","Lanciano. Ennesima aggressione fascista.","post",1454592122,[61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/aggressione-fascista/","http://radioblackout.org/tag/antifascismo/","http://radioblackout.org/tag/casa-pound/","http://radioblackout.org/tag/lanciano/",[66,67,68,69],"aggressione fascista","antifascismo","casa pound","lanciano",{"post_content":71,"post_title":76,"tags":79},{"matched_tokens":72,"snippet":74,"value":75},[73],"Lanciano","si ritrovano al Cocoloco di \u003Cmark>Lanciano\u003C/mark> per l'annuale festa d'istituto. Ma","Venerdì 29 gennaio, gli studenti del De Titta si ritrovano al Cocoloco di \u003Cmark>Lanciano\u003C/mark> per l'annuale festa d'istituto. Ma una cosa salta subito all'occhio l'intero locale è stato agghindato con striscioni manifesti e bandiere di casapound, uno dei rappresentanti di istituto è iscritto a questa congrega di amici della polizia. Inoltre in sala erano presenti tutti i fascisti aderenti al movimento capitanati dal responsbile locale Nico Barone, insomma una banda di trentenni impuniti accorsi per spaventare dei ragazzi tra i 14 e i 18 anni. Chiaramente nessuno si è fatto spaventare e, anzi, da subito gli studenti hanno iniziato a pretendere che la banda di fascisti venisse allontanata e che la loro propaganda venisse rimossa. Da li il confronto è andato avanti tutta la sera. Fino a quando i vermi non hanno pensato bene di aggredire un ragazzo non ancora maggiorenne e pestarlo per poi darsi alla fuga per sfuggire alla reazione degli studenti. \"Sono indignata, è vergognoso, nessuno dovrebbe permettersi di fare incursione ad una festa di ragazzini e arrivare addirittura a picchiarne uno in nome di chissà quale ideologia politica\". Questa è la reazione di una madre. A lei fanno eco non solo altre numerose mamme ma anche gli stessi studenti del De Titta che sul loro blog d'istituto hanno espresso la loro indignazione condannando l'accaduto e chiedendo risposte.\r\naggressione fascista\r\n \r\n\r\n ",{"matched_tokens":77,"snippet":78,"value":78},[73],"\u003Cmark>Lanciano\u003C/mark>. Ennesima aggressione fascista.",[80,82,84,86],{"matched_tokens":81,"snippet":66},[],{"matched_tokens":83,"snippet":67},[],{"matched_tokens":85,"snippet":68},[],{"matched_tokens":87,"snippet":88},[69],"\u003Cmark>lanciano\u003C/mark>",[90,96,99],{"field":35,"indices":91,"matched_tokens":93,"snippets":95},[92],3,[94],[69],[88],{"field":97,"matched_tokens":98,"snippet":78,"value":78},"post_title",[73],{"field":100,"matched_tokens":101,"snippet":74,"value":75},"post_content",[73],578730123365712000,{"best_field_score":104,"best_field_weight":105,"fields_matched":92,"num_tokens_dropped":47,"score":106,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},"1108091339008",13,"578730123365711979",{"document":108,"highlight":141,"highlights":146,"text_match":149,"text_match_info":150},{"cat_link":109,"category":112,"comment_count":47,"id":114,"is_sticky":17,"permalink":115,"post_author":116,"post_content":117,"post_date":118,"post_excerpt":119,"post_id":114,"post_modified":120,"post_thumbnail":121,"post_thumbnail_html":122,"post_title":123,"post_type":58,"sort_by_date":124,"tag_links":125,"tags":135},[110,111],"https://radioblackout.org/category/altavisibilita/","https://radioblackout.org/category/informazione/",[113,46],"altavisibilita","100520","https://radioblackout.org/2025/09/aggiornamenti-dalla-global-sumud-flottilla-e-dalle-mobilitazioni-in-italia-per-la-palestina/","info2","Ieri sera l'ultimo aggiornamento dai canali della Global Sumud Flottilla riportava un avviso da parte di diversi governi di un probabile attacco israeliano, nei fatti la notte è passata con droni che hanno sorvolato continuativamente le imbarcazioni. \n\n\n\nNel frattempo Guido Crosetto decide di inviare una prima nave militare, la fregata Fasan, a tutela della flottiglia. Lo segue a ruota Pedro Sanchez, presidente del governo spagnolo, che annuncia la partenza della nave da guerra Furor dal porto di Cartagena prevista oggi. Questa mattina il Ministro della Difesa dichiara che una seconda nave della Marina militare italiana, la fregata lanciamissili Alpino, verrà inviata in eventuale soccorso e protezione.\n\n\n\nAbbiamo raggiunto ai nostri microfoni Ivan Grozny Compasso, giornalista e attivista della Flotilla a bordo della Luna Bark\n\n\n\nIvan Grozsny Compasso \n\n\n\nDopo lo sciopero di lunedì 22 settembre le mobilitazioni non si fermano e continua la pratica dello slogan \"Blocchiamo tutto!\". Ieri sera, a seguito dell'attacco di droni e spray urticante avvenuto tra martedì 23 e mercoledì 24 settembre, la GSM ha lanciato una chiamata a mobilitarsi in tutte le piazze del Paese. A Torino un corteo di diverse migliaia di persone ha invaso i binari della stazione Porta Susa, a Firenze cortei spontanei hanno bloccato la città, a Pisa è stata bloccata la stazione San Rossore, a Milano il giorno dopo un presidio che ha visto la presenza di oltre 400 persone sotto il carcere Beccaria per i due giovani minorenni arrestati in piazza lunedì di cui si attende oggi l'udienza, si è tenuta un'altra imponente manifestazione.\n\n\n\nTorino - occupazione stazione Porta Susa\n\n\n\nCi colleghiamo con Roma dove, a seguito della giornata di lunedì è stata occupata in maniera permanente la facoltà di Lettere in Sapienza, luogo da dove partono diverse iniziative, cortei spontanei, blocchi di questi giorni e dove ci si sta preparando verso la data di manifestazione nazionale del 4 ottobre a sostegno del popolo e della resistenza palestinese chiamata alle 14.30 con partenza da Porta San Paolo da API - Associazioni dei Palestinesi in Italia, Comunità Palestinese in Italia, GPI - Giovani Palestinesi d'Italia, Movimento Studenti Palestinesi in Italia, UDAP - Unione Democratica Arabo Palestinese\n\n\n\nCollettivo Zaum - Sapienza \n\n\n\n\n\n\n\nTra ieri e oggi da Livorno arriva la notizia della vittoria da parte di chi da lunedì ha occupato in presidio permanente il porto per rimandare indietro la nave SLNC Severn carica di armamenti diretti alla Base Nato di Camp Derby. In serata è stato occupato un edificio sfitto per continuare a presidiare e monitorare gli arrivi in porto. \n\n\n\nAzione Antifascista Livorno\n\n\n\nArriva in queste ore la notizia che la stessa nave è stata poi avvistata al largo del golfo della Spezia, da quasi 2 giorni non comunica la sua localizzazione. I collettivi e organizzazioni che si stanno mobilitando contro la \"SeaFuture\", fiera navale-militare che si terrà al porto di La Spezia in questi giorni lanciano l'allerta e lo stato di agitazione permanente. Viene diramata una chiamata a tutte e tutti le cittadine di convergere al Provveditorato (viale Italia 87) per il presidio delle ore 14:00.\n\n\n\n\n\n\n\nLo Stato di Agitazione permanente è stato infatti dichiarato dall'Unione Sindacale di Base che ha pubblicato un comunicato in cui si annuncia anche lo sciopero generale in caso di attacco alle imbarcazioni della Global Sumud Flottilla. \n\n\n\nDi seguito il comunicato \n\n\n\nCento piazze permanenti per Gaza\n\n\n\nDopo che Gaza è sotto assedio da due anni e continua il genocidio del popolo palestinese, questa notte è stato sferrato un nuovo pesante attacco alla Global Sumud Flotilla. Alcune imbarcazioni sono state danneggiate e la missione sta rischiando di essere compromessa. “Israele” attacca impunemente una missione umanitaria in acque internazionali, in spregio ad ogni norma e con una brutalità inaccettabile. Inoltre le imbarcazioni battevano bandiera italiana, inglese e polacca, quindi si tratta di fatto di un atto di guerra in piena regola anche nei confronti del nostro Paese. \n\n\n\nIl governo balbetta e stenta ad assumere una qualche iniziativa. Stanotte i bombardamenti sono continuati incessanti su Gaza, decine di persone sono già state massacrate all’alba di oggi, mentre il Governo coloniale sionista ha annunciato la chiusura del valico di Allenby con la Giordania, per strangolare e annettere la Cisgiordania. I nostri fratelli e le nostre sorelle che sono sulla Flotilla stanno mettendo a repentaglio la loro incolumità per rompere l'assedio e per supportare la liberazione del popolo palestinese. Noi che siamo l’equipaggio di terra dobbiamo entrare in azione contro il sionismo.