","Ticino. Il referendum della paura","post",1474985818,[60,61,62,63,64,65,66,67,68,69],"http://radioblackout.org/tag/lega-mord/","http://radioblackout.org/tag/lega-ticinese/","http://radioblackout.org/tag/lombardia/","http://radioblackout.org/tag/razzismo/","http://radioblackout.org/tag/referendum-sugli-stranieri/","http://radioblackout.org/tag/svizzera/","http://radioblackout.org/tag/ticino/","http://radioblackout.org/tag/transfrontalieri/","http://radioblackout.org/tag/udc/","http://radioblackout.org/tag/xenofobia/",[23,29,25,71,33,19,17,31,15,21],"razzismo",{"post_content":73,"tags":78},{"matched_tokens":74,"snippet":76,"value":77},[75,75],"Lega","da meno. La propaganda della \u003Cmark>Lega\u003C/mark> Ticinese – culturalmente omologa alla \u003Cmark>Lega\u003C/mark>","Il vento xenofobo e razzista spazza l'Europa da decenni. La confederazione svizzera non è da meno. La propaganda della \u003Cmark>Lega\u003C/mark> Ticinese – culturalmente omologa alla \u003Cmark>Lega\u003C/mark> Nord – e dell'Unione Democratica di Centro ha raccolto ampi consensi sino a decretare il successo al referendum indetto per limitare il numero degli immigrati nel Cantone confinante con la Lombardia. Con buona pace del governatore leghista Maroni, che ha scoperto un antica verità: la Lombardia è a sud del Ticino.\r\nLo slogan vittorioso della campagna referendaria era mutuato a piene mani dalla propaganda dei leghisti lombardi “Prima i Nostri!”\r\n\r\nAl di là delle celie i 60 mila transfrontalieri che ogni giorno vanno a lavorare in Ticino guadagnano intorno ai tremila euro mensili. Con tremila euro in Ticino si supera a malapena la boa di metà mese, in Italia con quella cifra si campa bene anche spendendo molto per viaggiare.\r\nI settori dove vengono impiegati i lavoratori stranieri, primo tra tutti quello edilizio, sono disertati dagli svizzeri, perché si tratta spesso di lavori usuranti, pericolosi e malpagati. Un lavoratore svizzero ha salari intorno a 4500 euro mensili.\r\nNon a caso il presidente degli imprenditori ticinesi era schierato sul fronte del no al referendum, perché gli immigrati garantiscono manodopera a basso costo e contribuiscono a tenere sotto pressione anche i lavoratori locali. Scenari già visti anche in Italia.\r\n\r\nAl referendum probabilmente non seguirà una vera stretta sugli ingressi di immigrati e frontalieri, perché, al di là del malumore dei padroni, gli accordi bilaterali tra Svizzera ed Unione Europea dovrebbero essere rinegoziati con effetti sistemici molto ampi. 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La comunicazione dello stato maggiore leghista è stata data dopo l’insulto razzista alla ministra Cecyle Kyengè da parte del vicepresidente del senato Calderoli: un rilancio arrogante di chi risponde alle accuse di razzismo volendo provare a portare il razzismo in piazza.\r\nÈ dunque immediatamente chiaro il disegno politico che sta dietro questo corteo: tornare ancora una volta a chiamare in piazza lo zoccolo duro della Lega, o quel che ne rimane dopo i recenti tracolli elettorali, soffiando sulle ceneri del razzismo; auto-rappresentandosi come movimento “popolare e di lotta” a fianco della popolazione autoctona, per provare a recuperare consensi attraverso la carta della xenofobia.\r\nD'altronde negli anni la Lega è stata tra i principali artefici dell'inasprimento delle politiche di immigrazione nel nostro Paese, mettendo in atto un sistematico razzismo istituzionale con Roberto Maroni Ministro dell'Interno. Una guerra a* migranti di cui tra i tanti episodi vale la pena ricordare ovviamente la legge Bossi-Fini con l'utilizzo massiccio dei CIE come dispositivo di controllo sociale e di regolamentazione del mercato del lavoro, la pratica barbara dei respingimenti in mare, e la gestione emergenziale dei flussi migratori dopo le primavere nord-africane, gestione sfociata poi in quel buco nero di business e accoglienza negata che è stata la famigerata “emergenza nord-Africa”.