","Torino: nuova occupazione abitativa in via Collegno 37","post",1445277987,[64,65,66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/abitare-nella-crisi/","http://radioblackout.org/tag/occupazione-abitativa/","http://radioblackout.org/tag/sfratti/","http://radioblackout.org/tag/sportello-casa-zona-san-paolo/","http://radioblackout.org/tag/via-collegno-37/",[70,28,18,71,72],"abitare nella crisi","Sportello Casa Zona San Paolo","via Collegno 37",{"post_content":74,"post_title":79,"tags":82},{"matched_tokens":75,"snippet":77,"value":78},[15,76],"abitativa","della casa con una nuova \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> \u003Cmark>abitativa\u003C/mark> in Zona Paolo. Venerdì scorso","Dopo una settimana di manifestazioni, iniziative, azioni in numerose città di tutta Italia, inserite all'interno della mobilitazione nazionale della rete \"Abitare nella crisi\", anche Torino ha dato la sua ennesima risposta al problema della casa con una nuova \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> \u003Cmark>abitativa\u003C/mark> in Zona Paolo. Venerdì scorso un gruppo di persone, con lo Sportello D(i)ritto alla casa di Zona San Paolo, hanno occupato uno stabile sfitto e vuoto in via Collegno 37, diventato ora la casa di 50 persone, tra cui 20 bambine e bambini.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Elisa, dello Sportello D(i)ritto alla casa di Zona San Paolo.\r\n\r\nAscolta la diretta\r\n\r\nUnknown",{"matched_tokens":80,"snippet":81,"value":81},[15,76],"Torino: nuova \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> \u003Cmark>abitativa\u003C/mark> in via Collegno 37",[83,85,88,90,92],{"matched_tokens":84,"snippet":70},[],{"matched_tokens":86,"snippet":87},[15,76],"\u003Cmark>occupazione\u003C/mark> \u003Cmark>abitativa\u003C/mark>",{"matched_tokens":89,"snippet":18},[],{"matched_tokens":91,"snippet":71},[],{"matched_tokens":93,"snippet":72},[],[95,101,104],{"field":38,"indices":96,"matched_tokens":98,"snippets":100},[97],1,[99],[15,76],[87],{"field":102,"matched_tokens":103,"snippet":81,"value":81},"post_title",[15,76],{"field":105,"matched_tokens":106,"snippet":77,"value":78},"post_content",[15,76],1157451471441625000,{"best_field_score":109,"best_field_weight":110,"fields_matched":32,"num_tokens_dropped":50,"score":111,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":50},"2211897868544",13,"1157451471441625195",2,{"document":114,"highlight":131,"highlights":144,"text_match":107,"text_match_info":152},{"cat_link":115,"category":116,"comment_count":50,"id":117,"is_sticky":50,"permalink":118,"post_author":53,"post_content":119,"post_date":120,"post_excerpt":56,"post_id":117,"post_modified":121,"post_thumbnail":56,"post_thumbnail_html":56,"post_title":122,"post_type":61,"sort_by_date":123,"tag_links":124,"tags":128},[47],[49],"21786","http://radioblackout.org/2014/03/nuova-occupazione-abitativa-in-borgata-aurora/","Questa mattina un gruppo di sfrattati e di solidali ha occupato una palazzina in via Cuneo 45, all'angolo con via Cecchi, rendendola di nuovo vivibile dopo un lungo abbandono per rispondere ai bisogni di famiglie che sono alle prese con lo sfratto dalla propria abitazione.\r\n\r\nAbbiamo parlato con un compagno che ha ricordato come l'occupazione venga in un periodo di ripresa del movimento contro gli sfratti nel quartiere di Brriera di Milano (nonostante il frequnte ricorso all'infame pratica dello sfratto a sorpresa), e poi anche con uno degli occupanti, che per quasi un anno ha dovuto dormire in macchina prima di poter tornare ad abitare insieme alla moglie ai 5 figli minori.\r\n\r\nAscolta l'intervista:\r\n\r\n2014.03.06-via cuneo 45","6 Marzo 2014","2014-03-12 14:43:33","Nuova occupazione abitativa in borgata Aurora",1394108411,[125,65,126,127],"http://radioblackout.org/tag/no-sfratti/","http://radioblackout.org/tag/torino/","http://radioblackout.org/tag/via-cuneo-45/",[129,28,23,130],"no sfratti","via cuneo 45",{"post_title":132,"tags":135},{"matched_tokens":133,"snippet":134,"value":134},[15,76],"Nuova \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> \u003Cmark>abitativa\u003C/mark> in borgata Aurora",[136,138,140,142],{"matched_tokens":137,"snippet":129},[],{"matched_tokens":139,"snippet":87},[15,76],{"matched_tokens":141,"snippet":23},[],{"matched_tokens":143,"snippet":130},[],[145,150],{"field":38,"indices":146,"matched_tokens":147,"snippets":149},[97],[148],[15,76],[87],{"field":102,"matched_tokens":151,"snippet":134,"value":134},[15,76],{"best_field_score":109,"best_field_weight":110,"fields_matched":112,"num_tokens_dropped":50,"score":153,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":50},"1157451471441625194",{"document":155,"highlight":178,"highlights":193,"text_match":107,"text_match_info":200},{"cat_link":156,"category":157,"comment_count":50,"id":158,"is_sticky":50,"permalink":159,"post_author":53,"post_content":160,"post_date":161,"post_excerpt":56,"post_id":158,"post_modified":162,"post_thumbnail":163,"post_thumbnail_html":164,"post_title":165,"post_type":61,"sort_by_date":166,"tag_links":167,"tags":173},[47],[49],"32497","http://radioblackout.org/2015/11/in-corso-lo-sgombero-delloccupazione-in-via-asti-a-torino/","Dalle 8 di questa mattina 12 novembre è in corso un blitz della questura torinese, finalizzato allo sgombero della caserma occupata di via Asti.\r\n\r\nDa qualche settimana alcune famiglie rom, che un tempo vivevano in lungo Stura Lazio e successivamente sgomberate dall'accampamento, hanno preso alloggio in una parte dell'edificio che era rimasta inutilizzata, rimettendo al centro la patata bollente a Comune e associazionismo di sinistra. La cosa aveva procurato non pochi mal di pancia agli occupanti della prima ora (più \"presentabili, soprattutto in un quartiere pre-collinare molto borghese).\r\n\r\nOggi l'intervento della questura cittadina dopo le pressione di Cassa Depositi e Prestiti, proprietaria dell'immobile (l'ultimo grande fondo dei risparmi del paese, sempre più orientato però verso operazioni di finanziamento delle grandi infrastrutture e cartolarizzazione del patrimonio immobiliare pubblico).\r\n\r\nvia asti","12 Novembre 2015","2015-11-14 02:33:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/ViaAsti-qp-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/ViaAsti-qp-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/ViaAsti-qp-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/ViaAsti-qp.jpg 640w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Sgombero dell'occupazione di via Asti a Torino",1447332111,[168,169,65,170,171,172],"http://radioblackout.org/tag/basta-sgomberi/","http://radioblackout.org/tag/occupazione/","http://radioblackout.org/tag/sgomberi/","http://radioblackout.org/tag/sgombero/","http://radioblackout.org/tag/via-asti/",[174,15,28,175,176,177],"basta sgomberi","Sgomberi","sgombero","via asti",{"tags":179},[180,182,185,187,189,191],{"matched_tokens":181,"snippet":174},[],{"matched_tokens":183,"snippet":184},[15],"\u003Cmark>occupazione\u003C/mark>",{"matched_tokens":186,"snippet":87},[15,76],{"matched_tokens":188,"snippet":175},[],{"matched_tokens":190,"snippet":176},[],{"matched_tokens":192,"snippet":177},[],[194],{"field":38,"indices":195,"matched_tokens":196,"snippets":199},[112,97],[197,198],[15,76],[15],[87,184],{"best_field_score":109,"best_field_weight":110,"fields_matched":97,"num_tokens_dropped":50,"score":201,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":50},"1157451471441625193",{"document":203,"highlight":221,"highlights":231,"text_match":107,"text_match_info":237},{"cat_link":204,"category":205,"comment_count":50,"id":206,"is_sticky":50,"permalink":207,"post_author":53,"post_content":208,"post_date":209,"post_excerpt":56,"post_id":206,"post_modified":210,"post_thumbnail":211,"post_thumbnail_html":212,"post_title":213,"post_type":61,"sort_by_date":214,"tag_links":215,"tags":218},[47],[49],"29025","http://radioblackout.org/2015/04/iacp-si-e-ripreso-gli-alloggi-di-via-aosta-31/","L'occupazione del 18 marzo scorso di due alloggi Atc di via Aosta 31 è stata sgomberata dalla Digos, schierata con la solita imponente esibizione di forze di polizia al seguito. I compagni sono stati denunciati per il solito danneggiamento di rito, quando in realtà. come sempre, hanno fatto funzionare alloggi abbandonati. Al contrario di quanto riportato dai media locali, asserviti a Marrone e i suoi fascisti tollerati dalla giunta, i vicini si sono dimostrati solidali fin dai primi giorni dell'occupazione, mentre Mazzù, il presidente dell'Atc, che aveva richiesto l'immediato sgombero, sarà finalmente soddisfatto, nonostante le sue 1500 case vuote che non assegna a nessuna delle 12000 persone in lista d'attesa. Curiosamente, sempre in mattinata alcuni senza casa hanno occupato un ex asilo in via Pinelli con il supporto dei fascisti di Soccorso tricolore.\r\n\r\n \r\n\r\nsgombero _via aosta","9 Aprile 2015","2015-04-10 12:01:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/2015_04_09-aosta31-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"201\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/2015_04_09-aosta31.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/2015_04_09-aosta31.jpg 201w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/2015_04_09-aosta31-150x150.jpg 150w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/2015_04_09-aosta31-170x170.jpg 170w\" sizes=\"auto, (max-width: 201px) 100vw, 201px\" />","ATC e polizia sgomberano gli alloggi di via Aosta 31",1428586817,[216,65,171,217],"http://radioblackout.org/tag/iacp/","http://radioblackout.org/tag/via-aosta-31/",[219,28,176,220],"iacp","via aosta 31",{"tags":222},[223,225,227,229],{"matched_tokens":224,"snippet":219},[],{"matched_tokens":226,"snippet":87},[15,76],{"matched_tokens":228,"snippet":176},[],{"matched_tokens":230,"snippet":220},[],[232],{"field":38,"indices":233,"matched_tokens":234,"snippets":236},[97],[235],[15,76],[87],{"best_field_score":109,"best_field_weight":110,"fields_matched":97,"num_tokens_dropped":50,"score":201,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":50},{"document":239,"highlight":262,"highlights":282,"text_match":292,"text_match_info":293},{"cat_link":240,"category":241,"comment_count":50,"id":242,"is_sticky":50,"permalink":243,"post_author":53,"post_content":244,"post_date":245,"post_excerpt":56,"post_id":242,"post_modified":246,"post_thumbnail":247,"post_thumbnail_html":248,"post_title":249,"post_type":61,"sort_by_date":250,"tag_links":251,"tags":257},[47],[49],"84336","http://radioblackout.org/2023/10/nuova-occupazione-bologna/","\"Oggi abbiamo aperto le porte dell’Istituto Santa Giuliana, in via Mazzini 90, un grande stabile vuoto e in vendita nella città di Bologna, di proprietà della Chiesa\". Così ha annunciato il 6 ottobre il collettivo bolognese LUNA, spiegando: \"Lo facciamo per aprire uno spazio per chi cerca casa, per chi è costretto a stare su divani, chi in AirBnb, chi per strada. Lo facciamo forti delle esperienze che abbiamo avuto negli ultimi 365 giorni, nelle quali abbiamo sperimentato forme di abitare collaborativo, abbiamo restituito spazi alla città, abbiamo auto-recuperato stabili abbandonati, abbiamo lottato con tante persone e dialogato anche con chi è diversi da noi\".