","Popoli resistenti: saharawi, curdi, palestinesi","post",1611921611,[49,50,51,52,53],"http://radioblackout.org/tag/autonomia-e-indipendenza/","http://radioblackout.org/tag/curdi/","http://radioblackout.org/tag/laicita-e-progressismo/","http://radioblackout.org/tag/palestinesi/","http://radioblackout.org/tag/saharawi/",[23,15,21,19,17],{"post_content":56,"tags":63},{"matched_tokens":57,"snippet":61,"value":62},[58,59,60],"laicità","e","progressismo","costanti, come la resistenza, la \u003Cmark>laicità\u003C/mark> – almeno in partenza – \u003Cmark>e\u003C/mark> il \u003Cmark>progressismo\u003C/mark>; il loro problema nasce da","A partire dall'intervento di Trump che riconosce la sovranità marocchina sul territorio delimitato dal suo stesso muro, costruito da Israele, a cui si aggiunge il dato che vede rapporti commerciali \u003Cmark>e\u003C/mark> militari tra il regno alawida \u003Cmark>e\u003C/mark> lo stato di apartheid di Tel Aviv, si \u003Cmark>è\u003C/mark> ragionato con Tullio Togni riguardo a potenziali comunanze – evidenziando anche le eventuali differenze – tra lotte di autonomia \u003Cmark>e\u003C/mark> indipendenza che combattono da più di 40 anni per raggiungere affrancamento da colonialismo \u003Cmark>e\u003C/mark> occupazione: saharawi, curdi \u003Cmark>e\u003C/mark> palestinesi hanno molti tratti che assimilano le loro vicende.\r\n\r\nEmergono innanzitutto le modalità di percezione dei territori occupati (Sahara occidentale, Palestina, territori curdi) da parte delle grandi potenze, nel momento in cui li usano per fare operazioni diplomatiche, agendo sullo scacchiere mediorientale per sostituire equilibri precari, sbilanciando a favore di fazioni determinate il diritto internazionale. Le rivendicazioni sono in parte diverse, ma si riscontrano costanti, come la resistenza, la \u003Cmark>laicità\u003C/mark> – almeno in partenza – \u003Cmark>e\u003C/mark> il \u003Cmark>progressismo\u003C/mark>; il loro problema nasce da frontiere imposte dal colonialismo che divide territori senza considerare le istanze di chi li abita; in tutt'e tre i casi le loro disgrazie discendono da trattati disattesi. Vulnus del diritto internazionale, che ha prodotto campi profughi per intere esistenze. Questo produce uno stato-nazione alla radice dei loro problemi, \u003Cmark>e\u003C/mark> infatti i curdi del Rojava hanno cominciato a immaginare una comunità alternativa... mentre i loro oppressori a loro volta sono accomunati da sistemi repressivi \u003Cmark>e\u003C/mark> valutabili come fascisti.\r\n\r\nQui potete seguire i ragionamenti fatti da Tullio Togni, ipotizzando comunanze \u003Cmark>e\u003C/mark> differenze tra i tre popoli resistenti \u003Cmark>e\u003C/mark> potenziali nuovi modelli di comunità liberate da gioghi coloniali \u003Cmark>e\u003C/mark> afflati nazionalisti\r\n\r\n\"Comunanza dei destini curdi, saharawi, palestinesi\".",[64,67,69,72,74],{"matched_tokens":65,"snippet":66},[59],"autonomia \u003Cmark>e\u003C/mark> indipendenza",{"matched_tokens":68,"snippet":15},[],{"matched_tokens":70,"snippet":71},[58,59,60],"\u003Cmark>laicità\u003C/mark> \u003Cmark>e\u003C/mark> \u003Cmark>progressismo\u003C/mark>",{"matched_tokens":73,"snippet":19},[],{"matched_tokens":75,"snippet":17},[],[77,84],{"field":24,"indices":78,"matched_tokens":80,"snippets":83},[79,35],2,[81,82],[58,59,60],[59],[71,66],{"field":85,"matched_tokens":86,"snippet":61,"value":62},"post_content",[58,59,60],1736172819517538300,{"best_field_score":89,"best_field_weight":90,"fields_matched":79,"num_tokens_dropped":35,"score":91,"tokens_matched":92,"typo_prefix_score":35},"3315704398080",13,"1736172819517538410",3,6646,{"collection_name":46,"first_q":21,"per_page":95,"q":21},6,{"facet_counts":97,"found":79,"hits":119,"out_of":195,"page":14,"request_params":196,"search_cutoff":25,"search_time_ms":197},[98,104],{"counts":99,"field_name":102,"sampled":25,"stats":103},[100],{"count":14,"highlighted":101,"value":101},"I