","In questi tempi difficili, una luce continua a brillare ed è quella No TAV!","post",1613129386,[58,59,60],"http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/dana/","http://radioblackout.org/tag/notav/",[12,62,63],"dana","notav",{"post_content":65,"post_title":71},{"matched_tokens":66,"snippet":69,"value":70},[67,68],"mi","è","che deduco dal dispositivo che \u003Cmark>mi\u003C/mark> \u003Cmark>è\u003C/mark> stato notificato un paio di"," \r\n\r\nMentre il governo annuncia la nascita del ministero della trasizione ecologica ci arriva forte \u003Cmark>e\u003C/mark> chiara la voce di Dana dal carcere. L'ultima lettera di Dana racconta della lotta (vincente) dello sciopero della fame \u003Cmark>e\u003C/mark> dei goffi tentativi da parte della dirigenza del carcere di limitare l'azione politica all'interno delle mura. Commentiamo la lettera \u003Cmark>e\u003C/mark> le prospettive aperte per il movimento NoTav con Roberta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/dana-roberta.mp3\"][/audio]\r\n\r\nCar* tutt*,\r\n\r\nquando leggerete questa lettera saranno ormai cinque i miei mesi di detenzione, avevo scritto l’ultima lettera prima della fine del 2020, a ridosso delle festività, che nonostante tutto anche qui sono passata abbastanza bene. Nel frattempo, si sono succeduti svariati eventi, tra cui l’iniziativa che io, Stefania, Emanuela \u003Cmark>e\u003C/mark> Fabiola (ora siamo in sezione insieme, evviva!!) abbiamo portato avanti nei giorni scorsi: lo sciopero della fame.\r\n\r\nSe ne \u003Cmark>è\u003C/mark> parlato parecchio \u003Cmark>e\u003C/mark> voi tutti ci avete sostenute fin dal primo giorno, quindi non sto a ripetere le motivazioni sottostanti la nostra scelta. Intanto vi ringrazio, siete stat* fondamentali. Terminato lo sciopero, ognuna con i suoi tempi, abbiamo recuperato le energie. Io ho patito un po’, ma ora sono in formissima.\r\n\r\nDevo dirvi che, nonostante la breve durata dello sciopero, sono state tante le fatiche per portarlo avanti. A differenza di quello che si può credere, la fame \u003Cmark>è\u003C/mark> l’ultimo dei problemi, la sensazione passa già al termine del secondo giorno! Ciò che cresce in maniera esponenziale \u003Cmark>è\u003C/mark> l’affaticamento fisico, i dolori, la difficoltà a dormire \u003Cmark>e\u003C/mark> negli ultimi giorni una grande fatica a concentrarsi \u003Cmark>e\u003C/mark> a non muoversi come un bradipo. Penso a tutte le persone che hanno portato avanti una simile scelta, fino alle più tristi ed irreversibili conseguenze. Che forza d’animo incredibile. \u003Cmark>E\u003C/mark> che dolore.\r\n\r\nPer fortuna questa nostra forma di protesta non \u003Cmark>è\u003C/mark> stata vana, anzi i risultati si sono dimostrati da subito concreti \u003Cmark>e\u003C/mark> tutte noi stiamo finalmente godendo dei nostri pieni diritti per quanto riguarda i contatti con i nostri familiari. Una piccola goccia, lo so, in questo girone infernale, ma proprio per questo molto importante. \u003Cmark>E\u003C/mark> poi, diciamolo, agire una protesta, seppur pacifica, all’interno di un carcere come questo (altri non so, ma posso immaginare) non \u003Cmark>è\u003C/mark> cosa semplice per molti motivi intuibili. Siamo rimaste salde, complici, lucide (a turno) \u003Cmark>e\u003C/mark> anche un po’ coraggiose. Detto questo, apriamo un nuovo capitolo. Il titolo lo lascio trovare a voi.\r\n\r\nMentre sui giornali la Direttrice del carcere, di fatto, riconosceva le nostre ragioni lavorando rapidamente per ripristinare i diritti negati, parallelamente \u003Cmark>e\u003C/mark> più precisamente in data 22/01/2021, richiedeva al mio magistrato di sorveglianza l’emissione di un provvedimento restrittivo, tipico dell’alta sorveglianza, di cui all’articolo 18 ter O.P. (chi ha voglia lo cerchi) ossia la richiesta di controllo (\u003Cmark>e\u003C/mark> selezione) della mia corrispondenza epistolare \u003Cmark>e\u003C/mark> telegrafica, la cosiddetta “censura”. Non vi sembra un comportamento un po’ scorretto?\r\n\r\nDa ciò che deduco dal dispositivo che \u003Cmark>mi\u003C/mark> \u003Cmark>è\u003C/mark> stato notificato un paio di giorni fa dalla “matricola” del carcere \u003Cmark>e\u003C/mark> che, essendo io “No Tav” \u003Cmark>e\u003C/mark> poiché ricevo mezzo posta lettere, riviste, cartoline \u003Cmark>e\u003C/mark> materiale vario, il carcere (o meglio la direttrice) ritiene che tale materiale possa essere utilizzato all’interno del reparto detentivo per volantinaggio, finalizzato a sostenere la mia iniziativa politica, minando così l’ordine \u003Cmark>e\u003C/mark> la sicurezza interna dell’Istituto. Non ho ovviamente accesso alla richiesta \u003Cmark>e\u003C/mark> posso solo dedurre le motivazioni argomentanti che sintetizzo in: sciopero della fame, una storia ridicola su delle cartoline (fatta \u003Cmark>e\u003C/mark> disfatta tutta da loro) ed infine la solidarietà ricevuta del movimento No TAV (ebbene si)!\r\n\r\nSappiate che il mio Magistrato ha respinto la richiesta di “censura”, ribadendo una serie di principi costituzionali \u003Cmark>e\u003C/mark> inerenti l’ordinamento penitenziario che evidentemente qui sono stati per un momento dimenticati. Non credo che anche per questo si possa incolpare il covid, o sbaglio?\r\n\r\nQuindi per ora nessuna restrizione aggiuntiva alle molteplici che ho avuto il piacere di sperimentare in questi cinque mesi. La mia \u003Cmark>è\u003C/mark> stata \u003Cmark>e\u003C/mark> resta una carcerazione “speciale”, ma dopo questo tentativo, dal chiaro intento punitivo da parte della direzione carceraria, \u003Cmark>mi\u003C/mark> chiedo se sia finita qui oppure siano vere le voci che circolano circa un mio futuro trasferimento. Vedremo.