","ENI sapeva","post",1697027221,[60,61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/eni/","http://radioblackout.org/tag/greenpeace/","http://radioblackout.org/tag/inquinamento/","http://radioblackout.org/tag/recommon/","http://radioblackout.org/tag/report/",[15,19,21,66,67],"recommon","report",{"post_content":69,"tags":74},{"matched_tokens":70,"snippet":72,"value":73},[71],"Greenpeace","della collaborazione tra ReCommon e \u003Cmark>Greenpeace\u003C/mark> che svela come Eni già","\"Eni sapeva\" è il titolo del nuovo report frutto della collaborazione tra ReCommon e \u003Cmark>Greenpeace\u003C/mark> che svela come Eni già dagli anni '70 era a conoscenza degli effetti a lungo termine dell'accumulo di carbonio, con la conseguente crisi climatica.\r\n“A causa dell’aumento dell’uso di oli minerali l’anidride carbonica in atmosfera, secondo quanto riportato in un recente documento del Segretario generale delle Nazioni Unite, è aumentata a livello globale di circa il 10% nell’ultimo secolo; attorno all’anno 2000 potrebbe raggiungere il 25% con ‘catastrofiche’ conseguenze per il clima\".\r\nCosì si legge in uno studio ufficiale del 1970, commissionato dalla società petrolifera. Nonostante la piena consapevolezza in materia di inquinamento, Eni ha proseguito lungo la strada già tracciata fino ai giorni nostri, con effetti ampiamente conosciuti. Proprio quest'anno si festeggiano i settant'anni di Eni, società nata nel 1953 sotto controllo statale, e il premier Meloni ha voluto sottolineare la stretta collaborazione tra Stato e Eni, assicurando alla società il pieno sostegno del governo.\r\n\r\nAbbiamo chiesto a Antonio Tricarico di ReCommon di spiegarci il report:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/Enisapeva.111023.mp3\"][/audio]\r\n\r\nL'articolo uscito per Altraeconomia:\r\n“Eni sapeva” degli impatti delle fonti fossili sul clima sin dagli anni 70\r\nIl report \"Eni sapeva\" scaricabile in pdf:\r\nEni sapeva",[75,77,80,82,84],{"matched_tokens":76,"snippet":15},[],{"matched_tokens":78,"snippet":79},[19],"\u003Cmark>greenpeace\u003C/mark>",{"matched_tokens":81,"snippet":21},[],{"matched_tokens":83,"snippet":66},[],{"matched_tokens":85,"snippet":67},[],[87,93],{"field":35,"indices":88,"matched_tokens":90,"snippets":92},[89],1,[91],[19],[79],{"field":94,"matched_tokens":95,"snippet":72,"value":73},"post_content",[71],578730123365712000,{"best_field_score":98,"best_field_weight":39,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":47,"score":99,"tokens_matched":89,"typo_prefix_score":47},"1108091339008","578730123365711978",{"document":101,"highlight":121,"highlights":135,"text_match":96,"text_match_info":143},{"cat_link":102,"category":103,"comment_count":47,"id":104,"is_sticky":47,"permalink":105,"post_author":26,"post_content":106,"post_date":107,"post_excerpt":52,"post_id":104,"post_modified":108,"post_thumbnail":109,"post_thumbnail_html":110,"post_title":111,"post_type":57,"sort_by_date":112,"tag_links":113,"tags":117},[44],[46],"19581","http://radioblackout.org/2013/11/nocivita-su-scala-globale/","Oltre alla curiosità preoccupata relativa alla soluzione della spropositata reazione russa all'attacco di Greenpeace alla fine di settembre alla piattaforma petrolifera nell'Artico, abbiamo posto alcune domande al responsabile italiano delle campagne dell'organizzazione ambientalista, da lui definita con compiacimento \"pericolosa\", perché tale deve essere percepita quando decide globalmente di occuparsi di un problema ambientale .\r\n\r\nAl momento in cui l'abbiamo interpellato non c'erano notizie certe del possibile rilascio di Cristian da parte delle autorità russe, anche se ce lo si può attendere e sperare da un momento all'altro e soprattutto non si sa quali restrizioni intendano riservargli, questo per quanto attiene alla campagna relativa all'estrazione del petrolio nell'Artico.\r\n\r\nAffrontando argomenti più a livello globale, Alessandro Giannì ci ha spiegato la filosofia della organizzazione, utilizzando esempi più vicini a noi localmente, come le trivellazioni nel canale di Sicilia, per le quali Greenpeace ha collaborato attivamente con comitati spontanei, sorto su istanze locali della popolazione non strutturati come l'organizzazione internazionale, arrivando a spaziare dai cataclismi incommensurabili come quello abbattutosi sulle Filippine, riconducibile comunque alle stesse emissioni di CO2 che sottendono all'alluvione che ha colpito Olbia, fino alle responsabili politiche che ha preferito puntare su tutto un sistema nocivo (il parallelo con l'amianto calza a pennello). Questo per esporre i motivi per cui la lotta globale sarebbe una sola, da affrontare con campagne in cui impegnare forze proporzionate all'impegno.\r\n\r\nL'atteggiamento dell'organizzazione è quello di occuparsi di questi problemi ambientali sempre tenendo presente l'intero problema ambientale globale, attendendosi che l'opinione pubbblica prenda coscienza delle condizioni in cui il capitalismo e la sua speculazione stanno riducendo il pianeta, pur con la consapevolezza di quello che sta facendo fin dagli anni sessanta.\r\n\r\nAscoltate l'interessante intervento di Alessandro di Greenpeace Italia\r\n\r\n2013.11.21-alessandro_greenpeace","21 Novembre 2013","2013-11-27 14:08:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/11/timthumb.php_-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"138\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/11/timthumb.php_-300x138.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/11/timthumb.php_-300x138.