\r\n\r\n\"È evidente che a Bologna ci sia uno scontro aperto tra chi produce il tessuto sociale ed economico urbano e chi possiede case su case per affittarle su AirBnb, chi investe in studentati privati forti della connivenza con il governo, chi approfitta della disperazione di tanti per lucrare su un diritto fondamentale. Soprattutto a fronte di tutto ciò, è inaccettabile vedere grandi spazi vuoti, pronti ad essere venduti al miglior offerente invece che essere adibiti a case degne per tutti\".\r\n\r\nAbbiamo parlato del costo degli affitti a Bologna e della nuova occupazione abitativa con Luca, del Laboratorio Universitario d'Autogestione. Ascolta e scarica la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/occupazione_studentato_bologna.mp3\"][/audio]","17 Ottobre 2023","2023-10-17 00:37:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/in_out-e1697495667128-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"258\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/in_out-e1697495667128-300x258.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/in_out-e1697495667128-300x258.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/in_out-e1697495667128.jpg 526w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Nuova occupazione abitativa a Bologna",1697502686,[252,253,254,255,256],"http://radioblackout.org/tag/airbnb/","http://radioblackout.org/tag/bologna/","http://radioblackout.org/tag/diritto-allo-studio/","http://radioblackout.org/tag/occupazione-universita/","http://radioblackout.org/tag/studenti/",[258,26,259,260,261],"airbnb","diritto allo studio","occupazione. università","Studenti",{"post_content":263,"post_title":267,"tags":270},{"matched_tokens":264,"snippet":265,"value":266},[15,76],"a Bologna e della nuova \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> \u003Cmark>abitativa\u003C/mark> con Luca, del Laboratorio Universitario","\"Oggi abbiamo aperto le porte dell’Istituto Santa Giuliana, in via Mazzini 90, un grande stabile vuoto e in vendita nella città di Bologna, di proprietà della Chiesa\". Così ha annunciato il 6 ottobre il collettivo bolognese LUNA, spiegando: \"Lo facciamo per aprire uno spazio per chi cerca casa, per chi è costretto a stare su divani, chi in AirBnb, chi per strada. Lo facciamo forti delle esperienze che abbiamo avuto negli ultimi 365 giorni, nelle quali abbiamo sperimentato forme di abitare collaborativo, abbiamo restituito spazi alla città, abbiamo auto-recuperato stabili abbandonati, abbiamo lottato con tante persone e dialogato anche con chi è diversi da noi\".\r\n\r\n\"È evidente che a Bologna ci sia uno scontro aperto tra chi produce il tessuto sociale ed economico urbano e chi possiede case su case per affittarle su AirBnb, chi investe in studentati privati forti della connivenza con il governo, chi approfitta della disperazione di tanti per lucrare su un diritto fondamentale. Soprattutto a fronte di tutto ciò, è inaccettabile vedere grandi spazi vuoti, pronti ad essere venduti al miglior offerente invece che essere adibiti a case degne per tutti\".\r\n\r\nAbbiamo parlato del costo degli affitti a Bologna e della nuova \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> \u003Cmark>abitativa\u003C/mark> con Luca, del Laboratorio Universitario d'Autogestione. Ascolta e scarica la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/occupazione_studentato_bologna.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":268,"snippet":269,"value":269},[15,76],"Nuova \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> \u003Cmark>abitativa\u003C/mark> a Bologna",[271,273,275,277,280],{"matched_tokens":272,"snippet":258},[],{"matched_tokens":274,"snippet":26},[],{"matched_tokens":276,"snippet":259},[],{"matched_tokens":278,"snippet":279},[15],"\u003Cmark>occupazione\u003C/mark>. università",{"matched_tokens":281,"snippet":261},[],[283,285,287],{"field":102,"matched_tokens":284,"snippet":269,"value":269},[15,76],{"field":105,"matched_tokens":286,"snippet":265,"value":266},[15,76],{"field":38,"indices":288,"matched_tokens":289,"snippets":291},[32],[290],[15],[279],1157451471441100800,{"best_field_score":294,"best_field_weight":295,"fields_matched":32,"num_tokens_dropped":50,"score":296,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":50},"2211897868288",15,"1157451471441100923",{"document":298,"highlight":313,"highlights":326,"text_match":292,"text_match_info":334},{"cat_link":299,"category":300,"comment_count":50,"id":301,"is_sticky":50,"permalink":302,"post_author":53,"post_content":303,"post_date":304,"post_excerpt":56,"post_id":301,"post_modified":305,"post_thumbnail":306,"post_thumbnail_html":307,"post_title":308,"post_type":61,"sort_by_date":309,"tag_links":310,"tags":312},[47],[49],"32038","http://radioblackout.org/2015/10/torino-sgombero-occupazione-abitativa-in-via-collegno-37/","La stessa legalità che sgombera a Bologna oggi butta per strada 50 persone e 20 bambini dall'occupazione di venerdì scorso in via Collegno 37. L'irruzione è avvenuta poco prima delle 9 quando gli occupanti stavano aprendo il portone per iniziare il volantinaggio. È guerra contro il diritto alla casa. Le notizie che arrivano da dentro il palazzo occupato sono che le famiglie non vogliono accettare le proposte del Comune di Torino e sono determinate a resistere. La polizia vuole portarli via con la forza.\r\n\r\nLa proposta del Comune di Torino per sistemare le 50 persone e i 20 bambini che vivono nella casa occupata è quella di essere accolti in una palestra. Si rimanda la proposta al mittente e si continua a resistere. Intanto un folto gruppo di solidali continua a riunirsi nelle vicinanze per portare solidarietà alle famiglie barricate dentro l'occupazione.\r\n\r\nAscolta un prima diretta con Claudio del Csoa Gabrio\r\n\r\nUnknown","22 Ottobre 2015","2015-10-25 11:06:46","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/1546325_529060460583774_1564275251109152715_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/1546325_529060460583774_1564275251109152715_n-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/1546325_529060460583774_1564275251109152715_n-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/1546325_529060460583774_1564275251109152715_n-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/1546325_529060460583774_1564275251109152715_n.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Torino, sgombero occupazione abitativa in via Collegno 37",1445517412,[311,169,66,126],"http://radioblackout.org/tag/diritto-alla-casa/",[37,15,18,23],{"post_title":314,"tags":317},{"matched_tokens":315,"snippet":316,"value":316},[15,76],"Torino, sgombero \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> \u003Cmark>abitativa\u003C/mark> in via Collegno 37",[318,320,322,324],{"matched_tokens":319,"snippet":37},[],{"matched_tokens":321,"snippet":184},[15],{"matched_tokens":323,"snippet":18},[],{"matched_tokens":325,"snippet":23},[],[327,329],{"field":102,"matched_tokens":328,"snippet":316,"value":316},[15,76],{"field":38,"indices":330,"matched_tokens":331,"snippets":333},[97],[332],[15],[184],{"best_field_score":294,"best_field_weight":295,"fields_matched":112,"num_tokens_dropped":50,"score":335,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":50},"1157451471441100922",6646,{"collection_name":61,"first_q":28,"per_page":17,"q":28},{"facet_counts":339,"found":22,"hits":371,"out_of":550,"page":97,"request_params":551,"search_cutoff":39,"search_time_ms":552},[340,348],{"counts":341,"field_name":346,"sampled":39,"stats":347},[342,344],{"count":32,"highlighted":343,"value":343},"anarres",{"count":97,"highlighted":345,"value":345},"metix flow","podcastfilter",{"total_values":112},{"counts":349,"field_name":38,"sampled":39,"stats":370},[350,352,354,356,358,360,362,364,366,368],{"count":97,"highlighted":351,"value":351},"istat",{"count":97,"highlighted":353,"value":353},"Parma",{"count":97,"highlighted":355,"value":355},"precari",{"count":97,"highlighted":357,"value":357},"baraccati",{"count":97,"highlighted":359,"value":359},"stalinismo",{"count":97,"highlighted":361,"value":361},"senzatetto",{"count":97,"highlighted":363,"value":363},"case vuote",{"count":97,"highlighted":365,"value":365},"giovane italia",{"count":97,"highlighted":367,"value":367},"destra sociale",{"count":97,"highlighted":369,"value":369},"occupazione fascista",{"total_values":295},[372,403,426,474,525],{"document":373,"highlight":392,"highlights":397,"text_match":292,"text_match_info":400},{"comment_count":50,"id":374,"is_sticky":50,"permalink":375,"podcastfilter":376,"post_author":377,"post_content":378,"post_date":379,"post_excerpt":56,"post_id":374,"post_modified":380,"post_thumbnail":381,"post_title":382,"post_type":383,"sort_by_date":384,"tag_links":385,"tags":389},"96647","http://radioblackout.org/podcast/metix-flow-21-marzo-2025/",[345],"metrixflow","Puntata dedicata a tre temi:\r\n\r\nIl primo è lo sgombero di una palazzina in Via Monginevro 46 avvenuto martedì scorso. Si trattava dell'ultima occupazione abitativa di zona San Paolo. Un altro tassello di città è stata regalata alla speculazione edilizia nella nostra città. E' stato uno sgombero di quelli definiti soft, perchè realizzato con piccoli e subdoli passaggi nel giro di diverse settimane.\r\n\r\nAbbiamo poi parlato di come Airbnb e Booking.com siano complici della messa a valore dei territori sottratti ai Palestinesi da parte dei coloni israeliani in Cisgiordania. Per farlo abbiamo letto degli estratti di un articolo del Guardian tradotto su gabrioxpalestina.noblogs.org.