\r\n\r\nIntanto io continuo le mie attività ed ho ripreso a studiare dopo qualche settimana di pausa. Dopo un piccolo infortunio sul campo da gioco (non ridete!!) ho ripreso a giocare a pallavolo. Qui in sezione tutto procede serenamente \u003Cmark>e\u003C/mark> il tempo passa. Non preoccupatevi dunque! Qualsiasi altro “dispetto” dovessi subire, sono ben in grado di sopportarlo!\r\n\r\nSeguo ovviamente con attenzione tutto quello che accade fuori di qui, le tarantelle governative, l’evoluzione della pandemia con le sue infauste \u003Cmark>e\u003C/mark> interminabili conseguenze \u003Cmark>e\u003C/mark>, soprattutto, le iniziative in Valle. Tra momenti di lotta, i Mulini Resistenti \u003Cmark>e\u003C/mark> il più giovane presidio permanente di San Didero, state tenendo alta la nostra bandiera.\r\n\r\nIn questi tempi difficili, una luce continua a brillare ed \u003Cmark>è\u003C/mark> quella No TAV!\r\n\r\nSiete saldi \u003Cmark>e\u003C/mark> in alto i cuori!\r\n\r\nUn abbraccio,\r\n\r\nDana\r\n\r\n \r\n\r\n ",{"matched_tokens":72,"snippet":73,"value":73},[68],"In questi tempi difficili, una luce continua a brillare ed \u003Cmark>è\u003C/mark> quella No TAV!",[75,78],{"field":76,"matched_tokens":77,"snippet":69,"value":70},"post_content",[67,68],{"field":79,"matched_tokens":80,"snippet":73,"value":73},"post_title",[68],1157451471441100800,{"best_field_score":83,"best_field_weight":84,"fields_matched":85,"num_tokens_dropped":85,"score":86,"tokens_matched":85,"typo_prefix_score":45},"2211897868288",14,2,"1157451471441100914",{"document":88,"highlight":117,"highlights":126,"text_match":81,"text_match_info":131},{"cat_link":89,"category":90,"comment_count":45,"id":91,"is_sticky":45,"permalink":92,"post_author":26,"post_content":93,"post_date":94,"post_excerpt":50,"post_id":91,"post_modified":95,"post_thumbnail":96,"post_thumbnail_html":97,"post_title":98,"post_type":55,"sort_by_date":99,"tag_links":100,"tags":109},[42],[44],"43143","http://radioblackout.org/2017/09/libia-migranti-milizie-e-servizi-segreti/","Francesca Mannocchi, giornalista free lance, che collabora con numerose testate italiane e internazionali, è stata la prima a scrivere, già il 25 agosto, degli accordi tra governo italiano e milizie libiche per il blocco delle partenze. Il suo reportage, uscito in inglese su Middle East Eye, ha trovato conferma nei giorni successivi negli articoli pubblicati da Reuters e Associated Press.\r\n\r\nAl suo ritorno dalla Libia le abbiamo fatto una lunga intervista per radio Blackout, da cui emerge con chiarezza un quadro complesso sul quale si muovono diversi attori con differenti interessi.\r\n\r\n“Una prima intuizione sull'esistenza di una diplomazia parallela l'ho avuta a fine agosto. Ero in Libia. Per la prima volta a Zawiya e a Sabratha sono arrivati convogli di aiuti umanitari. Mi sono chiesta perché fossero stati inviati in una zona dove non ce n'era particolare bisogno. Sono andata lì ed ho cominciato a fare domande, per capire cosa ci fosse dietro a quei pacchi arrivati a Sabratha”.\r\nÉ noto a tutti che in quella zona una diplomazia parallela esiste da tempo ed è targata ENI.\r\n“Io ho in mano un documento che dimostra che la milizia dei Dabbashi ha un accordo per la protezione del compound di Mellita”.\r\nQuesta volta c'era qualcosa in più in ballo.\r\nLa scomparsa delle partenze di migranti nell'ultimo mese e mezzo doveva avere una ragione. Il traffico di esseri umani è uno dei maggiori business libici: lo stop alle partenze doveva avere una solida base materiale.\r\nIn Italia racconta la favola che i trafficanti sarebbero stati bloccati dalla cosiddetta “guardia costiera libica”, grazie all'addestramento offerto dall'Italia. Una “notizia” che ha il sapore della “barzelletta”. “Chi incassa milioni di euro facendo partire centinaia di migliaia di persone, non si fa certo bloccare da qualche pattuglia in più in mare e tantomeno dalla diplomazia libica.\r\nMi sono perciò chiesta quale prezzo stessimo pagando per l'interruzione delle partenze.\r\nTutte le fonti che ho raccolto, fonti diverse e non in contatto le une con le altre, sia in Italia che in Libia mi hanno confermato trattative tra i servizi segreti italiani e le milizie. Non solo quelle di Sabratha, ma anche quelle della zona ovest di Tripoli, di Misurata e di Beni Walid.\r\nIo non ho prove di quanto dico, ma le fonti che ho consultato sono tante, diverse tra loro e alcune mi hanno descritto i nostri servizi come molto generosi.\r\nCome ai tempi dei trattati stretti tra Berlusconi e Gheddafi nel 2008, ce lo dirà il tempo, ce lo dirà la storia quali saranno le conseguenze di questi accordi verbali e informali.\r\nConosco a fondo la Libia e mi chiedo cosa accadrà quando finiranno i soldi, gli aiuti, l'invio di armi. Ritengo che l'Italia diventerà profondamente ricattabile.\r\nSto lavorando sui nomi delle milizie coinvolte, in primis quella Dabbashi, che non per caso ha scortato gli aiuti umanitari italiani dal porto di Tripoli a Sabratha. La stessa milizia ha chiesto l'apertura di un proprio ufficio nel compound di Mellita, non accontendosi più dei soli proventi della protezione dell'impianto ENI, ma forse provando a prendere direttamente una stecca sulla produzione. Questa milizia, oltre ad essere una delle più forti per numero di uomini, gestisce da tempo i traffici di petrolio e gas.\r\nNonostante la Libia abbia un'importanza strategica per gli approvigionamenti energetici italiani, si fa fatica a far emergere informazioni, mentre la propaganda continua a definire “centri di accoglienza” le prigioni libiche.”\r\n\r\nI media main stream hanno ignorato le informazioni diffuse da varie testate in lingua inglese sugli accordi, affiancando la notizia della dipartita dal Mediterrano delle navi delle ONG con quella della secca riduzione delle partenze e degli sbarchi. Contribuendo in tal modo a criminalizzare le ONG, gettando nel contempo polvere sugli accordi con le milizie.