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/11/timthumb.php_.jpeg 480w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Nocività su scala globale",1385042126,[114,115,116,61],"http://radioblackout.org/tag/ambiente/","http://radioblackout.org/tag/combustibili-fossili/","http://radioblackout.org/tag/detenzione-russa/",[118,119,120,19],"Ambiente","combustibili fossili","detenzione russa",{"post_content":122,"tags":126},{"matched_tokens":123,"snippet":124,"value":125},[71],"spropositata reazione russa all'attacco di \u003Cmark>Greenpeace\u003C/mark> alla fine di settembre alla","Oltre alla curiosità preoccupata relativa alla soluzione della spropositata reazione russa all'attacco di \u003Cmark>Greenpeace\u003C/mark> alla fine di settembre alla piattaforma petrolifera nell'Artico, abbiamo posto alcune domande al responsabile italiano delle campagne dell'organizzazione ambientalista, da lui definita con compiacimento \"pericolosa\", perché tale deve essere percepita quando decide globalmente di occuparsi di un problema ambientale .\r\n\r\nAl momento in cui l'abbiamo interpellato non c'erano notizie certe del possibile rilascio di Cristian da parte delle autorità russe, anche se ce lo si può attendere e sperare da un momento all'altro e soprattutto non si sa quali restrizioni intendano riservargli, questo per quanto attiene alla campagna relativa all'estrazione del petrolio nell'Artico.\r\n\r\nAffrontando argomenti più a livello globale, Alessandro Giannì ci ha spiegato la filosofia della organizzazione, utilizzando esempi più vicini a noi localmente, come le trivellazioni nel canale di Sicilia, per le quali \u003Cmark>Greenpeace\u003C/mark> ha collaborato attivamente con comitati spontanei, sorto su istanze locali della popolazione non strutturati come l'organizzazione internazionale, arrivando a spaziare dai cataclismi incommensurabili come quello abbattutosi sulle Filippine, riconducibile comunque alle stesse emissioni di CO2 che sottendono all'alluvione che ha colpito Olbia, fino alle responsabili politiche che ha preferito puntare su tutto un sistema nocivo (il parallelo con l'amianto calza a pennello). 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I 30 attivisti sono sottoposti a regime carcerario preventivo per due mesi e 5 di loro sono già stati rinviati a giudizio ieri con la spropositata accusa di pirateria che comporta il rischio di 15 anni di galera. Viene così sanzionato pesantemente un diritto di protesta che tutti dovrebbero avere; una forma di intimidazione esagerata che trova l'organizzazione internazionale pronta a non arrendersi e a tentare di riportare a casa gli attivisti incarcerati.\r\n\r\nLe iniziative di solidarietà sono cominciate in tutto il mondo e anche in Italia ne saranno messe in atto alcune a sostegno in particolare di Christian D'Alessandro, un militante di Greenpeace napoletano attualmente trattenuto nelle prigioni di Murmansk senza che i media mainstrem ne parlino, colpevole anche lui di aver usato la sua coscienza. Se ci fosse una maggiore attenzione del pubblico, si potrebbe sperare che le pressioni su Gazprom e sulle istituzioni repressive potrebbero ottenere qualche risultato per salvare Christian e anche il mar Artico.\r\n\r\nAbbiamo sentito su questi argomenti Cristiana D'Elia, respoonsabile della Campagna Mare di Greenpeace per l'Italia\r\n\r\n \r\n\r\n2013.10.03-gazpreace","3 Ottobre 2013","2013-10-07 11:56:54","Not oil the Arctic...",1380808653,[156,157,158,61],"http://radioblackout.org/tag/artico/","http://radioblackout.org/tag/ecologisti/","http://radioblackout.org/tag/gazprom/",[160,161,162,19],"artico","ecologisti","gazprom",{"post_content":164,"tags":168},{"matched_tokens":165,"snippet":166,"value":167},[71],"l'Arctic Sunrise, la nave di \u003Cmark>Greenpeace\u003C/mark>, si era diretta verso la","Due settimane fa l'Arctic Sunrise, la nave di \u003Cmark>Greenpeace\u003C/mark>, si era diretta verso la piattaforma petrolifera russa Prirazlomnaya, per sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo a trivellazioni pericolosissime che potrebbero causare un nuovo disastro persino più pericoloso di quello prodotto dallo sversamento nel golfo messicano della Deepwater Horizon, piattaforma affittata nel 2010 alla multinazionale British Petroleum che distrusse miglia e miglia di costa.\r\n\r\nLe trivelalzioni della Gazprom sarebbero le prime della storia in quel mare, i cui equilibri sono già precarissim, con i ghiacci che si stanno sogliendo e i mutamenti climatici dei tornado...\r\n\r\nGli attivisti si erano avvicinati in modo pacifico, come da tradizione di \u003Cmark>Greenpeace\u003C/mark>, ma la reazione è stata immediatamente spropositata con uso di idranti e anche dopo l'arresto, avvenuto con minacce di pistole e coltelli e sequestro delal nave. 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La capacità di resistere a sollecitazioni intense, come gli sbalzi termici, rappresenta un vantaggio per questi materiali, ma allo stesso tempo crea un problema: rende queste sostanze altamente inquinanti, perché, se disperse nell’ambiente, possono persistere per lunghissimo tempo e sono difficili da eliminare. Per questo motivo, i PFAS sono stati etichettati come \"forever chemicals\", ovvero sostanze che non si degradano facilmente.\r\nLa contaminazione da PFAS nelle acque dei rubinetti riguarda varie zone della città metropolitana di Torino, con oltre 70 comuni coinvolti. A rivelarlo è il rapporto basato sui dati ufficiali degli enti pubblici piemontesi, secondo cui 125mila persone potrebbero aver bevuto acqua contaminata da PFOA, una molecola appartenente al gruppo dei PFAS che di recente l’OMS ha classificato come cancerogena per l’uomo.