","RBO al Festival Alta Felicità - in dialogo con Louisa Yousfi","post",1722618690,[48,49,50,51,52,53],"http://radioblackout.org/tag/black-in/","http://radioblackout.org/tag/colonialismo/","http://radioblackout.org/tag/francia/","http://radioblackout.org/tag/lotte-decoloniali/","http://radioblackout.org/tag/louisa-yousfi/","http://radioblackout.org/tag/movimenti-decoloniali/",[14,16,12,20,18,22],{"post_content":56,"tags":62},{"matched_tokens":57,"snippet":60,"value":61},[58,59],"imperi","coloniali","con la morale bianca degli \u003Cmark>imperi\u003C/mark> \u003Cmark>coloniali\u003C/mark> europei. Ma la barbarie è","Il termine “Barbari” viene utilizzato da Louisa Yousfi nel suo libro “Rester barbares” allo scopo di mettere in luce una trappola: da una parte il paradigma del razzismo proclamato, quello dell’estrema destra che definisce barbari i soggetti razzializzati e dall’altro lato il razzismo integrazionista, quello per cui occorre essere dei “buoni selvaggi”educati per essere all’altezza dei bianchi. Che significato ha dunque questa integrazione? A chi conviene?\r\n\r\nIl discorso integrazionista occidentale fa un proposta indecente alle masse di persone non bianche che abitano i suoli europei: se volete fare parte di questa società dovete rompere con tutto ciò che riguarda le vostre origini e la vostra cultura, dovete diventare i soldati dell’impero che vi distrugge e abbandonare la vostra barbarie originale. Ma accettando questa offerta ci si rende conto ben presto che non ci si è spogliati della barbarie, semplicemente ne si è assunta una più congeniale alla morale occidentale, la barbarie coloniale, genocidaria e schiavista che grava sui Paesi occidentali. Per diventare Uomini e Donne bisogna assumere la barbarie dei Bianchi.\r\n\r\nDiventa facile comprendere che “barbari” è un modo di nominare l’alterità radicale dei soggetti razzializzati, ciò che non è compatibile con la morale bianca degli \u003Cmark>imperi\u003C/mark> \u003Cmark>coloniali\u003C/mark> europei. Ma la barbarie è anche quell’aspetto della propria identità di soggetti razzializzati che è stato impossibile colonizzare e adeguare ai principi morali della Republique, è il luogo della dignità e della resistenza delle popolazioni nere, arabe e musulmane. Proprio da ciò nascerà l’antagonismo irriducibile che permette di elaborare un progetto politico in grado di essere all’altezza di una trasformazione radicale della società e di ribaltare i rapporti di dominazione esistenti, praticando un’alternativa possibile.\r\n\r\nIl discorso egemonico dei nostri tempi parla di integrazione come un miglioramento dello status degli indigeni, dove tutto ciò che è disfunzionale, come il terrorismo, viene rinviato automaticamente all’identità delle popolazioni razzializzate: le ragioni del terrorismo vengono legate alla cultura dei paesi arabi, alla loro religione. Raramente si prende in considerazione il fatto che i giovani che si sono resi protagonisti di questi atti siano francesi cresciuti e formati all’interno del paradigma integrazionista francese, immersi nei valori e nella cultura della Republique.\r\n\r\nIl movimento decoloniale crea un nuovo terreno politico, nuove strategie e una nuova agenda politica propria delle popolazioni razzializzate che sia aderente ai propri interessi, non in quanto lotta settoriale ma in quanto lotta che ha la possibilità di portare un progetto di società collettiva. Oggi in Francia vediamo ostilità anche da parte della sinistra, perché c’è il tema della leadership, c’è il tema di chi si pone in qualità di avanguardia della composizione razzializzata che è anche quella proletaria. Sono tutte tematiche su cui i movimenti oggi stanno lavorando. In generale, i movimenti decoloniali si iscrivono in una fase in cui l’Occidente sta mostrando le sue faglie, nonostante costruisca la propria solidità da secoli sulla “barbarie occidentale”, ossia la capacità di narrare della propria innocenza davanti alle guerre, all’esportazione della democrazia, all’imposizione della propria dominazione, nascondendola dietro all’elargizione dei diritti. Il progetto occidentale è oggi sempre meno credibile. Vediamo la costruzione di una controegemonia portata avanti dai movimenti decoloniali, contestualmente a un’avanzata delle destre più estreme, come in Francia. Il declino della narrazione dell’innocenza occidentale non è sufficiente in sé per fare crollare il sistema come lo conosciamo oggi. Anzi la fine di questo racconto può avere risvolti ancor più drammatici, come la fascistizzazione della società. 