","Proteste a Zarzis, Tunisia","post",1666028224,[62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/mar-mediterraneo/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/naufragi/","http://radioblackout.org/tag/tunisia/",[67,15,68,69],"mar mediterraneo","naufragi","tunisia",{"post_content":71,"tags":75},{"matched_tokens":72,"snippet":73,"value":74},[24],"attraversa tutte le sponde del \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark> centrale da ormai decenni, ad"," \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nPubblichiamo il resoconto e un contributo di un compagno che si trova a Zarzis, in Tunisia:\r\n\r\n\"Da più di una settimane la città di Zarzis, al sud della Tunisia, è attraversata da movimenti di protesta che pretendono la verità dalle istituzioni dello Stato sulla scomparsa di 18 concittadini in mare.\r\n\r\nIl 21 settembre scorso 15 ragazzi, 2 ragazze e una bambina di un anno e due mesi, tutte di Zarzis, prendono il mare per entrare nella zona europea. Dopo alcuni giorni senza informazioni, le famiglie e l’associazione dei pescatori di Zarzis iniziano autonomamente le ricerche dopo aver sollecitato le autorità tunisine, quelle italiane e le NGO presenti nelle acque internazionali. Secondo Mejid Amor, portavoce dell’Associazione dei Pescatori, il 26 Settembre le operazioni dell’associazione si stoppano in seguito alla notizia, messa in circolazione dal Procuratore di Medenine, per cui la barca è stata intercettata dalla Guardia Costiera libica e che bisognava iniziare le trattative per la loro liberazione. La notizia regge – e con essa il sollievo delle famiglie – fino a quando, il 2 Ottobre, iniziano a circolare le immagini di un corpo ritrovato sulla vicina isola di Djerba. Dalle immagine e da un braccialetto al polso, la famiglia ne riconosce l’identità: è il corpo di Malek e il suo ritrovamento riapre l’ipotesi del naufragio. Altre due spedizioni dei pescatori monitorano tutte le coste tra Zarzis e Djerba. Il 9 Ottobre, durante la seconda giornata di ricerche, la foto di un corpo ritrovato in mare il 26 Settembre scorso viene riconosciuto dalla famiglia dai pantaloncini indossati; fino a prova contraria, è quello di Aymen (?). La domanda che ci si pone collettivamente a quel punto è: dov’è il corpo ritrovato il 26 settembre scorso? E dove sono tutti gli altri corpi segnalati durante le ricerche dei pescatori? La trama di retoriche e comunicazioni contraddittorie si strappa l’11 Ottobre: in occasione di un incontro ufficiale con il governatore del governatorato di Medenine, il delegato del prefetto,il vice-sindaco e le forze dell’ordine. Al sospetto che i corpi siano stati interrati nel cimitero degli stranieri senza test del DNA, le famiglie pretendono la riesumazione dei cadaveri interrati negli ultimi giorni. E’ nel cimitero “Jardin d’Afrique” che si ritrova il corpo della foto riconosciuta dalla famiglia il 9 Ottobre e ritrovato dai pescatori il 26 Settembre e che la famiglia è convinta fosse Aymen.\r\n\r\nNon è stato il mare bensì lo Stato a strappare figli e figlie al sacro gesto della sepoltura. Mercoledì 12 Ottobre la complicità delle istituzioni statali è approvata: gli studenti liceali attraversano la città durante tutta la giornata; i blocchi stradali si riproducono a più riprese nei punti nevralgici di Zarzis; gli uffici del comune e della delegazione occupati dalle famiglie e dalla popolazione. Nelle strade e negli spazi pubblici della città si creano cerchi o semicerchi di gente in cui rimbalzano rabbia e live fb.\r\n\r\nQuello che succede a Zarzis spacca il sentimento di vergogna che, normalmente, accompagna le famiglie di chi è scomparso e che alimenta le accuse alle famiglie degli harraga. Karim vive da 20 anni in Italia e sulla barca partita il 21 Settembre aveva sua moglie, Mouna Aouyda, e sua figlia, Sajda Nasr, di un anno e due mesi. Prima del 21 Settembre avevano ricevuto otto rifiuti alla loro domanda di congiungimento familiare. Il blocco stradale fatto nel suo quartiere, a Souilhel, dice: “è tutto quello che mi resta da poter fare tanto qui non ti ascolta nessuno, la giustizia dobbiamo cercarla da soli...sono due giorni che la strada è bloccata e nessuno è venuto a parlarmi, nessuno ci dice niente”.\r\n\r\nIn una dichiarazione al giornale Nawaat1 fatta il 14 Ottobre, dopo già 3 giorni dalla riesumazione dei corpi sepolti senza DNA al Jandin Afrique, il delegato del prefetto, Ezzedine Khelifi, afferma che dal 21 Settembre, quattro corpi sono stati interrati nel cimitero degli stranieri senza test del DNA. Le autorità non hanno proceduto al test per identificare i corpi dal momento che le famiglie pensavano i loro figli fossero ancora vivi.Avevano elementi capaci di provare la presenza delle 18 persone in Libia, per questo i test del DNA non sono stati reputati necessari.\r\n\r\n“Ma non è questione di essere necessario o meno, il test del DNA per la sepoltura di corpi non riconosciuti è e deve essere obbligatoria” afferma Chamseddine Marzouk a lungo volontario nel cimitero degli ignoti e poi allontanato dalla municipalità; “in una regolare sepoltura di un corpo non identificato, la Guardia Costiera deve comunicare alla municipalità e al procuratore della Repubblica (che per Zarzis ha sede a Mednine). Il corpo, sotto la responsabilità della municipalità, viene portato all’ospedale dove viene fatto il test del DNA e comunicato al procuratore che dà l’autorizzazione alla municipalità di seppellirlo. Ma è inutile risalire la scala delle responsabilità verso l’alto, piuttosto bisogna discenderla verso il basso: nella pratica più passaggi saltano o non sono veramente rispettati. Spesso le cose si risolvono con delle disattente telefonate o per fax. La municipalità e la Guardia Costiera lavorano sporco ci sono stati dei momenti in cui non sapevano dove interrare i corpi o come sbarazzarsene.\r\n“Dignità per tutti e test del DNA su tutti i corpi ritrovati” è anche il messaggio portato dagli studenti liceali di Zarzis; Non è possibile che nel 2022 dei corpi vengano ritrovati e buttati nel niente, è importante per chi resta di sapere dove è sepolto tua figlia o tuo figlio affermano un gruppo di studenti durante le loro mobilizzazioni. L’interramento di corpi senza test del DNA attraversa tutte le sponde del \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark> centrale da ormai decenni, ad esserne testimone - in parte - è la lotta portata avanti dalle famiglie dei dispersi in mare riunitisi proprio a Zarzis agli inizi dello scorso Settembre e che, sollecitando più volte diverse istituzioni tra europee e italiane, non ha mai trovato né risposte né collaborazione.\r\n\r\nPoter ricollocare un corpo in una rete di affetti è un atto di dignità personale e collettiva. Le responsabilità delle istituzioni tunisine tradiscono il razzismo che da decenni viola questa dignità e che fa da matrice alle pratiche di controllo frontaliero in Europa e \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark>: il ritardare le operazioni di soccorso in mare usato come strategia politica, i pushing-back degli harraga con ogni mezzo necessario, il disincentivare il movimento di persone senza documenti al costo della loro vita3 ne sono un esempio da anni. E’ anche a questa montagna di pratiche razziste che le mobilizzazioni sono reazione e quello che succede a Zarzis non riguarda solo Zarzis.