","Il diritto al sogno delle donne ribelli di Tamnar","post",1469904984,[50,51,52,53,54,55,56],"http://radioblackout.org/tag/adivasi/","http://radioblackout.org/tag/chhattisgarh/","http://radioblackout.org/tag/india/","http://radioblackout.org/tag/mahasweta-devi/","http://radioblackout.org/tag/miniere/","http://radioblackout.org/tag/tamnar/","http://radioblackout.org/tag/tribal-belt/",[18,22,12,24,16,14,20],{"post_content":59,"post_title":65},{"matched_tokens":60,"snippet":63,"value":64},[61,62,61,61],"il","sogno","Devi sosteneva \u003Cmark>il\u003C/mark> diritto al \u003Cmark>sogno\u003C/mark>, ma \u003Cmark>il\u003C/mark> suo era anche \u003Cmark>il\u003C/mark> nostro:","Villaggi tribali, montanare del nordest dell'India che con la loro sola determinazione riescono a porre in scacco – almeno temporaneamente – potenti compagnie minerarie e le istituzioni locali, ribadendo il principio della difesa della propria terra e di condurre la vita che si è scelta, riconducibile al diritto al \u003Cmark>sogno\u003C/mark>, sancita da Mahasweta Devi, somma scrittrice in lingua bengalese, scomparsa proprio ieri, 28 luglio 2016, a novant'anni, che a lungo aveva sostenuto i diritti degli ultimi, occupandosi di queste realtà native,, con un luminoso passato precoloniale, relegate dall'occupazione \u003Cmark>inglese\u003C/mark> e poi anche con l'Indipendenza mantenute ai margini. Devi sosteneva \u003Cmark>il\u003C/mark> diritto al \u003Cmark>sogno\u003C/mark>, ma \u003Cmark>il\u003C/mark> suo era anche \u003Cmark>il\u003C/mark> nostro: un \u003Cmark>sogno\u003C/mark> di un mondo senza polizia e dove \u003Cmark>il\u003C/mark> diritto all'eguaglianza fosse centrale.\r\n\r\nLa morte dell'attivista e \u003Cmark>grande\u003C/mark> intellettuale indiana si inserisce luttuosamente in questo racconto che Marina Forti ci ha regalato dopo che avevamo programmato di dargli dignità radiofonica; lo fa in quel particolare modo che \u003Cmark>il\u003C/mark> continente indiano ha di mescolare morte e vita, in questo caso si tratta di una vittoria nella battaglia che le popolazioni locali di molte aree indiane conducono contro \u003Cmark>il\u003C/mark> profitto, appoggiato da autorità locali. Davide contro Golia: due potenti compagnie, una privata e una statale, contrapposte a un panchayat (un municipio) schiacciato, espropriato, costretto a convivere con camion, cantieri, corruzione, devastazione di ambiente (paesaggi di carbone depositato su ogni cosa), raggiri e compravendite, compensazioni (impegni) e degrado ambientale (reale).\r\n\r\nOtto giorni di blocco stradale, inamovibili: i risultati sembrano siano in qualche modo arrivati sotto forma di promesse ma anche con \u003Cmark>il\u003C/mark> ritiro delle false accuse su cui la polizia ricamava durissimi provvedimenti repressivi, la revisione delle acquisizioni illegali di terre... comunque la resistenza è stata strenua al punto da bloccare la macchina del profitto minerario in una zona dove la repressione è molto forte, anche per la presenza di una irriducibile guerriglia naxalita (maoisti), \u003Cmark>il\u003C/mark> che rende ancora più dirompente questa vittoria delle donne di Tamnar che sono riuscite a imporre la loro lotta innanzitutto al villaggio di coltivatori e poi al potere statale e al profitto delle agenzie minerarie.