\r\nOggi, appunto dopo l'abbandono di una fetta considerevole del suo elettorato alle ultime elezioni, la Lega ci riprova. La crisi continua mordere e chi fino a poco tempo fa era seduto in uno dei governi dell'austherity oggi vuole tornare in piazza per giocarsi la carta dell'immigrazione come spauracchio per invocare maggiore sicurezza puntando alla repressione e all'esclusione sociale. E a testimonianza di questo basta pensare alla recente proposta di legge a firma leghista per rendere più pesanti le pene per chi occupa case o terreni in modo organizzato (più di dieci): una legge a difesa della rendita speculativa e del patrimonio immobiliare delle banche.\r\nE la nostra città non è certo stata scelta a caso: travolta da una valanga di casse integrazione molte ormai agli sgoccioli e capitale italiana degli sfratti, Torino è -nei propositi leghisti- un terreno fertile per provare a seminare odio e sperare di raccogliere consensi.\r\nTorino è anche il capoluogo della Regione governata dal leghista Cota; uno degli esempi più espliciti forse di come la Lega al di là degli slogan populisti non sta “dalla parte della gente”. Il disastro della sanità regionale dove tra tagli, mazzette e corruzione Cota ha aperto le porte dei consultori pubblici ai cattolici integralisti e ha svenduto ai privati settori economicamente più appetibili ben testimoniano come anche la Lega sieda ai tavoli dei responsabili delle politiche di austerità, di chi smantella lo stato sociale e l'istruzione creando privilegi per pochi e precarietà diffusa per i settori popolari.\r\nSono dunque molte le ragioni per cui riteniamo importante che il 12 ottobre Torino non venga invasa dal corteo nazionale di un movimento razzista e xenofobo. Nella nostra città da anni fitte reti di solidarietà si tessono dal basso, nelle lotte per la casa, nei presidi solidali, nei gesti quotidiani di resistenza al razzismo e costruiscono un tessuto sociale che è ben diverso dal triste spettacolo che la Lega vorrà inscenare quel giorno in piazza.\r\n\r\nSABATO 12 OTTOBRE 2013 ORE 15 • PIAZZA CASTELLO • TORINO CORTEO ANTIRAZZISTA\r\n\r\nAscolta la diretta con Luigi del Csoa Gabrio\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/10/luigi_controLega11O.mp3\"][/audio]","11 Ottobre 2013","2013-10-16 21:40:55","Torino, sab 12 ottobre corteo contro la Lega Nord",1381512699,[130,131],"http://radioblackout.org/tag/lega-nord/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[27,133],"torino",{"post_content":135,"post_title":139,"tags":142},{"matched_tokens":136,"snippet":137,"value":138},[75,82],"elettorato alle ultime elezioni, la \u003Cmark>Lega\u003C/mark> ci riprova. 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D'altra parte Valandro era già in odore di eresia per essersi schierata con il potente padre della formazione padana Umberto Bossi.\r\nColpisce che, nonostante la presa di distanza dei vertici del suo partito Valandro abbia numerosi sostenitori: il gruppo facebook fatto in sua difesa ha raccolto in poche ore 3.625 iscritti.\r\nInutile sottolineare il razzismo insito nel frequentare un sito che si occupa in esclusiva dei reati commessi da immigrati, come se vi fosse in questo una particolarità genetica evidente. 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Pavidi, feroci, stupratori gli uomini, animalesche e disponibili le donne. Il nostro paese non ha mai fatto i conti con la cultura che lo ha permeato negli anni della conquista coloniale prima e dell'Impero poi.\r\nL'utilizzo di gas nervini contro le truppe indigene, gli stupri delle donne, indicate come posta in palio della conquista, ne sono il segno distintivo. Le nuove terre da coltivare erano rappresentate con corpi di donne discinte, la colonna sonora era \"Faccetta nera\", le icone erano le cartoline di donne nude scattate a beneficio delle truppe.\r\nDopo la conquista la propaganda muta di segno: il mito della venere nera, selvaggia, animalesca ma desiderabile, cede il passo ad un'immagine disgustosa, ripugnante, quasi deforme, veicolata dalla rivista \"La difesa della razza\".\r\nIn questa ambivalenza è la radice del razzismo verso gli africani e le africane, che riemerge potente nell'invettiva di Dolly Valandro. 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Tutti là per impedire a Salvini di venire al mercato di piazza Cavallotti per il suo solito spot razzista.\r\n\r\nLa Lega non ha montato nessun gazebo, è riuscita solo ad aprire un banchino dall’altra parte della strada, protetta su ogni lato da cordoni di agenti in assetto antisommossa.