","Giorni di protesta in Marocco","post",1759411879,[67,68,69,70],"https://radioblackout.org/tag/conflitto-sociale/","https://radioblackout.org/tag/marocco/","https://radioblackout.org/tag/movimenti-giovanili/","https://radioblackout.org/tag/proteste/",[34,26,36,72],"proteste",{"post_content":74,"tags":78},{"matched_tokens":75,"snippet":76,"value":77},[28],"similitudini e differenze rispetto ai \u003Cmark>movimenti\u003C/mark> che hanno animato il paese","Dal 25 settembre sono in corso una serie di mobilitazioni nelle città più grandi del Marocco, da Tangeri fino ad Agadir. I temi alla base del malcontento popolare sono diversi: l'assenza di servizi pubblici adeguati nel settore della salute e dell'educazione, l'isolamento delle aree interne (anche esse con comunità più piccole in protesta), la mancanza di assistenza a seguito del sisma, ma anche questioni più globali come la Palestina. 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La conferenza è stata chiamata da Youth Writing History, un network globale che coinvolge organizzazioni e movimenti giovanili di tutto il mondo \"in the search for an alternative life\", così come si legge sul sito di riferimento. Lo scopo è creare un movimento internazionale per superare la crisi della modernità capitalista.\r\n\r\nI temi centrali dell'incontro sono stati l'autonomia giovanile, il femminismo, la questione ecologica, il militarismo, l'educazione e la migrazione, tutti affrontati con uno sguardo giovanile.\r\n\r\nDi seguito l'intervista ad un'attivista di Defend Kurdistan che ha partecipato alla Conferenza:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/youthworldconferenze.081123.mp3\"][/audio]\r\nYOUTH WRITING HISTORY","8 Novembre 2023","2023-11-09 17:17:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/Schermata-2023-11-09-alle-17.02.40-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"265\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/Schermata-2023-11-09-alle-17.02.40-300x265.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/Schermata-2023-11-09-alle-17.02.40-300x265.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/Schermata-2023-11-09-alle-17.02.40.png 661w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","World Youth Conference",1699486629,[120],"http://radioblackout.org/tag/youthwritinghistory/",[122],"youthwritinghistory",{"post_content":124},{"matched_tokens":125,"snippet":126,"value":127},[28,85],"globale che coinvolge organizzazioni e \u003Cmark>movimenti\u003C/mark> \u003Cmark>giovanili\u003C/mark> di tutto il mondo \"in","Durante la settimana appena passata a Parigi si è tenuta la prima Conferenza mondiale della gioventù. 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Il successo di questo schieramento, pragmatico in politica estera, liberista in economia, moderatamente aperto alla modificazione della morale islamica in fatto di costumi, è anche il prodotto del successo conseguito da Rohani con l'accordo sul nucleare. Interpreta soprattutto le aspettative di modernizzazione della composizione urbana, di classe media, giovane e che guarda verso Occidente (la maggioranza della popolazione iraniana attuale è nata dopo la presa di potere komehinista).\r\nL'affermazione di questo soggetto politico mette fortemente in discussione il vecchio ceto politico conservatore ma ricicla al suo interno anche molti vecchi arnesi della politica, capaci forse più di altri di interpretare interessi (anche economici) prodotti dalla cangiante e dinamica società iraniana. Esso produce necessariamente uno scossone nella politica istituzionale del paese, ma di uno scossone di assestamento si tratta, dal momento che, pur essendo anche frutto delle istanze che si sono espresse nei movimenti giovanili di contestazione degli ultimi anni, li incanala e istituzionalizza nel sistema di potere. Secondo la Rivetti infatti, si tratta di momento di passaggio importante che chiude un vecchio ciclo e ne apre uno nuovo, all'insegna di una stabilità ricercata e in fondo desiderata da molti cittadini iraniani, tanto più in un momento in cui tutti i paesi circondanti sono percorsi da guerre civili interne dispiegate o latenti.\r\nAscolta l'intervista\r\npaola_rivetti_iran_marzo_16","3 Marzo 2016","2016-03-08 19:58:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/iran1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"151\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/iran1-300x151.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/iran1-300x151.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/iran1-768x386.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/iran1.jpg 795w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Eelzioni in Iran, tra stabilità e cambiamento",1457020453,[150,151],"http://radioblackout.org/tag/elezioni/","http://radioblackout.org/tag/iran/",[153,22],"elezioni",{"post_content":155},{"matched_tokens":156,"snippet":157,"value":158},[28,85],"che si sono espresse nei \u003Cmark>movimenti\u003C/mark> \u003Cmark>giovanili\u003C/mark> di contestazione degli ultimi anni,","Con Paola Rivetti, docente di Politics of the Middle East and International Relations all'Università di Dublino, commentiamo il risultato delle elezioni in Iran che hanno visto prevalere una coalizione di riformisti moderati, molto ampia ed eterogenea al suo interno. 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Cronache di una rivoluzione rimossa. Portogallo e immaginario politico 1974-75\", in merito alla fase attuale in Francia.\r\n\r\nParliamo della scelta e del coinvolgimento dei movimenti dal basso nella partecipazione alla costruzione del Nuovo Fronte Popolare, di quali interessi e quali conseguenze ha avuto questo passaggio.\r\n\r\nUna riflessione sul \"fascismo\" sul rischio della fascistizzazione da un lato e sulla seconda chance di Macron e tutto ciò che rappresenta il suo partito dall'altro. A fronte dell'attivazione di composizioni giovanili, dei quartieri popolari, dei soggetti razzializzati e dei movimenti decoloniali occorre però approfondire lo sguardo rispetto al significato di questo passaggio elettorale. 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Si tratta di organizzazioni giovanili che contavano migliaia di membri, attive/i nei movimenti sociali del loro paese, nelle scuole, nelle università, nelle lotte territoriali. Giovani come ce ne sono anche nelle città italiane, mossi dal rifiuto delle ingiustizie perpetrate nel sistema in cui viviamo ed impegnati nella sua trasformazione. È bastato un pronunciamento di un giudice perché fossero considerati ‘terroristi’ e trattati come tali: arrestati, messi sotto processo, torturati.