\n\n\n\nProclamiamo lo stato di agitazione permanente e l’occupazione di cento piazze per Gaza. A partire da venerdì 26 settembre creiamo accampamenti permanenti in ogni città nelle grandi piazze. A Roma piazza dei Cinquecento, da dove è partito lo sciopero generale. A Genova nei pressi del valico 3, dove sono stati raccolti gli aiuti. Ogni territorio decida la sua piazza, facciamo dell’Italia una grande piazza per la Palestina.\n\n\n\nInvitiamo tutte le realtà che hanno dato vita alle mobilitazioni di questi giorni ad unirsi in piazza, con la Palestina nel cuore, a fianco della Flotilla, per Gaza, fermiamo Israele.\n\n\n\nVERSO LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 4 OTTOBRE A ROMA - PORTA SAN PAOLO 14:30\n\n\n\nIL SIONISMO SI FERMA CON LA RESISTENZA!\n\n\n\nUNIONE SINDACALE DI BASE - GLOBAL MOVEMENT FOR GAZA -MOVIMENTO STUDENTI PALESTINESI IN ITALIA – UDAP - GIOVANI PALESTINESI IN ITALIA - ASSOCIAZIONE DEI PALESTINESI IN ITALIA - COMUNITÀ PALESTINESE IN ITALIA\n\n\n\nEnzo Miccoli - Coordinamento USB di Torino \n\n\n\nAnche al Sud altri porti di mobilitano, in particolare a Taranto dove è giunta la notizia di una nave petroliera, la SEASAL VIA, in arrivo contenente 30mila tonnellate di greggio destinato all'aviazione militare israeliana. Immediatamente un presidio al porto e un corteo nell'area circostante hanno animato la serata e questa mattina giunge la notizia che la nave non attraccherà a Taranto. \n\n\n\n Con noi Raffaele Cataldi, lavoratore all'Ilva e autore di Malesangue, aggiorna sulla situazione e condivide alcune riflessioni sul territorio in questione e sull'opposizione alla guerra. \n\n\n\nRaffaele Cataldi","25 Settembre 2025","Ieri sera l'ultimo aggiornamento dai canali della Global Sumud Flottilla riportava un avviso da parte di diversi governi di un probabile attacco israeliano, nei fatti la notte è passata con droni che hanno sorvolato continuativamente le imbarcazioni.","2025-09-25 14:43:30","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/IMG_8929-1.jpg","\u003Cimg width=\"244\" height=\"300\" src=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/IMG_8929-1.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Aggiornamenti dalla Global Sumud Flottilla e dalle mobilitazioni in Italia per la Palestina",1758805955,[126,127,128,129,130,131,132,133,134],"https://radioblackout.org/tag/4-ottobre/","https://radioblackout.org/tag/global-sumud-flottilla/","https://radioblackout.org/tag/guido-crosetto/","https://radioblackout.org/tag/manifestazione-palestina/","https://radioblackout.org/tag/porto-livorno/","https://radioblackout.org/tag/roma/","https://radioblackout.org/tag/sciopero-generale/","https://radioblackout.org/tag/taranto/","https://radioblackout.org/tag/usb/",[26,136,32,34,30,137,138,139,140],"Global Sumud Flottilla","Roma","Sciopero Generale","Taranto","usb",{"post_content":142},{"matched_tokens":143,"snippet":144,"value":145},[69],"La Spezia in questi giorni \u003Cmark>lanciano\u003C/mark> l'allerta e lo stato di","Ieri sera l'ultimo aggiornamento dai canali della Global Sumud Flottilla riportava un avviso da parte di diversi governi di un probabile attacco israeliano, nei fatti la notte è passata con droni che hanno sorvolato continuativamente le imbarcazioni. \n\n\n\nNel frattempo Guido Crosetto decide di inviare una prima nave militare, la fregata Fasan, a tutela della flottiglia. 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Vi era scritto: “Siete voi dei professori, dei pedagoghi? No, siete dei miserabili funzionari e il vostro tempio del sapere è un commissariato di polizia; del resto, ne ha l’odore”\r\nQuesto l’incipit di un articolo di Francesco Migliaccio, uscito quest’estate su Monitor\r\nLo scorso anno Migliaccio ha raccolto articoli di giornale, testimonianze e immagini sugli interventi della polizia nelle scuole dell’area metropolitana.\r\nNe emerso un quadro da far west urbano, con gli sceriffi che entrano nelle scuole, prendono per il collo ragazzi e ragazze, lanciano i cani antidroga per le aule.\r\nNon solo.\r\nAgli insegnanti è esplicitamente richiesto di divenire parte dell’apparato di controllo di cui la polizia è solo l’ingranaggio più visibile.\r\nMigliaccio ha partecipato ad un corso di formazione per insegnanti, promosso dall’Ufficio scolastico regionale, dal titolo “Per una didattica di prevenzione di ogni forma di radicalizzazione violenta”. Il fine del corso era di “conoscere il fenomeno della radicalizzazione violenta e sviluppare competenze base per organizzare attività preventive”. Gli insegnanti dovrebbero osservare, segnalare, costruire rete con team di psicologi, assistenti sociali, islamisti, giuristi, psichiatri per un approccio “olistico” al problema. Poi se niente funziona dovrebbero avvertire la polizia. E il cerchio si chiude.\r\nPer fortuna per ora fanno i corsi, ma, in assenza di una legge, non possono rendere operativi i protocolli.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Migliaccio\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/2023-10-31-migliaccio-scuola-polizia.mp3\"][/audio]\r\nQui l’articolo su Monitor","31 Ottobre 2023","2023-10-31 17:08:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/16pg02af01-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"204\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/16pg02af01-300x204.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/16pg02af01-300x204.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/16pg02af01-1024x695.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/16pg02af01-768x521.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/16pg02af01.jpg 1170w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Scuola di polizia. 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Non a caso si tratta di due stati inventati dal colonialismo occidentale che ha snaturato gli equilibri locali, creando stati falliti anche nelle prospettive storiche che si sono evolute tra contraddizioni indotte e preminenza di culture – come di sette – minoritarie, fino a una frammentazione impossibile da comporre, soprattutto in un momento in cui ogni attore in commedia si trova a dover valutare orizzonti futuribili condizionati da variabili difficili da valutare, sia per risorse, sia per difficoltà finanziarie, sia per spregiudicatezza e dilettantismo... gli elementi sono molti per riuscire a orientarsi nelle molte mosse in atto. Scomposte, senza una prospettiva chiara e con le grandi potenze che tendono forse a ridurre la loro esposizione, pur continuando a tentare di spartirsi porzioni di territorio e di risorse.\r\n\r\nCi si trova in una fase in cui la tendenza è alla frammentazione e la debolezza di ogni protagonista consente contrapposizioni e alleanze tali da scomporre il quadro per ricostruirlo ogni volta ex novo. Ora in Yemen quelli che erano alleati delle forze filosaudite si sono smarcati e costituiscono un terzo polo, riconducibile agli emiratini, indebolendo la famiglia saudita nella contrapposizione con gli Houthi che sono sciiti non così ortodossi con gli iraniani, che comunque appoggiano strategicamente. Allo stesso modo la scatola di sabbia libica va assumendo sempre più la medesima parcellizzazione di potere su base tribale e di interessi geopolitici intrecciati alle spartizioni di risorse. Rimangono le divisioni e le contraddizioni tra luoghi: Aden e Tobruk, San'aa e Tripoli; montanari sciiti vs. sunniti dei grandi porti sul Mar Rosso, tribù sahariane e fratelli musulmani di Misurata, alleati di europei, a cui si contrappongono altre fazioni sunnite; cosiddette primavere arabe e interessi cinesi che si scontrano in territori disegnati non a caso a freddo dal colonialismo storico, i cui retaggi proseguono finora perché quei territori servono così, frammentati, irredentisti e senza un'anima unitaria.