\r\n\r\nQuando da dietro i caschi blu si alzano una bandiera leghista ed una bandiera del Granducato di toscana con i colori degli Asburgo-Lorena, parte la contestazione vera e propria, viene aperto uno striscione e tutti cantano Bella Ciao, da una finestra qualcuno sventola una bandiera rossa. La folla dei contestatori cresce, i passanti si uniscono alla manifestazione spontanea e partono i primi slogan: “Salvini, fascista! Livorno non ti vuole!”, “siamo tutti clandestini!”, “Se ci sono i disoccupati, la colpa è dei padroni e non degli immigrati!”.\r\n\r\nQuando, in ritardo, arriva Salvini passando da una strada laterale per evitare le contestazioni, i manifestanti sono ormai più di 200. 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La foto del giorno di Salvini non è quella di un “capitano” che dispensa strette di mano tra la gente, ma quella di un politico che mostra uno dei pomodori che la gente gli ha lanciato contro. Lo spot non è riuscito, il pubblico stavolta ha fatto irruzione sulla scena, senza preoccuparsi delle conseguenze mediatiche della contestazione. \r\n\r\nLa risposta della città, di chi a Livorno rifiuta il razzismo e il fascismo, di chi respinge la propaganda della Lega, è stata un segnale importante, che si intreccia con le contestazioni che ci sono state anche in altre città Toscane in questi giorni, con il grande corteo contro il comizio di Salvini a Roma il 28 febbraio scorso, con la contestazione a Torino di un mese fa, e con tutte le altre manifestazioni di protesta contro la propaganda della Lega. 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L'immediato schierarsi della Lega Nord a fianco degli arrestati ha una forte ambivalenza. Buona parte degli arrestati hanno attraversato, a volte da protagonisti, il sentiero leghista, ma non ne fanno (più) parte. Anzi! Spesso sono aspramente critici verso la Lega, accusata di tradimento della causa del Nord.\r\nL'attuale dirigenza leghista ne è certo consapevole, ma probabilmente spera di ridare una pennellata di colore ad un'immagine appannata dalle innumerevoli indagini per l'uso \"allegro\" delle finanze pubbliche. Le elezioni sono vicine e i pronostici poco accattivanti, al punto che dopo l'avanzata del Front National alle elezioni amministrative francesi, Marine Le Pen preferisce corteggiare un recalcitrante Grillo. Grillo a sua volta cerca di dare la spallata definitiva alla Lega, alludendo ad un Italia prerisorgimentale, divisa in grandi Stati.\r\nA Verona il sindaco Flavio Tosi era riuscito in parte a smarcarsi dalla debacle leghista, dopo gli scandali che hanno fatto a pezzi il cerchio magico bossiano. Uno smarcamento costruito nell'alleanza con il fior fiore della Verona fascista, cui ha assegnato posti di potere e ampia impunità alle squadracce che agiscono indisturbate in città.\r\nAnche Tosi deve tuttavia fare i conti con un'inchiesta sulla gestione allegra della cosa pubblica che rischia di travolgerlo.\r\nTosi è l'emblema di un Veneto nerissimo, la cui storia è ben più inquietante di quella dei secessionisti arrestati. Lo stesso Tosi è stato condannato per propaganda razzista.\r\nNella sua amministrazione sono entrati fascisti come Andrea Miglioranzi, uno dei fondatori di \"Veneto fronte skinhead\" e leader del gruppo nazi-punk \"Gesta Bellica\", i cui testi antisemiti e xenofobi esaltano Erich Priebke e Rudolf Hess. Tosi nel 2006 lo aveva nominato con la nazionalalleata Cametti a capo Miglioranzi dell'Istituto veronese per la Resistenza. La poltrona gli scottò presto le natiche e su obbligato ad abbandonarla dall'ondata di indignazione che si levò anche nella nerissima Verona.\r\nIl blocco di potere che si è raggrumato intorno a Tosi allunga un'ombra scura sul Veneto della piccola imprenditoria feroce del miracolo ormai abortito.\r\nTra sghei e saluti romani il tanko di provincia, pare meno importante. Resta il fatto che, nonostante i media e gli stessi protagonisti abbiano scelto l'abusato cliché del \"golpe\" da operetta, il fantasma feroce dei nazionalismi che hanno insanguinato l'Europa a cavallo tra i due secoli, ci ricorda che, nonostante il folclore, il sogno delle piccole patrie potrebbe trasformare anche da noi la farsa in tragedia.