","Palermo. Aggressione omofoba","post",1622563462,[57,58,59,60,61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/4-giugno-slut-walk/","http://radioblackout.org/tag/aggressione-omofoba/","http://radioblackout.org/tag/free-k-pride/","http://radioblackout.org/tag/omofobia/","http://radioblackout.org/tag/palermo/","http://radioblackout.org/tag/passeggiata-delle-puttane/","http://radioblackout.org/tag/pinkwashing/","http://radioblackout.org/tag/stefanessa/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[67,68,24,69,70,30,71,20,72],"4 giugno slut walk","aggressione omofoba","omofobia","palermo","Pinkwashing","torino",{"post_content":74},{"matched_tokens":75,"snippet":77,"value":78},[76],"mostruosità","stesse che vorrebbero “normalizzare” le \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark> intransigenti con chi opprime, sfrutta,","Questa volta è toccato a Stefanessa. Sabato scorso un gruppo di omofobi l’ha aggredita alla Vucciria, in una strada piena di gente. La volevano sfregiare a bottigliate, ma la bottiglia è sfuggita di mano a chi gridava di volergliela spaccare in faccia. Si sono dovuti accontentare di pugni e calci. In ospedale le hanno dato 25 giorni di prognosi: ha un occhio blu e gonfio, il naso rotto e tante altre ecchimosi. Porterà a lungo i segni della violenza che le è stata scatenata contro, perché lei non abbassa la testa, non rinuncia ad essere se stessa, si mostra come è sempre e ovunque.\r\nPoche ore prima della violenza era stata invitata ad allontanarsi da un ristorante, dove pranzava con amic*, perché la sua vista poteva turbare i bambini. Bambin*, che devono crescere secondo una logica binaria e patriarcale, che devono imparare a disprezzare chi non vi si conforma e osa mostrarsi con orgoglio.\r\nQuesta vicenda ci ha dimostrato che i pride non sono una volta l’anno, perché ogni giorno è un pride, perché in ogni dove c’è qualcuno che non accetta di sparire, di nascondersi, ma sceglie di mostrarsi con orgoglio per le strade.\r\nStefanessa è una compagna di Torino dell’assemblea queer hasqueerto e della rete Free(k) Pride, a lei va tutta la nostra solidarietà.\r\nNei comunicati di hasqueerto e della rete Free(k) Pride c’è il rigetto per la solidarietà pelosa delle istituzioni, le stesse che vorrebbero “normalizzare” le \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark> intransigenti con chi opprime, sfrutta, deporta, rinchiude, fa guerra.\r\n\r\nVenerdì 4 giugno alle 16,30 la rete free(k) pride ha lanciato una “passeggiata delle puttane”\r\nseguirà l’assemblea di preparazione del free(k) pride del 10 luglio\r\nhttps://www.facebook.com/events/315724593465144?ref=newsfeed\r\n\r\nDi seguito il link al comunicato di hasqueerto:\r\nhttps://ahsqueerto.noblogs.org/post/2021/05/31/pugni-in-faccia-a-una-fratella-la-rabbia-dilaga/\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Stefanessa.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/2021-06-01-omofobia-stefanessa.mp3\"][/audio]",[80],{"field":81,"matched_tokens":82,"snippet":77,"value":78},"post_content",[76],578730123365187700,{"best_field_score":85,"best_field_weight":86,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":87,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":43},"1108091338752",14,"578730123365187697",{"document":89,"highlight":109,"highlights":114,"text_match":83,"text_match_info":117},{"cat_link":90,"category":91,"comment_count":43,"id":92,"is_sticky":43,"permalink":93,"post_author":46,"post_content":94,"post_date":95,"post_excerpt":49,"post_id":92,"post_modified":96,"post_thumbnail":97,"post_thumbnail_html":98,"post_title":99,"post_type":54,"sort_by_date":100,"tag_links":101,"tags":107},[40],[42],"40694","http://radioblackout.org/2017/03/lunigiana-abusi-e-violenze-sistematiche-dei-carabinieri/","Apprendiamo dai giornali locali della Lunigiana una storia che ancora non è arrivata, e non è detto che lo faccia, alla ribalta delle pagine nazionali. Una storia di abusi e violenze perpetrati da decine di carabinieri con corredo di falsificazioni di verbali e atti di ufficio. Per ora sono una trentina gli indagati. l'inchiesta parte della denuncia di un ragazzo marocchino pestato in caserma: Tra le mostruosità che stanno emergendo anche la storia di una prostituta intercettata in strada e portata in caserma per essere violentata. Alcuni giornalisti si sono messi in allarme proprio dalla raffica di perquisizioni che ha coinvolto macchine e abitazioni private dei militari, ma anche macchine di servizio e caserme, come a Pontremoli e Aulla (che addirittura è stata chiusa).\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Brando, un compagno del luogo che ci ha dato qualche dettaglio in più di una notizia di cui per il momento trapela pochissimo\r\n\r\nBrando Massa\r\n\r\n ","2 Marzo 2017","2017-03-04 09:40:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/03/lunigiana-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/03/lunigiana-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/03/lunigiana-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/03/lunigiana.jpg 630w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Lunigiana: abusi e violenze sistematiche dei carabinieri",1488456946,[102,103,104,105,106],"http://radioblackout.org/tag/abusi-in-divisa/","http://radioblackout.org/tag/acab/","http://radioblackout.org/tag/carabinieri/","http://radioblackout.org/tag/lunigiana/","http://radioblackout.org/tag/pestaggi/",[26,108,22,18,16],"acab",{"post_content":110},{"matched_tokens":111,"snippet":112,"value":113},[76],"pestato in caserma: Tra le \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark> che stanno emergendo anche la","Apprendiamo dai giornali locali della Lunigiana una storia che ancora non è arrivata, e non è detto che lo faccia, alla ribalta delle pagine nazionali. Una storia di abusi e violenze perpetrati da decine di carabinieri con corredo di falsificazioni di verbali e atti di ufficio. Per ora sono una trentina gli indagati. l'inchiesta parte della denuncia di un ragazzo marocchino pestato in caserma: Tra le \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark> che stanno emergendo anche la storia di una prostituta intercettata in strada e portata in caserma per essere violentata. Alcuni giornalisti si sono messi in allarme proprio dalla raffica di perquisizioni che ha coinvolto macchine e abitazioni private dei militari, ma anche macchine di servizio e caserme, come a Pontremoli e Aulla (che addirittura è stata chiusa).\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Brando, un compagno del luogo che ci ha dato qualche dettaglio in più di una notizia di cui per il momento trapela pochissimo\r\n\r\nBrando Massa\r\n\r\n ",[115],{"field":81,"matched_tokens":116,"snippet":112,"value":113},[76],{"best_field_score":85,"best_field_weight":86,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":87,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":43},{"document":119,"highlight":142,"highlights":147,"text_match":83,"text_match_info":150},{"cat_link":120,"category":121,"comment_count":43,"id":122,"is_sticky":43,"permalink":123,"post_author":46,"post_content":124,"post_date":125,"post_excerpt":49,"post_id":122,"post_modified":126,"post_thumbnail":127,"post_thumbnail_html":128,"post_title":129,"post_type":54,"sort_by_date":130,"tag_links":131,"tags":138},[40],[42],"38413","http://radioblackout.org/2016/11/foodora-lazienda-generosamente-rilancia-sul-cottimo/","Una surreale convocazione per proporre alcune migliorie al contratto dei cottimisti di foodora, la nota applicazione utilizzata per farsi recapitare i pasti a casa da ristoranti che entrata nell'occhio del ciclone perché il livello di sfruttamento messo in campo è riuscito a sopportare anche la sopportazione (ben resistente) di chi alle mostruosità della contemporaneità guarda sempre con un certo ottimismo e una buona dose di paternalismo (da Gramellini al minsitro Poletti sino alla Littizzetto). Gli ispettori del ministro sono infine arrivati, senza conseguire alcun risultato (giacché dette mostruosità sono spesso a norma di legge) e il management ha disertato l'incontro con la commissione lavoro del comune di Torino. Ieri si è dunque svolto questa sorta di incontro a porte chiuse (a inviti) in cui management, quadri alti e medi, hanno spiegato ai biker convocati (quelli in possesso del vecchio contratto) il nuovo e generoso corso di foodora che si sostanzia poi in un aumento della retribuzione per consegna di meno di un euro (al netto siamo passati da 2,70 euro a 3,60 circa). E' interessante notare che l'azienda ha 'presentato le migliorie come qualcosa correlato alla crescita di fodera e non certo in relazione con la lotta sulla cui portata si è sempre minimizzato.\r\n\r\nVi invitiamo ad ascoltare la chiacchierata con Marco, uno dei lavoratori che si è ribellato a questo genere di sfruttamento che ci offre un ricco report dell'incontro (niente affatto liscio per la direzione) tenuto al centro congressi di via Nino Costa 9, dove i lavoratori si sono trovati davanti a controlli e perquisizioni al cospetto di un plotone della celere e la immancabile digos torinese.\r\n\r\nfoodora-marco","3 Novembre 2016","2016-11-05 11:43:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/foodora-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/foodora-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/foodora-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/foodora-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/foodora.jpg 860w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Foodora: l'azienda generosamente rilancia sul cottimo",1478204173,[132,133,134,135,136,137],"http://radioblackout.org/tag/capitale/","http://radioblackout.org/tag/cottimo/","http://radioblackout.org/tag/foodora/","http://radioblackout.org/tag/lavoro/","http://radioblackout.org/tag/lotta-lavoratori/","http://radioblackout.org/tag/sfruttamento/",[139,14,12,140,28,141],"capitale","lavoro","sfruttamento",{"post_content":143},{"matched_tokens":144,"snippet":145,"value":146},[76],"ben resistente) di chi alle \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark> della contemporaneità guarda sempre con","Una surreale convocazione per proporre alcune migliorie al contratto dei cottimisti di foodora, la nota applicazione utilizzata per farsi recapitare i pasti a casa da ristoranti che entrata nell'occhio del ciclone perché il livello di sfruttamento messo in campo è riuscito a sopportare anche la sopportazione (ben resistente) di chi alle \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark> della contemporaneità guarda sempre con un certo ottimismo e una buona dose di paternalismo (da Gramellini al minsitro Poletti sino alla Littizzetto). Gli ispettori del ministro sono infine arrivati, senza conseguire alcun risultato (giacché dette \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark> sono spesso a norma di legge) e il management ha disertato l'incontro con la commissione lavoro del comune di Torino. Ieri si è dunque svolto questa sorta di incontro a porte chiuse (a inviti) in cui management, quadri alti e medi, hanno spiegato ai biker convocati (quelli in possesso del vecchio contratto) il nuovo e generoso corso di foodora che si sostanzia poi in un aumento della retribuzione per consegna di meno di un euro (al netto siamo passati da 2,70 euro a 3,60 circa). E' interessante notare che l'azienda ha 'presentato le migliorie come qualcosa correlato alla crescita di fodera e non certo in relazione con la lotta sulla cui portata si è sempre minimizzato.\r\n\r\nVi invitiamo ad ascoltare la chiacchierata con Marco, uno dei lavoratori che si è ribellato a questo genere di sfruttamento che ci offre un ricco report dell'incontro (niente affatto liscio per la direzione) tenuto al centro congressi di via Nino Costa 9, dove i lavoratori si sono trovati davanti a controlli e perquisizioni al cospetto di un plotone della celere e la immancabile digos torinese.