Bastioni di Orione","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":105,"field_name":24,"sampled":25,"stats":118},[106,108,110,112,114,116],{"count":14,"highlighted":107,"value":107},"Egitto",{"count":14,"highlighted":109,"value":109},"tunisia",{"count":14,"highlighted":111,"value":111},"BastioniOrione",{"count":14,"highlighted":113,"value":113},"primavere arabe",{"count":14,"highlighted":115,"value":115},"fratelli musulmani",{"count":14,"highlighted":117,"value":117},"Bastioni di Orione",{"total_values":95},[120,160],{"document":121,"highlight":139,"highlights":148,"text_match":154,"text_match_info":155},{"comment_count":35,"id":122,"is_sticky":35,"permalink":123,"podcastfilter":124,"post_author":125,"post_content":126,"post_date":127,"post_excerpt":41,"post_id":122,"post_modified":128,"post_thumbnail":129,"post_title":130,"post_type":131,"sort_by_date":132,"tag_links":133,"tags":138},"21172","http://radioblackout.org/podcast/egittotunisia-la-spada-dellislam-e-i-cannoni-dei-militari/",[],"anarres","La \"primavera\" egiziana è finita nel sangue e nell'autoritarismo. Il colpo di stato che ha portato al potere i militari, la persecuzione dei Fratelli Musulmani, le centinaia di morti, gli attentati, paiono chiudere ogni spazio per un'opposizone laica e non autoritaria. Sull'orlo della guerra civile il paese si accinge a incoronare Al Sissi presidente.\r\nE' la fine della primavera: un nuovo faraone si accinge a regnare, la componente più radicale dei Fratelli Musulmani si prepara al martirio. Sin qui poco male: purtroppo la grande coalizione Matarod, pur fermando l'arroganza dei Fratelli che si accingevano a disegnare il paese a propria immagine, ha tuttavia aperto la strada al colpo di mano di Al Sissi.\r\nUno scenario che ricorda quello dell'Algeria dei primi anni Novanta, quando i militari fermarono l'irresistibile ascesa del FIS, il fronte islamico di salvezza, aprendo la strada ad un bagno di sangue durato due anni e costato 250.000 morti.\r\n\r\nUn esito simile era possibile anche in Tunisia, ma, negli ultimi minuti della partita, i dirigenti di Ennahda hanno fatto marcia indietro, adottando una linea decisamente più moderata.\r\nLa nuova Costituzione è la più progressista dell’intera regione, pur nelle ambiguità di un testo che all’articolo 6 afferma che lo Stato protegge la religione e il sacro ma al tempo stesso anche la libertà di coscienza. Per non dire dell'articolo 7 che fissa nella famiglia il nucleo della società ma stabilisce l’uguaglianza tra uomo e donna. Sempre l'articolo 7 stabilisce la divisione dei poteri, non menziona la sharia, ma sancisce che l’Islam è la religione di Stato.\r\nLa situazione resta tuttavia foriera di qualsiasi sviluppo. Non dimentichiamo che Ennahada, prima della violenta caduta dei propri \"cugini\" egiziani, governava a proprio esclusivo profitto e flirtava con le milizie salafite che nel 2012 e 2013 hanno messo a ferro e fuoco le città, incendiato i caffè con l’alcol nel menù, aggredito i laici, assassinato due leader dell’opposizione.\r\n\r\nDifficile credere che alla svolta degli islamisti tunisini sia estraneo il destino dei vicini egiziani, ben più radicati di loro nel paese, perché Hannada era fuorilegge sotto Ben Alì, mentre i Fratelli Musulmani egiziani hanno vissuto all'ombra del regime di Mubarak, spartendo fette di potere, senza mai subire una reale persecuzione. Durante l'insurrezione di Tarhir i Fratelli hanno mantenuto un profilo basso, arrivando a prendere le distanze dalla propria componente giovanile, quando questa decise di unirsi ai rivoltosi.\r\nLa loro forza è stata anche la loro debolezza. L'incapacità di comprendere che la ricchezza di Tarhir non si sarebbe fatta facilmente ingabbiare sotto la cappa integralista, la presunzione di aver posto sotto controllo i militari.