\r\n\r\nNel momento in cui si scrive a Melek, Mouna, Mohammed Ali e Seifddine è stata data degna sepoltura; 14 sono le persone ancora disperse. Una comunicazione ufficiale della presidenza della repubblica garantisce le attività di ricerca lungo la costa e sottolinea, in chiusura, che la scomparsa dei corpi è il rischio che si corre facendo harraga e che la responsabilità è di chi decide di farlo. Nel pomeriggio dello stesso giorno l’associazione dei Pescatori di Zarzis, le famiglie, gli attivisti locali e la popolazione in solidarietà hanno chiesto all’UGTT e ai Sindacati dei Commercianti di indire uno sciopero generale per Martedì 18 Ottobre\"\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nAscolta e scarica il racconto di ciò che è accaduto:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/tunisia.mp3\"][/audio]",[76,81,83,85],{"matched_tokens":77,"snippet":80},[78,79],"mar","mediterraneo","\u003Cmark>mar\u003C/mark> \u003Cmark>mediterraneo\u003C/mark>",{"matched_tokens":82,"snippet":15},[],{"matched_tokens":84,"snippet":68},[],{"matched_tokens":86,"snippet":69},[],[88,93],{"field":36,"indices":89,"matched_tokens":90,"snippets":92},[48],[91],[78,79],[80],{"field":94,"matched_tokens":95,"snippet":73,"value":74},"post_content",[24],1157451471441625000,{"best_field_score":98,"best_field_weight":99,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":100,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},"2211897868544",13,"1157451471441625194",{"document":102,"highlight":120,"highlights":138,"text_match":149,"text_match_info":150},{"cat_link":103,"category":104,"comment_count":48,"id":105,"is_sticky":48,"permalink":106,"post_author":51,"post_content":107,"post_date":108,"post_excerpt":54,"post_id":105,"post_modified":109,"post_thumbnail":110,"post_thumbnail_html":111,"post_title":112,"post_type":59,"sort_by_date":113,"tag_links":114,"tags":118},[45],[47],"44020","http://radioblackout.org/2017/10/una-chiacchierata-sulla-criminalizzazione-delle-ong-e-la-situazione-nel-mar-mediterraneo/","La vicenda della nave di Save the Children, perquisita su disposizione della procura di Trapani qualche giorno fa, riaccende l'attenzione sull'operato delle Ong accusate più o meno implicitamente di favorire l'immigrazione e di accordarsi con gli scafisti. Da diversi mesi le navi delle organizzazioni non governative che operano nel mar Mediterraneo salvando la vita di chi tenta la traversata verso l'Europa stanno subendo attacchi giuridici, mediatici e politici. Le procure di Catania e Trapani con le loro inchieste non svelano niente di che e l'operazione è più d'immagine che altro, anche se le loro disposizioni qualche effetto pratico lo hanno; ne è esempio il sequestro della Juventa avvenuto qualche mese fa che ha di fatto impedito che l'Ong tedesca Jugend Rettet potesse continuare ad effettuare salvataggi in mare. E potrebbe non essere un caso che la prima a cadere nella morsa repressiva dello Stato sia stata proprio una piccola organizzazione con pochi mezzi sia economici che legali per difendersi.\r\n\r\nSe da un lato infatti c'è l'esigenza di sviare l'attenzione dell'opinione pubblica dai massacri di migranti che gli accordi promossi da Minniti e i suoi predecessori con i Paesi d'Africa hanno contribuito a consolidare e diffondere, dall'altro togliere materialmente gli strumenti alle Ong di operare pare un obiettivo allettante per ripulire un po' il terreno e lasciare libera di agire la guardia costiera libica.\r\n\r\nIn questo contesto le Ong continuano a uscire in mare recuperando persone, raccogliendo le loro storie di violenza e ricatti, stando attente a girare alla larga dalla guardia costiera libica e dalla C-Star, la nave dei giovani di generazione identitaria, movimento di destra anti migranti che va a disturbare il loro operato.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Riccardo Gatto, comandante di imbarcazioni per l'ong Proactiva Open Arms\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\nGatto2","30 Ottobre 2017","2017-11-03 16:37:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/134602514-d97bb351-598b-47c3-b7b7-487f54ae6e18-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/134602514-d97bb351-598b-47c3-b7b7-487f54ae6e18-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/134602514-d97bb351-598b-47c3-b7b7-487f54ae6e18-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/134602514-d97bb351-598b-47c3-b7b7-487f54ae6e18.jpg 560w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Una chiacchierata sulla criminalizzazione delle Ong e la situazione nel mar Mediterraneo",1509371379,[115,63,116,117],"http://radioblackout.org/tag/mediterraneo/","http://radioblackout.org/tag/ong/","http://radioblackout.org/tag/riccardo-gatto/",[24,15,18,119],"Riccardo Gatto",{"post_content":121,"post_title":125,"tags":128},{"matched_tokens":122,"snippet":123,"value":124},[78,24],"non governative che operano nel \u003Cmark>mar\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark> salvando la vita di chi","La vicenda della nave di Save the Children, perquisita su disposizione della procura di Trapani qualche giorno fa, riaccende l'attenzione sull'operato delle Ong accusate più o meno implicitamente di favorire l'immigrazione e di accordarsi con gli scafisti. 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In fondo si tratta di selezionare, filtrare e gerarchizzare una forza-lavoro senza diritti e infinitamente disponibile allo sfruttamento, utile anche per ricattare, al ribasso, la già debole forza-lavoro del continente.\r\nSul significato e le responsabilità di questi periodici naufragi, abbiamo scambiato qualche parola con Giacomo dell'associazione di Askavusa di Lampedusa\r\ngiacomo_askavusa_13_5_14\r\n\r\n \r\n\r\nQui il loro ultimo, chiarissimo, comunicato:\r\nDopo i tanti naufragi di questi anni e la progressiva militarizzazione della gestione delle migrazioni, le tragedie, le emergenze, i naufragi assumono sempre di più un aspetto di giustificazione e gestione economica per chi ha in mano il potere.\r\nMantenere il caos, la disorganizzazione, la malagestione, sembrano prassi collaudate, più che effetti di una incapacità politica e gestionale.\r\n\r\nCosi a Lampedusa, per tenere in piedi l'affare immigrazione (Tratta di corpi/oggetto) si scaricano su una piccola comunità problematiche internazionali e la disperazione di migliaia di persone. I migranti sono stati nuovamente fatti scendere per pochi minuti in porto e fatti risalire sulla nave di linea che collega Lampedusa a Porto Empedocle. Questo ha provocato un forte ritardo della partenza e un enorme perdita per i pescatori lampedusani che continuamente vedono svalutato il pregiato pescato, per questioni inerenti alle mancanze della compagnia Siremar o in questo caso all'abuso da parte dello stato italiano, dei mezzi che sono predisposti per la vita della comunità di Lampedusa, da troppo tempo depredata di tutto: dalla militarizzazione massiccia dell'isola, che si vorrebbe continuare con l'ampliamento del centro e l'esproprio di alcuni terreni adiacenti al centro, alla continua pressione mediatica che tende a dare una narrazione dell'isola ad uso della politica e di chi fa affari sulla pelle degli ultimi.\r\n\r\nOvviamente ci sono anche delle responsabilità della comunità e dell'amministrazione comunale, che vanno affrontate in modo serio e costruttivo, ma di sicuro l'atteggiamento di scaricare le colpe su chi si trova in condizioni peggiori delle nostre non aiuta, e fa il gioco di chi usa e abusa di Lampedusa. Se non si inserisce l'uso da parte del potere di Lampedusa, in un uso sistematico delle risorse dei territori \"Altri\" da parte di alcune lobby e di una oligarchia che ha come unica legge il mercato, avremo una lettura miope e distorta di ciò che sta accadendo. Ciò che accade a Lampedusa, accade da secoli, in altre forme, in Africa e in altre zone del pianeta.\r\n\r\nLampedusa ha da offrire la sua posizione strategica, ed il suo essere set teatrale. Basta ripensare a quello che accaduto nel 2011, per rendersi conto di come l'isola possa essere usata per mettere in scena \"L'invasione dell'Europa\" con poco più di 60 mila persone passate in un anno. Se si trattengono 10 mila persone a Lampedusa come avvenne per i Tunisini nel 2011, ovviamente si creano condizioni e rappresentazioni che non si potrebbero avere se la stessa quantità di persone fosse distribuità in tutta Italia.\r\nRimandiamo al libro: Lampedusa, lo spettacolo del confine di Paolo Cuttitta per avere ampia descrizione dell'uso \"teatrale\" che si è fatto di Lampedusa.\r\n\r\nQuindi il sistema, da Lampedusa questo prende, la facilità di creare a Lampedusa rappresentazioni ed emergenze, tragedie e apologie. In Africa ha preso schiavi, interi territori, materie prime, progettazione legata alla cooperazione, debito, mercato per la vendita di armi e retorica per pulirsi le coscienze.\r\n\r\nCosi ora i recenti naufragi che non mobilitano le stesse masse di opinionisti, artisti, mass media, etc etc hanno un sapore ancora più amaro, ma nel contempo assumono la stessa funzione delle emergenze e delle tragedie di Lampedusa.