\r\n\r\nfoodora-marco",[148],{"field":81,"matched_tokens":149,"snippet":145,"value":146},[76],{"best_field_score":85,"best_field_weight":86,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":87,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":43},6690,{"collection_name":54,"first_q":76,"per_page":153,"q":76},6,2,{"facet_counts":156,"found":153,"hits":193,"out_of":433,"page":11,"request_params":434,"search_cutoff":32,"search_time_ms":153},[157,170],{"counts":158,"field_name":167,"sampled":32,"stats":168},[159,161,163,165],{"count":154,"highlighted":160,"value":160},"anarres",{"count":154,"highlighted":162,"value":162},"liberation front",{"count":11,"highlighted":164,"value":164},"la perla di labuan",{"count":11,"highlighted":166,"value":166},"il colpo del strega","podcastfilter",{"total_values":169},4,{"counts":171,"field_name":31,"sampled":32,"stats":191},[172,174,176,178,180,182,183,185,187,189],{"count":11,"highlighted":173,"value":173},"mostro",{"count":11,"highlighted":175,"value":175},"mitologia",{"count":11,"highlighted":177,"value":177},"immaginario",{"count":11,"highlighted":179,"value":179},"riproduzione",{"count":11,"highlighted":181,"value":181},"psicoanalisi",{"count":11,"highlighted":76,"value":76},{"count":11,"highlighted":184,"value":184},"potere penale",{"count":11,"highlighted":186,"value":186},"margareth mead",{"count":11,"highlighted":188,"value":188},"michel foucault",{"count":11,"highlighted":190,"value":190},"istinto materno",{"total_values":192},27,[194,317,340,362,384,407],{"document":195,"highlight":247,"highlights":302,"text_match":312,"text_match_info":313},{"comment_count":43,"id":196,"is_sticky":43,"permalink":197,"podcastfilter":198,"post_author":199,"post_content":200,"post_date":201,"post_excerpt":49,"post_id":196,"post_modified":202,"post_thumbnail":203,"post_title":204,"post_type":205,"sort_by_date":206,"tag_links":207,"tags":232},"26947","http://radioblackout.org/podcast/madri-e-mostri-due-puntate-de-il-colpo-della-strega-dedicate-al-tema/",[166],"dj","DUE PUNTATE (22dic2014 - 12genn2015) INTERAMENTE DEDICATE AL TEMA CHE VI PROPONIAMO IN UN UNICO SPECIALE APPROFONDIMENTO.\r\nVisto il grande interesse suscitato, continuamo a parlare di maternità a partire dai recenti casi di madri accusate di aver ucciso il proprio figlio. Funzione riproduttiva e \"istinto materno\", costruzione dei ruoli e dei generi, maternità e infanticidio, costruzione mediatica del mostro, il ruolo del mostro come autoassoluzione sociale...questi alcuni dei temi che abbiamo trattato.\r\nNaturalmente, la storia di Ragusa come le altre che offre la cronaca, non ci interessa per trattarla in sè, come caso ( giudiziario, psichiatrico, giornalistico), ma per l'analisi dei discorsi che essa solleva, come fatti culturali.\r\nQuale idea della maternità (e del femminile) sta alla base dei discorsi di media, magistrati, psicologi e psichiatri, del discorso della medicina e del discorso penale e del senso comune? Quale idea di donna e di madre è costruita culturalmente e socialmente? Come, quando, perchè e a cosa servono i \"mostri\"?\r\nL'idea di maternità e più in generale il genere è da sempre culturalmente e socialmente costruito in modo funzionale al sistema produttivo vigente. Ogni società da sempre costruisce i suoi uomini e le sue donne. La filosofa Elizabeth Badinter, (\"L'amour en plus\", 1981) storicizza ciò che viene chiamato istinto di maternità e mostra quanto questo sia una costruzione sociale che è cambiata nel tempo così come il ruolo e la funzione delle donne.\r\nFin dall'antica Grecia...\r\nla donna patisce, in Occidente, una subalternità fortissima: è l'esclusa insieme al barbaro e allo schiavo (la storia di Medea è paradigmatica), confinata nella propria funzione riproduttiva. Funzione che - in quasi tutte le società (anche quelle non statuali e non capitaliste o precapitaliste) è motivo di esclusione ed emarginazione. Anche la costruzione di identità di genere non solo differenti ma impari e squilibrate dal punto di vista del potere, si nota ampiamente nel discorso che i Greci, attraverso il mito e la tragedia, facevano intorno alle madri/ padri infanticidi. La costruzione del discorso sulle madri infanticide si incrive entro un contesto di forte subalternità della donna che la filosofia e la scienza dell'epoca supportano e giustificano, sistematizzano.\r\nNei miti greci...\r\nle donne che uccidono i propri figli, sono punite per l'inottemperanza al culto, al volere divino, in particolare si sottraggono al culto dionisiaco che era destinato ad orientare culturalmente il disordine. Rappresentano dunque, col loro rifiuto, la scelta del disordine, del caos sociale, il rifiuto dell'ordine sociale. I padri infanticidi invece sacrificano sempre i figli per un bene superiore, per la fine di una guerra, obbedendo al contrario, al volere di un DIO. Ancora oggi le motivazioni addotte nei discorsi penali, mediatici, comuni sui casi di cronaca, sono diverse per gli uomini e per le donne.\r\nLa psichiatria e la psicoanalisi...\r\nsono fin da sempre discorsi che rifllettono la struttura patriarcale della società, tendenti a patologizzare gli individui devianti, in particolar modo le donne. Il vero pericolo della psicoanalisi va al di là della sua sfera come tecnica, è nei suoi effetti sociali, nel discorso diffuso, psicologizzato/ psicologizzante, medicalizzato intorno ad essa. Tutti parlano ormai in questi termini, dall'anchor man alla Bruno Vespa, all'ultimo giornalista, al prete, al magistrato, al poliziotto. Il potere psiconalitico ha rappresentato una nuova tecnologia di sorveglianza, neoumanistica e neofilantropica, per il controllo delle anime. L'Edipo moderno, che la psicoanalisi ha contribuito a generalizzare nei discorsi quotidiani, non è che questo: privatizzare, tagliar via il familiare dal sociale, psicologizzare il politico. La castrazione non è che il ripiegamento del sociale, dello storico, del politico sul familiare e sul privato.\r\nContro il determinismo biologico...\r\n(dell'istinto di maternità a/de-storicizzato, che prescrive certi comportamenti come naturali), si vedano le ricerche antropologiche di Margareth Mead, in particolare \"Sesso e temperamento\", 1929, che analizza il modello sociale di 3 diverse tribù della Nuova Guinea. La differenza dei sessi è ovviamente uno dei temi del \"dramma sociale\", ma ciascuna lo sviluppa a modo suo (e differenza dei sessi implica anche differenti organizzazioni della sfera familiare e del rapporto padre/madre/figli). Già nel 29 dimostra come esistano elementi senza rapporto con la realtà biologica del sesso, che sono appunto \"costruzioni sociali\". Per Mead in Occidente sociologia, medicina, gergo, poesia accettano le definizioni sociali delle differenze tra i sessi come fondate sul temperamento ed ogni deviazione dalla parte assegnata è un'anomalia \"dalla nascita\" invece ad esempio tra gli Arapesh e i Mundugumor uomini e donne non sono ritenuti diversi per temperamento ma attribuiscono loro funzioni sociali diverse.\r\nA cosa servono i mostri?\r\nNell'800 si consuma l'abbraccio mortale tra psichiatria e potere penale. A fine '800 Cesare Lombroso tenta il primo esperimento ansiolitico di rassicurazione dei cittadini moderni e civili, elaborando il primo testo multimediale della storia. Fa fare dagherrotipi dai volti dei criminali descritti e la domanda implicita è – hai la fronte di due pollici? Hai tu il sopracciglio unito così?- la risposta del cittadino spaventato è sempre no, è sempre di dissociazione ( la separazione del grottesco, mai l'empatia del tragico). Tutt'oggi la spiegazione più diffusa per certi crimini è l'alibi del raptus, che rappresenta una grande auto-assoluzione sociale di massa, e che, come ogni determinismo biologico o psichiatrico assolve tutti perchè promette di trovare un'unica causa interna, individuale, privata (il capro espiatorio).\r\nSegnaliamo a questo proposito l'importazna del testo \"Moi, Pierre Riviere, ayant egorgé ma mère, ....) scoperto e pubblicato da Foucault e la sua equipe nel '73, e che si riferisce al caso di P.R, del 1836. Pierre Rivière è uno dei primi mostri, anche per i giornali, sul quale si pronunciano a distanza tutti i maggiori psichiatri dell'epoca. Mostro non solo per ciò che ha compiuto ma per il preciso memoriale ex post, scritto nel carcere.\r\n[...] Il fatto è che l'orribile è quotidiano. Nelle campagne era da sempre il destino di tutti, uno ne ride di un riso che si crederenbbe di un idiota, un altro lo dice tranquillamente; ed è lo stesso. Il destino di tutti. Ma questa famiglia è esemplare, per il fatto che visse in modo da gridare con rabbia che tutto fa male, sempre, e che a questo come a tutto ci si abitua. Come una cappa di piombo, il peso dell'impossibile....\r\nArriva nel 1838 una nuova legge, con il concorso attivo dei grandi nomi della psichiatria dell'epoca, che riescono ad imporre una nuova sintesi che segna una modificazione decisiva del rapporto tra mondo medico e mondo penale. Istituzionalizzando accuratamente le modalità dell'internamento - \"d'ufficio\" e \"volontario\"- in \"istituti speciali\" (ospedali psichiatrici),. L'internamento d'ufficio assicura la possibilità di una procedura rapida, altrettanto efficace ed imperativa quanto il sequestro penale. Ma ha il \"vantaggio\" supplementare di poter agire prima che un atto delittuoso sia commesso, prima ancora che una sentenza di interdizione sia emessa come in linea di massima era richiesto nel caso della follia prima della legge del '38. Un certificato medico, interinato dall'autorità prefettizia e controllato da una possibile ispezione giudiziaria, potrà rivelare degli stati potenzialmente pericolosi. Vince dunque, storicamente, la forma di controllo più molecolare, biopolitica e micro-diffusa, capace di essere introiettata più di altre forme di controllo.\r\nLa costruzione del mostro...\r\nDonna Haraway, Manifesto Cyborg, \"Nell'immaginario occidentale i mostri hanno sempre tracciato i confini della com,unità. I centauri e le amazzoni dell'antica Grecia, immagini della disgregazione del matrimonio e della contaminazione del guerriero con l'animalità e la donna, hanno stabilito i limiti dell'accentrata polis del maschio umano greco\".\r\nOgni epoca ha prodotto il suo mostro funzionale al rafforzamento identitario e alla generazione di esclusione sociale...\r\nNella stagione della modernità il potere necessitava dello strumento della \"misura\" per normare lo spazio sociale e lo smisurato che eccedeva quella misura doveva rifugiarsi in una dimensione crepuscolare per non turbare lo scorrere della vita. Il capitale oggi ha vinto frantumandosi e ricostruendosi frattalmente a partire da molecole di sociale. Il processo di valorizzazione non ha più bisogno di luoghi specifici per svolgersi ma dilaga in tutte le società. L'ordine sociale non ha più bisogno di una misura imposta dall'esterno, di un'articolazione specifica dell'immaginario legata all'esclusione, ma è una pratica introiettata e automaticamente applicata dalla popolazione. Il mostro oggi è invisibile, non perchè debba nascondersi (come il Frankenstein di Mary Shelley), ma perchè l'occhio che lo guarda è totalmente assuefatto: nessuno vede il Cie di Via Corelli o di Corso Brunelleschi.\r\nI Freaks di Tod Browning, i mostri moderni, dolenti, mutanti, pseudoumani, permettevano all'uomo \"normale\" di specchiarsi per ritirarsene inorridito, confermandosi nella propria normalità e segnalando l'esistenza terribile dell'Altro. In \"M, il mostro di Dusseldorf\", film tedesco del 1931 diretto da Fritz Lang, considerato uno dei capolavori dell'espressionismo tedesco, l'uso del fuoricampo risponde proprio alla scelta di enfatizzare la mostruosità del personaggio, la sua alterità che non può trovare spazio in uno spazio normale – il campo – ma deve essere situata altrove – il fuoricampo. Oggi, che si sono superate persino le profezie di Debord sulla società dello spettacolo, a furia di divorare immagini siamo diventati talmente ciechi che forse i fuoricampo non ce li possiamo più permettere. Sicuramente, non tanto il cinema, che c'è ancora chi lo fa bene ed è in grado di farlo, ma le immagini televisive il fuoricampo non sanno nemmeno che cosa sia. Non hanno l'etica del fuoricampo, del rappresentabile e dell'irrappresentabile...secondo la celebre formula di Godard che individuava nell'uso del carrello “una questione morale” (e quindi delle distanze da salvaguardare, del visibile e del mostrabile, della vicinanza pornografica e della lontananza rispettosa). Se sono giuste le distanze è giusto il film, secondo un'etica che rifiuta la spettacolarizzazione, diceva Serge Daney, indimenticabile critico e cinefilo dallo sguardo ostinato. Ancora sempre Daney, che scriveva di quanto fosse necessario passare dall'atto di mostrare con il dito all'arte di fissare con lo sguardo, prendendo a esempio due movimenti di macchina da presa, che più distanti non si può, rivolti entrambi verso la morte e la guerra, il primo, “modello di abiezione” realizzato da Pontecorvo in Kapò e l'altro da Mizoguchi in Ugetsu Monogatari, il quale sceglie uno sguardo che fa finta di non vedere nulla, che preferirebbe non aver visto nulla e per questo scivola lentamente con una panoramica di fianco alla morte, rischiando di lasciarla addirittura fuori campo. Di contro l'abiezione del carrello in avanti di Kapò, che procede e avanza senza timore e senza tremore verso la morte, spettacolarizzandola.