","Turchia. Due milioni di no a Erdogan","post",1499881721,[61,62,63,64,65,66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/efrin/","http://radioblackout.org/tag/enis-berberoglu/","http://radioblackout.org/tag/erdogan/","http://radioblackout.org/tag/guerra-civile/","http://radioblackout.org/tag/isis/","http://radioblackout.org/tag/marcia-per-il-sale/","http://radioblackout.org/tag/marcia-per-la-giustizia/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[70,19,71,72,15,73,74,17],"efrin","Erdogan","guerra civile","marcia per il sale","marcia per la giustizia",{"post_content":76,"tags":84},{"matched_tokens":77,"snippet":82,"value":83},[78,79,80,81],"marcia","per","la","giustizia","partecipano alla manifestazione conclusiva della \u003Cmark>marcia\u003C/mark> \u003Cmark>per\u003C/mark> \u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>giustizia\u003C/mark>. Un segnale forte e chiaro","Domenica 10 luglio. Due milioni di persone partecipano alla manifestazione conclusiva della \u003Cmark>marcia\u003C/mark> \u003Cmark>per\u003C/mark> \u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>giustizia\u003C/mark>. Un segnale forte e chiaro che nonostante le decine di migliaia di arresti ed epurazioni, nonostante le torture e le violenze, nonostante \u003Cmark>la\u003C/mark> trasformazione del paese in una dittatura democratica, guidata a vita da Erdogan, il paese non è ancora piegato né pacificato a forza.\r\n\r\nAnzi! L'uomo forte di Ankara non è riuscito a far calare il velo del terrore sull'opposizione, mentre continua \u003Cmark>la\u003C/mark> guerra civile nelle regioni curdofone del paese e \u003Cmark>la\u003C/mark> guerra di invasione nel cantone di Efrin, in Rojava.\r\n\u003Cmark>La\u003C/mark> manifestazione di domenica scorsa è stata \u003Cmark>la\u003C/mark> più importante dopo \u003Cmark>la\u003C/mark> rivolta di Ghezi Park.\r\n\r\n \r\n\r\n\u003Cmark>La\u003C/mark> “\u003Cmark>Marcia\u003C/mark> \u003Cmark>per\u003C/mark> \u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>giustizia”\u003C/mark> è durata 24 giorni.\r\n\r\nIl 14 giugno un affollato corteo è partito dalla capitale della Turchia, Ankara, \u003Cmark>per\u003C/mark> arrivare fino alla capitale industriale del paese, Istanbul. Il giorno dopo l’arresto del parlamentare Enis Berberoglu, del CHP, il segretario generale del kemalista Partito Popolare della Repubblica, ha comunicato in diretta televisiva che avrebbe dato vita alla \u003Cmark>marcia\u003C/mark>.\r\n\r\n \r\n\r\nCentinaia e migliaia di persone hanno camminato, giorno e notte, sotto \u003Cmark>la\u003C/mark> pioggia e sotto il sole cocente a 45 gradi. Sono partiti ogni giorno quasi all’alba e si sono fermati nel pomeriggio. Hanno camminato in tutto \u003Cmark>per\u003C/mark> 420 chilometri, facendo circa 600.000 passi, con una media di partecipazione oltre le 50.000 persone.\r\n\r\nOgni sera si dormiva insieme, nelle tende, in macchina, nelle abitazioni dei volontari o degli abitanti locali che sostenevano \u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>marcia\u003C/mark>.\r\nIl corteo, superando il record della “\u003Cmark>marcia\u003C/mark> \u003Cmark>per\u003C/mark> il sale” di Ghandi, è arrivato l’8 luglio a Istanbul. Secondo gli osservatori erano presenti più di 215.000 persone.\r\n\r\nOvviamente non sono mancate le azioni di protesta, provocazione e sabotaggio da parte di sostenitori del governo e dello stesso Presidente della Repubblica e del Primo Ministro, che non hanno esitato a criminalizzare il corteo offendendo, umiliando, insultando, emarginando e minacciando i partecipanti.\r\n\r\nNegli ultimi giorni \u003Cmark>la\u003C/mark> polizia ha annunciato di aver arrestato tre esponenti dell'Isis pronti a compiere un attentato contro i marciatori. Chiara l'intenzione di spaventare i partecipanti \u003Cmark>per\u003C/mark> indebolire \u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>marcia\u003C/mark>. Un'operazione miseramente fallita.\r\n\r\nIl corteo è cresciuto di giorno in giorno, coinvolgendo disoccupati, diversi partiti politici, operai precari, avvocati, donne vittime di violenza, giornalisti, accademici, parenti dei detenuti politici, associazioni non governative e collettivi degli studenti.\r\n\r\nSi sono uniti anche esponenti del Partito democratico dei popoli, il partito filocurdo, che ha numerosi deputati, sindaci e attivisti in carcere.\r\nA poco meno di un anno dal fallito colpo di stato militare, attribuito alla rete di Fetullah Gulen, dopo le leggi di emergenza e il referendum che ha consegnato il paese nelle mani dell'uomo forte che sogna di farsi Sultano, \u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>marcia\u003C/mark> e \u003Cmark>la\u003C/mark> manifestazione oceanica sono il segno che \u003Cmark>la\u003C/mark> politica della paura non è riuscita a piegare l'opposizione politica e sociale nel paese.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta \u003Cmark>la\u003C/mark> diretta con Murat Cinar, giornalista e mediattivista di origine turca:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 07 07 murat \u003Cmark>marcia\u003C/mark> \u003Cmark>giustizia\u003C/mark>",[85,87,89,91,93,95,98,101],{"matched_tokens":86,"snippet":70},[],{"matched_tokens":88,"snippet":19},[],{"matched_tokens":90,"snippet":71},[],{"matched_tokens":92,"snippet":72},[],{"matched_tokens":94,"snippet":15},[],{"matched_tokens":96,"snippet":97},[78,79],"\u003Cmark>marcia\u003C/mark> \u003Cmark>per\u003C/mark> il sale",{"matched_tokens":99,"snippet":100},[78,79,80,81],"\u003Cmark>marcia\u003C/mark> \u003Cmark>per\u003C/mark> \u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>giustizia\u003C/mark>",{"matched_tokens":102,"snippet":17},[],[104,112],{"field":35,"indices":105,"matched_tokens":108,"snippets":111},[106,107],6,5,[109,110],[78,79,80,81],[78,79],[100,97],{"field":113,"matched_tokens":114,"snippet":82,"value":83},"post_content",[78,79,80,81],2314894167593451500,{"best_field_score":117,"best_field_weight":118,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":119,"tokens_matched":120,"typo_prefix_score":47},"4419510927616",13,"2314894167593451626",4,{"document":122,"highlight":147,"highlights":175,"text_match":186,"text_match_info":187},{"cat_link":123,"category":124,"comment_count":47,"id":125,"is_sticky":47,"permalink":126,"post_author":50,"post_content":127,"post_date":128,"post_excerpt":53,"post_id":125,"post_modified":129,"post_thumbnail":130,"post_thumbnail_html":131,"post_title":132,"post_type":58,"sort_by_date":133,"tag_links":134,"tags":142},[44],[46],"42654","http://radioblackout.org/2017/06/turchia-dal-pride-alla-marcia-per-la-giustizia/","Il Pride in Turchia si fa da 15 anni. Quest'anno, per la seconda volta consecutiva, il governo ha vietato il corteo.\r\nAnche quest'anno il movimento glbti ha sfidato Erdogan scendendo in piazza in barba ai divieti.\r\nD'altra parte il primo Pride fu una sommossa, da cui tanti percorsi di libertà presero avvio.\r\n \r\n\r\nI manifestanti hanno provato ad entrare a Taksim, ma la piazza era chiusa dall'antisommossa, che appena la folla è cresciuta sono entrati in azione.\r\nLa polizia ha usato proiettili di gomma e idranti per disperdere il corteo arcobaleno. Diverse decine di attivisti sono stati feriti. 35 le persone, tra cui un giornalista dell'Associated Press, sono state arrestate. Probabilmente potrebbero essere rilasciate nelle prossime ore.\r\n \r\nIn questi stessi giorni ha preso avvio una marcia per la giustizia e la libertà, diretta a piedi da Ankara a Istanbul.\r\n \r\nLa marcia è stata promossa dal CHP, il partito socialdemocratico, per protestare per l'arresto di Enis Berberoglu, deputato del partito, arrestato nei giorni scorsi.\r\n \r\nBerberoglu è stato rinchiuso in carcere dopo una condanna in primo grado a 25 anni per “rivelazione di segreto di stato”. La sua colpa è aver collaborato all'inchiesta del quotidiano Cumhuriyet che pubblicò un reportage sui tir dei servizi segreti turchi, che, nel 2014, trasportavano armi dirette agli insorti dell'ISIS in Siria.\r\n \r\nCon lui salgono a 12 i deputati imprigionati in Turchia nell'ultimo anno. Gli altri 11 fanno parte del Partito Democratico dei Popoli, la formazione che in Turchia ha promosso, dall'interno delle istituzioni, il Confederalismo Democratico, ottenendo sia l'ingresso al Parlamento, sia un buon successo nelle regioni curdofone.\r\n \r\nLa repressione violentissima scatenata negli ultimi due anni nel sud est del paese, ha portato alla destituzione e all'arresto di numerosi sindaci e cosindaci.\r\n \r\nLa marcia per la giustizia si sta allargando di tappa in tappa: cresce giorno dopo giorno e raccoglie adesioni ben oltre il bacino di consenso dei socialdemocratici turchi.\r\n \r\nOrmai sono migliaia le persone in marcia che hanno affrontato anche il freddo e la neve, attraversando le montagne e poi proseguendo lungo l'autostrada.\r\nOra è diventata una spina nel fianco di Erdogan, che ha più volte minacciato i partecipanti di passare la parola alla polizia.\r\n \r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar, videomaker, giornalista di origine turca, che vive da molti anni a Torino.\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n2017 06 27 pride marcia","27 Giugno 2017","2017-07-02 01:47:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/istanbul-s-governor-bans-lgbt-pride-march-309552-5-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"166\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/istanbul-s-governor-bans-lgbt-pride-march-309552-5-300x166.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/istanbul-s-governor-bans-lgbt-pride-march-309552-5-300x166.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/istanbul-s-governor-bans-lgbt-pride-march-309552-5-200x110.jpg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/istanbul-s-governor-bans-lgbt-pride-march-309552-5.jpg 620w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Turchia. 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La Pre Cop si lascia alle spalle tante rinnovate promesse sulla transizione ecologica tra i paesi aderenti, ma non pone vincoli ai piani per la riduzione di emissioni. In sostanza tanto rumore per nulla.\r\nI movimenti per la giustizia climatica hanno dato vita a numerose iniziative, consapevoli che quella di Milano era solo una gigantesca operazione di green washing.\r\nDal 28 al 30 settembre c’è stato l’eco social forum e un campeggio di lotta. Dal 30 settembre è stato un susseguirsi di manifestazioni, blocchi, assemblee, momenti di approfondimento che hanno coinvolto decine di migliaia di persone.