","Morti e sgomberi di Stato al \"Gran Ghetto\" di Foggia",1488546783,[148,149,150,151,152,153,154],"http://radioblackout.org/tag/braccianti/","http://radioblackout.org/tag/campagne-in-lotta/","http://radioblackout.org/tag/foggia/","http://radioblackout.org/tag/gran-ghetto/","http://radioblackout.org/tag/incendio/","http://radioblackout.org/tag/morti/","http://radioblackout.org/tag/sgombero/",[156,157,158,159,160,79,161],"braccianti","campagne in lotta","Foggia","Gran Ghetto","incendio","sgombero",{"post_content":163,"post_title":167,"tags":172},{"matched_tokens":164,"snippet":165,"value":166},[71,70],"a tutti coloro rimasti è \u003Cmark>stato\u003C/mark> impedito \u003Cmark>di\u003C/mark> accedere alle loro case, anche","Le fiamme hanno avvolto stanotte centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> baracche realizzate in plastica, legno e cartone nel \"Gran Ghetto\", che sorge tra San Severo e Rignano Garganico e che ospita centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> migranti sfruttati nella raccolta dei prodotti agricoli nelle campagne del foggiano e adesso anche bruciati vivi nel rogo che le stesse guardie hanno appiccato alle baracche. Nel giro \u003Cmark>di\u003C/mark> pochi minuti il fuoco ha percorso una superficie \u003Cmark>di\u003C/mark> circa 5mila metri quadri e distruggendo tutto ciò che era all'interno, mentre numerose bombole \u003Cmark>di\u003C/mark> gas – utilizzate per cucinare – sono saltate in aria contribuendo a rendere ancora più pericolosa la situazione.\r\n\r\n \r\n\r\n“Basta sgomberi e ghetti, casa, trasporto, documenti e contratti per tutti”. Con questo slogan ieri mattina centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> braccianti avevano camminato in corteo per venti chilometri fino alla Prefettura \u003Cmark>di\u003C/mark> Foggia, per protestare contro il maxi-sgombero della baraccopoli disposto dalla Dda \u003Cmark>di\u003C/mark> Bari in seguito a un’indagine del 2016 per presunte infiltrazioni criminali, diverse da queste in divisa, e in atto dalla notte del 28 febbraio, senza che venga offerta una reale alternativa immediata e praticabile. Intanto perché i posti disponibili nelle due strutture istituzionali non sono sufficienti per tutte e tutti, e poi perché senza un sistema \u003Cmark>di\u003C/mark> trasporto da e per i luoghi \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro abbandonare il ghetto significa perdere qualsiasi possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> sostentamento, per quanto misera. Ma a tutti coloro rimasti è \u003Cmark>stato\u003C/mark> impedito \u003Cmark>di\u003C/mark> accedere alle loro case, anche solo per recuperare gli effetti personali, ed hanno passato notti all’addiaccio, in alcuni casi deportati verso destinazioni sconosciute con la forza o con l’inganno e la falsa promessa \u003Cmark>di\u003C/mark> un permesso \u003Cmark>di\u003C/mark> soggiorno o \u003Cmark>di\u003C/mark> un lavoro. Invece nell'incendio \u003Cmark>di\u003C/mark> stanotte l'unica promessa mantenuta è stata quella dei \u003Cmark>morti\u003C/mark> annunciati, due ragazzi maliani i cui corpi non erano ancora stati restituiti stamani. Nell'ultimo anno la baraccopoli è stata colpita da due importanti incendi che l'hanno in parte distrutta, salvo venire in seguito ricostruita nel giro \u003Cmark>di\u003C/mark> pochi giorni. Dal 2012 a oggi è il settimo incendio e quello dalle conseguenze più gravi. Il tentativo da parte dei vigili del fuoco \u003Cmark>di\u003C/mark> ipotizzare un incendio doloso, magari da parte degli abitanti il ghetto è stigmatizzato in un comunicato \u003Cmark>di\u003C/mark> Campagne in Lotta, una cui compagna abbiamo raggiunto questa mattina:\r\n\r\nRoghiGranGhetto\r\n\r\nIndetto un presidio per domani 4 marzo alle 11 in piazza dell'esquilino, per rinfacciare al ministero le gravissime responsabilità degli avvenimenti al ghetto \u003Cmark>di\u003C/mark> Rignano\r\n\r\nhttps://www.facebook.com/events/233700983767045/\r\n\r\n ",{"matched_tokens":168,"snippet":171,"value":171},[169,70,170,70],"Morti","Stato","\u003Cmark>Morti\u003C/mark> e sgomberi \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark> al \"Gran Ghetto\" \u003Cmark>di\u003C/mark> Foggia",[173,175,177,179,181,183,186],{"matched_tokens":174,"snippet":156},[],{"matched_tokens":176,"snippet":157},[],{"matched_tokens":178,"snippet":158},[],{"matched_tokens":180,"snippet":159},[],{"matched_tokens":182,"snippet":160},[],{"matched_tokens":184,"snippet":185},[79],"\u003Cmark>morti\u003C/mark>",{"matched_tokens":187,"snippet":161},[],[189,192,194],{"field":190,"matched_tokens":191,"snippet":171,"value":171},"post_title",[169,70,170,70],{"field":89,"matched_tokens":193,"snippet":165,"value":166},[71,70],{"field":39,"indices":195,"matched_tokens":197,"snippets":199},[196],5,[198],[79],[185],1736172819248578600,{"best_field_score":202,"best_field_weight":203,"fields_matched":96,"num_tokens_dropped":51,"score":204,"tokens_matched":96,"typo_prefix_score":51},"3315704266752",15,"1736172819248578683",{"document":206,"highlight":235,"highlights":256,"text_match":200,"text_match_info":264},{"cat_link":207,"category":208,"comment_count":51,"id":209,"is_sticky":51,"permalink":210,"post_author":211,"post_content":212,"post_date":213,"post_excerpt":56,"post_id":209,"post_modified":214,"post_thumbnail":215,"post_thumbnail_html":216,"post_title":217,"post_type":59,"sort_by_date":218,"tag_links":219,"tags":227},[48],[50],"69742","http://radioblackout.org/2021/06/cure-negate-al-cpr-azione-diretta-alla-asl/","anarres","La tutela della salute dei reclusi nei CPR non è, e mai è stata, la prima preoccupazione né di chi li gestisce, né dei governi che si sono susseguiti.\r\nMancanza di cure, visite negate, sbrigative, psicofarmaci nel cibo e sonniferi a go go sono il segno distintivo della sanità nei CPR. In quello di Torino questa gestione è costata la vita a Fathi, Feisal e Musa.\r\n\r\nNel primo pomeriggio di venerdì scorso un gruppo di attivisti contro il CPR è entrato negli uffici dell’ASL di via San Secondo, responsabile per la sanità all’interno del Centro di corso Brunelleschi, per porre alcune domande ai responsabili, che hanno dato risposte evasive, cercando di scaricare altrove la responsabilità della mancanza di cure nelle prigioni per migranti.\r\nGli uomini e le donne che vi sono rinchiusi sono vuoti a perdere, che vanno smaltiti rapidamente, dopo essere stati rinchiusi in queste discariche sociali, uno dei tanti tasselli della macchina delle espulsioni, una frontiera in mezzo alle nostre città, estensione di quelle che in mare e sui monti fanno centinaia di morti. Uccisi dallo Stato, come Fathi, Feisal e Musa, uccisi da una linea fatta di nulla, che solo uomini in armi rendono reale.\r\n\r\nLeggiamo in un comunicato diffuso dall’assemblea contro il CPR in questi giorni:\r\n\r\n“Nel 2014 la Prefettura e l’ASL hanno stipulato dei protocolli di intesa e collaborazione, redatti secondo lo schema allegato nel Regolamento unico dei CIE (nome che avevamo fino al 2017 i CPR) che prende il nome di “Bozza d’intesa tra la Prefettura e l’ASL”.\r\nIn base a questi accordi le persone recluse accedono al Centro previa visita medica effettuata da un medico dell’ASL o dell’azienda ospedaliera competente. La visita serve ad accertare l’assenza di patologie che renderebbero incompatibile la reclusione all’interno del Centro: malattie infettive, contagiose o pericolose per la comunità, stati psichiatrici, patologie croniche o degenerative, quadri clinici che non possono ricevere le cure adeguate nei Centri stessi. Eppure, questa visita secondo le testimonianze dirette delle persone recluse non è mai stata effettuata. L’ASL non si è mai occupata delle questioni sanitarie all’interno del Centro.\r\n\r\nQuindi, (per) avere delle risposte alla domanda se la ASL si occupasse o meno delle persone recluse, nella giornata di venerdì 4 un gruppo di persone è entrato nella sede centrale della ASL “Città di Torino” in via San Secondo. Volevamo parlare con il direttore generale dell’azienda Carlo Picco, di modo tale da fermare il solito scaricabarile verso l’alto ben noto all’interno delle pubbliche amministrazioni (più in su della direzione generale non si può scaricare la responsabilità), consapevoli dell’importanza di dare un volto e un nome a chi ha delle grosse responsabilità rispetto alla situazione sanitaria del CPR. Apparentemente, il direttore non era presente in sede né era raggiungibile.