\r\n\r\nLe parole sono le stesse, che sia un autorità europea a parlare o libica la questione rimane la stessa \"Ci servono i soldi\". Il ricatto è sempre legato ai corpi dei migranti, che siano morti o vivi, che siano innalzati a martiri del dirittoumanesimo o declassati a invasori portatori di malattie e povertà, che siano intesi come un problema o una risorsa, raramente riescono a esprimere in prima persona la loro condizione, non sono mai soggetti, sono sempre e solo oggetti, feticci, corpi biologici.\r\n\r\nCiò che chiediamo da tempo è:\r\nPerchè si continuano a fare guerre e produrre armi ?\r\nPerchè si continua a sfruttare i territori del cosidetto \"Terzomondo\" ?\r\nPerchè non si regolarizzano i viaggi di tutti ?\r\nPerchè i fondi impiegati per costruire e gestire luoghi di reclusione e tortura come i CIE o altri centri del genere non vengono impiegati per costruire strutture nei paesi terzi per avviare le pratiche di richiesta d'asilo ?\r\nPerchè a fronte di viaggi pagati anche 10 mila euro per arrivare in Europa non si concedono più facilmente i visti per lavoro e turismo e si favoriscono viaggi regolari su navi e aerei di linea ?\r\n\r\nQueste sono solo alcune domande, ce ne sarebbero altre, ma la risposta crediamo sia sempre la stessa. L'attuale sitema economico liberale/capitalista ha bisogno di questo. Storicamente c'è un filo che lega lo schiavismo, l'nvasione delle americhe, il colonialismo, il razzismo, l'imperialismo e la gestione delle migrazioni contemporanee. La globalizzazione ha accentuato tutte quelle questioni legate allo sfruttamento di classe e dei territori più ricchi di materie prime.\r\n\r\nAlla nostra comunità chiediamo di tentare di fare un'analisi generale delle questioni che investono Lampedusa e non fermarsi alla tentazione di scavalcare il muro più basso, cosa che i governanti vogliono e stimolano.\r\nDi cercare una empatia con le classi più deboli che vivono in altre forme i nostri stessi problemi.\r\n\r\nA chi ha già riconosciuto il problema in un problema sostanziale di classe e distribuzione delle ricchezze come base di analisi anche per le migrazioni di continuare a percorrere questa strada teorica e di praticare la solidarietà con i migranti, non in quanto tali, ma come portatori di istanze politiche e storiche.\r\n\r\nAi governanti, alle ONG, agli esportatori di diritti umani, a chi sfrutta i lavoratori e i territori, ai capitalsiti, a chi usa le tragedie e Lampedusa per i propri sporchi affari diciamo: \"SIETE I NOSTRI NEMICI\"","13 Maggio 2014","2014-05-19 11:58:14","Una nuova tragedia targata Europa",1400003340,[167,168,169,115,63],"http://radioblackout.org/tag/askavusa/","http://radioblackout.org/tag/europa/","http://radioblackout.org/tag/lampedusa/",[171,172,173,24,15],"askavusa","europa","Lampedusa",{"post_content":175,"tags":180},{"matched_tokens":176,"snippet":178,"value":179},[177,24],"Mar","dalle politiche europee sull'immigrazione nel \u003Cmark>Mar\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark> conta questa volta già 17","L'ennesima \"tragedia del mare\", come siamo ormai stati abituati a derubricare le periodiche morti di massa prodotte dalle politiche europee sull'immigrazione nel \u003Cmark>Mar\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark> conta questa volta già 17 morti accertati e oltre un centinaio di dispersi.\r\nIl gioco delle parti tra governo italiano e Unione Europea sulle responsabilità della nuova strage fanno venire il voltastomaco e nascondono la realtà - fatta di potere e soldi - di una divisione europea e gerarchizzata del lavoro di \"frontierizzazione\" armata del continente, dove lo scopo è appaltare sempre un po' più a sud il lavoro sporco per gestire masse di emigranti in fuga da guerre, carestie e assenza di prospettive causate dal modello liberista euro-atlantico.\r\nMentre il gioco a rimpiattino continua, saremo obbligati ad essere ancora innumerevoli volte testimoni di nuove tragedie che hanno però precise responsabilità e contenuti. 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Questo ha provocato un forte ritardo della partenza e un enorme perdita per i pescatori lampedusani che continuamente vedono svalutato il pregiato pescato, per questioni inerenti alle mancanze della compagnia Siremar o in questo caso all'abuso da parte dello stato italiano, dei mezzi che sono predisposti per la vita della comunità di Lampedusa, da troppo tempo depredata di tutto: dalla militarizzazione massiccia dell'isola, che si vorrebbe continuare con l'ampliamento del centro e l'esproprio di alcuni terreni adiacenti al centro, alla continua pressione mediatica che tende a dare una narrazione dell'isola ad uso della politica e di chi fa affari sulla pelle degli ultimi.\r\n\r\nOvviamente ci sono anche delle responsabilità della comunità e dell'amministrazione comunale, che vanno affrontate in modo serio e costruttivo, ma di sicuro l'atteggiamento di scaricare le colpe su chi si trova in condizioni peggiori delle nostre non aiuta, e fa il gioco di chi usa e abusa di Lampedusa. 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Se si trattengono 10 mila persone a Lampedusa come avvenne per i Tunisini nel 2011, ovviamente si creano condizioni e rappresentazioni che non si potrebbero avere se la stessa quantità di persone fosse distribuità in tutta Italia.\r\nRimandiamo al libro: Lampedusa, lo spettacolo del confine di Paolo Cuttitta per avere ampia descrizione dell'uso \"teatrale\" che si è fatto di Lampedusa.\r\n\r\nQuindi il sistema, da Lampedusa questo prende, la facilità di creare a Lampedusa rappresentazioni ed emergenze, tragedie e apologie. In Africa ha preso schiavi, interi territori, materie prime, progettazione legata alla cooperazione, debito, mercato per la vendita di armi e retorica per pulirsi le coscienze.\r\n\r\nCosi ora i recenti naufragi che non mobilitano le stesse masse di opinionisti, artisti, mass media, etc etc hanno un sapore ancora più amaro, ma nel contempo assumono la stessa funzione delle emergenze e delle tragedie di Lampedusa.\r\n\r\nLe parole sono le stesse, che sia un autorità europea a parlare o libica la questione rimane la stessa \"Ci servono i soldi\". Il ricatto è sempre legato ai corpi dei migranti, che siano morti o vivi, che siano innalzati a martiri del dirittoumanesimo o declassati a invasori portatori di malattie e povertà, che siano intesi come un problema o una risorsa, raramente riescono a esprimere in prima persona la loro condizione, non sono mai soggetti, sono sempre e solo oggetti, feticci, corpi biologici.\r\n\r\nCiò che chiediamo da tempo è:\r\nPerchè si continuano a fare guerre e produrre armi ?\r\nPerchè si continua a sfruttare i territori del cosidetto \"Terzomondo\" ?\r\nPerchè non si regolarizzano i viaggi di tutti ?\r\nPerchè i fondi impiegati per costruire e gestire luoghi di reclusione e tortura come i CIE o altri centri del genere non vengono impiegati per costruire strutture nei paesi terzi per avviare le pratiche di richiesta d'asilo ?\r\nPerchè a fronte di viaggi pagati anche 10 mila euro per arrivare in Europa non si concedono più facilmente i visti per lavoro e turismo e si favoriscono viaggi regolari su navi e aerei di linea ?\r\n\r\nQueste sono solo alcune domande, ce ne sarebbero altre, ma la risposta crediamo sia sempre la stessa. L'attuale sitema economico liberale/capitalista ha bisogno di questo. Storicamente c'è un filo che lega lo schiavismo, l'nvasione delle americhe, il colonialismo, il razzismo, l'imperialismo e la gestione delle migrazioni contemporanee. La globalizzazione ha accentuato tutte quelle questioni legate allo sfruttamento di classe e dei territori più ricchi di materie prime.\r\n\r\nAlla nostra comunità chiediamo di tentare di fare un'analisi generale delle questioni che investono Lampedusa e non fermarsi alla tentazione di scavalcare il muro più basso, cosa che i governanti vogliono e stimolano.\r\nDi cercare una empatia con le classi più deboli che vivono in altre forme i nostri stessi problemi.