\r\nVenerdì scorso un corteo enorme promosso dai Friday’s for future ha attraversato la città.\r\nIl giorno successivo, sabato 2 ottobre, migliaia e migliaia di persone hanno dato vita alla Global March for Climate Justice.\r\nScrivono nell’appello di indizione gli organizzatori “Alluvioni, incendi, inondazioni, siccità: il disastro climatico non riguarda il nostro futuro, è già qui. Le promesse vuote dei governi e gli accordi di comodo non ci interessano: serve invertire davvero la rotta, cambiare il modo in cui si produce, mettere al centro la tutela dell’ambiente e delle popolazioni. (…) La Marcia per la Giustizia Climatica della Climate Open Platform è la marcia di chi crede fermamente che non debbano essere gli ultimi a pagare le conseguenze del disastro climatico, ma chi se n’è reso responsabile, di chi sa che senza giustizia sociale non ci può essere transizione ecologica.”\r\nUn movimento composito, variegato, attraversato da anime diverse, che pur approdando ad elementi radicali di critica, mantiene come orizzonte quello dell’interlocuzione istituzionale, della pressione sui governi perché adottino politiche virtuose. La scommessa di chi ha attraversato criticamente quelle giornate è una crescita in senso anticapitalista e libertario delle istanze ecoclimatiche.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo dell’Ateneo Libertario di Milano\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/2021-10-05-massimo-precop-26.mp3\"][/audio]","5 Ottobre 2021","2021-10-05 16:31:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/clima-another-world-cant-fb-e1633444293403-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"109\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/clima-another-world-cant-fb-e1633444293403-300x109.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/clima-another-world-cant-fb-e1633444293403-300x109.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/clima-another-world-cant-fb-e1633444293403-1024x371.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/clima-another-world-cant-fb-e1633444293403-768x278.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/clima-another-world-cant-fb-e1633444293403-1536x556.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/clima-another-world-cant-fb-e1633444293403.jpg 1841w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Milano Cortei e blocchi contro la Precop26",1633451445,[206,207,208,209,210],"http://radioblackout.org/tag/blocco/","http://radioblackout.org/tag/corteo/","http://radioblackout.org/tag/milano/","http://radioblackout.org/tag/movimenti-climatici/","http://radioblackout.org/tag/pre-cop26/",[212,213,214,215,216],"blocco","corteo","milano","movimenti climatici","pre cop26",{"post_content":218,"post_title":225},{"matched_tokens":219,"snippet":223,"value":224},[220,221,79,80,222],"La","Marcia","Giustizia","dell’ambiente e delle popolazioni. 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Le promesse vuote dei governi e gli accordi di comodo non ci interessano: serve invertire davvero \u003Cmark>la\u003C/mark> rotta, cambiare il modo in cui si produce, mettere al centro \u003Cmark>la\u003C/mark> tutela dell’ambiente e delle popolazioni. (…) \u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>Marcia\u003C/mark> \u003Cmark>per\u003C/mark> \u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>Giustizia\u003C/mark> Climatica della Climate Open Platform è \u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>marcia\u003C/mark> di chi crede fermamente che non debbano essere gli ultimi a pagare le conseguenze del disastro climatico, ma chi se n’è reso responsabile, di chi sa che senza \u003Cmark>giustizia\u003C/mark> sociale non ci può essere transizione ecologica.”\r\nUn movimento composito, variegato, attraversato da anime diverse, che pur approdando ad elementi radicali di critica, mantiene come orizzonte quello dell’interlocuzione istituzionale, della pressione sui governi perché adottino politiche virtuose. \u003Cmark>La\u003C/mark> scommessa di chi ha attraversato criticamente quelle giornate è una crescita in senso anticapitalista e libertario delle istanze ecoclimatiche.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo dell’Ateneo Libertario di Milano\r\n\r\nAscolta \u003Cmark>la\u003C/mark> diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/2021-10-05-massimo-precop-26.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":226,"snippet":227,"value":227},[80],"Milano Cortei e blocchi contro \u003Cmark>la\u003C/mark> Precop26",[229,231],{"field":113,"matched_tokens":230,"snippet":223,"value":224},[220,221,79,80,222],{"field":182,"matched_tokens":232,"snippet":227,"value":227},[80],{"best_field_score":188,"best_field_weight":234,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":235,"tokens_matched":120,"typo_prefix_score":47},14,"2314894167592927346",{"document":237,"highlight":251,"highlights":256,"text_match":259,"text_match_info":260},{"cat_link":238,"category":239,"comment_count":47,"id":240,"is_sticky":47,"permalink":241,"post_author":50,"post_content":242,"post_date":243,"post_excerpt":53,"post_id":240,"post_modified":244,"post_thumbnail":245,"post_thumbnail_html":246,"post_title":247,"post_type":58,"sort_by_date":248,"tag_links":249,"tags":250},[44],[46],"52902","http://radioblackout.org/2019/03/report-dallassemblea-nazionale-di-napoli/","Centinaia di persone, con le adesioni di centinaia di comitati territoriali da tutta Italia hanno partecipato al Maschio Angioino di Napoli alla assemblea nazionale di lancio della marcia per il clima e contro le grandi opere inutili e dannose del prossimo 23 marzo a Roma. Una mobilitazione per la giustizia climatica e ambientale e contro lo spreco di denaro pubblico per grandi infrastrutture inutili e altamente impattanti sull’ambiente e sui territori.\r\n\r\nAscolta il report di Giulia, di No Tav Torino e cintura, con considerazioni sul neonato movimento Fridays for Future:\r\n\r\nnapoli\r\n\r\n ","4 Marzo 2019","2019-03-04 12:24:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/WhatsApp-Image-2019-03-03-at-11.11.01-300x225-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/WhatsApp-Image-2019-03-03-at-11.11.01-300x225-300x225.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Report dall'assemblea nazionale di Napoli",1551702297,[],[],{"post_content":252},{"matched_tokens":253,"snippet":254,"value":255},[79,80,81],"marzo a Roma. 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La gente reagisce rapidamente nelle strade.\r\n\r\nA partire da quella prima notte, il 27 giugno, sono scoppiati violenti scontri nel quartiere di origine del ragazzo (Nanterre) e in altri sobborghi della banlieue parigina (Mantes-la-Jolie, Boulogne-Billancourt, Clichy-sous-Bois, Colombes, Asnières, Montfermeil) e in tutta la Francia ( Roubaix, Lilla, Bordeaux…). Il giorno seguente, nonostante i politici riconoscano il carattere efferato di questo omicidio e il governo e le frange moderate della sinistra facciano appelli alla pace, la rivolta si estende ad altre città (Neuilly sur Marne, Clamart, Wattrelos, Bagnolet, Montreuil, Saint Denis, Dammarie les Lys, Tolosa, Marsiglia…). Nel frattempo, la famiglia di Nahel ha istituito un “Comitato Verità e Giustizia” (“Comité Vérité et Justice”) con l’assistenza di Assa Traoré (il cui fratello è stato brutalmente ucciso dalla polizia nel 2016). La rabbia continua a incendiare le notti francesi per due settimane: municipi, stazioni di polizia, supermercati, tram, auto – soprattutto della polizia -, banche, uffici governativi e istituzionali di vario genere, scuole comprese, vengono incendiati o attaccati in quasi tutto il territorio francese.\r\n\r\nA un anno dalla morte di suo figlio, la mamma di Nahel ha indetto una marcia per ricordarlo e per continuare a chiedere giustizia. Abbiamo chiesto a una compagna che vive a Parigi di raccontarci com'è andata.\r\n\r\nAscolta o scarica il contributo audio.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio ogg=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/2024-07-01-14.21.29.ogg\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","1 Luglio 2024","2024-07-01 14:44:49","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/IMG_20240629_153858-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/IMG_20240629_153858-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/IMG_20240629_153858-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/IMG_20240629_153858-1024x768.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/IMG_20240629_153858-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/IMG_20240629_153858-1536x1152.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/IMG_20240629_153858-2048x1536.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Marcia per Nahel un anno dopo la sua uccisione da parte della polizia francese",1719845089,[277,278,279,280],"http://radioblackout.org/tag/banlieue/","http://radioblackout.org/tag/francia/","http://radioblackout.org/tag/scontri/","http://radioblackout.org/tag/violenza-poliziesca/",[282,283,284,285],"banlieue","francia","scontri","violenza poliziesca",{"post_content":287,"post_title":291},{"matched_tokens":288,"snippet":289,"value":290},[80,78,79,79],"dalla morte di suo figlio, \u003Cmark>la\u003C/mark> mamma di Nahel ha indetto una \u003Cmark>marcia\u003C/mark> \u003Cmark>per\u003C/mark> ricordarlo e \u003Cmark>per\u003C/mark> continuare a","Diverse centinaia di familiari, amici e solidali si sono riuniti sabato nel sobborgo parigino di Nanterre \u003Cmark>per\u003C/mark> ricordare Nahel Merzouk, 17 anni, ucciso a bruciapelo da un agente di polizia a un posto di blocco il 27 giugno 2023: un omicidio.\r\n\r\nInizialmente il poliziotto che ha sparato all'adolescente invoca \u003Cmark>la\u003C/mark> legittima difesa, ma il video dell’omicidio di Nahel lo inchioda: ha sparato immediatamente dopo avergli ordinato di fermarsi. \u003Cmark>La\u003C/mark> gente reagisce rapidamente nelle strade.\r\n\r\nA partire da quella prima notte, il 27 giugno, sono scoppiati violenti scontri nel quartiere di origine del ragazzo (Nanterre) e in altri sobborghi della banlieue parigina (Mantes-la-Jolie, Boulogne-Billancourt, Clichy-sous-Bois, Colombes, Asnières, Montfermeil) e in tutta \u003Cmark>la\u003C/mark> Francia ( Roubaix, Lilla, Bordeaux…). 