\r\nA due anni di distanza dalla maxi-retata che portò alla detenzione di 34 di loro,e alla vigilia dell'ennesima udienza che li vede imputati all'Audiencia Nacional di Madrid, incontreremo due compagni del movimento giovanile basco.\r\n\r\nLunedì erano a Roma, dove insieme ai compagni/e del comitato Un Caso Basco a Roma hanno festeggiato l'assoluzione di Lander e Aingeru. Martedì erano a Napoli, ospiti del comitato Ehl Napoli, e poi ancora Bologna e Milano. Venerdì, invece, saranno a Torino, Palazzo Nuovo, h 17:00.\r\n\r\nAlla vigilia della tappa torinese, abbiamo fatto una chiacchierata con Salvatore, per raccontarci gli stimoli che la ricca discussione ha scaturito nell'appuntamento napoletano di martedì scorso.\r\n\r\nSaso.mp3 (1)\r\n\r\n ","21 Novembre 2013","2018-10-17 22:10:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/11/SegiGira-200x110.png","Carovana dei giovani indipendentisti baschi,dalla solidarietà all'impegno","podcast",1385048642,[310,311,312,313,314,315],"http://radioblackout.org/tag/ehl/","http://radioblackout.org/tag/euskal-herria/","http://radioblackout.org/tag/movimenti-giovanili/","http://radioblackout.org/tag/paesi-baschi/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/sinistra-indipendentista/",[277,287,36,283,317,292],"repressione",{"post_content":319,"tags":323},{"matched_tokens":320,"snippet":321,"value":322},[28,85],"Jarrai”, poi “Haika”, infine “Segi” -i \u003Cmark>movimenti\u003C/mark> \u003Cmark>giovanili\u003C/mark>- sono state messi al bando","Continua il giro di incontri con gli accusati del maxi-processo a Segi, l'organizzazione giovanile del movimento basco di liberazione nazionale e sociale, illegalizzata nel 2005 dal governo di Madrid.\r\nNel corso degli anni, prima “Jarrai”, poi “Haika”, infine “Segi” -i \u003Cmark>movimenti\u003C/mark> \u003Cmark>giovanili\u003C/mark>- sono state messi al bando ed inserite nella lista delle organizzazioni terroristiche perché accusate di essere diramazione di ETA. 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All'interno di 19e59 cominciamo una lunga serie di puntate dedicate a questo tema, visto che lo spunto iniziale è la morte di Sid Vicius come nostra abitudine inizieremo tutte le puntate con musica italiana del 1979 per poi passare, durante le letture, a musica punk, proto punk, new wawe ecc. di vari anni. Alcuni danno come nascita ufficiale del punk il 1977, ma in realtà è un movimento che ha dei precursori già agli inizi del decennio, non avevamo ancora approfondito la storia di questo movimento che come vedremo non è solo esclusivamente musicale ma anche artistico, letterario e molto altro, per farlo utilizzeremo il testo di JON SAVAGE \"IL GRANDE SOGNO INGLESE,i Sex Pistols e il Punk\". La nostra narrazione prende spunto dai tardi anni '60 con alcune incursioni nel dadaismo e nei movimenti giovanili degli anni '50 e '60 terminiamo questa serie di puntate con l'uscita del singolo GOD SAVE THE QUEEN dei Sex Pistols nel 1977 e degli effetti che ebbe nella vita del gruppo, sul punk inglese e soprattutto nella società inglese.\r\n\r\nPER LA GRANDE QUANTITÀ DI LUNGHI AUDIO C'È NECESSITÀ DI UN PO' DI MINUTI PER POTERNE USUFRUIRE.\r\n\r\nPuntata del 14 aprile 1017\r\n\r\n14 aprile 2017 parte 1\r\n\r\n14 aprile 2017 parte 2\r\n\r\n14 aprile 2017 parte 3\r\n\r\n\r\n\r\npuntata del 21 aprile 2017\r\n\r\n21 aprile 2017 parte 1\r\n\r\n21 aprile 2017 parte 2\r\n\r\n21 aprile 2017 parte 3\r\n\r\n\r\n\r\npuntata del 28 aprile 2017\r\n\r\n28 aprile 2017 parte1\r\n\r\n28 aprile 2017 parte 2\r\n\r\n28 aprile 2017 parte 3\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nPuntata del 5 maggio 2017\r\n\r\n5 maggio 2017 parte 1\r\n\r\n5 maggio 2017 parte 2\r\n\r\n5 maggio 2017 parte 3\r\n\r\n\r\n\r\npuntata del 12 maggio 2017\r\n\r\n12 maggio 2017 parte 1\r\n\r\n12 maggio 2017 parte 2\r\n\r\n12 maggio 2017 parte 3\r\n\r\npuntata del 19 maggio 2017\r\n\r\n19 maggio 2017 parte 1\r\n\r\n19 maggio 2017 parte 2\r\n\r\n19 maggio 2017 parte 3\r\n\r\n ","30 Settembre 2017","2018-10-17 23:09:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/jonsavage_sognoinglese-200x110.jpg","I podcast di 19e59: i Sex Pistols & il punk",1506792900,[358,359,360,361,362],"http://radioblackout.org/tag/19-59/","http://radioblackout.org/tag/anni-70/","http://radioblackout.org/tag/il-grande-sogno-inglese/","http://radioblackout.org/tag/punk/","http://radioblackout.org/tag/sex-pistols/",[364,365,290,366,281],"19-59","anni 70","punk",{"post_content":368},{"matched_tokens":369,"snippet":370,"value":371},[28,85],"incursioni nel dadaismo e nei \u003Cmark>movimenti\u003C/mark> \u003Cmark>giovanili\u003C/mark> degli anni '50 e '60","Nel 1979 moriva Sid Vicius, bassista del gruppo inglese dei Sex Pistols, per poter meglio narrare la sua breve storia abbiamo deciso di raccontare la storia della band e non solo, ma anche in parte la vita della scena punk britannica e non solo, visto la contaminazione e lo scambio con gruppi e personaggi che più meno contemporaneamente nascevano oltreoceano. 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In questa corrispondenza ad Harraga, in onda su Radio Blackout, con una compagna da Sofia, abbiamo parlato di fascismo e antifascismo in Bulgaria; dove la situazione è per molti versi simili a quella ungherese, ma anche strettamente legata dinamiche europee. La Bulgaria è la frontiera sudorientale dell'Europa con la Turchia: un confine su cui politica bulgara ed europea costruiscono da anni la loro propaganda anti-immigrati per legittimare la militarizzazione e i tagli al welfare, e su cui marciano sia nuovi partiti di estrema destra, populisti e filo-russi, sia le organizzazioni neonaziste extra-partitiche. Nell'ultimo anno a Sofia, abbiamo assistito a marce anti-immigrati organizzate da rappresentanti della politica istituzionale e capeggiati da gruppi di ultras neonazi, così come a frequenti aggressioni per le strade e campagne di propaganda razzista e omotransfobica. I neonazi si prendono gli spazi lasciati vuoti dalla politica e dai servizi assenti: le organizzazioni giovanili \"patriottiche\" sono nelle scuole, nelle palestre e negli stadi. Spesso gli aggressori sono (appositamente) minorenni, mentre più in alto nella scala gerarchica sta chi da anni collabora con polizia, politica e mafia nel traffico della droga e nelle provocazioni nei movimenti di piazza più grandi. In mezzo al fascismo che avanza su tutti i fronti, lx compagnx antifascistx organizzano ogni anno un corteo chiamato \"No ai nazisti nelle nostre strade\" (in foto), in risposta alla marcia neonazista in onore del generale Hristo Lukov. Quest'anno le mobilitazioni antifasciste e antirazziste non sono mancate e sono state occasioni di intreccio tra le lotte in solidarietà ai reclusi nei cpr e nei centri di accoglienza bulgari, la lotta per la libertà di movimento al confine con la Turchia, le lotte transfemministe e il movimento di solidarietà con la resistenza palestinese e quella curda.