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Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/2023-07-28-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nIncontro Internazionale Anarchico di Saint Imier\r\nCronache ragionate su un incontro segnato da una vasta partecipazione (tra le 5 e le 6 mila persone), da una molteplicità di temi e proposte, da una enorme macchina organizzativa che ha funzionato grazie alle centinaia di compagn che hanno cucinato, pulito, tradotto, montato, smontato, tenuto banchetti e realizzato assemblee e seminari.\r\nUn incontro da cui, nonostante alcune crepe, emerge il crescere di una forte tensione a moltiplicare e connettere le tante iniziative contro la guerra ed il militarismo. \r\nNe abbiamo parlato con Dario che in questi anni ha seguito la costruzione di quest’appuntamento che, tra luci ed ombre, lascerà ampio strascico nel dibattito e nelle pratiche dei movimenti anarchici.\r\n\r\nMeloni. 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Radicali e radicati\r\nLa memoria dei tre giorni contro il G8 del 2001 a Genova fugge al rischio della ritualità e della celebrazione, perché non è mai stata una memoria condivisa e, quindi, pacificata.\r\nIn quegli anni come anarchic* ci sentivamo parte di un movimento di contestazione globale che alludeva alla possibilità di rinascita di un’internazionale delle lotte, che mettesse in difficoltà non solo i governi ma la stessa governance transnazionale che proprio allora stava consolidando strumenti e trattati. Dal WTO agli accordi sulla proprietà intellettuale, che rendevano commerciabile e brevettabile anche il vivente, la globalizzazione all’alba del terzo millennio andava oltre le relazioni mercantiliste dell’era degli imperi coloniali e postcoloniali, investendo il cuore del nord, ricco e predatore.\r\nAllora parlavamo di globalizzazione dell’economia. Dopo vent’anni sappiamo che il processo che tentavamo di contrastare era la globalizzazione della povertà e dello sfruttamento. Una dinamica che si dispiega oggi in tutta la sua potenza.\r\nDepredare e distruggere, senza alcuna tensione al futuro, senza alcun senso del limite è il segno distintivo della logica del dominio e degli affari che si è imposta ovunque. La violenza che investi i movimenti No Global diventa interpretabile solo con la cartina di tornasole rappresentata da movimenti, che, proprio perché sviluppati su scala planetaria, facevano paura ai signori della terra.\r\nNe abbiamo parlato con Federico, un compagn di “Anarchici contro il G8”\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nDal 29 al 31 luglio\r\nWeekend libertario a Saint Imier\r\nper info: https://www.anarchy2022.org/\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 21 (tra fine luglio e per tutto agosto le riunioni sono intermittenti: prima di passare contattateci)\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nriunioni aperiodiche @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","20 Luglio 2022","2022-07-20 21:16:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/03_fuoco_al_tricolore-200x110.jpg","Anarres del 15 luglio. Le guerre dell’Italia. Il gioco dei birilli elettorali. Gli States da Capitol Hill alla guerra in Europa. Genova 2001...",1658339625,[],[],{"post_content":294},{"matched_tokens":295,"snippet":274,"value":296},[58,59],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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Radicali e radicati\r\nLa memoria dei tre giorni contro il G8 del 2001 a Genova fugge al rischio della ritualità e della celebrazione, perché non è mai stata una memoria condivisa e, quindi, pacificata.