\r\n\r\nhttps://gabrioxpalestina.noblogs.org/articoli/\r\n\r\nInfine abbiamo parlato della riapertura del CPR di Torino prevista per lunedì prossimo.\r\n\r\nSappiamo già da tempo che l'ente gestore sarà la Cooperativa Sociale Sanitalia. Grazie ad un'inchiesta di Altraeconomia si preannuncia una gestione piena di....\"sorprese\"....\r\n\r\nhttps://altreconomia.it/riapre-il-cpr-di-torino-ecco-tutte-le-promesse-del-nuovo-ente-gestore-sanitalia/\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/metix-flow-21-marzo-2025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","23 Marzo 2025","2025-03-23 18:57:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/zapa296-3-200x110.jpg","Metix Flow - 21 marzo 2025","podcast",1742756232,[386,387,388],"http://radioblackout.org/tag/cisgiordania/","http://radioblackout.org/tag/cpr/","http://radioblackout.org/tag/occupazioni/",[390,391,20],"Cisgiordania","cpr",{"post_content":393},{"matched_tokens":394,"snippet":395,"value":396},[15,76],"martedì scorso. Si trattava dell'ultima \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> \u003Cmark>abitativa\u003C/mark> di zona San Paolo. Un","Puntata dedicata a tre temi:\r\n\r\nIl primo è lo sgombero di una palazzina in Via Monginevro 46 avvenuto martedì scorso. Si trattava dell'ultima \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> \u003Cmark>abitativa\u003C/mark> di zona San Paolo. Un altro tassello di città è stata regalata alla speculazione edilizia nella nostra città. E' stato uno sgombero di quelli definiti soft, perchè realizzato con piccoli e subdoli passaggi nel giro di diverse settimane.\r\n\r\nAbbiamo poi parlato di come Airbnb e Booking.com siano complici della messa a valore dei territori sottratti ai Palestinesi da parte dei coloni israeliani in Cisgiordania. Per farlo abbiamo letto degli estratti di un articolo del Guardian tradotto su gabrioxpalestina.noblogs.org.\r\n\r\nhttps://gabrioxpalestina.noblogs.org/articoli/\r\n\r\nInfine abbiamo parlato della riapertura del CPR di Torino prevista per lunedì prossimo.\r\n\r\nSappiamo già da tempo che l'ente gestore sarà la Cooperativa Sociale Sanitalia. Grazie ad un'inchiesta di Altraeconomia si preannuncia una gestione piena di....\"sorprese\"....\r\n\r\nhttps://altreconomia.it/riapre-il-cpr-di-torino-ecco-tutte-le-promesse-del-nuovo-ente-gestore-sanitalia/\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/metix-flow-21-marzo-2025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[398],{"field":105,"matched_tokens":399,"snippet":395,"value":396},[15,76],{"best_field_score":294,"best_field_weight":401,"fields_matched":97,"num_tokens_dropped":50,"score":402,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":50},14,"1157451471441100913",{"document":404,"highlight":417,"highlights":422,"text_match":292,"text_match_info":425},{"comment_count":50,"id":405,"is_sticky":50,"permalink":406,"podcastfilter":407,"post_author":408,"post_content":409,"post_date":410,"post_excerpt":56,"post_id":405,"post_modified":411,"post_thumbnail":412,"post_title":413,"post_type":383,"sort_by_date":414,"tag_links":415,"tags":416},"54949","http://radioblackout.org/podcast/roma-una-testimonianza-sullo-sgombero-di-via-cardinal-capranica/",[],"bellocome","Procede il piano sgomberi voluto dal Viminale e coadiuvato dalla giunta comunale di Roma. Oggi è toccato alla palazzina di via Cardinal Capranica, storica occupazione abitativa di Primavalle, casa per qualche centinaio di persone, inclusi nuclei famigliari con bambini piccoli. Per nascondere la brutalità di questa operazione e consentire la narrazione dello “sgombero umanitario”, funzionale alla propaganda istituzionale, una bella zona rossa ha tagliato fuori un pezzo di città da sguardi e interventi solidali. A sgombero in corso raccogliamo la testimonianza di una compagna del Movimento per il Diritto all’Abitare.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/07/15-7-19_sgombero-primavalle-roma.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDopo una lunga e accesa resitenza degli occupanti, che non abbandonano il tetto assediato fino a mezzogiorno, la palazzina viene sgomberata e più di 300 persone, tra cui un'ottantina di bambini, finiscono in strada. La giornata di lotta prosegue e nel pomeriggio un presidio si raduna sotto Montecitorio.\r\n\r\n ","15 Luglio 2019","2019-07-15 19:26:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/07/primavalle-200x110.jpg","Roma: una testimonianza sullo sgombero di via Cardinal Capranica",1563218803,[],[],{"post_content":418},{"matched_tokens":419,"snippet":420,"value":421},[15,76],"di via Cardinal Capranica, storica \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> \u003Cmark>abitativa\u003C/mark> di Primavalle, casa per qualche","Procede il piano sgomberi voluto dal Viminale e coadiuvato dalla giunta comunale di Roma. Oggi è toccato alla palazzina di via Cardinal Capranica, storica \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> \u003Cmark>abitativa\u003C/mark> di Primavalle, casa per qualche centinaio di persone, inclusi nuclei famigliari con bambini piccoli. Per nascondere la brutalità di questa operazione e consentire la narrazione dello “sgombero umanitario”, funzionale alla propaganda istituzionale, una bella zona rossa ha tagliato fuori un pezzo di città da sguardi e interventi solidali. A sgombero in corso raccogliamo la testimonianza di una compagna del Movimento per il Diritto all’Abitare.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/07/15-7-19_sgombero-primavalle-roma.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDopo una lunga e accesa resitenza degli occupanti, che non abbandonano il tetto assediato fino a mezzogiorno, la palazzina viene sgomberata e più di 300 persone, tra cui un'ottantina di bambini, finiscono in strada. La giornata di lotta prosegue e nel pomeriggio un presidio si raduna sotto Montecitorio.\r\n\r\n ",[423],{"field":105,"matched_tokens":424,"snippet":420,"value":421},[15,76],{"best_field_score":294,"best_field_weight":401,"fields_matched":97,"num_tokens_dropped":50,"score":402,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":50},{"document":427,"highlight":444,"highlights":461,"text_match":470,"text_match_info":471},{"comment_count":50,"id":428,"is_sticky":50,"permalink":429,"podcastfilter":430,"post_author":343,"post_content":431,"post_date":432,"post_excerpt":56,"post_id":428,"post_modified":433,"post_thumbnail":434,"post_title":435,"post_type":383,"sort_by_date":436,"tag_links":437,"tags":443},"15353","http://radioblackout.org/podcast/lo-strano-connubio-alle-origini-della-destra-sociale-quella-che-occupa-le-case-per-gli-italiani/",[343],"Alla vigilia del 25 aprile un gruppo di militanti della Giovane Italia hanno sostenuto attivamente l’occupazione abitativa di una decina di senzatetto italiani. È la prima occupazione di questo tipo a Torino.\r\nQuelli della Giovane Italia si erano distinti per una campagna razzista in Barriera di Milano. In occasione delle elezioni avevano aperto un ufficio di fronte ai giardinetti di via Montanaro, un’area densamente abitata da immigrati. La loro iniziativa principale fu una raccolta firme per dare “la casa agli italiani”. Tra il 25 aprile e il 2 maggio del 2011 trovarono sulla loro strada un po’ di anarchici decisi a contrastare l’ennesimo tentativo di soffiare sul fuoco della guerra tra poveri.\r\nIl loro tentativo di penetrare tra gli strati più poveri di Barriera di Milano fallì miseramente.\r\nDi qui probabilmente la scelta di muoversi tra dormitori e gente dei cartoni, per assemblare la truppa per la loro iniziativa.\r\nSin qui la cronaca. Sul piano dell'analisi politica e sociale resta aperta la questione della costruzione di legami solidali tra italiani ed immigrati, che facciano da argine alle iniziative della destra sociale.\r\nSignificativa e certo non casuale la scelta di far partire l'occupazione a ridosso del 25 aprile.\r\nNell'affrontare la questione ci è parso utile ricostruire la lunga storia della destra sociale e del suo sdoganamento da parte del Partito Comunista.\r\nIl revisionismo storico, che ha condotto ad una sorta di equiparazione tra i partigiani e i torturatori ed assassini della Repubblica di Salò, ha radici molto profonde e lontane.\r\nSignificativo che parte della sinistra istituzionale sia stata tra i protagonisti di quest’operazione.\r\nAlle radici di questa rilettura della dittatura fascista e degli anni della guerra e dell’occupazione tedesca dell’Italia è il mancato riconoscimento collettivo dei crimini del fascismo, troppo spesso opposto al nazismo, tramite una grande operazione di negazione della ferocia del colonialismo italiano in Libia come nel corno d'Africa, del totale misconoscimento degli inenarrabili orrori che hanno segnato l'occupazione italiana della Jugoslavia e della Grecia, della crudezza del regime verso gli oppositori politici.\r\nUna rimozione collettiva retta da un mito tanto tenace quanto falso, quello degli \"italiani brava gente\". Sempre innocenti, anche nello scontro feroce della guerra civile. Tutti uguali, partigiani e repubblichini, divisi negli “ideali”, ma tutti bravi ragazzi.\r\nChi si è schierato con la dittatura e chi ha lottato per liberarsene viene rappresentato allo stesso modo: vittima della guerra e della sua follia. Una lunga notte dove i colori scompaiono: restano solo ombre indistinguibili.\r\nSin dal dopoguerra il quadro delle alleanze internazionali e la real politik di Togliatti impedì una defascistizzazione reale. L’amnistia che liberò i fascisti, compresi quelli che si erano macchiati di torture e crimini, mise una pietra tombale su ogni possibilità di fare i conti con la realtà della dittatura.\r\nIl flirt tra esponenti del Partito Comunista Italiano e i ragazzi si Salò é testimoniato dagli scritti di Giancarlo Pajetta, che nel 1945 sosteneva dalle pagine de L'Unità che era giunto il momento di «riconquistare alla patria quei giovani disorientati e delusi dal regime»; ancora più esplicito, Ugo Pecchioli parlò di «necessaria chiarificazione con i coetanei che avevano scelto la Rsi perché frastornati dalla propaganda»; lo stesso Ingrao affermava su Pattuglia, rivista della Fgci, di non ritenere più utile guardare al passato degli ex fascisti, essendo molto meglio «guardare all' oggi».