\r\n\r\nAbbiamo però avuto un lungo colloquio con il direttore sanitario dell’ASL, Stefano Taraglio, al quale abbiamo posto diverse questioni che riguardano la mancanza di cure all'interno del CPR e l’assenza della visita medica iniziale che l'ASL dovrebbe effettuare per verificare eventuali incompatibilità con la detenzione. In particolare abbiamo ricordato la storia di Musa Balde, il ragazzo della Guinea morto in una cella di isolamento nella notte tra il 22 e il 23 maggio, entrato nel CPR di Torino con gravi lesioni sul corpo e un trauma facciale il giorno dopo aver subito a Ventimiglia un violento pestaggio, evidenziando la responsabilità dell'ASL che avrebbe dovuto verificare le sue condizioni di salute. Abbiamo inoltre preteso di avere notizie di Salim Hussin, il ragazzo egiziano che un paio di settimane fa per protesta si è arrampicato su una cancellata che delimita l'area del CPR dove era recluso quando all'improvviso è scivolato cadendo da circa quattro metri di altezza e sbattendo violentemente la testa. Rimasto per circa 45 minuti per terra privo di conoscenza, con un'evidente emorragia cerebrale, senza ricevere alcun soccorso da parte del personale medico nonostante le richieste di intervento, è stato poi portato via in ambulanza e da allora non se ne è più saputo nulla, nemmeno in quale ospedale sia stato ricoverato. Riguardo a quest’ultima vicenda il direttore sanitario si è rifiutato categoricamente di cercare una soluzione.\r\nPiuttosto, ha dapprima descritto questa situazione come “un’occasione propizia” al fine di rimettere in discussione gli accordi pregressi e la collaborazione con la Prefettura per quanto riguarda la sanità nel CPR, successivamente ha affermato che “che tutti i compiti che aveva l’ASL li ha sempre espletati”, e infine ha negato che l’ASL avesse mai avuto il compito di effettuare delle visite all’interno del Centro. A sua detta, quando una persona entra nel CPR “non è compito dell’ASL garantire la visita medica” ed “è in discussione il fatto che ASL “Città di Torino” la debba fare”. Anche per quanto concerne il Regolamento unico ha confessato di “doverselo andare a rivedere” dimostrando di non essere minimamente a conoscenza di quelli che sono i compiti e i doveri dell’azienda per cui lavora. L’arrampicata sugli specchi si é conclusa con il generico impegno di recepire la situazione e provare ad interpellare il direttore generale e tutti gli altri soggetti coinvolti nella gestione dell’assistenza sanitaria del CPR: Prefettura e GEPSA, l’ente che gestisce il Centro. Come a dire che quando non si può più scaricare le colpe più in alto, ci si inizia a guardare attorno e ci si nasconde e sparisce in quella opaca rete istituzionale e burocratica che finisce sempre e solo in vicoli ciechi.\r\n\r\nNon ci aspettavamo grandi risposte né ci fidiamo delle promesse del direttore. La storia pesa molto più delle parole di un burocrate. La realtà dei fatti è che il Centro di Permanenza per il Rimpatrio non è che una questione residuale, ritenuta insignificante dalla pubblica amministrazione, in particolare se si tratta delle condizioni di salute delle persone che vengono rinchiuse li dentro. Il motivo principale è che queste persone dovrebbero essere rimpatriate e fatte sparire in fretta. Che senso può avere curarle.\r\nNoi, dal canto nostro, continueremo a lottare contro questo sistema di detenzione amministrativa e contro tutti i suoi strumenti di dominio quotidiano. Sempre complici e solidali con chi lotta nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio.”\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Andrea dell’assemblea No CPR\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/2021-06-08-asl-cpr-andrea.mp3\"][/audio]","8 Giugno 2021","2021-06-08 17:06:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/asl-cpr-bis-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"127\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/asl-cpr-bis-300x127.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/asl-cpr-bis-300x127.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/asl-cpr-bis-1024x434.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/asl-cpr-bis-768x326.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/asl-cpr-bis-1536x651.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/asl-cpr-bis.jpg 1585w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Cure negate al CPR: azione diretta alla ASL",1623171875,[220,221,222,223,224,225,226],"http://radioblackout.org/tag/asl/","http://radioblackout.org/tag/asl-via-san-secondo/","http://radioblackout.org/tag/cpr/","http://radioblackout.org/tag/cpr-di-corso-brunelleschi/","http://radioblackout.org/tag/gepsa/","http://radioblackout.org/tag/mua-balde/","http://radioblackout.org/tag/psicofarmaci-nel-cibo/",[228,229,230,231,232,233,234],"asl","asl via san secondo","cpr","cpr di corso brunelleschi","gepsa","mua balde","psicofarmaci nel cibo",{"post_content":236,"tags":240},{"matched_tokens":237,"snippet":238,"value":239},[70,79,170],"e sui monti fanno centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>morti\u003C/mark>. 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E soprattutto ringrazio il popolo del Burundi per la sua pazienza” si legge in un tweet, che si conclude con l’affermazione che “i combattimenti sono terminati”. Questo dichiara il Presidente burundese Nkurunziza nella mattina di oggi.\r\n\r\nMa giovedì è stata una giornata di caos. nella capitale Bujumbura. Si sono combattute le truppe golpiste del generale Godefroid Niyombare e i lealisti.\r\n\r\nNelle strade si sono uditi colpi di fucili mitragliatori ed esplosioni. Le violenze nel Paese sono scoppiate il 26 aprile, dopo che Nkurunziza aveva annunciato di volersi candidare per un terzo mandato, in contrasto con quanto dice la costituzione.\r\n\r\nNel paese ora si teme l'ondata di repressione da parte del re-insediato presidente: alcuni capi del fronte golpista sono stati arrestati. Nkurunziza sarebbe rientrato in Burundi dalla Tanzania, ma al momento non si sa dove si trovi.\r\n\r\nLe settimane che hanno preceduto questo tentativo di golpe sono state caratterizzate da intense proteste e manifestazioni popolari, soprattutto nelle zone periferiche più povere della capitale, alle quali il governo ha risposto anche con l'uso delle armi, causando una ventina di morti. L'annuncio del colpo di stato era stato quindi accolto con festeggiamenti, per poi rivelarsi un arma a doppio taglio ora che l'ordine precedente è stato ristabilito.\r\n\r\nQuesto quadro si inserisce nella storia del paese africa, caratterizzata in maniera straordinariamente sanguinaria dal conflitto etnico che ha dilaniato il paese poco più di dieci anni fa.\r\n\r\nAscolta il commento dal Burundi con Marta Mosca, antropologa: marta antropologa_burundi_colpo di stato","15 Maggio 2015","2015-05-19 16:39:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/05/burundi-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"171\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/05/burundi-300x171.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/05/burundi-300x171.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/05/burundi-768x437.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/05/burundi.png 992w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Burundi, dopo il fallito tentativo di golpe",1431692377,[281,282,283,284,285,286,287,288],"http://radioblackout.org/tag/burundi/","http://radioblackout.org/tag/colpo-di-stato/","http://radioblackout.org/tag/golpe/","http://radioblackout.org/tag/info/","http://radioblackout.org/tag/linformazione-di-blackout/","http://radioblackout.org/tag/news/","http://radioblackout.org/tag/nkurunziza/","http://radioblackout.org/tag/notizie-2/",[290,291,292,34,38,293,294,295],"burundi","colpo di stato","golpe","news","nkurunziza","notizie",{"post_content":297,"post_title":301,"tags":304},{"matched_tokens":298,"snippet":299,"value":300},[70,79,70,71,71],"armi, causando una ventina \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>morti\u003C/mark>. 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Le violenze nel Paese sono scoppiate il 26 aprile, dopo che Nkurunziza aveva annunciato \u003Cmark>di\u003C/mark> volersi candidare per un terzo mandato, in contrasto con quanto dice la costituzione.\r\n\r\nNel paese ora si teme l'ondata \u003Cmark>di\u003C/mark> repressione da parte del re-insediato presidente: alcuni capi del fronte golpista sono stati arrestati. Nkurunziza sarebbe rientrato in Burundi dalla Tanzania, ma al momento non si sa dove si trovi.\r\n\r\nLe settimane che hanno preceduto questo tentativo \u003Cmark>di\u003C/mark> golpe sono state caratterizzate da intense proteste e manifestazioni popolari, soprattutto nelle zone periferiche più povere della capitale, alle quali il governo ha risposto anche con l'uso delle armi, causando una ventina \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>morti\u003C/mark>. L'annuncio del colpo \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>stato\u003C/mark> era \u003Cmark>stato\u003C/mark> quindi accolto con festeggiamenti, per poi rivelarsi un arma a doppio taglio ora che l'ordine precedente è \u003Cmark>stato\u003C/mark> ristabilito.