\r\n\r\nOltre ai dati ottenuti dagli enti pubblici, Greenpeace ha svolto dei campionamenti indipendenti che hanno evidenziato la presenza di PFAS anche in aree non ancora monitorate (mappa dei luoghi contaminati da PFAS in Piemonte). Tra questi, ci sono livelli altissimi nelle acque di Bussoleno, e, se si vanno a ricercare, concentrazioni ancora più alte di molecole pericolose legate ai PFAS si trovano nelle acque di Gravere, o di Chiomonte. Perché in una valle alpina la concentrazione di queste sostanze inquinanti e pericolose è così alta?\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alberto, del comitato valsusino Acqua SiCura, dopo che venerdì scorso si è tenuto a Bussoleno un presidio. Ascolta e scarica l'approfondimento.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/pfas.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSe vuoi ascoltare o diffondere la voce della fontana di Via Walter Fontan, a Bussoleno:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/fontana-di-via-walter-fontan.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","27 Gennaio 2025","2025-01-28 14:36:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/presidiobusso-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/presidiobusso-300x225.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/presidiobusso-300x225.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/presidiobusso-1024x768.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/presidiobusso-768x576.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/presidiobusso.jpeg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","PFAS nell'acqua in Valsusa",1738003346,[200,62,201,202],"http://radioblackout.org/tag/acqua/","http://radioblackout.org/tag/pfas/","http://radioblackout.org/tag/valsusa/",[204,21,17,30],"acqua",{"post_content":206},{"matched_tokens":207,"snippet":208,"value":209},[71],"dati ottenuti dagli enti pubblici, \u003Cmark>Greenpeace\u003C/mark> ha svolto dei campionamenti indipendenti"," \r\nI PFAS sono un gruppo estremamente ampio di sostanze impiegate in molti ambiti industriali, dalla produzione di pentole antiaderenti alla costruzione di protesi mediche, passando per la realizzazione di componenti meccanici per il settore automobilistico e per la produzione di materiali resistenti agli incendi e agli agenti atmosferici per l’edilizia.\r\nNell’ampio universo dei composti prodotti dall’industria chimica, i PFAS sono tra le sostanze più resistenti e durature mai realizzate. 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Dati, ricordiamolo, rilasciati ufficialmente da SMAT, che rivelano un livello di inquinamento sorprendentemente alto per zone montane, poco industrializzate e distanti dall’area più impattata da Pfas e Pfoa per la presenza della Solvay a Spinetta Marengo nell'alessandrino. \r\n\r\n\r\nDati che nutrono una immediata domanda: quali sono e dove si possono trovare le sorgenti di tali inquinanti? Domanda al momento, ancora del tutto evasa da parte delle istituzioni ed enti preposti al monitoraggio. Dati che nutrono una più che giustificata preoccupazione da parte dei cittadini valsusini e amministrazioni locali.\r\n\r\nPer affrontare questa situazione, SMAT, ASL To3, ARPA, l'Istituto Superiore di Sanità e l'Autorità d'ambito Torinese, accompagnate dalla Città Metropolitana di Torino e divers Unioni Montane dell'Alta Valle, hanno organizzato martedì 9 Aprile alle ore 11 un convegno a Bardonecchia, in Alta Val di Susa e tra i comuni coi livelli più alti registrati, col fine di fare luce sulla faccenda.\r\n\r\nIl convegno, piuttosto che affrontare di petto la questione presentando dati chiari e tentando di fare chiarezza, sembra essere stata una commedia tra il fantozziano e il distopico. Rassicurazioni, tentativi di sminuire la serietà del problema, visioni promozionali del presente/futuro acquedotto di valle di Rochemolles, opinioni contrarie e contraddittorie, ambiguità varie. Il tutto accompagnato da un controllo poliziesco degli ingressi e degli interventi nella sala.\r\n\r\nE, di fatto, l’incredibile e gravissima mancanza del non aver mostrato una tabella con i dati relativi all'inquinamento delle acque di Gravere, Susa, Chiomonte e dei 19 comuni della valsusa dove sono stati ritrovati i PFAS. Neanche una serie storica o una mappatura dei dati, creando molta confusione tra metodi di analisi e calcoli espressi con unità di misura sempre variabili. Un teatrino della tranquillizzazione forzata, tutto il contrario di quanto ci si poteva (e doveva) aspettare.\r\n\r\nUna evidente mancanza di volontà nell'affrontare con preparazione scientifica e serietà politica la questione, di dare risposte precise in merito ai rischi per la salute e di garantire le indagini necessarie a riportare le acque della valle ad avere 0 PFAS, come dovrebbe essere in un area montana. Nascondendosi dietro affermazioni banali, e false, del problema, come: “I PFAS sono ovunque e dovremo conviverci tutti” (parole espressamente dette dal Vicesindaco della Città Metropolitana).\r\n\r\nDelle ambiguità di Smat e soci dell'acqua, e della mancanze gravissime che emergono da parte delle istituzioni in torbida storia, ne parliamo con una compagna che vive in Val di Susa, che ci presenta inotre le prossime iniziative pubbliche per continuare a monitorare la situazione. Ascolta la diretta ai nostri microfoni:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/pfas_valsusa.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLa petizione nata per chiedere la messa al bando dei PFAS nelle acque potabili della ValSusa e in Italia, ed un resoconto del convegno:\r\n\r\nhttps://www.change.org/p/chiediamo-la-messa-al-bando-dei-pfas-nelle-acque-potabili-della-val-di-susa-e-in-italia/u/32499620\r\n\r\n \r\n\r\n ","10 Aprile 2024","2024-04-10 23:35:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/pfas-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/pfas-1-300x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/pfas-1-300x300.