\r\nSe si pensa che queste posizioni vennero sostenute a pochi mesi dall'insurrezione popolare del 25 aprile, a pochi mesi dalla chiusura dei luoghi di tortura dove i partigiani venivano fatti a pezzi dai repubblichini, si può comprendere come alcuni decenni dopo Luciano Violente, neoeletto presidente della Camera dei deputati, potesse pronunciare un discorso all'insegna della pacificazione nazionale.\r\nQuel che colpisce oggi chi affronta quelle lontane vicende è la genesi di un percorso che affonda le proprie radici già nel pieno del fascismo. Sono del 1936 - è appena iniziata la rivoluzione in Spagna, l'Italia sta conquistando nel sangue e negli orrori, il proprio impero nel Corno d'Africa - gli scritti di Togliatti dal dorato esilio sovietico. Nella rivista «Lo Stato operaio» comparve un editoriale intitolato «Largo ai giovani» (slogan fascista), dove i comunisti salutavano nei giovani littori un certo «anticapitalismo, per quanto vago e contraddittorio», segno di una nuova coscienza che andava maturando nella società italiana. Un mese dopo, nell' agosto 1936, sullo stesso foglio Togliatti lanciava esplicitamente un appello ai «fratelli in camicia nera», intitolato «Per la salvezza dell'Italia riconciliazione del popolo italiano!».\r\nTogliatti si rivolgeva anche ai lavoratori cattolici e a tutte le forze liberali e democratiche, richiamandosi al Risorgimento e trasferendo il mito nazionale nel corpus ideologico del partito.\r\nCome sarebbe apparso ancora più evidente dopo la guerra nel dialogo con i «fascisti di sinistra» e gli ex repubblichini, il discorso ruotava attorno alle idee di patria e di nazione, ben lungi dalla tradizione leninista. Ma proprio qui sta la chiave per capire lo scopo della nuova strategia.\r\nAssumendo la difesa aperta dei valori patriottici, Togliatti mirava a trasformare il vecchio partito d'avanguardia, internazionalista, classista e tutto sommato elitario, in un partito di massa, capace di ricongiungersi alla specifica tradizione nazionale, recuperando le masse fasciste e immaginando alleanze sempre più ampie.\r\nUna scelta che ben si incuneava con l'accettazione acritica della spartizione delle zone di influenza decisa a Yalta. I primi passi verso la costituzione di un partito nazional popolare, che finita l'epoca delle «ideologie» si unirà con gli eredi della Democrazia Cristiana. Oggi, con la nascita del governo Letta, cala una notte dove tutto trascolora e nulla ha più identità, se non quella, in fondo sempre uguale, segnata dal gioco del potere. A tutti i costi.\r\nNe abbiamo parlato con Pietro Stara, autore de \"La comunità escludente\" edizioni Zero in Condotta\r\n\r\nAscolta la diretta\r\n2013 04 26 stara destra sociale comunisti","28 Aprile 2013","2019-01-31 12:44:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/04/1469860974_6d70e61fe4_b-200x110.jpg","Lo strano connubio. Sulla destra sociale, quella che occupa le case per gli italiani",1367168290,[438,439,440,441,442],"http://radioblackout.org/tag/destra-sociale/","http://radioblackout.org/tag/giovane-italia/","http://radioblackout.org/tag/occupazione-fascista/","http://radioblackout.org/tag/senzatetto/","http://radioblackout.org/tag/stalinismo/",[367,365,369,361,359],{"post_content":445,"tags":449},{"matched_tokens":446,"snippet":447,"value":448},[76,15],"Italia hanno sostenuto attivamente l’occupazione \u003Cmark>abitativa\u003C/mark> di una decina di senzatetto italiani. È la prima \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> di questo tipo a Torino.\r","Alla vigilia del 25 aprile un gruppo di militanti della Giovane Italia hanno sostenuto attivamente l’occupazione \u003Cmark>abitativa\u003C/mark> di una decina di senzatetto italiani. È la prima \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> di questo tipo a Torino.\r\nQuelli della Giovane Italia si erano distinti per una campagna razzista in Barriera di Milano. In occasione delle elezioni avevano aperto un ufficio di fronte ai giardinetti di via Montanaro, un’area densamente abitata da immigrati. La loro iniziativa principale fu una raccolta firme per dare “la casa agli italiani”. Tra il 25 aprile e il 2 maggio del 2011 trovarono sulla loro strada un po’ di anarchici decisi a contrastare l’ennesimo tentativo di soffiare sul fuoco della guerra tra poveri.\r\nIl loro tentativo di penetrare tra gli strati più poveri di Barriera di Milano fallì miseramente.\r\nDi qui probabilmente la scelta di muoversi tra dormitori e gente dei cartoni, per assemblare la truppa per la loro iniziativa.\r\nSin qui la cronaca. Sul piano dell'analisi politica e sociale resta aperta la questione della costruzione di legami solidali tra italiani ed immigrati, che facciano da argine alle iniziative della destra sociale.\r\nSignificativa e certo non casuale la scelta di far partire l'occupazione a ridosso del 25 aprile.\r\nNell'affrontare la questione ci è parso utile ricostruire la lunga storia della destra sociale e del suo sdoganamento da parte del Partito Comunista.\r\nIl revisionismo storico, che ha condotto ad una sorta di equiparazione tra i partigiani e i torturatori ed assassini della Repubblica di Salò, ha radici molto profonde e lontane.\r\nSignificativo che parte della sinistra istituzionale sia stata tra i protagonisti di quest’operazione.\r\nAlle radici di questa rilettura della dittatura fascista e degli anni della guerra e dell’occupazione tedesca dell’Italia è il mancato riconoscimento collettivo dei crimini del fascismo, troppo spesso opposto al nazismo, tramite una grande operazione di negazione della ferocia del colonialismo italiano in Libia come nel corno d'Africa, del totale misconoscimento degli inenarrabili orrori che hanno segnato l'occupazione italiana della Jugoslavia e della Grecia, della crudezza del regime verso gli oppositori politici.\r\nUna rimozione collettiva retta da un mito tanto tenace quanto falso, quello degli \"italiani brava gente\". Sempre innocenti, anche nello scontro feroce della guerra civile. Tutti uguali, partigiani e repubblichini, divisi negli “ideali”, ma tutti bravi ragazzi.\r\nChi si è schierato con la dittatura e chi ha lottato per liberarsene viene rappresentato allo stesso modo: vittima della guerra e della sua follia. Una lunga notte dove i colori scompaiono: restano solo ombre indistinguibili.\r\nSin dal dopoguerra il quadro delle alleanze internazionali e la real politik di Togliatti impedì una defascistizzazione reale. L’amnistia che liberò i fascisti, compresi quelli che si erano macchiati di torture e crimini, mise una pietra tombale su ogni possibilità di fare i conti con la realtà della dittatura.\r\nIl flirt tra esponenti del Partito Comunista Italiano e i ragazzi si Salò é testimoniato dagli scritti di Giancarlo Pajetta, che nel 1945 sosteneva dalle pagine de L'Unità che era giunto il momento di «riconquistare alla patria quei giovani disorientati e delusi dal regime»; ancora più esplicito, Ugo Pecchioli parlò di «necessaria chiarificazione con i coetanei che avevano scelto la Rsi perché frastornati dalla propaganda»; lo stesso Ingrao affermava su Pattuglia, rivista della Fgci, di non ritenere più utile guardare al passato degli ex fascisti, essendo molto meglio «guardare all' oggi».\r\nSe si pensa che queste posizioni vennero sostenute a pochi mesi dall'insurrezione popolare del 25 aprile, a pochi mesi dalla chiusura dei luoghi di tortura dove i partigiani venivano fatti a pezzi dai repubblichini, si può comprendere come alcuni decenni dopo Luciano Violente, neoeletto presidente della Camera dei deputati, potesse pronunciare un discorso all'insegna della pacificazione nazionale.\r\nQuel che colpisce oggi chi affronta quelle lontane vicende è la genesi di un percorso che affonda le proprie radici già nel pieno del fascismo. Sono del 1936 - è appena iniziata la rivoluzione in Spagna, l'Italia sta conquistando nel sangue e negli orrori, il proprio impero nel Corno d'Africa - gli scritti di Togliatti dal dorato esilio sovietico. Nella rivista «Lo Stato operaio» comparve un editoriale intitolato «Largo ai giovani» (slogan fascista), dove i comunisti salutavano nei giovani littori un certo «anticapitalismo, per quanto vago e contraddittorio», segno di una nuova coscienza che andava maturando nella società italiana. Un mese dopo, nell' agosto 1936, sullo stesso foglio Togliatti lanciava esplicitamente un appello ai «fratelli in camicia nera», intitolato «Per la salvezza dell'Italia riconciliazione del popolo italiano!».\r\nTogliatti si rivolgeva anche ai lavoratori cattolici e a tutte le forze liberali e democratiche, richiamandosi al Risorgimento e trasferendo il mito nazionale nel corpus ideologico del partito.\r\nCome sarebbe apparso ancora più evidente dopo la guerra nel dialogo con i «fascisti di sinistra» e gli ex repubblichini, il discorso ruotava attorno alle idee di patria e di nazione, ben lungi dalla tradizione leninista. Ma proprio qui sta la chiave per capire lo scopo della nuova strategia.\r\nAssumendo la difesa aperta dei valori patriottici, Togliatti mirava a trasformare il vecchio partito d'avanguardia, internazionalista, classista e tutto sommato elitario, in un partito di massa, capace di ricongiungersi alla specifica tradizione nazionale, recuperando le masse fasciste e immaginando alleanze sempre più ampie.\r\nUna scelta che ben si incuneava con l'accettazione acritica della spartizione delle zone di influenza decisa a Yalta. I primi passi verso la costituzione di un partito nazional popolare, che finita l'epoca delle «ideologie» si unirà con gli eredi della Democrazia Cristiana. Oggi, con la nascita del governo Letta, cala una notte dove tutto trascolora e nulla ha più identità, se non quella, in fondo sempre uguale, segnata dal gioco del potere. A tutti i costi.\r\nNe abbiamo parlato con Pietro Stara, autore de \"La comunità escludente\" edizioni Zero in Condotta\r\n\r\nAscolta la diretta\r\n2013 04 26 stara destra sociale comunisti",[450,452,454,457,459],{"matched_tokens":451,"snippet":367,"value":367},[],{"matched_tokens":453,"snippet":365,"value":365},[],{"matched_tokens":455,"snippet":456,"value":456},[15],"\u003Cmark>occupazione\u003C/mark> fascista",{"matched_tokens":458,"snippet":361,"value":361},[],{"matched_tokens":460,"snippet":359,"value":359},[],[462,464],{"field":105,"matched_tokens":463,"snippet":447,"value":448},[76,15],{"field":38,"indices":465,"matched_tokens":466,"snippets":468,"values":469},[112],[467],[15],[456],[456],1157451470367359000,{"best_field_score":472,"best_field_weight":401,"fields_matched":112,"num_tokens_dropped":50,"score":473,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":50},"2211897344000","1157451470367359090",{"document":475,"highlight":493,"highlights":512,"text_match":521,"text_match_info":522},{"comment_count":50,"id":476,"is_sticky":50,"permalink":477,"podcastfilter":478,"post_author":343,"post_content":479,"post_date":480,"post_excerpt":481,"post_id":476,"post_modified":482,"post_thumbnail":483,"post_title":484,"post_type":383,"sort_by_date":485,"tag_links":486,"tags":492},"8444","http://radioblackout.org/podcast/litalia-delle-baracche-delle-seconde-case-e-delle-occupazioni-abitative/",[343],"I primi dati emersi dal censimento Istat fotografano un paese che in 10 anni è diventato più povero.