\r\n\r\nQuesto quadro si inserisce nella storia del paese africa, caratterizzata in maniera straordinariamente sanguinaria dal conflitto etnico che ha dilaniato il paese poco più \u003Cmark>di\u003C/mark> dieci anni fa.\r\n\r\nAscolta il commento dal Burundi con Marta Mosca, antropologa: marta antropologa_burundi_colpo \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>stato\u003C/mark>",{"matched_tokens":302,"snippet":303,"value":303},[70],"Burundi, dopo il fallito tentativo \u003Cmark>di\u003C/mark> golpe",[305,307,310,312,314,316,318,320],{"matched_tokens":306,"snippet":290},[],{"matched_tokens":308,"snippet":309},[70,71],"colpo \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>stato\u003C/mark>",{"matched_tokens":311,"snippet":292},[],{"matched_tokens":313,"snippet":34},[],{"matched_tokens":315,"snippet":38},[],{"matched_tokens":317,"snippet":293},[],{"matched_tokens":319,"snippet":294},[],{"matched_tokens":321,"snippet":295},[],[323,325,330],{"field":89,"matched_tokens":324,"snippet":299,"value":300},[70,79,70,71,71],{"field":39,"indices":326,"matched_tokens":327,"snippets":329},[84],[328],[70,71],[309],{"field":190,"matched_tokens":331,"snippet":303,"value":303},[70],1736172819114360800,{"best_field_score":334,"best_field_weight":265,"fields_matched":96,"num_tokens_dropped":51,"score":335,"tokens_matched":96,"typo_prefix_score":51},"3315704201216","1736172819114360947",{"document":337,"highlight":351,"highlights":356,"text_match":359,"text_match_info":360},{"cat_link":338,"category":339,"comment_count":51,"id":340,"is_sticky":51,"permalink":341,"post_author":34,"post_content":342,"post_date":343,"post_excerpt":56,"post_id":340,"post_modified":344,"post_thumbnail":345,"post_thumbnail_html":346,"post_title":347,"post_type":59,"sort_by_date":348,"tag_links":349,"tags":350},[48],[50],"34190","http://radioblackout.org/2016/02/droni-da-sigonella-a-sabratha-e-ritorno/","L'Europa scalda i motori per l'intervento in Libia. Dopo aver aspettato ormai per diversi mesi la formazione di un governo di unità nazionale che abbia la legittimità formale di coprire l'intervento occidentale, la NATO è ormai decisa a non voler salvare più nemmeno le apparenze.\r\n\r\nUna settimana fa un attacco con i droni ha fatto 40 vittime a Sabratha, nella Libia occidentale, mentre ieri a Bengasi le milizie jihadiste arretravano davanti all'attacco del generale Khalifa Haftar. Un'avanzata in cui sembra aver giocato un ruolo determinante l'arrivo di 180-200 uomini delle forze speciali francesi come ha spiegato il quotidiano Le Monde, svelando un'entrata in guerra in sordina fortemente voluta da Hollande.\r\n\r\nAnche l'Italia è in guerra in Libia ma ancora una volta lo apprendiamo dai giornali. 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Una guerra \"non guerreggiata\" solo in apparenza.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Giovanni Collot, co-autore del libro \"La guerra dei droni\"\r\n\r\nlimesdroni","25 Febbraio 2016","2016-02-27 17:30:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/Reaper-drone-008-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"180\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/Reaper-drone-008-300x180.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/Reaper-drone-008-300x180.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/Reaper-drone-008.jpg 460w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Droni: da Sigonella a Sabratha (e ritorno)",1456404345,[],[],{"post_content":352},{"matched_tokens":353,"snippet":354,"value":355},[170,70,79],"rivelando il miglior alleato dello \u003Cmark>Stato\u003C/mark> islamico, viste le centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>morti\u003C/mark> \"collaterali\" già causate in Pakistan,","L'Europa scalda i motori per l'intervento in Libia. 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Era il 2004 quando a Firenze una donna di origine marocchine veniva sfrattata dal suo appartamento. Un solerte ufficiale giudiziario, ammaestrato ad anteporre la passione per la proprietà ad ogni altro sentimento, richiedeva un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) nei confronti di una donna incinta, comprensibilmente arrabbiata, ridotta a corpo da sedare e rimuovere. Arriva un’ambulanza e, nonostante la donna mostri un certificato medico che le prescrive riposo per il rischio di\r\naborto, viene bloccata in un angolo da cinque uomini, gettata sul letto e, una volta immobilizzata, le vengono praticate due iniezioni. Quell'intervento a base di coercizione e antipsicotici procurò danni cerebrali irreversibili alla figlia che Malika portava in grembo. 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Una delle voci di donne che abbiamo intervistato come contributo alla riflessione è Simona De Simoni, con cui abbiamo parlato del cosiddetto decreto 93 formulato e poi approvato nell'agosto 2013. Il decreto, tristemente famoso come “decreto femminicidio”, è un caso paradigmatico di pinkwashing ovvero dell'utilizzo di tematiche di genere con finalità politiche strumentali. In questo caso specifico si utilizza la presunta retorica di difesa delle donne con finalità politiche strumentali volte alla criminalizzazione dei movimenti sociali, in particolare del movimento NO TAV. Durante l'intervista si problematizza, inoltre, il ruolo quantomai problematico e ambiguo di uno Stato che vorrebbe professarsi come garante della sicurezza delle donne. Si replica DOMENICA 15 GIUGNO - stessa ora.\r\n\r\naudio intereferenze \r\n\r\nLUNEDì 9 GIUGNO: BELLO COME UNA PRIGIONE CHE BRUCIA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa morte di Alberico di Noia. Il 14 gennaio 2014, Alberico Di Noia 38 anni, è stato trovato impiccato nel carcere di Lucera (Foggia). Alberico attendeva il trasferimento in un altra struttura e si trovava in cella di isolamento (definita di osservazione) per una lite verbale con una guardia che gli aveva impedito di donare una caramella al figlio, venuto con la moglie l colloquio. Quando il corpo è stato trovato senza vita era vestito e pronto per la partenza che sarebbe dovuta avvenire in poche ore. Anche in questo caso, come in molti analoghi, i familiari si sono scontrati con la resistenza della direzione carceraria nel mostrare il corpo: inizialmente il decesso era stato addirittura etichettato come \"arresto cardiaco\", per evitare l'apertura d'ufficio di un'inchiesta per \"suicidio\". I parenti sono stati avvertiti solo 24 ore dopo la morte di Alberico e un compagno di cella lo descrive come una persona per niente depressa, mentre racconta dei pestaggi subiti per aver dato del \"pezzo di merda\" a una guardia. Di questa storia di carcere assassino parleremo con l'avvocato che sta affiancando la famiglia Di Noia nella loro lotta affinché lo Stato ammetta le proprie responsabilità.\r\n\r\nprima parte: dinoia_primaparte\r\n\r\nseconda parte: dinoia_secondaparte\r\n\r\nLUNEDì 9 GIUGNO: IL COLPO DELLA STREGA (h18.30-20)\r\n\r\nUn'approfondimento sulla violenza in divisa agita contro le donne. Violenza maschile che assume un elemento di caratterizzazione ulteriore quando indossa la divisa e incarna l'arroganza criminale legittimata dallo stato. Non si tratta soltanto del rapporto uomo/donna attraverso l'esercizio di un potere che la divisa amplifica. Questo potere si rafforza infatti in ogni contesto di subordinazione o di fragilità, pensiamo alla relazione con un datore di lavoro che ci pone in una posizione di estrema ricattabilità. La divisa dunque non è solo fattore di amplificazione, ma rappresenta le istituzioni e l'esercizio di potere e di controllo sociale sui corpi delle donne. Racconteremo tante storie di donne, analizzeremo le leggi paternalistiche di uno stato che ci vittimizza e oggettivizza in nome di discorsi securitari che non ci appartengono e ci indeboliscono, attraverseremo il discorso sulla violenza in divisa da un punto di vista femminista e anticapitalista per ritrovare nuova capacità di autodeterminazione e autodifesa collettiva.\r\n\r\nDallo stupro come arma di guerra alle violenze nei Cie. Dalle violenze sessuali dei militari nei territori militarizzati (Vicenza, L'Aquila) alla rappresentazione mediatica del buon poliziotto che ci propinano le fiction tv. Non si tratta di mele marce ma di una prassi consolidata! In ogni caso, lo stato si autoassolve ribadendo l’immunità e l’impunità delle istituzioni in divisa ogniqualvolta queste agiscano violenza, immunità ed impunità che fanno parte dell’insieme dei privilegi che i “tutori dell’ordine” hanno come contropartita dei loro servigi.