\r\n\r\nMa ascoltate la appassionata e suggestiva narrazione di Marina Forti, che inserisce questo episodio in una pletora di altri ripetuti in tanti altri conflitti e reti organizzate di di comunità che si contrappongono alla rapacità del profitto\r\n\r\nTamnar",{"matched_tokens":66,"snippet":68,"value":68},[67,62],"Il","\u003Cmark>Il\u003C/mark> diritto al \u003Cmark>sogno\u003C/mark> delle donne ribelli di Tamnar",[70,73],{"field":71,"matched_tokens":72,"snippet":63,"value":64},"post_content",[61,62,61,61],{"field":74,"matched_tokens":75,"snippet":68,"value":68},"post_title",[67,62],2310390568099774500,{"best_field_score":78,"best_field_weight":79,"fields_matched":80,"num_tokens_dropped":36,"score":81,"tokens_matched":82,"typo_prefix_score":36},"2220487737344",14,2,"2310390568099774578",4,6685,{"collection_name":47,"first_q":85,"per_page":86,"q":85},"il grande sogno inglese",6,5,{"facet_counts":89,"found":119,"hits":120,"out_of":244,"page":11,"request_params":245,"search_cutoff":26,"search_time_ms":118},[90,96],{"counts":91,"field_name":94,"sampled":26,"stats":95},[92],{"count":80,"highlighted":93,"value":93},"19e59","podcastfilter",{"total_values":11},{"counts":97,"field_name":25,"sampled":26,"stats":117},[98,100,102,104,106,108,110,112,114,116],{"count":80,"highlighted":99,"value":99},"punk",{"count":80,"highlighted":101,"value":101},"19-59",{"count":80,"highlighted":103,"value":103},"anni 70",{"count":80,"highlighted":105,"value":105},"sex pistols",{"count":11,"highlighted":107,"value":107},"guerra",{"count":11,"highlighted":109,"value":109},"olimpiadi",{"count":11,"highlighted":111,"value":111},"sid vicious",{"count":11,"highlighted":113,"value":113},"guerra ai poveri",{"count":11,"highlighted":115,"value":115},"educazione alla guerra",{"count":11,"highlighted":85,"value":85},{"total_values":118},10,3,[121,183,213],{"document":122,"highlight":141,"highlights":167,"text_match":178,"text_match_info":179},{"comment_count":36,"id":123,"is_sticky":36,"permalink":124,"podcastfilter":125,"post_author":126,"post_content":127,"post_date":128,"post_excerpt":42,"post_id":123,"post_modified":129,"post_thumbnail":130,"post_title":131,"post_type":132,"sort_by_date":133,"tag_links":134,"tags":140},"42262","http://radioblackout.org/podcast/i-podcast-di-19e59sex-pistols-il-punk/",[93],"dj","Nel 1979 moriva Sid Vicius, bassista del gruppo inglese dei Sex Pistols, per poter meglio narrare la sua breve storia abbiamo deciso di raccontare la storia della band e non solo, ma anche in parte la vita della scena punk britannica e non solo, visto la contaminazione e lo scambio con gruppi e personaggi che più meno contemporaneamente nascevano oltreoceano. All'interno di 19e59 cominciamo una lunga serie di puntate dedicate a questo tema, visto che lo spunto iniziale è la morte di Sid Vicius come nostra abitudine inizieremo tutte le puntate con musica italiana del 1979 per poi passare, durante le letture, a musica punk, proto punk, new wawe ecc. di vari anni. Alcuni danno come nascita ufficiale del punk il 1977, ma in realtà è un movimento che ha dei precursori già agli inizi del decennio, non avevamo ancora approfondito la storia di questo movimento che come vedremo non è solo esclusivamente musicale ma anche artistico, letterario e molto altro, per farlo utilizzeremo il testo di JON SAVAGE \"IL GRANDE SOGNO INGLESE,i Sex Pistols e il Punk\". La nostra narrazione prende spunto dai tardi anni '60 con alcune incursioni nel dadaismo e nei movimenti giovanili degli anni '50 e '60 terminiamo questa serie di puntate con l'uscita del singolo GOD SAVE THE QUEEN dei Sex Pistols nel 1977 e degli effetti che ebbe nella vita del gruppo, sul punk inglese e soprattutto nella società inglese.\r\n\r\nPER LA GRANDE QUANTITÀ DI LUNGHI AUDIO C'È NECESSITÀ DI UN PO' DI MINUTI PER POTERNE USUFRUIRE.