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Emanuele Del Medico, già autore de \"All'estrema destra del padre\".\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 04 03 verona con musica","8 Aprile 2014","2018-10-17 22:10:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/04/05_ponte_mosca-_legafascismo-200x110.jpg","Veneto. 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I sacchi neri, che a Lampedusa sono sempre pronti, non potevano reggere la prova della telecamera, il ginocchio piegato di Letta, il cordoglio di Barroso e Alfano, il lutto nazionale, l'indignazione degli assassini che hanno deciso di accendere i riflettori su uno dei tanti episodi della guerra ai poveri.\r\nSullo sfondo i pescatori che fuggono le telecamere perché sanno che chi tira fuori dall'acqua qualcuno rischia l'incriminazione per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e il sequestro della barca, del lavoro, del futuro. Le immagini dei giornalisti a caccia di \"eroi\" potrebbero essere usate da qualche solerte magistrato. Nei lunghi anni di questa guerra nascosta chi ha teso la mano nell'usuale solidarietà di chi solca il mare spesso è incappato nelle maglie della giustizia.\r\nAmara come fiele l'indignazione di Letta per l'incriminazione dei superstiti, come se i governanti non sapessero che l'ordinamento lo impone.\r\n\r\nAnarres ha chiesto un commento a caldo ad Alberto La Via, un antirazzista siciliano, che in questi anni ha visto il Mare di Mezzo farsi sudario per i corpi cui la ferocia delle frontiere avevano sottratto la vita.\r\nVentimila quelli che qualcuno ha visto partire da uno dei tanti sud e non tornare mai più. Certo di più quelli di cui non si è avuta alcuna notizia.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n2013 10 04 Alberto Lampedusa\r\n\r\nLa guerra ai poveri è fatta di respingimenti collettivi, è una guerra scritta nelle leggi che rendono impossibile entrare legalmente nel nostro paese per cercare un lavoro o un rifugio, perché la clandestinità non è una scelta ma un'imposizione dello Stato italiano.\r\nAl governo, ai padroni non è mai interessato fermare l'immigrazione, ma avere a disposizione tanti corpi clandestini, anonimi, ricattabili per metterli al lavoro, per piegarli alle esigenze dei padroni. Schiavi senza diritti. Schiavi la cui condizione ha fatto da modello per tritare buona parte del sistema di garanzie strappato in decenni di lotte durissime dai lavoratori italiani.\r\nNella sua forma più cruda è il modello nazista. Durante la seconda guerra mondiale nelle fabbriche della Germania hitleriana i prigionieri selezionati nei lager venivano sfruttati a morte e poi uccisi. Selezione, sfruttamento, sterminio dei corpi in eccesso, dei più deboli, degli anziani, dei bambini, dei malati. Il nazismo non fu una perversione ma la cruda realizzazione della logica del profitto, l'apoteosi del sistema capitalista, cui veniva fornita manodopera gratuita, sostituibile all'infinito.\r\nUn ideale difficile da eguagliare ma sempre vivo tra chi non ha altra morale che quella dei soldi.\r\n\r\nSulla Turco-Napolitano Bossi-Fini ascolta la diretta con Federico, un antirazzista triestino:\r\n2013 10 11 federico frontex Bossi Fini\r\n\r\nUna morale ragioniera\r\nQualche giorno dopo la strage di Lampedusa la commissione giustizia del Senato ha votato l'abolizione del reato di immigrazione clandestina. Tra i sì quello dei due senatori grillini. 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Niente di nuovo sotto il sole.\r\nIl guru genovese, famoso per le sue dichiarazioni di stampo leghista sugli immigrati, considerati potenziali terroristi, non può che nuotare nel mare caldo della maggioranza rancorosa su cui si sono fondate le fortune della destra xenofoba.\r\nAltre crepe si aprono nella compagine pentastellata, dove il populismo giustizialista macina insieme le vicende giudiziarie di Berlusconi, gli affogati del Mediterraneo, gli affarucci della casta.