\r\nPer riascoltare la puntata del 22 dicembre 2014:\r\nil colpo della strega_22dic2014_primaparte\r\nil colpo della strega_22dic2014_secondaparte\r\nil colpo della strega_22dic2014_terzaparte\r\n\r\nil colpo della strega_22dic2014_quartaparte\r\n\r\nPer riascoltare la puntata del 12 gennaio 2015:\r\n\r\nil colpo della strega_12genn2015_primaparte\r\n\r\nil colpo della strega_12genn2015_secondaparte","13 Gennaio 2015","2018-10-24 17:35:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/adesivo-il-colpo-della-strega-new-copy-e1413229678451-200x110.jpg","Madri e mostri: due puntate de Il colpo della strega dedicate al tema","podcast",1421155669,[208,209,210,211,212,213,214,215,216,217,218,219,220,221,222,223,224,225,226,227,228,229,230,231],"http://radioblackout.org/tag/cesare-lombroso/","http://radioblackout.org/tag/cinema/","http://radioblackout.org/tag/culturanatura/","http://radioblackout.org/tag/determinismo-biologico/","http://radioblackout.org/tag/donna-haraway/","http://radioblackout.org/tag/elisabeth-badinter/","http://radioblackout.org/tag/esclusione-sociale/","http://radioblackout.org/tag/femminile/","http://radioblackout.org/tag/funzione-riproduttiva/","http://radioblackout.org/tag/gender/","http://radioblackout.org/tag/genere/","http://radioblackout.org/tag/immaginario/","http://radioblackout.org/tag/istinto-materno/","http://radioblackout.org/tag/margareth-mead/","http://radioblackout.org/tag/maternita/","http://radioblackout.org/tag/michel-foucault/","http://radioblackout.org/tag/mitologia/","http://radioblackout.org/tag/mostro/","http://radioblackout.org/tag/mostruosita/","http://radioblackout.org/tag/potere-penale/","http://radioblackout.org/tag/psichiatria/","http://radioblackout.org/tag/psicoanalisi/","http://radioblackout.org/tag/riproduzione/","http://radioblackout.org/tag/storie-di-donne/",[233,234,235,236,237,238,239,240,241,242,243,177,190,186,244,188,175,173,76,184,245,181,179,246],"cesare lombroso","cinema","cultura/natura","determinismo biologico","donna haraway","elisabeth badinter","esclusione sociale","femminile","funzione riproduttiva","gender","genere","maternità","psichiatria","storie di donne",{"post_content":248,"tags":252},{"matched_tokens":249,"snippet":250,"value":251},[76],"proprio alla scelta di enfatizzare la \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark> del personaggio, la sua alterità","DUE PUNTATE (22dic2014 - 12genn2015) INTERAMENTE DEDICATE AL TEMA CHE VI PROPONIAMO IN UN UNICO SPECIALE APPROFONDIMENTO.\r\nVisto il grande interesse suscitato, continuamo a parlare di maternità a partire dai recenti casi di madri accusate di aver ucciso il proprio figlio. Funzione riproduttiva e \"istinto materno\", costruzione dei ruoli e dei generi, maternità e infanticidio, costruzione mediatica del mostro, il ruolo del mostro come autoassoluzione sociale...questi alcuni dei temi che abbiamo trattato.\r\nNaturalmente, la storia di Ragusa come le altre che offre la cronaca, non ci interessa per trattarla in sè, come caso ( giudiziario, psichiatrico, giornalistico), ma per l'analisi dei discorsi che essa solleva, come fatti culturali.\r\nQuale idea della maternità (e del femminile) sta alla base dei discorsi di media, magistrati, psicologi e psichiatri, del discorso della medicina e del discorso penale e del senso comune? Quale idea di donna e di madre è costruita culturalmente e socialmente? Come, quando, perchè e a cosa servono i \"mostri\"?\r\nL'idea di maternità e più in generale il genere è da sempre culturalmente e socialmente costruito in modo funzionale al sistema produttivo vigente. Ogni società da sempre costruisce i suoi uomini e le sue donne. La filosofa Elizabeth Badinter, (\"L'amour en plus\", 1981) storicizza ciò che viene chiamato istinto di maternità e mostra quanto questo sia una costruzione sociale che è cambiata nel tempo così come il ruolo e la funzione delle donne.\r\nFin dall'antica Grecia...\r\nla donna patisce, in Occidente, una subalternità fortissima: è l'esclusa insieme al barbaro e allo schiavo (la storia di Medea è paradigmatica), confinata nella propria funzione riproduttiva. Funzione che - in quasi tutte le società (anche quelle non statuali e non capitaliste o precapitaliste) è motivo di esclusione ed emarginazione. Anche la costruzione di identità di genere non solo differenti ma impari e squilibrate dal punto di vista del potere, si nota ampiamente nel discorso che i Greci, attraverso il mito e la tragedia, facevano intorno alle madri/ padri infanticidi. La costruzione del discorso sulle madri infanticide si incrive entro un contesto di forte subalternità della donna che la filosofia e la scienza dell'epoca supportano e giustificano, sistematizzano.\r\nNei miti greci...\r\nle donne che uccidono i propri figli, sono punite per l'inottemperanza al culto, al volere divino, in particolare si sottraggono al culto dionisiaco che era destinato ad orientare culturalmente il disordine. Rappresentano dunque, col loro rifiuto, la scelta del disordine, del caos sociale, il rifiuto dell'ordine sociale. I padri infanticidi invece sacrificano sempre i figli per un bene superiore, per la fine di una guerra, obbedendo al contrario, al volere di un DIO. Ancora oggi le motivazioni addotte nei discorsi penali, mediatici, comuni sui casi di cronaca, sono diverse per gli uomini e per le donne.\r\nLa psichiatria e la psicoanalisi...\r\nsono fin da sempre discorsi che rifllettono la struttura patriarcale della società, tendenti a patologizzare gli individui devianti, in particolar modo le donne. Il vero pericolo della psicoanalisi va al di là della sua sfera come tecnica, è nei suoi effetti sociali, nel discorso diffuso, psicologizzato/ psicologizzante, medicalizzato intorno ad essa. Tutti parlano ormai in questi termini, dall'anchor man alla Bruno Vespa, all'ultimo giornalista, al prete, al magistrato, al poliziotto. Il potere psiconalitico ha rappresentato una nuova tecnologia di sorveglianza, neoumanistica e neofilantropica, per il controllo delle anime. L'Edipo moderno, che la psicoanalisi ha contribuito a generalizzare nei discorsi quotidiani, non è che questo: privatizzare, tagliar via il familiare dal sociale, psicologizzare il politico. La castrazione non è che il ripiegamento del sociale, dello storico, del politico sul familiare e sul privato.\r\nContro il determinismo biologico...\r\n(dell'istinto di maternità a/de-storicizzato, che prescrive certi comportamenti come naturali), si vedano le ricerche antropologiche di Margareth Mead, in particolare \"Sesso e temperamento\", 1929, che analizza il modello sociale di 3 diverse tribù della Nuova Guinea. La differenza dei sessi è ovviamente uno dei temi del \"dramma sociale\", ma ciascuna lo sviluppa a modo suo (e differenza dei sessi implica anche differenti organizzazioni della sfera familiare e del rapporto padre/madre/figli). Già nel 29 dimostra come esistano elementi senza rapporto con la realtà biologica del sesso, che sono appunto \"costruzioni sociali\". Per Mead in Occidente sociologia, medicina, gergo, poesia accettano le definizioni sociali delle differenze tra i sessi come fondate sul temperamento ed ogni deviazione dalla parte assegnata è un'anomalia \"dalla nascita\" invece ad esempio tra gli Arapesh e i Mundugumor uomini e donne non sono ritenuti diversi per temperamento ma attribuiscono loro funzioni sociali diverse.\r\nA cosa servono i mostri?\r\nNell'800 si consuma l'abbraccio mortale tra psichiatria e potere penale. A fine '800 Cesare Lombroso tenta il primo esperimento ansiolitico di rassicurazione dei cittadini moderni e civili, elaborando il primo testo multimediale della storia. Fa fare dagherrotipi dai volti dei criminali descritti e la domanda implicita è – hai la fronte di due pollici? Hai tu il sopracciglio unito così?- la risposta del cittadino spaventato è sempre no, è sempre di dissociazione ( la separazione del grottesco, mai l'empatia del tragico). Tutt'oggi la spiegazione più diffusa per certi crimini è l'alibi del raptus, che rappresenta una grande auto-assoluzione sociale di massa, e che, come ogni determinismo biologico o psichiatrico assolve tutti perchè promette di trovare un'unica causa interna, individuale, privata (il capro espiatorio).\r\nSegnaliamo a questo proposito l'importazna del testo \"Moi, Pierre Riviere, ayant egorgé ma mère, ....) scoperto e pubblicato da Foucault e la sua equipe nel '73, e che si riferisce al caso di P.R, del 1836. Pierre Rivière è uno dei primi mostri, anche per i giornali, sul quale si pronunciano a distanza tutti i maggiori psichiatri dell'epoca. Mostro non solo per ciò che ha compiuto ma per il preciso memoriale ex post, scritto nel carcere.\r\n[...] Il fatto è che l'orribile è quotidiano. Nelle campagne era da sempre il destino di tutti, uno ne ride di un riso che si crederenbbe di un idiota, un altro lo dice tranquillamente; ed è lo stesso. Il destino di tutti. Ma questa famiglia è esemplare, per il fatto che visse in modo da gridare con rabbia che tutto fa male, sempre, e che a questo come a tutto ci si abitua. Come una cappa di piombo, il peso dell'impossibile....\r\nArriva nel 1838 una nuova legge, con il concorso attivo dei grandi nomi della psichiatria dell'epoca, che riescono ad imporre una nuova sintesi che segna una modificazione decisiva del rapporto tra mondo medico e mondo penale. Istituzionalizzando accuratamente le modalità dell'internamento - \"d'ufficio\" e \"volontario\"- in \"istituti speciali\" (ospedali psichiatrici),. L'internamento d'ufficio assicura la possibilità di una procedura rapida, altrettanto efficace ed imperativa quanto il sequestro penale. Ma ha il \"vantaggio\" supplementare di poter agire prima che un atto delittuoso sia commesso, prima ancora che una sentenza di interdizione sia emessa come in linea di massima era richiesto nel caso della follia prima della legge del '38. Un certificato medico, interinato dall'autorità prefettizia e controllato da una possibile ispezione giudiziaria, potrà rivelare degli stati potenzialmente pericolosi. Vince dunque, storicamente, la forma di controllo più molecolare, biopolitica e micro-diffusa, capace di essere introiettata più di altre forme di controllo.\r\nLa costruzione del mostro...\r\nDonna Haraway, Manifesto Cyborg, \"Nell'immaginario occidentale i mostri hanno sempre tracciato i confini della com,unità. I centauri e le amazzoni dell'antica Grecia, immagini della disgregazione del matrimonio e della contaminazione del guerriero con l'animalità e la donna, hanno stabilito i limiti dell'accentrata polis del maschio umano greco\".\r\nOgni epoca ha prodotto il suo mostro funzionale al rafforzamento identitario e alla generazione di esclusione sociale...\r\nNella stagione della modernità il potere necessitava dello strumento della \"misura\" per normare lo spazio sociale e lo smisurato che eccedeva quella misura doveva rifugiarsi in una dimensione crepuscolare per non turbare lo scorrere della vita. Il capitale oggi ha vinto frantumandosi e ricostruendosi frattalmente a partire da molecole di sociale. Il processo di valorizzazione non ha più bisogno di luoghi specifici per svolgersi ma dilaga in tutte le società. L'ordine sociale non ha più bisogno di una misura imposta dall'esterno, di un'articolazione specifica dell'immaginario legata all'esclusione, ma è una pratica introiettata e automaticamente applicata dalla popolazione. Il mostro oggi è invisibile, non perchè debba nascondersi (come il Frankenstein di Mary Shelley), ma perchè l'occhio che lo guarda è totalmente assuefatto: nessuno vede il Cie di Via Corelli o di Corso Brunelleschi.