\r\n\r\nA chi ha già riconosciuto il problema in un problema sostanziale di classe e distribuzione delle ricchezze come base di analisi anche per le migrazioni di continuare a percorrere questa strada teorica e di praticare la solidarietà con i migranti, non in quanto tali, ma come portatori di istanze politiche e storiche.\r\n\r\nAi governanti, alle ONG, agli esportatori di diritti umani, a chi sfrutta i lavoratori e i territori, ai capitalsiti, a chi usa le tragedie e Lampedusa per i propri sporchi affari diciamo: \"SIETE I NOSTRI NEMICI\"",[181,183,185,187,189],{"matched_tokens":182,"snippet":171},[],{"matched_tokens":184,"snippet":172},[],{"matched_tokens":186,"snippet":173},[],{"matched_tokens":188,"snippet":131},[24],{"matched_tokens":190,"snippet":15},[],[192,194],{"field":94,"matched_tokens":193,"snippet":178,"value":179},[177,24],{"field":36,"indices":195,"matched_tokens":196,"snippets":198},[153],[197],[24],[131],{"best_field_score":151,"best_field_weight":40,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":200,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},"1157451471441100914",{"document":202,"highlight":220,"highlights":225,"text_match":149,"text_match_info":228},{"cat_link":203,"category":204,"comment_count":48,"id":205,"is_sticky":48,"permalink":206,"post_author":51,"post_content":207,"post_date":208,"post_excerpt":54,"post_id":205,"post_modified":209,"post_thumbnail":210,"post_thumbnail_html":211,"post_title":212,"post_type":59,"sort_by_date":213,"tag_links":214,"tags":217},[45],[47],"43448","http://radioblackout.org/2017/10/sequestro-iuventa-e-collaborazioni-italo-libiche-tasselli-della-guerra-contro-i-migranti/","Da agosto la Procura trapanese sta portando avanti una campagna di criminalizzazione dell'operato delle Ong nel mar Mediterraneo. Oltre a dover sottoscrivere un codice di comportamento per poter soccorrere in mare, codice che alcune sigle si sono rifiutate di firmare visto che prevede anche l'obbligo di avere a bordo personale della guardia costiera, alcune Ong si sono viste bloccare i mezzi a causa di inchieste giudiziarie create ad hoc, come analizzato in un recente articolo dal titolo emblematico \"Dalla guerra ai migranti alla guerra alle ong. Lo stato di emergenza è la regola\".\r\n\r\n \r\n\r\nÈ questo il caso che ha portato al sequestro della nave Iuventa di proprietà dell'ong Jugend Rettet, che dovrà inoltre rispondere in Tribunale del reato di favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Questa indagine nasconde qualcosa di torbido e pericoloso come svela un'inchiesta di Famiglia Cristiana che ha palesato il ruolo di due contractors privati che lavoravano sull'imbarcazione e che hanno fornito informazioni direttamente all'Aise, i servizi segreti esteri. L'inchiesta parla poi dei legami tra l’IMI security service, di cui facevano parte appunto i due testimoni e Defend Europe, il gruppo della nave identitaria C-star che da quest'estate disturba le Ong nelle operazioni di soccorso in mare. Una vicenda melmosa che rimarca i legami di collaborazione pericolosa tra servizi segreti, agenzie di sicurezza privata e destra estrema.\r\n\r\nE mentre il governo reprime le Ong non smette di agire contro le persone che vogliono raggiungere l'Europa. Attraverso il Ministro Unico Minniti si siglano accordi di natura militare ed economica con i Paesi di provenienza o transizione, come quelli firmati con la Libia che prevedono tra il resto anche l'addestramento da parte italiana del personale militare libico. E tutto ciò per spostare sempre più lontano i confini d'Europa e allontanare dagli occhi dell'opinione pubblica occidentale lo scempio della guerra combattuta contro i migranti lasciati morire nei deserti africani, nei lager libici o sulle coste; insomma ovunque, purché non sia in terra europea e sotto i nostri occhi.\r\n\r\n \r\n\r\nAbbiamo intervistato Antonio Mazzeo per un commento.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nUnknown","1 Ottobre 2017","2017-10-04 11:01:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/iuventa-sequestro-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/iuventa-sequestro-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/iuventa-sequestro-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/iuventa-sequestro-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/iuventa-sequestro-1024x768.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Sequestro Iuventa e collaborazioni italo-libiche: tasselli della guerra contro i migranti",1506879354,[215,63,216,116],"http://radioblackout.org/tag/flussi-migratori/","http://radioblackout.org/tag/minniti/",[218,15,219,18],"flussi migratori","minniti",{"post_content":221},{"matched_tokens":222,"snippet":223,"value":224},[78,24],"criminalizzazione dell'operato delle Ong nel \u003Cmark>mar\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark>. 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Non passa ormai settimana senza che una nuova tragedia del mare occupi le prime pagine dei giornali.\r\nContro questa ipocrita indignazione, per un intervento radicale là dove i muri della Fortezza Europa si ergono, migliaia di compagn* andranno sabato 31 ottobre a Evros, sul confine greco-turco, per protestare contro la barriera fisica che costringe tanti migranti a scegliere la via del mare, talvolta morendovi nella traversata...\r\nAscolta la diretta con Niki, compagna di Salonicco, che presenta l'iniziativa di sabato 31 ottobre\r\n\r\nniki_no_muro_evros\r\n\r\n L'appello del Coordinamento contro le recinzioni di Evros \r\nOgni giorno, migliaia di persone perseguitate dai bombardamenti occidentali, regimi totalitari e violenza integralista, sradicati dalla povertà estrema e dalla \"crescita\" delle imprese, lottano per attraversare le frontiere e venire in Europa. Sono guidati dalla lotta per la sopravvivenza, in cerca di una vita di pace e dignità. In migliaia sono annegati sulle coste del Mediterraneo; ma quelli che riescono a raggiungere gli Stati europei vivi, si trovano di fronte a campi di detenzione, attacchi fascisti e razzisti, violenza della polizia e sciacallaggio, o vengono utilizzati come forza lavoro a basso costo e facilmente sfruttabile.\r\nI leader europei, che invocano tutti ipocritamente il loro presunto umanesimo, si concentrano sul rafforzamento dei controlli alle frontiere, l’aumento degli eserciti e di Frontex, dei campi di detenzione, deportazione e rimpatri forzati, rivelando così il vero volto della Fortezza-Europa.\r\nLa recinzione ad Evros (al confine tra la Turchia e la Grecia) non è solo il simbolo di esclusione, demonizzazione dello \"straniero\" e protezione della sicurezza nazionale ed europea a tutti i costi, ma anche la causa per cui tutte queste persone sono annegate nel Mar Egeo e nel Mar Mediterraneo. Le recinzioni forzano i rifugiati e gli immigrati a seguire pericolose rotte marittime per attraversare le frontiere. L'evidenza mostra che da quando è stata costruita la recinzione, le persone che sono annegate nel Mar Egeo sono schizzate alle stelle e il numero continuerà a crescere, visto che nessun filo spinato potrà fermare un uomo o una donna che combatte per la sopravvivenza e una vita dignitosa.\r\nAbbiamo creato il Coordinamento contro le recinzioni di Evros per abbattere la recinzione, aprire le frontiere e fermare la tragedia umana nel Mediterraneo. Gruppi e individui si sono incontrati per unire le forze, ognuno con un diverso portato ideologico, uniti dalla comune convinzione che fermare l'incubo dei confini macchiati di sangue è una questione che riguarda tutta la società e i movimenti. Le assemblee del team di coordinamento sono aperte e orizzontali in un processo che persegue il coordinamento e la cooperazione con iniziative simili, sia in Grecia che all'estero, visto che la questione dei confini riguarda tutti noi.\r\nNon possiamo rimanere in silenzio di fronte alla morte. Fino a quando il recinto è lì e le frontiere sono chiuse, lo Stato greco e l'Unione europea stanno commettendo l'uccisione di migliaia di migranti e rifugiati sulle coste del Mediterraneo, che muoiono dentro “carrette del mare” di trafficanti di esseri umani.\r\nPer questo chiamiamo a una mobilitazione, una manifestazione a Evros contro il muro e le frontiere, Sabato 31 Ottobre 2015.