\r\nUbris - l'arroganza che fa incazzare gli dei - la chiamavano i greci. Dai fulmini di Giove e ai cannoni di Al Sissi.\r\n\r\nA farne le spese la libertà di tutti. Al Cairo i giornalisti locali e stranieri sono incarcerati insieme ai leader dei Fratelli Musulmani: la minaccia di dure leggi anti-terrorismo serve nei fatti a silenziare le voci libere dei tanti blogger egiziani.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Karim Metref, insegnante, scrittore, blogger di origine kabila, che da molti anni vive nel nostro paese.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 02 07 karim metref egitto tunisia","9 Febbraio 2014","2018-10-17 22:10:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/02/Photoxpress_4585474-200x110.jpg","Egitto/Tunisia. 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Se le volte precedenti i teatri di guerra in cui stava operando ci avevano permesso di descrivere il quadro attorno a Zaporižžja, stavolta si trovava in Iran mentre si andavano svolgendo le operazioni belliche della guerra battezzata da Trump dei 12 giorni, impegnato proprio con quelle centrali oggetto del contendere nel pretesto sionista per l'aggressione di Netanyahu e nella dimostrazione di muscoli machisti di Trump. Ci ha potuto quindi restituire un quadro di prima mano sia della comunità civile iraniana, sia delle figure di scienziati che a dispetto di ogni convenzione diplomatica e facendo strame del diritto internazionale sono stati decimati; ma contemporaneamente ha potuto con precisione descrivere e dirimere la questione più strettamente tecnologica. Così facendo ci ha confermato nell'idea che avevamo già avanzato la scorsa settimana con Laura Silvia Battaglia, ipotizzando che si tratti semplicemente di un sanguinario teatrino dell'orrore messo in piedi dai vertici del potere internazionale per far accettare la trasformazione del Sudovest asiatico secondo i piani di Tel Aviv.\r\nSiamo anche tornati a Panama, questa volta con David Lifodi, redattore de \"La Bottega del Barbieri\". Abbiamo di nuovo rivolto la prua verso il Canale, perché ci sembrava che la quantità di motivi di scontro e la serie di interessi planetari che passano da quella via di comunicazione che va prosciugandosi sia tale che vede tutte le grandi potenze impegnate: la Cina lascia il controllo dei porti, Trump pretende di annettersi il paese che tanto ha lottato per l'indipendenza, un presidente traditore che svende il paese agli americani, che dispiegheranno truppe di nuovo lungo il Canale, e alla Chiquita, che impone licenziamenti e dimezzamenti salariali e pensionistici (i lavoratori andrebbero in pensione con il 30% del loro stipendio – ora sarebbe con il 60%). I tumulti in piazza sono scoppiati, la repressione è stata feroce.\r\nE sulla scorta di questa ondata di lotte di piazza mesoamericane abbiamo sentito l'impulso di sentire ancora una volta Tatjana Djordjevic per documentare la svolta del Movimento serbo contro Vucic: stavolta la posizione si è più politicizzata e chiede dimissioni, si contrappone al rifiuto di rispondere dell'apparato di potere, forse perdendo l'anima movimentista, fresca e irridente, probabilmente per l'infiltrazione di elementi organizzati.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nPiergiorgio Pescali, ingegnere nucleare che svolge i controlli per conto dell’Aiea, durante la guerra dei 12 giorni svolgeva il suo compito a Teheran e ci ha restituito alcune impressioni sulla società iraniana coinvolta nel conflitto, reazioni e speranze scaturite dalla situazione, ma soprattutto ci ha fatto il quadro preciso dello stato dell’arte tecnologico da esperto che ha conosciuto buona parte degli scienziati uccisi dall’Idf, colleghi preparati e che hanno sempre ribadito l’intento non militare del loro lavoro. Pescali non nasconde che i risultati dell’attività delle centrali iraniane esulassero dagli accordi sull’arricchimento dell’uranio – ma comunque i persiani non hanno accesso al plutonio, indispensabile per dotarsi di una bomba che possa fare da deterrente – e che l’Aiea dovesse riferire, sicuramente il pericolo non legittimava la reazione assassina del governo di Netanyahu: eliminare gli scienziati e decapitare i comandi militari indebolisce la società iraniana ma la lascia in balia del regime confessionale non più in grado di contrastare le mire sioniste, ma ancora più feroce nel controllo interno.