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In Argentina la violenza istituzionale colpisce gli attivisti politici ed i poveri. Non si contano i casi di ragazzi uccisi dalla polizia, perché accusati di furti o semplicemente “sospetti”, la pratica della tortura è “normale” nelle camere di sicurezza della gendarmeria.\r\n\r\n \r\n\r\nRicostruiamo i fatti: il giovedì precedente, mentre in Senato si votava la proroga di altri quattro anni della legge 26/160 che sospende gli sgomberi delle comunità indigene, riconoscendo il diritto al territorio ancestrale in attesa che l’Istituto Nazionale delle questioni indigene concluda il rilevamento delle terre spettanti alle diverse comunità, il giudice Villanueva ordina lo sgombero della comunità Lafken Winkul Mapu. L’occupazione risaliva al 14 settembre.\r\n\r\nLo scontro è sui megaimpianti turistici che le multinazionali e le imprese argentine vogliono costruire nel parco turistico nazionale di Villa Mascardi.\r\n\r\nNella stessa zona è prevista l’apertura di una miniera d’oro e di sfruttamento petrolifero. Non solo. La Patagonia possiede una ricchezza sempre più preziosa, l’oro blu, l’acqua.\r\n\r\nI mapuche si battono contro l’intento di mettere a profitto le aree protette, rivendicando il recupero delle terre ancestrali per vivere costruendo una diversa relazione con la natura e il territorio. Conflitti simili investono ampie aree dell’immensa Patagonia e non solo, perché lo scontro attorno all’appropriazione del territorio vede migliaia di comunità indigene in tutto il continente difendersi dall’estrattivismo (miniere, centri turistici, coltivazione estensiva, etc) e rappresenta uno snodo cruciale dei conflitti sociali in America Latina.\r\n\r\n \r\n\r\nLo stesso giovedì, come afferma l’antropologa Diana Lenton, era previsto un tavolo di negoziazione per risolvere il conflitto. «A tradimento e boicottando qualunque possibilità di dialogo, un enorme dispiegamento di forze dell’ordine ha fatto irruzione nella comunità all’alba, sparando con armi da fuoco e arrestando donne e bambini, detenuti in condizioni illegali per diverse ore» continua l’antropologa argentina. Secondo le testimonianza dei mapuche, una dozzina di uomini della comunità sono fuggiti sui monti a causa della caccia all’uomo violenta della polizia federale, della Gendarmeria e delle forze della Prefettura navale, impiegate congiuntamente con elicotteri e forze speciali. Ieri pomeriggio, tre di loro stavano tornando per ricongiungersi con le loro famiglie e sono stati attaccati con armi da fuoco dalla polizia. Così è stato assassinato Rafael, un giovane dei quartieri poveri di Bariloche, in visita ai parenti nella comunità in lotta, saldatore, falegname e lavoratore precario, un “pibe de barrio”, come lo ricordano gli amici.\r\n\r\nL’avvocata della comunità mapuche, Natalia Aranya, ha rilasciato dure dichiarazioni al quotidiano Pagina 12, parlando di una caccia all’uomo razzista e sottolineando le responsabilità del governo nell’operazione che ha coinvolto i gruppi speciali della Prefettura. Dopo la notizia della morte, ci sono state manifestazioni sia davanti all’ospedale che alla sede degli uffici dei Parchi Nazionali, proprietari delle terre contese dalla comunità mapuche. Le forze dell’ordine hanno bloccato le vie di accesso principali e i collegamenti, compresa la Ruta 40, tra le città di El Bolsòn e Bariloche. Alcuni giornali mainstream affermano, senza addurre prove, che sia stato uno scontro a fuoco tra mapuche e polizia. Una caccia all’uomo dopo una repressione violenta contro famiglie che dormivano nelle loro case diventa per i media uno scontro “armato” tra mapuche e polizia. Secondo le organizzazioni dei diritti umani sono le medesime modalità narrative adottate durante la dittatura.\r\n\r\n \r\n\r\nLa Marcha de Mujeres Originarias, organizzazione di donne indigene, ha lanciato un appello invitando tutti a denunciare le menzogne e a diffondere la verità dei fatti: «non permetteremo alle menzogne di affermarsi, noi non siamo in guerra con lo Stato, ma è lo Stato argentino che sta applicando misure genocide contro le comunità indigene, questo dovrebbero dire i giornali». Chiediamo sostegno e supporto, vogliamo giustizia, affermano le donne indigene , esigiamo che «cessi immediatamente la violenza assassina contro i nostri fratelli e le nostre sorelle».\r\n\r\n \r\n\r\nManifestazioni si sono svolte a Buenos Aires e in diverse città della Patagonia per denunciare le responsabilità del governo Macri e del ministro Bullrich. Il sindacato dei lavoratori pubblici ATE ha riferito del fermo del responsabile provinciale e della moglie, liberati poche ore dopo, mentre Sonia Ivanoff, avvocata specialista in diritto indigeno, ha segnalato preoccupazione l’arresto di dei due testimoni dell’omicidio del giovane Rafael Nahuel. «Vogliamo la liberazione e la garanzia di protezione per questi due testimoni chiave, Fausto Horacio Jones Huala e Lautaro Alejando Gozalez» ha dichiarato l’avvocata all’agenzia di comunicazione indipendente Anred.\r\n\r\nDopo la rappresaglia c’è stata un’intensa militarizzazione dell’area: da settimane le organizzazioni dei diritti umani e le comunità mapuche denunciano come dopo «la desapariciòn e la morte di Santiago Maldonado la persecuzione contro i mapuche sia aumentata di intensità così come la violenza delle forze di polizia».\r\n\r\n \r\n\r\nL’intensificazione del conflitto è legata all’aumento della violenza repressiva che negli ultimi due anni, con il governo Macri, è stata diretta in gran parte contro i mapuche identificati come “nemico interno”, in linea con le dichiarazioni del Comando Sud delle forze militari degli Stati Uniti che hanno definito il popolo mapuche una “minaccia terroristica”. Un conflitto che vede da una parte uomini, donne e bambini in lotta per la difesa del territorio e della vita, e dall’altra una nuova ed intensa offensiva politica, economica e militare del capitalismo estrattivo, razzista, patriarcale e coloniale.\r\n\r\n \r\n\r\nNelle stesse ore in cui avveniva l’attacco alla comunità nei territori contesi di Villa Mascardi, in provincia di Buenos Aires si stava svolgendo il funerale di Santiago Maldonado, desaparecido durante una rappresaglia della gendarmeria nella comunità mapuche Pu Lof Cushamen il 1 agosto scorso. Il suo cadavere venne ritrovato 78 giorni dopo nel fiume Chabut, 300 metri a monte dal punto in cui i mapuche sotto attacco attraversarono il corso d’acqua.\r\n\r\nDurante l’attacco alla comunità i suoi compagni videro che Santiago Maldonado veniva preso e fatto salire a forza su un furgone bianco dalla polizia.\r\n\r\nLa scomparsa di Maldonado aveva suscitato ampie proteste in tutta l’Argentina: decine di migliaia di persone avevano manifestato il primo settembre e il primo ottobre a Buenos Aires.\r\n\r\nIl ragazzo è stato seppellito dopo un mese di attesa dei risultati dell’autopsia, che ha stabilito che Santiago è morto per asfissia da annegamento, ma non le modalità della desapariciòn.\r\n\r\nDall’inchiesta del giornalista Ricardo Ragendorfer pubblicata su Tiempo Argentino e altri quotidiani, emerge che l’autopsia ha stabilito che il corpo di Santiago non era restato più di 5 o 6 giorni in acqua al momento del ritrovamento. Ne consegue che è stato “illegalmente” trattenuto da qualche parte per diversi giorni.\r\n\r\nAlla luce di questi fatti potrebbero emergere responsabilità più dirette di Benetton, la multinazionale italiana proprietaria di oltre 900.000 ettari in territorio mapuche.\r\n\r\nSecondo Ragendorfer, l’unica cella frigorifera della zona capace di conservare un cadavere per diversi giorni si troverebbe proprio all’interno di una delle tenute di Benetton, denominata “Cabania Leleque”. Inoltre, rivela sempre Ragendorfer, la Gendarmeria possiede una base logistica informale dentro la stessa tenuta di Benetton da almeno 20 anni, grazie a un accordo firmato durante il governo di Carlos Menem tra Carlo Benetton, la Secretaria de Seguridad de la Nacion e la provincia di Chubut.\r\n\r\nRagendorfer ha anche rivelato che parte delle prime indagini “ufficiali” hanno avuto l’epicentro logistico proprio a Leleque. Da lì partirono buona parte dei gendarmi che tra il 10 e il 12 gennaio scorso sgomberarono in modo violento la comunità Mapuche di “Lof en Resistencia” di Cushamen. Ragendorfer inserisce un tassello chiave per dimostrare le eventuali la complicità dirette di Benetton nella desaparición forzada di Santiago: il 17 ottobre scorso, il giudice avrebbe ordinato, insieme al rastrellamento della zona in cui comparve il corpo, una perquisizione legale de la “Cabania Leleque” dei Benetton e di alcune delle zone adiacenti. Difficile pensare che sia stato per mera coincidenza che il corpo di Santiago sia ricomparso proprio quel giorno. Dopo il ritrovamento, naturalmente, la perquisizione venne cancellata.\r\n\r\n \r\nUn presidio di solidarietà con la lotta delle comunità mapuche resistenti e di denuncia delle responsabilità dello Stato argentino e di Benetton nella violenta repressione in atto si svolgerà a Torino il 22 dicembre di fronte al negozio Benetton di via Roma 121 – vicino a piazza San Carlo.\r\n \r\n\r\nAggiornamento al 12 dicembre\r\n\r\nLa scorsa settimana la polizia ha sgomberato una fabbrica di Neuquen, occupata dagli operai in lotta e a rischio licenziamento, che cercavano di impedire lo svuotamento dell'area di macchinari e dei prodotti ancora in magazzino.\r\nLo sgombero è stato attuato usando armi da fuoco. Un deputato - ex operaio della Zanon recuperata - che tentava una mediazione è stato colpito ad una gamba ed ha il perone spezzato.\r\nIl 9 dicembre una marcia transfrontaliera delle donne indigene ha raccolto scarse adesioni.\r\nIl governo Macrì sta scatenando una repressione poliziesca sempre più violenta contro le insorgenze sociali e le lotte popolari.\r\nIl fallimento delle sinistre istituzionali in Argentina e, in generale in tutto il continente, sta riportando al potere la destra. Una destra la cui linea di continuità con le dittature militari che hanno insanguinato il pianeta è molto chiara.\r\n\r\nAscolta la diretta con Ivan:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 12 11 ivan argentina\r\n ","12 Dicembre 2017","2017-12-13 12:05:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/rafael-nauhel-2-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/rafael-nauhel-2-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/rafael-nauhel-2-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/rafael-nauhel-2-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/rafael-nauhel-2-1024x683.