\r\n\r\nNella prima parte, un'analisi sul contesto bulgaro di ascesa delle estreme destre sia parlamentari che extra parlamentari:\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/BulgariaANTIFApt1.mp3\"][/audio]\r\n Nella seconda parte dell'approfondimenti, un racconto su come si dispiega la resistenza all'estremismo di destra fronte a come quest'ultimo si mostra quotidianamente nelle strade:\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/BULGARIAantifapt2.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer più info e seguire le mobilitazioni: @antifabg @migrantsolidaritybg","14 Aprile 2025","2025-04-15 16:11:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/beznazisti-200x110.jpg","Neonazi e mobilitazioni antifasciste in Bulgaria",1744665223,[389,390,391,392],"http://radioblackout.org/tag/antifascismo/","http://radioblackout.org/tag/antirazzismo/","http://radioblackout.org/tag/lotta/","http://radioblackout.org/tag/war-on-migrants/",[275,394,395,396],"antirazzismo","lotta","war on migrants",{"post_content":398},{"matched_tokens":399,"snippet":400,"value":401},[85],"dai servizi assenti: le organizzazioni \u003Cmark>giovanili\u003C/mark> \"patriottiche\" sono nelle scuole, nelle","I fatti di Budapest di due anni fa e la conseguente pesante repressione che sta colpendo le e gli antifascisti in Ungheria e fuori, hanno aperto una finestra sull’antifascismo un po’ più a est dei nostri abituali orizzonti. 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L'oggetto del titolo é il pendolo realizzato nel 1851 dal fisico francese Jean Bernard Leon Foucault oggi esposto al Conservatoire National des arts et métiers di Parigi. Il protagonista narrante é Casaubon, poi ci sono i suoi amici Belbo e Diotallevi. La storia inizia a Milano nel 1984, ma poi spazia nella Resistenza, nel Sessantotto e nel Medioevo tra Parigi, Torino e Rio de Janeiro, per tornare nelle Langhe. I tre amici sono riusciti a fare della loro cultura vasta e disordinata un mestiere, eseguono ricerche tra archivi e biblioteche (non c'é ancora internet), e il romanzo diventa un viaggio tra tutti i complotti e i segreti che le mente umana ha concepito, dai Cavalieri Templari che sopravvivono occultamente, al significato segreto della Grande Piramide, il conte di Saint-Germain, Cagliostro, Mesmer, la Cabala, i Rosa-Croce e ovviamente Atlantide. La vera storia del mondo nascosta, tranne che per pochi eletti, dietro la facciata illusoria. Casaubon ci confida i suoi ricordi giovanili \"Mi accadeva di accodarmi a uno striscione invece che a un altro solo per seguire una ragazza che turbava la mia immaginazione\" ma in pochi anni tutto cambia \"Non si parlava più di rivoluzione, chi si diceva di sinistra citava Nietzche e Céline e le riviste di destra celebravano le rivoluzioni del Terzo Mondo. Alcuni dei vecchi militanti avevano aperto scuole di meditazione trascendentale o ristoranti macrobiotici.\" Molti fili narrativi, il lettore può seguire quello che sente più vicino e affine. Buon ascolto.\r\n\r\nPer i più curiosi:\r\n\r\nLouis Pauwels, Jacques Bergier \"Il mattino dei maghi - Introduzione al realismo fantastico\" Mondadori, Milano 1964;\r\n\r\nRobert Baigent, Richard Leigh, Henry Lincoln \"Il santo Graal - Una catena di misteri lunga duemila anni\" Mondadori, Milano 1982;\r\n\r\nMassimo Introvigne \"Il cappello del mago - I nuovi movimenti magici dallo spiritismo al satanismo\" Sugar, Milano 1980;\r\n\r\nPeter Partner \"I Templari\" Einaudi, Torino 1992;\r\n\r\nJacques De Mathieu \"I Templari in America - Colombo non fu il primo\" Piemme, Casale Monferrato 1981.","3 Febbraio 2020","2020-12-25 17:13:34","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/PENDOLO2-194x110.jpg","IL PENDOLO DI FOUCAULT - LA PERLA DI LABUAN 31/1/2020",1580718946,[],[],{"post_content":424},{"matched_tokens":425,"snippet":426,"value":427},[85],"ci confida i suoi ricordi \u003Cmark>giovanili\u003C/mark> \"Mi accadeva di accodarmi a","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/2020.01.31-15.00.00-blackout.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\"Fu allora che vidi il Pendolo.\" così comincia il romanzo \"Il pendolo di Foucault\" scritto nel 1988 da Umberto Eco. L'oggetto del titolo é il pendolo realizzato nel 1851 dal fisico francese Jean Bernard Leon Foucault oggi esposto al Conservatoire National des arts et métiers di Parigi. Il protagonista narrante é Casaubon, poi ci sono i suoi amici Belbo e Diotallevi. La storia inizia a Milano nel 1984, ma poi spazia nella Resistenza, nel Sessantotto e nel Medioevo tra Parigi, Torino e Rio de Janeiro, per tornare nelle Langhe. I tre amici sono riusciti a fare della loro cultura vasta e disordinata un mestiere, eseguono ricerche tra archivi e biblioteche (non c'é ancora internet), e il romanzo diventa un viaggio tra tutti i complotti e i segreti che le mente umana ha concepito, dai Cavalieri Templari che sopravvivono occultamente, al significato segreto della Grande Piramide, il conte di Saint-Germain, Cagliostro, Mesmer, la Cabala, i Rosa-Croce e ovviamente Atlantide. La vera storia del mondo nascosta, tranne che per pochi eletti, dietro la facciata illusoria. Casaubon ci confida i suoi ricordi \u003Cmark>giovanili\u003C/mark> \"Mi accadeva di accodarmi a uno striscione invece che a un altro solo per seguire una ragazza che turbava la mia immaginazione\" ma in pochi anni tutto cambia \"Non si parlava più di rivoluzione, chi si diceva di sinistra citava Nietzche e Céline e le riviste di destra celebravano le rivoluzioni del Terzo Mondo. Alcuni dei vecchi militanti avevano aperto scuole di meditazione trascendentale o ristoranti macrobiotici.\" Molti fili narrativi, il lettore può seguire quello che sente più vicino e affine. Buon ascolto.