\r\nI Freaks di Tod Browning, i mostri moderni, dolenti, mutanti, pseudoumani, permettevano all'uomo \"normale\" di specchiarsi per ritirarsene inorridito, confermandosi nella propria normalità e segnalando l'esistenza terribile dell'Altro. In \"M, il mostro di Dusseldorf\", film tedesco del 1931 diretto da Fritz Lang, considerato uno dei capolavori dell'espressionismo tedesco, l'uso del fuoricampo risponde proprio alla scelta di enfatizzare la \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark> del personaggio, la sua alterità che non può trovare spazio in uno spazio normale – il campo – ma deve essere situata altrove – il fuoricampo. Oggi, che si sono superate persino le profezie di Debord sulla società dello spettacolo, a furia di divorare immagini siamo diventati talmente ciechi che forse i fuoricampo non ce li possiamo più permettere. Sicuramente, non tanto il cinema, che c'è ancora chi lo fa bene ed è in grado di farlo, ma le immagini televisive il fuoricampo non sanno nemmeno che cosa sia. Non hanno l'etica del fuoricampo, del rappresentabile e dell'irrappresentabile...secondo la celebre formula di Godard che individuava nell'uso del carrello “una questione morale” (e quindi delle distanze da salvaguardare, del visibile e del mostrabile, della vicinanza pornografica e della lontananza rispettosa). Se sono giuste le distanze è giusto il film, secondo un'etica che rifiuta la spettacolarizzazione, diceva Serge Daney, indimenticabile critico e cinefilo dallo sguardo ostinato. Ancora sempre Daney, che scriveva di quanto fosse necessario passare dall'atto di mostrare con il dito all'arte di fissare con lo sguardo, prendendo a esempio due movimenti di macchina da presa, che più distanti non si può, rivolti entrambi verso la morte e la guerra, il primo, “modello di abiezione” realizzato da Pontecorvo in Kapò e l'altro da Mizoguchi in Ugetsu Monogatari, il quale sceglie uno sguardo che fa finta di non vedere nulla, che preferirebbe non aver visto nulla e per questo scivola lentamente con una panoramica di fianco alla morte, rischiando di lasciarla addirittura fuori campo. Di contro l'abiezione del carrello in avanti di Kapò, che procede e avanza senza timore e senza tremore verso la morte, spettacolarizzandola.\r\nPer riascoltare la puntata del 22 dicembre 2014:\r\nil colpo della strega_22dic2014_primaparte\r\nil colpo della strega_22dic2014_secondaparte\r\nil colpo della strega_22dic2014_terzaparte\r\n\r\nil colpo della strega_22dic2014_quartaparte\r\n\r\nPer riascoltare la puntata del 12 gennaio 2015:\r\n\r\nil colpo della strega_12genn2015_primaparte\r\n\r\nil colpo della strega_12genn2015_secondaparte",[253,255,257,259,261,263,265,267,269,271,273,275,277,279,281,283,285,287,289,292,294,296,298,300],{"matched_tokens":254,"snippet":233,"value":233},[],{"matched_tokens":256,"snippet":234,"value":234},[],{"matched_tokens":258,"snippet":235,"value":235},[],{"matched_tokens":260,"snippet":236,"value":236},[],{"matched_tokens":262,"snippet":237,"value":237},[],{"matched_tokens":264,"snippet":238,"value":238},[],{"matched_tokens":266,"snippet":239,"value":239},[],{"matched_tokens":268,"snippet":240,"value":240},[],{"matched_tokens":270,"snippet":241,"value":241},[],{"matched_tokens":272,"snippet":242,"value":242},[],{"matched_tokens":274,"snippet":243,"value":243},[],{"matched_tokens":276,"snippet":177,"value":177},[],{"matched_tokens":278,"snippet":190,"value":190},[],{"matched_tokens":280,"snippet":186,"value":186},[],{"matched_tokens":282,"snippet":244,"value":244},[],{"matched_tokens":284,"snippet":188,"value":188},[],{"matched_tokens":286,"snippet":175,"value":175},[],{"matched_tokens":288,"snippet":173,"value":173},[],{"matched_tokens":290,"snippet":291,"value":291},[76],"\u003Cmark>mostruosità\u003C/mark>",{"matched_tokens":293,"snippet":184,"value":184},[],{"matched_tokens":295,"snippet":245,"value":245},[],{"matched_tokens":297,"snippet":181,"value":181},[],{"matched_tokens":299,"snippet":179,"value":179},[],{"matched_tokens":301,"snippet":246,"value":246},[],[303,310],{"field":31,"indices":304,"matched_tokens":306,"snippets":308,"values":309},[305],18,[307],[76],[291],[291],{"field":81,"matched_tokens":311,"snippet":250,"value":251},[76],578730123365712000,{"best_field_score":314,"best_field_weight":315,"fields_matched":154,"num_tokens_dropped":43,"score":316,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":43},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":318,"highlight":331,"highlights":336,"text_match":83,"text_match_info":339},{"comment_count":43,"id":319,"is_sticky":43,"permalink":320,"podcastfilter":321,"post_author":322,"post_content":323,"post_date":324,"post_excerpt":49,"post_id":319,"post_modified":325,"post_thumbnail":326,"post_title":327,"post_type":205,"sort_by_date":328,"tag_links":329,"tags":330},"78131","http://radioblackout.org/podcast/il-minotauro-immaginare-la-liberta-contro-le-prigioni-labirinto/",[162],"liberationfront","In ricordo, a un anno dalla sua scomparsa, di Riccardino, storico redattore di Radio Blackout e conduttore della trasmissione \"La Perla di Labuan\", in cui dai nostri microfoni tesseva narrazioni e accendeva immaginari.\r\n\r\nLiberation Front dedica un'intera puntata alla figura del Minotauro, mezzo uomo e mezzo toro, protagonista di un mito antico ambientato nell'Isola di Creta, nella città di Cnosso, in cui si intrecciano i destini del re Minosse, della moglie Pasifae, dell'architetto Dedalo e del figlio Icaro, e ovvimente del mostro Minotauro (chiamato anche Asterione). Una figura che rappresenta l'alterità, l'assenza di confini definiti tra le creature, la diversità che viene sistematicamente soffocata e nascosta da un'umanità che si crede unica, eletta, invincibile. La società che circonda il Minotauro e lo relega in un oblio-discarica di fatto rifiuta di confrontarsi con ciò che non è classificabile e che pone le questioni più complesse sulle definizioni che reggono un mondo che si pensa fatto a misura di umano.\r\n\r\nOspitiamo la compagnia teatrale indipendente Anomalia Teatro, che presta le voci di Francesca e Debora per regalarci qualche stralcio dell'opera \"Icaro\": una riattualizzazione del mito che vuole riavvicinare i simboli antichi della superbia umana per parlare di prigioni, fisiche e mentali, e di liberazioni, fittizie o reali. Il teatro può solo parlare da sè, quindi:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/Icaro.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nLa figura del Minotauro, surrealista e complessa, ha inspirato molti autori che ne hanno fatto il fulcro di originali rielaborazioni del mito, volte a mettere in evidenza diversi aspetti cruciali del mondo contemporaneo. Ciò che accomuna tutte queste narrazioni è lo spostamento della mostruosità dal Minotauro agli umani che lo imprigionano e non lo comprendono. Che sia il Minotauro di Borges, solitario e sulla via della follia, in attesa di un redentore che lo liberi dall'insensatezza di una vita passata a cercarsi tra infiniti corridoi; o il Minotauro profetico di Cortazar, che preferisce morire corporeamente, liberarsi della propria condizione di prigioniero su cui si tessono speculazioni umane troppo umane, per lasciare che il messaggio di libertà che ha rappresentato si sparga attraverso le generazioni, penetrando gli immaginari e le mentalità future; o il Minotauro-innocente di Dürrenmatt, che impara a conoscere se stesso, gli altri e il mondo all'interno di una prigione-labirinto, rimanendo vittima delle storture e della crudeltà di ciò che ne deriva: viene brutalmente ingannato dall'eroe Teseo, arrogante e subdolo, che trionfa con fin troppa facilità su un Minotauro inerme, inconsapevole della propria forza, incapace di contenere il suo desiderio di non essere solo.\r\n\r\nLetture da:\r\n\r\nJorge Luis Borges, \"La casa di Asterione\", contenuta nella raccolta \"L'Aleph\" (1949)\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/Borges.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nJulio Cortàzar, \"I re\", piece teatrale (1947)\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/Cortazar.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nFriedrich Dürrenmatt, \"Il Minotauro. Una ballata\" (1985)\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/durrentmatt.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nQui l'intera sessione di letture con i nostri commenti, le dovute contestualizzazioni e gli stacchi musicali:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/minotaurototal.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n\r\n ","10 Novembre 2022","2022-11-10 11:50:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/minotauro2-200x110.jpg","Il Minotauro: immaginare la libertà contro le prigioni-labirinto",1668080610,[],[],{"post_content":332},{"matched_tokens":333,"snippet":334,"value":335},[76],"narrazioni è lo spostamento della \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark> dal Minotauro agli umani che","In ricordo, a un anno dalla sua scomparsa, di Riccardino, storico redattore di Radio Blackout e conduttore della trasmissione \"La Perla di Labuan\", in cui dai nostri microfoni tesseva narrazioni e accendeva immaginari.\r\n\r\nLiberation Front dedica un'intera puntata alla figura del Minotauro, mezzo uomo e mezzo toro, protagonista di un mito antico ambientato nell'Isola di Creta, nella città di Cnosso, in cui si intrecciano i destini del re Minosse, della moglie Pasifae, dell'architetto Dedalo e del figlio Icaro, e ovvimente del mostro Minotauro (chiamato anche Asterione). Una figura che rappresenta l'alterità, l'assenza di confini definiti tra le creature, la diversità che viene sistematicamente soffocata e nascosta da un'umanità che si crede unica, eletta, invincibile. La società che circonda il Minotauro e lo relega in un oblio-discarica di fatto rifiuta di confrontarsi con ciò che non è classificabile e che pone le questioni più complesse sulle definizioni che reggono un mondo che si pensa fatto a misura di umano.\r\n\r\nOspitiamo la compagnia teatrale indipendente Anomalia Teatro, che presta le voci di Francesca e Debora per regalarci qualche stralcio dell'opera \"Icaro\": una riattualizzazione del mito che vuole riavvicinare i simboli antichi della superbia umana per parlare di prigioni, fisiche e mentali, e di liberazioni, fittizie o reali. Il teatro può solo parlare da sè, quindi:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/Icaro.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nLa figura del Minotauro, surrealista e complessa, ha inspirato molti autori che ne hanno fatto il fulcro di originali rielaborazioni del mito, volte a mettere in evidenza diversi aspetti cruciali del mondo contemporaneo. Ciò che accomuna tutte queste narrazioni è lo spostamento della \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark> dal Minotauro agli umani che lo imprigionano e non lo comprendono. Che sia il Minotauro di Borges, solitario e sulla via della follia, in attesa di un redentore che lo liberi dall'insensatezza di una vita passata a cercarsi tra infiniti corridoi; o il Minotauro profetico di Cortazar, che preferisce morire corporeamente, liberarsi della propria condizione di prigioniero su cui si tessono speculazioni umane troppo umane, per lasciare che il messaggio di libertà che ha rappresentato si sparga attraverso le generazioni, penetrando gli immaginari e le mentalità future; o il Minotauro-innocente di Dürrenmatt, che impara a conoscere se stesso, gli altri e il mondo all'interno di una prigione-labirinto, rimanendo vittima delle storture e della crudeltà di ciò che ne deriva: viene brutalmente ingannato dall'eroe Teseo, arrogante e subdolo, che trionfa con fin troppa facilità su un Minotauro inerme, inconsapevole della propria forza, incapace di contenere il suo desiderio di non essere solo.\r\n\r\nLetture da:\r\n\r\nJorge Luis Borges, \"La casa di Asterione\", contenuta nella raccolta \"L'Aleph\" (1949)\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/Borges.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nJulio Cortàzar, \"I re\", piece teatrale (1947)\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/Cortazar.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nFriedrich Dürrenmatt, \"Il Minotauro. Una ballata\" (1985)\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/durrentmatt.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nQui l'intera sessione di letture con i nostri commenti, le dovute contestualizzazioni e gli stacchi musicali:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/minotaurototal.