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Argentina. Attacco alle comunità mapuche: un morto, due feriti, diversi desaparecidos... 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In Argentina \u003Cmark>la\u003C/mark> violenza istituzionale colpisce gli attivisti politici ed i poveri. Non si contano i casi di ragazzi uccisi dalla polizia, perché accusati di furti o semplicemente “sospetti”, \u003Cmark>la\u003C/mark> pratica della tortura è “normale” nelle camere di sicurezza della gendarmeria.\r\n\r\n \r\n\r\nRicostruiamo i fatti: il giovedì precedente, mentre in Senato si votava \u003Cmark>la\u003C/mark> proroga di altri quattro anni della legge 26/160 che sospende gli sgomberi delle comunità indigene, riconoscendo il diritto al territorio ancestrale in attesa che l’Istituto Nazionale delle questioni indigene concluda il rilevamento delle terre spettanti alle diverse comunità, il giudice Villanueva ordina lo sgombero della comunità Lafken Winkul Mapu. L’occupazione risaliva al 14 settembre.\r\n\r\nLo scontro è sui megaimpianti turistici che le multinazionali e le imprese argentine vogliono costruire nel parco turistico nazionale di Villa Mascardi.\r\n\r\nNella stessa zona è prevista l’apertura di una miniera d’oro e di sfruttamento petrolifero. Non solo. \u003Cmark>La\u003C/mark> Patagonia possiede una ricchezza sempre più preziosa, l’oro blu, l’acqua.\r\n\r\nI mapuche si battono contro l’intento di mettere a profitto le aree protette, rivendicando il recupero delle terre ancestrali \u003Cmark>per\u003C/mark> vivere costruendo una diversa relazione con \u003Cmark>la\u003C/mark> natura e il territorio. Conflitti simili investono ampie aree dell’immensa Patagonia e non solo, perché lo scontro attorno all’appropriazione del territorio vede migliaia di comunità indigene in tutto il continente difendersi dall’estrattivismo (miniere, centri turistici, coltivazione estensiva, etc) e rappresenta uno snodo cruciale dei conflitti sociali in America Latina.\r\n\r\n \r\n\r\nLo stesso giovedì, come afferma l’antropologa Diana Lenton, era previsto un tavolo di negoziazione \u003Cmark>per\u003C/mark> risolvere il conflitto. «A tradimento e boicottando qualunque possibilità di dialogo, un enorme dispiegamento di forze dell’ordine ha fatto irruzione nella comunità all’alba, sparando con armi da fuoco e arrestando donne e bambini, detenuti in condizioni illegali \u003Cmark>per\u003C/mark> diverse ore» continua l’antropologa argentina. Secondo le testimonianza dei mapuche, una dozzina di uomini della comunità sono fuggiti sui monti a causa della caccia all’uomo violenta della polizia federale, della Gendarmeria e delle forze della Prefettura navale, impiegate congiuntamente con elicotteri e forze speciali. Ieri pomeriggio, tre di loro stavano tornando \u003Cmark>per\u003C/mark> ricongiungersi con le loro famiglie e sono stati attaccati con armi da fuoco dalla polizia. Così è stato assassinato Rafael, un giovane dei quartieri poveri di Bariloche, in visita ai parenti nella comunità in lotta, saldatore, falegname e lavoratore precario, un “pibe de barrio”, come lo ricordano gli amici.\r\n\r\nL’avvocata della comunità mapuche, Natalia Aranya, ha rilasciato dure dichiarazioni al quotidiano Pagina 12, parlando di una caccia all’uomo razzista e sottolineando le responsabilità del governo nell’operazione che ha coinvolto i gruppi speciali della Prefettura. Dopo \u003Cmark>la\u003C/mark> notizia della morte, ci sono state manifestazioni sia davanti all’ospedale che alla sede degli uffici dei Parchi Nazionali, proprietari delle terre contese dalla comunità mapuche. Le forze dell’ordine hanno bloccato le vie di accesso principali e i collegamenti, compresa \u003Cmark>la\u003C/mark> Ruta 40, tra le città di El Bolsòn e Bariloche. Alcuni giornali mainstream affermano, senza addurre prove, che sia stato uno scontro a fuoco tra mapuche e polizia. Una caccia all’uomo dopo una repressione violenta contro famiglie che dormivano nelle loro case diventa \u003Cmark>per\u003C/mark> i media uno scontro “armato” tra mapuche e polizia. Secondo le organizzazioni dei diritti umani sono le medesime modalità narrative adottate durante \u003Cmark>la\u003C/mark> dittatura.\r\n\r\n \r\n\r\n\u003Cmark>La\u003C/mark> Marcha de Mujeres Originarias, organizzazione di donne indigene, ha lanciato un appello invitando tutti a denunciare le menzogne e a diffondere \u003Cmark>la\u003C/mark> verità dei fatti: «non permetteremo alle menzogne di affermarsi, noi non siamo in guerra con lo Stato, ma è lo Stato argentino che sta applicando misure genocide contro le comunità indigene, questo dovrebbero dire i giornali». Chiediamo sostegno e supporto, vogliamo \u003Cmark>giustizia\u003C/mark>, affermano le donne indigene , esigiamo che «cessi immediatamente \u003Cmark>la\u003C/mark> violenza assassina contro i nostri fratelli e le nostre sorelle».\r\n\r\n \r\n\r\nManifestazioni si sono svolte a Buenos Aires e in diverse città della Patagonia \u003Cmark>per\u003C/mark> denunciare le responsabilità del governo Macri e del ministro Bullrich. Il sindacato dei lavoratori pubblici ATE ha riferito del fermo del responsabile provinciale e della moglie, liberati poche ore dopo, mentre Sonia Ivanoff, avvocata specialista in diritto indigeno, ha segnalato preoccupazione l’arresto di dei due testimoni dell’omicidio del giovane Rafael Nahuel. «Vogliamo \u003Cmark>la\u003C/mark> liberazione e \u003Cmark>la\u003C/mark> garanzia di protezione \u003Cmark>per\u003C/mark> questi due testimoni chiave, Fausto Horacio Jones Huala e Lautaro Alejando Gozalez» ha dichiarato l’avvocata all’agenzia di comunicazione indipendente Anred.\r\n\r\nDopo \u003Cmark>la\u003C/mark> rappresaglia c’è stata un’intensa militarizzazione dell’area: da settimane le organizzazioni dei diritti umani e le comunità mapuche denunciano come dopo «\u003Cmark>la\u003C/mark> desapariciòn e \u003Cmark>la\u003C/mark> morte di Santiago Maldonado \u003Cmark>la\u003C/mark> persecuzione contro i mapuche sia aumentata di intensità così come \u003Cmark>la\u003C/mark> violenza delle forze di polizia».\r\n\r\n \r\n\r\nL’intensificazione del conflitto è legata all’aumento della violenza repressiva che negli ultimi due anni, con il governo Macri, è stata diretta in gran parte contro i mapuche identificati come “nemico interno”, in linea con le dichiarazioni del Comando Sud delle forze militari degli Stati Uniti che hanno definito il popolo mapuche una “minaccia terroristica”. Un conflitto che vede da una parte uomini, donne e bambini in lotta \u003Cmark>per\u003C/mark> \u003Cmark>la\u003C/mark> difesa del territorio e della vita, e dall’altra una nuova ed intensa offensiva politica, economica e militare del capitalismo estrattivo, razzista, patriarcale e coloniale.\r\n\r\n \r\n\r\nNelle stesse ore in cui avveniva l’attacco alla comunità nei territori contesi di Villa Mascardi, in provincia di Buenos Aires si stava svolgendo il funerale di Santiago Maldonado, desaparecido durante una rappresaglia della gendarmeria nella comunità mapuche Pu Lof Cushamen il 1 agosto scorso. Il suo cadavere venne ritrovato 78 giorni dopo nel fiume Chabut, 300 metri a monte dal punto in cui i mapuche sotto attacco attraversarono il corso d’acqua.\r\n\r\nDurante l’attacco alla comunità i suoi compagni videro che Santiago Maldonado veniva preso e fatto salire a forza su un furgone bianco dalla polizia.\r\n\r\n\u003Cmark>La\u003C/mark> scomparsa di Maldonado aveva suscitato ampie proteste in tutta l’Argentina: decine di migliaia di persone avevano manifestato il primo settembre e il primo ottobre a Buenos Aires.\r\n\r\nIl ragazzo è stato seppellito dopo un mese di attesa dei risultati dell’autopsia, che ha stabilito che Santiago è morto \u003Cmark>per\u003C/mark> asfissia da annegamento, ma non le modalità della desapariciòn.\r\n\r\nDall’inchiesta del giornalista Ricardo Ragendorfer pubblicata su Tiempo Argentino e altri quotidiani, emerge che l’autopsia ha stabilito che il corpo di Santiago non era restato più di 5 o 6 giorni in acqua al momento del ritrovamento. Ne consegue che è stato “illegalmente” trattenuto da qualche parte \u003Cmark>per\u003C/mark> diversi giorni.\r\n\r\nAlla luce di questi fatti potrebbero emergere responsabilità più dirette di Benetton, \u003Cmark>la\u003C/mark> multinazionale italiana proprietaria di oltre 900.000 ettari in territorio mapuche.\r\n\r\nSecondo Ragendorfer, l’unica cella frigorifera della zona capace di conservare un cadavere \u003Cmark>per\u003C/mark> diversi giorni si troverebbe proprio all’interno di una delle tenute di Benetton, denominata “Cabania Leleque”. Inoltre, rivela sempre Ragendorfer, \u003Cmark>la\u003C/mark> Gendarmeria possiede una base logistica informale dentro \u003Cmark>la\u003C/mark> stessa tenuta di Benetton da almeno 20 anni, grazie a un accordo firmato durante il governo di Carlos Menem tra Carlo Benetton, \u003Cmark>la\u003C/mark> Secretaria de Seguridad de \u003Cmark>la\u003C/mark> Nacion e \u003Cmark>la\u003C/mark> provincia di Chubut.\r\n\r\nRagendorfer ha anche rivelato che parte delle prime indagini “ufficiali” hanno avuto l’epicentro logistico proprio a Leleque. Da lì partirono buona parte dei gendarmi che tra il 10 e il 12 gennaio scorso sgomberarono in modo violento \u003Cmark>la\u003C/mark> comunità Mapuche di “Lof en Resistencia” di Cushamen. Ragendorfer inserisce un tassello chiave \u003Cmark>per\u003C/mark> dimostrare le eventuali \u003Cmark>la\u003C/mark> complicità dirette di Benetton nella desaparición forzada di Santiago: il 17 ottobre scorso, il giudice avrebbe ordinato, insieme al rastrellamento della zona in cui comparve il corpo, una perquisizione legale de \u003Cmark>la\u003C/mark> “Cabania Leleque” dei Benetton e di alcune delle zone adiacenti. Difficile pensare che sia stato \u003Cmark>per\u003C/mark> mera coincidenza che il corpo di Santiago sia ricomparso proprio quel giorno. Dopo il ritrovamento, naturalmente, \u003Cmark>la\u003C/mark> perquisizione venne cancellata.\r\n\r\n \r\nUn presidio di solidarietà con \u003Cmark>la\u003C/mark> lotta delle comunità mapuche resistenti e di denuncia delle responsabilità dello Stato argentino e di Benetton nella violenta repressione in atto si svolgerà a Torino il 22 dicembre di fronte al negozio Benetton di via Roma 121 – vicino a piazza San Carlo.\r\n \r\n\r\nAggiornamento al 12 dicembre\r\n\r\n\u003Cmark>La\u003C/mark> scorsa settimana \u003Cmark>la\u003C/mark> polizia ha sgomberato una fabbrica di Neuquen, occupata dagli operai in lotta e a rischio licenziamento, che cercavano di impedire lo svuotamento dell'area di macchinari e dei prodotti ancora in magazzino.