\r\n\r\nPer i più curiosi:\r\n\r\nLouis Pauwels, Jacques Bergier \"Il mattino dei maghi - Introduzione al realismo fantastico\" Mondadori, Milano 1964;\r\n\r\nRobert Baigent, Richard Leigh, Henry Lincoln \"Il santo Graal - Una catena di misteri lunga duemila anni\" Mondadori, Milano 1982;\r\n\r\nMassimo Introvigne \"Il cappello del mago - I nuovi \u003Cmark>movimenti\u003C/mark> magici dallo spiritismo al satanismo\" Sugar, Milano 1980;\r\n\r\nPeter Partner \"I Templari\" Einaudi, Torino 1992;\r\n\r\nJacques De Mathieu \"I Templari in America - Colombo non fu il primo\" Piemme, Casale Monferrato 1981.",[429],{"field":97,"matched_tokens":430,"snippet":426,"value":427},[85],{"best_field_score":407,"best_field_weight":134,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":53,"score":408,"tokens_matched":92,"typo_prefix_score":53},{"document":433,"highlight":453,"highlights":458,"text_match":405,"text_match_info":461},{"comment_count":53,"id":434,"is_sticky":53,"permalink":435,"podcastfilter":436,"post_author":437,"post_content":438,"post_date":439,"post_excerpt":440,"post_id":434,"post_modified":441,"post_thumbnail":442,"post_title":443,"post_type":307,"sort_by_date":444,"tag_links":445,"tags":450},"8328","http://radioblackout.org/podcast/siam-del-popolo-gli-arditi/",[],"anarres","Il prossimo 28 aprile si svolgerà a Reggio Emilia un convegno sugli Arditi del popolo.\r\n\r\nIl convegno si svolgerà in via Dom Minzoni dalle 15.\r\nInterverranno Luigi Balsamini, Antonio Zambonelli e Marco Rossi.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Marco Rossi, autore di “Arditi non gendarmi!”\r\n\r\nAscolta l’approfondimento: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/2012.04-marco-rossi-arditi-del-popolo.mp3|titles=2012.04 marco rossi arditi del popolo]\r\n\r\nScarica l'audio \r\n\r\nDi seguito l’estratto di un articolo di Marco comparso su Arivista:\r\n\r\nLe battute d’arresto e i rovesci che i fascisti subirono avvennero quasi sempre in contesti urbani (Roma, Bari, Parma...) dove la moderna classe operaia, reduce dall’esperienza dell’occupazione delle fabbriche, e il combattentismo rivoluzionario poterono opporre “guerra alla guerra” trasformando le strade e i quartieri in campi trincerati, difesi da solidali moltitudini popolari, tanto che si dovette ricorrere alle artiglierie, alle autoblindo e persino agli aerei.\r\nPer questi motivi, l’isolamento e il controllo politico imposto agli Arditi del popolo dai partiti socialista, repubblicano e comunista, costituì oggettivamente un grave fattore di indebolimento dell’antifascismo, in quanto l’arditismo popolare era in grado di contrastare con efficacia - ossia in termini militari e di massa - «la più atroce e difficile guerriglia che classe operaia abbia mai dovuto combattere» (come ebbe a definirla Gramsci). […] Sarebbe occorsa, come scrisse Malatesta da vecchio insurrezionalista, una «resistenza energica, metodica, organizzata contro la violenza avversaria». […] Invece, di fronte a tale inedita sistematica aggressione prevalse una sorta di fuga dalla realtà: «erano tutti d’accordo – secondo le parole di Emilio Lussu - nel valutare la violenza fascista come antistorica: non bisognava dunque contrapporre ad essa un’altra violenza antistorica, ma attendere il crearsi dell’ambiente favorevole ad una violenza storica».\r\n[…] La direzione del Partito socialista aveva preso presto le distanze dagli Arditi del popolo, malgrado le sincere simpatie manifestate dalla base, quali risultavano dalle pagine dell’«Avanti!»; ma tale decisione politica si rivelò ancora più grave con l’accettazione del cosiddetto Patto di pacificazione che il 2 agosto, nello studio romano del presidente della Camera De Nicola, venne unitamente sottoscritto dal Partito socialista, dalla Confederazione generale del lavoro e dai Fasci, e condiviso dall’Associazione nazionale combattenti, dal Partito popolare e dalla direzione di quello repubblicano. Il cosiddetto patto di Roma, infatti, all’art. 5 recitava: «Il PSI dichiara di essere estraneo all’organizzazione e all’opera degli Arditi del popolo, come del resto risulta già dallo stesso convegno di questi che si proclamano al di fuori di tutti i partiti». A distanza di pochi anni, Nenni molto lucidamente definì il Trattato «un grave errore di valutazione» persino «grottesco se si pensa che il Partito nello stesso momento, rifiutava qualsiasi intesa coi gruppi antifascisti».\r\nAl contrario, l’organo dei Fasci poteva esprimere la propria soddisfazione: «gli arditi del popolo, i quali ormai sconfessati da repubblicani, da comunisti e dai socialisti, dovranno rapidamente concludere la loro breve ed ingloriosa carriera».\r\nQuattro giorni dopo la firma del Patto di pacificazione pure il Partito comunista, attraverso un comunicato dell’Esecutivo datato 7 agosto, si “chiamava fuori” minacciando i «più severi provvedimenti» per i militanti comunisti che avessero fatto parte degli Arditi del popolo, lasciando questi ultimi in un sempre più pesante isolamento, specie dopo la dissociazione del Partito repubblicano avvenuta alla fine di luglio.\r\n\r\nIl discorso è diverso per il movimento anarchico che, invece, respinse decisamente ogni ipotesi di pacificazione, continuando a sostenere gli Arditi del popolo. Sino ad allora, a differenza degli altri raggruppamenti politici, gli anarchici non avevano sentito l’esigenza di dare vita a proprie strutture di difesa, in quanto la loro prassi era già improntata ad una lunga consuetudine di azione diretta e organizzazione semi-legale; ma la comparsa dell’arditismo popolare rappresentava per loro un’occasione per dare impulso all’iniziativa rivoluzionaria.\r\n[…] Pur risultando l’unica realtà del movimento di classe ad appoggiare sino all’ultimo gli Arditi del popolo - come attestato dai comunicati dell’Associazione regolarmente ospitati sia su «Umanità Nova» che sulla stampa libertaria in genere - anche in seno all’anarchismo vi fu un dibattito in merito, a causa soprattutto della struttura militarista (disinvoltamente accettata da molti anarchici di tendenza individualista e antiorganizzatrice), ma anche per la sua composizione non esclusivamente proletaria (vista invece con diffidenza dai comunisti anarchici). L’esistenza di alcune divergenze teoriche si può intuire da un articolo pubblicato, in data 20 luglio 1921, su «Il Seme», settimanale livornese dell’Uniona anarchica italiana, di cui si riporta uno stralcio: «Chi sono cotesti Arditi del popolo? Sento già questa domanda affiorare alle labbra di qualcuno di quei compagni ingenui o forse troppo puritani, che vedono dappertutto l’incoerenza che nuoce ai principi della incorruttibile Anarchia nostra [...] La rivoluzione non si affretta leggendo filosofia o scrivendo articoli di giornale, ma scendendo sul terreno dell’azione. Ed era l’ora. Anche l’anarchismo divenuto troppo giornalaio minacciava di irretirsi di rinunce, e troppo lasciava correre imponendosi un pericoloso isolamento [...] Possiamo adunque pensare che gli Arditi del popolo, sorti dalla fraterna riconciliazione dei rivoluzionari romani, sono sangue del nostro sangue e carne della nostra carne. Dobbiamo aiutarli, incoraggiarli, imitarli». In un altro articolo, seppure favorevole agli AdP, pubblicato su «Il Libertario» del 21 luglio, veniva premesso che «Noi, lo si sa, non abbiamo troppe simpatie per l’apparato militaresco e per la sottomissione e disciplina che consegue all’organizzazione di questi eserciti proletari».