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n\r\n ",[337],{"field":81,"matched_tokens":338,"snippet":334,"value":335},[76],{"best_field_score":85,"best_field_weight":86,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":87,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":43},{"document":341,"highlight":353,"highlights":358,"text_match":83,"text_match_info":361},{"comment_count":43,"id":342,"is_sticky":43,"permalink":343,"podcastfilter":344,"post_author":322,"post_content":345,"post_date":346,"post_excerpt":49,"post_id":342,"post_modified":347,"post_thumbnail":348,"post_title":349,"post_type":205,"sort_by_date":350,"tag_links":351,"tags":352},"77395","http://radioblackout.org/podcast/monocolture-e-incendi-in-portogallo/",[162],"Centinaia di migliaia di ettari bruciano, ogni anno, in Portogallo. Le cause discusse a livello mediatico sono le più disparate, ma rimangono sempre a un livello superficiale e nascondono la radice del problema: le monoculture, in particolare quelle di eucalipto.\r\n\r\nL'eucalipto viene definito \"specie invasiva\" in Portogallo eppure non ci è affatto finito per caso: questa specie di albero è stata infatti intenzionalmente importata e riprodotta in massa per generare profitti nell'industria della carta, una delle più redditizie del paese. Peccato che, per una combinazione di caratteristiche naturali e malagestione del territorio, l'eucalipto, organizzato in monocultura, è una vera e propria mina incendiaria. Gli incendi in Portgoallo sono quindi immediatamente causati dal mercato che ruota intorno all'eucalipto e a una gestione territoriale che ammicca alle grandi aziende produttive invece di tentare di preservare l'integrità della natura e delle persone che (con)vivono nel paese.\r\n\r\nCome spesso accade in occasione di ogni mostruosità produttiva nel capitalismo, la monocultura di eucalipto non ha solo significato una fragilizzazione del territorio naturale portoghese, ma anche un disgregamento del suo tessuto sociale: l'antica organizzazione orizzontale e comunitaria dei baldios, infatti, una forma di gestione collettiva dei terreni che ha caratterizzato la storia portoghese, è stata infatti pesantemente influenzata e deteriorata dall'introduzione massiva di questo albero.\r\n\r\nL'approfondimento completo si può ascoltare qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/Portogallo-incendi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nQui, invece, si possono vedere alcune foto della fotografa Patricia de Melo Moreira, citata nella trasmissione: https://focus.afp.com/mujeres-fotografas-patricia-de-melo-moreira\r\n\r\nIl Pirocene? https://www.treccani.it/vocabolario/neo-pirocene_%28Neologismi%29/","4 Ottobre 2022","2022-10-04 18:15:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/portugal-fire-nature-header-01-200x110.jpg","Scintille di Pirocene: monocolture e incendi in Portogallo",1664907225,[],[],{"post_content":354},{"matched_tokens":355,"snippet":356,"value":357},[76],"accade in occasione di ogni \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark> produttiva nel capitalismo, la monocultura","Centinaia di migliaia di ettari bruciano, ogni anno, in Portogallo. Le cause discusse a livello mediatico sono le più disparate, ma rimangono sempre a un livello superficiale e nascondono la radice del problema: le monoculture, in particolare quelle di eucalipto.\r\n\r\nL'eucalipto viene definito \"specie invasiva\" in Portogallo eppure non ci è affatto finito per caso: questa specie di albero è stata infatti intenzionalmente importata e riprodotta in massa per generare profitti nell'industria della carta, una delle più redditizie del paese. Peccato che, per una combinazione di caratteristiche naturali e malagestione del territorio, l'eucalipto, organizzato in monocultura, è una vera e propria mina incendiaria. Gli incendi in Portgoallo sono quindi immediatamente causati dal mercato che ruota intorno all'eucalipto e a una gestione territoriale che ammicca alle grandi aziende produttive invece di tentare di preservare l'integrità della natura e delle persone che (con)vivono nel paese.\r\n\r\nCome spesso accade in occasione di ogni \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark> produttiva nel capitalismo, la monocultura di eucalipto non ha solo significato una fragilizzazione del territorio naturale portoghese, ma anche un disgregamento del suo tessuto sociale: l'antica organizzazione orizzontale e comunitaria dei baldios, infatti, una forma di gestione collettiva dei terreni che ha caratterizzato la storia portoghese, è stata infatti pesantemente influenzata e deteriorata dall'introduzione massiva di questo albero.\r\n\r\nL'approfondimento completo si può ascoltare qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/Portogallo-incendi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nQui, invece, si possono vedere alcune foto della fotografa Patricia de Melo Moreira, citata nella trasmissione: https://focus.afp.com/mujeres-fotografas-patricia-de-melo-moreira\r\n\r\nIl Pirocene? https://www.treccani.it/vocabolario/neo-pirocene_%28Neologismi%29/",[359],{"field":81,"matched_tokens":360,"snippet":356,"value":357},[76],{"best_field_score":85,"best_field_weight":86,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":87,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":43},{"document":363,"highlight":375,"highlights":380,"text_match":83,"text_match_info":383},{"comment_count":43,"id":364,"is_sticky":43,"permalink":365,"podcastfilter":366,"post_author":160,"post_content":367,"post_date":368,"post_excerpt":49,"post_id":364,"post_modified":369,"post_thumbnail":370,"post_title":371,"post_type":205,"sort_by_date":372,"tag_links":373,"tags":374},"76504","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-17-giugno-la-nascita-dellanarchismo-in-italia-le-madri-assassine-potere-dominio-autorita-antimilitarismo/",[160],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/2022-06-17-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\nDa Rimini a Saint-Imier.La nascita dell’anarchismo in Italia (1872-2022)\r\nIl 18 giugno a Massenzatico si terrà un incontro di studi sui 150 anni dalla nascita dell’anarchismo in Italia.\r\nNe abbiamo parlato con Andrea uno dei compagn che hanno promosso l’iniziativa.\r\nMadri snaturate? Le donne che uccidono i figli subiscono un’attenzione mediatica morbosa, ossessiva ed uno stigma sociale di gran lunga più forte di quello dei padri assassini.\r\nSulle donne agisce lo stereotipo della naturalità dell’amore materno e della conseguente mostruosità di chi arriva a spezzare la vita che ha generato.\r\nLo sguardo patriarcale rende mostruosi i figlicidi. La trama di questa narrazione cancella la libertà femminile: dalle donne si pretende l’adesione a quanto stabilito dalla natura: solo la follia giustifica la sottrazione allo stereotipo dell’amore materno. che fa deviare dalla natura. Il patriarcato impone alle donne l’adesione ad un destino biologico, di incubatrice e nutrice che continua a determinarne il ruolo sociale.\r\nNe abbiamo parlato prendendo spunto da un articolo di Lea Melandri\r\n\r\nPotere, dominio, autorità\r\nSono possibili società senza potere? Lo sguardo antropologico ci offre numerosi esempi di società non gerarchiche, dove non c’è accumulo privilegiato di beni, società dove in il conflitto viene regolato in tanti modi diversi, ma senza istituzioni coercitive.\r\nLe relazioni umane “altre” ci offrono la possibilità di comprendere che lo Stato e la gerarchia non sono orizzonti intrascendibili, ma solo una delle tante opzioni sul tappeto.\r\nD’altra parte chi sostiene che una società complessa è ingovernabile se non dentro il recinto statale si scontra con l’enorme violenza che contraddistingue gli stati e le diverse articolazioni del capitalismo.\r\nLo Stato e il Capitalismo di fatto hanno costruito un immaginario sociale, per cui, oltre il loro recinto, può esservi solo il caos. \r\nNe abbiamo parlato con Andrea Staid, antropologo e anarchico\r\n\r\nTorino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte. Torino è già oggi uno dei maggiori centri dell’industria bellica aerospaziale. Sono 350 le aziende grandi e piccole con un fatturato di circa 7 miliardi di euro.\r\nSempre a Torino sta per partire la costruzione della Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino. La Città dell’Aerospazio, che sorgerà tra corso Francia e corso Marche, ospiterà un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO.\r\nQuesto progetto, partito nel giugno 2021 a Bruxelles, si inserisce nel programmi di innovazione tecnologica della NATO per il 2030. Compito del polo di Torino sarà quello di coordinare e gestire, attraverso bandi e fondi messi a disposizione dai Paesi alleati, la rete delle aziende e degli acceleratori di tecnologia italiani, per metterli a servizio delle necessità dell’Alleanza. In attesa della costruzione della Città dell’aerospazio l’acceleratore di innovazione avrà sede alle OGR.\r\nIn questo progetto la NATO investe un miliardo di dollari. Una montagna di soldi che verranno utilizzati per produrre tecnologie sempre più sofisticate, sempre più mortali.\r\n\r\nAppuntamenti:\r\nSabato 16 luglio\r\nSpezzona indecors* alla Pride di Asti\r\nParco della Resistenza ore 16,30 \r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nriunioni aperiodiche @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","6 Luglio 2022","2022-07-06 17:50:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/bambola-rotta-200x110.jpg","Anarres del 17 giugno. La nascita dell’anarchismo in Italia. Le madri assassine. Potere, dominio, autorità. Antimilitarismo...",1657129806,[],[],{"post_content":376},{"matched_tokens":377,"snippet":378,"value":379},[76],"dell’amore materno e della conseguente \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark> di chi arriva a spezzare","Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/2022-06-17-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\nDa Rimini a Saint-Imier.La nascita dell’anarchismo in Italia (1872-2022)\r\nIl 18 giugno a Massenzatico si terrà un incontro di studi sui 150 anni dalla nascita dell’anarchismo in Italia.\r\nNe abbiamo parlato con Andrea uno dei compagn che hanno promosso l’iniziativa.\r\nMadri snaturate? Le donne che uccidono i figli subiscono un’attenzione mediatica morbosa, ossessiva ed uno stigma sociale di gran lunga più forte di quello dei padri assassini.\r\nSulle donne agisce lo stereotipo della naturalità dell’amore materno e della conseguente \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark> di chi arriva a spezzare la vita che ha generato.\r\nLo sguardo patriarcale rende mostruosi i figlicidi. La trama di questa narrazione cancella la libertà femminile: dalle donne si pretende l’adesione a quanto stabilito dalla natura: solo la follia giustifica la sottrazione allo stereotipo dell’amore materno. che fa deviare dalla natura. Il patriarcato impone alle donne l’adesione ad un destino biologico, di incubatrice e nutrice che continua a determinarne il ruolo sociale.\r\nNe abbiamo parlato prendendo spunto da un articolo di Lea Melandri\r\n\r\nPotere, dominio, autorità\r\nSono possibili società senza potere? Lo sguardo antropologico ci offre numerosi esempi di società non gerarchiche, dove non c’è accumulo privilegiato di beni, società dove in il conflitto viene regolato in tanti modi diversi, ma senza istituzioni coercitive.\r\nLe relazioni umane “altre” ci offrono la possibilità di comprendere che lo Stato e la gerarchia non sono orizzonti intrascendibili, ma solo una delle tante opzioni sul tappeto.\r\nD’altra parte chi sostiene che una società complessa è ingovernabile se non dentro il recinto statale si scontra con l’enorme violenza che contraddistingue gli stati e le diverse articolazioni del capitalismo.\r\nLo Stato e il Capitalismo di fatto hanno costruito un immaginario sociale, per cui, oltre il loro recinto, può esservi solo il caos. \r\nNe abbiamo parlato con Andrea Staid, antropologo e anarchico\r\n\r\nTorino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte. Torino è già oggi uno dei maggiori centri dell’industria bellica aerospaziale. Sono 350 le aziende grandi e piccole con un fatturato di circa 7 miliardi di euro.\r\nSempre a Torino sta per partire la costruzione della Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino. La Città dell’Aerospazio, che sorgerà tra corso Francia e corso Marche, ospiterà un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO.\r\nQuesto progetto, partito nel giugno 2021 a Bruxelles, si inserisce nel programmi di innovazione tecnologica della NATO per il 2030. Compito del polo di Torino sarà quello di coordinare e gestire, attraverso bandi e fondi messi a disposizione dai Paesi alleati, la rete delle aziende e degli acceleratori di tecnologia italiani, per metterli a servizio delle necessità dell’Alleanza. In attesa della costruzione della Città dell’aerospazio l’acceleratore di innovazione avrà sede alle OGR.\r\nIn questo progetto la NATO investe un miliardo di dollari. Una montagna di soldi che verranno utilizzati per produrre tecnologie sempre più sofisticate, sempre più mortali.\r\n\r\nAppuntamenti:\r\nSabato 16 luglio\r\nSpezzona indecors* alla Pride di Asti\r\nParco della Resistenza ore 16,30 \r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nriunioni aperiodiche @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[381],{"field":81,"matched_tokens":382,"snippet":378,"value":379},[76],{"best_field_score":85,"best_field_weight":86,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":87,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":43},{"document":385,"highlight":398,"highlights":403,"text_match":83,"text_match_info":406},{"comment_count":43,"id":386,"is_sticky":43,"permalink":387,"podcastfilter":388,"post_author":389,"post_content":390,"post_date":391,"post_excerpt":49,"post_id":386,"post_modified":392,"post_thumbnail":393,"post_title":394,"post_type":205,"sort_by_date":395,"tag_links":396,"tags":397},"64856","http://radioblackout.org/podcast/io-pierre-riviere-avendo-sgozzato-mia-madre-la-perla-di-labuan-27-11-2020/",[164],"Riccardino","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020.11.27-15.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\"Presi la roncola e commisi questo crimine orrendo, cominciando da mia madre, poi mia sorella e il mio fratellino.\" Il 3 giugno 1835 nel comune di Aunay in Francia Pierre Rivére uccide la madre, la sorella e il fratellino. Poi vaga per un mese finchè un gendarme lo arresta. In carcere scrive la sua storia che Michel Foucault, uno dei maggiori studiosi di storia della follia, raccoglie con gli atti del processo, le testimonianze e molti articoli di giornale. Il libro \"Io, Pierre Riviére, avendo sgozzato mia madre, mia sorella e mio fratello... - Un caso di parricidio nel XIX secolo\" del 1976 ci rimanda al mondo interiore dell'assassino e alla società del suo tempo. \"Ero divorato da idee di grandezza e d'immortalità, mi stimavo molto più degli altri, ma avevo vergogna a dirlo.\" Prima della strage Pierre era considerato un ragazzo introverso, taciturno e un po' strano. \"A volte parlava da solo con la testa rivolta in alto, come se parlasse agli alberi, a volte lanciava grida orribili.\" (Geneviève Quesnel, 36 anni, casalinga). Nella Francia uscita dalla rivoluzione la condizione di chi vive nella campagna è cambiata poco, al posto dei nobili ci sono gli intendenti, i notai, gli ispettori fiscali. La vita é fatta di fatica, fame, malattia e paura, a cui molti reagiscono con la violenza verso gli altri e sé stessi. La moglie di un bracciante non sopporta più il pianto per la fame del suo bambino e lo sgozza. Un vignaiolo abbandona il suo villaggio, vive come un selvaggio, aggredisce una bambina, la squarta, ne succhia il cuore e ne beve il sangue. Pierre Riviére é condannato a morte, ma ottiene la grazia e la pena é commutata nel carcere a vita. Il 20 ottobre 1840 si impicca in cella. \"Ora che ho fatto conoscere tutta la mia mostruosità, attendo la sorte che mi é destinata.\" Buon ascolto.\r\n\r\n ","28 Novembre 2020","2020-11-28 09:01:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/RIVIERE1-1-195x110.jpg","IO, PIERRE RIVIERE, AVENDO SGOZZATO MIA MADRE - LA PERLA DI LABUAN 27/11/2020",1606553884,[],[],{"post_content":399},{"matched_tokens":400,"snippet":401,"value":402},[76],"fatto conoscere tutta la mia \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark>, attendo la sorte che mi","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020.11.27-15.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\"Presi la roncola e commisi questo crimine orrendo, cominciando da mia madre, poi mia sorella e il mio fratellino.\" Il 3 giugno 1835 nel comune di Aunay in Francia Pierre Rivére uccide la madre, la sorella e il fratellino. Poi vaga per un mese finchè un gendarme lo arresta. In carcere scrive la sua storia che Michel Foucault, uno dei maggiori studiosi di storia della follia, raccoglie con gli atti del processo, le testimonianze e molti articoli di giornale. Il libro \"Io, Pierre Riviére, avendo sgozzato mia madre, mia sorella e mio fratello... - Un caso di parricidio nel XIX secolo\" del 1976 ci rimanda al mondo interiore dell'assassino e alla società del suo tempo. \"Ero divorato da idee di grandezza e d'immortalità, mi stimavo molto più degli altri, ma avevo vergogna a dirlo.\" Prima della strage Pierre era considerato un ragazzo introverso, taciturno e un po' strano. \"A volte parlava da solo con la testa rivolta in alto, come se parlasse agli alberi, a volte lanciava grida orribili.\" (Geneviève Quesnel, 36 anni, casalinga). Nella Francia uscita dalla rivoluzione la condizione di chi vive nella campagna è cambiata poco, al posto dei nobili ci sono gli intendenti, i notai, gli ispettori fiscali. La vita é fatta di fatica, fame, malattia e paura, a cui molti reagiscono con la violenza verso gli altri e sé stessi. La moglie di un bracciante non sopporta più il pianto per la fame del suo bambino e lo sgozza. Un vignaiolo abbandona il suo villaggio, vive come un selvaggio, aggredisce una bambina, la squarta, ne succhia il cuore e ne beve il sangue. Pierre Riviére é condannato a morte, ma ottiene la grazia e la pena é commutata nel carcere a vita. Il 20 ottobre 1840 si impicca in cella. \"Ora che ho fatto conoscere tutta la mia \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark>, attendo la sorte che mi é destinata.\" Buon ascolto.\r\n\r\n ",[404],{"field":81,"matched_tokens":405,"snippet":401,"value":402},[76],{"best_field_score":85,"best_field_weight":86,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":87,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":43},{"document":408,"highlight":424,"highlights":429,"text_match":83,"text_match_info":432},{"comment_count":43,"id":409,"is_sticky":43,"permalink":410,"podcastfilter":411,"post_author":160,"post_content":412,"post_date":413,"post_excerpt":49,"post_id":409,"post_modified":414,"post_thumbnail":415,"post_title":416,"post_type":205,"sort_by_date":417,"tag_links":418,"tags":421},"20099","http://radioblackout.org/podcast/forconi-a-torino-i-figli-del-deserto-2/",[160],"Decodificare quanto è accaduto a Torino nell’ultima settimana non è facile. Specie se lo si fa con lo sguardo interessato di chi sceglie un punto di vista di classe, di chi ha l’attitudine alla partecipazione diretta, di chi mira alla costruzione di esperienze di autogoverno territoriale fuori tutela statale, definendo uno spazio e un tempo capaci di attraversare l’immaginario sociale, facendosi pratica concreta.\r\n\r\nAnarres ne ha discusso con Pietro e con Stefano, uno di Genova, l'altro di Torino per cercare di capire quello che stava succedendo nelle piazze ed il dibattito che ne era scaturito in città, tra fascinazioni e ripulse.\r\nNe è scaturito un dibatto intenso, sovente intervallato dagli sms dei nostri ascoltatori.\r\nVe lo proponiamo nella sua interezza, auspicando che possa innervare un ulteriore riflessione.\r\nDi seguito anche una nostra valutazione.\r\nBuon ascolto e buona lettura.\r\n\r\nAscolta la diretta con Pietro:\r\n\r\n2013 12 13 pietro 9 dic\r\n\r\ne i commenti arrivati:\r\n\r\n2013 12 13 pietro 9 dic commenti\r\n\r\nAscolta la lunga chiacchierata con Stefano e i commenti arrivati.\r\nPrima parte:\r\n\r\n2013 12 13 stafano parte prima\r\n\r\nSeconda parte:\r\n\r\n2013 12 13 stefano parte seconda\r\n\r\nNella sinistra civilizzata e di governo c’è da decenni un netto disprezzo per l’Italia a cavallo tra Drive in e il presidente operaio e puttaniere. L’Italia che si è affidata per vent’anni ad un partito capace di attuare politiche ultraliberiste, garantendo altresì la sopravvivenza di figure sociali che altrove la globalizzazione ha spazzato via: commercianti, artigiani, padroncini, agricoltori su scala familiare o con pochi dipendenti.\r\n\r\nLa settimana precedente quella del 9 dicembre, il governo, intuendo la miscela esplosiva che si stava preparando, ha concesso tutto quello che volevano alle organizzazioni degli autotrasportatori, mentre la moderatissima Coldiretti ha organizzato la manifestazione al Brennero, dove venivano bloccati e perquisiti i camion con la benedizione del ministro. Dopo i blocchi e le “perquisizioni” sulla A32 durante l’estate No Tav, Alfano ordinò cariche, arresti e l’invio di altri 250 militari in Clarea. Evidentemente questo governo, soprattutto nella sua componente di destra, mira a evitare lo strappo con alcuni dei propri settori sociali di riferimento, concedendo spazi di manovra negati ad altri.\r\nLa sinistra civilizzata, nei brevi periodi in cui è riuscita a saltare in sella al destriero governativo ha garantito la vita facile alla grande industria, facilitando la demolizione mattone su mattone di ogni forma di tutela per il lavoratori dipendenti e collaborando attivamente nella trasformazione di tanti di loro in lavoratori indipendenti ma di fatto subordinati. In tempi di crisi il popolo delle partite IVA si ritrova nella stessa condizione dei mercatari torinesi cui il comune chiede 500 euro al mese per la pulizia dei mercati. A tutti questi si aggiungono i tanti giovani – uno su quattro dicono le statistiche - che non hanno né un lavoro né un percorso formativo. Per non dire dei ragazzi degli istituti professionali che sanno di essere parcheggiati in attesa di disoccupazione.\r\n\r\nNelle piazze torinesi animate dal popolo delle periferie, quello cresciuto tra facebook e il bar sport, si sono ritrovati quelli dei banchi dei mercati, qualche disoccupato, i ragazzi degli istituti professionali.\r\n\r\n Nella sinistra intorno alle giornate di lotta indette dal “coordinamento 9 dicembre” si è sviluppato un dibattito molto ampio, spesso anche aspro.\r\n\r\nDi fronte all’ampiezza della partecipazione, alcuni hanno osservato che era difficile che il mestolo stesse in mano alla destra cittadina. A Torino sia la Destra istituzionale – Fratelli d’Italia – sia chi – come Forza Nuova e Casa Pound - vive nel limbo tra istituzioni e velleità rivoluzionarie – non avrebbero un peso ed una capacità organizzativa tali da poterlo fare.\r\n\r\nUn fatto è certo: nelle piazze di Torino e dintorni i rappresentanti di queste formazioni si sono fatti vedere più volte accolti dagli applausi della gente. Come è certo che buona parte delle tifoserie torinesi, ben presenti nei giorni più caldi, siano ormai da lunghi anni egemonizzate dall’estrema destra. In almeno un caso un esponente di “Alba Dorata” è stato cacciato dal blocco di piazza Derna grazie alla presenza di esponenti di sinistra, che avevano deciso di partecipare all’iniziativa. È tuttavia un caso isolato che non cambia il quadro. Anche la favola dei profughi africani, accolti con un applauso da quelli del “coordinamento 9 dicembre” è stata è stata ampiamente sfatata da resoconti circolati successivamente.\r\nLa questione è comunque mal posta. Qualunque sia stato il peso della destra, nelle sue varie componenti, la domanda vera è un’altra. Il movimento che si è espresso nelle piazze in un garrir di tricolori, inviti alla polizia a fraternizzare, richiami all’unità della nazione contro la casta corrotta e asservita ai diktat dell’Europa delle banche è un movimento di destra o no?\r\nNoi pensiamo di si.\r\n\r\nI resoconti fatti girare dalla sinistra radicale torinese hanno privilegiato l’immagine di piazze ambiguamente acefale: prive di capi, prive di organizzazione, prive di reale comprensione delle ragioni che li avevano condotti lì. Una sorta di creta che chiunque avrebbe potuto plasmare e dirigere. Una descrizione a mio avviso inconsapevolmente intrisa di orgoglio intellettuale e del mai sopito sogno di poter governare o alimentarsi delle jacquerie. Alcuni ne hanno assunto il mero contenuto antisistema, nella vecchia convinzione che il nemico del tuo nemico è un tuo amico. Una mostruosità ideologica che abbiamo visto annegare nel sangue tra Baghdad e Kabul ma sinora non ci aveva toccato da vicino.