\r\nPeraltro, se si analizza la questione con gli occhiali dello scienziato informato di prima mano, il pericolo della dotazione nucleare iraniana sarebbe potenzialmente a tal punto risibile rispetto alla potenza nucleare israeliana che appare evidente che sia stato tutto un teatrino pretestuoso il putiferio luttuoso combinato dai potenti, inscenato per rafforzare il singolo potere interno sulla pelle dei morti civili, anche di valenti scienziati, menti sottratte alla comunità. Infatti dopo quei 12 giorni di guerra non è cambiato nulla: l’Iran non ha stracciato la firma dal Trattato sulla non proliferazione nucleare (che Israele non ha mai preso in considerazione nella sua consueta impunità), gli Usa continuano nell’ambiguità del sostegno acritico a Israele e a contrastare l’espansione cinese, Tel Aviv insiste a sfruttare la superiorità bellica per rintuzzare la potenza della Mezzaluna sciita. Il resto è show-war innescato da pretesti conflittuali per rendere accettabile la trasformazione del Sudovest asiatico.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/scene-di-guerra-spettacolari-per-ridisegnare-il-medio-oriente-raccontando-favole-nucleari--66873848\r\n\r\ni precedenti episodi relativi alla Repubblica islamica si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/OneWayNukeProliferation.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nSono due mesi che si assiste a proteste incessanti che coinvolgono diversi settori della società panamense , le proteste godono di un ampio sostegno popolare ed è per questo che il governo ha iniziato ad aumentare la repressione.\r\nLe mobilitazioni che si stanno svolgendo in varie parti del paese sono contro la riforma del sistema pensionistico, la riapertura della miniera Cobre Panamá, i bacini idrici multifunzionali del canale interoceanico e l'accordo di intesa firmato da Panama con gli Stati Uniti.\r\nIl governo intende decapitare il movimento, criminalizzando e perseguendo penalmente i principali dirigenti sindacali e minacciando gli scioperanti . La verità è che ci troviamo di fronte a una dittatura in abiti civili, che gode del sostegno degli Stati Uniti e risponde al malcontento sociale con la repressione indiscriminata.\r\nNonostante lo stato d’assedio, la crescita delle proteste nella cosiddetta zona bananera, dove l’impresa Chiquita Panamá ha licenziato più di cinquemila lavoratori , ha incrementato la rivolta sociale contro il presidente Mulino, giunto al potere nel 2024 grazie al sostegno della borghesia panamense e del grande capitale e che era riuscito a guadagnarsi l’appoggio popolare intercettando l’elettorato ultraconservatore deluso dal neoliberista Martinelli, alla guida del paese tra il 2009 e il 2014 prima di essere travolto da una serie di scandali legati alla corruzione.\r\nIn un paese di poco più di 4 milioni di abitanti i primi a scendere in lotta, il 23 aprile scorso, sono stati i docenti. 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La battaglia di Kosovo Polje si svolse il 28 giugno 1389, a Vidovdan (il giorno di San Vito) secondo il calendario gregoriano. A 636 anni di distanza, ancora si discute e ci si scontra sul significato di questo evento.\r\nPer la maggior parte dei cittadini serbi, questa è una delle date più significative della storia, il giorno in cui l’esercito serbo si oppose a quello ottomano, di gran lunga superiore, combatté eroicamente e, pur uscendo sconfitto, “salvò l'Europa”.