\r\nDi fatto il reato di immigrazione clandestina è una scatola vuota, che costa ben poco buttare nel bidone della carta da riciclare. Il governo Berlusconi fu obbligato a cancellare la pena detentiva per adeguarsi alle normative che anche l'Italia aveva sottoscritto in sede europea. Oggi chi viola l'ordine di allontanarsi dal territorio nazionale rischia una multa da cinque a dieci mila euro. La sanzione non cancella il reato, anche se l'immigrato paga, resta sempre clandestino. Ne consegue che nessuno paga e nessuno se va spontaneamente dall'Italia.\r\nAbolire il reato di immigrazione clandestina sarebbe un gesto meramente simbolico. Certo anche i simboli contano, ma non vorremmo che qualcuno si salvasse la faccia con poco sforzo.\r\n\r\nNuovi democristiani\r\nDal canto suo Enrico Letta con raffinatezza democristiana dichiara al direttore di Repubblica Ezio Mauro, che da uomo e da politico, cancellerebbe la Bossi-Fini. Peccato che il governo delle grandi alleanze gli fornisca un buon alibi per fare bella figura senza fare nulla.\r\nI piroscafi stanno portando via le bare da Lampedusa: bisogna fare posto ai morti pescati di fresco. Altre centinaia nella contabilità di morte della Turco-Napolitano Bossi-Fini. La Libia del dopo Gheddafi non garantisce più il servizio delle proprie prigioni/lager. Un servizio pulito, dove gli ordini di Roma venivano eseguiti dall'esecrabile alleato.\r\nIl caos mediatico/politico dei morti di Lampedusa ha uno scopo molto chiaro: ottenere maggiori risorse dall'Europa, una sede di Frontex in Italia e più risorse per pagare i paesi della sponda sud del Mediterraneo perché facciano da gendarmi e carcerieri per migranti e profughi.\r\nCosì i corpi in eccesso potranno essere respinti, richiusi, seppelliti lontano dalle nostre sponde. Ancora una volta invisibili.\r\n\r\nIl corpo del nazista e il corpo politico\r\nSin troppo visibile è il corpo dell'anziano nazista Priebke. Nessuno lo vuole. In questo paese senza memoria un nazista morto crea imbarazzo. Come se una tomba al Verano fosse un eccesso di pietas, quella pietas che certo l'ufficiale delle SS non ebbe mai per le proprie vittime.\r\nCosì si assiste al paradosso che la strage di Stato di Lampedusa, i corpi in eccesso selezionati dal mare per conto del governo italiano hanno esequie di Stato, mentre il corpo del nazista ospitato per anni a Roma crea imbarazzo. Questione di identità. Gli italiani brava gente seppelliscono le vittime delle loro leggi, negano la sepoltura a chi, nel nome di una legge analoga, ha fatto fucilare 335 inermi. Per una singolare corrispondenza il numero delle vittime è quasi lo stesso.\r\n\r\nDanza macabra\r\nA Torino, senza pudore, i leghisti hanno compiuto la loro danza macabra nel centro cittadino. Qualche centinaio di metri di corteo, poche migliaia di persone hanno sfilato in un verde metallico che nulla ha della tenerezza dell'erba. Intorno a loro un dispositivo militare senza pari. Centinaia di poliziotti e carabinieri hanno paralizzato il centro, chiudendo in una morsa d'acciaio la manifestazione leghista.\r\nNonostante l'imponente dispositivo la manifestazione è stata contestata da più parti: non violenti in piazza CLN, No Tav in via Nizza, un migliaio di antirazzisti in corteo hanno assediato per ore i tristi padani. Gli antirazzisti hanno attraversato il centro cittadino, cercando di raggiungere la stazione. La polizia ha fatto leggere ma frequenti cariche per impedire al corteo di avvicinarsi ai leghisti.\r\nPer loro i morti di Lampedusa sono una festa. Come dimenticare i manifesti, che incitavano a fermare l’invasione? Come dimenticare la presidente leghista della Camera Irene Pivetti che nel 1997 esortava la Marina Militare a speronare le barche degli immigrati? Il 28 marzo la corvetta Sibilla mandò a picco la Kater i Rades piena di albanesi. Vennero recuperati solo 81 corpi. Gli altri restarono tra le braccia del Mediterraneo.\r\nIl figlio del Senatur qualche anno dopo è andato proprio in Albania ad acquisire una laurea.\r\nLa presidente ultracattolica della Camera passò dal modello Vandea a quello sado maso, restando così coerente con se stessa.\r\nI democratici, da vent'anni al governo della città, hanno scelto di stare al coperto. Un silenzio fragoroso.\r\nNelle stesse ore a Roma i sinceri democratici sfilavano per la Costituzione, come se l'astrattezza dei principi potesse fare argine alla concreta ferocia del nostro tempo.