\r\n\r\nNel 1922, a Roma, probabilmente per rafforzare la difesa delle proprie sedi e manifestazioni, i preesistenti Nuclei libertari «Arditi Anarchici» costituirono il 1° battaglione «Arditi Anarchici» e fu avviata la formazione del 2° e del 3°, come si apprende dagli articoli pubblicati nella cronaca romana di «Umanità Nova» del 21 e 28 ottobre. Da un fonogramma della questura di Roma al Ministero dell’Interno, in data 14 novembre, si apprende della perquisizione e dell’arresto di Raffaele De Angelis, ritenuto uno dei principali organizzatori dei «Nuclei giovanili arditi anarchici».\r\n[…] Numerosi furono i militanti anarchici, sia di tendenza individualista che comunista, promotori dell’organizzazione ardito-popolare e con responsabilità di comando in essa, ad iniziare dalla sezione romana con A. Paolinelli, A. Eluisi, V. Santarelli, R. Gentilezza, C. Mannarelli, G. Gallinella, A. Di Giacomo, N. Rita, A. Mastrosanti, U. Piermattei, S. Stagnetti, G. Luzzi e, in provincia, Del Prete a Genzano e V. De Fazi a Civitavecchia. Altri anarchici con ruoli dirigenti furono A. Del Sole a Orte (Vt); P. Ranieri a Tavernelle (Pu); A. Cieri a Parma; G. Tenaglia, P. Tripol, A. Poggiani e M. Camin a Trento; I. Margherita a Torino; M. Corona a Vercelli; N. Prina a Gattinara (Vc); E. Lelli a Bologna; E. Canzi a Piacenza; P. Binazzi a La Spezia; U. Marzocchi a La Spezia e a Savona; G. Del Freo e G. Raffaelli a Montignoso (Ms); R. Sarti e A. Raspini a Firenze; V. Mazzoni, O. Buoncristiani, R. Corucci e A. Fontana a Pisa; A. Consani, V. Recchi e L. Filippi a Livorno; T. Eschini a Pistoia; G. Lessi a Piombino (Li). Molti anche gli anarchici che, militando negli AdP, rimasero uccisi, tra i quali: A. Baldasseroni, F. Nardi e F. Filippetti a Livorno; S. Rossi a Castagneto Carducci (Li); L. Landi, A. Lucarelli, G. Morelli a Piombino (Li); C. Fava e A. Puzzarini a Parma; Nello Rossi a Rimini, F. Raffaelli a Terni (Pg); R. Semenzato a Dolo (Ve); G. Bonci a Spello (Pg); C. Comaschi a Cascina (Pi).\r\n[…] L’intransigenza dell’Unione sindacale italiana era nota allo stesso Mussolini che, nel 1920, commentando un progetto insurrezionale “dannunziano”, ebbe ad osservare: «Bisogna dunque fare il possibile perché la fulminea marcia su Roma non sia complicata da uno sciopero generale […] Ora, per evitare lo sciopero generale o analoghi movimenti di masse e per non essere costretti a reprimerli, occorre, se non convincere i capi, dividerli: il che disorienterà le masse stesse.\r\nNon si può contare sulla Unione sindacale italiana, ma si può contare, sino un certo punto, sulla Confederazione Generale del Lavoro».\r\nPer la sua attività l’USI subì innumerevoli distruzioni e l’uccisione di numerosi militanti: tra le Camere del lavoro e le sezioni dell’organizzazione “anarco-sindacalista” devastate od occupate dagli squadristi, in camicia nera o in uniforme, vi furono quelle di Milano, Varese, Suzzara, Monastero, Brescia, Crema, Mantova, Piacenza, Rovereto, Vicenza, Bologna, Ferrara, Imola, Parma, Modena, Genova, Sampierdarena, Sestri Ponente, Savona, La Spezia, Firenze, Arezzo, Pisa, Carrara, Lucca, Viareggio, Livorno, Pistoia, Piombino, San Giovanni Valdarno, Castelnuovo dei Sabbioni, Terni, Fano, Roma, Andria, Taranto, Cerignola, Minervino Murge, Iglesias, nonché quelle di Bari e Verona, da poco fuoriuscite dall’Unione.\r\nIl prefetto di Genova, legittimando l’invasione fascista della Camera del lavoro di Sestri Ponente, difesa anche dagli Arditi del popolo, sottolineò che questa «non è socialista ufficiale, ma sindacalista anarchica comunista ed ha sempre dato motivo a pericolo di disordini per suo carattere violento e rivoluzionario».\r\nIl 7 gennaio 1925 il prefetto di Milano decretò lo scioglimento definitivo dell’USI su tutto il territorio nazionale in quanto «organizzazione sovvertitrice e antinazionale», anche se poi questa avrebbe continuato a operare in clandestinità e all’estero.","23 Aprile 2012","Il prossimo 28 aprile si svolgerà a Reggio Emilia un convegno sugli Arditi del popolo.\r\n\r\nIl convegno si svolgerà in via Dom Minzoni dalle 15.\r\nInterverranno Luigi Balsamini, Antonio Zambonelli e Marco Rossi.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Marco Rossi, autore di “Arditi non gendarmi!”\r\n\r\nAscolta l’approfondimento: \r\n\r\nDi seguito l’estratto di un articolo di Marco comparso su Arivista:\r\n\r\nLe battute d’arresto e i rovesci che i fascisti subirono avvennero quasi sempre in contesti urbani (Roma, Bari, Parma...) dove la moderna classe operaia, reduce dall’esperienza dell’occupazione delle fabbriche, e il combattentismo rivoluzionario poterono opporre “guerra alla guerra” trasformando le strade e i quartieri in campi trincerati, difesi da solidali moltitudini popolari, tanto che si dovette ricorrere alle artiglierie, alle autoblindo e persino agli aerei.\r\nPer questi motivi, l’isolamento e il controllo politico imposto agli Arditi del popolo dai partiti socialista, repubblicano e comunista, costituì oggettivamente un grave fattore di indebolimento dell’antifascismo, in quanto l’arditismo popolare era in grado di contrastare con efficacia - ossia in termini militari e di massa - «la più atroce e difficile guerriglia che classe operaia abbia mai dovuto combattere» (come ebbe a definirla Gramsci). […] Sarebbe occorsa, come scrisse Malatesta da vecchio insurrezionalista, una «resistenza energica, metodica, organizzata contro la violenza avversaria». […] Invece, di fronte a tale inedita sistematica aggressione prevalse una sorta di fuga dalla realtà: «erano tutti d’accordo – secondo le parole di Emilio Lussu - nel valutare la violenza fascista come antistorica: non bisognava dunque contrapporre ad essa un’altra violenza antistorica, ma attendere il crearsi dell’ambiente favorevole ad una violenza storica».