\r\nPer altri – che restano in minoranza – Vidovdan è una ricorrenza da commemorare, ma non da celebrare, avendo spinto la Serbia in uno stato di prigionia e decadenza secolare. Per la destra, Vidovdan è un giorno sacro, per la sinistra una fonte di preoccupazione per le possibili recrudescenze nazionaliste e scioviniste.\r\nNegli ultimi trent’anni, Vidovdan ha assunto particolare rilevanza. A riportarlo in auge fu Slobodan Milošević.\r\nIl Kosovo è ancora uno dei punti nevralgici della società serba, tant’è che la stragrande maggioranza dei cittadini serbi continua a percepire il Kosovo come parte integrante della Serbia e a basare su questa convinzione le proprie opinioni politiche.\r\nQuesto il contesto in cui gli studenti hanno organizzato la grande manifestazione a Vidovdan. Stando alle stime in Piazza Slavija, a Belgrado, si sono radunate centoquarantamila persone. Altre fonti parlano anche di duecentomila manifestanti.\r\nIl salto di qualità del movimento studentesco, nato in seguito al crollo della pensilina della stazione di Novi Sad avvenuto il 1 novembre del 2024 e in cui persero la vita 15 persone, è evidente nella capillare mobilitazione che sta coinvolgendo ampi strati della società serba .Le rivendicazioni sono la richiesta di elezioni politiche anticipate e smantellare il cosiddetto Ćaciland, bastione del Partito progressista serbo (SNS) in centro a Belgrado, allestito dagli “studenti che vogliono tornare in aula”, che da mesi ormai blocca il traffico nella capitale.\r\nL'ampiamento della base sociale delle proteste ha portato a galla i residui del nazionalismo serbo che si sono visti in piazza Slavija dove sono intervenute personalità dall'evidente pedigree nazionalista .L'intossicazione nazionalista e la scelta di confrontarsi sul piano elettorale con Vucic rischiano di far scivolare il movimento verso la normalizzazione ,mentre rimane molto forte la mobilitazione e l'indignazione popolare contro il sistema di Vucic.\r\n\r\nNe parliamo con Tatjana Djordjevic corrispondente dall'Italia di vari media .\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/serbia-ombre-nazionaliste-sulla-protesta-degli-studenti-contro-vucic--66876127\r\n\r\nI precedenti interventi relativi al Movimento serbo e anche alle altre realtà balcaniche potete ascoltare si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/BASTIONI-03072025-SERBIA.mp3\"][/audio]","6 Luglio 2025","2025-07-07 09:27:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 03/07/2025 - LA FAVOLA DEL NUCLEARE IRANIANO È RACCONTATA DA SPECCHI SIONISTI DEFORMANTI E CRIMINALI. IL CHOKEPOINT DI PANAMA CONCENTRA RABBIA E REPRESSIONE, CHE IN SERBIA TROVANO UN NUOVO LIVELLO DI SCONTRO",1751830781,[172,173],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/","http://radioblackout.org/tag/bastioniorione/",[117,111],{"post_content":176,"post_title":181},{"matched_tokens":177,"snippet":179,"value":180},[59,178],"progressista","richiesta di elezioni politiche anticipate \u003Cmark>e\u003C/mark> smantellare il cosiddetto Ćaciland, bastione del Partito \u003Cmark>progressista\u003C/mark> serbo (SNS) in centro a","Avevamo già sentito Piergiorgio Pescali a proposito del suo lavoro di ingegnere inviato dall'Aiea a controllare il rispetto dei protocolli nucleari nelle aree più soggette a dispute sull'uso dell'energia nucleare da parte degli stati. Se le volte precedenti i teatri di guerra in cui stava operando ci avevano permesso di descrivere il quadro attorno a Zaporižžja, stavolta si trovava in Iran mentre si andavano svolgendo le operazioni belliche della guerra battezzata da Trump dei 12 giorni, impegnato proprio con quelle centrali oggetto del contendere nel pretesto sionista per l'aggressione di Netanyahu \u003Cmark>e\u003C/mark> nella dimostrazione di muscoli machisti di Trump. Ci ha potuto quindi restituire un quadro di prima mano sia della comunità civile iraniana, sia delle figure di scienziati che a