\r\n\r\n• Libera circolazione dei rifugiati e degli migranti\r\n\r\n• Documenti per tutti - Nessuna deportazione\r\n\r\n• No ai campi di detenzione\r\n\r\n• Contro la Fortezza-Europa\r\n\r\n• La nostra solidarietà abbatterà le recinzioni e le frontiere\r\n\r\nSABATO 31 OTTOBRE MANIFESTAZIONE ALLE RECENZIONI DI EVROS\r\n\r\nBus in partenza da Salonicco a 8:00 dalla Statua della Venizelos (Prenotazioni: +30 6949591336, +30 6970395852)\r\n\r\nTratto dal sito del coordinamento contro le recinzioni, traduzione dall'inglese a cura di Dinamopress","31 Ottobre 2015","2015-11-03 16:34:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/evros-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"206\" height=\"288\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/evros.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","31 ottobre - A Evros, contro il muro della fortezza Europa",1446250620,[244,245,246,63,247],"http://radioblackout.org/tag/evros/","http://radioblackout.org/tag/fortezza-europa/","http://radioblackout.org/tag/grecia/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[249,250,251,15,22],"evros","fortezza europa","grecia",{"post_content":253},{"matched_tokens":254,"snippet":255,"value":256},[78,24],"i naufragi di migranti nel \u003Cmark>mar\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark> continuano con una frequenza spaventosa.","Nonostante le belle parole empie di retorica dei leader dell'UE, i naufragi di migranti nel \u003Cmark>mar\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark> continuano con una frequenza spaventosa. 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Rappresentazioni che occultano i corpi ed edulcorano la realtà genocidaria. Oggi i linguaggi di media e rappresentanti di una classe politica putrefatta, con le sue politiche migratorie securitarie e xenofobe, si affanno nel tentativo di scorporare realtà e rappresentazione, cercado di delimitare i contorni della strage più grande, tra quelle di cui ci è dato sapere, almeno fino ad ora. Un altro massacro deliberato, solo l'ultimo.\r\n\r\nSi parla di centinaia di persone morte nel tentativo di entrare in Europa, sabato notte, a circa 60 miglie dalle coste libiche, intrappolate ed affogate in un peschereccio per salire sul quale avevano speso centinaia di euro. Nessun corridoio umanitario, i governanti hanno deciso che la traversata sui barconi della morte è l'unico modo di attraversare i confini, per poi finire in un campo e/o diventare manodopera a basso costo nei nostri mercati. Per molti il prezzo è la vita. Al momento sia la dinamica del naufragio, sia le dimensioni della strage, risultano poco chiari. Di fronte all'immane rabbia ed alla sofferenza senza fine di chi vive e sopravvive all'acqua, alla morte, all'indifferenza realmente globale, non stupisce che nelle cronache di queste ore traspaia un grande timore nel riportare i pochi elementi raccontati dai supestiti, 49 persone che nel tardo pomeriggio sbarcheranno nel porto di Catania. Ancora una volta a niente serviranno le pietose commemorazioni e le vacue passerelle degli impresentabili rappresentanti dell'Italia o dell'Unione Europea. Non serviranno preghiere inutili ed ecumeniche dei vari prelati, nè l'ipocrisia di quella bella società civile ancora una volta pronta a sfoggiare la sua caritatevole solidarietà non richiesta, con il suo repertorio di concertini, mostre e documentari di \"denuncia\". Serviranno invece mobilitazioni e azioni dirette, nelle città, nelle campagne, in tutti quei luoghi dove vivono uomini, donne, bambini e bambine, sopravvissuti alla morte ed ai perversi ingranaggi delle leggi, strumento attraverso cui gli Stati pretendono di esercitare \"legittimamente\" le più perverse forme di violenza, per poi essere sfruttati da piccoli e grandi capitalisti nostrani. Serviranno mobilitazioni forti, insieme a coloro che vivono nei nostri territori e nella precarietà lottano quotidianamente per la sopravvivenza, perché si possa sentire la loro, la nostra voce, contro le retoriche securitarie e quelle dell'emergenza umanitaria attraverso cui c'è chi si intasca profitti immensi, contro lo sfruttamento.\r\n\r\nQuesta mattina abbiamo parlato con Lucia di Borderline della strage nel Canale di Sicilia e più in generale della situazione di accoglienza dei migranti sull'isola, molto complicata dopo l'arrivo in pochi giorni di circa 10.000 persone.\r\n\r\nUnknown\r\n\r\n ","20 Aprile 2015","2015-04-28 13:16:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/disegno_barconi-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"202\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/disegno_barconi-300x202.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/disegno_barconi-300x202.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/disegno_barconi.jpg 483w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La morte quotidiana",1429538875,[275,63,276,277,278,279,280],"http://radioblackout.org/tag/canale-di-sicilia/","http://radioblackout.org/tag/politiche-migratorie-ue/","http://radioblackout.org/tag/profitti-su-migrazione/","http://radioblackout.org/tag/rifugiati/","http://radioblackout.org/tag/sicilia-accoglienza/","http://radioblackout.org/tag/strage/",[282,15,35,33,283,31,284],"canale di sicilia","rifugiati","strage",{"post_content":286},{"matched_tokens":287,"snippet":288,"value":289},[78,24],"Canale di Sicilia, \u003Cmark>mar\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark>: di nuovo la morte di","Canale di Sicilia, \u003Cmark>mar\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark>: di nuovo la morte di centinaia e centinaia di migranti affogati in mare, una morte quasi sempre rappresentata tramite numeri o parole quali \"tragedia\", \"vittime\". Rappresentazioni che occultano i corpi ed edulcorano la realtà genocidaria. Oggi i linguaggi di media e rappresentanti di una classe politica putrefatta, con le sue politiche migratorie securitarie e xenofobe, si affanno nel tentativo di scorporare realtà e rappresentazione, cercado di delimitare i contorni della strage più grande, tra quelle di cui ci è dato sapere, almeno fino ad ora. Un altro massacro deliberato, solo l'ultimo.\r\n\r\nSi parla di centinaia di persone morte nel tentativo di entrare in Europa, sabato notte, a circa 60 miglie dalle coste libiche, intrappolate ed affogate in un peschereccio per salire sul quale avevano speso centinaia di euro. Nessun corridoio umanitario, i governanti hanno deciso che la traversata sui barconi della morte è l'unico modo di attraversare i confini, per poi finire in un campo e/o diventare manodopera a basso costo nei nostri mercati. Per molti il prezzo è la vita. Al momento sia la dinamica del naufragio, sia le dimensioni della strage, risultano poco chiari. Di fronte all'immane rabbia ed alla sofferenza senza fine di chi vive e sopravvive all'acqua, alla morte, all'indifferenza realmente globale, non stupisce che nelle cronache di queste ore traspaia un grande timore nel riportare i pochi elementi raccontati dai supestiti, 49 persone che nel tardo pomeriggio sbarcheranno nel porto di Catania. Ancora una volta a niente serviranno le pietose commemorazioni e le vacue passerelle degli impresentabili rappresentanti dell'Italia o dell'Unione Europea. Non serviranno preghiere inutili ed ecumeniche dei vari prelati, nè l'ipocrisia di quella bella società civile ancora una volta pronta a sfoggiare la sua caritatevole solidarietà non richiesta, con il suo repertorio di concertini, mostre e documentari di \"denuncia\". Serviranno invece mobilitazioni e azioni dirette, nelle città, nelle campagne, in tutti quei luoghi dove vivono uomini, donne, bambini e bambine, sopravvissuti alla morte ed ai perversi ingranaggi delle leggi, strumento attraverso cui gli Stati pretendono di esercitare \"legittimamente\" le più perverse forme di violenza, per poi essere sfruttati da piccoli e grandi capitalisti nostrani. 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Nonché con l’aiuto di attivistx di Maldusa a Lampedusa e con quellx di MEM.MED dalla Sicilia, cerchiamo non solo di entrare nel merito degli eventi ma anche di descrivere, e far una prima analisi, di come il razzismo – e la sua burocrazia – si spinga ben oltre il confine della vita, ricadendo a cascata sulle famiglie dei morti di frontiera.