\r\n[…] La direzione del Partito socialista aveva preso presto le distanze dagli Arditi del popolo, malgrado le sincere simpatie manifestate dalla base, quali risultavano dalle pagine dell’«Avanti!»; ma tale decisione politica si rivelò ancora più grave con l’accettazione del cosiddetto Patto di pacificazione che il 2 agosto, nello studio romano del presidente della Camera De Nicola, venne unitamente sottoscritto dal Partito socialista, dalla Confederazione generale del lavoro e dai Fasci, e condiviso dall’Associazione nazionale combattenti, dal Partito popolare e dalla direzione di quello repubblicano. Il cosiddetto patto di Roma, infatti, all’art. 5 recitava: «Il PSI dichiara di essere estraneo all’organizzazione e all’opera degli Arditi del popolo, come del resto risulta già dallo stesso convegno di questi che si proclamano al di fuori di tutti i partiti». A distanza di pochi anni, Nenni molto lucidamente definì il Trattato «un grave errore di valutazione» persino «grottesco se si pensa che il Partito nello stesso momento, rifiutava qualsiasi intesa coi gruppi antifascisti».\r\nAl contrario, l’organo dei Fasci poteva esprimere la propria soddisfazione: «gli arditi del popolo, i quali ormai sconfessati da repubblicani, da comunisti e dai socialisti, dovranno rapidamente concludere la loro breve ed ingloriosa carriera».\r\nQuattro giorni dopo la firma del Patto di pacificazione pure il Partito comunista, attraverso un comunicato dell’Esecutivo datato 7 agosto, si “chiamava fuori” minacciando i «più severi provvedimenti» per i militanti comunisti che avessero fatto parte degli Arditi del popolo, lasciando questi ultimi in un sempre più pesante isolamento, specie dopo la dissociazione del Partito repubblicano avvenuta alla fine di luglio.\r\n\r\nIl discorso è diverso per il movimento anarchico che, invece, respinse decisamente ogni ipotesi di pacificazione, continuando a sostenere gli Arditi del popolo. Sino ad allora, a differenza degli altri raggruppamenti politici, gli anarchici non avevano sentito l’esigenza di dare vita a proprie strutture di difesa, in quanto la loro prassi era già improntata ad una lunga consuetudine di azione diretta e organizzazione semi-legale; ma la comparsa dell’arditismo popolare rappresentava per loro un’occasione per dare impulso all’iniziativa rivoluzionaria.\r\n[…] Pur risultando l’unica realtà del movimento di classe ad appoggiare sino all’ultimo gli Arditi del popolo - come attestato dai comunicati dell’Associazione regolarmente ospitati sia su «Umanità Nova» che sulla stampa libertaria in genere - anche in seno all’anarchismo vi fu un dibattito in merito, a causa soprattutto della struttura militarista (disinvoltamente accettata da molti anarchici di tendenza individualista e antiorganizzatrice), ma anche per la sua composizione non esclusivamente proletaria (vista invece con diffidenza dai comunisti anarchici). L’esistenza di alcune divergenze teoriche si può intuire da un articolo pubblicato, in data 20 luglio 1921, su «Il Seme», settimanale livornese dell’Uniona anarchica italiana, di cui si riporta uno stralcio: «Chi sono cotesti Arditi del popolo? Sento già questa domanda affiorare alle labbra di qualcuno di quei compagni ingenui o forse troppo puritani, che vedono dappertutto l’incoerenza che nuoce ai principi della incorruttibile Anarchia nostra [...] La rivoluzione non si affretta leggendo filosofia o scrivendo articoli di giornale, ma scendendo sul terreno dell’azione. Ed era l’ora. Anche l’anarchismo divenuto troppo giornalaio minacciava di irretirsi di rinunce, e troppo lasciava correre imponendosi un pericoloso isolamento [...] Possiamo adunque pensare che gli Arditi del popolo, sorti dalla fraterna riconciliazione dei rivoluzionari romani, sono sangue del nostro sangue e carne della nostra carne. Dobbiamo aiutarli, incoraggiarli, imitarli». In un altro articolo, seppure favorevole agli AdP, pubblicato su «Il Libertario» del 21 luglio, veniva premesso che «Noi, lo si sa, non abbiamo troppe simpatie per l’apparato militaresco e per la sottomissione e disciplina che consegue all’organizzazione di questi eserciti proletari».\r\n\r\nNel 1922, a Roma, probabilmente per rafforzare la difesa delle proprie sedi e manifestazioni, i preesistenti Nuclei libertari «Arditi Anarchici» costituirono il 1° battaglione «Arditi Anarchici» e fu avviata la formazione del 2° e del 3°, come si apprende dagli articoli pubblicati nella cronaca romana di «Umanità Nova» del 21 e 28 ottobre. Da un fonogramma della questura di Roma al Ministero dell’Interno, in data 14 novembre, si apprende della perquisizione e dell’arresto di Raffaele De Angelis, ritenuto uno dei principali organizzatori dei «Nuclei giovanili arditi anarchici».\r\n[…] Numerosi furono i militanti anarchici, sia di tendenza individualista che comunista, promotori dell’organizzazione ardito-popolare e con responsabilità di comando in essa, ad iniziare dalla sezione romana con A. Paolinelli, A. Eluisi, V. Santarelli, R. Gentilezza, C. Mannarelli, G. Gallinella, A. Di Giacomo, N. Rita, A. Mastrosanti, U. Piermattei, S. Stagnetti, G. Luzzi e, in provincia, Del Prete a Genzano e V. De Fazi a Civitavecchia. Altri anarchici con ruoli dirigenti furono A. Del Sole a Orte (Vt); P. Ranieri a Tavernelle (Pu); A. Cieri a Parma; G. Tenaglia, P. Tripol, A. Poggiani e M. Camin a Trento; I. Margherita a Torino; M. Corona a Vercelli; N. Prina a Gattinara (Vc); E. Lelli a Bologna; E. Canzi a Piacenza; P. Binazzi a La Spezia; U. Marzocchi a La Spezia e a Savona; G. Del Freo e G. Raffaelli a Montignoso (Ms); R. Sarti e A. Raspini a Firenze; V. Mazzoni, O. Buoncristiani, R. Corucci e A. Fontana a Pisa; A. Consani, V. Recchi e L. Filippi a Livorno; T. Eschini a Pistoia; G. Lessi a Piombino (Li). Molti anche gli anarchici che, militando negli AdP, rimasero uccisi, tra i quali: A. Baldasseroni, F. Nardi e F. Filippetti a Livorno; S. Rossi a Castagneto Carducci (Li); L. Landi, A. Lucarelli, G. Morelli a Piombino (Li); C. Fava e A. Puzzarini a Parma; Nello Rossi a Rimini, F. Raffaelli a Terni (Pg); R. Semenzato a Dolo (Ve); G. Bonci a Spello (Pg); C. Comaschi a Cascina (Pi).