dispetto di ogni convenzione diplomatica \u003Cmark>e\u003C/mark> facendo strame del diritto internazionale sono stati decimati; ma contemporaneamente ha potuto con precisione descrivere \u003Cmark>e\u003C/mark> dirimere la questione più strettamente tecnologica. Così facendo ci ha confermato nell'idea che avevamo già avanzato la scorsa settimana con Laura Silvia Battaglia, ipotizzando che si tratti semplicemente di un sanguinario teatrino dell'orrore messo in piedi dai vertici del potere internazionale per far accettare la trasformazione del Sudovest asiatico secondo i piani di Tel Aviv.\r\nSiamo anche tornati a Panama, questa volta con David Lifodi, redattore de \"La Bottega del Barbieri\". Abbiamo di nuovo rivolto la prua verso il Canale, perché ci sembrava che la quantità di motivi di scontro \u003Cmark>e\u003C/mark> la serie di interessi planetari che passano da quella via di comunicazione che va prosciugandosi sia tale che vede tutte le grandi potenze impegnate: la Cina \u003Cmark>lascia\u003C/mark> il controllo dei porti, Trump pretende di annettersi il paese che tanto ha lottato per l'indipendenza, un presidente traditore che svende il paese agli americani, che dispiegheranno truppe di nuovo lungo il Canale, \u003Cmark>e\u003C/mark> alla Chiquita, che impone licenziamenti \u003Cmark>e\u003C/mark> dimezzamenti salariali \u003Cmark>e\u003C/mark> pensionistici (i lavoratori andrebbero in pensione con il 30% del loro stipendio – ora sarebbe con il 60%). I tumulti in piazza sono scoppiati, la repressione \u003Cmark>è\u003C/mark> stata feroce.\r\n\u003Cmark>E\u003C/mark> sulla scorta di questa ondata di lotte di piazza mesoamericane abbiamo sentito l'impulso di sentire ancora una volta Tatjana Djordjevic per documentare la svolta del Movimento serbo contro Vucic: stavolta la posizione si \u003Cmark>è\u003C/mark> più politicizzata \u003Cmark>e\u003C/mark> chiede dimissioni, si contrappone al rifiuto di rispondere dell'apparato di potere, forse perdendo l'anima movimentista, fresca \u003Cmark>e\u003C/mark> irridente, probabilmente per l'infiltrazione di elementi organizzati.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nPiergiorgio Pescali, ingegnere nucleare che svolge i controlli per conto dell’Aiea, durante la guerra dei 12 giorni svolgeva il suo compito a Teheran \u003Cmark>e\u003C/mark> ci ha restituito alcune impressioni sulla società iraniana coinvolta nel conflitto, reazioni \u003Cmark>e\u003C/mark> speranze scaturite dalla situazione, ma soprattutto ci ha fatto il quadro preciso dello stato dell’arte tecnologico da esperto che ha conosciuto buona parte degli scienziati uccisi dall’Idf, colleghi preparati \u003Cmark>e\u003C/mark> che hanno sempre ribadito l’intento non militare del loro lavoro. Pescali non nasconde che i risultati dell’attività delle centrali iraniane esulassero dagli accordi sull’arricchimento dell’uranio – ma comunque i persiani non hanno accesso al plutonio, indispensabile per dotarsi di una bomba che possa fare da deterrente – \u003Cmark>e\u003C/mark> che l’Aiea dovesse riferire, sicuramente il pericolo non legittimava la reazione assassina del governo di Netanyahu: eliminare gli scienziati \u003Cmark>e\u003C/mark> decapitare i comandi militari indebolisce la società iraniana ma la \u003Cmark>lascia\u003C/mark> in balia del regime confessionale non più in grado di contrastare le mire sioniste, ma ancora più feroce nel controllo interno.