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/pfas-1-1024x1024.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/pfas-1-150x150.jpg 150w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/pfas-1-768x768.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/pfas-1-1536x1536.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/pfas-1-690x690.jpg 690w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/pfas-1-170x170.jpg 170w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/pfas-1.jpg 1732w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Pfas in Val Susa: l'imbarazzante teatrino di SMAT e soci dell'acqua contaminata",1712792085,[201,232,202],"http://radioblackout.org/tag/smat/",[17,234,30],"smat",{"post_content":236},{"matched_tokens":237,"snippet":238,"value":239},[71],"dal primo allarmante rapporto di \u003Cmark>Greenpeace\u003C/mark> Italia sui livelli elevati di","A che punto siamo per quanto riguarda la delicata e ancora non chiara la situazione circa i livelli di contaminazione Pfas e Pfoa in Val di Susa?\r\n\r\nSono passati mesi ormai dal primo allarmante rapporto di \u003Cmark>Greenpeace\u003C/mark> Italia sui livelli elevati di sostanze chimiche polifluoroalchiliche o fluoruri alchilici (alcune cancerogene) nelle acque potabili degli acquedotti pubblici di almeno diciannove comuni valsusini. Dati, ricordiamolo, rilasciati ufficialmente da SMAT, che rivelano un livello di inquinamento sorprendentemente alto per zone montane, poco industrializzate e distanti dall’area più impattata da Pfas e Pfoa per la presenza della Solvay a Spinetta Marengo nell'alessandrino. \r\n\r\n\r\nDati che nutrono una immediata domanda: quali sono e dove si possono trovare le sorgenti di tali inquinanti? Domanda al momento, ancora del tutto evasa da parte delle istituzioni ed enti preposti al monitoraggio. Dati che nutrono una più che giustificata preoccupazione da parte dei cittadini valsusini e amministrazioni locali.\r\n\r\nPer affrontare questa situazione, SMAT, ASL To3, ARPA, l'Istituto Superiore di Sanità e l'Autorità d'ambito Torinese, accompagnate dalla Città Metropolitana di Torino e divers Unioni Montane dell'Alta Valle, hanno organizzato martedì 9 Aprile alle ore 11 un convegno a Bardonecchia, in Alta Val di Susa e tra i comuni coi livelli più alti registrati, col fine di fare luce sulla faccenda.\r\n\r\nIl convegno, piuttosto che affrontare di petto la questione presentando dati chiari e tentando di fare chiarezza, sembra essere stata una commedia tra il fantozziano e il distopico. Rassicurazioni, tentativi di sminuire la serietà del problema, visioni promozionali del presente/futuro acquedotto di valle di Rochemolles, opinioni contrarie e contraddittorie, ambiguità varie. Il tutto accompagnato da un controllo poliziesco degli ingressi e degli interventi nella sala.\r\n\r\nE, di fatto, l’incredibile e gravissima mancanza del non aver mostrato una tabella con i dati relativi all'inquinamento delle acque di Gravere, Susa, Chiomonte e dei 19 comuni della valsusa dove sono stati ritrovati i PFAS. Neanche una serie storica o una mappatura dei dati, creando molta confusione tra metodi di analisi e calcoli espressi con unità di misura sempre variabili. Un teatrino della tranquillizzazione forzata, tutto il contrario di quanto ci si poteva (e doveva) aspettare.\r\n\r\nUna evidente mancanza di volontà nell'affrontare con preparazione scientifica e serietà politica la questione, di dare risposte precise in merito ai rischi per la salute e di garantire le indagini necessarie a riportare le acque della valle ad avere 0 PFAS, come dovrebbe essere in un area montana. Nascondendosi dietro affermazioni banali, e false, del problema, come: “I PFAS sono ovunque e dovremo conviverci tutti” (parole espressamente dette dal Vicesindaco della Città Metropolitana).\r\n\r\nDelle ambiguità di Smat e soci dell'acqua, e della mancanze gravissime che emergono da parte delle istituzioni in torbida storia, ne parliamo con una compagna che vive in Val di Susa, che ci presenta inotre le prossime iniziative pubbliche per continuare a monitorare la situazione. 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Descalzi, l'AD di Eni, non poteva essere più chiaro nell'illustrare il piano strategico per il triennio dal 2024 al 2027. Un piano che prevede un incremento secco nell'estrazione e lavorazione di gas e idrocarburi. Le rinnovabili costano troppo e rendono troppo poco.\r\nD'altra parte già oggi secondo Greenpeace Italia, ReCommon e Reclaim Finance: \"Per ogni euro investito nelle attività di Plenitude, la divisione low carbon del gruppo, Eni investe più di 15 euro in petrolio e gas. Poiché Plenitude comprende anche attività di commercializzazione e vendita al dettaglio del gas, per ogni euro investito da Eni in combustibili fossili, meno di sette centesimi sono stati investiti in energie rinnovabili sostenibili\".\r\nPeraltro ENI, come riporta Luca Manes in un articolo uscito sul Manifesto lo scorso settembre: \"era a conoscenza degli effetti negativi sul clima derivanti dalla combustione dei combustibili fossili\" sin dagli anni Settanta. È quanto emerge dal rapporto \"Eni sapeva\" , redatto da Greenpeace Italia e ReCommon, basato su ricerche condotte per mesi presso biblioteche, archivi (compreso quello della stessa Eni) o di istituzioni scientifiche come il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), per capire quanto Eni sapesse sugli effetti destabilizzanti dello sfruttamento delle fonti fossili fossili fra gli anni Settanta e i primi anni Novanta, quando il gigante petrolifero italiano era interamente controllato dallo Stato. Nonostante la conoscenza dei rischi per il clima del Pianeta l’azienda ha proseguito e continua ancora oggi a investire principalmente sull’estrazione e lo sfruttamento di petrolio e gas.