\r\nLo sgombero è stato attuato usando armi da fuoco. Un deputato - ex operaio della Zanon recuperata - che tentava una mediazione è stato colpito ad una gamba ed ha il perone spezzato.\r\nIl 9 dicembre una \u003Cmark>marcia\u003C/mark> transfrontaliera delle donne indigene ha raccolto scarse adesioni.\r\nIl governo Macrì sta scatenando una repressione poliziesca sempre più violenta contro le insorgenze sociali e le lotte popolari.\r\nIl fallimento delle sinistre istituzionali in Argentina e, in generale in tutto il continente, sta riportando al potere \u003Cmark>la\u003C/mark> destra. Una destra \u003Cmark>la\u003C/mark> cui linea di continuità con le dittature militari che hanno insanguinato il pianeta è molto chiara.\r\n\r\nAscolta \u003Cmark>la\u003C/mark> diretta con Ivan:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 12 11 ivan argentina\r\n ",[344],{"field":113,"matched_tokens":345,"snippet":341,"value":342},[79,80],2310390568233992000,{"best_field_score":348,"best_field_weight":234,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":349,"tokens_matched":120,"typo_prefix_score":47},"2220487802880","2310390568233992305",6646,{"collection_name":58,"first_q":74,"per_page":106,"q":74},8,{"facet_counts":354,"found":120,"hits":386,"out_of":493,"page":21,"request_params":494,"search_cutoff":36,"search_time_ms":495},[355,365],{"counts":356,"field_name":363,"sampled":36,"stats":364},[357,359,361],{"count":14,"highlighted":358,"value":358},"anarres",{"count":21,"highlighted":360,"value":360},"frittura mista",{"count":21,"highlighted":362,"value":362},"I Bastioni di Orione","podcastfilter",{"total_values":190},{"counts":366,"field_name":35,"sampled":36,"stats":384},[367,369,371,373,374,376,378,380,382],{"count":21,"highlighted":368,"value":368},"notav",{"count":21,"highlighted":370,"value":370},"torino",{"count":21,"highlighted":372,"value":372},"no tav",{"count":21,"highlighted":213,"value":213},{"count":21,"highlighted":375,"value":375},"10 maggio",{"count":21,"highlighted":377,"value":377},"17dicembre",{"count":21,"highlighted":379,"value":379},"processoterrorismo",{"count":21,"highlighted":381,"value":381},"Bastioni di Orione",{"count":21,"highlighted":383,"value":383},"frittura mista radio fabbrica",{"total_values":385},9,[387,413,444,468],{"document":388,"highlight":403,"highlights":408,"text_match":299,"text_match_info":411},{"comment_count":47,"id":389,"is_sticky":47,"permalink":390,"podcastfilter":391,"post_author":392,"post_content":393,"post_date":394,"post_excerpt":53,"post_id":389,"post_modified":395,"post_thumbnail":396,"post_title":397,"post_type":398,"sort_by_date":399,"tag_links":400,"tags":402},"95486","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-06-02-2025-vendita-di-esseri-umani-tra-libia-e-tunisia-con-i-soldi-ue-serbia-continuano-le-manifestazioni-il-regime-di-vucic-e-al-capolinea/",[362],"radiokalakuta","Bastioni di Orione in questa puntata parla con Piero Gorza ,antropologo che attualmente svolge studi sul tema della frontiera , del rapporto \"State Trafficking\" che riporta le testimonianze di migranti che sono stati espulsi dalla Tunisia verso la Libia da giugno 2023 a novembre 2024 mettendo in luce un meccanismo di vendita di esseri umani alla frontiera da parte di apparati di polizia e militari tunisini e l’interconnessione fra questa infrastruttura dei respingimenti e l’industria del sequestro nelle prigioni libiche. 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Siamo di fronte ad una vera e propria tratta di stato, con un corollario di violazioni dei diritti umani nel corso delle operazioni di espulsione e tratta, che inchiodano alle sue responsabilità l’Unione Europea e i singoli stati nell’esposizione alla morte e alla schiavitù delle persone in viaggio, così come riguardo allo status di “paese sicuro” assegnato alla Tunisia, al suo ruolo di partner e beneficiario economico nella gestione della frontiera esterna della UE.\r\n\r\nIl gruppo di ricerca internazionale ha deciso di rendersi anonimo sotto uno pseudonimo collettivo. \u003Cmark>La\u003C/mark> scelta dell’anonimato nasce dal dovere di tutelare \u003Cmark>la\u003C/mark> sicurezza e l’incolumità fisica dei ricercatori stessi , ma anche dalla volontà di continuare a fare ricerca su un tema che in Tunisia è oggi oggetto di una radicale repressione. Il gruppo ha realizzato il disegno dell’indagine, \u003Cmark>la\u003C/mark> raccolta e l’analisi dei materiali, cosi come \u003Cmark>la\u003C/mark> supervisione scientifica di tutto il processo.Le testimonianze sono state raccolte sul posto e attraverso delle chat che vengono utilizzate dalle persone migranti .\r\n\r\nhttps://www.adl-zavidovici.eu/wp-content/uploads/2025/01/StateTrafficking_IT_light.pdf \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-06022025-STATE-TRAFFICKING.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Tatjana Djordjevic torniamo sulle proteste in Serbia ,sempre più ampie e che coinvolgono strati sociali non solamente studenteschi e che si estendono anche al di fuori dei grandi centri urbani. Decine di migliaia di studenti di Belgrado sono partiti a piedi \u003Cmark>per\u003C/mark> unirsi ai manifestanti a Novi Sad, \u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>marcia\u003C/mark>, lunga circa 70 km e accompagnata dallo slogan \"Un passo verso \u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>giustizia\u003C/mark>\", è iniziata il 29 gennaio e si è protratta \u003Cmark>per\u003C/mark> due giorni. Lungo il percorso, numerosi cittadini hanno atteso gli studenti \u003Cmark>per\u003C/mark> sostenerli, offrendo loro cibo e acqua. Le manifestazioni sono iniziate il 22 novembre e non si fermano ,hanno portato alle dimissioni del primo ministro Vucevic ,le proteste erano cominciate a causa del crollo di una tettoia alla stazione ferroviaria di Novi Sad lo scorso 1° novembre, che aveva causato 15 morti. L’incidente è considerato dai manifestanti emblematico della corruzione diffusa nel paese durante gli anni al potere del presidente Aleksandar Vučić, che è stato primo ministro fra il 2014 e il 2017 e da allora è presidente. Il movimento non accetta di essere sovradeterminato dai partiti politici dell'opposizione che divisa e debole viene tenuta lontana dalle manifestazioni ,\u003Cmark>la\u003C/mark> critica di questa generazione diviene sempre più radicale ed investe il sistema di potere di Vucic .Con le dovute differenze il pernsiero va alle manifestazioni studentesche che portarono alla caduta nel 2000 del governo di Milosevic.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-DI-ORIONE-06022025-SERBIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[409],{"field":113,"matched_tokens":410,"snippet":406,"value":407},[79,80,78],{"best_field_score":301,"best_field_weight":234,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":412,"tokens_matched":120,"typo_prefix_score":47},"2312642367108153457",{"document":414,"highlight":429,"highlights":437,"text_match":346,"text_match_info":442},{"comment_count":47,"id":415,"is_sticky":47,"permalink":416,"podcastfilter":417,"post_author":358,"post_content":418,"post_date":419,"post_excerpt":53,"post_id":415,"post_modified":420,"post_thumbnail":421,"post_title":422,"post_type":398,"sort_by_date":423,"tag_links":424,"tags":428},"22990","http://radioblackout.org/podcast/10-maggio-no-tav-le-ragioni-della-liberta-contro-la-ragion-di-stato/",[358],"Negli ultimi due giorni la canea mediatica si è scatenata contro la manifestazione del 10 maggio in solidarietà con Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Provano a seminare la paura, perché sanno bene che domani a Torino ci sarà una grande manifestazione No Tav, che si stringerà solidale ai quattro attivisti, che, esattamente cinque mesi fa, sono stati sottratti alle loro vite, ai loro affetti, alla lotta comune.\r\nDomani ci sarà una marcia popolare, aperta a tutti, giovani e meno giovani, bambini, disabili. Tutti e tutte No Tav, tutti e tutte decisi a testimoniare con la loro presenza che quella notte del 14 maggio di un anno fa, in Clarea c'eravamo tutti. Tutti sabotatori, tutti, dice la Procura \"terroristi\".\r\nTutti \"colpevoli di resistere\", ma soprattutto colpevoli di volere un mondo di libertà e giustizia sociale, colpevoli di lottare per farne una realtà.\r\nL'accanimento della Procura torinese contro i No Tav è testimoniato dalla decisione del Procuratore generale Maddalena di evacuare i locali del Palagiustizia a mezzogiorno di sabato, dalla scelta di far piazzare jersey di cemento armato e metallo intorno al Palagiustizia.\r\nCome in Clarea, nel cantiere/fortino divenuto simbolo dell'arroganza di Stato.\r\nCome in Clarea i difensori delle lobby che si contendono le nostre, vite, il nostro futuro, la nostra libertà, domani saranno asserragliati dietro a quelle reti. Come belve feroci.\r\n\r\nNoi saremo fuori, per le strade di Torino, per ricordare ai signori dei palazzi che il patto di mutuo soccorso che abbiamo stilato tra di noi, attraversa le generazioni e i territori. Questo patto non è scritto nella carta, ma nei sentieri di lotta dove ci incontriamo e riconosciamo, parte di un grande cammino di libertà.\r\n\r\nOre 14 piazza Adriano.\r\nLo spezzone rosso e nero sarà aperto dallo striscione \"Terrorista è chi bombarda, sfrutta, opprime\"\r\n\r\nAscolta cronache ed analisi proposte oggi ad Anarres:\r\n\r\n2014 05 09 no tav anarres\r\n\r\nDi seguito alcune riflessioni sulla vicenda di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò uscite sull'ultimo numero del settimanale Umanità Nova.\r\n\r\nLa grande favola della democrazia si scioglie come neve al sole, ogni volta che qualcuno prende sul serio il nucleo assiologico su cui pretende di costruirsi, ogni volta che libertà, solidarietà, uguaglianza vengono intese e praticate nella loro costitutiva, radicale alterità con un assetto sociale basato sul dominio, la diseguaglianza, lo sfruttamento, la competizione più feroce.\r\nLa democrazia reale ammette il dissenso, purché resti opinione ineffettuale, mero esercizio di eloquenza, semplice gioco di parola. Se il dissenso diviene attivo, se si fa azione diretta, se rischia di far saltare le regole di un gioco feroce, la democrazia si dispiega come discorso del potere che ri-assume nella sua interezza l’assolutismo della regalità. Assoluta, perché sciolta da ogni vincolo, perché nega legittimità ad ogni parola altra. Ad ogni ordine che spezzi quello attuale.