\r\nIl boia delle Ardeatine ha sempre negato le camere a gas, i forni che smaltivano quel che restava dei corpi in eccesso.\r\nI boia democratici rendono omaggio alle loro vittime.","13 Ottobre 2013","2018-10-17 22:59:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/10/mare-nostrum-200x110.jpg","I morti di Lampedusa, il vecchio nazista, la danza macabra della Lega Nord",1381689483,[369,370,130,371,372],"http://radioblackout.org/tag/immigrazione/","http://radioblackout.org/tag/lampedusa/","http://radioblackout.org/tag/priebke/","http://radioblackout.org/tag/razzismo-di-stato/",[374,375,27,376,210],"immigrazione","Lampedusa","priebke",{"post_content":378,"post_title":384,"tags":387},{"matched_tokens":379,"snippet":382,"value":383},[380,381],"morti","morte","Lampedusa: bisogna fare posto ai \u003Cmark>morti\u003C/mark> pescati di fresco. 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Nei lunghi anni di questa guerra nascosta chi ha teso la mano nell'usuale solidarietà di chi solca il mare spesso è incappato nelle maglie della giustizia.\r\nAmara come fiele l'indignazione di Letta per l'incriminazione dei superstiti, come se i governanti non sapessero che l'ordinamento lo impone.\r\n\r\nAnarres ha chiesto un commento a caldo ad Alberto La Via, un antirazzista siciliano, che in questi anni ha visto il Mare di Mezzo farsi sudario per i corpi cui la ferocia delle frontiere avevano sottratto la vita.\r\nVentimila quelli che qualcuno ha visto partire da uno dei tanti sud e non tornare mai più. Certo di più quelli di cui non si è avuta alcuna notizia.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n2013 10 04 Alberto Lampedusa\r\n\r\nLa guerra ai poveri è fatta di respingimenti collettivi, è una guerra scritta nelle leggi che rendono impossibile entrare legalmente nel nostro paese per cercare un lavoro o un rifugio, perché la clandestinità non è una scelta ma un'imposizione dello Stato italiano.\r\nAl governo, ai padroni non è mai interessato fermare l'immigrazione, ma avere a disposizione tanti corpi clandestini, anonimi, ricattabili per metterli al lavoro, per piegarli alle esigenze dei padroni. Schiavi senza diritti. Schiavi la cui condizione ha fatto da modello per tritare buona parte del sistema di garanzie strappato in decenni di lotte durissime dai lavoratori italiani.\r\nNella sua forma più cruda è il modello nazista. 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Centinaia di poliziotti e carabinieri hanno paralizzato il centro, chiudendo in una morsa d'acciaio la manifestazione leghista.\r\nNonostante l'imponente dispositivo la manifestazione è stata contestata da più parti: non violenti in piazza CLN, No Tav in via Nizza, un migliaio di antirazzisti in corteo hanno assediato per ore i tristi padani. Gli antirazzisti hanno attraversato il centro cittadino, cercando di raggiungere la stazione. La polizia ha fatto leggere ma frequenti cariche per impedire al corteo di avvicinarsi ai leghisti.\r\nPer loro i \u003Cmark>morti\u003C/mark> di Lampedusa sono una festa. Come dimenticare i manifesti, che incitavano a fermare l’invasione? Come dimenticare la presidente leghista della Camera Irene Pivetti che nel 1997 esortava la Marina Militare a speronare le barche degli immigrati? Il 28 marzo la corvetta Sibilla mandò a picco la Kater i Rades piena di albanesi. Vennero recuperati solo 81 corpi. 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Un lento stillicidio. Solo gli episodi più gravi mostrano l’iceberg che mostruosamente si è formato sotto la superficie di una società dimentica della solidarietà, imbarbarita dal ritorno di un ciarpame che credevamo sepolto.\r\nC’è voluta la strage di Firenze per mostrare che nel nostro paese ci sono gruppi dichiaratamente xenofobi, che propagandano la violenza verso i “nati altrove”.\r\nDicono che l’assassino era un uomo triste, solo, depresso. Il solito matto. Peccato che il “matto” fosse un fascista dichiarato, un antisemita che negava i lager e le camere a gas.\r\nQuando i “matti” vanno al potere è troppo tardi per fermare la barbarie. Una barbarie che è già qui, già oggi. La barbarie leghista, fascista, razzista siede da anni nei banchi del governo.