\r\n\r\nPrimo collegamento con chi si trova in questo momento a Lampedusa con Maldusa,\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/08/Maldusa-2025_08_22_2025.08.22-15.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\nSecondo collegamento con MemMed -Memoria Mediterranea, gruppo attivo nel supporto alla ricerca delle persone migranti disperse nel Mediterraneo e nel monitoraggio delle pratiche di frontiera.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/08/MemMed.mp3\"][/audio]","26 Agosto 2025","2025-08-26 07:31:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/08/Immagine-2025-08-23-152414-200x110.png","Il naufragio di Lampedusa e il razzismo anche dopo la morte","podcast",1756193505,[169,361,362,363,364],"http://radioblackout.org/tag/maldusa/","http://radioblackout.org/tag/memmed/","http://radioblackout.org/tag/naufragio/","http://radioblackout.org/tag/porto-empedocle/",[173,366,367,368,369],"maldusa","MemMed","naufragio","Porto Empedocle",{"post_content":371},{"matched_tokens":372,"snippet":373,"value":374},[177,24],"della vita stessa.\r\n\r\nChe il \u003Cmark>Mar\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark> sia un cimitero a cielo","Che lo Stato periodicamente eserciti il suo potere di uccidere, come forma di controllo ed annichilimento delle vite nonché con l’obbiettivo di terrorizzare – e così controllare – il più ampio numero di persone in viaggio senza documenti europei, non è certo novità. 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In scaletta per scaldare i motori già bollenti a causa della temperatura ambientale, c'è un po di funk e hip hop con Sly Stone, i Colle e ATCQ. Poi due nuove tracce di Adrian Sherwood sul tema guerra e il nuovo singolo di Still Rebels fanno da preluido alla sigla di questa 239esima puntata di Overjoy. Dopo la sigla partiamo con un remix con Protoje e l'originale di Joka Smoka di Triston Palmer, si continua in rubadub style con Gregory Isaacs e Sugar Minott, e i nuovi traccioni di Rod Taylor per I.S.A. Dopodichè c'è in esclusiva anteprima il nuovissimo Marierose Riddim di Orange Street Musik, con Wisher Don, Jonelle, Jafagan con Johnny Clarke e Lone Ranger con lo stesso produttore Mitchie. Ancora una novità da Micah Shemaiah, e una piccola monografica dal produttore australiano Jahwise con le tune di Samory I, Queen Omega, Mark Wonder, Mykal Rose e Derajah. Ancora novità da DubMarta e Rootical Foundation, con un brano per la causa palestinese, e King Lorenzo per Kris Kemist. 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Il 25 agosto del 2018 la nave aveva soccorso 177 persone migranti nel Mar Mediterraneo, di cui molti minori, e rimase bloccata per bene giorni nel porto di Catania su ordine dell'allora ministro dell'Interno Salvini, violando ogni diritto di libertà personale delle persone trattenuta a bordo. La situazione si sbloccherà solo 10 giorno con lo sbarco di tutte le persone che era state sequestrate sulla nave. L'anno seguente un gruppo di persone intenta una causa civile per i fatti sopra descritti.\r\n\r\nOggi arriva una sentenza storica in cui non solo si riconoscono le responsabilità del ministro, ma lo si condanna per sequestro di persona e lo si obbliga al risarcimento dei danni alle persone migranti a cui si era impedito lo sbarco. La sentenza richiama inoltre l’Italia all’obbligo di soccorso in mare secondo le convenzioni internazionali, e stabilisce che “lo stato responsabile del soccorso deve organizzare lo sbarco nel più breve tempo ragionevolmente possibile fornendo un luogo sicuro in cui terminare le operazioni di soccorso. 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Per terrorizzare tutte le altre, per dire a chiare lettere che questo pianeta non è un luogo dove le donne possano vivere in libertà senza pagarne il prezzo.\r\nLo stupro di guerra, fatto di torture e mutilazioni, spesso si conclude con l’uccisione, delle bambine, delle ragazze, delle donne.\r\nIn guerra il sangue, le lacerazioni, le ferite i corpi distrutti sono esibiti come trofei, mostrati nei video compiaciuti dei carnefici, esibiti sui social.\r\nImmagini che vorremmo cancellare, coprire, non per nascondere la verità ma per sottrarre ai violenti il loro trofeo pubblico. Ma ci tocca guardare perché il nostro sguardo possa spezzare l’omertà che circonda alcune vicende.\r\nIn tempi di “pace armata”, la violenza degli stupri prosegue nelle aule di tribunale, dove le donne che scelgono di denunciare, sono, nei fatti, obbligate a dimostrare, mostrando lividi, ferite, lacerazioni la loro opposizione. 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O muori come Maria Goretti o, in fondo, te la sei cercata.\r\nIl femminismo è quasi sempre riuscito ad affrontare con lucidità e solidarietà gli stupri di guerra, al di là del proprio posizionamento politico. \r\nDopo il 7 ottobre questo è meno vero.\r\nL’incapacità o, più spesso, la decisione di ignorare o quantomeno minimizzare gli orrori commessi dagli uomini di Hamas che hanno attaccato gli abitanti di alcuni kibbutz e i partecipanti al festival musicale Nova, è sconcertante.\r\nSu testate, pubblicazioni e siti di movimento è partita la gara alla negazione, all’inquisizione, alla pretesa, che in mezzo a cumuli di cadaveri venissero avviate inchieste con autopsie e prove del DNA. Settori di movimento si sono comportati come i tribunali di ogni dove: sotto accusa le donne, le poche sopravvissute, le testimoni stesse. 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Anche qui, in punta di piedi, nel rispetto di queste vite negate, vi abbiamo parlato delle loro esistenze umiliate ed offese.\r\nPerché nel mondo che vogliamo non c’è spazio per frontiere tra i corpi, tra le persone, tra gente che parla lingue diverse.\r\nPer questo approfondimento abbiamo scelto l’8 marzo: non avremmo potuto fare altrimenti di fronte al sostanziale silenzio dei movimenti transfemministi.\r\nSappiamo già che qualcun* griderà che abbiamo fatto il gioco del governo fascista di Israele. Lo diciamo chiaro: chi nega, chi nasconde chi minimizza le brutali violenze di genere del 7 ottobre fa davvero il gioco di Netanyahu e della sua banda di predoni confessionali. La gran parte delle persone massacrate il 7 ottobre viveva in kibbutz di estrema sinistra, dove la solidarietà con i vicini oltre il confine blindato era normale. Le ragazze e i ragazzi che ballavano al festival Nova, con i loro corpi e identità libere facevano parte di quei settori di società israeliana sempre più nel mirino della destra religiosa e colonialista.\r\nI sopravvissuti hanno detto a chiare lettere che né loro né gli amici e parenti uccisi da Hamas avrebbero voluto la rappresaglia scatenata dal governo Netanyahu.\r\n\r\nGli infiniti orrori della guerra a Gaza non possono in alcun modo giustificare il silenzio o il negazionismo sugli stupri del 7 ottobre. \r\nLa violenza patriarcale è fatta anche di confini, guerre, nazionalismi giocati sulla pelle delle donne. Ed ai quali non intendiamo piegarci. Né qui, né altrove.\r\nAnarres ne ha parlato con l’aiuto di Lorenzo, che ha tradotto i documenti e letto le testimonianze disponibili\r\n\r\nUna Barriera contro i militari\r\nPer la prima volta dopo più un mese i soldati dell'operazione \"Strade sicure\" non hanno bivaccato nello spiazzo tra corso Palermo e via Sesia. All'arrivo degli antimilitaristi si sono allontanati per l'intero pomeriggio.\r\nLa piazza smilitarizzata ha mutato subito aspetto: si sono avvicinate diverse persone che abitano il quartiere e scelgono la solidarietà ed il mutuo appoggio.\r\nUna ragazza ci avvicina e ci dice, guardando la fermata dell'autobus: \"qui servirebbero più mezzi, invece attese infinite e sovraffollamento. E pretendono che paghiamo il biglietto.\" Il discorso scivola sui costi dell'avamposto militare di fronte ai continui tagli ai servizi essenziali.\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nSabato 16 marzo\r\nCorteo No CPR\r\nore 14,30\r\npiazza Castello\r\n\r\nVenerdì 22 marzo\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nAnarchia e decolonialità\r\nVerso un’idea non nazionalista della decolonizzazione, per un universale plurale, che emerge nella concretezza dei percorsi di lotta.