\r\n\r\nMassimo Campanini, islamista, storico del vicino oriente, docente, ha dischiuso per noi un percorso che consente di collocare la situazione yemenita e libica nel puzzle delle manovre locali e globali che interessano il Vicino Oriente, considerando crisi petrolifere, alleanze strategiche e condizionamenti etno-religiosi della regione, in cui le grandi potenze lanciano le loro sfide per controllare zone e risorse:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/2020_04_30_campanini-Libia-Yemen.mp3\"][/audio]\r\n\r\nGuasti neocoloniali in nazioni inventate dove portare guerre per procura","1 Maggio 2020","2020-05-01 01:33:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/yemen_stato-spartito-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/yemen_stato-spartito-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/yemen_stato-spartito-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/yemen_stato-spartito.jpg 700w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Stati coloniali falliti: mosaici libico e yemenita allo specchio",1588296638,[200,201,202],"http://radioblackout.org/tag/guerre-per-procura/","http://radioblackout.org/tag/libia/","http://radioblackout.org/tag/yemen/",[204,205,206],"guerre per procura","libia","yemen",{"post_content":208},{"matched_tokens":209,"snippet":210,"value":211},[69],"in cui le grandi potenze \u003Cmark>lanciano\u003C/mark> le loro sfide per controllare","Due dei pochi luoghi del pianeta in cui il covid19 rimane in secondo piano sono Yemen e Libia. Non a caso si tratta di due stati inventati dal colonialismo occidentale che ha snaturato gli equilibri locali, creando stati falliti anche nelle prospettive storiche che si sono evolute tra contraddizioni indotte e preminenza di culture – come di sette – minoritarie, fino a una frammentazione impossibile da comporre, soprattutto in un momento in cui ogni attore in commedia si trova a dover valutare orizzonti futuribili condizionati da variabili difficili da valutare, sia per risorse, sia per difficoltà finanziarie, sia per spregiudicatezza e dilettantismo... gli elementi sono molti per riuscire a orientarsi nelle molte mosse in atto. Scomposte, senza una prospettiva chiara e con le grandi potenze che tendono forse a ridurre la loro esposizione, pur continuando a tentare di spartirsi porzioni di territorio e di risorse.\r\n\r\nCi si trova in una fase in cui la tendenza è alla frammentazione e la debolezza di ogni protagonista consente contrapposizioni e alleanze tali da scomporre il quadro per ricostruirlo ogni volta ex novo. Ora in Yemen quelli che erano alleati delle forze filosaudite si sono smarcati e costituiscono un terzo polo, riconducibile agli emiratini, indebolendo la famiglia saudita nella contrapposizione con gli Houthi che sono sciiti non così ortodossi con gli iraniani, che comunque appoggiano strategicamente. Allo stesso modo la scatola di sabbia libica va assumendo sempre più la medesima parcellizzazione di potere su base tribale e di interessi geopolitici intrecciati alle spartizioni di risorse. Rimangono le divisioni e le contraddizioni tra luoghi: Aden e Tobruk, San'aa e Tripoli; montanari sciiti vs. sunniti dei grandi porti sul Mar Rosso, tribù sahariane e fratelli musulmani di Misurata, alleati di europei, a cui si contrappongono altre fazioni sunnite; cosiddette primavere arabe e interessi cinesi che si scontrano in territori disegnati non a caso a freddo dal colonialismo storico, i cui retaggi proseguono finora perché quei territori servono così, frammentati, irredentisti e senza un'anima unitaria.\r\n\r\nMassimo Campanini, islamista, storico del vicino oriente, docente, ha dischiuso per noi un percorso che consente di collocare la situazione yemenita e libica nel puzzle delle manovre locali e globali che interessano il Vicino Oriente, considerando crisi petrolifere, alleanze strategiche e condizionamenti etno-religiosi della regione, in cui le grandi potenze \u003Cmark>lanciano\u003C/mark> le loro sfide per controllare zone e risorse:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/2020_04_30_campanini-Libia-Yemen.mp3\"][/audio]\r\n\r\nGuasti neocoloniali in nazioni inventate dove portare guerre per procura",[213],{"field":100,"matched_tokens":214,"snippet":210,"value":211},[69],{"best_field_score":151,"best_field_weight":152,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":153,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},{"document":217,"highlight":241,"highlights":246,"text_match":149,"text_match_info":249},{"cat_link":218,"category":219,"comment_count":47,"id":220,"is_sticky":47,"permalink":221,"post_author":50,"post_content":222,"post_date":223,"post_excerpt":53,"post_id":220,"post_modified":224,"post_thumbnail":225,"post_thumbnail_html":226,"post_title":227,"post_type":58,"sort_by_date":228,"tag_links":229,"tags":235},[44],[46],"59779","http://radioblackout.org/2020/04/il-diluvio-universale-di-petrolio/","Per il petrolio non c'è più spazio. E non si intenda che ora di abbandonare il fossile come principale fonte energetica nel globo, tutt'altro. Mentre le grandi aziende dell'automobile lanciano grandi proclami sui motori elettrici, per immaginare nuovi scenari dopo il coronavirus, diventa allo stesso tempo difficile immaginare un mondo che faccia a meno del fossile fossile come ora che il costo è ai minimi storici. A terminare è infatti la disponibilità di stoccaggio nei vari siti, al punto che l'ipotesi di interrompere l'estrazione sarebbe un'ipotesi al momento neanche troppo remota. \r\nLa soglia dei 10 dollari al barile è oramai prossima, ed è importante ricordare che i costi di estrazione per ogni singolo barile permangono intorno ai 60. Non soprende che siano tante le petroliere, le più battenti bandiera a stelle e strisce, ancorate al largo dei giacimenti per mettere da parte quanto più petrolio possibile, per rimpinzare i propri magazzini. \r\n\r\n\r\n\r\n\r\nDal punto di vista economico la saudita Aramco, la più grande compagnia di idrocarburi al mondo con una valutazione patrimoniale da oltre 2000 miliardi di dollari, corre ai ripari, anche per non danneggiare eccessivamente il suo titolo sbarcato in borsa in tempi recenti, entrando a gamba tesa nelle quote di Eni, Equinor, Shell e Total, ovvero le più grandi compagnie petrolifere europee.\r\n\r\n\r\nL'intervento molto informato e la sottile analisi del momento è di Enrico Duranti, militante No Triv di Crema:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/2020_04_23_meno-barili-al-giorno.mp3\"][/audio]\r\nNeanche questo tracollo consentirà di abbandonare il fossile?","24 Aprile 2020","2020-04-24 13:39:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/oil-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/oil-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/oil-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/oil-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/oil-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/oil.