\r\n[…] L’intransigenza dell’Unione sindacale italiana era nota allo stesso Mussolini che, nel 1920, commentando un progetto insurrezionale “dannunziano”, ebbe ad osservare: «Bisogna dunque fare il possibile perché la fulminea marcia su Roma non sia complicata da uno sciopero generale […] Ora, per evitare lo sciopero generale o analoghi movimenti di masse e per non essere costretti a reprimerli, occorre, se non convincere i capi, dividerli: il che disorienterà le masse stesse.\r\nNon si può contare sulla Unione sindacale italiana, ma si può contare, sino un certo punto, sulla Confederazione Generale del Lavoro».\r\nPer la sua attività l’USI subì innumerevoli distruzioni e l’uccisione di numerosi militanti: tra le Camere del lavoro e le sezioni dell’organizzazione “anarco-sindacalista” devastate od occupate dagli squadristi, in camicia nera o in uniforme, vi furono quelle di Milano, Varese, Suzzara, Monastero, Brescia, Crema, Mantova, Piacenza, Rovereto, Vicenza, Bologna, Ferrara, Imola, Parma, Modena, Genova, Sampierdarena, Sestri Ponente, Savona, La Spezia, Firenze, Arezzo, Pisa, Carrara, Lucca, Viareggio, Livorno, Pistoia, Piombino, San Giovanni Valdarno, Castelnuovo dei Sabbioni, Terni, Fano, Roma, Andria, Taranto, Cerignola, Minervino Murge, Iglesias, nonché quelle di Bari e Verona, da poco fuoriuscite dall’Unione.\r\nIl prefetto di Genova, legittimando l’invasione fascista della Camera del lavoro di Sestri Ponente, difesa anche dagli Arditi del popolo, sottolineò che questa «non è socialista ufficiale, ma sindacalista anarchica comunista ed ha sempre dato motivo a pericolo di disordini per suo carattere violento e rivoluzionario».\r\nIl 7 gennaio 1925 il prefetto di Milano decretò lo scioglimento definitivo dell’USI su tutto il territorio nazionale in quanto «organizzazione sovvertitrice e antinazionale», anche se poi questa avrebbe continuato a operare in clandestinità e all’estero.\r\n","2018-10-17 22:11:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/arditi_28_04_2012-200x110.jpg","Siam del popolo gli arditi",1335177189,[389,446,447,448,449],"http://radioblackout.org/tag/arditi-del-popolo/","http://radioblackout.org/tag/convegno/","http://radioblackout.org/tag/reggio-emilia/","http://radioblackout.org/tag/resistenza/",[275,451,279,285,452],"arditi del popolo","resistenza",{"post_content":454},{"matched_tokens":455,"snippet":456,"value":457},[85],"dei principali organizzatori dei «Nuclei \u003Cmark>giovanili\u003C/mark> arditi anarchici».\r\n[…] Numerosi furono i","Il prossimo 28 aprile si svolgerà a Reggio Emilia un convegno sugli Arditi del popolo.\r\n\r\nIl convegno si svolgerà in via Dom Minzoni dalle 15.\r\nInterverranno Luigi Balsamini, Antonio Zambonelli e Marco Rossi.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Marco Rossi, autore di “Arditi non gendarmi!”\r\n\r\nAscolta l’approfondimento: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/2012.04-marco-rossi-arditi-del-popolo.mp3|titles=2012.04 marco rossi arditi del popolo]\r\n\r\nScarica l'audio \r\n\r\nDi seguito l’estratto di un articolo di Marco comparso su Arivista:\r\n\r\nLe battute d’arresto e i rovesci che i fascisti subirono avvennero quasi sempre in contesti urbani (Roma, Bari, Parma...) dove la moderna classe operaia, reduce dall’esperienza dell’occupazione delle fabbriche, e il combattentismo rivoluzionario poterono opporre “guerra alla guerra” trasformando le strade e i quartieri in campi trincerati, difesi da solidali moltitudini popolari, tanto che si dovette ricorrere alle artiglierie, alle autoblindo e persino agli aerei.\r\nPer questi motivi, l’isolamento e il controllo politico imposto agli Arditi del popolo dai partiti socialista, repubblicano e comunista, costituì oggettivamente un grave fattore di indebolimento dell’antifascismo, in quanto l’arditismo popolare era in grado di contrastare con efficacia - ossia in termini militari e di massa - «la più atroce e difficile guerriglia che classe operaia abbia mai dovuto combattere» (come ebbe a definirla Gramsci). […] Sarebbe occorsa, come scrisse Malatesta da vecchio insurrezionalista, una «resistenza energica, metodica, organizzata contro la violenza avversaria». […] Invece, di fronte a tale inedita sistematica aggressione prevalse una sorta di fuga dalla realtà: «erano tutti d’accordo – secondo le parole di Emilio Lussu - nel valutare la violenza fascista come antistorica: non bisognava dunque contrapporre ad essa un’altra violenza antistorica, ma attendere il crearsi dell’ambiente favorevole ad una violenza storica».\r\n[…] La direzione del Partito socialista aveva preso presto le distanze dagli Arditi del popolo, malgrado le sincere simpatie manifestate dalla base, quali risultavano dalle pagine dell’«Avanti!»; ma tale decisione politica si rivelò ancora più grave con l’accettazione del cosiddetto Patto di pacificazione che il 2 agosto, nello studio romano del presidente della Camera De Nicola, venne unitamente sottoscritto dal Partito socialista, dalla Confederazione generale del lavoro e dai Fasci, e condiviso dall’Associazione nazionale combattenti, dal Partito popolare e dalla direzione di quello repubblicano. Il cosiddetto patto di Roma, infatti, all’art. 5 recitava: «Il PSI dichiara di essere estraneo all’organizzazione e all’opera degli Arditi del popolo, come del resto risulta già dallo stesso convegno di questi che si proclamano al di fuori di tutti i partiti». A distanza di pochi anni, Nenni molto lucidamente definì il Trattato «un grave errore di valutazione» persino «grottesco se si pensa che il Partito nello stesso momento, rifiutava qualsiasi intesa coi gruppi antifascisti».\r\nAl contrario, l’organo dei Fasci poteva esprimere la propria soddisfazione: «gli arditi del popolo, i quali ormai sconfessati da repubblicani, da comunisti e dai socialisti, dovranno rapidamente concludere la loro breve ed ingloriosa carriera».\r\nQuattro giorni dopo la firma del Patto di pacificazione pure il Partito comunista, attraverso un comunicato dell’Esecutivo datato 7 agosto, si “chiamava fuori” minacciando i «più severi provvedimenti» per i militanti comunisti che avessero fatto parte degli Arditi del popolo, lasciando questi ultimi in un sempre più pesante isolamento, specie dopo la dissociazione del Partito repubblicano avvenuta alla fine di luglio.\r\n\r\nIl discorso è diverso per il movimento anarchico che, invece, respinse decisamente ogni ipotesi di pacificazione, continuando a sostenere gli Arditi del popolo. Sino ad allora, a differenza degli altri raggruppamenti politici, gli anarchici non avevano sentito l’esigenza di dare vita a proprie strutture di difesa, in quanto la loro prassi era già improntata ad una lunga consuetudine di azione diretta e organizzazione semi-legale; ma la comparsa dell’arditismo popolare rappresentava per loro un’occasione per dare impulso all’iniziativa rivoluzionaria.