\r\n\r\nprima parte: il colpo della strega_primaparte\r\n\r\nseconda parte: il colpo della strega_secondaparte\r\n\r\nMARTEDì 10 GIUGNO: REDAZIONALE (h9.15-10.45)\r\n\r\nCaso Uva. Per il procuratore Isnardi non è omicidio. Chi riponeva speranze nella decisione del Procuratore di Varese di avocare a sé il procedimento sulla morte di Giuseppe Uva rimarrà probabilmente molto deluso. La Procura di Varese ha infatti chiesto il proscioglimento dall’accusa di omicidio preterintenzionale e altri reati dei carabinieri e dei poliziotti imputati per la morte di Giuseppe Uva, l’artigiano di 43 anni morto nel giugno 2008. Grande sorpresa da parte del legale dei familiari della vittima. “E’ una cosa inaspettata. Non se lo aspettavano – ha ribadito l’avvocato – neanche gli imputati”. Uva morì nel giugno di sei anni fa, dopo essere stato portato in caserma dai carabinieri. La sorella di lui, Lucia, che è stata presente a tutte le udienze del processo, è apparsa visibilmente scossa dalla decisione e non ha voluto rilasciare dichiarazioni.\r\n\r\nSull’argomento abbiamo sentito l’avvocato Anselmo, legale della famiglia Uva\r\n\r\navvocato_Uva\r\n\r\nGIOVEDì 12 GIUGNO: RADIO BORROKA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa violenza di Stato, nei Paesi Baschi, significa la violenza di uno stato autoritario e oppressore, che da secoli ha cercato di assimilare, rendere docile e ubbidiente un popolo, quello basco, che da sempre rivendica il proprio diritto all'autodeterminazione. La violenza di Stato, quello spagnolo in particolar modo, sempre con la complicità di quello francese, altro stato che rinchiude nelle proprie frontiere il popolo e la cultura basca, e il benestare degli altri stati europei e capitalisti, si è perpetrata negli anni nelle forme tanto classiche quanto brutali degli stati occupanti. \r\n\r\n\r\nFra queste, sicuramente, la più odiosa e vigliacca, è sicuramente la tortura, con il quale tante e tanti baschi hanno dovuto sopportare nei penitenziari e nelle celle di sicurezza della guardia civil. Nella nostra trasmissione, che da qualche anno ormai sulle libere frequenze di Radio BlackOut da voce alla lotta dei popoli in lotta per l'autodeterminazione e il diritto a vivere una terra che sia libera dall'oppressione e del profitto, all'interno del percorso radiofonico contro le violenze di Stato, vi racconteremo le storie di alcune giovani donne militante della sinistra indipendentista basca, che la violenza di stato e la violenza machista l'hanno toccata con mano, e che con forza e dignità denunciano e combattono, giorno dopo giorno, per le strade della loro Euskal Herria.\r\n\r\nVENERDì 13 GIUGNO: ANARRES (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa normalità del male. Qualche volta, grazie alla tenacia di una madre, di un padre, di una sorella, di amici e compagni capita che il sudario che avvolge le morti di Stato venga strappato, mostrando nella sua crudezza la violenza incisa sui corpi di persone vive e sane prime di cadere nelle mani di poliziotti, carabinieri, psichiatri, militari.\r\nI corpi straziati esposti alla luce impietosa degli obitori, sezionati dalle autopsie, escono dall’ombra, per raccontarci storie tutte diverse e tutte uguali. Storie che a volte agguantano i media, bucano la fitta coltre di nubi che copre la violenza degli uomini e delle donne in divisa, in camice bianco, tra siringhe, botte, manganelli.\r\nMa restano sempre un poco false, perché la retorica delle mele marce nel cesto di quelle sane, dell’eccezione ignobile ma rara, della democrazia che sa curare se stessa, violano una verità che nessun media main stream racconta mai.\r\nI corpi straziati di Federico, Francesco, Giuseppe, Carlo… sono la testimonianza di una normalità che ammette rare eccezioni.\r\nLa normalità quotidiana della violenza di Stato, della violenza degli uomini e donne dello Stato sulle strade e nelle caserme, nei repartini e nelle carceri, nei CIE e nei luoghi dove alzare la testa è sovversione.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 06 13 robertino violenza di stato\r\n\r\n\r\nMARTEDì 17 GIUGNO: REDAZIONALE (h9.15-10.45)\r\n\r\nLa violenza dell'esilio. Il fenomeno, come fenomeno collettivo ovviamente, comincia nell’80, quando sbarcano in Francia i reduci di Prima Linea in tremenda rotta davanti ai numerosi arresti, ma la loro sorte non è delle più favorevoli. Quelli che vengono presi sono estradati rapidamente. Gli altri intanto, che continuano ad aumentare in modo esponenziale, cercano allora altri paesi, perlopiù America latina, qualche paese africano, Brasile. Alcuni si muovono secondo le aree di appartenenza, è il caso dei compagni di Rosso, altri individualmente o per piccoli gruppi.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nA seguito della elezione di François Mitterrand abbiamo un'impennata di fughe verso la Francia di vaste aree di movimento italiane, in sostanza compagni che rischiano condanne non enormi, e che procedono a mettersi in regola per quanto possibile. Teniamo in conto che allora la maggior parte era ancora in possesso di documenti validi. Quelli con accuse più gravi, non molti in realtà, poiché la loro presenza non era particolarmente vista di buon occhio, vivono più isolati, cercando di evitare l’arresto.\r\n\r\nDiciamo che il fenomeno ha interessato nel momento più alto circa un migliaio di individui, fra quelli con un mandato di cattura sulla testa e altri allora solo indagati. Una cifra importante, in un computo complessivo che in quegli anni, per reati politici, toccò 60.000 indagati in Italia, dovuti molto prima che alle capacità investigative poliziesche a una pratica che si allarga a macchia d’olio, quella della delazione. Pratica che non solo fornisce agli inquirenti nomi e identità ma anche luoghi, case, reti di appoggio.\r\n\r\nIntanto in Francia la cosiddetta dottrina Mitterrand viene invocata a protezione dei fuoriusciti italiani, ma contestualmente si opera una selezione sulle persone da mettere in regola, molti ottengono i permessi di soggiorno, ma è tutto aleatorio, instabile. Si favorisce magari chi ha assunto in Francia una posizione più o meno dissociativa, oppure chi ha condanne non gravi… di fatto si formano le cosiddette liste, appoggiate in prefettura da un gruppo di avvocati di movimento. Intanto il mare si restringe sempre più intorno agli altri che rimangono irregolari sino praticamente al 2000, quando il primo ministro Jospin si dichiara favorevole alla loro regolarizzazione.\r\n\r\nTradotto vuol dire che dall’81, al 2000, in centinaia hanno vissuto lavorando in nero, in condizioni di difficile sopravvivenza, senza alcuna certezza, sparendo dalla circolazione ogni volta che per una ragione o per un'altra, da un versante o dall'altro delle Alpi, qualcuno auspicasse la consegna degli irregolari all'Italia\r\n\r\nIl tempo passa, cominciano a fioccare, dall'Italia, le prescrizioni che riducono di molto il numero iniziale degli irregolari, per arrivare ai giorni nostri, quando meno di una decina di persone ha ottenuto il rinnovo del permesso di soggiorno scaduto da anni; si tratta dei casi con le pene più gravi, in effetti quasi tutti condannati all’ergastolo, quindi suscettibili di essere oggetto di estradizioni nel caso di mutamenti politici.\r\n\r\nIn questo piccolo gruppo viene ad inserirsi il caso di Enrico Villimburgo, che oltre ad essere condannato all’ergastolo per appartenenza alle BR romane, si trova a dover combattere da solo una battaglia non più legale, ma una lotta contro una malattia devastante.Questi fuoriusciti sono partiti insieme, ma sono tornati in molti singolarmente. Alcuni non avranno più alcuna possibilità di tornare. Per fortuna, Enrico è ancora qui, e una solidarietà manifesta nei suoi confronti, lo aiuta più della chemio.\r\n\r\nCon Gianni, compagno che è stato per molti anni esule in Francia, affrontiamo il nodo politico e umano dell’esilio, la questione del pentitismo che di fatto creò il fenomeno, e la storia drammatica di un compagno, Enrico Vilimburgo, la cui salute è stata devastata da una vita braccata con un ergastolo sulla testa.