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Il diluvio universale... di petrolio",1587735556,[230,231,232,233,234],"http://radioblackout.org/tag/aramco/","http://radioblackout.org/tag/crisi-del-petrolio/","http://radioblackout.org/tag/gazprom/","http://radioblackout.org/tag/opec/","http://radioblackout.org/tag/shale/",[236,237,238,239,240],"Aramco","crisi del petrolio","gazprom","Opec","shale",{"post_content":242},{"matched_tokens":243,"snippet":244,"value":245},[69],"Mentre le grandi aziende dell'automobile \u003Cmark>lanciano\u003C/mark> grandi proclami sui motori elettrici,","Per il petrolio non c'è più spazio. E non si intenda che ora di abbandonare il fossile come principale fonte energetica nel globo, tutt'altro. Mentre le grandi aziende dell'automobile \u003Cmark>lanciano\u003C/mark> grandi proclami sui motori elettrici, per immaginare nuovi scenari dopo il coronavirus, diventa allo stesso tempo difficile immaginare un mondo che faccia a meno del fossile fossile come ora che il costo è ai minimi storici. A terminare è infatti la disponibilità di stoccaggio nei vari siti, al punto che l'ipotesi di interrompere l'estrazione sarebbe un'ipotesi al momento neanche troppo remota. \r\nLa soglia dei 10 dollari al barile è oramai prossima, ed è importante ricordare che i costi di estrazione per ogni singolo barile permangono intorno ai 60. 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Tutto diventa riconducibile a una sorta di risiko geopolitico fondato su oleodotti e controlli territoriali, spostamenti di mezzi navali ed eserciti legati al fabbisogno della società regolata dal capitale.\r\n\r\nSabato 5 maggio dalla stazione Centrale di Milano si muoverà un corteo contro tutto ciò a partire dalle 15, terminando in via Imbonati. Ne abbiamo parlato con Silvia, che ci ha anche accenanto a uno spezzone più legato agli aspetti affrontati dalle donne migranti infilate con i loro corpi in questo tritacarne del dio Idrocarburo, ecco cosa ci ha raccontato:\r\n\r\nManif vs Eni devastante\r\n\r\nDi seguito il volntino di indizione:\r\n\r\n\r\nAttacchiamo i padroni (prima gli italiani)\r\n\r\nGuerra all’esterno e militarizzazione della società segnano sempre di più il nostro presente. Per mantenere pacificate le “retrovie” mentre governi e multinazionali si lanciano nel saccheggio dell’Africa come prolungamento della loro concorrenza in Europa, i padroni soffiano sul vento razzista della guerra fra poveri. Vento che alimenta la proliferazione dei gruppi neofascisti, sempre più legittimati e protetti.\r\n\r\n\r\nIl governo italiano finanzia i campi di concentramento in Libia e le milizie che li gestiscono, l’ENI e le altre imprese di bandiera cercano di preservare e allargare i loro affari, ricorrendo a qualunque signoria della guerra locale, jihadisti compresi. Intanto il capitale locale, con l’individuazione di nuove sacche di gas, riapre scenari con Paesi direttamente coinvolti nella guerra di Siria, facendo presagire un ruolo ancor più incisivo della Turchia nel contenimento dei profughi, nonché di Israele come cane da guardia del Mediterraneo.\r\nLa manodopera di emigrati provenienti da terre depredate assicura un esercito di lavoratori e lavoratrici sotto ricatto e terrore, garantisce profitti a basso costo e rende possibile assoggettare anche i proletari indigeni a condizioni di vita sempre più precarie.\r\n\r\nIl razzismo di Stato afferma apertamente che per salvare la democraziabisogna rinchiudere i migranti a casa loro (eccezion fatta per quelli da selezionare per il capitalismo nostrano).\r\nMentre la politica internazionale di rapina sversa anche qui i suoi prodotti, dallo sfruttamento alle devastazioni ambientali (vedi TAP), in Niger si allarga il conflitto sociale contro le missioni occidentali.\r\n\r\nÈ sempre più urgente confrontarci sul tempo che fa, rilanciare la pratica della solidarietà internazionalista e schierarsi con le ragioni di chi lotta contro il colonialismo italiano.\r\n\r\nPer questo invitiamo tutte e tutti coloro che vogliono riaprire il conflitto sociale fuori e contro ogni compatibilità istituzionale, a due iniziative che si terranno a Milano.\r\n ","4 Maggio 2018","2018-05-07 12:55:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/assassini-pieni-di-merda-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"202\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/assassini-pieni-di-merda-300x202.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/assassini-pieni-di-merda-300x202.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/assassini-pieni-di-merda.jpg 489w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Eni & soci: devastazione di territori, tratta di persone e saccheggio di risorse",1525456006,[264,265,266,267,268,269,270],"http://radioblackout.org/tag/campi-di-concentramento/","http://radioblackout.org/tag/descalzi/","http://radioblackout.org/tag/devastazione/","http://radioblackout.org/tag/eni/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/oleodotti/","http://radioblackout.org/tag/tratta/",[272,273,274,275,276,277,278],"campi di concentramento","descalzi","devastazione","ENI","migranti","oleodotti","tratta",{"post_content":280},{"matched_tokens":281,"snippet":282,"value":283},[69],"mentre governi e multinazionali si \u003Cmark>lanciano\u003C/mark> nel saccheggio dell’Africa come prolungamento","Non solo Eni, ma (come titola il volantino di indizione della manifestazione) “prima gli italiani”, quelli responsabili di feroci deportazioni nel deserto, di mantenere campi di contenimento nel deserto, sovvenzionano missioni poliziesche e lobbizzano le missioni Onu a difesa di interessi e strade attraverso cui transitano droga, genti sradicate dagli interessi, dalla distruzione dell'ambiente e dalle stesse guerre scatenate dalle multinazionali dell'energia in un coacervo di interessi, centri nevraglici da difendere e istituire; usi impropri di religioni, diisioni etniche e milizie. 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Oltre alla documentazione delle mattanze di civili, sono arrivate notizie anche di una imponente carovana composta da membri del Fronte al-Nusra, di al-Qaeda, dell'ISIS e dell'SNA dirette nelle aree dove sono maggiormente concentrare le comunità di fede nusayri-alawita.\r\n\r\nI massacri continuano anche ora mentre stiamo registrando, nella sera del nove marzo, e l'Osservatorio Siriano per i diritti umani conta ormai centinaia di civili alawiti uccisi nella regione costiera dalle cosìddette forze di sicurezza e dai gruppi alleati tramite esecuzioni seguite da saccheggi e distruzione delle proprietà. L'accusa che pare muovere queste operazioni è quella di presunta fedeltà al regime caduto di Assad, le cui tecniche di guerra vengono ora replicate dalle milizie di HTS che lanciano indiscriminatamente esplosivi dagli elicotteri, come le forze di Bashar Assad facevano a inizio della guerra.\r\n\r\nGià dalla prima mattina si sono tenute proteste di parte della popolazione delle principali aree costiere, in particolare in prossimità delle basi russe ancora presenti sul territorio, per chiedere l'intervento dell'esercito contro le bande assassine di al Jolani e dello stato fascista turco che hanno ripreso questi massacri. non si tratta tuttavia di una risposta limitata alla situazione di queste notti, perchè già nei giorni precedenti in diverse aree della Siria si erano formate proteste simili contro il governo di transizione e l'attuale processo costituente.\r\n\r\nE' inoltre delle ultime ore di questa giornata la notizia che le forze fedeli all'amministrazione di Damasco hanno attaccato il checkpoint nel quartiere Shex Meqsoud di Aleppo, che è fin ora autoamministrato e protetto dalle forza di difesa democratiche, le SDF. L'azione ha lasciato feriti diversi membri dell'ordine pubblico e alcuni cittadini, senza tuttavia avere altre conseguenze.\r\n\r\nAnche nella regione di Zap, nel Basur, il Kurdistan iracheno, i bombardamenti sulle montagne della guerrilla che riportavamo la scorsa settimana ancora continuano ed è importante sottolineare come questo accada anche nonostante la dichiarazione di cessate il fuoco del PKK, che chiaramente deve mantenere la possibilità di autodifesa in caso di attacchi.\r\n\r\n“Salutiamo tutte le donne che hanno resistito a ogni tipo di molestia, tortura e violenza fin dall'inizio della storia, che con la loro resistenza si sono guadagnate un posto nella memoria sociale e che sono motivo di orgoglio.