\r\nInoltre sin dalla prima metà degli anni Settanta il Cane a sei zampe ha fatto parte dell’Ipieca, un’organizzazione fondata da diverse compagnie petrolifere internazionali che, secondo recenti studi, a partire dagli anni Ottanta avrebbe consentito al gigante petrolifero statunitense Exxon di coordinare «una campagna internazionale per contestare la scienza del clima e indebolire le politiche internazionali sul clima». Lo studio, basato anche su recenti analisi simili riguardanti altre compagnie come la francese TotalEnergies, riporta inoltre i contributi di storici della scienza come Ben Franta, ricercatore senior in Climate Litigation presso l’Oxford Sustainable Law Programme, tra i maggiori esperti del tema a livello mondiale, e Christophe Bonneuil, attualmente direttore di ricerca presso il più grande ente pubblico di ricerca francese, il Centre national de la recherche scientifique (Cnrs).\r\n«La nostra indagine dimostra come Eni possa essere aggiunta al lungo elenco di compagnie fossili che, come è emerso da numerose inchieste condotte negli ultimi anni, erano consapevoli almeno dai primi anni Settanta dell’effetto destabilizzante che lo sfruttamento di carbone, gas e petrolio esercita sugli equilibri climatici globali, a causa delle emissioni di gas serra», ha dichiarato Felice Moramarco, che ha coordinato la ricerca per Greenpeace Italia e ReCommon.\r\nNe abbiamo parlato con Andrea Turco di AltraEconomia\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/2024-03-19-turco-eni-fossili.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","19 Marzo 2024","2024-03-20 01:26:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/eni-killer-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"282\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/eni-killer-282x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/eni-killer-282x300.jpg 282w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/eni-killer.jpg 489w\" sizes=\"auto, (max-width: 282px) 100vw, 282px\" />","Eni: petrolio, gas e buoni affari",1710858494,[258,259,60,260],"http://radioblackout.org/tag/climaticidio/","http://radioblackout.org/tag/descalzi/","http://radioblackout.org/tag/fossili/",[262,263,15,264],"climaticidio","descalzi","fossili",{"post_content":266},{"matched_tokens":267,"snippet":268,"value":269},[71],"D'altra parte già oggi secondo \u003Cmark>Greenpeace\u003C/mark> Italia, ReCommon e Reclaim Finance:","\"Riteniamo che la transizione energetica possa essere realizzabile se genera ritorni adeguati e sostenibili e pone le basi per nuove e profittevoli forme di business\". 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abbiamo intervistato Murat Cinar. Il nostro ospite ci ha raccontato che il 24 Aprile, su questa emittente è andata in onda una trasmissione nella quale uno speaker ha fatto riferimento al genocidio dello stato armeno avvenuto poco prima della formazione dello stato turco, commentando così: \"anche quest anno gli armeni non potranno ricordare le vittime del genocidio avvenuto nei confronti del loro popolo\". Tanto è bastato per attirare le attenzioni del Consiglio Supremo della Radio e della Televisione (RTÜK), che è intervenuto dapprima con una sanzione amministrativa nei confronti dell'emittente, per la quale si era impugnato un ricorso, poi ottenuto. Lo stesso tribunale però ha ripreso in mano il caso arrivando alla drastica decisione di revocare la licenza di trasmissione, dimostrando la limitata libertà di espressione di chi vive in Turchia, mettendo a tacere una radio storica (stava per compiere quasi 30 anni di attività).\r\n\r\nAlla redazione non è rimasto che ripiegare sul trasferire tutte le trasmissioni sul web, che nel caso di un'emittente così importante e conosciuta, un modo per rimanere in piedi, ma che non potrà mai raggiungere lo stesso numero di persone di prima. Per questo Açık Radyo ha diffuso un comunicato sul suo sito con preghiera di diffusione, che noi accogliamo:\r\n\r\nLa cancellazione della licenza di trasmissione terrestre di Açık Radyo, una delle organizzazioni mediatiche più affermate, indipendenti e inclusive della Turchia, con la decisione del Consiglio Supremo della Radio e della Televisione (RTÜK), non significa solo la chiusura di un organo mediatico, ma anche la crisi climatica, l’ecologia, la natura e le questioni biologiche. Significa mettere a tacere le voci che richiamano l’attenzione su questioni cruciali come la diversità. Açık Radyo, pioniere della sensibilizzazione sull’ambiente e sul clima in Turchia ed è uno dei migliori esempi di spirito di solidarietà con i suoi ascoltatori, è da 30 anni una delle voci più forti delle organizzazioni non governative, degli attivisti ambientali e dei difensori della natura.\r\n\r\nAçık Radyo ha aperto i suoi microfoni a tutti i segmenti della società sulla base dei principi di imparzialità, inclusività e indipendenza nella sua vita televisiva fino ad oggi; È diventata la voce dei gruppi svantaggiati e delle creature in via di estinzione. Se in Turchia si deve discutere della lotta per l’ecologia e il clima, è un fatto indiscutibile che Açık Radyo è in prima linea in questa lotta e dovrebbe continuare ad esserlo.