\r\nLo fa con la leggerezza di chi sa che l’illusione democratica è tanto forte da coprire come una coltre di nubi scure un dispositivo, che chiude preventivamente i conti con ogni forma di opposizione, che non si adatti al ruolo di mera testimonianza.\r\nIn questo dispositivo c’è anche la delega politica all’apparato giudiziario delle questioni che l’esecutivo non è in grado di affrontare.\r\nDalla legge elettorale a quella sulle droghe, sino al movimento No Tav.\r\n\r\nQuello che il potere politico non riesce a fare, quello che fanno i media senza potervi dar corpo, lo fa la magistratura.\r\nIn questi anni abbiamo assistito al progressivo incrudirsi della repressione, senza neppure la necessità di fare leggi speciali: è stato sufficiente usare in modo speciale quelle che ci sono.\r\nChi disapprova le scelte del governo, delle istituzioni locali, delle organizzazioni padronali e dei sindacati di Stato rischia sempre più di incappare nelle maglie della magistratura, perché le tutele formali e materiali che davano qualche spazio al dire e al fare, sono state poco a poco annullate.\r\nReati da tempi di guerra come \"devastazione e saccheggio\", l'utilizzo di fattispecie come \"associazione sovversiva\", \"violenza privata\", “associazione a delinquere”, \"resistenza a pubblico ufficiale\", \"vilipendio\" della sacralità delle istituzioni sono le leve potenti utilizzate per colpire chi agisce per costruire relazioni all'insegna della partecipazione, dell'eguaglianza, della libertà.\r\nNon si contano più le operazioni della magistratura nei confronti dell’opposizione politica e sociale. Hanno tentato più volte, ma con scarso successo i reati associativi, per loro natura intrinsecamente politici, le varie forme della famigerata famiglia 170, sono costruite per colpire chi si raggruppa per sovvertire l’ordine vigente, ma sfuggono ad una definizione chiara, e difficilmente sono applicabili e chi non si costituisce formalmente in associazione sovversiva o armata.\r\nHanno anche tentato la carta dell’associazione a delinquere applicata alle proteste sociali, ma anche qui non hanno portato a casa il risultato.\r\nNonostante ciò a Torino – da sempre laboratorio di repressione – hanno messo in campo processi contro decine di attivisti antirazzisti, nonostante la caduta del reato associativo.\r\nMaggior successo hanno avuto le operazioni costruite intorno a reati come devastazione e saccheggio, fallite a Torino ma riuscite a Genova e Milano, dove semplici danneggiamenti si sono trasformati in un reato da tempi di guerra con condanne sino a 15 anni di reclusione.\r\n\r\nOggi ci riprovano, proprio a Torino, mettendo in piedi un processo con l’accusa di terrorismo.\r\nVale la pena ripercorrere la genealogia di un meccanismo disciplinare, che va ben oltre il singolo procedimento penale.\r\nSi scopre che la mera professione di opinioni negative sugli accordi per la realizzazione della nuova linea ad alta velocità tra Torino e Lyon crea il “contesto” sul quale viene eretta l’impalcatura accusatoria che trasforma il danneggiamento di un compressore in un attentato. Un attentato con finalità terroriste.\r\nIl teorema dei due PM, Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, affonda le radici in un insieme di norme che danno loro amplissimo spazio di discrezionalità.\r\n\r\n14 maggio 2013. Un gruppo di No Tav compie un’azione di sabotaggio al cantiere di Chiomonte.\r\nQuella notte venne danneggiato un compressore. Un’azione di lotta non violenta che il movimento No Tav assume come propria.\r\nNonostante non sia stato ferito nessuno, gli attivisti sono stati accusati di aver tentato di colpire gli operai del cantiere e i militari di guardia. Una follia. una lucida follia.\r\n22 maggio 2014. Quattro attivisti verranno processati per quell’azione. L’accusa è “attentato con finalità di terrorismo”.\r\nAi quattro attivisti arrestati il 9 dicembre, viene applicato il carcere duro, in condizioni di isolamento totale o parziale, sono trasferiti in carceri lontane per rendere più difficili le visite ai parenti, i soli autorizzati a farlo.\r\nMattia e Nicolò ad Alessandria, Claudio a Ferrara, Chiara a Roma. Le condizioni di detenzione loro inflitte sono molto pesanti, più di quello che il regime duro cui sono sottoposti prevede.\r\nI riti di un potere sciolto da qualunque vincolo divengono un monito per tutti coloro che li appoggiano e potrebbero seguirne l’esempio.\r\n\r\nUsando l’articolo 270 sexies, la Procura introduce un elemento cruciale, perché chiunque si opponga concretamente ad una decisione dello Stato italiano o dell'Unione Europea rischia di incappare nell'accusa di terrorismo.\r\nQueste ragioni oggi valgono per quattro No Tav, domani potrebbero valere per chiunque lotti contro le scelte non condivise, ma con il suggello della regalità imposto dallo Stato Italiano.\r\nFermare il Tav, costringere il governo a tornare su una decisione mai condivisa dalla popolazione locale è la ragion d’essere del movimento No Tav.\r\nOgni gesto, ogni manifestazione, ogni passeggiata con bimbi e cagnolini, non diversamente dalle azioni di assedio del cantiere, di boicottaggio delle ditte, di sabotaggio dei mezzi mira a questo scopo.\r\nCon questa logica gran parte della popolazione valsusina è costituita da terroristi. E con loro i tanti che, in ogni dove, ne hanno condiviso motivazioni e percorsi.\r\nNon serve molta immaginazione per capire cosa accadrebbe se il teorema dei PM torinesi dovesse essere accolto.\r\n\r\nI protagonisti dell’inchiesta sono la premiata coppia Rinaudo&Padalino. Il primo, quando aveva in mano l’inchiesta sulle n’drine piemontesi la tenne nel cassetto dieci anni, sin sull’orlo della prescrizione. Le intercettazioni effettuate dai carabinieri di Roma all’epoca dell’affaire Moggi, che mise nei guai il direttore generale della Juventus per la compra vendita degli arbitri, dimostrano che Rinaudo cenava oltre che con Moggi, con Antonio Esposito, referente dell’n’drangheta in Val Susa e con l’avvocato difensore di Martinat, il senatore missino finito nei guai per gli appalti a Venaus.\r\nDi Padalino si conoscono bene le simpatie leghiste, che ne hanno fatto un protagonista nella persecuzione degli antirazzisti torinesi.\r\nRinaudo&Padalino vogliono provare che la vittoria dei No Tav, la cancellazione della nuova linea tra Torino e Lyon, la rinuncia al progetto possano “arrecare grave danno ad un Paese”.\r\nNel farlo scendono con ineffabile sicumera su un terreno molto scivoloso.\r\nLa nozione di “grave danno” per un intero “Paese” suppone che vi sia un “bene pubblico”, un “interesse generale” che verrebbe irrimediabilmente leso se l’opera non si facesse.\r\nQuesto significa che il Tav deve necessariamente rientrare nell’interesse generale. Ma cosa definisce l’interesse generale, cosa costituisce il bene pubblico? Per i due PM la risposta è ovvia, quasi una tautologia: quello che un governo decide, gli accordi che stringe, gli impegni che si assume in nome di tutti. Nelle carte con cui sostengono l’accusa di terrorismo fanno un lungo elenco di prese di posizione, trattati che dimostrerebbero la loro tesi.\r\nIn altre parole la ragion di Stato e il bene pubblico coincidono, chi non è d’accordo e prova a mettersi di mezzo è un terrorista, nonostante attui una pratica non violenta, contro l’imposizione violentissima di un’opera non condivisa dalla gran parte della popolazione valsusina.\r\nVent’anni di studi, informazione, conoscenza capillare del territorio e delle sue peculiarità, le analisi sull’incidenza dei tumori, sulla presenza di amianto, sull’inutilità dell’opera non hanno nessuna importanza.\r\nUn potere assoluto, sciolto da ogni vincolo di rappresentanza, foss’anche nella forma debole della democrazia delegata, prova a chiudere la partita nelle aule di tribunale.\r\nNe va della libertà di tutti. Persino della libertà di pensare ed agire secondo i propri convincimenti.\r\n\r\nLa ragion di Stato diviene il cardine che spiega e giustifica, il perno su cui si regge il discorso pubblico. La narrazione della Procura si specchia in quella offerta dai vari governi, negando spazio al dissenso.\r\nNon potrebbe essere altrimenti. Le idee che attraversano il movimento No Tav sono diventate sovversive quando i vari governi hanno compreso che non c'era margine di mediazione, che una popolazione insuscettibile di ravvedimento, avrebbe continuato a mettersi di mezzo.\r\nLa rivolta ultraventennale della Val Susa è per lo Stato un banco di prova della propria capacità di mantenere il controllo su quel territorio, fermando l’infezione che ha investito tanta parte della penisola.\r\nAllo Stato non basta vincere. Deve chiudere la partita per sempre, spargere il sale sulle rovine, condannando i vinti in modo esemplare.\r\nL’osmosi tra guerra e politica è totale. La guerra interna non è la mera prosecuzione della politica con altri mezzi, una rottura momentanea delle usuali regole di mediazione, la guerra è l'orizzonte normale. In guerra o si vince o si perde: ai prigionieri si applica la legge marziale, la legge dei tempi di guerra.\r\n\r\nIn ballo non c'è solo un treno, non più una mera questione di affari. In ballo c'é un'idea di relazioni politiche e sociali che va cancellata, negata, criminalizzata.\r\nQuando il tribunale di Torino tira in ballo la nozione di “contesto” per giustificare un'accusa di terrorismo, lo fa a ragion veduta, in Val Susa spira un vento pericoloso, un vento di sovversione e di rivolta.\r\nIntendiamoci. Lo Stato non ha paura di chi, di notte, con coraggio, entra nel cantiere e brucia un compressore. Lo Stato sa tuttavia che intorno ai pochi che sabotano c'é un'intera valle.\r\nMaria Matteo","9 Maggio 2014","2018-10-17 22:59:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/torino-10-maggiocorteo-200x110.jpg","10 maggio No Tav. Le ragioni della libertà contro la ragion di Stato",1399657322,[425,207,426,427],"http://radioblackout.org/tag/10-maggio/","http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[375,213,372,370],{"post_content":430,"post_title":434},{"matched_tokens":431,"snippet":432,"value":433},[79,80],"di opinioni negative sugli accordi \u003Cmark>per\u003C/mark> \u003Cmark>la\u003C/mark> realizzazione della nuova linea ad","Negli ultimi due giorni \u003Cmark>la\u003C/mark> canea mediatica si è scatenata contro \u003Cmark>la\u003C/mark> manifestazione del 10 maggio in solidarietà con Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. 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Le condizioni di detenzione loro inflitte sono molto pesanti, più di quello che il regime duro cui sono sottoposti prevede.