\r\nIl concetto di decolonialità è molto citato negli ultimi anni ma non sempre compreso. Manca soprattutto un’elaborazione di questa idea che la separi da nazionalismi, comunitarismi e approcci basati su una prospettiva unica (piuttosto che su intersezioni) che rischiano di farla diventare una concezione escludente quando non lo è. È importante ricordare che, come elaborata originariamente dal collettivo Modernità-Colonialità-Decolonialità (MCD) e poi arricchita dai contributi del femminismo indigeno, degli studi sul pluriverso e delle epistemologie del Sud per non citare che alcuni dei principali ambiti di discussione, la decolonialità mira a superare i limiti di precedenti approcci.\r\nSi tratta in particolare del culturalismo dei Postcolonial Studies, che si sono spesso limitati a critiche della colonialità che restavano limitate a un’analisi del discorso e confinate in ambiti accademici, e dell’economicismo di teorie quali lo sviluppo ineguale o il sistema mondo, incapaci di includere quello che gli approcci decoloniali chiamano la ‘decolonizzazione epistemica’. In questo senso, i punti qualificanti della decolonialità sono la necessità di non limitarsi alla pura teoria per connettersi alle lotte e situazioni reali, di riscoprire modi di pensare al di fuori delle tradizioni intellettuali europee e di costruire ponti di solidarietà militanti attraverso diverse culture e assi di intervento.\r\nSulla base di questo discorso introduttivo, e di alcuni casi empirici sudamericani di interazione tra gruppi anarchici e comunità indigene e afrodiscendenti, si discuteranno le basi di un progetto anarchico di decolonialità, basato sul fatto che la tradizione anarchica e molte delle comunità sopracitate condividono punti chiave quali la prassi organizzativa orizzontale, l’azione diretta e l’idea di territorio come relazione sociale piuttosto che come area delimitata da confini “sovrani”. Esse condividono inoltre critiche delle principali pratiche autoritarie che hanno caratterizzato la Sinistra europea ed eurocentrica, quali il concetto di avanguardia politica, quello di intellettuale organico (di solito maschio e bianco) chiamato a “guidare” le lotte, l’idea della rivoluzione come mera presa del potere politico e quella della decolonizzazione o “liberazione nazionale” come mera costruzione di un nuovo Stato.\r\nIn una singola definizione, anarchismo e “lotta afro-indigena” condividono il principio della coerenza tra la teoria e la prassi, che dovrebbe ispirare il più vasto campo della decolonialità.\r\nInterverrà Federico Ferretti, geografo, docente all'università di Bologna.\r\n\r\nSabato 23 marzo\r\nore 15 giardinetti tra corso Giulio Cesare e via Montanaro\r\nAssemblea\r\nCase senza persone, persone senza casa\r\nCon Filippo Borreani, sociologo e con Prendocasa\r\npoi musica, poesia, socialità\r\n(organizza oltredora antifascista)\r\n\r\nVenerdì 12 aprile\r\nEmma Goldman\r\nLa donna più pericolosa d'America\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nNe parliamo con Selva Varengo curatrice della nuova edizione di \"Vivendo la mia vita\", l'autobiografia che Emma Goldman scrisse nel 1934.\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","11 Marzo 2024","2024-03-11 14:10:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/faccia-spinata-200x110.jpg","Anarres dell’8 marzo. 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Tra queste spicca la missione Aspides, missione europea cui partecipano Italia, Grecia e Francia, approvata dal Consiglio dei ministri dopo che era divenuta operativa da tempo nel \u003Cmark>Mar\u003C/mark> Rosso.\r\nLa missione ha il compito di tutelare gli interessi del trasporto commerciale italiano nell’area. Il Comando operativo dell'operazione ha sede a Larissa in Grecia e il comandante è il commodoro greco Vasilios Griparis. 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La libertà delle donne è la posta in gioco: ucciderle non basta, vanno annientate, ridotte a nulla. Per terrorizzare tutte le altre, per dire a chiare lettere che questo pianeta non è un luogo dove le donne possano vivere in libertà senza pagarne il prezzo.\r\nLo stupro di guerra, fatto di torture e mutilazioni, spesso si conclude con l’uccisione, delle bambine, delle ragazze, delle donne.\r\nIn guerra il sangue, le lacerazioni, le ferite i corpi distrutti sono esibiti come trofei, mostrati nei video compiaciuti dei carnefici, esibiti sui social.\r\nImmagini che vorremmo cancellare, coprire, non per nascondere la verità ma per sottrarre ai violenti il loro trofeo pubblico. Ma ci tocca guardare perché il nostro sguardo possa spezzare l’omertà che circonda alcune vicende.\r\nIn tempi di “pace armata”, la violenza degli stupri prosegue nelle aule di tribunale, dove le donne che scelgono di denunciare, sono, nei fatti, obbligate a dimostrare, mostrando lividi, ferite, lacerazioni la loro opposizione. Il semplice “no” è considerato sospetto, viene inquisito, mette le vittime sul banco delle imputate.\r\n“Sorella io ti credo.” è uno slogan che riecheggia nelle piazze femministe di ogni dove. Il sostegno concreto, attivo, solidale di donne verso altre donne. Di donne che conoscono, per averlo esperito sulla propria pelle, il sapore agre del sospetto, del chiacchiericcio, della “battutina”. Senza sangue non c’è violenza. O muori come Maria Goretti o, in fondo, te la sei cercata.\r\nIl femminismo è quasi sempre riuscito ad affrontare con lucidità e solidarietà gli stupri di guerra, al di là del proprio posizionamento politico. \r\nDopo il 7 ottobre questo è meno vero.\r\nL’incapacità o, più spesso, la decisione di ignorare o quantomeno minimizzare gli orrori commessi dagli uomini di Hamas che hanno attaccato gli abitanti di alcuni kibbutz e i partecipanti al festival musicale Nova, è sconcertante.\r\nSu testate, pubblicazioni e siti di movimento è partita la gara alla negazione, all’inquisizione, alla pretesa, che in mezzo a cumuli di cadaveri venissero avviate inchieste con autopsie e prove del DNA. Settori di movimento si sono comportati come i tribunali di ogni dove: sotto accusa le donne, le poche sopravvissute, le testimoni stesse. Persino i filmati girati e diffusi dagli stessi aguzzini sono stati ignorati o sottoposti alla lente di ingrandimento alla ricerca del particolare discordante.\r\nIn alcuni casi gli stupri e le violenze sono state descritte come “non sistematiche” e comunque opera di sbandati, non dei miliziani di Hamas. Le solite mele marce.\r\nUn atteggiamento razzista, escludente, che getta un’ombra pesante sulla strada del femminismo alle nostre latitudini.\r\nAbbiamo provato, in punta di piedi, nel rispetto delle donne stuprate, mutilate ed uccise, a parlarvi di questa vicenda. \r\nMa certo non dimentichiamo ne minimizziamo la violenza dell’esercito israeliano verso le donne e le bambine palestinesi. Anche qui, in punta di piedi, nel rispetto di queste vite negate, vi abbiamo parlato delle loro esistenze umiliate ed offese.\r\nPerché nel mondo che vogliamo non c’è spazio per frontiere tra i corpi, tra le persone, tra gente che parla lingue diverse.\r\nPer questo approfondimento abbiamo scelto l’8 marzo: non avremmo potuto fare altrimenti di fronte al sostanziale silenzio dei movimenti transfemministi.\r\nSappiamo già che qualcun* griderà che abbiamo fatto il gioco del governo fascista di Israele. Lo diciamo chiaro: chi nega, chi nasconde chi minimizza le brutali violenze di genere del 7 ottobre fa davvero il gioco di Netanyahu e della sua banda di predoni confessionali. La gran parte delle persone massacrate il 7 ottobre viveva in kibbutz di estrema sinistra, dove la solidarietà con i vicini oltre il confine blindato era normale. Le ragazze e i ragazzi che ballavano al festival Nova, con i loro corpi e identità libere facevano parte di quei settori di società israeliana sempre più nel mirino della destra religiosa e colonialista.\r\nI sopravvissuti hanno detto a chiare lettere che né loro né gli amici e parenti uccisi da Hamas avrebbero voluto la rappresaglia scatenata dal governo Netanyahu.