\r\nMentre era in corso la conferenza stampa di presentazione del sondaggio decennale, in strada i precari dell’Istat, che avevano lavorato per il censimento, protestavano per essere assunti in modo stabile.\r\nIn questi dieci anni sono più che triplicate le famiglie residenti in Italia che dichiarano di abitare in baracche, roulotte, tende o abitazioni simili: 71.101 contro le 23.336 del 2001. Ma la cifra reale è certamente superiore: tanti, specie gli immigrati senza carte, restano invisibili.\r\nNon è invece un paradosso, ma il contraltare speculare di questa “precarietà abitativa”, il fatto che nello stesso periodo il numero delle case “censite” (come sappiamo ce ne sono almeno un paio di milioni “clandestine”) sia aumentato dell'11%.\r\nCi sono 14.176.371 edifici (dalle palazzine alle ville unifamilairi), l'11% in più rispetto al 2001; mentre gli appartamenti sono 28.863.604, di cui 23.998.381 occupate da residenti (83%), mentre il resto sono “seconde” o terze case, o immobili sfitti. Queste ultime, rispetto al precedente censimento, sono aumentate un po' meno: solo del 5,8%. In pratica, dunque, abbiamo un aumento delle abitazioni molto più alto di quello della popolazione (la variazione positiva è data soltanto dall'immigrazione), ma al tempo stesso triplicano coloro che vivono in alloggi di fortuna, homeless veri e propri, anche se non clochard. Lavoratori poveri, in genere, che non si possono permettere l'affitto e tantomeno il mutuo.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Francesco Carlizza\r\n\r\nAscolta il suo intervento: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/2012-04-29-carlizza-litalia-dei-baraccati.mp3|titles=2012 04 29 carlizza l'italia dei baraccati]\r\n\r\nscarica l’audio\r\n\r\nEmilia di Parma ha invece raccontato dell’ultima occupazione nelle città emiliana, la trentesima in dieci anni. Qualche settimana fa alcune famiglie erano state sgomberate da uno stabile di via Bengasi: le stesse famiglie, coadiuvate dalla Rete Diritti in Casa”, hanno occupato un’altra casa vuota in via Liguria.\r\n\r\nAscolta la cronaca di Emilia: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/2012-04-29-emilia-occupazione-parma.mp3|titles=2012 04 29 emilia occupazione parma]\r\n\r\nscarica l’audio","30 Aprile 2012","I primi dati emersi dal censimento Istat fotografano un paese che in 10 anni è diventato più povero.\r\nMentre era in corso la conferenza stampa di presentazione del sondaggio decennale, in strada i precari dell’Istat, che avevano lavorato per il censimento, protestavano per essere assunti in modo stabile.\r\nIn questi dieci anni sono più che triplicate le famiglie residenti in Italia che dichiarano di abitare in baracche, roulotte, tende o abitazioni simili: 71.101 contro le 23.336 del 2001. Ma la cifra reale è certamente superiore: tanti, specie gli immigrati senza carte, restano invisibili.\r\nNon è invece un paradosso, ma il contraltare speculare di questa “precarietà abitativa”, il fatto che nello stesso periodo il numero delle case “censite” (come sappiamo ce ne sono almeno un paio di milioni “clandestine”) sia aumentato dell'11%.\r\nCi sono 14.176.371 edifici (dalle palazzine alle ville unifamilairi), l'11% in più rispetto al 2001; mentre gli appartamenti sono 28.863.604, di cui 23.998.381 occupate da residenti (83%), mentre il resto sono “seconde” o terze case, o immobili sfitti. Queste ultime, rispetto al precedente censimento, sono aumentate un po' meno: solo del 5,8%. In pratica, dunque, abbiamo un aumento delle abitazioni molto più alto di quello della popolazione (la variazione positiva è data soltanto dall'immigrazione), ma al tempo stesso triplicano coloro che vivono in alloggi di fortuna, homeless veri e propri, anche se non clochard. Lavoratori poveri, in genere, che non si possono permettere l'affitto e tantomeno il mutuo.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Francesco Carlizza\r\n\r\nAscolta il suo intervento: \r\n\r\nscarica l’audio\r\n\r\nEmilia di Parma ha invece raccontato dell’ultima occupazione nelle città emiliana, la trentesima in dieci anni. Qualche settimana fa alcune famiglie erano state sgomberate da uno stabile di via Bengasi: le stesse famiglie, coadiuvate dalla Rete Diritti in Casa”, hanno occupato un’altra casa vuota in via Liguria.\r\n\r\nAscolta la cronaca di Emilia: \r\n\r\n","2018-10-17 23:00:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/baracca-200x110.jpg","L’Italia delle baracche, delle seconde case e delle occupazioni abitative",1335803554,[487,488,489,169,490,491],"http://radioblackout.org/tag/baraccati/","http://radioblackout.org/tag/case-vuote/","http://radioblackout.org/tag/istat/","http://radioblackout.org/tag/parma/","http://radioblackout.org/tag/precari/",[357,363,351,15,353,355],{"post_content":494,"tags":499},{"matched_tokens":495,"snippet":497,"value":498},[496],"abitativa”","contraltare speculare di questa “precarietà \u003Cmark>abitativa”\u003C/mark>, il fatto che nello stesso","I primi dati emersi dal censimento Istat fotografano un paese che in 10 anni è diventato più povero.\r\nMentre era in corso la conferenza stampa di presentazione del sondaggio decennale, in strada i precari dell’Istat, che avevano lavorato per il censimento, protestavano per essere assunti in modo stabile.\r\nIn questi dieci anni sono più che triplicate le famiglie residenti in Italia che dichiarano di abitare in baracche, roulotte, tende o abitazioni simili: 71.101 contro le 23.336 del 2001. Ma la cifra reale è certamente superiore: tanti, specie gli immigrati senza carte, restano invisibili.\r\nNon è invece un paradosso, ma il contraltare speculare di questa “precarietà \u003Cmark>abitativa”\u003C/mark>, il fatto che nello stesso periodo il numero delle case “censite” (come sappiamo ce ne sono almeno un paio di milioni “clandestine”) sia aumentato dell'11%.\r\nCi sono 14.176.371 edifici (dalle palazzine alle ville unifamilairi), l'11% in più rispetto al 2001; mentre gli appartamenti sono 28.863.604, di cui 23.998.381 occupate da residenti (83%), mentre il resto sono “seconde” o terze case, o immobili sfitti. Queste ultime, rispetto al precedente censimento, sono aumentate un po' meno: solo del 5,8%. In pratica, dunque, abbiamo un aumento delle abitazioni molto più alto di quello della popolazione (la variazione positiva è data soltanto dall'immigrazione), ma al tempo stesso triplicano coloro che vivono in alloggi di fortuna, homeless veri e propri, anche se non clochard. Lavoratori poveri, in genere, che non si possono permettere l'affitto e tantomeno il mutuo.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Francesco Carlizza\r\n\r\nAscolta il suo intervento: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/2012-04-29-carlizza-litalia-dei-baraccati.mp3|titles=2012 04 29 carlizza l'italia dei baraccati]\r\n\r\nscarica l’audio\r\n\r\nEmilia di Parma ha invece raccontato dell’ultima \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> nelle città emiliana, la trentesima in dieci anni. Qualche settimana fa alcune famiglie erano state sgomberate da uno stabile di via Bengasi: le stesse famiglie, coadiuvate dalla Rete Diritti in Casa”, hanno occupato un’altra casa vuota in via Liguria.\r\n\r\nAscolta la cronaca di Emilia: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/2012-04-29-emilia-occupazione-parma.mp3|titles=2012 04 29 emilia \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> parma]\r\n\r\nscarica l’audio",[500,502,504,506,508,510],{"matched_tokens":501,"snippet":357,"value":357},[],{"matched_tokens":503,"snippet":363,"value":363},[],{"matched_tokens":505,"snippet":351,"value":351},[],{"matched_tokens":507,"snippet":184,"value":184},[15],{"matched_tokens":509,"snippet":353,"value":353},[],{"matched_tokens":511,"snippet":355,"value":355},[],[513,515],{"field":105,"matched_tokens":514,"snippet":497,"value":498},[496],{"field":38,"indices":516,"matched_tokens":517,"snippets":519,"values":520},[32],[518],[15],[184],[184],1155199671761633300,{"best_field_score":523,"best_field_weight":401,"fields_matched":112,"num_tokens_dropped":50,"score":524,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":50},"1112386306048","1155199671761633394",{"document":526,"highlight":540,"highlights":545,"text_match":521,"text_match_info":548},{"comment_count":50,"id":527,"is_sticky":50,"permalink":528,"podcastfilter":529,"post_author":343,"post_content":530,"post_date":531,"post_excerpt":56,"post_id":527,"post_modified":532,"post_thumbnail":533,"post_title":534,"post_type":383,"sort_by_date":535,"tag_links":536,"tags":538},"37456","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-23-settembre-megalopoli-gentrification-resistenza-popolare-e-architettura-rojava-retate-al-campo-rom-casa-pound-non-sbarca-in-barriera-bayer-assorbe-monsanto/",[343],"Anarres del 23 settembre: megalopoli, gentrification, resistenza popolare e architettura; Rojava; retate al campo rom; casa Pound non sbarca in Barriera, Bayer assorbe Monsanto\r\n\r\nAscolta il podcast della puntata:\r\n\r\n2016-09-23-anarres1\r\n\r\n2016-09-23-anarres2\r\n\r\nNel nostro viaggio su Anarres – il pianeta delle utopie concrete questa settimana siamo approdati a...\r\n\r\nAbbiamo preso spunto dall'ultima, anomala, Biennale di architettura di Venezia per parlare di gentrification, megaprogetti, resistenza popolare e architettura.\r\nCi ha guidato in questo viaggio tra Europa, Sud America e Africa, Franco Buncuga, anarchico, architetto, collaboratore della rivista ApArte per la quale ha realizzato un articolo sulla Biennale.\r\n\r\nRojava – il corteo del 24 settembre a Roma: il comunicato della cdc della fai, l’appello di un combattente italiano.