\r\n\r\nPuntata del 14 aprile 1017\r\n\r\n14 aprile 2017 parte 1\r\n\r\n14 aprile 2017 parte 2\r\n\r\n14 aprile 2017 parte 3\r\n\r\n\r\n\r\npuntata del 21 aprile 2017\r\n\r\n21 aprile 2017 parte 1\r\n\r\n21 aprile 2017 parte 2\r\n\r\n21 aprile 2017 parte 3\r\n\r\n\r\n\r\npuntata del 28 aprile 2017\r\n\r\n28 aprile 2017 parte1\r\n\r\n28 aprile 2017 parte 2\r\n\r\n28 aprile 2017 parte 3\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nPuntata del 5 maggio 2017\r\n\r\n5 maggio 2017 parte 1\r\n\r\n5 maggio 2017 parte 2\r\n\r\n5 maggio 2017 parte 3\r\n\r\n\r\n\r\npuntata del 12 maggio 2017\r\n\r\n12 maggio 2017 parte 1\r\n\r\n12 maggio 2017 parte 2\r\n\r\n12 maggio 2017 parte 3\r\n\r\npuntata del 19 maggio 2017\r\n\r\n19 maggio 2017 parte 1\r\n\r\n19 maggio 2017 parte 2\r\n\r\n19 maggio 2017 parte 3\r\n\r\n ","30 Settembre 2017","2018-10-17 23:09:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/jonsavage_sognoinglese-200x110.jpg","I podcast di 19e59: i Sex Pistols & il punk","podcast",1506792900,[135,136,137,138,139],"http://radioblackout.org/tag/19-59/","http://radioblackout.org/tag/anni-70/","http://radioblackout.org/tag/il-grande-sogno-inglese/","http://radioblackout.org/tag/punk/","http://radioblackout.org/tag/sex-pistols/",[101,103,85,99,105],{"post_content":142,"post_title":150,"tags":153},{"matched_tokens":143,"snippet":148,"value":149},[61,144,145,146,147,61],"IL","GRANDE","SOGNO","INGLESE","\u003Cmark>il\u003C/mark> testo di JON SAVAGE \"\u003Cmark>IL\u003C/mark> \u003Cmark>GRANDE\u003C/mark> \u003Cmark>SOGNO\u003C/mark> \u003Cmark>INGLESE\u003C/mark>,i Sex Pistols e \u003Cmark>il\u003C/mark> Punk\".","Nel 1979 moriva Sid Vicius, bassista del gruppo \u003Cmark>inglese\u003C/mark> dei Sex Pistols, per poter meglio narrare la sua breve storia abbiamo deciso di raccontare la storia della band e non solo, ma anche in parte la vita della scena punk britannica e non solo, visto la contaminazione e lo scambio con gruppi e personaggi che più meno contemporaneamente nascevano oltreoceano. 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“sportiva”.\r\n\r\nMa c’è l’altra faccia della medaglia, quella della repressione e del controllo, che stringono in una morsa la capitale britannica.\r\n\r\nIn perfetta sintonia con l’autentico “spirito olimpico” di Pierre De Coubertin.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Robertino, autore di un articolo sul settimanale “Umanità Nova” di cui vi riportiamo alcuni stralci.\r\n\r\n\r\n\r\nAscolta l'intervista: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/08/2012-07-29-robertino-olimpiadi.mp3|titles=2012 07 29 robertino olimpiadi]\r\nScarica l'audio\r\n\r\nLa capitale britannica è reduce da un 2011 che il quotidiano The Guardian ha definito “l’anno più caldo della storia londinese dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”, riferendosi ai cortei studenteschi e sindacali che ne hanno attraversato incessantemente le strade, alle acampadas di Occupy London e ai violenti riot dello scorso agosto. Il governo Cameron e l’amministrazione cittadina hanno allestito un’enorme macchina repressiva contro i guastafeste. Il dispiegamento di forze dell’ordine coinvolge più di 30 mila persone, di cui 7500 militari, con la città sorvegliata da elicotteri modello killer egg (già usati nella guerra in Somalia del 1993 e resi famosi dal film Black Hawk Down), missili terra-aria sui tetti, cani antiesplosivo, mezzi anfibi e fregate da guerra a spasso per il Tamigi, jet militari pronti a partire.\r\n\r\nLa polizia ha introdotto inoltre nuove misure cautelari, come l’Asbo (una specie del nostro Daspo per gli ultras) che vieterebbe l’accesso agli impianti sportivi del Villaggio Olimpico ed alle grandi cerimonie ospitate a Londra.