\r\n\r\n Per sostenere Enrico: IBAN IT04P0503437750000000000577 intestato a Manuela Villimburgo. \r\n\r\nSpecificare nella causale: “per Enrico”\r\nc/o BANCO POPOLARE – FILIALE DI BORGO SAN LORENZO (FI) - VIA L. DA VINCI, 42\r\nGianni","3 Giugno 2014","2018-10-24 17:46:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/06/still_not_loving_police_1-200x110.jpg","Percorso radiofonico contro la violenza di stato","podcast",1401796980,[436,437,438,439,440,441,442,110,443,444,445,446,447],"http://radioblackout.org/tag/antipsichiatria/","http://radioblackout.org/tag/bello-come-una-prigione-che-brucia/","http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/controllo/","http://radioblackout.org/tag/ergastolo/","http://radioblackout.org/tag/esuli/","http://radioblackout.org/tag/omicidi-di-stato/","http://radioblackout.org/tag/tso/","http://radioblackout.org/tag/violenza-di-genere/","http://radioblackout.org/tag/violenza-di-stato/","http://radioblackout.org/tag/violenza-maschile-sulle-donne/","http://radioblackout.org/tag/violenza-sulle-donne/",[449,417,402,450,451,452,453,23,454,455,456,457,458],"antipsichiatria","controllo","ergastolo","esuli","omicidi di stato","TSO","violenza di genere","violenza di stato","violenza maschile sulle donne","violenza sulle donne",{"post_content":460,"post_title":464,"tags":467},{"matched_tokens":461,"snippet":462,"value":463},[79,70,170],"il sudario che avvolge le \u003Cmark>morti\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark> venga strappato, mostrando nella sua","In occasione della due giorni organizzata in Valsusa da un gruppo \u003Cmark>di\u003C/mark> donne sul tema della violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>stato\u003C/mark> - a questo link trovate tutte le informazioni sul programma e l'organizzazione - i redattori e le redattrici \u003Cmark>di\u003C/mark> Radio Blackout hanno deciso \u003Cmark>di\u003C/mark> contribuire con un percorso radiofonico che attraversi e interroghi questo tema, più che mai attuale, in tutte le sue sfaccettature.\r\n\r\nDalle violenze in Valsusa, alle torture sui detenuti e le detenute politiche, in Italia come altrove, dagli abusi in divisa agiti contro le donne alla repressione contro chi partecipò alla lotta armata, dagli stupri nei Cie fino alle aggressioni contro comuni cittadini e cittadine. Un'occasione per ragionare sul monopolio statale della violenza, sul legame tra apparato repressivo, magistratura e media mainstream, sulla violenza legittimata dalle istituzioni come forma \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo sociale e dispositivo \u003Cmark>di\u003C/mark> \"contenimento\", marginalizzazione e repressione non solo delle lotte sociali e politiche ma anche \u003Cmark>di\u003C/mark> tutti quei comportamenti ritenuti antisociali, disturbanti, non normabili, in qualche modo eccedenti rispetto ad una norma sociale sempre più rigida e aggressiva.\r\n\r\nQui \u003Cmark>di\u003C/mark> seguito gli appuntamenti all'interno del palinsesto \u003Cmark>di\u003C/mark> Blackout \u003Cmark>di\u003C/mark> questo percorso radiofonico, a cui strada facendo aggiungeremo i podcast realizzati dalle varie trasmissioni. Buon ascolto!\r\n\r\nVENERDì 30 MAGGIO: presentazione della due giorni valsusina a cura della Redazione. Ai microfoni Pat, attivista NoTav\r\n\r\npat_valle_3005014\r\n\r\nLUNEDì 2 GIUGNO: BELLO COME UNA PRIGIONE CHE BRUCIA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa storia \u003Cmark>di\u003C/mark> Malika. Era il 2004 quando a Firenze una donna \u003Cmark>di\u003C/mark> origine marocchine veniva sfrattata dal suo appartamento. Un solerte ufficiale giudiziario, ammaestrato ad anteporre la passione per la proprietà ad ogni altro sentimento, richiedeva un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) nei confronti \u003Cmark>di\u003C/mark> una donna incinta, comprensibilmente arrabbiata, ridotta a corpo da sedare e rimuovere. Arriva un’ambulanza e, nonostante la donna mostri un certificato medico che le prescrive riposo per il rischio \u003Cmark>di\u003C/mark>\r\naborto, viene bloccata in un angolo da cinque uomini, gettata sul letto e, una volta immobilizzata, le vengono praticate due iniezioni. Quell'intervento a base \u003Cmark>di\u003C/mark> coercizione e antipsicotici procurò danni cerebrali irreversibili alla figlia che Malika portava in grembo. A distanza \u003Cmark>di\u003C/mark> 9 anni, nonostante la connivenza tra i diversi ingranaggi istituzionali e giuridici impegnati a tutelarsi vicendevolmente e a silenziarla, tra cartelle cliniche contraffatte e querele per calunnia, Malika non si arrende e continua a lottare.\r\n\r\nprima parte: la storia \u003Cmark>di\u003C/mark> malika_primaparte\r\n\r\nseconda parte: la storia \u003Cmark>di\u003C/mark> malika_secondparte\r\n\r\nVENERDì 6 GIUGNO: 19.59 (h13-15)\r\n\r\nPuntata dedicata agli omicidi \u003Cmark>di\u003C/mark> Giorgiana Masi e \u003Cmark>di\u003C/mark> Walter Rossi, con un approfondimento sulla Legge Reale.\r\n\r\ngiorgiana e walter\r\n\r\nlegge reale\r\n\r\nDOMENICA 8 GIUGNO: INTERFERENZE (h16-17)\r\n\r\nPartiremo dal caso \u003Cmark>di\u003C/mark> Marta \u003Cmark>di\u003C/mark> quest'estate in Valle per ragionare sulla rappresentazione mediatica che viene data della violenza (in particolare \u003Cmark>di\u003C/mark> quella sulle donne), allargando poi lo sguardo a una serie \u003Cmark>di\u003C/mark> esperienza \u003Cmark>di\u003C/mark> lotta che rifuggano dalle invocazioni securitarie provando invece a costruire un discorso diverso (ad esempio le slut walk e le passeggiate contro la violenza che stanno organizzando in questi mesi le cagne sciolte a roma). Una delle voci \u003Cmark>di\u003C/mark> donne che abbiamo intervistato come contributo alla riflessione è Simona De Simoni, con cui abbiamo parlato del cosiddetto decreto 93 formulato e poi approvato nell'agosto 2013. Il decreto, tristemente famoso come “decreto femminicidio”, è un caso paradigmatico \u003Cmark>di\u003C/mark> pinkwashing ovvero dell'utilizzo \u003Cmark>di\u003C/mark> tematiche \u003Cmark>di\u003C/mark> genere con finalità politiche strumentali. In questo caso specifico si utilizza la presunta retorica \u003Cmark>di\u003C/mark> difesa delle donne con finalità politiche strumentali volte alla criminalizzazione dei movimenti sociali, in particolare del movimento NO TAV. Durante l'intervista si problematizza, inoltre, il ruolo quantomai problematico e ambiguo \u003Cmark>di\u003C/mark> uno \u003Cmark>Stato\u003C/mark> che vorrebbe professarsi come garante della sicurezza delle donne. Si replica DOMENICA 15 GIUGNO - stessa ora.\r\n\r\naudio intereferenze \r\n\r\nLUNEDì 9 GIUGNO: BELLO COME UNA PRIGIONE CHE BRUCIA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa morte \u003Cmark>di\u003C/mark> Alberico \u003Cmark>di\u003C/mark> Noia. Il 14 gennaio 2014, Alberico \u003Cmark>Di\u003C/mark> Noia 38 anni, è \u003Cmark>stato\u003C/mark> trovato impiccato nel carcere \u003Cmark>di\u003C/mark> Lucera (Foggia). Alberico attendeva il trasferimento in un altra struttura e si trovava in cella \u003Cmark>di\u003C/mark> isolamento (definita di osservazione) per una lite verbale con una guardia che gli aveva impedito \u003Cmark>di\u003C/mark> donare una caramella al figlio, venuto con la moglie l colloquio. Quando il corpo è \u003Cmark>stato\u003C/mark> trovato senza vita era vestito e pronto per la partenza che sarebbe dovuta avvenire in poche ore. Anche in questo caso, come in molti analoghi, i familiari si sono scontrati con la resistenza della direzione carceraria nel mostrare il corpo: inizialmente il decesso era \u003Cmark>stato\u003C/mark> addirittura etichettato come \"arresto cardiaco\", per evitare l'apertura d'ufficio \u003Cmark>di\u003C/mark> un'inchiesta per \"suicidio\". I parenti sono stati avvertiti solo 24 ore dopo la morte \u003Cmark>di\u003C/mark> Alberico e un compagno \u003Cmark>di\u003C/mark> cella lo descrive come una persona per niente depressa, mentre racconta dei pestaggi subiti per aver dato del \"pezzo \u003Cmark>di\u003C/mark> merda\" a una guardia. Di questa storia \u003Cmark>di\u003C/mark> carcere assassino parleremo con l'avvocato che sta affiancando la famiglia \u003Cmark>Di\u003C/mark> Noia nella loro lotta affinché lo \u003Cmark>Stato\u003C/mark> ammetta le proprie responsabilità.\r\n\r\nprima parte: dinoia_primaparte\r\n\r\nseconda parte: dinoia_secondaparte\r\n\r\nLUNEDì 9 GIUGNO: IL COLPO DELLA STREGA (h18.30-20)\r\n\r\nUn'approfondimento sulla violenza in divisa agita contro le donne. Violenza maschile che assume un elemento \u003Cmark>di\u003C/mark> caratterizzazione ulteriore quando indossa la divisa e incarna l'arroganza criminale legittimata dallo \u003Cmark>stato\u003C/mark>. Non si tratta soltanto del rapporto uomo/donna attraverso l'esercizio \u003Cmark>di\u003C/mark> un potere che la divisa amplifica. Questo potere si rafforza infatti in ogni contesto \u003Cmark>di\u003C/mark> subordinazione o \u003Cmark>di\u003C/mark> fragilità, pensiamo alla relazione con un datore \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro che ci pone in una posizione \u003Cmark>di\u003C/mark> estrema ricattabilità. La divisa dunque non è solo fattore \u003Cmark>di\u003C/mark> amplificazione, ma rappresenta le istituzioni e l'esercizio \u003Cmark>di\u003C/mark> potere e \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo sociale sui corpi delle donne. Racconteremo tante storie \u003Cmark>di\u003C/mark> donne, analizzeremo le leggi paternalistiche \u003Cmark>di\u003C/mark> uno \u003Cmark>stato\u003C/mark> che ci vittimizza e oggettivizza in nome \u003Cmark>di\u003C/mark> discorsi securitari che non ci appartengono e ci indeboliscono, attraverseremo il discorso sulla violenza in divisa da un punto \u003Cmark>di\u003C/mark> vista femminista e anticapitalista per ritrovare nuova capacità \u003Cmark>di\u003C/mark> autodeterminazione e autodifesa collettiva.