\" - Inizia così il messaggio del Comando Generale delle YPJ per la Giornata Internazionale della donna lavoratrice. \" \r\n\r\nSi ricordano le martiri cadute resistendo, si riportano vivi i nomi delle antenate che con le loro vite hanno contribuito a tessere la storia della libertà, con un discorso che ancora una volta tiene insieme il presente di guerra, la tensione al futuro libero e il passato come elemento che, come cosa viva, può infondere la propria linfa nutriente alle donne che lottano in questi nostri giorni. \r\n\r\nSi legge: \"La cultura della resistenza dell'8 marzo continua ancora oggi nella Siria settentrionale e orientale sotto la guida delle YPJ. Le donne difendono se stesse e le loro società con sacrificio, eroismo e resilienza senza precedenti in tutti gli ambiti della vita. Migliaia di belle anime combatterono eroicamente in queste terre e furono martirizzate nella lotta per la libertà. Donne provenienti da tutto il mondo e dal Kurdistan si sono riversate nella rivoluzione e hanno scritto poemi epici con il loro coraggio. (...) Ancora una volta, persone di tutte le fedi, gruppi etnici e colori si abbracciarono e furono testimoni di questa lotta storica. Questa lotta sarà coronata dalla vittoria con la fede, la conoscenza, la volontà e il potere delle donne.\"\r\n\r\n Riguardo all'appello del leader Apo di cui abbiamo parlato la scorsa settimana le compagne riportano il grande entusiasmo che ha suscitato nel popolo e in particolare nelle donne, che ne hanno tratto forza rinnovata anche per affrontare un otto marzo di celebrazioni e lotta. \"Riteniamo - scrivono - che la chiamata di Leader APO sia significativa e preziosa. Seguiamo da vicino le discussioni odierne sulla soluzione del problema curdo. Oggi lo Stato turco mostra il suo atteggiamento nei confronti del processo con i suoi intensi attacchi alla diga di Tishrin e al ponte Qereqozax. \r\n\r\nLa Siria ha vissuto grandi dolori e sofferenze negli ultimi 14 anni. Questi dolori sociali non possono essere risolti da HTS e dal suo leader al Jolani. Il governo stabilito a Damasco non può risolvere i problemi con la mentalità jihadista e salafita, Non può eliminare 14 anni di distruzione e dolore. Gli oppositori di questa amministrazione sono oggi sottoposti ad attacchi sistematici, violenze e genocidi in tutta la Siria. I drusi sono soggetti a oppressione e attacchi, gli aleviti sono soggetti a genocidio, il popolo curdo viene negato. Anche il popolo arabo rimane senza volontà e opzioni. Una mentalità che costringa tutti a tacere e a sottomettersi all'oppressione non può risolvere i problemi o salvarsi dalla sorte toccata al regime di Baath. Pertanto, coloro che adottano lo stesso percorso e metodo, finiranno come la fine del regime di Baath.\"\r\n\r\n \r\n\r\n La rivoluzione del Rojava è prima di tutto la rivoluzione delle donne, una rivoluzione della società. L'8 marzo, Giornata Internazionale della Donna è una data che per sua stessa storia è una data socialista: nel 1917, l'8 marzo apriva le porte alla rivoluzione russa, con le donne scese in strada per protestare per le istanze più semplici eppure più radicali: il pane e la pace. Anche a Torino nell'agosto del 1917 saranno le donne a scendere in piazza per prime contro la guerra e non è un caso che siano proprio le donne a sentire con più forza l'urgenza del momento, in quanto storicamente incarnano il lavoro riproduttivo e sono coloro che permettono a tutta la vita della società di scorrere e di intrecciarsi. Questo anche la rivoluzione del Rojava lo sa ed è infatti in occasione delle celebrazioni dell'otto marzo del 1998 che il leader Ocalan ha invitato le compagne a teorizzare e rendere strategia rivoluzionaria l'ideologia di liberazione della donna. Dove tutti i socialismi precedenti hanno fallito, lì le donne del Rojava hanno posto le basi profonde per una vita libera in primis dal patriarcato, unendo alla lotta di classe quella di genere. \r\n\r\nL'auto-organizzazione delle donne era iniziata nella guerriglia nel 1993, ma è dal congresso del 1995 che anche per il PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, il cui presidente è tutt'ora Abdullah Ocalan, diventa una necessità ineludibile dell'organizzazione rivoluzionaria. Successivamente, il primo Congresso di liberazione delle donne curde, avvenuto qualche mese dopo, e spesso definito come la “prima conferenza nazionale delle donne”, ha permesso alle donne di diverse aree di discutere i loro problemi, di criticare e autocriticarsi, di definire principi, stili organizzativi e meccanismi decisionali, creando anche la prima organizzazione femminile autonoma e separata. \r\n\r\nAnche per quanto riguarda l'esercito di difesa delle donne si sono fatte profonde analisi, decretando che dovesse essere qualcosa di radicalmente nuovo, di qualitativamente diverso dagli eserciti militaristi e colonialisti, così le donne guerrigliere hanno prodotto profonde ricerche sulla partecipazione femminile alle lotte socialiste e di liberazione nazionale in America Centrale e Latina, in Cina, in Vietnam, Algeria, Palestina, Germania, Irlanda e Paesi Baschi. Constatata, anche nelle più rosse lotte di liberazione nazionale, la mancanza di profonde analisi delle dinamiche del patriarcato e delle sue intersezioni - diremmo oggi - con le altre forme di oppressione, hanno compreso che per abolire sistemi di oppressione così complessi da ingabbiare tutte le sfere della vita, bisognava partire dalla forma più antica di violenza: il patriarcato.\r\n\r\n \r\n\r\nUccidere e trasformare la mascolinità dominante è il principio primario del socialismo nella prospettiva di Abdullah Ocalan e del movimento per la libertà, per cui conoscere le radici storiche che hanno reso la donna la prima colonia è essenziale per comprendere la radicalità del lavoro, anche in forma di autocritica, che è necessario fare per la rivoluzione. ed è anche di questo infatti che parla il messaggio arrivato questo sabato dal carcere di Imrali, un messaggio di speranza e di affetto rivolto alle compagne e alle donne in lotta firmato da Abdullah Ocalan.\r\n\r\nRipercorrendo la storia del patriarcato fino alle sue radici più lontane, risalenti a circa 5000 anni fa, Ocalan mette in luce in particolare da un lato il suo carattere sistemico, dall'altro il fatto che si tratti di una mentalità cresciuta insieme alla mentalità delle religioni monoteiste e alle prime forme di città-stato. Per opporsi a ciò, è dunque fondamentale che le donne abbiano consapevolezza d'essere il soggetto sociale che più ha possibilità di far vivere una vera e propria cultura della libertà e che il resto della società, e in particolare gli uomini socialisti, si questionino in maniera radicale su se e come sono in grado di rapportarsi democraticamente con le donne. Scrive infatti: \"Il socialismo può essere raggiunto solo attraverso la libertà delle donne. Senza la libertà delle donne non si può essere socialisti. Il socialismo non si può realizzare. Senza democrazia, non ci può essere socialismo. La mia prima prova di socialismo si è resa evidente nel modo in cui parlavo alle donne. Una persona che non sa come parlare a una donna non può essere un socialista. Per un uomo, diventare socialista dipende dal modo in cui si relaziona con le donne.\"\r\n\r\nOcalan continua \"La rinascita che avverrà è molto importante. Le donne non devono essere considerate solo biologicamente, ma anche socialmente, culturalmente e storicamente. Come dice Simone De Beauvoir, non si nasce donna, si diventa donna.\"\r\n\r\n e conclude con \"Il problema delle donne è ancora più profondo del problema curdo. Il problema delle donne è ancora più centrale del problema curdo. Abbiamo ottenuto solo piccoli miglioramenti in questo senso. La cultura della guerra e del conflitto è diretta principalmente contro le donne. La distruzione di questa cultura è la forza trainante della nostra lotta.