\r\n[…] Pur risultando l’unica realtà del movimento di classe ad appoggiare sino all’ultimo gli Arditi del popolo - come attestato dai comunicati dell’Associazione regolarmente ospitati sia su «Umanità Nova» che sulla stampa libertaria in genere - anche in seno all’anarchismo vi fu un dibattito in merito, a causa soprattutto della struttura militarista (disinvoltamente accettata da molti anarchici di tendenza individualista e antiorganizzatrice), ma anche per la sua composizione non esclusivamente proletaria (vista invece con diffidenza dai comunisti anarchici). L’esistenza di alcune divergenze teoriche si può intuire da un articolo pubblicato, in data 20 luglio 1921, su «Il Seme», settimanale livornese dell’Uniona anarchica italiana, di cui si riporta uno stralcio: «Chi sono cotesti Arditi del popolo? Sento già questa domanda affiorare alle labbra di qualcuno di quei compagni ingenui o forse troppo puritani, che vedono dappertutto l’incoerenza che nuoce ai principi della incorruttibile Anarchia nostra [...] La rivoluzione non si affretta leggendo filosofia o scrivendo articoli di giornale, ma scendendo sul terreno dell’azione. Ed era l’ora. Anche l’anarchismo divenuto troppo giornalaio minacciava di irretirsi di rinunce, e troppo lasciava correre imponendosi un pericoloso isolamento [...] Possiamo adunque pensare che gli Arditi del popolo, sorti dalla fraterna riconciliazione dei rivoluzionari romani, sono sangue del nostro sangue e carne della nostra carne. Dobbiamo aiutarli, incoraggiarli, imitarli». In un altro articolo, seppure favorevole agli AdP, pubblicato su «Il Libertario» del 21 luglio, veniva premesso che «Noi, lo si sa, non abbiamo troppe simpatie per l’apparato militaresco e per la sottomissione e disciplina che consegue all’organizzazione di questi eserciti proletari».\r\n\r\nNel 1922, a Roma, probabilmente per rafforzare la difesa delle proprie sedi e manifestazioni, i preesistenti Nuclei libertari «Arditi Anarchici» costituirono il 1° battaglione «Arditi Anarchici» e fu avviata la formazione del 2° e del 3°, come si apprende dagli articoli pubblicati nella cronaca romana di «Umanità Nova» del 21 e 28 ottobre. Da un fonogramma della questura di Roma al Ministero dell’Interno, in data 14 novembre, si apprende della perquisizione e dell’arresto di Raffaele De Angelis, ritenuto uno dei principali organizzatori dei «Nuclei \u003Cmark>giovanili\u003C/mark> arditi anarchici».\r\n[…] Numerosi furono i militanti anarchici, sia di tendenza individualista che comunista, promotori dell’organizzazione ardito-popolare e con responsabilità di comando in essa, ad iniziare dalla sezione romana con A. Paolinelli, A. Eluisi, V. Santarelli, R. Gentilezza, C. Mannarelli, G. Gallinella, A. Di Giacomo, N. Rita, A. Mastrosanti, U. Piermattei, S. Stagnetti, G. Luzzi e, in provincia, Del Prete a Genzano e V. De Fazi a Civitavecchia. Altri anarchici con ruoli dirigenti furono A. Del Sole a Orte (Vt); P. Ranieri a Tavernelle (Pu); A. Cieri a Parma; G. Tenaglia, P. Tripol, A. Poggiani e M. Camin a Trento; I. Margherita a Torino; M. Corona a Vercelli; N. Prina a Gattinara (Vc); E. Lelli a Bologna; E. Canzi a Piacenza; P. Binazzi a La Spezia; U. Marzocchi a La Spezia e a Savona; G. Del Freo e G. Raffaelli a Montignoso (Ms); R. Sarti e A. Raspini a Firenze; V. Mazzoni, O. Buoncristiani, R. Corucci e A. Fontana a Pisa; A. Consani, V. Recchi e L. Filippi a Livorno; T. Eschini a Pistoia; G. Lessi a Piombino (Li). Molti anche gli anarchici che, militando negli AdP, rimasero uccisi, tra i quali: A. Baldasseroni, F. Nardi e F. Filippetti a Livorno; S. Rossi a Castagneto Carducci (Li); L. Landi, A. Lucarelli, G. Morelli a Piombino (Li); C. Fava e A. Puzzarini a Parma; Nello Rossi a Rimini, F. Raffaelli a Terni (Pg); R. Semenzato a Dolo (Ve); G. Bonci a Spello (Pg); C. Comaschi a Cascina (Pi).\r\n[…] L’intransigenza dell’Unione sindacale italiana era nota allo stesso Mussolini che, nel 1920, commentando un progetto insurrezionale “dannunziano”, ebbe ad osservare: «Bisogna dunque fare il possibile perché la fulminea marcia su Roma non sia complicata da uno sciopero generale […] Ora, per evitare lo sciopero generale o analoghi \u003Cmark>movimenti\u003C/mark> di masse e per non essere costretti a reprimerli, occorre, se non convincere i capi, dividerli: il che disorienterà le masse stesse.\r\nNon si può contare sulla Unione sindacale italiana, ma si può contare, sino un certo punto, sulla Confederazione Generale del Lavoro».\r\nPer la sua attività l’USI subì innumerevoli distruzioni e l’uccisione di numerosi militanti: tra le Camere del lavoro e le sezioni dell’organizzazione “anarco-sindacalista” devastate od occupate dagli squadristi, in camicia nera o in uniforme, vi furono quelle di Milano, Varese, Suzzara, Monastero, Brescia, Crema, Mantova, Piacenza, Rovereto, Vicenza, Bologna, Ferrara, Imola, Parma, Modena, Genova, Sampierdarena, Sestri Ponente, Savona, La Spezia, Firenze, Arezzo, Pisa, Carrara, Lucca, Viareggio, Livorno, Pistoia, Piombino, San Giovanni Valdarno, Castelnuovo dei Sabbioni, Terni, Fano, Roma, Andria, Taranto, Cerignola, Minervino Murge, Iglesias, nonché quelle di Bari e Verona, da poco fuoriuscite dall’Unione.\r\nIl prefetto di Genova, legittimando l’invasione fascista della Camera del lavoro di Sestri Ponente, difesa anche dagli Arditi del popolo, sottolineò che questa «non è socialista ufficiale, ma sindacalista anarchica comunista ed ha sempre dato motivo a pericolo di disordini per suo carattere violento e rivoluzionario».\r\nIl 7 gennaio 1925 il prefetto di Milano decretò lo scioglimento definitivo dell’USI su tutto il territorio nazionale in quanto «organizzazione sovvertitrice e antinazionale», anche se poi questa avrebbe continuato a operare in clandestinità e all’estero.",[459],{"field":97,"matched_tokens":460,"snippet":456,"value":457},[85],{"best_field_score":407,"best_field_weight":134,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":53,"score":408,"tokens_matched":92,"typo_prefix_score":53},6648,{"collection_name":307,"first_q":36,"per_page":258,"q":36},8,["Reactive",466],{},["Set"],["ShallowReactive",469],{"$f5mM16KMlupfF9lG-vs2HVUIdytKn57MMiAke2g1LXWc":-1,"$fNPG-QvbA42GiUyJLItJ3sesu8d3c4Es_6LrHAuaHzLs":-1},true,"/search?query=movimenti+giovanili"]