\r\nLe stesse ONG, in buona parte dipendenti da finanziamenti statali, non hanno saputo/voluto battere i pugni sul tavolo. L'unica eccezione rilevante è “Medici senza frontiere”, che ormai da due anni rifiuta di prendere sovvenzioni statali, perché non vuole essere complice delle scelte politiche del governo sull'immigrazione. La decisione venne presa dopo la chiusura delle frontiere lungo la rotta balcanica.\r\n“Oggi c'è il rischio che le ONG diventino complici delle politiche governative in Libia”.\r\nLa richiesta alle ONG di partecipare alla gestione delle prigioni per migranti in Libia è molto ambigua, perché in Libia nessuna organizzazione può agire senza l'accordo con le milizie. Qualche mese fa “Sette funzionari e delle Nazioni Unite e dodici uomini della scorta vennero derubati e sequestrati tra Zawiya e Sabratha dalle milizie della zona. Sono stati liberati dopo una lunga trattativa e non hanno mai raggiunto il centro di detenzione dove erano diretti. Mi fa soltanto sorridere l'idea che oggi le ONG e la stessa UNHCR possano lavorare nei centri.\r\nIn Libia, secondo fonti del ministero dell'interno ci sono 24 centri di detenzione ''ufficiali'. Io lavoro in Libia da anni ma sono riuscita a visitarne solo sei. Gli altri non si sa dove siano, quante persone ci siano dentro.\r\nIo sospetto che verranno attrazzati due o tre centri a beneficio di giornalisti e associazioni umanitaria, mentre di tutti gli altri si continuerà a non sapere nulla. Alcuni centri che ho visitato sono stati chiusi, ma nessuno sa dove siano finiti i migranti che ci stavano dentro.\r\nLa domanda che faccio è semplice: 'ci sono le condizioni perché UNU e ONG possano lavorare in Libia?' Io credo di no. Nella sola Tripoli nel solo mese di giugno ci sono stati 281 rapimenti.\r\nFinirà che le ONG e l'ONU apriranno uffici a Tripoli o a Misurata e non faranno uscire i propri funzionari dalle otto del mattino alle due del pomeriggio. Non credo che questo migliorerà la condizione dei migranti nei centri di detenzione in Libia.”\r\n\r\nAscolta l'intervista a Francesca Mannocchi:\r\n\r\n2017 09 12 mannocchi libia","13 Settembre 2017","2017-09-18 14:47:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/09/prigione-libia-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"201\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/09/prigione-libia-300x201.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/09/prigione-libia-300x201.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/09/prigione-libia.jpg 755w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Libia. 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Il ricatto dei figli, la mancanza di un reddito proprio, le minacce di morte rendono difficile riprendersi la propria vita. I tribunali che indagano le vite delle vittime, gli assistenti sociali che scrutano la quotidianità di chi dice no alle botte, agli stupri, alle umiliazioni condiscono il tutto del sapore acre dell'aceto.\r\nPer le migranti senza documenti la strada è una salita ancor più ripida. Per molte il permesso di soggiorno è legato al quello del marito, per tutte le altre, se perdi il lavoro perdi il permesso.\r\nÉ successo anche ad Olga, badante ucraina, che non è riuscita a trovare un nuovo impiego, dopo la morte della donna anziana di cui si occupava.\r\nOlga non è il suo nome vero, ma la sua storia è lo specchio di quella di tante altre donne, che un giorno bussano alla polizia per denunciare la violenza di quello che per un po' è stato il proprio compagno. La polizia le ha chiesto i documenti, il permesso, e l'ha subito spedita al CIE di Ponte Galeria a Roma, uno dei quattro rimasti aperti dopo anni di rivolte ed evasioni.\r\nDi oggi la notizia che il governo ha stanziato i soldi per finanziare l'apertura di altri 15 CIE, ora ribattezzati CPR – centri per l'espulsione e per coprire le spese per le deportazioni.\r\nOlga sarebbe dovuta partire oggi: la polizia italiana le aveva prenotato un posto in un volo di sola andata per l'Ucraina. All'ultimo è stata presa la decisione di lasciarla al CIE. Forse l'eco mediatica della sua vicenda ha indotto il ministero dell'Interno a una maggiore prudenza. Forse. Forse è stato solo uno dei tanti inghippi burocratici che ingarbugliano la vita dei migranti.\r\nOlga è una delle tante donne che restano impigliate nella rete delle espulsioni. Una delle tante donne che, oltre ai controlli e agli abusi che investono tutti i senza documenti durante controlli e retate, subiscono violenze in quanto donne. Molestie e stupri nei centri di detenzione sono stati raccontati dalle donne che hanno corso il rischio di raccontare la propria storia. Donne che hanno lottato ed hanno avuto la fortuna di incrociare chi era disposto ed ascoltare e far circolare le loro voci.\r\nNe abbiamo parlato con una delle attiviste che stanno seguendo la vicenda di Olga.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2017 02 21 sonia su olga\r\n\r\nDi seguito la trascrizione di una telefonata con Olga detenuta nel CIE di Ponte Galeria.\r\nA causa di difficoltà di comprensione dell’audio, alcune parti sono mancanti e alcune sono state integrate tra parentesi per facilitare la lettura.\r\nPrima cosa: siccome io sto qui già [per] la seconda volta, no?\r\n[La] prima volta com’è successo?\r\nIo [sono] stata fermata, come tutti. Una ragazza ha accoltellato un ragazzo – non lo so con che cosa, non lo so. Sono venuti i carabinieri e hanno chiesto chi ha visto quello che è successo – perché subito è venuta l’ambulanza che ha preso quel ragazzo, perché lui [era] svenuto, e l’ha portato via.\r\n[Dunque] sono venuti i carabinieri [e hanno chiesto] ‘chi ha visto?’ [alle] persone [presenti se qualcuno aveva visto qualcosa]. Hanno chiesto a tutti ‘puoi dare il numero di telefono, può darsi che serve’, e pure io ho dato [il] mio numero.\r\n[Dopo] una settimana o non so quanti giorni, [sono stata chiamata] dai carabinieri e mi hanno chiesto “[parte mancante] e io ho detto “si” “puoi venire qui con un documento?”. Mi hanno detto che quel ragazzo ha fatto l’intervento e [che lei] con le forbici gli ha fatto un buco nei polmoni – e dunque se potevo andare lì. Io [ho detto] “come? non lo so, non ho documenti, ho solo il passaporto”, [e loro] “va bene, non fa niente”.\r\nIo ho preso il passaporto e sono andata lì ho fatto vedere il passaporto, loro hanno guardato il computer e hanno visto che ho espulsione. Espulsione. Espulsione per cosa io ce l’ho? Espulsione io ce l’ho perché non [parte mancante] il permesso di soggiorno, quando mi è venuto il permesso di soggiorno io sono stata in Ucraina. Sono stata in Ucraina [parte mancante] perché è morto mio padre. E quindi io non [parte mancante] permesso di soggiorno\r\nQuando sono tornata la signora era morta e io non sapevo [????] il permesso di soggiorno e quindi quello di espulsione io avevo.\r\nE allora mi hanno portato qui al CIE, però io sono stata venerdì, sabato e domenica. Lunedì avevo l’udienza io uscita e lunedì mi hanno fatto uscire. Questo è successo due anni fa.\r\nQuindi io avevo il foglio per andare via. Trenta giorni avevo per andare via.\r\nE adesso cos’è successo? Mi ha menato il mio ragazzo, quello che ti ho raccontato sono tornata al mio lavoro e ha cominciato a menarmi il mio ragazzo.\r\nLui [frase poco comprensibile].\r\nA lui l’hanno fatto uscire, e a me mi hanno chiuso qui.\r\nQuesto è tutto.\r\nIo non l’ho denunciato, però loro sono venuti lì. Io ho chiamato da sola, hanno visto tutto, mi hanno portato qui, perché hanno visto che io ho il foglio di via e mi hanno portato qui.\r\nOra sto qui già dal 18 [gennaio] – un mese. E mi hanno detto che mi rimandano al [mio] Paese.\r\nMi hanno detto che mi mandano via perché io non devo stare in Italia 5 anni.\r\nIo ho detto, perché, io tutta la mia vita – io ho già quarant’anni, ho passato tutta la mia vita, da quando sono in Italia, ho lavorato. Ho anche aiutato una signora anche senza soldi e senza niente, perché aveva bisogno di me, perché non aveva soldi. Non li aveva e mi ha detto: “ti do l’alloggio e ti do da mangiare perché io non ti posso pagare lo stipendio”. Io ho lavorato da lei e l’ho aiutata.\r\nPrima lavoravo con una signora che ora è morta – perché io sto qui da 11 anni\r\n[parte mancante]\r\nIo ho detto: ma perché una donna che viene qui per lavorare, per aiutare persone. Ma scusa, anzi, e poi quello che prendo di stipendio io lo lascio qui in Italia, perché io pago l’affitto.\r\nMa perché è così la legge? Perché?\r\n[frase poco chiara]\r\nIo ho detto: meglio morta che qui [nel CIE] – però non voglio andare in Ucraina – io non ho nessuno, non ho casa, non ho niente. Ho detto: datemi [almeno] la possibilità che esco, prendo i miei vestiti, dalla signora lo stipendio. Perché io sto adesso con una signora che sta malata con il cancro.\r\nIeri io ho chiamato e lei [è stata portata] all’ospedale sant’Andrea, perché ha sentito ‘Ponte Galeria’ [e si è chiesta] che cos’è questo posto?\r\nIo non ho manco preso lo stipendio e non c’è nessuno che mi porta i soldi e che mi porta i miei vestiti.\r\nIo ho chiesto, ho detto ‘ma io così parto?’ e mi hanno risposto ‘parti cosi’. Mi hanno detto ‘cerca qualcuno che ti porta i vestiti’ ma io gli ho detto ‘chi mi porta i vestiti? Nessuno!’\r\nAdesso che c’è io sono stata alla prima udienza, il giudice è stato bravissimo, e voleva che io vado fuori, che io esco però quelli che stanno seduti vicino a lei, quelli dell’ufficio immigrazione. Uno sta seduto vicino al giudice, non so chi è quello, io penso che è dell’ufficio di immigrazione.\r\nIo ho chiesto che vado da sola, e il giudice ha detto che va bene, ma loro hanno detto ‘no, e perché da sola? Noi ti compriamo il biglietto e tu vai’.\r\nNon mi hanno [dato nessuna spiegazione], non mi hanno detto niente, soltanto mi hanno detto “noi ti compriamo il biglietto, perché devi andare da sola?”\r\nIn quei giorni tanta gente è stata rimandata al [proprio] Paese [d’origine].\r\nIo assolutamente posso raccontare basta che vado via [dal CIE] perché io non ce la faccio, non ce la faccio proprio e anzi, ho anche paura, non è soltanto che… Perché io non lo so, il giorno [del rimpatrio] è vicino, e io non ci voglio pensare perché ho ancora la pressione alta. E lo zucchero [=glicemia] oggi è a duecentoventi.\r\nNon so, speriamo.\r\n[frase mancante]","21 Febbraio 2017","2017-02-23 14:51:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/donne-cie-col-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/donne-cie-col-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Olga e le altre. 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Il ricatto dei figli, la mancanza di un reddito proprio, le minacce di morte rendono difficile riprendersi la propria vita. I tribunali che indagano le vite delle vittime, gli assistenti sociali che scrutano la quotidianità di chi dice no alle botte, agli stupri, alle umiliazioni condiscono il tutto del sapore acre dell'aceto.\r\nPer le migranti senza documenti la strada \u003Cmark>è\u003C/mark> una salita ancor più ripida. Per molte il permesso di soggiorno \u003Cmark>è\u003C/mark> legato al quello del marito, per tutte le altre, se perdi il lavoro perdi il permesso.\r\n\u003Cmark>É\u003C/mark> successo anche ad Olga, badante ucraina, che non \u003Cmark>è\u003C/mark> riuscita a trovare un nuovo impiego, dopo la morte della donna anziana di cui si occupava.