\r\n\r\nBisogna guardare in faccia la realtà. Una realtà che certo non ci piace, ma il mero desiderio di vederla diversa non si concreta, se non la si sa vedere per quello che è. I protagonisti di questi giorni di blocchi e serrate sono i figli del deserto sociale degli ultimi trent'anni. Gente che credeva di avere ancoraggi e certezze e oggi si trova sospesa sul nulla. \r\nL’analisi della composizione di classe di questo movimento, della sua natura popolare, periferica,perché avvertivamo forte la necessità di capire ed intervenire per poter fermare l’onda lunga di destra che ha messo a loro disposizione un lessico comune, una chiave di lettura ed un orizzonte progettuale.\r\n\r\nSiamo andati nelle piazze e nei bar ad ascoltare e capire il vento che stava cambiando, perché in periferia, tra i mercati e le strade attraversate dai cortei per l'ordine e la legalità, tra la gente che fatica a campare e non vede prospettive, ci siamo da anni. Da anni sappiamo che l'incapacità di parlare con gli italiani poveri, quelli che guardano con simpatia alla destra xenofoba e razzista, quelli che avevano qualcosa e ora hanno solo paura, avrebbe aperto la strada a chi predica il governo forte, la polizia ovunque, la nazione contro la globalizzazione, l'unione degli italiani, sfruttati e sfruttatori contro il grande complotto internazionale delle banche. Oggi lo chiamano signoraggio: non puntano il dito sugli ebrei ma la melodia della canzone è la stessa dagli anni Trenta del secolo scorso. Gli stranieri di seconda generazione che sventolavano il tricolore con i loro colleghi del mercato, sebbene in realtà pochini rispetto la realtà dei banchi, non ci stupiscono: li abbiamo visti inveire contro altri stranieri, ultimi arrivati che “delinquono”. Molti di loro assumono giovani connazionali poveri e li sfruttano senza pietà così come gli italiani doc. Il gioco del capitalismo piace ad ogni latitudine.\r\n\r\nI protagonisti di questi tre/quattro giorni di blocchi e iniziative sono ceti impoveriti e rancorosi: l’Italia delle clientele prima democristiane e socialiste, poi forza italiote, oggi piegata dalla crisi, dalla pressione fiscale, dall’indebolirsi della compagine berlusconiana e della Lega, partiti politici di riferimento per oltre vent’anni.\r\n\r\nIl loro programma – esplicitamente delineato nei volantini tricolori distribuiti in ogni dove – è chiaro: far cadere il governo, sostituirlo con un esecutivo forte e onesto, capace di traghettare l’Italia fuori dall’euro, fuori dall’Europa delle banche, garantendo significative misure protezioniste.\r\nIl tutto all’insegna di una deriva identitaria di segno nazionalista dove la nazione è descritta e vissuta come un corpo sano attaccato da agenti esterni che si ricompone intorno all’alleanza interclassista dei produttori.\r\nQuesto è un programma di destra. Di destra radicale.\r\n\r\nNon sappiamo se l’episodio dei caschi tolti davanti all’agenzia delle entrate di Torino, o l’abbraccio tra un manifestante e un poliziotto a Milano siano solo foto strappate alle realtà, ma resta il fatto che la volontà di fraternizzare con la polizia ha attraversato le varie piazze d’Italia. A Pistoia gli studenti gridavano “celerino, sei uno di noi!”. La retorica dei lavoratori della polizia, sfruttati e vittime di una classe politica corrotta e parassitaria, è tipica della destra di ogni tempo.\r\n\r\nÈ ingeneroso sostenere che la gente “comune” che ha partecipato alle serrate dei negozi ed ai blocchi del traffico non capisse la portata simbolica e reale di un movimento esplicitamente eversivo dell’ordine esistente. In ambito istituzionale chi ha cercato un’interlocuzione si è dovuto arrendere, perché non c’era spazio di mediazione. Oggi forse alcuni del “coordinamento 9 dicembre” pare siano disposti a sedersi ad un tavolo con il governo, ma nella settimana della serrata e dei blocchi non c'è stato, né avrebbe potuto esserci, spazio per il dialogo. Chi è sceso in piazza lo ha fatto perché convinto di fare la rivoluzione: lo dimostrano gli slogan, gli striscioni, i racconti che vengono diffusi.\r\n\r\nIn questo “tutti a casa” c'è chi ha sentito l'eco delle lotte argentine, chi vi ha letto una volontà di rottura dell'istituito che avrebbe potuto aprire delle possibilità.\r\n\r\nSappiamo bene quanta forza abbiano i momenti di rottura, la scelta di uscire di casa, di spezzare l’ordine che ci piega alla quotidianità scandita dai ritmi di una vita regolata altrove, tuttavia in quelle piazze questa forza si è alimentata di simboli che portano lontano da una prospettiva di emancipazione sociale e di libertà.\r\nL’interruzione della quotidianità agita da chi normalmente affida il proprio futuro all'eterna ripetizione del proprio presente è un evento raro, talora foriero di una rottura radicale. Tuttavia la rottura di un ordine non prefigura necessariamente che la strada intrapresa sia quella giusta. \r\n\r\nNell’estrema sinistra c’è chi ha tentato da cavalcare l’onda nella speranza di mutarla di segno. Purtroppo questo tentativo, limitandosi quasi sempre alla spinta per la radicalizzazione delle pratiche di piazza, che tuttavia non ha né saputo né voluto farsi anche critica dei contenuti di estrema destra della protesta, non ha prodotto risultati significativi.\r\n\r\nL’ipotesi che chi era in piazza esprimesse una ribellione generica senza reale adesione ai contenuti proposti dal Coordinamento 9 dicembre si è rivelata una favola consolatoria. Mercoledì 11 in piazza Castello è bastato che il piccolo caudillo di turno decretasse il “tutti a casa” in attesa di una prossima “marcia su Roma” perché il movimento si sciogliesse, lasciandosi solo una coda di studenti in libera uscita il giorno successivo.\r\n\r\nVedere quello che non c’è è frutto di pregiudizio ideologico, quel pregiudizio ideologico che consiste nel formulare una tesi e cercare – a costo di deformarla – la conferma nella realtà. Il prezzo da pagare è una descrizione che cancella la soggettività esplicita di chi parla e agisce, nell’inseguimento di un’oggettività materiale che si suppone possa, se adeguatamente spinta in avanti, modificare di segno la protesta.\r\n\r\nArticolare un discorso capace di creare legami di classe, al di là delle diverse condizioni normative, fiscali, di reddito è in se difficile. La materialità stessa della condizione dei lavoratori autonomi, nelle sue diverse e distanti articolazioni, lascia poco spazio alla costruzione di percorsi comuni di solidarietà e lotta con gli altri settori popolari.\r\n\r\n Se poi l'immaginario che sostiene una lotta si articola fuori – e contro – l'orizzonte di classe, non si può far finta che la narrazione di chi agisce una lotta sia irrilevante.\r\n\r\nA Torino, a blocchi finiti, abbiamo sentito un giovane protagonista delle piazze arringare gli esponenti di un presidio di sindacalisti di base ed esponenti della sinistra post istituzionale, perché si unissero nel segno del tricolore, buttando a mare falce e martello, per salvare la nazione.\r\n\r\n Quel ragazzo ci pareva la perfetta incarnazione dello slogan di fondo che ha attraversato piazze, mercati, bar e faccia libro, quell'andare oltre la destra e la sinistra tipico della Nuova Destra, quella meno brutale, più raffinata ma non per questo meno pericolosa.\r\nQuando la nozione di “popolo” sostituisce quella di “classe” non siamo di fronte ad una mera trasposizione politica del tifo da calcio ma all'eterna riproposizione del mito della purezza organica della nazione come corpo sano, dove tutti fanno gerarchicamente la loro parte.\r\nChi a sinistra sottovaluta l'importanza dei simboli, chi azzarda paragoni con le rivoluzioni della primavera araba, dimentica che tra bandiere nazionali e religione, quelle primavere sono presto declinate verso l'autunno ed il più gelido degli inverni.\r\nChi frequenta i bar di periferia sa che sesso, calcio, soldi, pioggia sono gli argomenti di sempre, conditi di frizzi, lazzi, scoregge verbali e l'idea che “così va il mondo”. Talora capita che qualcuno si lasci andare a dichiarazioni roboanti, all'insegna del fuoco e dello spaccar tutto. Poi il bar chiude e la rivoluzione dei rivoluzionari dell'aperitivo viene rimandata al giorno successivo.\r\n\r\nSe capita che quelli del bar sport escano davvero in strada è un segnale che sarebbe miope non vedere. Ma sarebbe ancora più miope leggere la realtà con gli occhi tristi degli orfani del soggetto sociale.\r\n\r\nQualcuno a Torino ha scritto che bisogna affondare le mani nella merda perché dai diamanti dell'ideologia non nasce nulla. Siamo d'accordo. Purché non ci si illuda che fare a mattonate contro la polizia tra chi sventola tricolori possa essere il grimaldello che apre il vaso di Pandora dei propri desideri.","17 Dicembre 2013","2018-10-17 22:59:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/12/torino-piazza-castello-9-dic-200x110.jpg","Forconi a Torino. I figli del deserto",1387245115,[419,420,65],"http://radioblackout.org/tag/9-dicembre/","http://radioblackout.org/tag/forconi/",[422,423,72],"9 dicembre","forconi",{"post_content":425},{"matched_tokens":426,"snippet":427,"value":428},[76],"è un tuo amico. Una \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark> ideologica che abbiamo visto annegare","Decodificare quanto è accaduto a Torino nell’ultima settimana non è facile. Specie se lo si fa con lo sguardo interessato di chi sceglie un punto di vista di classe, di chi ha l’attitudine alla partecipazione diretta, di chi mira alla costruzione di esperienze di autogoverno territoriale fuori tutela statale, definendo uno spazio e un tempo capaci di attraversare l’immaginario sociale, facendosi pratica concreta.\r\n\r\nAnarres ne ha discusso con Pietro e con Stefano, uno di Genova, l'altro di Torino per cercare di capire quello che stava succedendo nelle piazze ed il dibattito che ne era scaturito in città, tra fascinazioni e ripulse.\r\nNe è scaturito un dibatto intenso, sovente intervallato dagli sms dei nostri ascoltatori.\r\nVe lo proponiamo nella sua interezza, auspicando che possa innervare un ulteriore riflessione.\r\nDi seguito anche una nostra valutazione.\r\nBuon ascolto e buona lettura.\r\n\r\nAscolta la diretta con Pietro:\r\n\r\n2013 12 13 pietro 9 dic\r\n\r\ne i commenti arrivati:\r\n\r\n2013 12 13 pietro 9 dic commenti\r\n\r\nAscolta la lunga chiacchierata con Stefano e i commenti arrivati.\r\nPrima parte:\r\n\r\n2013 12 13 stafano parte prima\r\n\r\nSeconda parte:\r\n\r\n2013 12 13 stefano parte seconda\r\n\r\nNella sinistra civilizzata e di governo c’è da decenni un netto disprezzo per l’Italia a cavallo tra Drive in e il presidente operaio e puttaniere. L’Italia che si è affidata per vent’anni ad un partito capace di attuare politiche ultraliberiste, garantendo altresì la sopravvivenza di figure sociali che altrove la globalizzazione ha spazzato via: commercianti, artigiani, padroncini, agricoltori su scala familiare o con pochi dipendenti.\r\n\r\nLa settimana precedente quella del 9 dicembre, il governo, intuendo la miscela esplosiva che si stava preparando, ha concesso tutto quello che volevano alle organizzazioni degli autotrasportatori, mentre la moderatissima Coldiretti ha organizzato la manifestazione al Brennero, dove venivano bloccati e perquisiti i camion con la benedizione del ministro. Dopo i blocchi e le “perquisizioni” sulla A32 durante l’estate No Tav, Alfano ordinò cariche, arresti e l’invio di altri 250 militari in Clarea. Evidentemente questo governo, soprattutto nella sua componente di destra, mira a evitare lo strappo con alcuni dei propri settori sociali di riferimento, concedendo spazi di manovra negati ad altri.\r\nLa sinistra civilizzata, nei brevi periodi in cui è riuscita a saltare in sella al destriero governativo ha garantito la vita facile alla grande industria, facilitando la demolizione mattone su mattone di ogni forma di tutela per il lavoratori dipendenti e collaborando attivamente nella trasformazione di tanti di loro in lavoratori indipendenti ma di fatto subordinati. In tempi di crisi il popolo delle partite IVA si ritrova nella stessa condizione dei mercatari torinesi cui il comune chiede 500 euro al mese per la pulizia dei mercati. A tutti questi si aggiungono i tanti giovani – uno su quattro dicono le statistiche - che non hanno né un lavoro né un percorso formativo. Per non dire dei ragazzi degli istituti professionali che sanno di essere parcheggiati in attesa di disoccupazione.