\r\nI riti di un potere sciolto da qualunque vincolo divengono un monito \u003Cmark>per\u003C/mark> tutti coloro che li appoggiano e potrebbero seguirne l’esempio.\r\n\r\nUsando l’articolo 270 sexies, \u003Cmark>la\u003C/mark> Procura introduce un elemento cruciale, perché chiunque si opponga concretamente ad una decisione dello Stato italiano o dell'Unione Europea rischia di incappare nell'accusa di terrorismo.\r\nQueste ragioni oggi valgono \u003Cmark>per\u003C/mark> quattro No Tav, domani potrebbero valere \u003Cmark>per\u003C/mark> chiunque lotti contro le scelte non condivise, ma con il suggello della regalità imposto dallo Stato Italiano.\r\nFermare il Tav, costringere il governo a tornare su una decisione mai condivisa dalla popolazione locale è \u003Cmark>la\u003C/mark> ragion d’essere del movimento No Tav.\r\nOgni gesto, ogni manifestazione, ogni passeggiata con bimbi e cagnolini, non diversamente dalle azioni di assedio del cantiere, di boicottaggio delle ditte, di sabotaggio dei mezzi mira a questo scopo.\r\nCon questa logica gran parte della popolazione valsusina è costituita da terroristi. E con loro i tanti che, in ogni dove, ne hanno condiviso motivazioni e percorsi.\r\nNon serve molta immaginazione \u003Cmark>per\u003C/mark> capire cosa accadrebbe se il teorema dei PM torinesi dovesse essere accolto.\r\n\r\nI protagonisti dell’inchiesta sono \u003Cmark>la\u003C/mark> premiata coppia Rinaudo&Padalino. Il primo, quando aveva in mano l’inchiesta sulle n’drine piemontesi \u003Cmark>la\u003C/mark> tenne nel cassetto dieci anni, sin sull’orlo della prescrizione. Le intercettazioni effettuate dai carabinieri di Roma all’epoca dell’affaire Moggi, che mise nei guai il direttore generale della Juventus \u003Cmark>per\u003C/mark> \u003Cmark>la\u003C/mark> compra vendita degli arbitri, dimostrano che Rinaudo cenava oltre che con Moggi, con Antonio Esposito, referente dell’n’drangheta in Val Susa e con l’avvocato difensore di Martinat, il senatore missino finito nei guai \u003Cmark>per\u003C/mark> gli appalti a Venaus.\r\nDi Padalino si conoscono bene le simpatie leghiste, che ne hanno fatto un protagonista nella persecuzione degli antirazzisti torinesi.\r\nRinaudo&Padalino vogliono provare che \u003Cmark>la\u003C/mark> vittoria dei No Tav, \u003Cmark>la\u003C/mark> cancellazione della nuova linea tra Torino e Lyon, \u003Cmark>la\u003C/mark> rinuncia al progetto possano “arrecare grave danno ad un Paese”.\r\nNel farlo scendono con ineffabile sicumera su un terreno molto scivoloso.\r\n\u003Cmark>La\u003C/mark> nozione di “grave danno” \u003Cmark>per\u003C/mark> un intero “Paese” suppone che vi sia un “bene pubblico”, un “interesse generale” che verrebbe irrimediabilmente leso se l’opera non si facesse.\r\nQuesto significa che il Tav deve necessariamente rientrare nell’interesse generale. Ma cosa definisce l’interesse generale, cosa costituisce il bene pubblico? \u003Cmark>Per\u003C/mark> i due PM \u003Cmark>la\u003C/mark> risposta è ovvia, quasi una tautologia: quello che un governo decide, gli accordi che stringe, gli impegni che si assume in nome di tutti. Nelle carte con cui sostengono l’accusa di terrorismo fanno un lungo elenco di prese di posizione, trattati che dimostrerebbero \u003Cmark>la\u003C/mark> loro tesi.\r\nIn altre parole \u003Cmark>la\u003C/mark> ragion di Stato e il bene pubblico coincidono, chi non è d’accordo e prova a mettersi di mezzo è un terrorista, nonostante attui una pratica non violenta, contro l’imposizione violentissima di un’opera non condivisa dalla gran parte della popolazione valsusina.\r\nVent’anni di studi, informazione, conoscenza capillare del territorio e delle sue peculiarità, le analisi sull’incidenza dei tumori, sulla presenza di amianto, sull’inutilità dell’opera non hanno nessuna importanza.\r\nUn potere assoluto, sciolto da ogni vincolo di rappresentanza, foss’anche nella forma debole della democrazia delegata, prova a chiudere \u003Cmark>la\u003C/mark> partita nelle aule di tribunale.\r\nNe va della libertà di tutti. Persino della libertà di pensare ed agire secondo i propri convincimenti.\r\n\r\n\u003Cmark>La\u003C/mark> ragion di Stato diviene il cardine che spiega e giustifica, il perno su cui si regge il discorso pubblico. \u003Cmark>La\u003C/mark> narrazione della Procura si specchia in quella offerta dai vari governi, negando spazio al dissenso.\r\nNon potrebbe essere altrimenti. Le idee che attraversano il movimento No Tav sono diventate sovversive quando i vari governi hanno compreso che non c'era margine di mediazione, che una popolazione insuscettibile di ravvedimento, avrebbe continuato a mettersi di mezzo.\r\n\u003Cmark>La\u003C/mark> rivolta ultraventennale della Val Susa è \u003Cmark>per\u003C/mark> lo Stato un banco di prova della propria capacità di mantenere il controllo su quel territorio, fermando l’infezione che ha investito tanta parte della penisola.\r\nAllo Stato non basta vincere. Deve chiudere \u003Cmark>la\u003C/mark> partita \u003Cmark>per\u003C/mark> sempre, spargere il sale sulle rovine, condannando i vinti in modo esemplare.\r\nL’osmosi tra guerra e politica è totale. \u003Cmark>La\u003C/mark> guerra interna non è \u003Cmark>la\u003C/mark> mera prosecuzione della politica con altri mezzi, una rottura momentanea delle usuali regole di mediazione, \u003Cmark>la\u003C/mark> guerra è l'orizzonte normale. In guerra o si vince o si perde: ai prigionieri si applica \u003Cmark>la\u003C/mark> legge marziale, \u003Cmark>la\u003C/mark> legge dei tempi di guerra.\r\n\r\nIn ballo non c'è solo un treno, non più una mera questione di affari. In ballo c'é un'idea di relazioni politiche e sociali che va cancellata, negata, criminalizzata.\r\nQuando il tribunale di Torino tira in ballo \u003Cmark>la\u003C/mark> nozione di “contesto” \u003Cmark>per\u003C/mark> giustificare un'accusa di terrorismo, lo fa a ragion veduta, in Val Susa spira un vento pericoloso, un vento di sovversione e di rivolta.\r\nIntendiamoci. Lo Stato non ha paura di chi, di notte, con coraggio, entra nel cantiere e brucia un compressore. Lo Stato sa tuttavia che intorno ai pochi che sabotano c'é un'intera valle.\r\nMaria Matteo",{"matched_tokens":435,"snippet":436,"value":436},[80],"10 maggio No Tav. 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Macron (che ha perso 100 deputati), essendo evidentissimo che cercherà di rompere il raccogliticcio Nouveau Front Populaire (che ha costruito il suo programma comune in 3 giorni) all’interno del quale più di una formazione è pronta a collaborare con il partito/non partito di Macron, tradendo il patto appena concluso con Melenchon. A (relativa) sconfitta, o meglio: la battuta d’arresto nella marcia verso il governo, della destra lepeniana potrebbe anche essere, paradossalmente (le elezioni non hanno quasi mai questo effetto), l’inizio di un nuovo ciclo di lotte più mature, politiche e sindacali, che faccia confluire ad unità le forze, finora spaiate, del movimento di strati semi-proletari (attivi con i gilets jaunes), dei giovani immigrati ribelli delle banlieues, dei proletari e dei salariati che si sono mossi contro l’ennesima riforma delle pensioni e i colpi dell’inflazione, degli strati sociali non certo borghesi che si sono mobilitati per la Palestina. Ma perché questo nuovo ciclo di lotte si sviluppi davvero, servirà che spontaneità e organizzazione politica di classe procedano di pari passo.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/F_m_09_07_-Enrico-Riboni-su-risultati-elezioni-Francia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Fabio Sicobas Torino sull'incontro: CHE SUCCEDE IN ARGENTINA? tenutosi MARTEDI' 9 LUGLIO ORE 18:00 CORSO PALERMO 60, TORINO. In questo incontro i compagn* hanno raccontato l'incontro che si è tenuto a Buenos Aires con il Partido Obrero e il movimento piquetero delle nostre delegazioni Si Cobas e TIR.\r\nAbbiamo approfondito: Quali sono le politiche del governo Milei? Quale risposta dai lavoratori argentini? Come interviene il Partido Obrero? Quali relazioni internazionali stiamo costruendo?\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/F_m_09_07_-Fabio-SiCobas-Torino-su-incontro-su-Argentina.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Antonio Olivieri, autore del testo \"Schiavi mai!\" edito per Red Star Press. Abbiamo scelto di presentarvi questo libro a pochi giorni dalla tragica morte di Satman Singh per continuare a fare luce sul mondo del bracciantato agricolo e di quelle dinamiche di sfruttamento che si ripetono uguali da nord a sud della nostra penisola. Infatti qui si raccontano le vicende di un gruppo di lavoratori e lavoratrici del Marocco, che hanno deciso di ribellarsi ai trattamenti da schiavista dei padroni per i quali lavoravano (la famiglia Lazzaro) e delle lotte che hanno portato avanti negli anni. Grazie a questo caso si è innanzitutto fatta molta luce sulle condizioni generali di lavoro degli operai agricoli nelle campagne Alessandrine e poi si è creato un presidio permanente, che ha dato forza a tante altre lotte che si sarebbero succedute nel territorio anche molti anni dopo le vicende che hanno visto i e le braccianti protagonist*. Il libro ha la funzione anche di raccogliere fondi per una cassa di resistenza creata ad hoc per loro, che sono rimasti vittime di un sistema giuridico che non ha dato senz'altro giustizia a chi lavorava 12/13 ore al giorno, pagato pochissimo e quando pareva ai padroni. Vi lasciamo i riferimenti\r\n\r\nTutti i proventi derivanti dalla vendita di questo libro, verranno\r\ndestinati alla Cassa di Resistenza dei braccianti e solidali di\r\nCastelnuovo Scrivia, il cui numero del conto _postepay _è il seguente:\r\n_4023 6010 0092 2674_\r\n\r\nInvitiamo gli interessati a contattarci per l'eventuale acquisto del\r\nlibro: costo di copertina euro 14.00\r\n\r\nantonioolivieri@libero.it\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/F_m_09_07_-Antonio-Olivieri-su-libro-Schiavi-mai.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","21 Luglio 2024","2024-07-21 16:00:49","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/schiavi-mai-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 09/07/2024",1721577649,[457],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[383],{"post_content":460},{"matched_tokens":461,"snippet":462,"value":463},[79,80],"borghesi che si sono mobilitati \u003Cmark>per\u003C/mark> \u003Cmark>la\u003C/mark> Palestina. 