\r\nIl primo a fare le spese dell’Olympic Asbo è stato (già ad aprile) Simon Moore, un militante anarchico che aveva partecipato alla protesta contro la costruzione di un impianto olimpico nell’est della città. Il provvedimento gli vieta anche di trovarsi vicino a eventi di importanza nazionale come il giubileo di diamante della regina e l’apertura ufficiale del Parlamento, con la minaccia di finire direttamente al carcere in caso di inosservanza del divieto.\r\nNel frattempo, è scattata anche l’operazione decoro. Sono state allestiti dei grandi tendoni dentro i quali saranno alloggiati senzatetto, ubriachi e tossicodipendenti ed anche se la prostituzione non è reato in Gran Bretagna, le retate contro le lavoratrici del sesso nelle zone del villaggio olimpico vanno avanti ormai da settimane. Insomma, di tutto e di più per non disturbare il sacro Spirito Olimpico… Ma davvero lo Spirito Olimpico è così meritevole?\r\n\r\nLe Olimpiadi nacquero nell’antica Grecia nel 776 a.C. e si tenevano ogni quattro anni nella città di Olimpia, dove continuarono a tenersi regolarmente per oltre dieci secoli per essere infine messe fuorilegge nel 393 d.C. dall’imperatore Teodosio I, assieme al Vescovo di Milano Ambrogio, dopo che il Cristianesimo era diventato la religione ufficiale dell’Impero Romano e i Giochi olimpici visti come una festa “pagana”. Fino a quando la Grecia non cadde sotto il dominio romano ed i Giochi non furono aperti anche a Romani, Fenici, Galli e altri popoli, la partecipazione era riservata a greci maschi liberi, che potessero vantare antenati greci (anche se si consideravano giochi “internazionali” poiché i partecipanti provenivano dalle varie città stato elleniche ed anche dalle colonie). Naturalmente, la necessità di dedicare molto tempo agli allenamenti permetteva solo ai membri delle famiglie più ricche di prendere in considerazione la partecipazione, ma i Giochi erano molto popolari tra i più poveri, dato che per tutta la loro durata venivano sospese le ostilità in tutta la Grecia durante la tregua chiamata Ekecheiria. Dopo quasi 15 secoli di interruzione, nel 1896 Pierre de Coubertin organizzò le Olimpiadi di Atene cambiando una serie di regole (potevano partecipare atleti di tutto il mondo, le olimpiadi si svolgevano in nazioni sempre diverse e dal 1900 avrebbero potuto partecipare anche le donne). Il barone Coubertin presentò il proprio progetto di resuscitare i giochi olimpici nel giugno del 1894, a Parigi, nel corso di un congresso di educazione fisica nel quale ci si sforzava di definire il concetto di «amatoriale». Coubertin era un politico estremamente nazionalista e interessato principalmente a questioni di pedagogia che contemplava con rabbia e dispiacere la decrepitezza e il degrado della capacità bellica francese, effetto della mancanza di addestramento e di capacità militari tra le truppe di leva. Nella stampa dell’epoca esisteva una vecchia formula, che diceva: «Waterloo non è stata conquistata sul campo di battaglia, ma sui campi sportivi di Eton». “L’educazione fisica della potente classe dirigente inglese aveva deciso le sorti della guerra,” ha scritto il saggista svedese Olov Enquist, “ più Coubertin rifletteva, più tutto questo gli pareva vero. La chiave della rivoluzione pedagogica si trovava proprio nella tradizione sportiva anglosassone. I francesi dovevano cominciare a fare altrettanto, praticando lo sport, per diventare imperialisti altrettanto valorosi. Coubertin (…) di fronte alle sempre più pressanti rivendicazioni rivoluzionarie della classe operaia pensava che sarebbe stato necessario offrire alla classe dei lavoratori nuove forme di rito, una specie di religione secolarizzata. Questa religione profana mondiale doveva servire a neutralizzare l’energia politica delle masse”. I primi Giochi si rivelarono un successo, ma i Giochi del 1900 (nella Parigi di de Coubertin) e del 1904 (a St. Louis) vennero inghiottiti dalle fiere internazionali all’interno delle quali si svolgevano, e ricevettero poca attenzione.