\r\nLo spirito di questo periodo è la politica democratica e il linguaggio è quello della pace. L'Appello per la pace e la società democratica è allo stesso tempo un Rinascimento per le donne. Saluto le donne che credono nella vita comune e ascoltano il mio appello con l'amore di Mem e Zîn e Dervish Evde, e festeggio l'8 marzo, Giornata internazionale delle donne lavoratrici.\"\r\n\r\nLa nostra vendetta sarà la rivoluzione delle donne - è uno degli slogan che da questa rivoluzione ci giungono come invito e che sabato spiccava su alcuni cartelli anche nelle nostre piazze.\r\n\r\n \r\n\r\nQui la canzone utilizzata nel podcast!","11 Marzo 2025","2025-03-11 14:25:38","Otto marzo: giornata internazionale della donna lavoratrice. Aggiornamento dalla campagna Defend Rojava","podcast",1741703010,[],[],{"post_content":323},{"matched_tokens":324,"snippet":325,"value":326},[69],"dalle milizie di HTS che \u003Cmark>lanciano\u003C/mark> indiscriminatamente esplosivi dagli elicotteri, come","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/podcast-dr-9-.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[Dawnload]\r\n\r\n È della notte tra il 6 e il 7 marzo la notizia del trasferimento di un imponente convoglio di mezzi militari turchi che dalla Turchia sono arrivati a Idlib, poi Manbij e infine verso Tishrin, dove sulla diga è ancora attiva la resistenza popolare, anche se i bombardamenti non cessano.\r\n\r\nSono state ore di pesanti massacri lungo le coste siriane ad opera di HTS i cui miliziani non mancano di documentare con foto e video l'uso di patch dell'ISIS sulle divise, intanto che operano violenza con la partecipazione di bande fondamentaliste di gruppi diversi. Oltre alla documentazione delle mattanze di civili, sono arrivate notizie anche di una imponente carovana composta da membri del Fronte al-Nusra, di al-Qaeda, dell'ISIS e dell'SNA dirette nelle aree dove sono maggiormente concentrare le comunità di fede nusayri-alawita.\r\n\r\nI massacri continuano anche ora mentre stiamo registrando, nella sera del nove marzo, e l'Osservatorio Siriano per i diritti umani conta ormai centinaia di civili alawiti uccisi nella regione costiera dalle cosìddette forze di sicurezza e dai gruppi alleati tramite esecuzioni seguite da saccheggi e distruzione delle proprietà. L'accusa che pare muovere queste operazioni è quella di presunta fedeltà al regime caduto di Assad, le cui tecniche di guerra vengono ora replicate dalle milizie di HTS che \u003Cmark>lanciano\u003C/mark> indiscriminatamente esplosivi dagli elicotteri, come le forze di Bashar Assad facevano a inizio della guerra.\r\n\r\nGià dalla prima mattina si sono tenute proteste di parte della popolazione delle principali aree costiere, in particolare in prossimità delle basi russe ancora presenti sul territorio, per chiedere l'intervento dell'esercito contro le bande assassine di al Jolani e dello stato fascista turco che hanno ripreso questi massacri. non si tratta tuttavia di una risposta limitata alla situazione di queste notti, perchè già nei giorni precedenti in diverse aree della Siria si erano formate proteste simili contro il governo di transizione e l'attuale processo costituente.\r\n\r\nE' inoltre delle ultime ore di questa giornata la notizia che le forze fedeli all'amministrazione di Damasco hanno attaccato il checkpoint nel quartiere Shex Meqsoud di Aleppo, che è fin ora autoamministrato e protetto dalle forza di difesa democratiche, le SDF. L'azione ha lasciato feriti diversi membri dell'ordine pubblico e alcuni cittadini, senza tuttavia avere altre conseguenze.\r\n\r\nAnche nella regione di Zap, nel Basur, il Kurdistan iracheno, i bombardamenti sulle montagne della guerrilla che riportavamo la scorsa settimana ancora continuano ed è importante sottolineare come questo accada anche nonostante la dichiarazione di cessate il fuoco del PKK, che chiaramente deve mantenere la possibilità di autodifesa in caso di attacchi.\r\n\r\n“Salutiamo tutte le donne che hanno resistito a ogni tipo di molestia, tortura e violenza fin dall'inizio della storia, che con la loro resistenza si sono guadagnate un posto nella memoria sociale e che sono motivo di orgoglio.\" - Inizia così il messaggio del Comando Generale delle YPJ per la Giornata Internazionale della donna lavoratrice. \" \r\n\r\nSi ricordano le martiri cadute resistendo, si riportano vivi i nomi delle antenate che con le loro vite hanno contribuito a tessere la storia della libertà, con un discorso che ancora una volta tiene insieme il presente di guerra, la tensione al futuro libero e il passato come elemento che, come cosa viva, può infondere la propria linfa nutriente alle donne che lottano in questi nostri giorni. \r\n\r\nSi legge: \"La cultura della resistenza dell'8 marzo continua ancora oggi nella Siria settentrionale e orientale sotto la guida delle YPJ. Le donne difendono se stesse e le loro società con sacrificio, eroismo e resilienza senza precedenti in tutti gli ambiti della vita. Migliaia di belle anime combatterono eroicamente in queste terre e furono martirizzate nella lotta per la libertà. Donne provenienti da tutto il mondo e dal Kurdistan si sono riversate nella rivoluzione e hanno scritto poemi epici con il loro coraggio. (...) Ancora una volta, persone di tutte le fedi, gruppi etnici e colori si abbracciarono e furono testimoni di questa lotta storica. Questa lotta sarà coronata dalla vittoria con la fede, la conoscenza, la volontà e il potere delle donne.\"\r\n\r\n Riguardo all'appello del leader Apo di cui abbiamo parlato la scorsa settimana le compagne riportano il grande entusiasmo che ha suscitato nel popolo e in particolare nelle donne, che ne hanno tratto forza rinnovata anche per affrontare un otto marzo di celebrazioni e lotta. \"Riteniamo - scrivono - che la chiamata di Leader APO sia significativa e preziosa. Seguiamo da vicino le discussioni odierne sulla soluzione del problema curdo. Oggi lo Stato turco mostra il suo atteggiamento nei confronti del processo con i suoi intensi attacchi alla diga di Tishrin e al ponte Qereqozax. \r\n\r\nLa Siria ha vissuto grandi dolori e sofferenze negli ultimi 14 anni. Questi dolori sociali non possono essere risolti da HTS e dal suo leader al Jolani. Il governo stabilito a Damasco non può risolvere i problemi con la mentalità jihadista e salafita, Non può eliminare 14 anni di distruzione e dolore. Gli oppositori di questa amministrazione sono oggi sottoposti ad attacchi sistematici, violenze e genocidi in tutta la Siria. I drusi sono soggetti a oppressione e attacchi, gli aleviti sono soggetti a genocidio, il popolo curdo viene negato. Anche il popolo arabo rimane senza volontà e opzioni. Una mentalità che costringa tutti a tacere e a sottomettersi all'oppressione non può risolvere i problemi o salvarsi dalla sorte toccata al regime di Baath. 