\r\nOlga non \u003Cmark>è\u003C/mark> il suo nome vero, ma la sua storia \u003Cmark>è\u003C/mark> lo specchio di quella di tante altre donne, che un giorno bussano alla polizia per denunciare la violenza di quello che per un po' \u003Cmark>è\u003C/mark> stato il proprio compagno. 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Tutto parte dall’operazione San Michele”, il nome dato dai carabinieri all’inchiesta sugli interessi dei clan calabresi in Piemonte. Secondo quanto emerge dalle intercettazioni, Lazzaro era riuscito a fare «intervenire in suo favore personalità politiche e quadri della committente Ltf» per partecipare ai lavori della Torino-Lione.\r\nFra i politici, ai quali si sarebbe rivolto Lazzaro, c’è Stefano Esposito, senatore Pd e oggi assessore ai Trasporti del Comune di Roma, e di Marco Rettighieri, all’epoca direttore generale di Ltf. I fatti risalgono al 2012..\r\n\r\nNei momento di difficoltà Lazzaro sapeva cosa fare: chiamava i politici Pd e gli amministratori favorevoli al Tav Torino-Lione e chiedeva loro aiuto. Tra i suoi favoriti c’era il senatore Stefano Esposito, ora assessore ai Trasporti al Comune di Roma, l’ex dirigente della Provincia di Torino Paolo Foietta, ora commissario del governo e capo dell’Osservatorio sulla Torino-Lione. Infine, il consigliere regionale del Pd Antonio Ferrentino.\r\nAl processo “San Michele” Ferdinando Laqzzaro è accusato dalla Dda di sversamento illegale di rifiuti, mentre la procura di Torino indaga ancora sul fallimento della sua Italcoge e aspetta la fissazione dell’udienza preliminare di un altro procedimento, quello per turbativa d’asta.\r\n\r\nI contatti con la politica sono documentati da un’informativa del Ros dei carabinieri dell’ottobre 2012 sull‘ndrangheta di San Mauro Marchesato(Kr) insediata nel capoluogo piemontese. Li si legge che Lazzaro, la cui società Italcoge era fallita nell’estate 2011, nella metà dell’aprile 2012 rischiava di perdere alcuni subappalti perché l’associazione temporanea di imprese Cmc non voleva affidarli a una società fallita. Per questo si dà da fare smuovendo il direttore generale di Ltf Marco Rettighieri, il presidente del Consorzio Valsusa Luigi Massa (ex senatore Ds) e il senatore Pd Stefano Esposito. I Ros scrivono che Lazzaro è riuscito a fare “intervenire in suo favore personalità politiche e quadri della committente Ltf”. Il politico Pd, apertamente Sì Tav, avrebbe contattato il presidente della Cmc di Ravenna in presenza di Lazzaro, che si lamentava della “posizione poco indulgente adottata da Cmc nei loro confronti” per l’ottenimento del movimento terra. La questione emerge in una telefonata intercettata tra Lazzaro e un altro imprenditore della Val di Susa, Claudio Martina, e quelle con Luigi Massa.\r\nIn un’altra informativa agli atti dell’inchiesta, scritta nell’ottobre 2012, si legge: “Sono emerse altresì aderenze di Lazzaro con personaggi politici e della pubblica amministrazione, artatamente utilizzate per volturale alla neo costituita Italcostruzioni licenze e autorizzazioni già nella disponibilità della fallita Italcoge”. Si tratta di una licenza per utilizzare una cava a Meana di Susa, una licenza rilasciata alla Italcoge, ma scaduta da due anni e mai rinnovata.\r\n\r\nÈ il 3 settembre 2012 e nel cantiere sta per entrare una delegazione nazionale del Pd: presenti, tra gli altri, Stefano Fassina, l’ex presidente della Provincia, oggi assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta e e Luigi Massa, ex deputato Pds poi diventato presidente del Consorzio Valsusa, che raggruppa imprenditori locali vincitori di un appalto da 12 milioni di euro per lo smaltimento degli scarti. Lazzaro contatta il fratello Antonio, gli dice di aver appena parlato con Ferrentino: “Riesci a parlare con Ferrentino da solo. Le (sic) dici che abbiamo bisogno di mettere a posto due cose lì per la cava, per l’autorizzazione che non è mai arrivata”. Il 17 settembre 2012 dopo coinvolge anche il dirigente dell’area territorio e trasporti della Provincia di Torino Foietta. Secondo il Ros avrebbe garantito “il suo interessamento per addivenire a una soluzione della vicenda”. Lazzaro gli chiede di intervenire: “Stavo facendo la pratica per il rinnovo. Poi nel frattempo la Italcoge che era titolare è andato giù e quindi loro a settembre dell’altro anno l’hanno archiviata e io nel frattempo poi cosa ho fatto? Avendo poi nel frattempo ripreso la società con un’altra partita Iva, quindi ho l’affitto del ramo d’azienda (vicenda oggetto dell’indagine per turbativa d’asta, ndr). Ripresentare tutto da capo sarebbe abbastanza macchinoso”. Foietta risponde: “Allora mi faccia una mail. Lei mi indichi anche il funzionario che aveva seguito la pratica (…). Quindi in modo da riuscire a risalire alla vicenda (…) E se però mi mette anche il nome specifico del funzionario con cui avete avuto rapporti mi è più utile, così vedo di evitare giri. Evito una ricerca”.\r\n\r\nDall’annotazione emerge anche la paura di Lazzaro per le notizie diffuse dai No Tav, sui suoi contatti con personaggi dubbi comeBruno Iaria, condannato in via definitiva il 23 febbraio scorso capo della locale della ‘ndrangheta di Courgné, assunto nel 2007 nella Italcoge. Nelle telefonate intercettate l’imprenditore spiega di aver sempre denunciato i calabresi che gli chiedevano il pizzo, ma – sottolineano i carabinieri – nelle banche dati delle forze dell’ordine non c’è nessuna denuncia del genere. 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Tutto parte dall’operazione San Michele”, il nome dato dai carabinieri all’inchiesta sugli interessi dei clan calabresi in Piemonte. Secondo quanto emerge dalle intercettazioni, Lazzaro era riuscito a fare «intervenire in suo favore personalità politiche \u003Cmark>e\u003C/mark> quadri della committente Ltf» per partecipare ai lavori della Torino-Lione.