\r\n\r\nLa chiusura di un mezzo mediatico che sostiene la giustizia sociale, ambientale e climatica rappresenta una seria minaccia alla libertà di espressione. Questa decisione mette in pericolo non solo le trasmissioni radiofoniche, ma anche il futuro della società civile turca, che combatte la crisi climatica e porta avanti sforzi per la conservazione della natura.\r\n\r\nAçık Radyo è uno dei pilastri della lotta ambientale in Turchia. Mettere a tacere la sua voce significa indebolire tutti gli sforzi che vengono portati avanti da anni su tanti temi come l’uguaglianza di genere, l’ambiente, la salute pubblica e i diritti umani.\r\n\r\nTieni aperta la radio! Difendiamo questa voce che difende il clima, la natura, le creature in via di estinzione, i gruppi svantaggiati e il diritto alla vita. Chiediamo che questa decisione presa da RTÜK venga revocata il prima possibile e che Açık Radyo continui la sua vita televisiva indipendente da dove l'aveva interrotta.\r\n\r\nCome organizzazioni firmatarie, esprimeremo la nostra richiesta di cui sopra nei nostri media per 24 ore, a partire dalle 11.30 di giovedì 17 ottobre 2024.\r\n\r\nInvitiamo tutti i sostenitori di Açık Radyo a diffondere questa voce.\r\n\r\n#AÇIKRADYOAÇIKKALSON\r\n\r\nIstituzioni firmatarie:\r\n\r\nBuğday Associazione ecologica per il supporto vitale\r\nRete di diritto ambientale\r\nGreenpeace Turchia Fondazione per diritto\r\nsull’ecosfera\r\n, natura e società – HUDOTO\r\nAssociazione per le politiche e la ricerca sui cambiamenti climatici (İDPAD)\r\nAssociazione per la giustizia spaziale\r\nAssociazione per la ricerca sull’economia e la finanza sostenibile (SEFiA)\r\nFondazione TEMA\r\nAssociazione per l’economia della produzione\r\nAssociazione per il pensiero verde\r\nYUVA\r\nYuvam Associazione mondiale\r\nWWF-Turchia (Wildlife Conservation Foundation)\r\n350 Turchia\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/F_m_15_10_Murat-Cinar-su-chiusura-Radio-turca.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia Micaela San Filippo, Fiom CGIL area opposizione, sullo sciopero generale per la categoria metalmeccanica e per l’industria del 18 ottobre 2024 a con corteo a Roma corteo da piazza Bernini (ore 9.30) fino a piazza del Popolo.\r\n\r\nLo sciopero del 18 ottobre della categoria e dell'industria finalmente proclamato dopo una lunga attesa di Cisl e Uil, timorose di arrivare ad una mobilitazione assolutamente necessaria e a parte tutto firmatarie del dell'ultimo contratto, si presenta tutto sommato compatto. Nel frattempo gli stabilimenti Stellantis sono stati svuotati, alla fine di un trend partito da lontano e che, negli ultimi anni, ha presentato un indebolimento complessivo del gruppo...\r\nMa se da un lato si sciopera e si scende in piazza il 18 ottobre per rivendicare il futuro dell’industria automobilistica in Italia, dall’altro si dovrebbe contestualmente discutere di cosa mettere in campo per rinnovare il contratto nazionale.\r\nSe non ci sarà un futuro per l’industria dell’auto, sarà un problema per tutti i metalmeccanici e le metalmeccaniche che si presenteranno con questa debolezza anche sul tavolo per il rinnovo del contratto nazionale.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/F_m_15_10_Micaela-San-Filippo-FIOM-su-sciopero-18.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nLa terza diretta della serata la abbiamo realizzata con Fabio Santoro del SiCobas Torino, con cui abbiamo iniziato parlando delle lotte delle lavoratrici per la catena NH nel settore alberghiero.\r\n\r\nQueste, tanto per cambiare sono contrattualizzate in subappalto, da La Canavesana Multiservice, che applica il contratto multiservizi con paghe da fame e scarse tutele, per questi e tanti altri motivi hanno scioperato e indetto un presidio davanti all'hotel centrale NH di Torino. Dopo esserci addentrati nelle specifiche delle condizioni di queste lavoratrici, Fabio ci ha ricordato della cena in svolgimento quella sera stessa, benefit per finanziare i bus per portare più persone possibili alla manifestazione nazionale contro il DDL 1660 a Roma, indetto dalla Rete liberi di lottare.\r\n\r\nOvviamente rilanciamo il nostro invito a partecipare allo sciopero generale del 18 ottobre e alla manifestazione a Roma, con partenza alle 14 in corteo da Piazza Vittorio Emanuele II, per opporsi all'aggiungersi dell'ennesimo tassello per la creazione di una vero e proprio stato di polizia.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/F_m_15_10_Fabio-SiCobas-su-lavoratori-NH-e-lancio-sciopero-e-manifestazione-no-ddl1660.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","24 Ottobre 2024","2024-10-24 23:41:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/ar_susmamali_post_1-200x110.png","frittura mista|radio fabbrica 15/10/2024",1729813300,[338],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[300],{"post_content":341},{"matched_tokens":342,"snippet":343,"value":344},[71],"vitale\r\nRete di diritto ambientale\r\n\u003Cmark>Greenpeace\u003C/mark> Turchia Fondazione per diritto\r\nsull’ecosfera\r"," \r\n\r\nIl primo argomento della puntata è stato quello della censura dello stato turco nei confronti di una storica emittente (indipendente) di questo paese, ovvero Açık Radyo, per affrontare la questione abbiamo intervistato Murat Cinar. Il nostro ospite ci ha raccontato che il 24 Aprile, su questa emittente è andata in onda una trasmissione nella quale uno speaker ha fatto riferimento al genocidio dello stato armeno avvenuto poco prima della formazione dello stato turco, commentando così: \"anche quest anno gli armeni non potranno ricordare le vittime del genocidio avvenuto nei confronti del loro popolo\". Tanto è bastato per attirare le attenzioni del Consiglio Supremo della Radio e della Televisione (RTÜK), che è intervenuto dapprima con una sanzione amministrativa nei confronti dell'emittente, per la quale si era impugnato un ricorso, poi ottenuto. Lo stesso tribunale però ha ripreso in mano il caso arrivando alla drastica decisione di revocare la licenza di trasmissione, dimostrando la limitata libertà di espressione di chi vive in Turchia, mettendo a tacere una radio storica (stava per compiere quasi 30 anni di attività).