\r\nDe Cubertin, comunque, non si perse d’animo e nel 1919, terminava la carneficina della Prima guerra mondiale, scrisse al Comitato internazionale olimpico: «Fatti recenti impongono nuove considerazioni. Lo sport è oramai l’ideale dei vincitori. È lo sport che ha permesso a Stati Uniti e Inghilterra le magnifiche improvvisazioni, e l’organizzazione di eserciti che non ci aspettavamo, prontissimi a prendere le armi. Dopo avere forgiato soldati tanto straordinari, l’atletismo ha saputo mantenere alto il loro valore nel combattimento, attenuando le loro sofferenze». Come dice Enquist, “ecco come si presentava l’idea olimpica, nuda, fredda, e corrotta. Lo sport come mezzo per ingrossare le fila degli eserciti, un mezzo di educazione paramilitare”. Le Olimpiadi degli anni Venti furono un crescente successo come partecipazione ed interesse del pubblico, ma il vero trionfo internazionale furono le olimpiadi del 1936 di Berlino. Il regime nazista in quella occasione mise in piedi una dimostrazione efficacissima, un rituale gigantesco che realizzava il sogno di De Coubertin dello sport come culto che legittima lo Stato e il sistema economico sulla base della loro efficacia. I giochi diedero grande prestigio a Hitler, anche perché fu proprio in occasione delle Olimpiadi del ’36 che i nazisti inaugurarono le prime trasmissioni televisive della Storia.\r\nDa allora TV e Olimpiadi sono una sorta di binomio inscindibile che ogni 4 anni diffonde quello spirito olimpico che è fatto di religione della sottomissione ed educazione paramilitare di massa.","1 Agosto 2012","A Londra sono in pieno svolgimento le Olimpiadi: le cronache parlano di gare e medaglie in un’orgia di esaltazione nazionalista in chiave “sportiva”.\r\nMa c’è l’altra faccia della medaglia, quella della repressione e del controllo, che stringono in una morsa la capitale britannica.\r\nIn perfetta sintonia con l’autentico “spirito olimpico” di Pierre De Coubertin. \r\n\r\nNe abbiamo parlato con Robertino, autore di un articolo sul settimanale “Umanità Nova” di cui vi riportiamo alcuni stralci.\r\n\r\nLa capitale britannica è reduce da un 2011 che il quotidiano The Guardian ha definito “l’anno più caldo della storia londinese dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”, riferendosi ai cortei studenteschi e sindacali che ne hanno attraversato incessantemente le strade, alle acampadas di Occupy London e ai violenti riot dello scorso agosto. Il governo Cameron e l’amministrazione cittadina hanno allestito un’enorme macchina repressiva contro i guastafeste. Il dispiegamento di forze dell’ordine coinvolge più di 30 mila persone, di cui 7500 militari, con la città sorvegliata da elicotteri modello killer egg (già usati nella guerra in Somalia del 1993 e resi famosi dal film Black Hawk Down), missili terra-aria sui tetti, cani antiesplosivo, mezzi anfibi e fregate da guerra a spasso per il Tamigi, jet militari pronti a partire. \r\n\r\nLa polizia ha introdotto inoltre nuove misure cautelari, come l’Asbo (una specie del nostro Daspo per gli ultras) che vieterebbe l’accesso agli impianti sportivi del Villaggio Olimpico ed alle grandi cerimonie ospitate a Londra. \r\nIl primo a fare le spese