\r\nFra i politici, ai quali si sarebbe rivolto Lazzaro, c’è Stefano Esposito, senatore Pd \u003Cmark>e\u003C/mark> oggi assessore ai Trasporti del Comune di Roma, \u003Cmark>e\u003C/mark> di Marco Rettighieri, all’epoca direttore generale di Ltf. I fatti risalgono al 2012..\r\n\r\nNei momento di difficoltà Lazzaro sapeva cosa fare: chiamava i politici Pd \u003Cmark>e\u003C/mark> gli amministratori favorevoli al Tav Torino-Lione \u003Cmark>e\u003C/mark> chiedeva loro aiuto. Tra i suoi favoriti c’era il senatore Stefano Esposito, ora assessore ai Trasporti al Comune di Roma, l’ex dirigente della Provincia di Torino Paolo Foietta, ora commissario del governo \u003Cmark>e\u003C/mark> capo dell’Osservatorio sulla Torino-Lione. Infine, il consigliere regionale del Pd Antonio Ferrentino.\r\nAl processo “San Michele” Ferdinando Laqzzaro \u003Cmark>è\u003C/mark> accusato dalla Dda di sversamento illegale di rifiuti, mentre la procura di Torino indaga ancora sul fallimento della sua Italcoge \u003Cmark>e\u003C/mark> aspetta la fissazione dell’udienza preliminare di un altro procedimento, quello per turbativa d’asta.\r\n\r\nI contatti con la politica sono documentati da un’informativa del Ros dei carabinieri dell’ottobre 2012 sull‘ndrangheta di San Mauro Marchesato(Kr) insediata nel capoluogo piemontese. Li si legge che Lazzaro, la cui società Italcoge era fallita nell’estate 2011, nella metà dell’aprile 2012 rischiava di perdere alcuni subappalti perché l’associazione temporanea di imprese Cmc non voleva affidarli a una società fallita. Per questo si dà da fare smuovendo il direttore generale di Ltf Marco Rettighieri, il presidente del Consorzio Valsusa Luigi Massa (ex senatore Ds) \u003Cmark>e\u003C/mark> il senatore Pd Stefano Esposito. I Ros scrivono che Lazzaro \u003Cmark>è\u003C/mark> riuscito a fare “intervenire in suo favore personalità politiche \u003Cmark>e\u003C/mark> quadri della committente Ltf”. Il politico Pd, apertamente Sì Tav, avrebbe contattato il presidente della Cmc di Ravenna in presenza di Lazzaro, che si lamentava della “posizione poco indulgente adottata da Cmc nei loro confronti” per l’ottenimento del movimento terra. La questione emerge in una telefonata intercettata tra Lazzaro \u003Cmark>e\u003C/mark> un altro imprenditore della Val di Susa, Claudio Martina, \u003Cmark>e\u003C/mark> quelle con Luigi Massa.\r\nIn un’altra informativa agli atti dell’inchiesta, scritta nell’ottobre 2012, si legge: “Sono emerse altresì aderenze di Lazzaro con personaggi politici \u003Cmark>e\u003C/mark> della pubblica amministrazione, artatamente utilizzate per volturale alla neo costituita Italcostruzioni licenze \u003Cmark>e\u003C/mark> autorizzazioni già nella disponibilità della fallita Italcoge”. Si tratta di una licenza per utilizzare una cava a Meana di Susa, una licenza rilasciata alla Italcoge, ma scaduta da due anni \u003Cmark>e\u003C/mark> mai rinnovata.\r\n\r\n\u003Cmark>È\u003C/mark> il 3 settembre 2012 \u003Cmark>e\u003C/mark> nel cantiere sta per entrare una delegazione nazionale del Pd: presenti, tra gli altri, Stefano Fassina, l’ex presidente della Provincia, oggi assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta \u003Cmark>e\u003C/mark> \u003Cmark>e\u003C/mark> Luigi Massa, ex deputato Pds poi diventato presidente del Consorzio Valsusa, che raggruppa imprenditori locali vincitori di un appalto da 12 milioni di euro per lo smaltimento degli scarti. Lazzaro contatta il fratello Antonio, gli dice di aver appena parlato con Ferrentino: “Riesci a parlare con Ferrentino da solo. Le (sic) dici che abbiamo bisogno di mettere a posto due cose lì per la cava, per l’autorizzazione che non \u003Cmark>è\u003C/mark> mai arrivata”. Il 17 settembre 2012 dopo coinvolge anche il dirigente dell’area territorio \u003Cmark>e\u003C/mark> trasporti della Provincia di Torino Foietta. Secondo il Ros avrebbe garantito “il suo interessamento per addivenire a una soluzione della vicenda”. Lazzaro gli chiede di intervenire: “Stavo facendo la pratica per il rinnovo. Poi nel frattempo la Italcoge che era titolare \u003Cmark>è\u003C/mark> andato giù \u003Cmark>e\u003C/mark> quindi loro a settembre dell’altro anno l’hanno archiviata \u003Cmark>e\u003C/mark> io nel frattempo poi cosa ho fatto? Avendo poi nel frattempo ripreso la società con un’altra partita Iva, quindi ho l’affitto del ramo d’azienda (vicenda oggetto dell’indagine per turbativa d’asta, ndr). Ripresentare tutto da capo sarebbe abbastanza macchinoso”. Foietta risponde: “Allora \u003Cmark>mi\u003C/mark> faccia una mail. Lei \u003Cmark>mi\u003C/mark> indichi anche il funzionario che aveva seguito la pratica (…). Quindi in modo da riuscire a risalire alla vicenda (…) \u003Cmark>E\u003C/mark> se però \u003Cmark>mi\u003C/mark> mette anche il nome specifico del funzionario con cui avete avuto rapporti \u003Cmark>mi\u003C/mark> \u003Cmark>è\u003C/mark> più utile, così vedo di evitare giri. Evito una ricerca”.\r\n\r\nDall’annotazione emerge anche la paura di Lazzaro per le notizie diffuse dai No Tav, sui suoi contatti con personaggi dubbi comeBruno Iaria, condannato in via definitiva il 23 febbraio scorso capo della locale della ‘ndrangheta di Courgné, assunto nel 2007 nella Italcoge. Nelle telefonate intercettate l’imprenditore spiega di aver sempre denunciato i calabresi che gli chiedevano il pizzo, ma – sottolineano i carabinieri – nelle banche dati delle forze dell’ordine non c’è nessuna denuncia del genere. Anzi, con alcuni calabresi fa affari: \u003Cmark>è\u003C/mark> lui che fa ottenere a Giovanni Toro, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo “San Michele”, il subappalto per asfaltare il cantiere della Torino-Lione a Chiomonte.