\r\nPeraltro, se si analizza la questione con gli occhiali dello scienziato informato di prima mano, il pericolo della dotazione nucleare iraniana sarebbe potenzialmente a tal punto risibile rispetto alla potenza nucleare israeliana che appare evidente che sia stato tutto un teatrino pretestuoso il putiferio luttuoso combinato dai potenti, inscenato per rafforzare il singolo potere interno sulla pelle dei morti civili, anche di valenti scienziati, menti sottratte alla comunità. Infatti dopo quei 12 giorni di guerra non \u003Cmark>è\u003C/mark> cambiato nulla: l’Iran non ha stracciato la firma dal Trattato sulla non proliferazione nucleare (che Israele non ha mai preso in considerazione nella sua consueta impunità), gli Usa continuano nell’ambiguità del sostegno acritico a Israele \u003Cmark>e\u003C/mark> a contrastare l’espansione cinese, Tel Aviv insiste a sfruttare la superiorità bellica per rintuzzare la potenza della Mezzaluna sciita. Il resto \u003Cmark>è\u003C/mark> show-war innescato da pretesti conflittuali per rendere accettabile la trasformazione del Sudovest asiatico.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/scene-di-guerra-spettacolari-per-ridisegnare-il-medio-oriente-raccontando-favole-nucleari--66873848\r\n\r\ni precedenti episodi relativi alla Repubblica islamica si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/OneWayNukeProliferation.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nSono due mesi che si assiste a proteste incessanti che coinvolgono diversi settori della società panamense , le proteste godono di un ampio sostegno popolare ed \u003Cmark>è\u003C/mark> per questo che il governo ha iniziato ad aumentare la repressione.\r\nLe mobilitazioni che si stanno svolgendo in varie parti del paese sono contro la riforma del sistema pensionistico, la riapertura della miniera Cobre Panamá, i bacini idrici multifunzionali del canale interoceanico \u003Cmark>e\u003C/mark> l'accordo di intesa firmato da Panama con gli Stati Uniti.\r\nIl governo intende decapitare il movimento, criminalizzando \u003Cmark>e\u003C/mark> perseguendo penalmente i principali dirigenti sindacali \u003Cmark>e\u003C/mark> minacciando gli scioperanti . La verità \u003Cmark>è\u003C/mark> che ci troviamo di fronte a una dittatura in abiti civili, che gode del sostegno degli Stati Uniti \u003Cmark>e\u003C/mark> risponde al malcontento sociale con la repressione indiscriminata.\r\nNonostante lo stato d’assedio, la crescita delle proteste nella cosiddetta zona bananera, dove l’impresa Chiquita Panamá ha licenziato più di cinquemila lavoratori , ha incrementato la rivolta sociale contro il presidente Mulino, giunto al potere nel 2024 grazie al sostegno della borghesia panamense \u003Cmark>e\u003C/mark> del grande capitale \u003Cmark>e\u003C/mark> che era riuscito a guadagnarsi l’appoggio popolare intercettando l’elettorato ultraconservatore deluso dal neoliberista Martinelli, alla guida del paese tra il 2009 \u003Cmark>e\u003C/mark> il 2014 prima di essere travolto da una serie di scandali legati alla corruzione.\r\nIn un paese di poco più di 4 milioni di abitanti i primi a scendere in lotta, il 23 aprile scorso, sono stati i docenti. Successivamente, a far sentire la propria voce, sono stati lavoratori delle bananeras, i sindacati, a partire dal Suntracs (Sindicato Único Nacional de Trabajadores de la Construcción y Similares) \u003Cmark>e\u003C/mark> gli studenti, tutti riuniti sotto le insegne del collettivo Alianza Pueblo Unido por la Vida che, fin dall’inizio, ha definito quella di Mulino come un’”offensiva neoconservatrice \u003Cmark>e\u003C/mark> neocolonialista”.\r\n\r\nNe parliamo con David Lifodi attento osservatore della realtà latinoamericana.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/panama-s-incrociano-le-rivendicazioni-popolari-mentre-e-in-corso-la-contesa-per-il-controllo-del-canale--66875972\r\n\r\nQui trovate la serie dedicata al mondo latinoamericano\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/BASTIONI-03072025-PANAMA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nQuando ormai sembrava che le proteste stessero per sgonfiarsi \u003Cmark>e\u003C/mark> che neanche gli studenti avessero più la forza, a Belgrado si \u003Cmark>è\u003C/mark> svolta una grande manifestazione, segnando un altro punto di svolta nella mobilitazione di studenti \u003Cmark>e\u003C/mark> cittadini che si protrae ormai da mesi.