\r\nIn quegli anni come anarchic* ci sentivamo parte di un movimento di contestazione globale che alludeva alla possibilità di rinascita di un’internazionale delle lotte, che mettesse in difficoltà non solo i governi ma la stessa governance transnazionale che proprio allora stava consolidando strumenti e trattati. Dal WTO agli accordi sulla proprietà intellettuale, che rendevano commerciabile e brevettabile anche il vivente, la globalizzazione all’alba del terzo millennio andava oltre le relazioni mercantiliste dell’era degli \u003Cmark>imperi\u003C/mark> \u003Cmark>coloniali\u003C/mark> e postcoloniali, investendo il cuore del nord, ricco e predatore.\r\nAllora parlavamo di globalizzazione dell’economia. 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La mozione per lo stop alla guardia costiera libica è stata respinta a stragrande maggioranza dal Camera dei deputati.\r\nAlla fine, per non scontentare nessuno, il testo approvato prevede che nel 2022 vengano verificate “le condizioni per superare” la cooperazione con la Guardia costiera libica, trasferendola alla missione Ue Irini. Un nulla sul quale la destra e la sinistra di governo (e di opposizione) gridano vittoria.\r\nD’altra parte nella sua recente visita in Italia il presidente libico ha ricevuto garanzie di ampio sostegno da parte del governo italiano. Draghi da mesi sta facendo pressione sull’UE perché, oltre alla Turchia, paghi anche la Libia per bloccare i migranti nelle prigioni-lager della Tripolitania.\r\n\r\nG8. Cosa ci resta di quella stagione a vent’anni di distanza?\r\nLa scorsa settimana abbiamo ripercorso le tappe della rete “Anarchici contro il G8” con Federico, un compagno della ciurma, che costruì il vascello salpato per Genova. \r\nIn questa puntata abbiamo continuato a ragionare di quelle giornate, cercando di coglierne il senso nel lungo periodo, nell’onda lunga che segna il tempo che siamo forzati a vivere.\r\nIn quegli anni come anarchic* ci sentivamo parte di un movimento di contestazione globale che alludeva alla possibilità di rinascita di un’internazionale delle lotte, che mettesse in difficoltà non solo i governi ma la stessa governance transnazionale che proprio allora stava consolidando strumenti e trattati. 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La violenza che investi i No Global diventa interpretabile solo con la cartina di tornasole rappresentata da movimenti, che, proprio perché sviluppati su scala planetaria, facevano paura ai signori della terra.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo, un compagno attivo nella rete degli anarchici contro il G8\r\n\r\nStati Uniti. I fascisti attaccano con auto e suv le manifestazioni, la polizia li copre. Il caso di Deona Marie Erickson\r\nA Minneapolis, poco prima della mezzanotte del 13 giugno, mentre i manifestanti si radunavano a Lake Street e Girard Avenue per protestare contro l’omicidio di Winston Smith, ammazzato da un vicesceriffo, Nicholas Kraus, un suprematista bianco, si è avventato col suo SUV sulla folla ad alta velocità, uccidendo Deona Marie Erickson. Un militante antifascista nero che era a terra al momento dell’attacco riferisce che per tutti i presenti era evidente che si trattava di un attacco intenzionale: “Abbiamo sentito il suo motore da tre isolati di distanza”.\r\nL’assassinio di Deona non è un caso isolato. I neonazisti rivendicano e propagandano esplicitamente questa pratica, mentre in Oklahoma e in Florida sono state approvate leggi che garantiscono immunità civile e penale ai conducenti che investono intenzionalmente i manifestanti, garantendo nei fatti il diritto a spezzare con la violenza omicida blocchi e picchetti. La Florida ha anche introdotto sanzioni che vanno fino a 15 anni di reclusione per blocco stradale.\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30 (in agosto non ci siamo)\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. 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