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Questo anche la rivoluzione del Rojava lo sa ed è infatti in occasione delle celebrazioni dell'otto marzo del 1998 che il leader Ocalan ha invitato le compagne a teorizzare e rendere strategia rivoluzionaria l'ideologia di liberazione della donna. Dove tutti i socialismi precedenti hanno fallito, lì le donne del Rojava hanno posto le basi profonde per una vita libera in primis dal patriarcato, unendo alla lotta di classe quella di genere. \r\n\r\nL'auto-organizzazione delle donne era iniziata nella guerriglia nel 1993, ma è dal congresso del 1995 che anche per il PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, il cui presidente è tutt'ora Abdullah Ocalan, diventa una necessità ineludibile dell'organizzazione rivoluzionaria. Successivamente, il primo Congresso di liberazione delle donne curde, avvenuto qualche mese dopo, e spesso definito come la “prima conferenza nazionale delle donne”, ha permesso alle donne di diverse aree di discutere i loro problemi, di criticare e autocriticarsi, di definire principi, stili organizzativi e meccanismi decisionali, creando anche la prima organizzazione femminile autonoma e separata. \r\n\r\nAnche per quanto riguarda l'esercito di difesa delle donne si sono fatte profonde analisi, decretando che dovesse essere qualcosa di radicalmente nuovo, di qualitativamente diverso dagli eserciti militaristi e colonialisti, così le donne guerrigliere hanno prodotto profonde ricerche sulla partecipazione femminile alle lotte socialiste e di liberazione nazionale in America Centrale e Latina, in Cina, in Vietnam, Algeria, Palestina, Germania, Irlanda e Paesi Baschi. Constatata, anche nelle più rosse lotte di liberazione nazionale, la mancanza di profonde analisi delle dinamiche del patriarcato e delle sue intersezioni - diremmo oggi - con le altre forme di oppressione, hanno compreso che per abolire sistemi di oppressione così complessi da ingabbiare tutte le sfere della vita, bisognava partire dalla forma più antica di violenza: il patriarcato.\r\n\r\n \r\n\r\nUccidere e trasformare la mascolinità dominante è il principio primario del socialismo nella prospettiva di Abdullah Ocalan e del movimento per la libertà, per cui conoscere le radici storiche che hanno reso la donna la prima colonia è essenziale per comprendere la radicalità del lavoro, anche in forma di autocritica, che è necessario fare per la rivoluzione. ed è anche di questo infatti che parla il messaggio arrivato questo sabato dal carcere di Imrali, un messaggio di speranza e di affetto rivolto alle compagne e alle donne in lotta firmato da Abdullah Ocalan.\r\n\r\nRipercorrendo la storia del patriarcato fino alle sue radici più lontane, risalenti a circa 5000 anni fa, Ocalan mette in luce in particolare da un lato il suo carattere sistemico, dall'altro il fatto che si tratti di una mentalità cresciuta insieme alla mentalità delle religioni monoteiste e alle prime forme di città-stato. Per opporsi a ciò, è dunque fondamentale che le donne abbiano consapevolezza d'essere il soggetto sociale che più ha possibilità di far vivere una vera e propria cultura della libertà e che il resto della società, e in particolare gli uomini socialisti, si questionino in maniera radicale su se e come sono in grado di rapportarsi democraticamente con le donne. Scrive infatti: \"Il socialismo può essere raggiunto solo attraverso la libertà delle donne. Senza la libertà delle donne non si può essere socialisti. Il socialismo non si può realizzare. Senza democrazia, non ci può essere socialismo. La mia prima prova di socialismo si è resa evidente nel modo in cui parlavo alle donne. Una persona che non sa come parlare a una donna non può essere un socialista. Per un uomo, diventare socialista dipende dal modo in cui si relaziona con le donne.\"\r\n\r\nOcalan continua \"La rinascita che avverrà è molto importante. 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Il weekend scorso ha visto in piazza decine di migliaia di persone che si sono accampate per quattro giorni fuori dalla Knesset per chiedere a gran voce una soluzione per il rilascio degli ostaggi ancora in mano ad Hamas ed elezioni anticipate, caldeggiate anche da Benny Gantz presso lo Knesset che le ha rifiutate. Il clima interno tutt’altro che sereno per l’esecutivo si aggrava per le proteste degli ultra-ortodossi che una legge appena approvata rende coscrivibili. Le operazioni di guerra sulla striscia di Gaza continuano e il bilancio dei morti sale a più di 33 mila. L’Idf cinge d'assedio la città di Rafah, ultimo rifugio per gli sfollati palestinesi, preparando un’operazione di terra che fino per ora, anche a causa delle pressioni delle cancellerie occidentali, resta una minaccia. Proprio mentre le forze di sicurezza israeliane si ritiravano dall’ospedale Al-Shifa lasciandosi alle spalle una lunga scia di sangue, un raid dell’aviazione uccideva sette cooperanti internazionali dell’organizzazione World Central Kitchen (WCK) causando sdegno a occidente (questa volta i morti sono bianchi) e il momentaneo stop delle operazione umanitarie delle ONG nella Striscia. Se da subito Netanyahu ha parlato con un certo sprezzo di “errori che possono capitare in guerra” c’è chi vede nell’attacco al convoglio di WCK, e negli altri “errori” che lo hanno preceduto, una strategia ben precisa dell’esercito israeliano per piegare ulteriormente il popolo palestinese e fiaccarne la resistenza, impedendo al contempo che gli aiuti sostengano anche la resistenza di Hamas.\r\nIn un clima regionale già infuocato ulteriore benzina è stata gettata dalle Idf con l’attacco alla ambasciata iraniana a Damasco che ha lasciato ucciso decine di civili oltre ad alcuni Pasdaran considerati di “alto profilo”. Attacco israeliano su suolo siriano che non è di certo il primo ma che denota un salto qualitativo, sia per l’importanza dei Guardiani della Rivoluzione uccisi sia perché ad essere colpita è stata una sede diplomatica in suolo straniero. Khamenei ha prontamente annunciato pesanti ritorsioni e il ministero della Difesa israeliano ha innalzato al massimo il livello di allerta aerea e richiamato i riservisti dell’aeronautica. Gli occhi del mondo si sono nuovamente spostati sul vicino Libano ed Hezbollah, sponda iraniana più prossima a Israele i cui attacchi ormai colpiscono ben al di là del suo confine nord.\r\n\r\nPer farci raccontare timori e sensazioni dal paese dei cedri abbiamo contattato Camilla, cooperante italiana che si trova a Beirut.\r\n\r\nMentre alcuni generali ucraini lanciano dalle pagine del Politico un ennesimo allarme sul fatto che la Russia potrebbe sfondare la linea del foriate da un momento all'altro, la retorica di guerra continua a gonfiare i muscoli dei leader europei. Dopo le spericolate uscite di Macron è stato ancora il premier polacco Tusk a rimarcare che la Russia starebbe violando ripetutamente alcune linee rosse. Intanto son già 100.000 gli uomini della Nato stipati ai con fin i Russi e dov ebbero arrivare a 300.000. Putin non si è fatto sfuggire l'occasione di rispondere ai leader europei e in un discorso tenuto ai piloti nella base di Tver ha sostenuto quanto sui file pensare che la Russia voglia ingaggiar uno scontro diretto con la Nato, ricordando che sto gli Usa spendono in Difesa ben 811 miliardi, cioè undici volte quanto spesso dalla Russia.\r\n\r\nTra i fustigatori del pacifismo strabico o ,peggio, codardo, della gran parte dei cittadini europei che eviterebbero volentieri un olocausto nucleare, si è distinto il solito Rampini che dalle pagine del Corriere ha operato un tentativo maldestro di riscrittura della storia che tra la fine degli anni settanta e i primi ottanta, vide una grande ondata di proteste popolari contro i famosi Euromissili. Ovviamente Rampini la racconta come una grande vittoria del buon senso atlantico sulle immotivate paure del popolo mentre in realtà fu l'amaro realismo di alcun i leader europei, tra cui gli italiani Craxi e Cossiga e il tedesco Schmidt a guidare la scelta, come escamotage per costringere gli Usa ad assumersi la responsabilità pratica degli esiti potenzialmente devastanti per l'Europa delle tensioni tra Usa e Urss. Solo quattro anni dopo Reagan e Gorbachov infatti, in un trattato noto come INF, misero al bando quegli arsenali. Negli ultimi anni quel trattato è stato messe in discussione proprio dagli Stati Uniti, Trump in testa, per averte le mani libere nel Mar Cinese Meridionale.\r\n\r\nAll'indomani dell'attacco israeliano sull'Ambasciata iraniana di Damasco, un'improvvisa chiamata di Biden ha raggiunto il suo omologo cinese Xi Jinping. 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Se da subito Netanyahu ha parlato con un certo sprezzo di “errori che possono capitare in guerra” c’è chi vede nell’attacco al convoglio di WCK, e negli altri “errori” che lo hanno preceduto, una strategia ben precisa dell’esercito israeliano per piegare ulteriormente il popolo palestinese e fiaccarne la resistenza, impedendo al contempo che gli aiuti sostengano anche la resistenza di Hamas.