\r\n(liberamente tratto dall’articolo del Fatto Quotidiano)\r\n\r\nQueste notizie non fanno che confermare l’intreccio di interessi, legali ed illegali, intorno ad un’opera inutile, costosa \u003Cmark>e\u003C/mark> devastante come la Torino Lyon.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alberto Perino.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-09-29-perino-espomafia",{"matched_tokens":212,"snippet":213,"value":213},[120],"Tav. 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Ricordo bene come mio figlio Davide visse la morte di Carlo Giuliani; pur non conoscendolo personalmente, per lui fu una tragedia incredibile, fu stravolto da quella morte. Il giorno dopo era a Genova, e visse quella giornata, il corteo spezzato, i lacrimogeni sulla folla...»\r\n\r\nOggi nel decennale della sua morte i resistenti sono tanti a partecipare al corteo nazionale di Milano convocato in piazza XXIV maggio alle 15;\r\n\r\nascolta le dirette\r\n\r\ndax01\r\n\r\ndax02\r\n\r\n \r\n\r\nil corteo è strutturato per spezzoni tematici:\r\n\r\ni comitati e le lotte per la riqualificazione dal basso del territorio: il diritto all'abitare e di costruire spazi di autorganizzazione contro il razzismo; ascolta la diretta relativa\r\n\r\ndax05\r\n\r\ngli studenti che animano le mobilitazioni delle scuole e delle università, perché la mercificazione del sapere e l’aziendalizzazione della scuola e dell’università sono il prodotto del sistema capitalista che del fascismo si avvale a seconda della fase storica; ascolta la diretta\r\n\r\ndax03\r\n\r\nlo spezzone dello sport solidale e antirazzista e delle palestre popolari; ascolta quanto si è detto da quelle parti\r\n\r\ndax06\r\n\r\nle delegazioni internazionali;\r\n\r\nlo spezzone contro carcere e repressione, perché dieci anni fa è andato in scena solo uno degli episodi che da decenni vedono impuniti i picchiatori in divisa; ascolta lo spezzone più determinato\r\n\r\ndax04\r\n\r\ne quello skinhead.\r\n\r\n \r\n\r\nI compagni di Dax hanno occupato il 15 marzo uno stabile dismesso in via Verne nel quartiere Corvetto, chiamandolo Grizzly e adibendolo a luogo utile per ospitare alcune iniziative e la conclusione del corteo","16 Marzo 2013","Dopo dieci anni le coltellate inferte a Dax da vecchi arnesi fascisti riuniscono a Milano chi pretende di relegare nei libri di storia quei capitoli, ma anche che siano raccontati correttamente, comprese le collusioni della polizia con gli assassini","2013-03-20 09:15:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/03/grizzly-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/03/grizzly-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/03/grizzly-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/03/grizzly.jpg 480w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Da Fausto e Iaio a Dax... 16 marzo 2013",1363454884,[235,236,237],"http://radioblackout.org/tag/antifascismo/","http://radioblackout.org/tag/corteo/","http://radioblackout.org/tag/dax/",[21,239,240],"corteo","dax",{"post_content":242,"post_title":246},{"matched_tokens":243,"snippet":244,"value":245},[120,67],"conosciuto la madre di Fausto, \u003Cmark>e\u003C/mark> \u003Cmark>mi\u003C/mark> ha fatto un'enorme tenerezza sentirle"," \r\n\r\n Le vittime delle aggressioni fasciste si sommano a quelle per mano della polizia, da Franco Serantini a Stefano Cucchi, la morte di Dax \u003Cmark>è\u003C/mark> ascrivibile a entrambi: fasci \u003Cmark>e\u003C/mark> poliziotti; i funerali di Fausto \u003Cmark>e\u003C/mark> Iaio si tennero lo stesso giorno di quelli di Davide, il 22 marzo, venticinque anni prima, ma nella stessa Milano antifascista che oggi 16 marzo 2013 chiama a ricordare l'omicidio premeditato da un fascista \u003Cmark>e\u003C/mark> dai suoi due figli cresciuti nello stesso odio del padre.\r\n\r\nRosa, la madre di Dax in un'intervista disse: «Ho conosciuto la madre di Fausto, \u003Cmark>e\u003C/mark> \u003Cmark>mi\u003C/mark> ha fatto un'enorme tenerezza sentirle dire \"quest'anno siamo in tanti, perché c'è stato un altro morto, ma fino allo scorso anno ormai ci potevamo contare...\". 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Ma non ho dubbi su quale sia la parte giusta della storia\".\r\n\r\n\"I mesi sono lunghi e accade che la bolla si trasformi in un buco nero che ti risucchia. Prendendo in prestito una metafora che leggerò parecchi mesi dopo in un bellissimo fumetto dedicato alle mie vicende sono caduta in un pozzo profondissimo. Le pareti sono scivolose ed ogni volta che faticosamente cerco di compiere un breve passo per risalire appena un pochino, finisco sempre col precipitare più in profondità. A volte mi chiedo se questo pozzo abbia un fondo e se da qualche parte ci sia davvero un'uscita. Immagino di essere un piccolo geco, che nell'oscurità silente riesce a scalare le pareti. Già, devo scalare le pareti, ma qui purtroppo non ci sono i miei compagni di arrampicata e i legami di fiducia ben stretti sulla corda della sicura\".\r\n\r\n\"Chiudo gli occhi e lancio lo sguardo oltre le mura di questo cieco carcere: scorgo le vicende di uomini e donne come ricambi in tessuti su arazzi che raffigurano storie più ampie. Storie di popoli, di culture, di lingue e di religioni. Storia di sistemi economici, politici e giuridici. Storie di ricchezza e di miseria, di potere, di sopraffazione e di sfruttamento. Storie di guerre e di eserciti. Storie di un mondo in cui ancora si uccidono bambini, in cui alle quarte d'Europa risuonano mitraglie che riecheggiano gli scempi del secolo scorso. Apro gli occhi e mi scorgono rannicchiata sulla grigia coperta, con lo sguardo fisso sulla porta di ferro della cella. Tutto mi appare semplice e lineare in queste vicende, come in molte altre, non può esserci alcun dubbio su quale sia la parte giusta della storia\"\r\n\r\n#Ilarialiberasubito\r\n\r\nAbbiamo sentito ai microfoni Mattia, compagno e amico di Ilaria, presente all'udienza in Ungheria:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/SalisDomiciliariRespinti.