dell’Olympic Asbo è stato (già ad aprile) Simon Moore, un militante anarchico che aveva partecipato alla protesta contro la costruzione di un impianto olimpico nell’est della città. Il provvedimento gli vieta anche di trovarsi vicino a eventi di importanza nazionale come il giubileo di diamante della regina e l’apertura ufficiale del Parlamento, con la minaccia di finire direttamente al carcere in caso di inosservanza del divieto. \r\nNel frattempo, è scattata anche l’operazione decoro. Sono state allestiti dei grandi tendoni dentro i quali saranno alloggiati senzatetto, ubriachi e tossicodipendenti ed anche se la prostituzione non è reato in Gran Bretagna, le retate contro le lavoratrici del sesso nelle zone del villaggio olimpico vanno avanti ormai da settimane. Insomma, di tutto e di più per non disturbare il sacro Spirito Olimpico… Ma davvero lo Spirito Olimpico è così meritevole?\r\nLe Olimpiadi nacquero nell’antica Grecia nel 776 a.C. e si tenevano ogni quattro anni nella città di Olimpia, dove continuarono a tenersi regolarmente per oltre dieci secoli per essere infine messe fuorilegge nel 393 d.C. dall’imperatore Teodosio I, assieme al Vescovo di Milano Ambrogio, dopo che il Cristianesimo era diventato la religione ufficiale dell’Impero Romano e i Giochi olimpici visti come una festa “pagana”. Fino a quando la Grecia non cadde sotto il dominio romano ed i Giochi non furono aperti anche a Romani, Fenici, Galli e altri popoli, la partecipazione era riservata a greci maschi liberi, che potessero vantare antenati greci (anche se si consideravano giochi “internazionali” poiché i partecipanti provenivano dalle varie città stato elleniche ed anche dalle colonie). Naturalmente, la necessità di dedicare molto tempo agli allenamenti permetteva solo ai membri delle famiglie più ricche di prendere in considerazione la partecipazione, ma i Giochi erano molto popolari tra i più poveri, dato che per tutta la loro durata venivano sospese le ostilità in tutta la Grecia durante la tregua chiamata Ekecheiria. Dopo quasi 15 secoli di interruzione, nel 1896 Pierre de Coubertin organizzò le Olimpiadi di Atene cambiando una serie di regole (potevano partecipare atleti di tutto il mondo, le olimpiadi si svolgevano in nazioni sempre diverse e dal 1900 avrebbero potuto partecipare anche le donne). Il barone Coubertin presentò il proprio progetto di resuscitare i giochi olimpici nel giugno del 1894, a Parigi, nel corso di un congresso di educazione fisica nel quale ci si sforzava di definire il concetto di «amatoriale». Coubertin era un politico estremamente nazionalista e interessato principalmente a questioni di pedagogia che contemplava con rabbia e dispiacere la decrepitezza e il degrado della capacità bellica francese, effetto della mancanza di addestramento e di capacità militari tra le truppe di leva. Nella stampa dell’epoca esisteva una vecchia formula, che diceva: «Waterloo non è stata conquistata sul campo di battaglia, ma sui campi sportivi di Eton». “L’educazione fisica della potente classe dirigente inglese aveva deciso le sorti della guerra,” ha scritto il saggista svedese Olov Enquist, “ più Coubertin rifletteva, più tutto questo gli pareva vero. La chiave della rivoluzione pedagogica si trovava proprio nella tradizione sportiva anglosassone. I francesi dovevano cominciare a fare altrettanto, praticando lo sport, per diventare imperialisti altrettanto valorosi. Coubertin (…) di fronte alle sempre più pressanti rivendicazioni rivoluzionarie della classe operaia pensava che sarebbe stato necessario offrire alla classe dei lavoratori nuove forme di rito, una specie