\r\n\r\nGli infiniti orrori della guerra a Gaza non possono in alcun modo giustificare il silenzio o il negazionismo sugli stupri del 7 ottobre. \r\nLa violenza patriarcale è fatta anche di confini, guerre, nazionalismi giocati sulla pelle delle donne. Ed ai quali non intendiamo piegarci. Né qui, né altrove.\r\nAnarres ne ha parlato con l’aiuto di Lorenzo, che ha tradotto i documenti e letto le testimonianze disponibili\r\n\r\nUna Barriera contro i militari\r\nPer la prima volta dopo più un mese i soldati dell'operazione \"Strade sicure\" non hanno bivaccato nello spiazzo tra corso Palermo e via Sesia. 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Manca soprattutto un’elaborazione di questa idea che la separi da nazionalismi, comunitarismi e approcci basati su una prospettiva unica (piuttosto che su intersezioni) che rischiano di farla diventare una concezione escludente quando non lo è. È importante ricordare che, come elaborata originariamente dal collettivo Modernità-Colonialità-Decolonialità (MCD) e poi arricchita dai contributi del femminismo indigeno, degli studi sul pluriverso e delle epistemologie del Sud per non citare che alcuni dei principali ambiti di discussione, la decolonialità mira a superare i limiti di precedenti approcci.\r\nSi tratta in particolare del culturalismo dei Postcolonial Studies, che si sono spesso limitati a critiche della colonialità che restavano limitate a un’analisi del discorso e confinate in ambiti accademici, e dell’economicismo di teorie quali lo sviluppo ineguale o il sistema mondo, incapaci di includere quello che gli approcci decoloniali chiamano la ‘decolonizzazione epistemica’. In questo senso, i punti qualificanti della decolonialità sono la necessità di non limitarsi alla pura teoria per connettersi alle lotte e situazioni reali, di riscoprire modi di pensare al di fuori delle tradizioni intellettuali europee e di costruire ponti di solidarietà militanti attraverso diverse culture e assi di intervento.\r\nSulla base di questo discorso introduttivo, e di alcuni casi empirici sudamericani di interazione tra gruppi anarchici e comunità indigene e afrodiscendenti, si discuteranno le basi di un progetto anarchico di decolonialità, basato sul fatto che la tradizione anarchica e molte delle comunità sopracitate condividono punti chiave quali la prassi organizzativa orizzontale, l’azione diretta e l’idea di territorio come relazione sociale piuttosto che come area delimitata da confini “sovrani”. Esse condividono inoltre critiche delle principali pratiche autoritarie che hanno caratterizzato la Sinistra europea ed eurocentrica, quali il concetto di avanguardia politica, quello di intellettuale organico (di solito maschio e bianco) chiamato a “guidare” le lotte, l’idea della rivoluzione come mera presa del potere politico e quella della decolonizzazione o “liberazione nazionale” come mera costruzione di un nuovo Stato.\r\nIn una singola definizione, anarchismo e “lotta afro-indigena” condividono il principio della coerenza tra la teoria e la prassi, che dovrebbe ispirare il più vasto campo della decolonialità.\r\nInterverrà Federico Ferretti, geografo, docente all'università di Bologna.\r\n\r\nSabato 23 marzo\r\nore 15 giardinetti tra corso Giulio Cesare e via Montanaro\r\nAssemblea\r\nCase senza persone, persone senza casa\r\nCon Filippo Borreani, sociologo e con Prendocasa\r\npoi musica, poesia, socialità\r\n(organizza oltredora antifascista)\r\n\r\nVenerdì 12 aprile\r\nEmma Goldman\r\nLa donna più pericolosa d'America\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nNe parliamo con Selva Varengo curatrice della nuova edizione di \"Vivendo la mia vita\", l'autobiografia che Emma Goldman scrisse nel 1934.\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[454],{"field":94,"matched_tokens":455,"snippet":451,"value":452},[177,24,177],{"best_field_score":151,"best_field_weight":40,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":48,"score":229,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},{"document":458,"highlight":471,"highlights":476,"text_match":149,"text_match_info":479},{"comment_count":48,"id":459,"is_sticky":48,"permalink":460,"podcastfilter":461,"post_author":462,"post_content":463,"post_date":464,"post_excerpt":54,"post_id":459,"post_modified":465,"post_thumbnail":466,"post_title":467,"post_type":358,"sort_by_date":468,"tag_links":469,"tags":470},"85596","http://radioblackout.org/podcast/presentazione-di-sea-punks-intervista-ad-un-membro-dellequipaggio/",[311],"liberationfront","Recentemente si è svolta nel Mar Mediterraneo la prima campagna dell’organizzazione tedesca Sea Punks che, tramite la nave Sea Punk I, si prefigge lo scopo di aiutare e soccorrere le persone in spostamento che quotidianamente tentano di arrivare dal nord dell’Africa alle coste italiane.\r\n\r\nUn compito non facile, se si pensa alla grande estensione di questo tratto di mare e all’enorme numero di imbarcazioni (precarie, che imbarcano acqua e che spesso affondano prima di essere intercettate dai soccorsi) che iniziano questo viaggio. 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Quale nuova linea di governo della guerra viene stabilito a livello internazionale intorno alle cosiddette \"emergenze\" o \"casi eccezionali\"?\r\n\r\nA partire dagli attacchi ai grandi commerci lungo la costa somala un compagno ci mostra il parallelismo tra il caso africano e quello del Mar Mediterraneo, parallelismo che parla più che mai della politica europea e del suo colonialismo mai dismesso, lo fa attraverso un testo la cui lettura è preziosa: Fratelli di costa, di recente traduzione dal francese e gratuitamente scaricabile qui.\r\n\r\nAlle presentazioni del libro che a breve partiranno in giro per l'Italia potrete acquistare il cartaceo, il ricavato andrà benefit detenuti e spese dell'operazione \"Scintilla\" che ha coinvolto con l'accusa di associazione sovversiva tanti compagni proprio per la lotta contro i Cpr.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/fratelli-di-costa-def.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPostilla: per problemi tecnici la registrazione della diretta non è avvenuta, l'audio viene dalla complicità e dall'amicizia con Silenzio Assordante, trasmissione di Radio OndaRossa.\r\n\r\n ","1 Luglio 2020","2020-07-01 19:30:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/Fratellidellacosta-1024x686-1-200x110.jpg","Macerie su Macerie - 29 giugno 2020. 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Quale nuova linea di governo della guerra viene stabilito a livello internazionale intorno alle cosiddette \"emergenze\" o \"casi eccezionali\"?\r\n\r\nA partire dagli attacchi ai grandi commerci lungo la costa somala un compagno ci mostra il parallelismo tra il caso africano e quello del \u003Cmark>Mar\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark>, parallelismo che parla più che mai della politica europea e del suo colonialismo mai dismesso, lo fa attraverso un testo la cui lettura è preziosa: Fratelli di costa, di recente traduzione dal francese e gratuitamente scaricabile qui.\r\n\r\nAlle presentazioni del libro che a breve partiranno in giro per l'Italia potrete acquistare il cartaceo, il ricavato andrà benefit detenuti e spese dell'operazione \"Scintilla\" che ha coinvolto con l'accusa di associazione sovversiva tanti compagni proprio per la lotta contro i Cpr.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/fratelli-di-costa-def.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPostilla: per problemi tecnici la registrazione della diretta non è avvenuta, l'audio viene dalla complicità e dall'amicizia con Silenzio Assordante, trasmissione di Radio OndaRossa.\r\n\r\n ",[500],{"field":94,"matched_tokens":501,"snippet":497,"value":498},[177,24],{"best_field_score":151,"best_field_weight":40,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":48,"score":229,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},6637,{"collection_name":358,"first_q":67,"per_page":296,"q":67},["Reactive",506],{},["Set"],["ShallowReactive",509],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$f7hcrxhmXOv7SxYkyZq5sUqW2yMEL4BEYFQ_N1D46FrU":-1},true,"/search?query=mar+mediterraneo"]