\r\n\r\nAppendino come Fassino: retate, arresti e fogli di via al campo rom di via Germagnano\r\n\r\nCasa Pound non sbarca in Barriera. Venerdì 23 un lungo assedio alle poche decine di fascisti radunatisi in via Baltea, la solidarietà degli abitanti, l'assenza di sostegno nel quartiere, che invece hanno riempito il giardinetto di corso Palermo angolo via Sesia, hanno decretato il flop dell'iniziativa fascista. \r\nBayer compra Monsanto: nasce il nuovo megamostro della chimica.\r\nNe abbiamo discusso con Marco Tafel\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 30 settembre\r\nore 21 – corso Palermo 46\r\npresentazione del libro di Alessio Lega “BAKUNIN, IL DEMONE DELLA RIVOLTA\r\nTra insurrezioni, complotti e galere i tumulti, le contraddizioni e l'incontenibile passione rivoluzionaria dell'anarchico russo” \r\nMichail Bakunin (1814-1876), nato nobile e morto in miseria, attraversa impetuosamente il suo secolo in nome di un'idea esagerata di libertà che sconvolge l'immaginario politico europeo. Pensatore rivoluzionario che tempra le sue idee nel fuoco dell'azione, accorre in difesa delle barricate di mezza Europa, collezionando condanne a morte in vari imperi e sopravvivendo a carcerazioni durissime. Deportato in Siberia, scappa – su slitte, cavalli, treni e velieri – per tornare lì dove la rivoluzione lo chiama: in un'Europa in ebollizione in cui lo aspettano altre barricate e altre insurrezioni. Vinto ma non domato, muore usurato da una vita segnata da mille sfide mentre – irresistibilmente – sta progettando nuove rivoluzioni e nuovi mondi.\r\nSabato 1 ottobre \r\nal Balon – via Andreis angolo via Borgodora (se piove in piazza della Repubblica sotto la tettoia dei casalinghi)\r\nore 10,30 – 13,30\r\nPresidio contro tutte le frontiere \r\nGiovedì 6 ottobre \r\nore 17,30\r\nai giardinetti di corso Palermo angolo via Sesia – punto info su guerra sociale e lotte nelle periferie, apericena benefit lotte sociali\r\nDocumenti\r\nComunicato-appello da parte di uno degli italiani unitosi allo YPG, scritto in occasione del corteo nazionale del 24 settembre a Roma. \r\nCiao a tutti e tutte, sono uno degli italiani che si sono uniti allo YPG, unità di difesa del popolo del Rojava. Non sono il primo e non sarò l'ultimo, in Rojava la solidarietà internazionale é molto forte e sono centinaia le persone che arrivano da ogni parte del mondo per far parte di questa rivoluzione. Siamo a conoscenza del corteo nazionale del 24 Settembre che si terrà a Roma e ciò non può che farci felici e darci sostegno e forza nel continuare a lottare.\r\nNelle ultime settimane sui giornali siamo stati chiamati terroristi, è stato detto che comunisti e anarchici vanno ad addestrarsi in Siria, vorrei dire ai giornalisti ed ai politici che si riempiono la bocca di belle parole, che questa rivoluzione non è fatta solo da comunisti o anarchici, ma anzi da curdi, arabi, assiri, ezidi, armeni, turcommanni e da tutte quelle persone che si identificano nel confederalismo democratico. La realtà è completamente diversa da quella che viene raccontata dai giornali e dal governo, i veri terroristi sono seduti nei palazzi del potere e spostano sulla scacchiera le loro pedine, un giorno amiche, un giorno nemiche, ma quando i nodi vengono al pettine e la verità viene a galla i nemici si scoprono. l'Italia è complice di questa guerra, l'Alenia fornisce elicotteri da combattimento alla Turchia per bombardare il Bakur, l'Italia è inoltre il maggior produttore di mine al mondo ed è anche grazie all'Italia se centinaia di persone sono morte o sono rimaste gravemente ferite per colpa delle migliaia di mine disseminate dall'Isis. Grazie all'accordo di 6 miliardi di euro tra unione europea e Turchia, migliaia di persone vivono in campi profughi che sono delle vere e proprie prigioni a cielo aperto. Grazie a questi soldi ricevuti dall'unione europea la Turchia sta completando la costruzione di un muro di separazione con il Rojava, con il quale si proteggono i militari che sparano senza scrupoli su chi cerca di scappare da questa guerra; sono già decine le persone uccise lungo questo confine.\r\n\r\nL'operazione di invasione del Rojava da parte della Turchia è partita già a metà agosto con la finta invasione di Jarablus, in pratica operazione di sostegno all'Isis, che per la prima volta è retrocesso senza combattere. Successivamente la Turchia ha utilizzato questa nuova postazione per far partire l'invasione di alcuni villaggi del cantone di Efrin; e in queste settimane sono state molte le provocazioni.\r\n\r\nIl rischio di una guerra aperta tra Turchia e Rojava è sempre più alto; ora più che mai è importante sostenere il confederalismo democratico a livello internazionale facendo pressioni sui governi e sugli Stati, complici e autori di questa guerra, perchè interrompano le relazioni politiche, economiche e militari con Ankara; ora più che mai è importante chiedere l'apertura delle frontiere per far entrare aiuti alimentari e medicine, beni di prima necessità che qui mancano.\r\n\r\nE' questa la vera realtà della guerra; la lotta al terrorismo è una menzogna ed è soltanto una facciata per nascondere gli interessi di governi e industrie belliche.\r\n\r\nIl mio pensiero qui in Rojava non può che andare alle migliaia di compagni e compagne caduti o rimasti gravemente feriti per far si che questa rivoluzione sia ancora in vita e prosegua il percorso verso la libertà.\r\n\r\nSperando sempre che dai semi rivoluzionari gettati qui in Rojava un giorno possano nascere fiori in tutto il mondo.\r\nBiji Rojava biji Kurdistan. \r\nSerkeftin\r\n000000\r\nLa Commissione di Corrispondenza dellaFederazione Anarchica Italiana fa propriol’appello del Gruppo Anarchico “Carlo Cafiero” – FAI di Roma, ed invita tutte le realtà federate ad attivarsi per la più ampia partecipazione allo spezzone rosso e nero alla manifestazione del 24 settembre a Roma.\r\nIl colpo di stato in Turchia ha permesso al governo turco di imporre lo stato di emergenza, e di accrescere la repressione nei confronti dei gruppi attivi nelle lotte e dei movimenti sociali. Anche i/le nostre compagni/e anarchici/che della DAF (Devrimci Anarsist Faaliyet / Azione Rivoluzionaria Anarchica) oltra a socialisti, gruppi curdi democratici sono stati colpiti dalla stretta liberticida del governo. Il giornale Meydan è stato chiuso e tre nuove indagini sono state avviate, con la scusa di essere un’organizzazione terroristica. \r\n Nelle regioni a maggioranza curda la repressione ha assunto la forma di una guerra aperta contro la popolazione, mentre gli attivisti in carcere, fra cui Abdullah Öcalan, sono costretti in condizioni inumane.\r\n La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana, sicura di interpretare i sentimenti delle anarchiche e degli anarchici di lingua italiana, esprime la solidarietà internazionalista al popolo curdo e a tutti i popoli che vivono nelle regioni del Kurdistan, vittime dell’aggressione della Turchia, della Siria e dello Stato Islamico; esprime altresì il sostegno alla resistenza, all’autogestione dal basso ed al comunalismo, alla rivoluzione in Rojava, per il suo ulteriore sviluppo in una prospettiva libertaria; invita a mobilitarsi contro il governo italiano e le altre potenze imperialiste, grandi e piccole, dell’est e dell’ovest, che appoggiano la guerra e il progetto di annientamento del popolo curdo.\r\n000000\r\nUna Biennale d’eccezione \r\n\r\nLanciando pietre\r\n\r\nThrowing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperityi di Douglas Rushkoff se non fosse un interessante libro sugli esiti della economia digitale potrebbe essere un ottimo libro di architettura. Le pietre di cui fa cenno il titolo sono quelle che hanno gettato i residenti di alcuni quartieri di San Francisco contro i Google bus che vengono a raccogliere i dipendenti dell’omonima ditta. Attorno alle fermate dei bus dei privilegiati dell’azienda informatica gli affitti sono cresciuti in maniera talmente elevata che molti abitanti sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Una nuova forma raffinata di gentrificazioneii.\r\n\r\nRushkoff, scrittore e saggista cyberpunk e collaboratore di Timothy Leary ci descrive un mondo in cui le differenze aumentano e nel quale le promesse di maggiori opportunità e di democrazia dell’economia digitale si sono rivelate un abbaglio fatale. “Il problema è che siamo ostaggi della trappola della crescita e le tecnologie digitali, che all’inizio sembravano promettere modelli più distribuiti e partecipati per l’economia, si sono trasformate in meri acceleratori di una crescita sempre più frenetica e sorda ai bisogni della società”iii. Nel suo libro Rushkoff cerca di spiegare dove abbiamo sbagliato e per quale motivo e come sia possibile riprogrammare l’economia digitale e le nostre attività ripartendo dal basso per promuovere un’economia sostenibile per raggiungere un benessere il più diffuso possibile.\r\n\r\nNella costruzione del nostro ambiente urbano ci siamo lasciati affascinare dallo stesso meccanismo: la crescita impetuosa delle città e delle conurbazioni a causa di un mix di demografia e spinte speculative ha prodotto i modelli illusori di ‘smart city’, di città cablate super tecnologiche e la rincorsa al gigantismo ed alle emergenze dei grandi edifici simbolo, incarnazione della ‘hubris’ degli archi-star. Ora ci rendiamo conto che questa corsa alla cementificazione del pianeta produce solo macerie nel tessuto abitativo e nei legami comunitari, indispensabili per una vita in armonia con l’ambiente e il territorio.\r\n\r\nL’edizione 2016 della Biennale di Architettura di Venezia, curata dal cileno Alejandro Aravena ha come titolo Reporting from the front ed ha l’ambizione di fotografare lo stato dei lavori in quelle aree del mondo di frontiera in cui si sta preparando il futuro del nostro spazio abitativo.\r\n\r\nQuesta Biennale nelle intenzioni di Aravena si “propone dunque di condividere con un pubblico più ampio, il lavoro delle persone che scrutano l’orizzonte alla ricerca di nuovi ambiti di azione, affrontando temi quali la segregazione, le diseguaglianze, le perifereie, l’accesso a strutture igienico-sanitarie, i disastri naturali, la carenza di alloggi, la migrazione, l’informalità, la criminalità, il traffico, lo spreco, l’inquinamento e la partecipazione delle comunità.”