di religione secolarizzata. Questa religione profana mondiale doveva servire a neutralizzare l’energia politica delle masse”. I primi Giochi si rivelarono un successo, ma i Giochi del 1900 (nella Parigi di de Coubertin) e del 1904 (a St. Louis) vennero inghiottiti dalle fiere internazionali all’interno delle quali si svolgevano, e ricevettero poca attenzione. De Cubertin, comunque, non si perse d’animo e nel 1919, terminava la carneficina della Prima guerra mondiale, scrisse al Comitato internazionale olimpico: «Fatti recenti impongono nuove considerazioni. Lo sport è oramai l’ideale dei vincitori. È lo sport che ha permesso a Stati Uniti e Inghilterra le magnifiche improvvisazioni, e l’organizzazione di eserciti che non ci aspettavamo, prontissimi a prendere le armi. Dopo avere forgiato soldati tanto straordinari, l’atletismo ha saputo mantenere alto il loro valore nel combattimento, attenuando le loro sofferenze». Come dice Enquist, “ecco come si presentava l’idea olimpica, nuda, fredda, e corrotta. Lo sport come mezzo per ingrossare le fila degli eserciti, un mezzo di educazione paramilitare”. Le Olimpiadi degli anni Venti furono un crescente successo come partecipazione ed interesse del pubblico, ma il vero trionfo internazionale furono le olimpiadi del 1936 di Berlino. Il regime nazista in quella occasione mise in piedi una dimostrazione efficacissima, un rituale gigantesco che realizzava il sogno di De Coubertin dello sport come culto che legittima lo Stato e il sistema economico sulla base della loro efficacia. I giochi diedero grande prestigio a Hitler, anche perché fu proprio in occasione delle Olimpiadi del ’36 che i nazisti inaugurarono le prime trasmissioni televisive della Storia. Da allora TV e Olimpiadi sono una sorta di binomio inscindibile che ogni 4 anni diffonde quello spirito olimpico che è fatto di religione della sottomissione ed educazione paramilitare di massa.","2018-10-17 22:11:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/08/I’m-loving-it-artista-anonimo-Brighton-photo-by-Pogorita-586x204-200x110.jpg","Olimpiadi. 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Sono state allestiti dei grandi tendoni dentro i quali saranno alloggiati senzatetto, ubriachi e tossicodipendenti ed anche se la prostituzione non è reato in Gran Bretagna, le retate contro le lavoratrici del sesso nelle zone del villaggio olimpico vanno avanti ormai da settimane. Insomma, di tutto e di più per non disturbare \u003Cmark>il\u003C/mark> sacro Spirito Olimpico… Ma davvero lo Spirito Olimpico è così meritevole?\r\n\r\nLe Olimpiadi nacquero nell’antica Grecia nel 776 a.C. e si tenevano ogni quattro anni nella città di Olimpia, dove continuarono a tenersi regolarmente per oltre dieci secoli per essere infine messe fuorilegge nel 393 d.C. dall’imperatore Teodosio I, assieme al Vescovo di Milano Ambrogio, dopo che \u003Cmark>il\u003C/mark> Cristianesimo era diventato la religione ufficiale dell’Impero Romano e i Giochi olimpici visti come una festa “pagana”. Fino a quando la Grecia non cadde sotto \u003Cmark>il\u003C/mark> dominio romano ed i Giochi non furono aperti anche a Romani, Fenici, Galli e altri popoli, la partecipazione era riservata a greci maschi liberi, che potessero vantare antenati greci (anche se si consideravano giochi “internazionali” poiché i partecipanti provenivano dalle varie città stato elleniche ed anche dalle colonie). Naturalmente, la necessità di dedicare molto tempo agli allenamenti permetteva solo ai membri delle famiglie più ricche di prendere in considerazione la partecipazione, ma i Giochi erano molto popolari tra i