\r\n\r\nDallo stupro come arma \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra alle violenze nei Cie. Dalle violenze sessuali dei militari nei territori militarizzati (Vicenza, L'Aquila) alla rappresentazione mediatica del buon poliziotto che ci propinano le fiction tv. Non si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> mele marce ma \u003Cmark>di\u003C/mark> una prassi consolidata! In ogni caso, lo \u003Cmark>stato\u003C/mark> si autoassolve ribadendo l’immunità e l’impunità delle istituzioni in divisa ogniqualvolta queste agiscano violenza, immunità ed impunità che fanno parte dell’insieme dei privilegi che i “tutori dell’ordine” hanno come contropartita dei loro servigi.\r\n\r\nprima parte: il colpo della strega_primaparte\r\n\r\nseconda parte: il colpo della strega_secondaparte\r\n\r\nMARTEDì 10 GIUGNO: REDAZIONALE (h9.15-10.45)\r\n\r\nCaso Uva. Per il procuratore Isnardi non è omicidio. Chi riponeva speranze nella decisione del Procuratore \u003Cmark>di\u003C/mark> Varese \u003Cmark>di\u003C/mark> avocare a sé il procedimento sulla morte \u003Cmark>di\u003C/mark> Giuseppe Uva rimarrà probabilmente molto deluso. La Procura \u003Cmark>di\u003C/mark> Varese ha infatti chiesto il proscioglimento dall’accusa \u003Cmark>di\u003C/mark> omicidio preterintenzionale e altri reati dei carabinieri e dei poliziotti imputati per la morte \u003Cmark>di\u003C/mark> Giuseppe Uva, l’artigiano \u003Cmark>di\u003C/mark> 43 anni morto nel giugno 2008. Grande sorpresa da parte del legale dei familiari della vittima. “E’ una cosa inaspettata. Non se lo aspettavano – ha ribadito l’avvocato – neanche gli imputati”. Uva morì nel giugno \u003Cmark>di\u003C/mark> sei anni fa, dopo essere \u003Cmark>stato\u003C/mark> portato in caserma dai carabinieri. La sorella \u003Cmark>di\u003C/mark> lui, Lucia, che è stata presente a tutte le udienze del processo, è apparsa visibilmente scossa dalla decisione e non ha voluto rilasciare dichiarazioni.\r\n\r\nSull’argomento abbiamo sentito l’avvocato Anselmo, legale della famiglia Uva\r\n\r\navvocato_Uva\r\n\r\nGIOVEDì 12 GIUGNO: RADIO BORROKA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark>, nei Paesi Baschi, significa la violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> uno \u003Cmark>stato\u003C/mark> autoritario e oppressore, che da secoli ha cercato \u003Cmark>di\u003C/mark> assimilare, rendere docile e ubbidiente un popolo, quello basco, che da sempre rivendica il proprio diritto all'autodeterminazione. La violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark>, quello spagnolo in particolar modo, sempre con la complicità \u003Cmark>di\u003C/mark> quello francese, altro \u003Cmark>stato\u003C/mark> che rinchiude nelle proprie frontiere il popolo e la cultura basca, e il benestare degli altri stati europei e capitalisti, si è perpetrata negli anni nelle forme tanto classiche quanto brutali degli stati occupanti. \r\n\r\n\r\nFra queste, sicuramente, la più odiosa e vigliacca, è sicuramente la tortura, con il quale tante e tanti baschi hanno dovuto sopportare nei penitenziari e nelle celle \u003Cmark>di\u003C/mark> sicurezza della guardia civil. Nella nostra trasmissione, che da qualche anno ormai sulle libere frequenze \u003Cmark>di\u003C/mark> Radio BlackOut da voce alla lotta dei popoli in lotta per l'autodeterminazione e il diritto a vivere una terra che sia libera dall'oppressione e del profitto, all'interno del percorso radiofonico contro le violenze \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark>, vi racconteremo le storie \u003Cmark>di\u003C/mark> alcune giovani donne militante della sinistra indipendentista basca, che la violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>stato\u003C/mark> e la violenza machista l'hanno toccata con mano, e che con forza e dignità denunciano e combattono, giorno dopo giorno, per le strade della loro Euskal Herria.\r\n\r\nVENERDì 13 GIUGNO: ANARRES (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa normalità del male. Qualche volta, grazie alla tenacia \u003Cmark>di\u003C/mark> una madre, \u003Cmark>di\u003C/mark> un padre, \u003Cmark>di\u003C/mark> una sorella, \u003Cmark>di\u003C/mark> amici e compagni capita che il sudario che avvolge le \u003Cmark>morti\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark> venga strappato, mostrando nella sua crudezza la violenza incisa sui corpi \u003Cmark>di\u003C/mark> persone vive e sane prime \u003Cmark>di\u003C/mark> cadere nelle mani \u003Cmark>di\u003C/mark> poliziotti, carabinieri, psichiatri, militari.\r\nI corpi straziati esposti alla luce impietosa degli obitori, sezionati dalle autopsie, escono dall’ombra, per raccontarci storie tutte diverse e tutte uguali. Storie che a volte agguantano i media, bucano la fitta coltre \u003Cmark>di\u003C/mark> nubi che copre la violenza degli uomini e delle donne in divisa, in camice bianco, tra siringhe, botte, manganelli.\r\nMa restano sempre un poco false, perché la retorica delle mele marce nel cesto \u003Cmark>di\u003C/mark> quelle sane, dell’eccezione ignobile ma rara, della democrazia che sa curare se stessa, violano una verità che nessun media main stream racconta mai.\r\nI corpi straziati \u003Cmark>di\u003C/mark> Federico, Francesco, Giuseppe, Carlo… sono la testimonianza \u003Cmark>di\u003C/mark> una normalità che ammette rare eccezioni.\r\nLa normalità quotidiana della violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark>, della violenza degli uomini e donne dello \u003Cmark>Stato\u003C/mark> sulle strade e nelle caserme, nei repartini e nelle carceri, nei CIE e nei luoghi dove alzare la testa è sovversione.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 06 13 robertino violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>stato\u003C/mark>\r\n\r\n\r\nMARTEDì 17 GIUGNO: REDAZIONALE (h9.15-10.45)\r\n\r\nLa violenza dell'esilio. Il fenomeno, come fenomeno collettivo ovviamente, comincia nell’80, quando sbarcano in Francia i reduci \u003Cmark>di\u003C/mark> Prima Linea in tremenda rotta davanti ai numerosi arresti, ma la loro sorte non è delle più favorevoli. Quelli che vengono presi sono estradati rapidamente. Gli altri intanto, che continuano ad aumentare in modo esponenziale, cercano allora altri paesi, perlopiù America latina, qualche paese africano, Brasile. Alcuni si muovono secondo le aree \u003Cmark>di\u003C/mark> appartenenza, è il caso dei compagni \u003Cmark>di\u003C/mark> Rosso, altri individualmente o per piccoli gruppi.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nA seguito della elezione \u003Cmark>di\u003C/mark> François Mitterrand abbiamo un'impennata \u003Cmark>di\u003C/mark> fughe verso la Francia \u003Cmark>di\u003C/mark> vaste aree \u003Cmark>di\u003C/mark> movimento italiane, in sostanza compagni che rischiano condanne non enormi, e che procedono a mettersi in regola per quanto possibile. Teniamo in conto che allora la maggior parte era ancora in possesso \u003Cmark>di\u003C/mark> documenti validi. Quelli con accuse più gravi, non molti in realtà, poiché la loro presenza non era particolarmente vista \u003Cmark>di\u003C/mark> buon occhio, vivono più isolati, cercando \u003Cmark>di\u003C/mark> evitare l’arresto.\r\n\r\nDiciamo che il fenomeno ha interessato nel momento più alto circa un migliaio \u003Cmark>di\u003C/mark> individui, fra quelli con un mandato \u003Cmark>di\u003C/mark> cattura sulla testa e altri allora solo indagati. Una cifra importante, in un computo complessivo che in quegli anni, per reati politici, toccò 60.000 indagati in Italia, dovuti molto prima che alle capacità investigative poliziesche a una pratica che si allarga a macchia d’olio, quella della delazione. Pratica che non solo fornisce agli inquirenti nomi e identità ma anche luoghi, case, reti \u003Cmark>di\u003C/mark> appoggio.\r\n\r\nIntanto in Francia la cosiddetta dottrina Mitterrand viene invocata a protezione dei fuoriusciti italiani, ma contestualmente si opera una selezione sulle persone da mettere in regola, molti ottengono i permessi \u003Cmark>di\u003C/mark> soggiorno, ma è tutto aleatorio, instabile. Si favorisce magari chi ha assunto in Francia una posizione più o meno dissociativa, oppure chi ha condanne non gravi… \u003Cmark>di\u003C/mark> fatto si formano le cosiddette liste, appoggiate in prefettura da un gruppo \u003Cmark>di\u003C/mark> avvocati \u003Cmark>di\u003C/mark> movimento. Intanto il mare si restringe sempre più intorno agli altri che rimangono irregolari sino praticamente al 2000, quando il primo ministro Jospin si dichiara favorevole alla loro regolarizzazione.