\r\nTuttavia, sabato 28 giugno \u003Cmark>è\u003C/mark> diventato chiaro che la situazione \u003Cmark>è\u003C/mark> molto più complessa.\r\nNella storia della Serbia, questa data ha un significato importante, quasi mitico. La battaglia di Kosovo Polje si svolse il 28 giugno 1389, a Vidovdan (il giorno di San Vito) secondo il calendario gregoriano. A 636 anni di distanza, ancora si discute \u003Cmark>e\u003C/mark> ci si scontra sul significato di questo evento.\r\nPer la maggior parte dei cittadini serbi, questa \u003Cmark>è\u003C/mark> una delle date più significative della storia, il giorno in cui l’esercito serbo si oppose a quello ottomano, di gran lunga superiore, combatté eroicamente \u003Cmark>e\u003C/mark>, pur uscendo sconfitto, “salvò l'Europa”.\r\nPer altri – che restano in minoranza – Vidovdan \u003Cmark>è\u003C/mark> una ricorrenza da commemorare, ma non da celebrare, avendo spinto la Serbia in uno stato di prigionia \u003Cmark>e\u003C/mark> decadenza secolare. Per la destra, Vidovdan \u003Cmark>è\u003C/mark> un giorno sacro, per la sinistra una fonte di preoccupazione per le possibili recrudescenze nazionaliste \u003Cmark>e\u003C/mark> scioviniste.\r\nNegli ultimi trent’anni, Vidovdan ha assunto particolare rilevanza. A riportarlo in auge fu Slobodan Milošević.\r\nIl Kosovo \u003Cmark>è\u003C/mark> ancora uno dei punti nevralgici della società serba, tant’è che la stragrande maggioranza dei cittadini serbi continua a percepire il Kosovo come parte integrante della Serbia \u003Cmark>e\u003C/mark> a basare su questa convinzione le proprie opinioni politiche.\r\nQuesto il contesto in cui gli studenti hanno organizzato la grande manifestazione a Vidovdan. Stando alle stime in Piazza Slavija, a Belgrado, si sono radunate centoquarantamila persone. Altre fonti parlano anche di duecentomila manifestanti.\r\nIl salto di qualità del movimento studentesco, nato in seguito al crollo della pensilina della stazione di Novi Sad avvenuto il 1 novembre del 2024 \u003Cmark>e\u003C/mark> in cui persero la vita 15 persone, \u003Cmark>è\u003C/mark> evidente nella capillare mobilitazione che sta coinvolgendo ampi strati della società serba .Le rivendicazioni sono la richiesta di elezioni politiche anticipate \u003Cmark>e\u003C/mark> smantellare il cosiddetto Ćaciland, bastione del Partito \u003Cmark>progressista\u003C/mark> serbo (SNS) in centro a Belgrado, allestito dagli “studenti che vogliono tornare in aula”, che da mesi ormai blocca il traffico nella capitale.\r\nL'ampiamento della base sociale delle proteste ha portato a galla i residui del nazionalismo serbo che si sono visti in piazza Slavija dove sono intervenute personalità dall'evidente pedigree nazionalista .L'intossicazione nazionalista \u003Cmark>e\u003C/mark> la scelta di confrontarsi sul piano elettorale con Vucic rischiano di far scivolare il movimento verso la normalizzazione ,mentre rimane molto forte la mobilitazione \u003Cmark>e\u003C/mark> l'indignazione popolare contro il sistema di Vucic.\r\n\r\nNe parliamo con Tatjana Djordjevic corrispondente dall'Italia di vari media .\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/serbia-ombre-nazionaliste-sulla-protesta-degli-studenti-contro-vucic--66876127\r\n\r\nI precedenti interventi relativi al Movimento serbo \u003Cmark>e\u003C/mark> anche alle altre realtà balcaniche potete ascoltare si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/BASTIONI-03072025-SERBIA.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":182,"snippet":184,"value":185},[183],"È","LA FAVOLA DEL NUCLEARE IRANIANO \u003Cmark>È\u003C/mark> RACCONTATA DA SPECCHI SIONISTI DEFORMANTI","BASTIONI DI ORIONE 03/07/2025 - LA FAVOLA DEL NUCLEARE IRANIANO \u003Cmark>È\u003C/mark> RACCONTATA DA SPECCHI SIONISTI DEFORMANTI \u003Cmark>E\u003C/mark> CRIMINALI. 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