più poveri, dato che per tutta la loro durata venivano sospese le ostilità in tutta la Grecia durante la tregua chiamata Ekecheiria. Dopo quasi 15 secoli di interruzione, nel 1896 Pierre de Coubertin organizzò le Olimpiadi di Atene cambiando una serie di regole (potevano partecipare atleti di tutto \u003Cmark>il\u003C/mark> mondo, le olimpiadi si svolgevano in nazioni sempre diverse e dal 1900 avrebbero potuto partecipare anche le donne). \u003Cmark>Il\u003C/mark> barone Coubertin presentò \u003Cmark>il\u003C/mark> proprio progetto di resuscitare i giochi olimpici nel giugno del 1894, a Parigi, nel corso di un congresso di educazione fisica nel quale ci si sforzava di definire \u003Cmark>il\u003C/mark> concetto di «amatoriale». Coubertin era un politico estremamente nazionalista e interessato principalmente a questioni di pedagogia che contemplava con rabbia e dispiacere la decrepitezza e \u003Cmark>il\u003C/mark> degrado della capacità bellica francese, effetto della mancanza di addestramento e di capacità militari tra le truppe di leva. Nella stampa dell’epoca esisteva una vecchia formula, che diceva: «Waterloo non è stata conquistata sul campo di battaglia, ma sui campi sportivi di Eton». “L’educazione fisica della potente classe dirigente \u003Cmark>inglese\u003C/mark> aveva deciso le sorti della guerra,” ha scritto \u003Cmark>il\u003C/mark> saggista svedese Olov Enquist, “ più Coubertin rifletteva, più tutto questo gli pareva vero. La chiave della rivoluzione pedagogica si trovava proprio nella tradizione sportiva anglosassone. I francesi dovevano cominciare a fare altrettanto, praticando lo sport, per diventare imperialisti altrettanto valorosi. Coubertin (…) di fronte alle sempre più pressanti rivendicazioni rivoluzionarie della classe operaia pensava che sarebbe stato necessario offrire alla classe dei lavoratori nuove forme di rito, una specie di religione secolarizzata. Questa religione profana mondiale doveva servire a neutralizzare l’energia politica delle masse”. I primi Giochi si rivelarono un successo, ma i Giochi del 1900 (nella Parigi di de Coubertin) e del 1904 (a St. Louis) vennero inghiottiti dalle fiere internazionali all’interno delle quali si svolgevano, e ricevettero poca attenzione.\r\nDe Cubertin, comunque, non si perse d’animo e nel 1919, terminava la carneficina della Prima guerra mondiale, scrisse al Comitato internazionale olimpico: «Fatti recenti impongono nuove considerazioni. Lo sport è oramai l’ideale dei vincitori. È lo sport che ha permesso a Stati Uniti e Inghilterra le magnifiche improvvisazioni, e l’organizzazione di eserciti che non ci aspettavamo, prontissimi a prendere le armi. Dopo avere forgiato soldati tanto straordinari, l’atletismo ha saputo mantenere alto \u003Cmark>il\u003C/mark> loro valore nel combattimento, attenuando le loro sofferenze». Come dice Enquist, “ecco come si presentava l’idea olimpica, nuda, fredda, e corrotta. Lo sport come mezzo per ingrossare le fila degli eserciti, un mezzo di educazione paramilitare”. Le Olimpiadi degli anni Venti furono un crescente successo come partecipazione ed interesse del pubblico, ma \u003Cmark>il\u003C/mark> vero trionfo internazionale furono le olimpiadi del 1936 di Berlino. \u003Cmark>Il\u003C/mark> regime nazista in quella occasione mise in piedi una dimostrazione efficacissima, un rituale gigantesco che realizzava \u003Cmark>il\u003C/mark> \u003Cmark>sogno\u003C/mark> di De Coubertin dello sport come culto che legittima lo Stato e \u003Cmark>il\u003C/mark> sistema economico sulla base della loro efficacia. 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