\r\n\r\nTradotto vuol dire che dall’81, al 2000, in centinaia hanno vissuto lavorando in nero, in condizioni \u003Cmark>di\u003C/mark> difficile sopravvivenza, senza alcuna certezza, sparendo dalla circolazione ogni volta che per una ragione o per un'altra, da un versante o dall'altro delle Alpi, qualcuno auspicasse la consegna degli irregolari all'Italia\r\n\r\nIl tempo passa, cominciano a fioccare, dall'Italia, le prescrizioni che riducono \u003Cmark>di\u003C/mark> molto il numero iniziale degli irregolari, per arrivare ai giorni nostri, quando meno \u003Cmark>di\u003C/mark> una decina \u003Cmark>di\u003C/mark> persone ha ottenuto il rinnovo del permesso \u003Cmark>di\u003C/mark> soggiorno scaduto da anni; si tratta dei casi con le pene più gravi, in effetti quasi tutti condannati all’ergastolo, quindi suscettibili \u003Cmark>di\u003C/mark> essere oggetto di estradizioni nel caso \u003Cmark>di\u003C/mark> mutamenti politici.\r\n\r\nIn questo piccolo gruppo viene ad inserirsi il caso \u003Cmark>di\u003C/mark> Enrico Villimburgo, che oltre ad essere condannato all’ergastolo per appartenenza alle BR romane, si trova a dover combattere da solo una battaglia non più legale, ma una lotta contro una malattia devastante.Questi fuoriusciti sono partiti insieme, ma sono tornati in molti singolarmente. Alcuni non avranno più alcuna possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> tornare. Per fortuna, Enrico è ancora qui, e una solidarietà manifesta nei suoi confronti, lo aiuta più della chemio.\r\n\r\nCon Gianni, compagno che è \u003Cmark>stato\u003C/mark> per molti anni esule in Francia, affrontiamo il nodo politico e umano dell’esilio, la questione del pentitismo che \u003Cmark>di\u003C/mark> fatto creò il fenomeno, e la storia drammatica \u003Cmark>di\u003C/mark> un compagno, Enrico Vilimburgo, la cui salute è stata devastata da una vita braccata con un ergastolo sulla testa.\r\n\r\n Per sostenere Enrico: IBAN IT04P0503437750000000000577 intestato a Manuela Villimburgo. \r\n\r\nSpecificare nella causale: “per Enrico”\r\nc/o BANCO POPOLARE – FILIALE \u003Cmark>DI\u003C/mark> BORGO SAN LORENZO (FI) - VIA L. 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Gli/le imputatx del processo in questione saranno Annalisa Spataro, la direttrice del tempo per conto di GEPSA - multinazionale della detenzione che per anni ha lucrato sul centro di Corso Brunelleschi – e il medico Fulvio Pitanti che destinò Moussa al confinamento sanitario.Ma – come sempre succede – lo Stato torturatore e assassino ri-assolve sé stesso e le proprie leggi razziste in un palcoscenico fittizio. Mentre processa due dei tanti tasselli della macchina di morte, riapre proprio quel CPR in cui Moussa fu – come tanti altri – rinchiuso, torturato e sottoposto a ogni sorta di violenza e manipolazione sistemica.\r\nChi sono i colpevoli di tutto questo lo sappiamo già e nessun tribunale lo dovrà scoprire: è la lunga lista di responsabili e complici di un sistematico impianto razzista e classista che sfrutta sul lavoro, tortura nei CPR e deporta coattamente negli aerei di linea e nei charter.Sappiamo anche bene che la Storia ci ha insegnato che solo il fuoco dei ribelli, la rabbia di chi subisce quella violenza, chiude i CPR, da dentro e con la lotta.\r\nNel Febbraio 2023 il fuoco della rivolta ha illuminato le notti fredde di un qualsiasi inverno torinese e - a due anni da quelle settimane di coraggio - la controparte riaffila le sue lame e tenta la riapertura di Corso Brunelleschi, mentre costruisce la pantomima del “giudizio” sui supposti “unici” responsabili di una delle tanti morti di Stato.\r\nTra i vari morti di CPR e di razzismo c’è Ousmane Sylla, morto il 4 Febbraio 2024, pochi giorni dopo che il coraggio dei reclusi aveva distrutto il CPR punitivo di Trapani Milo. Ousamane veniva dallo stesso paese della Guinea di Moussa Balde. A Ponte Galeria – il lager in cui si tolse la vita - arrivò a seguito di un trasferimento dopo le rivolte di uno dei CPR siciliani. Sappiamo bene cosa sono i trasferimenti dopo la lotta: sono la punizione coercitiva, umiliante e violenta, sono la vendetta dello Stato contro chi si ribella.\r\nOusmane e Moussa sono due tra i tanti morti di Stato, silenziati e invisibilizzati. Le loro storie incontrano il dispositivo della frontiera, i fascisti aggressori nelle strade, i reparti antisommossa a sedare le rivolte nei CPR, le leggi clandestinizzanti che impediscono l’accesso al permesso di soggiorno, la retorica razzista diffusa, le prigioni, i lager, gli psicofarmaci coatti e il vuoto umano e politico attorno. Le loro storie sono costruite attorno alla violenza sistemica e solo con uno sguardo complessivo possiamo provare a raccontarle; con nel cuore i giorni in cui il CPR di Torino bruciò.\r\nAi microfoni di Radio Blackout durante la trasmissione Harraga - nel tentativo di restituire un pezzo di questo complesso mosaico di razzismo sistemico e slanci di lotta contro esso - una compagna di Ventimiglia ci parla dell’imminente arrivo in Italia delle famiglie di Moussa e Ousmane e dell’importanza della decisione di venire a seguire il processo, esprimersi chiaramente, protestare e prendere posizione rispetto ai dispositivi razzisti che hanno ucciso i loro cari (e tantx altrx). Nonché ci racconta gli ultimi aggiornamenti da una delle frontiere più mediatizzate sulla linea franco-italiana.\r\n\r\n\r\nAscolta qui il podcast: \r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/podcast-ventimiglia-e-processo-balde.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\nPer aggiornamenti visitare il sito Parole sul Confine - Testimonianze, storie e resistenze.\r\nPer contribuire al crowfounding: https://www.papayoux-solidarite.com/fr/collecte/contro-il-cpr-per-moussa-balde","28 Dicembre 2024","2024-12-28 15:54:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/162204-md-200x110.jpg","DI FRONTIERE E CPR: sulla morte di Moussa Balde e Ousmane Sylla, con aggiornamenti dalla frontiera ligure",1735400796,[222,528],"http://radioblackout.org/tag/frontiera/",[230,530],"frontiera",{"post_content":532,"post_title":536},{"matched_tokens":533,"snippet":534,"value":535},[70,79,70,170,79,70],"responsabili \u003Cmark>di\u003C/mark> una delle tanti \u003Cmark>morti\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark>.\r\nTra i vari \u003Cmark>morti\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark>","Il 12 Febbraio 2024 inizierà – a Torino - il processo in merito ai fatti che condussero Moussa Balde a suicidarsi all’interno dell’area \u003Cmark>di\u003C/mark> isolamento “sanitario” del CPR \u003Cmark>di\u003C/mark> Corso Brunelleschi, durante la primavera del 2021. 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In un messaggio su Twitter, il responsabile ha avvertito che gli attentati in Libano proseguiranno fino a quando il movimento Hezbollah non si ritirerà dalla vicina Siria.\r\n\r\nUn messaggio chiaro che mostra in modo inequivocabile come la guerra civile siriana si stia estendendo anche nel vicino Libano, acuendo le tensioni tra sunniti e shiiti.\r\n\r\nA far da eco alle bombe di Beirut, il giorno successivo, ben sette autobomba sono scoppiate in altrettanti quartieri di Baghdad, tutti a maggioranza shiita. Il bilancio è stato di 20 morti e 60 feriti.\r\nLe esplosioni sono avvenute attorno alle sette e mezza di mattina nei quartieri di Sadriya, Karrada, Shaab, Tobchi, Azamiya e Amil. L’episodio più grave si è verificato a Sadriya, una zona abitata per lo più da sciiti, dove l’autobomba è esplosa nei pressi di un mercato popolare.\r\nIn Iraq l’ultima ondata di attentati e violenze era coincisa domenica con la festività religiosa dell’Ashura. In un solo giorno erano state uccise più di 40 persone. Secondo la Missione di assistenza dell’Onu in Iraq (Unami), dall’inizio dell’anno le vittime della guerra civile non dichiarata che continua a scuotere il paese sono state 5700.\r\nA pochi mesi dalle elezioni legislative, in programma ad aprile, il governo dello sciita Nouri Al Maliki ha fatto incarcerare nella regione di Baghdad numerosi attivisti sunniti, accusati di appartenere a gruppi affiliati ad Al Qaida.\r\n\r\nLa grande partita mediorientale si gioca anche sulla pelle delle tante persone che vengono tritate in un infinito stillicidio di morti.\r\n\r\nIl quadro delle alleanze sta subendo alcuni mutamenti inediti, che segnalano il riposizionamento dei maggiori attori sulla scena.