\r\nUna classe politica, diversa per origini, cultura e area di consenso ma compatta nella costruzione del nemico perfetto, del capro espiatorio delle politiche di macelleria sociale che hanno colpito lavoratori, pensionati, studenti, ha scommesso sulla guerra tra poveri perché i padroni vincessero la guerra sociale. L’estendersi del razzismo e della xenofobia allarga una frattura sociale sulla quale si incardina il consenso verso leggi che annullano anche nella forma l’assunto liberale dell’eguaglianza.\r\nI fascisti sguazzano in questo pantano, consolidando la propria presenza attiva, specie in certe zone del paese, ma sarebbe miope non vedere che il male, nella sua terrificante banalità, è ben più profondo.\r\nI fascisti, quelli volgari che pestano ed uccidono come quelli che in parlamento hanno varato le leggi razziali di questo nostro secolo, galleggiano in un lago che cresce ogni giorno nelle periferie dove la crisi ha affondato con forza i suoi denti. Quel lago va asciugato.\r\nPadroni e governo hanno condotto una guerra feroce per piegare e disciplinare le nostre periferie. Libertà e tutele sono andate in fumo. I padroni hanno puntato sulla guerra tra poveri per garantirsi la pace sociale.\r\nLa partita che si gioca nel nostro paese è una partita difficile, difficilissima. Non bastano i buoni sentimenti, non basta il richiamo alla solidarietà di classe, non basta l’indignazione di pochi.\r\nOccorre ri-partire dalla materialità dello sfruttamento, dalla precarietà che segna la vita di quelli che per campare devono mettere in vendita braccia ed ingegno. La solidarietà non può essere una parola svuotata di senso dalla retorica di chi la coniuga nel lessico della politica dei palazzi: deve farsi pratica concreta, capace di intaccare nell’agire quotidiano la cancrena razzista che soffoca le nostre periferie.\r\nLa scommessa di costruire un futuro diverso da questo presente di incubo si gioca e si vince riallacciando il filo delle lotte sociali, nelle quali la gente, quella nata qua e quella nata altrove, si riconosca parte della stessa razza, la razza di chi lotta per un mondo di libertà e uguaglianza.\r\n\r\nVi proponiamo il resoconto del presidio antifascista che si è tenuto a Torino sabato 14 febbraio e un approfondimento su Lega, razzismo, politiche di esclusione.\r\n\r\nAscolta il resoconto del presidio curato da Anarres\r\n[audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/01/2012-01-15-maria-presidio-antifascista.mp3|titles=2012 01 15 maria presidio antifascista]\r\nScarica l'audio\r\n\r\nAscolta la conversazione con Pietro Stara, autore de “La Comunità escludente” edizioni Zero in Condotta [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/01/2012-01-15-Pietro-Stara-lega-e-fascismo.mp3|titles=2012 01 15 Pietro Stara lega e fascismo]\r\nscarica l'audio","17 Gennaio 2012","Si moltiplicano le aggressioni verso antifascisti, immigrati, omosessuali, senza casa. Un lento stillicidio. Solo gli episodi più gravi mostrano l’iceberg che mostruosamente si è formato sotto la superficie di una società dimentica della solidarietà, imbarbarita dal ritorno di un ciarpame che credevamo sepolto.\r\nVi proponiamo il resoconto del presidio antifascista che si è tenuto a Torino sabato 14 febbraio e un approfondimento su Lega, razzismo, politiche di esclusione.","2018-10-17 23:00:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/01/413d-Iceberg-ice-age-B-200x110.jpg","Leghisti, razzisti, fascisti: la punta dell’iceberg",1326813544,[463,464,130,465,63],"http://radioblackout.org/tag/anarchici/","http://radioblackout.org/tag/fascisi/","http://radioblackout.org/tag/pogrom/",[467,468,27,469,71],"anarchici","fascisi","pogrom",{"post_content":471,"tags":476},{"matched_tokens":472,"snippet":474,"value":475},[473],"mondo","di chi lotta per un \u003Cmark>mondo\u003C/mark> di libertà e uguaglianza.\r\n\r\nVi","Si moltiplicano le aggressioni verso antifascisti, immigrati, omosessuali, senza casa. Un lento stillicidio. Solo gli episodi più gravi mostrano l’iceberg che mostruosamente si è formato sotto la superficie di una società dimentica della solidarietà, imbarbarita dal ritorno di un ciarpame che credevamo sepolto.\r\nC’è voluta la strage di Firenze per mostrare che nel nostro paese ci sono gruppi dichiaratamente xenofobi, che propagandano la violenza verso i “nati altrove”.