\r\n\r\nNelle piazze torinesi animate dal popolo delle periferie, quello cresciuto tra facebook e il bar sport, si sono ritrovati quelli dei banchi dei mercati, qualche disoccupato, i ragazzi degli istituti professionali.\r\n\r\n Nella sinistra intorno alle giornate di lotta indette dal “coordinamento 9 dicembre” si è sviluppato un dibattito molto ampio, spesso anche aspro.\r\n\r\nDi fronte all’ampiezza della partecipazione, alcuni hanno osservato che era difficile che il mestolo stesse in mano alla destra cittadina. A Torino sia la Destra istituzionale – Fratelli d’Italia – sia chi – come Forza Nuova e Casa Pound - vive nel limbo tra istituzioni e velleità rivoluzionarie – non avrebbero un peso ed una capacità organizzativa tali da poterlo fare.\r\n\r\nUn fatto è certo: nelle piazze di Torino e dintorni i rappresentanti di queste formazioni si sono fatti vedere più volte accolti dagli applausi della gente. Come è certo che buona parte delle tifoserie torinesi, ben presenti nei giorni più caldi, siano ormai da lunghi anni egemonizzate dall’estrema destra. In almeno un caso un esponente di “Alba Dorata” è stato cacciato dal blocco di piazza Derna grazie alla presenza di esponenti di sinistra, che avevano deciso di partecipare all’iniziativa. È tuttavia un caso isolato che non cambia il quadro. Anche la favola dei profughi africani, accolti con un applauso da quelli del “coordinamento 9 dicembre” è stata è stata ampiamente sfatata da resoconti circolati successivamente.\r\nLa questione è comunque mal posta. Qualunque sia stato il peso della destra, nelle sue varie componenti, la domanda vera è un’altra. Il movimento che si è espresso nelle piazze in un garrir di tricolori, inviti alla polizia a fraternizzare, richiami all’unità della nazione contro la casta corrotta e asservita ai diktat dell’Europa delle banche è un movimento di destra o no?\r\nNoi pensiamo di si.\r\n\r\nI resoconti fatti girare dalla sinistra radicale torinese hanno privilegiato l’immagine di piazze ambiguamente acefale: prive di capi, prive di organizzazione, prive di reale comprensione delle ragioni che li avevano condotti lì. Una sorta di creta che chiunque avrebbe potuto plasmare e dirigere. Una descrizione a mio avviso inconsapevolmente intrisa di orgoglio intellettuale e del mai sopito sogno di poter governare o alimentarsi delle jacquerie. Alcuni ne hanno assunto il mero contenuto antisistema, nella vecchia convinzione che il nemico del tuo nemico è un tuo amico. Una \u003Cmark>mostruosità\u003C/mark> ideologica che abbiamo visto annegare nel sangue tra Baghdad e Kabul ma sinora non ci aveva toccato da vicino.\r\n\r\nBisogna guardare in faccia la realtà. Una realtà che certo non ci piace, ma il mero desiderio di vederla diversa non si concreta, se non la si sa vedere per quello che è. I protagonisti di questi giorni di blocchi e serrate sono i figli del deserto sociale degli ultimi trent'anni. Gente che credeva di avere ancoraggi e certezze e oggi si trova sospesa sul nulla. \r\nL’analisi della composizione di classe di questo movimento, della sua natura popolare, periferica,perché avvertivamo forte la necessità di capire ed intervenire per poter fermare l’onda lunga di destra che ha messo a loro disposizione un lessico comune, una chiave di lettura ed un orizzonte progettuale.\r\n\r\nSiamo andati nelle piazze e nei bar ad ascoltare e capire il vento che stava cambiando, perché in periferia, tra i mercati e le strade attraversate dai cortei per l'ordine e la legalità, tra la gente che fatica a campare e non vede prospettive, ci siamo da anni. Da anni sappiamo che l'incapacità di parlare con gli italiani poveri, quelli che guardano con simpatia alla destra xenofoba e razzista, quelli che avevano qualcosa e ora hanno solo paura, avrebbe aperto la strada a chi predica il governo forte, la polizia ovunque, la nazione contro la globalizzazione, l'unione degli italiani, sfruttati e sfruttatori contro il grande complotto internazionale delle banche. Oggi lo chiamano signoraggio: non puntano il dito sugli ebrei ma la melodia della canzone è la stessa dagli anni Trenta del secolo scorso. Gli stranieri di seconda generazione che sventolavano il tricolore con i loro colleghi del mercato, sebbene in realtà pochini rispetto la realtà dei banchi, non ci stupiscono: li abbiamo visti inveire contro altri stranieri, ultimi arrivati che “delinquono”. Molti di loro assumono giovani connazionali poveri e li sfruttano senza pietà così come gli italiani doc. Il gioco del capitalismo piace ad ogni latitudine.\r\n\r\nI protagonisti di questi tre/quattro giorni di blocchi e iniziative sono ceti impoveriti e rancorosi: l’Italia delle clientele prima democristiane e socialiste, poi forza italiote, oggi piegata dalla crisi, dalla pressione fiscale, dall’indebolirsi della compagine berlusconiana e della Lega, partiti politici di riferimento per oltre vent’anni.\r\n\r\nIl loro programma – esplicitamente delineato nei volantini tricolori distribuiti in ogni dove – è chiaro: far cadere il governo, sostituirlo con un esecutivo forte e onesto, capace di traghettare l’Italia fuori dall’euro, fuori dall’Europa delle banche, garantendo significative misure protezioniste.\r\nIl tutto all’insegna di una deriva identitaria di segno nazionalista dove la nazione è descritta e vissuta come un corpo sano attaccato da agenti esterni che si ricompone intorno all’alleanza interclassista dei produttori.\r\nQuesto è un programma di destra. Di destra radicale.\r\n\r\nNon sappiamo se l’episodio dei caschi tolti davanti all’agenzia delle entrate di Torino, o l’abbraccio tra un manifestante e un poliziotto a Milano siano solo foto strappate alle realtà, ma resta il fatto che la volontà di fraternizzare con la polizia ha attraversato le varie piazze d’Italia. A Pistoia gli studenti gridavano “celerino, sei uno di noi!”. La retorica dei lavoratori della polizia, sfruttati e vittime di una classe politica corrotta e parassitaria, è tipica della destra di ogni tempo.\r\n\r\nÈ ingeneroso sostenere che la gente “comune” che ha partecipato alle serrate dei negozi ed ai blocchi del traffico non capisse la portata simbolica e reale di un movimento esplicitamente eversivo dell’ordine esistente. In ambito istituzionale chi ha cercato un’interlocuzione si è dovuto arrendere, perché non c’era spazio di mediazione. Oggi forse alcuni del “coordinamento 9 dicembre” pare siano disposti a sedersi ad un tavolo con il governo, ma nella settimana della serrata e dei blocchi non c'è stato, né avrebbe potuto esserci, spazio per il dialogo. Chi è sceso in piazza lo ha fatto perché convinto di fare la rivoluzione: lo dimostrano gli slogan, gli striscioni, i racconti che vengono diffusi.\r\n\r\nIn questo “tutti a casa” c'è chi ha sentito l'eco delle lotte argentine, chi vi ha letto una volontà di rottura dell'istituito che avrebbe potuto aprire delle possibilità.\r\n\r\nSappiamo bene quanta forza abbiano i momenti di rottura, la scelta di uscire di casa, di spezzare l’ordine che ci piega alla quotidianità scandita dai ritmi di una vita regolata altrove, tuttavia in quelle piazze questa forza si è alimentata di simboli che portano lontano da una prospettiva di emancipazione sociale e di libertà.\r\nL’interruzione della quotidianità agita da chi normalmente affida il proprio futuro all'eterna ripetizione del proprio presente è un evento raro, talora foriero di una rottura radicale. Tuttavia la rottura di un ordine non prefigura necessariamente che la strada intrapresa sia quella giusta. \r\n\r\nNell’estrema sinistra c’è chi ha tentato da cavalcare l’onda nella speranza di mutarla di segno. Purtroppo questo tentativo, limitandosi quasi sempre alla spinta per la radicalizzazione delle pratiche di piazza, che tuttavia non ha né saputo né voluto farsi anche critica dei contenuti di estrema destra della protesta, non ha prodotto risultati significativi.\r\n\r\nL’ipotesi che chi era in piazza esprimesse una ribellione generica senza reale adesione ai contenuti proposti dal Coordinamento 9 dicembre si è rivelata una favola consolatoria. Mercoledì 11 in piazza Castello è bastato che il piccolo caudillo di turno decretasse il “tutti a casa” in attesa di una prossima “marcia su Roma” perché il movimento si sciogliesse, lasciandosi solo una coda di studenti in libera uscita il giorno successivo.\r\n\r\nVedere quello che non c’è è frutto di pregiudizio ideologico, quel pregiudizio ideologico che consiste nel formulare una tesi e cercare – a costo di deformarla – la conferma nella realtà. Il prezzo da pagare è una descrizione che cancella la soggettività esplicita di chi parla e agisce, nell’inseguimento di un’oggettività materiale che si suppone possa, se adeguatamente spinta in avanti, modificare di segno la protesta.\r\n\r\nArticolare un discorso capace di creare legami di classe, al di là delle diverse condizioni normative, fiscali, di reddito è in se difficile. La materialità stessa della condizione dei lavoratori autonomi, nelle sue diverse e distanti articolazioni, lascia poco spazio alla costruzione di percorsi comuni di solidarietà e lotta con gli altri settori popolari.\r\n\r\n Se poi l'immaginario che sostiene una lotta si articola fuori – e contro – l'orizzonte di classe, non si può far finta che la narrazione di chi agisce una lotta sia irrilevante.\r\n\r\nA Torino, a blocchi finiti, abbiamo sentito un giovane protagonista delle piazze arringare gli esponenti di un presidio di sindacalisti di base ed esponenti della sinistra post istituzionale, perché si unissero nel segno del tricolore, buttando a mare falce e martello, per salvare la nazione.\r\n\r\n Quel ragazzo ci pareva la perfetta incarnazione dello slogan di fondo che ha attraversato piazze, mercati, bar e faccia libro, quell'andare oltre la destra e la sinistra tipico della Nuova Destra, quella meno brutale, più raffinata ma non per questo meno pericolosa.\r\nQuando la nozione di “popolo” sostituisce quella di “classe” non siamo di fronte ad una mera trasposizione politica del tifo da calcio ma all'eterna riproposizione del mito della purezza organica della nazione come corpo sano, dove tutti fanno gerarchicamente la loro parte.\r\nChi a sinistra sottovaluta l'importanza dei simboli, chi azzarda paragoni con le rivoluzioni della primavera araba, dimentica che tra bandiere nazionali e religione, quelle primavere sono presto declinate verso l'autunno ed il più gelido degli inverni.\r\nChi frequenta i bar di periferia sa che sesso, calcio, soldi, pioggia sono gli argomenti di sempre, conditi di frizzi, lazzi, scoregge verbali e l'idea che “così va il mondo”. Talora capita che qualcuno si lasci andare a dichiarazioni roboanti, all'insegna del fuoco e dello spaccar tutto. Poi il bar chiude e la rivoluzione dei rivoluzionari dell'aperitivo viene rimandata al giorno successivo.\r\n\r\nSe capita che quelli del bar sport escano davvero in strada è un segnale che sarebbe miope non vedere. Ma sarebbe ancora più miope leggere la realtà con gli occhi tristi degli orfani del soggetto sociale.\r\n\r\nQualcuno a Torino ha scritto che bisogna affondare le mani nella merda perché dai diamanti dell'ideologia non nasce nulla. Siamo d'accordo. Purché non ci si illuda che fare a mattonate contro la polizia tra chi sventola tricolori possa essere il grimaldello che apre il vaso di Pandora dei propri desideri.",[430],{"field":81,"matched_tokens":431,"snippet":427,"value":428},[76],{"best_field_score":85,"best_field_weight":86,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":87,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":43},6693,{"collection_name":205,"first_q":76,"per_page":153,"q":76},{"title":436,"slug":437,"exerpt":438,"link":439,"featured_media":440,"slot":441},"Matinée XXL","matinee-xxl"," Matinée XXL va in onda ogni lunedì dalle 7 alle 9. Sonorizzazione stralunata delle prime ore del giorno, un inganno tra risveglio e sogno lucido, diacronie impossibili e sfasature meteorologiche per accompagnare il tamtam urbano. Sequenza musicale assolutamente in balia degli umori e delle luci quotidiane, un inutile elenco di generi indicherebbe: leftfield […]","https://radioblackout.org/shows/matinee-xxl/","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/P1080327-scaled.jpg",{"day":442,"start":443,"end":444},"lunedi","07:00","09:00",["Reactive",446],{},["Set"],["ShallowReactive",449],{"$f_gHogzgsXwyL7KBO1jhzKvSrPuXuDt76udnDdqtTLrs":-1,"$ftqzIGn6sB1n8CuQfe8lWirjhYFtyceyf6jYFP3MSOI0":-1},true,"/search?query=mostruosit%C3%A0"]