esiste produzione di ricchezza senza il nostro lavoro quotidiano di cura e riproduzione della vita, abbiamo affermato che non siamo più disposte a subirlo in condizioni di sfruttamento e oppressione.\r\nA un anno dall’esplosione dell’emergenza sanitaria, la pandemia ha travolto tutto, anche il nostro movimento e la nostra lotta, rendendoli ancora più necessari e urgenti. Lo scorso 8 marzo ci siamo ritrovatə allo scoccare del primo lockdown e abbiamo scelto di non scendere in piazza a migliaia e migliaia come gli anni precedenti, per la salute e la sicurezza di tutte. È a partire dalla consapevolezza e dalla fantasia che abbiamo maturato in questi mesi di pandemia, in cui abbiamo iniziato a ripensare le pratiche di lotta di fronte alla necessità della cura collettiva, che sentiamo il bisogno di costruire per il prossimo 8 marzo un nuovo sciopero femminista e transfemminista, della produzione, della riproduzione, del e dal consumo, dei generi e dai generi. Non possiamo permetterci altrimenti. il prossimo 8 marzo sarà sciopero femminista e transfemminista, della produzione, della riproduzione, del e dal consumo, dei generi e dai generi.\r\nDobbiamo creare l’occasione per dare voce a chi sta vivendo sulla propria pelle i violentissimi effetti sociali della pandemia, e per affermare il nostro programma di lotta contro piani di ricostruzione che confermano l’organizzazione patriarcale della società contro la quale da anni stiamo combattendo insieme in tutto il mondo. Non abbiamo bisogno di spiegare l’urgenza di questa lotta. Le tantissime donne che sono state costrette a licenziarsi perché non potevano lavorare e contemporaneamente prendersi cura della propria famiglia sanno che non c’è più tempo da perdere. Lo sanno le migliaia di lavoratrici che hanno dovuto lavorare il doppio per ‘sanificare’ ospedali e fabbriche in cambio di salari bassissimi e nell’indifferenza delle loro condizioni di salute e sicurezza. Lo sanno tutte le donne e persone Lgbt*QIAP+ che sono state segregate dentro alle case in cui si consuma la violenza di mariti, padri, fratelli. Lo sanno coloro che hanno combattuto affinché i centri antiviolenza e i consultori, i reparti IVG, i punti nascita, le sale parto, continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di personale e di finanziamenti pubblici aggravata nell’emergenza. continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di fondi.\r\nLo sanno le migranti, quelle che lavorano nelle case e all’inizio della pandemia si sono viste negare ogni tipo di sussidio, o quelle che sono costrette ad accettare i nuovi turni impossibili del lavoro pandemico per non perdere il permesso di soggiorno. Lo sanno le insegnanti ridotte a ‘lavoratrici a chiamata’, costrette a fare i salti mortali per garantire la continuità dell’insegnamento mentre magari seguono i propri figli e figlie nella didattica a distanza. Lo sanno lə studenti che si sono vistə abbandonare completamente dalle istituzioni scolastiche, già carenti in materia di educazione sessuale, al piacere, alle diversità e al consenso, sullo sfondo di un vertiginoso aumento delle violenze tra giovanissimə. Lo sanno le persone trans* che hanno perso il lavoro e fanno ancora più fatica a trovarlo perché la loro dissidenza viene punita sul mercato. Lo sanno lə sex workers, invisibilizzatə, criminalizzatə e stigmatizzatə, senza alcun tipo di tutela nè sindacalizzazione, che hanno dovuto affrontare la pandemia e il lockdown da solə.\r\nA tuttə loro, a chi nonostante le difficoltà in questi mesi ha lottato e scioperato, noi rivolgiamo questo appello: l’8 marzo scioperiamo! Abbiamo bisogno di tenere alta la sfida transnazionale dello sciopero femminista e transfemminista perché i piani di ricostruzione postpandemica sono piani patriarcali.\r\nA fronte di uno stanziamento di risorse economiche per la ripresa, il Recovery Plan non rompe la disciplina dell’austerità sulle vite e sui corpi delle donne e delle persone LGBT*QIAP+. Da una parte si parla di politiche attive per l’inclusione delle donne al lavoro e di «politiche di conciliazione», dando per scontato che chi deve conciliare due lavori, quello dentro e quello fuori casa, sono le donne. Dall’altra non sono le donne, ma è la famiglia – la stessa dove si consuma la maggior parte della violenza maschile, la stessa che impedisce la libera espressione delle soggettività dissidenti ‒ il soggetto destinatario dei fondi sociali previsti dal Family Act. E da questi fondi sono del tutto escluse le migranti, confermando e mantenendo salde le gerarchie razziste che permettono di sfruttarle duramente in ogni tipo di servizi. Così anche gli investimenti su salute e sanità finiranno per essere basati su forme inaccettabili di sfruttamento razzista e patriarcale. Miliardi di euro sono poi destinati a una riconversione verde dell’economia, che mira soltanto ai profitti e pianifica modalità aggiornate di sfruttamento e distruzione dei corpi tutti, dell’ecosistema e della terra.\r\nPoco o nulla si dice delle misure contro la violenza maschile e di genere, nonostante questa sia aumentata esponenzialmente durante la pandemia, mentre il «reddito di libertà» è una risposta del tutto insufficiente alla nostra rivendicazione dell’autodeterminazione contro la violenza, anche se dimostra che la nostra forza non può essere ignorata. Questo 8 Marzo non sarà facile, ma è necessario. Lo sciopero femminista e transfemminista non è soltanto una tradizionale forma di interruzione del lavoro ma è un processo di lotta che attraversa i confini tra posti di lavoro e società, entra nelle case, invade ogni spazio in cui vogliamo esprimere il nostro rifiuto di subire violenza e di essere oppressə e sfruttatə. Questa è da sempre la nostra forza e oggi lo pensiamo più che mai, perché ogni donna che resiste, che sopravvive, ogni soggettività dissidente che si ribella, ogni migrante afferma la propria libertà fa parte del nostro sciopero.\r\nIl 30 e 31 una prima tappa verso l’8 marzo, nel corso della quale ci siamo incontrat* in gruppi divisi per tematiche per costruire le prime tappe dello sciopero femminista ed il 6 febbraio l’Assemblea per discutere collettivamente e indicare quali sono per noi terreni di lotta nella ricostruzione pandemica.\r\nProprio oggi che il nostro lavoro, dentro e fuori casa, è stato definito «essenziale», e questo ci ha costrette a livelli di sfruttamento, isolamento e costrizione senza precedenti, noi diciamo che “essenziale è il nostro sciopero, essenziale è la nostra lotta!”.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/F_m_02_03_Non-una-di-meno-su-8-marzo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nil terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Elisabetta Petragallo Cub Torino sull'adesione allo sciopero dell' 8 marzo facendo: un analisi delle ragioni dell'adesione di tutte le categorie lavorative partendo dalla piattaforma rivendicativa Cub; l'importanza di aderire all'appello di non una di meno; la questione commissione di garanzia che proibisce lo sciopero della scuola l'8 marzo e tracciando un bilancio ad un'anno di pandemia della condizione lavorativa di genere.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/F_m_02_03_Cub-su-8-marzo.mp3\"][/audio]","4 Marzo 2021","2021-03-04 19:56:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/nudm_-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 02/03/2021",1614887792,[],[],{"post_content":316},{"matched_tokens":317,"snippet":318,"value":319},[72],"vertiginoso aumento delle violenze tra \u003Cmark>giovani\u003C/mark>ssimə. 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