\r\nDicono che l’assassino era un uomo triste, solo, depresso. Il solito matto. Peccato che il “matto” fosse un fascista dichiarato, un antisemita che negava i lager e le camere a gas.\r\nQuando i “matti” vanno al potere è troppo tardi per fermare la barbarie. Una barbarie che è già qui, già oggi. La barbarie leghista, fascista, razzista siede da anni nei banchi del governo.\r\nUna classe politica, diversa per origini, cultura e area di consenso ma compatta nella costruzione del nemico perfetto, del capro espiatorio delle politiche di macelleria sociale che hanno colpito lavoratori, pensionati, studenti, ha scommesso sulla guerra tra poveri perché i padroni vincessero la guerra sociale. L’estendersi del razzismo e della xenofobia allarga una frattura sociale sulla quale si incardina il consenso verso leggi che annullano anche nella forma l’assunto liberale dell’eguaglianza.\r\nI fascisti sguazzano in questo pantano, consolidando la propria presenza attiva, specie in certe zone del paese, ma sarebbe miope non vedere che il male, nella sua terrificante banalità, è ben più profondo.\r\nI fascisti, quelli volgari che pestano ed uccidono come quelli che in parlamento hanno varato le leggi razziali di questo nostro secolo, galleggiano in un lago che cresce ogni giorno nelle periferie dove la crisi ha affondato con forza i suoi denti. Quel lago va asciugato.\r\nPadroni e governo hanno condotto una guerra feroce per piegare e disciplinare le nostre periferie. Libertà e tutele sono andate in fumo. I padroni hanno puntato sulla guerra tra poveri per garantirsi la pace sociale.\r\nLa partita che si gioca nel nostro paese è una partita difficile, difficilissima. Non bastano i buoni sentimenti, non basta il richiamo alla solidarietà di classe, non basta l’indignazione di pochi.\r\nOccorre ri-partire dalla materialità dello sfruttamento, dalla precarietà che segna la vita di quelli che per campare devono mettere in vendita braccia ed ingegno. La solidarietà non può essere una parola svuotata di senso dalla retorica di chi la coniuga nel lessico della politica dei palazzi: deve farsi pratica concreta, capace di intaccare nell’agire quotidiano la cancrena razzista che soffoca le nostre periferie.\r\nLa scommessa di costruire un futuro diverso da questo presente di incubo si gioca e si vince riallacciando il filo delle lotte sociali, nelle quali la gente, quella nata qua e quella nata altrove, si riconosca parte della stessa razza, la razza di chi lotta per un \u003Cmark>mondo\u003C/mark> di libertà e uguaglianza.\r\n\r\nVi proponiamo il resoconto del presidio antifascista che si è tenuto a Torino sabato 14 febbraio e un approfondimento su \u003Cmark>Lega\u003C/mark>, razzismo, politiche di esclusione.\r\n\r\nAscolta il resoconto del presidio curato da Anarres\r\n[audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/01/2012-01-15-maria-presidio-antifascista.mp3|titles=2012 01 15 maria presidio antifascista]\r\nScarica l'audio\r\n\r\nAscolta la conversazione con Pietro Stara, autore de “La Comunità escludente” edizioni Zero in Condotta [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/01/2012-01-15-Pietro-Stara-lega-e-fascismo.mp3|titles=2012 01 15 Pietro Stara \u003Cmark>lega\u003C/mark> e fascismo]\r\nscarica l'audio",[477,479,481,483,485],{"matched_tokens":478,"snippet":467,"value":467},[],{"matched_tokens":480,"snippet":468,"value":468},[],{"matched_tokens":482,"snippet":251,"value":251},[75,250],{"matched_tokens":484,"snippet":469,"value":469},[],{"matched_tokens":486,"snippet":71,"value":71},[],[488,494],{"field":34,"indices":489,"matched_tokens":490,"snippets":492,"values":493},[38],[491],[75,250],[251],[251],{"field":111,"matched_tokens":495,"snippet":474,"value":475},[473],{"best_field_score":269,"best_field_weight":116,"fields_matched":38,"num_tokens_dropped":46,"score":313,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":38},6637,{"collection_name":225,"first_q":23,"per_page":167,"q":23},10,["Reactive",501],{},["Set"],["ShallowReactive",504],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$finM0gUQxJQX3DEoB54wv-MntiBuZdfkoIUTEoOm30Rg":-1},true,"/search?query=lega+mord"]