\r\n\r\nAlla redazione non è rimasto che ripiegare sul trasferire tutte le trasmissioni sul web, che nel caso di un'emittente così importante e conosciuta, un modo per rimanere in piedi, ma che non potrà mai raggiungere lo stesso numero di persone di prima. Per questo Açık Radyo ha diffuso un comunicato sul suo sito con preghiera di diffusione, che noi accogliamo:\r\n\r\nLa cancellazione della licenza di trasmissione terrestre di Açık Radyo, una delle organizzazioni mediatiche più affermate, indipendenti e inclusive della Turchia, con la decisione del Consiglio Supremo della Radio e della Televisione (RTÜK), non significa solo la chiusura di un organo mediatico, ma anche la crisi climatica, l’ecologia, la natura e le questioni biologiche. Significa mettere a tacere le voci che richiamano l’attenzione su questioni cruciali come la diversità. Açık Radyo, pioniere della sensibilizzazione sull’ambiente e sul clima in Turchia ed è uno dei migliori esempi di spirito di solidarietà con i suoi ascoltatori, è da 30 anni una delle voci più forti delle organizzazioni non governative, degli attivisti ambientali e dei difensori della natura.\r\n\r\nAçık Radyo ha aperto i suoi microfoni a tutti i segmenti della società sulla base dei principi di imparzialità, inclusività e indipendenza nella sua vita televisiva fino ad oggi; È diventata la voce dei gruppi svantaggiati e delle creature in via di estinzione. Se in Turchia si deve discutere della lotta per l’ecologia e il clima, è un fatto indiscutibile che Açık Radyo è in prima linea in questa lotta e dovrebbe continuare ad esserlo.\r\n\r\nLa chiusura di un mezzo mediatico che sostiene la giustizia sociale, ambientale e climatica rappresenta una seria minaccia alla libertà di espressione. Questa decisione mette in pericolo non solo le trasmissioni radiofoniche, ma anche il futuro della società civile turca, che combatte la crisi climatica e porta avanti sforzi per la conservazione della natura.\r\n\r\nAçık Radyo è uno dei pilastri della lotta ambientale in Turchia. Mettere a tacere la sua voce significa indebolire tutti gli sforzi che vengono portati avanti da anni su tanti temi come l’uguaglianza di genere, l’ambiente, la salute pubblica e i diritti umani.\r\n\r\nTieni aperta la radio! Difendiamo questa voce che difende il clima, la natura, le creature in via di estinzione, i gruppi svantaggiati e il diritto alla vita. Chiediamo che questa decisione presa da RTÜK venga revocata il prima possibile e che Açık Radyo continui la sua vita televisiva indipendente da dove l'aveva interrotta.\r\n\r\nCome organizzazioni firmatarie, esprimeremo la nostra richiesta di cui sopra nei nostri media per 24 ore, a partire dalle 11.30 di giovedì 17 ottobre 2024.\r\n\r\nInvitiamo tutti i sostenitori di Açık Radyo a diffondere questa voce.\r\n\r\n#AÇIKRADYOAÇIKKALSON\r\n\r\nIstituzioni firmatarie:\r\n\r\nBuğday Associazione ecologica per il supporto vitale\r\nRete di diritto ambientale\r\n\u003Cmark>Greenpeace\u003C/mark> Turchia Fondazione per diritto\r\nsull’ecosfera\r\n, natura e società – HUDOTO\r\nAssociazione per le politiche e la ricerca sui cambiamenti climatici (İDPAD)\r\nAssociazione per la giustizia spaziale\r\nAssociazione per la ricerca sull’economia e la finanza sostenibile (SEFiA)\r\nFondazione TEMA\r\nAssociazione per l’economia della produzione\r\nAssociazione per il pensiero verde\r\nYUVA\r\nYuvam Associazione mondiale\r\nWWF-Turchia (Wildlife Conservation Foundation)\r\n350 Turchia\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/F_m_15_10_Murat-Cinar-su-chiusura-Radio-turca.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia Micaela San Filippo, Fiom CGIL area opposizione, sullo sciopero generale per la categoria metalmeccanica e per l’industria del 18 ottobre 2024 a con corteo a Roma corteo da piazza Bernini (ore 9.30) fino a piazza del Popolo.\r\n\r\nLo sciopero del 18 ottobre della categoria e dell'industria finalmente proclamato dopo una lunga attesa di Cisl e Uil, timorose di arrivare ad una mobilitazione assolutamente necessaria e a parte tutto firmatarie del dell'ultimo contratto, si presenta tutto sommato compatto. Nel frattempo gli stabilimenti Stellantis sono stati svuotati, alla fine di un trend partito da lontano e che, negli ultimi anni, ha presentato un indebolimento complessivo del gruppo...\r\nMa se da un lato si sciopera e si scende in piazza il 18 ottobre per rivendicare il futuro dell’industria automobilistica in Italia, dall’altro si dovrebbe contestualmente discutere di cosa mettere in campo per rinnovare il contratto nazionale.\r\nSe non ci sarà un futuro per l’industria dell’auto, sarà un problema per tutti i metalmeccanici e le metalmeccaniche che si presenteranno con questa debolezza anche sul tavolo per il rinnovo del contratto nazionale.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/F_m_15_10_Micaela-San-Filippo-FIOM-su-sciopero-18.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nLa terza diretta della serata la abbiamo realizzata con Fabio Santoro del SiCobas Torino, con cui abbiamo iniziato parlando delle lotte delle lavoratrici per la catena NH nel settore alberghiero.