\r\nLe relazioni tra Stati Uniti e Israele sono al minimo storico, persino peggiori del 1982, quando Israele attaccò ed invase il Libano meridionale contro la volontà del potente alleato.\r\nIsraele sta facendo di tutto per inceppare il processo di pace tra Iran e Stati Uniti, che invece sta faticosamente andando avanti.\r\nGli Stati Uniti stanno cercando di ridefinire la propria posizione nell'area, smarcandosi progressivamente dall'ingombrante alleanza con i sauditi. Non è certo casuale che l'ammnistrazione Obama abbia annunciato un programma energetico che dovrebbe portare gli Stati Uniti ad una sostanziale autosufficienza nell'approvigionamento degli idrocarburi, che sarebbe limitata all'area del Nafta, la zona di libero scambio tra gli stessi Stati Uniti, il Canada e il Messico.\r\nLa decadenza dal ruolo di potenza mondiale assoluta e l'affermarsi di una stagione caratterizzata di un'estesa multipolarità spinge gli Stati Uniti ad evitare la contrapposizione secca con l'Iran, che oggi, grazie ad Hezbollah in Libano e alla situazione favorevole in Iraq, è molto più forte che in passato. Era dai tempi di Ciro il Grande che i persiani non avevano uno sbocco agevole sul Mediterraneo.\r\nNell'area lo scontro, che è anche confessionale, tra le aree a prevalenza shiita e quelle sunnite si sta intensificando. Ne sono il segno tangibile i morti di Beirut e Baghdad della scorsa settimana.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2013 11 22 stefanone libano\r\n\r\n ","22 Novembre 2013","2018-10-17 22:10:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/11/403x296_231362_libano-autobomba-esplode-in-quartier-200x110.jpg","La grande partita del medioriente",1385141595,[586,587,588,589,590],"http://radioblackout.org/tag/arabia-saudita/","http://radioblackout.org/tag/iran/","http://radioblackout.org/tag/iraq/","http://radioblackout.org/tag/libano/","http://radioblackout.org/tag/stati-uniti/",[592,593,594,595,596],"arabia saudita","Iran","iraq","libano","Stati Uniti",{"post_content":598},{"matched_tokens":599,"snippet":600,"value":601},[71,70,79],"maggioranza shiita. 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In un messaggio su Twitter, il responsabile ha avvertito che gli attentati in Libano proseguiranno fino a quando il movimento Hezbollah non si ritirerà dalla vicina Siria.\r\n\r\nUn messaggio chiaro che mostra in modo inequivocabile come la guerra civile siriana si stia estendendo anche nel vicino Libano, acuendo le tensioni tra sunniti e shiiti.\r\n\r\nA far da eco alle bombe \u003Cmark>di\u003C/mark> Beirut, il giorno successivo, ben sette autobomba sono scoppiate in altrettanti quartieri \u003Cmark>di\u003C/mark> Baghdad, tutti a maggioranza shiita. Il bilancio è \u003Cmark>stato\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> 20 \u003Cmark>morti\u003C/mark> e 60 feriti.\r\nLe esplosioni sono avvenute attorno alle sette e mezza \u003Cmark>di\u003C/mark> mattina nei quartieri \u003Cmark>di\u003C/mark> Sadriya, Karrada, Shaab, Tobchi, Azamiya e Amil. 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Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/2023-07-14-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nFolgore. Condannati ieri gli assassini di Emanuele Scieri\r\nLa brigata Folgore si è sempre distinta per il nonnismo nelle caserme, in particolare quella di Pisa, dove c’è stato un lungo elenco di morti e feriti gravi, tutti archiviati come incidenti o suicidi.\r\nNell’agosto del 1999 Emanuele Scieri era un allievo parà di leva arruolato nella Folgore. Il suo corpo venne ritrovato due giorni dopo la caduta dal tetto della Caserma: l’episodio venne immediatamente archiviato come suicidio. La famiglia e gli amici non ci hanno mai creduto.\r\nIeri, dopo 24 anni ed un’inchiesta partita nel 2018, due caporali della Folgore sono stati condannati a 24 e 16 anni di reclusione dalla corte d’assise di Pisa.\r\nUn’eccezione nel panorama degli infiniti insabbiamenti delle atrocità di guerra e di pace di questa Brigata di assassini, da sempre catalizzatore dell’estrema destra fascista.\r\nQuest’anno la Folgore ha fatto il proprio raduno ad Asti, dove ci sono state iniziative antimilitariste di informazione e lotta.\r\nNe abbiamo parlato con Werther del contro di documentazione Felix di Asti\r\n\r\n19, 20, 21, 22, 23 luglio\r\nIncontro Internazionale Anarchico a Saint Imier\r\na 150 (più 1) anni dalla nascita dell’internazionale antiautoritaria\r\nNe abbiamo parlato con Dario, che ha presenrato l'iniziativa\r\n\r\nAnarchici dei Balcani\r\nNella prima settimana di luglio si è tenuta a Lubiana la ventesima edizione della Balkan Anarchist Bookfair. Vi proponiamo un resoconto ed un bilancio di quest’incontro, che, oltre la fiera, ha ospitato decine di incontri, dibattiti, assemblee. Presenti anarchici e anarchiche di tutta l’area balcanica ma anche dall’Europa e dal Sudamerica.\r\nLa cronaca di Federico\r\n\r\nGragnana. Il circolo anarchico più antico d’Italia\r\nA Gragnana, frazione alta di Carrara, nel 1885 come oggi abitano soprattutto cavatori e pastori. Lì l’anarchismo pose sin dalla sua nascita radici profonde che arrivano sino ai giorni nostri.\r\nUna storia che si interrompe durante il fascismo, quando la lotta divenne clandestina e gli anarchici furono protagonisti della liberazione dalla dittatura, e riprese subito dopo. Protagonisti di scioperi e lotte durissime gli anarchici della zona diedero vita a tante iniziative anche sul piano della solidarietà e dell’autogestione.\r\nIl 16 luglio a Gragnana è stata posta una targa di marmo per ricordare questa lunga storia che continua.\r\nNe abbiamo parlato con Andrea Ferrari\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21 ((siamo in vacanza – le riunioni riprendono martedì 29 agosto))\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","29 Luglio 2023","2023-07-29 08:21:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/index-200x110.jpeg","Anarres del 14 luglio. Folgore, parà assassini. Anarchici dei Balcani. 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In linea di massima, questo pacchetto di riforme passato nel disegno di legge del decreto semplificazioni, mira a fare un'enorme regalo alle aziende a discapito della sicurezza dei lavoratori. Tra le principali novità introdotte vi è quella dell'obbligatorietà di preavviso di 10 giorni da parte dell'ispettorato, nei confronti delle imprese da vigilare, un sistema di classificazione delle aziende che permetterebbe alle più \"virtuose\" di meritarsi l'immunità dai controlli. Inutile dire che questa prospettiva è a dir poco drammatica, la già difficile e vituperata (dalle stesse istituzioni) mansione dell'ispettore del lavoro verrebbe ulteriormente depotenziata, oltre fatto che si introducono dei concetti aberranti e irrispettosi della vita umana stessa, come la patente a punti per le imprese edili che di fatto permetterebbe ad un'azienda di poter continuare a lavorare indisturbata anche dopo la dipartita di 3 lavoratori (infatti per ogni illecito grave, come il decesso di un lavoratore sul posto di lavoro, si perderebbero 30 punti a fronte della possibilità di partire da 100 punti). 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Inutile dire che questa prospettiva è a dir poco drammatica, la già difficile e vituperata (dalle stesse istituzioni) mansione dell'ispettore del lavoro verrebbe ulteriormente depotenziata, oltre fatto che si introducono dei concetti aberranti e irrispettosi della vita umana stessa, come la patente a punti per le imprese edili che \u003Cmark>di\u003C/mark> fatto permetterebbe ad un'azienda \u003Cmark>di\u003C/mark> poter continuare a lavorare indisturbata anche dopo la dipartita \u003Cmark>di\u003C/mark> 3 lavoratori (infatti per ogni illecito grave, come il decesso \u003Cmark>di\u003C/mark> un lavoratore sul posto \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro, si perderebbero 30 punti a fronte della possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> partire da 100 punti). Insomma, un'ennesima dichiarazione \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra alla classe lavoratrice da parte dello \u003Cmark>stato\u003C/mark>, la quale mattanza \u003Cmark>di\u003C/mark> circa 3 \u003Cmark>morti\u003C/mark> al giorno non sembra interessare realmente.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/F_m_13_08_Claudio-Petrelli-RSU-Ispettorato-del-lavoro-su-riforme-depotenzianti-il-ruolo-stesso-degli-ispettori.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nGLI AUDIO DEGLI ALTRI DUE COLLEGAMENTI TELEFONICI REALIZZATI DURANTE QUESTA PUNTATA NON SONO DISPONIBILI A CAUSA \u003Cmark>DI\u003C/mark> UN PROBLEMA TECNICO CAUSATO DAL TEMPORALE DURANTE LA DIRETTA RADIOFONICA. 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