\r\nIn un clima regionale già infuocato ulteriore benzina è stata gettata dalle Idf con l’attacco alla ambasciata iraniana a Damasco che ha lasciato ucciso decine di civili oltre ad alcuni Pasdaran considerati di “alto profilo”. Attacco israeliano su suolo siriano che non è di certo il primo ma che denota un salto qualitativo, sia per l’importanza dei Guardiani della Rivoluzione uccisi sia perché ad essere colpita è stata una sede diplomatica in suolo straniero. Khamenei ha prontamente annunciato pesanti ritorsioni e il ministero della Difesa israeliano ha innalzato al massimo il livello di allerta aerea e richiamato i riservisti dell’aeronautica. Gli occhi del mondo si sono nuovamente spostati sul vicino Libano ed Hezbollah, sponda iraniana più prossima a Israele i cui attacchi ormai colpiscono ben al di là del suo confine nord.\r\n\r\nPer farci raccontare timori e sensazioni dal paese dei cedri abbiamo contattato Camilla, cooperante italiana che si trova a Beirut.\r\n\r\nMentre alcuni generali ucraini \u003Cmark>lanciano\u003C/mark> dalle pagine del Politico un ennesimo allarme sul fatto che la Russia potrebbe sfondare la linea del foriate da un momento all'altro, la retorica di guerra continua a gonfiare i muscoli dei leader europei. Dopo le spericolate uscite di Macron è stato ancora il premier polacco Tusk a rimarcare che la Russia starebbe violando ripetutamente alcune linee rosse. Intanto son già 100.000 gli uomini della Nato stipati ai con fin i Russi e dov ebbero arrivare a 300.000. Putin non si è fatto sfuggire l'occasione di rispondere ai leader europei e in un discorso tenuto ai piloti nella base di Tver ha sostenuto quanto sui file pensare che la Russia voglia ingaggiar uno scontro diretto con la Nato, ricordando che sto gli Usa spendono in Difesa ben 811 miliardi, cioè undici volte quanto spesso dalla Russia.\r\n\r\nTra i fustigatori del pacifismo strabico o ,peggio, codardo, della gran parte dei cittadini europei che eviterebbero volentieri un olocausto nucleare, si è distinto il solito Rampini che dalle pagine del Corriere ha operato un tentativo maldestro di riscrittura della storia che tra la fine degli anni settanta e i primi ottanta, vide una grande ondata di proteste popolari contro i famosi Euromissili. Ovviamente Rampini la racconta come una grande vittoria del buon senso atlantico sulle immotivate paure del popolo mentre in realtà fu l'amaro realismo di alcun i leader europei, tra cui gli italiani Craxi e Cossiga e il tedesco Schmidt a guidare la scelta, come escamotage per costringere gli Usa ad assumersi la responsabilità pratica degli esiti potenzialmente devastanti per l'Europa delle tensioni tra Usa e Urss. Solo quattro anni dopo Reagan e Gorbachov infatti, in un trattato noto come INF, misero al bando quegli arsenali. Negli ultimi anni quel trattato è stato messe in discussione proprio dagli Stati Uniti, Trump in testa, per averte le mani libere nel Mar Cinese Meridionale.\r\n\r\nAll'indomani dell'attacco israeliano sull'Ambasciata iraniana di Damasco, un'improvvisa chiamata di Biden ha raggiunto il suo omologo cinese Xi Jinping. Ne abbiamo parlato con Dario, ricercatore di Scienze Politiche presso la Normale di Pisa.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/la-fine-04-04.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nFrancesca Mannocchi - L’arma della fame, l’attacco al convoglio umanitario della Ong Wck è solo l’ultimo di una lunga serie\r\n\r\nPOLITICO ukraine-great-risk-front-line-collapse-war-russia\r\n\r\nDiscorso Putin lattacco-russo-e-una-gran-balla-da-il-fatto\r\n\r\nRAMPINI nato-75-anni-storia-europa-russia-cf5d9e18-f1da-11ee-8ce8-d1851d0e956a.shtml\r\n\r\nIl trattato INF gli-euromissili-e-il-trattato-inf",[351],{"field":100,"matched_tokens":352,"snippet":348,"value":349},[69],{"best_field_score":151,"best_field_weight":152,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":153,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},{"document":355,"highlight":368,"highlights":373,"text_match":149,"text_match_info":376},{"comment_count":47,"id":356,"is_sticky":47,"permalink":357,"podcastfilter":358,"post_author":359,"post_content":360,"post_date":361,"post_excerpt":53,"post_id":356,"post_modified":362,"post_thumbnail":363,"post_title":364,"post_type":318,"sort_by_date":365,"tag_links":366,"tags":367},"52765","http://radioblackout.org/podcast/il-maschio-di-sinistra-la-perla-di-labuan-28-12-2019/",[299],"eraunanotte...","\"Un militante, appena entrato in crisi con la sua compagna diventata femminista, non é più riuscito a costruire un altro rapporto con nessun'altra, e ha cominciato ad andare a puttane\". Dopo il 68 migliaia di giovani donne entrano con entusiasmo nelle organizzazioni rivoluzionarie, anche per sfuggire alla condizione di \"angeli del focolare\" delle loro madri e nonne, ma scoprono di essere solo diventate \"angeli del ciclostile\", cominciano a riunirsi tra loro e nasce il neo-femminismo o femminismo radicale. Ripercorriamo uno dei lati oscuri degli anni 70, come gli uomini \"di sinistra\" vissero la novità per loro incomprensibile e insopportabile, quando davvero il privato divenne politico. \"Un compagno molto bravo diceva che l'omosessualità femminile (rigoroso termine scientifico) non era un trauma, bisognava superare certi pregiudizi moralistici. Fino al giorno in cui la sua compagna gli raccontò che aveva fatto l'amore con un'altra. Allora la terminologia scientifica ha lasciato il posto a 'lesbicacce!\" E' la doppia militanza, compagne di diverse organizzazioni si trovano tra loro con ragazze di nessuna organizzazione e con le femministe storiche della generazione precedente. Nel luglio 1972 Lotta Femminista organizza un'assemblea all'Università di Roma. I militanti interrompono, provocano e lanciano preservativi pieni d'acqua. Nel 1973 c'é un'altra assemblea a Roma con Juliet Mitchell (teorica del neo-femminismo americano). I militanti entrano di forza urlando, volano insulti e ceffoni. \"Alessandra vuole parlare del suo stare male, del suo sentirsi sola. Ma se sta male non può più consolare me, come dovrebbe fare!\" Il peggio arriva il 6 dicembre 1975. Un grande corteo di donne sfila a Roma per l'aborto gratuito e assistito, il servizio d'ordine dei militanti é invitato a stare fuori, allora carica violentemente e spezza il corteo. Finisce la doppia militanza, le donne escono in massa e il femminismo va per la sua strada, si rompono coppie cementate da anni di vita e militanza comune. Nel 1976 il movimento femminista rifiuta di dare l'indicazione di votare Democrazia Proletaria e si limita al più generico \"voto a sinistra\". \"Dicono dicono, ma poi hanno occhi solo per quelli belli e paraculi, che parlano bene all'assemblea o suonano bene la chitarra!\" Buon ascolto.\r\n\r\nMarco Lombardo Radice (a cura di) \"L'ultimo uomo - Quattro confessioni-riflessioni sulla crisi dell ruolo maschile\" Savelli, Roma 1977;\r\n\r\nDiego Giachetti \"Nessuno ci può giudicare - Gli anni della rivolta al femminile\" DeriveApprodi, Roma 2005.\r\n\r\nLe vignette qui sopra sono della francese Claire Brétecher e dell'italiano Renato Calligaro.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/2018.12.28-15.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","23 Febbraio 2019","2019-03-26 16:36:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/MASCHIO1-200x110.jpg","IL MASCHIO DI SINISTRA - LA PERLA DI LABUAN 28/12/2018",1550919928,[],[],{"post_content":369},{"matched_tokens":370,"snippet":371,"value":372},[69],"I militanti interrompono, provocano e \u003Cmark>lanciano\u003C/mark> preservativi pieni d'acqua. 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