\r\n\r\nE Paolo Baratta, Presidente della Biennale aggiunge: “Ci interessa l’architettura come strumento di self-government, come strumento di una civiltà umanistica, non in grazia di uno stile formale, ma come evidenza della capacità dell’uomo di essere padrone dei propri destini”.\r\n\r\nUna edizione con un programma sideralmente opposto a quello della precedente, affidata all’archistar Rem Koolhas, che mette sul tappeto molti temi che come libertari ci sono cari: l’autocostruzione, la partecipazione, la progettazione comunitaria e i processi ecologici di recupero dell’esistente insieme allo sviluppo di tecnologie appropriate condivisibili.\r\n\r\nBaratta ci ricorda che l’immaginario architettonico del secolo scorso preconizzava la costruzione di grandi centri urbani inseriti in un territorio che offriva ancora grandi spazi vergini. È stato il periodo della ‘ville radieuse’ di Le Corbusier, della realizzazione in nuovi insediamenti di grandi capitali, come Chandigar o Brasilia. Oggi gli spazi su cui gli architetti sono chiamati ad operare sono spesso enormi aree urbane abbandonate e degradate ed in ogni caso, a causa della crescita urbana e delle nuove forme di produzione post-industriale, gli spazi naturali tendono a divenire sempre più spazi interni ad una pianificazione planetaria.\r\n\r\nSpazi che le autorità non riescono più a controllare o dirigere, per mancanza di risorse economiche ma anche di nuovi strumenti operativi efficaci. Ottima situazione per chi è impegnato in prima linea, sul‘fronte’ e sperimenta nuovi modelli abitativi solidali.\r\n\r\n“una volta i villaggi ci proteggevano dalla natura oggi la natura è il nostro rifugio dalle tensioni urbane” ci ricorda nella sua installazione di video il cileno Elton Leniz invitato da Aravena.\r\n\r\nLa situazione attuale dello sviluppo del fenomeno urbano è ben fotografata nel padiglione della Sala d’armi all’Arsenale dove è esposto il Progetto Speciale ‘Conflitti dell’era urbana’ curato da Riky Burdett. Burdett descrive le due grandi spinte che tendono a definire il nostro ambiente costruito: quelle che lui definisce le Soluzioni dall’alto -quelle istituzionali e dei grandi agenti della pianificazione- su una parete del padiglione e le Soluzioni dal basso –autocostruzione, partecipazione e processi spontanei- sulla parete opposta. Tra i due estremi sono rappresentate le mappe di alcune conurbazioni rappresentative che tendono a diventare in ogni luogo del pianeta ‘il territorio’ non solo una parte dell’ambiente antropizzato: il ‘tutto costruito’ con spazi di ‘natura’ addomesticata tra i suoi interstizi, l’opposto del rapporto urbano agricolo naturale artificiale che esiste da quando esiste l’uomo civile, il prodotto della ‘civitas’, la comunità stanziale di un gruppo di uomini in un territorio definito dalla sua architettura.\r\n\r\nSi aprono spazi vuoti all’interno di queste inquietanti conurbazioni neo-plastiche e come dice Baratta, è in questi spazi, che sono il fronte in cui si combatte per definire l’assetto del nostro ambiente futuro, che dobbiamo cercare esperienze e buone pratiche da analizzare. Reporting from the Front. Con l’intento di ingenerare progetti e processi che diano risposte complesse e condivisibili e che possano divenire nuovi standard e modelli. Architetture anche di piccole dimensioni ma che presentino un’alta qualità professionale e un forte legame con le comunità che le generano.\r\n\r\nRushkoff nel suo saggio parla anche di gig economy, l’economia dei piccoli lavori on-demand, modello Uber, in poche parole il modello che vuole trasportarci dal‘diritto al lavoro’ al nessun diritto dei ‘lavoretti’. In vista di un’uberizzazione della società dobbiamo adattarci anche a una gig-architecture? A un’architettura dei progettini? Che se poi piacciono e funzionano possano essere rilanciati da qualche bella multinazionale e ri-proposti come ready made architettonici. Servono a questo i tanti collettivi, più o meno marginali o antagonisti che vediamo rappresentati in questa bella biennale? Mettere in moto qualche interessante Processo che possa poi da altri essere rivenduto come Progetto?\r\n\r\nProgetti e Processi\r\n\r\nUn discrimine da avere ben presente tra le proposte interessanti viste in questa Biennale è proprio quello di saper distinguere da chi propone progetti confezionati da rivendere alla comunità e tra chi sceglie di ingenerare processi di crescita dal basso proponendo soluzioni che diano risposte a bisogni locali che diventino poi patrimonio collettivo. È ad esempio la scelta del gruppo Ctrl+z: costruire processi in forma partecipativa che non siano isolabili dal contesto che li ha prodotti, che valgano qui e ora, con questo materiale. Un bel esempio le “atrapaniebla” le torri dell’acqua che trasformano la condensa della nebbia in acqua potabile che Ctrl+z ha presentato ai magazzini del Sale nella mostra Spazi d’Eccezione, ‘torri low-tech basate sui materiali che si possono trovare a livello locale. Grazie alla leggerezza e alla modularità. La nostra proposta si può montare in due giorni senza la necessità di gru, ponteggi o altri ausili.’ Un modello della torre è stato montato all’interno dell’Esposizione nel giardino dell’Arsenale.\r\n\r\nA poca distanza la Norman Foster Foundation, insieme alla Future Africa EPFL e ad altre fondazioni, propone una rete di drone-port, aereoporti per droni per collegare in Africa villaggi isolati in ampi territori senza altre possibilità di comunicazione efficienti. I drone-port di Foster sono l’estto opposto della proposta di Ctrl+z, si riducono ad una scatola ed un progetto realizzabile in loco grazie ad un know how centralizzato, drone-porti per ricevere attraverso velivoli teleguidati ad alta tecnologie merci da un distributore lontano, un ragno nella rete da qualche parte. La realizzazione tecnologica dell’antico ‘culto del Cargo’ caro agli antropologi.\r\n\r\nSpazi d’Eccezione\r\n\r\nI fronti da esplorare oggi non sono quello spazio piano senza limiti che sembra indicare il logo di questa edizione: una foto scattata da Bruce Chatwin che ritrae un’archeologa tedesca, Maria Reiche, sopra una scala di alluminio che osserva i tracciati di pietre del deserto peruviano di Nazca, sono fronti interni allo sviluppo planetario del capitale, luoghi di rovine, di cicatrici, di macerie, quasi sempre ‘spazi d’eccezione’ in cui le normali regole del vivere sono sospese da un potere non normato. E in quei fronti, da tempo, c’è chi lotta e costruisce alternative. Di questi lotte dà testimonianza con uno sguardo libertario l’esposizione ‘Spazi d’Eccezione’ ai Magazzini del Sale, ‘un libro, un meeting e una mostra’ organizzati dai collettivi di Escuela Moderna e S.a.L.E. Docks.\r\n\r\nCtrl+z, Recets Urbanas che abbiamo già citato e altri espositori al Sale partecipano in varie forme anche all’esposizione ufficiale e Spazi d’Eccezione ha organizzato anche un meeting interno alla Biennale nell’ambito delle Biennale Sessions, per portare argomenti misteriosamente scomparsi dal dibattito sul territorio quali il No Mose, il No Tav il No Muos e tanti alti piccoli tentativi di autogestione del territorio e delle lotte urbane. Un tentativo di intrusione riuscito all’interno della Biennale ufficiale è stato quello del colletivo ‘Detroit Resist’ presente nella mostra al Sale che si occupa in modo militante di riqualificazione urbana a Detroit, un gruppo composto da attivisti, artisti, architetti e membri della comunità. Detroit Resist ha organizzato una occupazione digitale del padiglione degli Usa che quest’anno ha come tema “The Architectural immagination” e come oggetto proprio la riqualificazione della città di Detroit con giganteschi progetti con fini speculativi.\r\n\r\nTante sono le presenze libertarie di cui varrebbe la pena dare conto, dall’allestimento del padiglione Italia affidato alla TAM associati dal titolo ‘Taking Care, progettare per il bene comune’ alle presenze individuali, ai collettivi ad alcuni interessanti padiglioni nazionali. Iniziamo presentando il progetto ‘Spazi d’eccezione’ con un articolo di Paolo Martore e Massimo Mazzone. Altri seguiranno.\r\n\r\n“‘Spazi d’eccezione’ NON è un Padiglione Nazionale né un pezzo della Mostra Internazionale né un evento collaterale. ‘Spazi d’eccezione’ è quel lato in ombra a cui tutti fanno riferimento, quel Germinal, quell’humus dal quale tutti ambiguamente attingono, ma di cui nessuno parla mai con chiarezza.”iv Così Massimo Mazzone portavoce di Escuela Moderna nella sua introduzione al catalogo dell’esposizione.\r\n\r\nIn uno dei tanti padiglioni che trattavano di autocostruzione tra le varie indicazioni operative figurava anche la dicitura: ‘quando e in quali luoghi è opportuno accettare situazioni diffuse di illegalità marginale per favorire la costituzione di comunità…’\r\n\r\nNell’installazione di Recetas Urbanas nel padiglione all’Arsenale, all’interno della Biennale, si rivendicava il ‘diritto’ all’illegalità in situazioni di necessità: ecco la differenza che conta con la mostra istituzionale e che appare filo conduttore dell’esposizione al Sale.\r\n\r\nTolleranza dall’alto rivendicazione dal basso. Le varie gradazioni di questo rapporto segnano il sottile confine tra una social democrazia eterodiretta ed una comunità viva con fermenti libertari. Di ciò soprattutto dà testimonianza Spazi d’eccezione.\r\n\r\nViene a proposito il post di Marco Baravalle, animatore di ‘S.a.L.E. Docks’ e curatore di ‘Spazi d’eccezione’ insieme a Massimo Mazzone, a commento della cancellazione della performance Rebootati al padiglione Uruguaiano da parte della direzione della Biennale: “L'arte e l'architettura amano l'informalità quando si lascia rappresentare. Questo è l'essenza del pauperismo: fare dei poveri un soggetto immobile, procedere al saccheggio culturale oltre che a quello materiale. Ad essi è consentito solo di partecipare (solitamente a ciò che è già stato scelto), ad essi è consentito di attivarsi in quanto comunità (che parola è?) su sollecitazione dell'artista o dall'architetto di turno. Che l'illegalità sia individuale, di massa, dettata dalla fame o orientata politicamente, essa è una necessità legata alla sopravvivenza, al miglioramento delle proprie condizioni sociali o ad un nuovo modo di vivere in comune. Secondo qualcuno queste sono anche le priorità dell'architettura.”\r\n\r\n“Spazi d’eccezione credo sia un’ottima risposta e contemporaneamente una vetrina –anche se parziale- di tante praticabili ipotesi di lavoro. Spazi di Eccezione serve a mostrare alcune delle tante iniziative di libertà che combattono sul fronte del costruito che con difficoltà e determinazione stanno cercando di mettersi in rete e acquistare forma visibile.