\r\n\r\nQueste, tanto per cambiare sono contrattualizzate in subappalto, da La Canavesana Multiservice, che applica il contratto multiservizi con paghe da fame e scarse tutele, per questi e tanti altri motivi hanno scioperato e indetto un presidio davanti all'hotel centrale NH di Torino. Dopo esserci addentrati nelle specifiche delle condizioni di queste lavoratrici, Fabio ci ha ricordato della cena in svolgimento quella sera stessa, benefit per finanziare i bus per portare più persone possibili alla manifestazione nazionale contro il DDL 1660 a Roma, indetto dalla Rete liberi di lottare.\r\n\r\nOvviamente rilanciamo il nostro invito a partecipare allo sciopero generale del 18 ottobre e alla manifestazione a Roma, con partenza alle 14 in corteo da Piazza Vittorio Emanuele II, per opporsi all'aggiungersi dell'ennesimo tassello per la creazione di una vero e proprio stato di polizia.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/F_m_15_10_Fabio-SiCobas-su-lavoratori-NH-e-lancio-sciopero-e-manifestazione-no-ddl1660.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]",[346],{"field":94,"matched_tokens":347,"snippet":343,"value":344},[71],{"best_field_score":215,"best_field_weight":216,"fields_matched":89,"num_tokens_dropped":47,"score":217,"tokens_matched":89,"typo_prefix_score":47},{"document":350,"highlight":363,"highlights":368,"text_match":213,"text_match_info":371},{"comment_count":47,"id":351,"is_sticky":47,"permalink":352,"podcastfilter":353,"post_author":354,"post_content":355,"post_date":356,"post_excerpt":52,"post_id":351,"post_modified":357,"post_thumbnail":358,"post_title":359,"post_type":312,"sort_by_date":360,"tag_links":361,"tags":362},"87919","http://radioblackout.org/podcast/il-misterioso-caso-delle-acque-inquinate-in-valsusa-del-12-03-24/",[285],"ricongiunzioni","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Puntata-ricongiunzioni-12-marzo-PFAS.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIn questa puntata con le compagne della Valsusa abbiamo cominciato a svelare il misterioso caso delle acque pubbliche contaminate dai Pfas in Valsusa.\r\n\r\nQui trovate il report di Greenpeace che ha dato il via al caso\r\n\r\n \r\n\r\n ","13 Marzo 2024","2024-03-13 02:53:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/erda-estremera-eMX1aIAp9Nw-unsplash-scaled-e1710294269976-200x110.jpeg","Il Misterioso Caso delle Acque Inquinate in ValSusa del 12.03.24",1710318639,[200,201],[204,17],{"post_content":364},{"matched_tokens":365,"snippet":366,"value":367},[71],"Qui trovate il report di \u003Cmark>Greenpeace\u003C/mark> che ha dato il via","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Puntata-ricongiunzioni-12-marzo-PFAS.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIn questa puntata con le compagne della Valsusa abbiamo cominciato a svelare il misterioso caso delle acque pubbliche contaminate dai Pfas in Valsusa.\r\n\r\nQui trovate il report di \u003Cmark>Greenpeace\u003C/mark> che ha dato il via al caso\r\n\r\n \r\n\r\n ",[369],{"field":94,"matched_tokens":370,"snippet":366,"value":367},[71],{"best_field_score":215,"best_field_weight":216,"fields_matched":89,"num_tokens_dropped":47,"score":217,"tokens_matched":89,"typo_prefix_score":47},{"document":373,"highlight":387,"highlights":392,"text_match":213,"text_match_info":395},{"comment_count":47,"id":374,"is_sticky":47,"permalink":375,"podcastfilter":376,"post_author":377,"post_content":378,"post_date":379,"post_excerpt":52,"post_id":374,"post_modified":380,"post_thumbnail":381,"post_title":382,"post_type":312,"sort_by_date":383,"tag_links":384,"tags":386},"69089","http://radioblackout.org/podcast/many-against-eni-voci-dallantropocene-anno-ii-18-10-05-21/",[289],"antropocenici","Il 12 maggio si terrà l’assemblea degli azionisti di ENI. La rete nazionale Rise Up 4 Climate Justice ha lanciato una settimana di mobilitazione e di azioni dirette contro la multinazionale del fossile. Cinque appuntamenti in tutta la penisola per denunciare il ruolo dell’estrattivismo fossile nella crisi climatica e l’immobilità di ENI di fronte alle reali esigenze di transizione ecologica. A Milano, Ravenna, Stagno (LI), Presenzano (CE) e Licata (AG)\r\n\r\n \r\n\r\nNe abbiamo parlato con ALice Di RiseUp for ClimateJustice e Jacopo del collettivo Kasciavit di Milano\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/voci_36a.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nComunicato di Rise Up 4 Climate Justice \r\n\r\n12-20 maggio: #ManyAgainstENI – una settimana di mobilitazioni contro ENI in tutta Italia\r\n\r\nIl 12 maggio si terrà l’assemblea degli azionisti di ENI, in occasione della quale la rete nazionale Rise Up 4 Climate Justice (www.riseup4climatejustice.org) ha lanciato una settimana di mobilitazione e di azioni dirette contro la multinazionale del fossile. Cinque appuntamenti in tutta la penisola per denunciare il ruolo dell’estrattivismo fossile nella crisi climatica e l’immobilità di ENI di fronte alle reali esigenze di transizione ecologica. 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Per questo motivo, i movimenti per la giustizia climatica si mobilitano per invertire la rotta presa da governo e istituzioni ed impedire che i fondi del recovery fund siano assegnati alle stesse multinazionali che per decenni hanno operato impunite inquinando e distruggendo comunità ed ecosistemi. La transizione ecologica non può essere un greenwashing, ma un processo giusto ed equo che conduca non solo all’azzeramento di emissioni climalteranti, ma soprattutto a un mo\r\n\r\ndello di sviluppo realmente eco-sostenibile, a una vera giustizia climatica.\r\n\r\nL’iniziativa lanciata da Rise Up 4 Climate Justice si inserisce in un contesto globale di mobilitazioni. 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