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Sono in carcere da oltre un anno, rinchiusi in regime di alta sicurezza, spesso isolati, lontani dai propri compagni ed affetti, la corrispondenza sottoposta a censura.\r\nHanno provato a piegarli. Non ci sono riusciti, hanno provato a mettere in ginocchio un intero movimento. Hanno fallito ancora.\r\n\r\nFacciamo un piccolo passo indietro.\r\nNella memoria della gente che si batte contro il Tav il dicembre del 2005 è una pietra miliare. Tra novembre e dicembre si consumò un’epopea di lotta entrata nei cuori di tanti. Un movimento popolare decise di resistere all’imposizione violenta di un’opera inutile e devastante e, nonostante avesse quasi tutti contro, riuscì ad assediare le truppe di occupazione, costruendo la Libera Repubblica di Venaus. Dopo lo sgombero violento il movimento per qualche giorno assunse un chiaro carattere insurrezionale: l’intera Val Susa si fece barricata contro l’invasore. L’otto dicembre era festa. La manifestazione, dopo una breve scaramuccia al bivio dove la polizia attendeva i manifestanti, si trasformò in una marcia che dopo aver salito la montagna, scese verso la zona occupata mentre lieve cadeva la neve. I sentieri in discesa erano fradici di acqua e fango ma nessuno si fermò. Le reti caddero e le truppe vennero richiamate.\r\nNel 2011 – dopo la dura parentesi dell’inverno delle trivelle – sono tornati, molto più agguerriti che nel 2005.\r\nLo Stato non può permettersi di perdere due volte nello stesso posto.\r\nL’apparato repressivo fatto di gas, recinzioni da lager, manganelli e torture si è dispiegato in tutta la sua forza. La magistratura è entrata in campo a gamba tesa. Non si contano i processi che coinvolgono migliaia di attivisti No Tav.\r\nGoverno e magistratura non hanno fatto i conti con la resistenza dei No Tav. Non hanno fatto i conti con un movimento che si è stretto nella solidarietà a tutti, primi tra tutti quelli che rischiano di più, i quattro attivisti accusati di attentato con finalità di terrorismo per un sabotaggio in Clarea.\r\nPer loro i PM Padalino e Rinaudo hanno chiesto nove anni e mezzo di reclusione.\r\nMercoledì 26 novembre un’assemblea popolare ha deciso un nuovo dicembre di lotta. Dopo la buona riuscita della manifestazione del 22 novembre a Torino, il movimento ha dato vita a due giorni di lotta popolare.\r\nIl 7 dicembre migliaia di No Tav hanno partecipato alla fiaccolata che si è dipanata per le vie di Susa, assediando a lungo l’hotel Napoleon, che da anni ospita le truppe di occupazione. La via dell’albergo è stata trasformata in “Via gli sbirri” con nuove targhe apposte dai manifestanti.\r\nQui il video del Fatto Quotidiano\r\n\r\nIl giorno successivo, dopo le celebrazioni del giuramento partigiano della Garda dell’8 dicembre 1943, l’appuntamento era a Giaglione e Chiomonte per una giornata alle reti del cantiere.\r\nIn Clarea il passaggio era bloccato al ponte, ma questo non ha impedito a circa un centinaio di No Tav di raggiungere, guadando alto il torrente, l’area di proprietà del movimento, dove altri erano arrivati sin dalla prima mattina.\r\nLa Questura, non paga delle recinzioni e dei cancelli che serrano via dell’Avanà a Chiomonte, ha deciso di chiudere anche il ponte con jersey e truppe con idrante. Dopo la costruzione di un albero di natale no tav fatto dai bambini, a centinaia i No Tav sono risaliti in paese, bloccando a più riprese la statale e interrompendo per una mezz’ora anche il traffico ferroviario. A fine giornata, sul ponte, la polizia ha azionato l’idrante e sparato lacrimogeni. Dai boschi petardi e fuochi d’artificio hanno illuminato la sera.\r\nIl 9 dicembre la Procura ha consegnato in carcere una nuova ordinanza di custodia cautelare a Francesco, Graziano e Lucio, i tre No Tav in carcere da luglio il sabotaggio del 14 maggio 2013, lo stesso per il quale domani sarà emessa la sentenza per gli altri quattro No Tav.\r\nSu questa nuova iniziativa della Procura Anarres ha intervistato, uno dei loro avvocati, Eugenio Losco, del foro di Milano. Con lui abbiamo parlato anche dell’attesa per la sentenza di domani\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n2014 12 12 losco terrotav più tre\r\n\r\nDomani, dopo il tribunale, che probabilmente si pronuncerà nel primo pomeriggio, l’appuntamento è alle 17,30 in piazza del mercato a Bussoleno.\r\n\r\nSe le notizie dal tribunale saranno buone sarà un giorno di festa. 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Hanno fallito ancora.\r\n\r\nFacciamo un piccolo passo indietro.\r\nNella memoria della gente che si batte contro il Tav il dicembre del 2005 è una pietra miliare. Tra novembre e dicembre si consumò un’epopea di lotta entrata nei cuori di tanti. Un movimento popolare decise di resistere all’imposizione violenta di un’opera inutile e devastante e, nonostante avesse quasi tutti contro, riuscì ad assediare le truppe di occupazione, costruendo \u003Cmark>la\u003C/mark> Libera Repubblica di Venaus. Dopo lo sgombero violento il movimento \u003Cmark>per\u003C/mark> qualche giorno assunse un chiaro carattere insurrezionale: l’intera Val Susa si fece barricata contro l’invasore. L’otto dicembre era festa. \u003Cmark>La\u003C/mark> manifestazione, dopo una breve scaramuccia al bivio dove \u003Cmark>la\u003C/mark> polizia attendeva i manifestanti, si trasformò in una \u003Cmark>marcia\u003C/mark> che dopo aver salito \u003Cmark>la\u003C/mark> montagna, scese verso \u003Cmark>la\u003C/mark> zona occupata mentre lieve cadeva \u003Cmark>la\u003C/mark> neve. I sentieri in discesa erano fradici di acqua e fango ma nessuno si fermò. Le reti caddero e le truppe vennero richiamate.\r\nNel 2011 – dopo \u003Cmark>la\u003C/mark> dura parentesi dell’inverno delle trivelle – sono tornati, molto più agguerriti che nel 2005.\r\nLo Stato non può permettersi di perdere due volte nello stesso posto.\r\nL’apparato repressivo fatto di gas, recinzioni da lager, manganelli e torture si è dispiegato in tutta \u003Cmark>la\u003C/mark> sua forza. \u003Cmark>La\u003C/mark> magistratura è entrata in campo a gamba tesa. Non si contano i processi che coinvolgono migliaia di attivisti No Tav.\r\nGoverno e magistratura non hanno fatto i conti con \u003Cmark>la\u003C/mark> resistenza dei No Tav. Non hanno fatto i conti con un movimento che si è stretto nella solidarietà a tutti, primi tra tutti quelli che rischiano di più, i quattro attivisti accusati di attentato con finalità di terrorismo \u003Cmark>per\u003C/mark> un sabotaggio in Clarea.\r\n\u003Cmark>Per\u003C/mark> loro i PM Padalino e Rinaudo hanno chiesto nove anni e mezzo di reclusione.\r\nMercoledì 26 novembre un’assemblea popolare ha deciso un nuovo dicembre di lotta. Dopo \u003Cmark>la\u003C/mark> buona riuscita della manifestazione del 22 novembre a Torino, il movimento ha dato vita a due giorni di lotta popolare.\r\nIl 7 dicembre migliaia di No Tav hanno partecipato alla fiaccolata che si è dipanata \u003Cmark>per\u003C/mark> le vie di Susa, assediando a lungo l’hotel Napoleon, che da anni ospita le truppe di occupazione. \u003Cmark>La\u003C/mark> via dell’albergo è stata trasformata in “Via gli sbirri” con nuove targhe apposte dai manifestanti.\r\nQui il video del Fatto Quotidiano\r\n\r\nIl giorno successivo, dopo le celebrazioni del giuramento partigiano della Garda dell’8 dicembre 1943, l’appuntamento era a Giaglione e Chiomonte \u003Cmark>per\u003C/mark> una giornata alle reti del cantiere.\r\nIn Clarea il passaggio era bloccato al ponte, ma questo non ha impedito a circa un centinaio di No Tav di raggiungere, guadando alto il torrente, l’area di proprietà del movimento, dove altri erano arrivati sin dalla prima mattina.\r\n\u003Cmark>La\u003C/mark> Questura, non paga delle recinzioni e dei cancelli che serrano via dell’Avanà a Chiomonte, ha deciso di chiudere anche il ponte con jersey e truppe con idrante. Dopo \u003Cmark>la\u003C/mark> costruzione di un albero di natale no tav fatto dai bambini, a centinaia i No Tav sono risaliti in paese, bloccando a più riprese \u003Cmark>la\u003C/mark> statale e interrompendo \u003Cmark>per\u003C/mark> una mezz’ora anche il traffico ferroviario. A fine giornata, sul ponte, \u003Cmark>la\u003C/mark> polizia ha azionato l’idrante e sparato lacrimogeni. Dai boschi petardi e fuochi d’artificio hanno illuminato \u003Cmark>la\u003C/mark> sera.\r\nIl 9 dicembre \u003Cmark>la\u003C/mark> Procura ha consegnato in carcere una nuova ordinanza di custodia cautelare a Francesco, Graziano e Lucio, i tre No Tav in carcere da luglio il sabotaggio del 14 maggio 2013, lo stesso \u003Cmark>per\u003C/mark> il quale domani sarà emessa \u003Cmark>la\u003C/mark> sentenza \u003Cmark>per\u003C/mark> gli altri quattro No Tav.\r\nSu questa nuova iniziativa della Procura Anarres ha intervistato, uno dei loro avvocati, Eugenio Losco, del foro di Milano. Con lui abbiamo parlato anche dell’attesa \u003Cmark>per\u003C/mark> \u003Cmark>la\u003C/mark> sentenza di domani\r\n\r\nAscolta \u003Cmark>la\u003C/mark> diretta:\r\n2014 12 12 losco terrotav più tre\r\n\r\nDomani, dopo il tribunale, che probabilmente si pronuncerà nel primo pomeriggio, l’appuntamento è alle 17,30 in piazza del mercato a Bussoleno.\r\n\r\nSe le notizie dal tribunale saranno buone sarà un giorno di festa. In caso contrario \u003Cmark>la\u003C/mark> risposta del movimento No Tav sarà forte e chiara.\r\n\r\nForte è stata l’indignazione \u003Cmark>per\u003C/mark> \u003Cmark>la\u003C/mark> sentenza che ha cancellato \u003Cmark>la\u003C/mark> dignità di migliaia di lavoratori e cittadini di Casale Monferrato, torturati a morte e uccisi dai padroni della Eternit. \u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>giustizia\u003C/mark> dei tribunali, ancora una volta ha mostrato il suo volto di classe, assolvendo chi si è fatto ricco sulla vita dei più.\r\nQui nessuno è disposto a morire senza resistere, nessuno spera nella \u003Cmark>giustizia\u003C/mark> dei tribunali. I No Tav lo hanno imparato negli anni: \u003Cmark>la\u003C/mark> libertà non si mendica, bisogna conquistarla.",[490],{"field":113,"matched_tokens":491,"snippet":487,"value":488},[79,80,80],{"best_field_score":348,"best_field_weight":234,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":349,"tokens_matched":120,"typo_prefix_score":47},6637,{"collection_name":398,"first_q":74,"per_page":106,"q":74},7,["Reactive",497],{},["Set"],["ShallowReactive",500],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fkSriULWnmqcXlBBeJd4jNx6D9rSeWmQyImcz2vBi5AU":-1},true,"/search?query=marcia+per+la+giustizia"]