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer sostenere le spese legali: https://www.produzionidalbasso.com/project/sosteniamo-ilaria/","29 Marzo 2024","2024-03-29 17:55:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/ilaria-salis-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/ilaria-salis-300x169.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/ilaria-salis-300x169.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/ilaria-salis-1024x576.png 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/ilaria-salis-768x432.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/ilaria-salis.png 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Libertà per Ilaria",1711734859,[235,58,269,270,271],"http://radioblackout.org/tag/ilaria-salis/","http://radioblackout.org/tag/orban/","http://radioblackout.org/tag/ungheria/",[21,12,273,274,275],"ilaria salis","Orban","Ungheria",{"post_content":277},{"matched_tokens":278,"snippet":279,"value":280},[120,67],"secolo scorso. 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A volte \u003Cmark>mi\u003C/mark> chiedo se questo pozzo abbia un fondo \u003Cmark>e\u003C/mark> se da qualche parte ci sia davvero un'uscita. Immagino di essere un piccolo geco, che nell'oscurità silente riesce a scalare le pareti. Già, devo scalare le pareti, ma qui purtroppo non ci sono i miei compagni di arrampicata \u003Cmark>e\u003C/mark> i legami di fiducia ben stretti sulla corda della sicura\".\r\n\r\n\"Chiudo gli occhi \u003Cmark>e\u003C/mark> lancio lo sguardo oltre le mura di questo cieco carcere: scorgo le vicende di uomini \u003Cmark>e\u003C/mark> donne come ricambi in tessuti su arazzi che raffigurano storie più ampie. Storie di popoli, di culture, di lingue \u003Cmark>e\u003C/mark> di religioni. Storia di sistemi economici, politici \u003Cmark>e\u003C/mark> giuridici. Storie di ricchezza \u003Cmark>e\u003C/mark> di miseria, di potere, di sopraffazione \u003Cmark>e\u003C/mark> di sfruttamento. Storie di guerre \u003Cmark>e\u003C/mark> di eserciti. Storie di un mondo in cui ancora si uccidono bambini, in cui alle quarte d'Europa risuonano mitraglie che riecheggiano gli scempi del secolo scorso. Apro gli occhi \u003Cmark>e\u003C/mark> \u003Cmark>mi\u003C/mark> scorgono rannicchiata sulla grigia coperta, con lo sguardo fisso sulla porta di ferro della cella. Tutto \u003Cmark>mi\u003C/mark> appare semplice \u003Cmark>e\u003C/mark> lineare in queste vicende, come in molte altre, non può esserci alcun dubbio su quale sia la parte giusta della storia\"\r\n\r\n#Ilarialiberasubito\r\n\r\nAbbiamo sentito ai microfoni Mattia, compagno \u003Cmark>e\u003C/mark> amico di Ilaria, presente all'udienza in Ungheria:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/SalisDomiciliariRespinti.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer sostenere le spese legali: https://www.produzionidalbasso.com/project/sosteniamo-ilaria/",[282],{"field":76,"matched_tokens":283,"snippet":279,"value":280},[120,67],{"best_field_score":83,"best_field_weight":84,"fields_matched":285,"num_tokens_dropped":85,"score":286,"tokens_matched":85,"typo_prefix_score":45},1,"1157451471441100913",6690,{"collection_name":55,"first_q":289,"per_page":290,"q":289},"mi è scoppiato l'umorimetro",6,23,{"facet_counts":293,"found":285,"hits":304,"out_of":340,"page":285,"request_params":341,"search_cutoff":34,"search_time_ms":285},[294,300],{"counts":295,"field_name":298,"sampled":34,"stats":299},[296],{"count":285,"highlighted":297,"value":297},"pink-is-punk","podcastfilter",{"total_values":285},{"counts":301,"field_name":33,"sampled":34,"stats":303},[302],{"count":285,"highlighted":289,"value":289},{"total_values":285},[305],{"document":306,"highlight":321,"highlights":328,"text_match":335,"text_match_info":336},{"comment_count":45,"id":307,"is_sticky":45,"permalink":308,"podcastfilter":309,"post_author":310,"post_content":311,"post_date":312,"post_excerpt":50,"post_id":307,"post_modified":313,"post_thumbnail":314,"post_title":315,"post_type":316,"sort_by_date":317,"tag_links":318,"tags":320},"26754","http://radioblackout.org/podcast/podcast-pink-is-punk-17-novembre-2014/",[297],"dj","Prima parte:pip 17 novembre_parte1\r\n\r\nSeconda Parte:pip 17 novembre_parte2\r\n\r\nUltima Parte:pip 17 novembre_parte 3","11 Dicembre 2014","2018-10-29 00:00:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/cassetta-200x110.jpeg","Podcast Pink is Punk! 17 novembre 2014","podcast",1418305442,[319],"http://radioblackout.org/tag/mi-e-scoppiato-lumorimetro/",[289],{"tags":322},[323],{"matched_tokens":324,"snippet":327,"value":327},[67,68,325,326],"scoppiato","l'umorimetro","\u003Cmark>mi\u003C/mark> \u003Cmark>è\u003C/mark> \u003Cmark>scoppiato\u003C/mark> \u003Cmark>l'umorimetro\u003C/mark>",[329],{"field":33,"indices":330,"matched_tokens":331,"snippets":333,"values":334},[45],[332],[67,68,325,326],[327],[327],2314894167593451500,{"best_field_score":337,"best_field_weight":338,"fields_matched":285,"num_tokens_dropped":45,"score":339,"tokens_matched":16,"typo_prefix_score":45},"4419510927616",13,"2314894167593451625",6692,{"collection_name":316,"first_q":289,"per_page":290,"q":289},{"title":343,"slug":344,"exerpt":345,"link":346,"featured_media":347,"slot":348},"Quel Che Resta Della Notte","jene-nella-notte","Jene nella Notte nasce nel 2005 dall’incontro di Jena e Walter, e si colloca la domenica notte a chiusura del palinsesto di Blackout, come “il viaggio musicale” per antonomasia. 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