\r\n\r\nÈ in questa ottica che le esperienze contenute in questo lavoro comune hanno un senso, sono alfabeti, sillabe di linguaggi base per ricreare mondi con parole, azioni, fantasie di pratiche condivise. L’espressione di volontà che già esistono e balbettano futuri di libertà e testimonianza necessaria di un filone regressivo nelle pratiche progettuali e nella pianificazione urbana e territoriale che ritorna dominante nel panorama contemporaneo. Pratiche attive da sempre ma che ritornano visibili.\r\n\r\nRebuilding from the front, non Reporting. Un’azione attiva, non una passiva. Non un centro che va a vedere una periferia ma una periferia –anche interna- che ritrova/reinventa la propria forma. Non riportare dal fronte ma ricostruire dal fronte, partendo da ciò che già esiste nel presente, secondo l’insegnamento di Peter Kropotkin, senza ideologie, attraverso sperimentazioni continue.\r\n\r\nCominciamo dunque a ricostruire il mondo partendo dal fronte, da dove si combatte ogni giorno per dare forma a spazi di libertà, spazi che esistono in luoghi marginali, su fratture tettoniche, in Rojava e nelle nostre metropoli, che si parlano in rete e si reinventano quotidianamente, TAZ, zone temporaneamente autonome che anche clonate o colonizzate restano vive altrove, affreschi che occupano spazi e pareti e spariscono coperti da una mano di Blu, seppellendo con una risata gli affanni del mercato.”v\r\n\r\n\r\ni Throwing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperity (Tirare pietre al bus di Google: come la crescita è diventata la nemica della prosperità) Douglas Rushkoff, Portfolio, 2016.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nii Per gentrificazione si intende la trasformazione di un quartiere popolare o degradato in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niii ‘Il Digitale era un’utopia. Ora è un incubo Monopolista’, di Giuliano Aluffi in il Venerdì della Repubblica, 26 maggio 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niv Spazi d’eccezione, a cura di Escuela Moderna – S.a.L.E. Docks; Milieu,pag.9 edizioni, Milano 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nv idem pag.38","23 Settembre 2016","2018-10-17 23:05:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/barriera-antifa-07-200x110.jpg","Anarres del 23 settembre: megalopoli, gentrification, resistenza popolare e architettura; Rojava; retate al campo rom; casa Pound non sbarca in Barriera, Bayer assorbe Monsanto",1474643948,[537],"http://radioblackout.org/tag/macerie-su-macerie/",[539],"macerie-su-macerie",{"post_content":541},{"matched_tokens":542,"snippet":543,"value":544},[15],"Detroit Resist ha organizzato una \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> digitale del padiglione degli Usa","Anarres del 23 settembre: megalopoli, gentrification, resistenza popolare e architettura; Rojava; retate al campo rom; casa Pound non sbarca in Barriera, Bayer assorbe Monsanto\r\n\r\nAscolta il podcast della puntata:\r\n\r\n2016-09-23-anarres1\r\n\r\n2016-09-23-anarres2\r\n\r\nNel nostro viaggio su Anarres – il pianeta delle utopie concrete questa settimana siamo approdati a...\r\n\r\nAbbiamo preso spunto dall'ultima, anomala, Biennale di architettura di Venezia per parlare di gentrification, megaprogetti, resistenza popolare e architettura.\r\nCi ha guidato in questo viaggio tra Europa, Sud America e Africa, Franco Buncuga, anarchico, architetto, collaboratore della rivista ApArte per la quale ha realizzato un articolo sulla Biennale.\r\n\r\nRojava – il corteo del 24 settembre a Roma: il comunicato della cdc della fai, l’appello di un combattente italiano.\r\n\r\nAppendino come Fassino: retate, arresti e fogli di via al campo rom di via Germagnano\r\n\r\nCasa Pound non sbarca in Barriera. Venerdì 23 un lungo assedio alle poche decine di fascisti radunatisi in via Baltea, la solidarietà degli abitanti, l'assenza di sostegno nel quartiere, che invece hanno riempito il giardinetto di corso Palermo angolo via Sesia, hanno decretato il flop dell'iniziativa fascista. \r\nBayer compra Monsanto: nasce il nuovo megamostro della chimica.\r\nNe abbiamo discusso con Marco Tafel\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 30 settembre\r\nore 21 – corso Palermo 46\r\npresentazione del libro di Alessio Lega “BAKUNIN, IL DEMONE DELLA RIVOLTA\r\nTra insurrezioni, complotti e galere i tumulti, le contraddizioni e l'incontenibile passione rivoluzionaria dell'anarchico russo” \r\nMichail Bakunin (1814-1876), nato nobile e morto in miseria, attraversa impetuosamente il suo secolo in nome di un'idea esagerata di libertà che sconvolge l'immaginario politico europeo. Pensatore rivoluzionario che tempra le sue idee nel fuoco dell'azione, accorre in difesa delle barricate di mezza Europa, collezionando condanne a morte in vari imperi e sopravvivendo a carcerazioni durissime. Deportato in Siberia, scappa – su slitte, cavalli, treni e velieri – per tornare lì dove la rivoluzione lo chiama: in un'Europa in ebollizione in cui lo aspettano altre barricate e altre insurrezioni. Vinto ma non domato, muore usurato da una vita segnata da mille sfide mentre – irresistibilmente – sta progettando nuove rivoluzioni e nuovi mondi.\r\nSabato 1 ottobre \r\nal Balon – via Andreis angolo via Borgodora (se piove in piazza della Repubblica sotto la tettoia dei casalinghi)\r\nore 10,30 – 13,30\r\nPresidio contro tutte le frontiere \r\nGiovedì 6 ottobre \r\nore 17,30\r\nai giardinetti di corso Palermo angolo via Sesia – punto info su guerra sociale e lotte nelle periferie, apericena benefit lotte sociali\r\nDocumenti\r\nComunicato-appello da parte di uno degli italiani unitosi allo YPG, scritto in occasione del corteo nazionale del 24 settembre a Roma. \r\nCiao a tutti e tutte, sono uno degli italiani che si sono uniti allo YPG, unità di difesa del popolo del Rojava. Non sono il primo e non sarò l'ultimo, in Rojava la solidarietà internazionale é molto forte e sono centinaia le persone che arrivano da ogni parte del mondo per far parte di questa rivoluzione. Siamo a conoscenza del corteo nazionale del 24 Settembre che si terrà a Roma e ciò non può che farci felici e darci sostegno e forza nel continuare a lottare.\r\nNelle ultime settimane sui giornali siamo stati chiamati terroristi, è stato detto che comunisti e anarchici vanno ad addestrarsi in Siria, vorrei dire ai giornalisti ed ai politici che si riempiono la bocca di belle parole, che questa rivoluzione non è fatta solo da comunisti o anarchici, ma anzi da curdi, arabi, assiri, ezidi, armeni, turcommanni e da tutte quelle persone che si identificano nel confederalismo democratico. La realtà è completamente diversa da quella che viene raccontata dai giornali e dal governo, i veri terroristi sono seduti nei palazzi del potere e spostano sulla scacchiera le loro pedine, un giorno amiche, un giorno nemiche, ma quando i nodi vengono al pettine e la verità viene a galla i nemici si scoprono. l'Italia è complice di questa guerra, l'Alenia fornisce elicotteri da combattimento alla Turchia per bombardare il Bakur, l'Italia è inoltre il maggior produttore di mine al mondo ed è anche grazie all'Italia se centinaia di persone sono morte o sono rimaste gravemente ferite per colpa delle migliaia di mine disseminate dall'Isis. Grazie all'accordo di 6 miliardi di euro tra unione europea e Turchia, migliaia di persone vivono in campi profughi che sono delle vere e proprie prigioni a cielo aperto. Grazie a questi soldi ricevuti dall'unione europea la Turchia sta completando la costruzione di un muro di separazione con il Rojava, con il quale si proteggono i militari che sparano senza scrupoli su chi cerca di scappare da questa guerra; sono già decine le persone uccise lungo questo confine.\r\n\r\nL'operazione di invasione del Rojava da parte della Turchia è partita già a metà agosto con la finta invasione di Jarablus, in pratica operazione di sostegno all'Isis, che per la prima volta è retrocesso senza combattere. Successivamente la Turchia ha utilizzato questa nuova postazione per far partire l'invasione di alcuni villaggi del cantone di Efrin; e in queste settimane sono state molte le provocazioni.\r\n\r\nIl rischio di una guerra aperta tra Turchia e Rojava è sempre più alto; ora più che mai è importante sostenere il confederalismo democratico a livello internazionale facendo pressioni sui governi e sugli Stati, complici e autori di questa guerra, perchè interrompano le relazioni politiche, economiche e militari con Ankara; ora più che mai è importante chiedere l'apertura delle frontiere per far entrare aiuti alimentari e medicine, beni di prima necessità che qui mancano.\r\n\r\nE' questa la vera realtà della guerra; la lotta al terrorismo è una menzogna ed è soltanto una facciata per nascondere gli interessi di governi e industrie belliche.\r\n\r\nIl mio pensiero qui in Rojava non può che andare alle migliaia di compagni e compagne caduti o rimasti gravemente feriti per far si che questa rivoluzione sia ancora in vita e prosegua il percorso verso la libertà.\r\n\r\nSperando sempre che dai semi rivoluzionari gettati qui in Rojava un giorno possano nascere fiori in tutto il mondo.\r\nBiji Rojava biji Kurdistan. \r\nSerkeftin\r\n000000\r\nLa Commissione di Corrispondenza dellaFederazione Anarchica Italiana fa propriol’appello del Gruppo Anarchico “Carlo Cafiero” – FAI di Roma, ed invita tutte le realtà federate ad attivarsi per la più ampia partecipazione allo spezzone rosso e nero alla manifestazione del 24 settembre a Roma.\r\nIl colpo di stato in Turchia ha permesso al governo turco di imporre lo stato di emergenza, e di accrescere la repressione nei confronti dei gruppi attivi nelle lotte e dei movimenti sociali. Anche i/le nostre compagni/e anarchici/che della DAF (Devrimci Anarsist Faaliyet / Azione Rivoluzionaria Anarchica) oltra a socialisti, gruppi curdi democratici sono stati colpiti dalla stretta liberticida del governo. Il giornale Meydan è stato chiuso e tre nuove indagini sono state avviate, con la scusa di essere un’organizzazione terroristica. \r\n Nelle regioni a maggioranza curda la repressione ha assunto la forma di una guerra aperta contro la popolazione, mentre gli attivisti in carcere, fra cui Abdullah Öcalan, sono costretti in condizioni inumane.\r\n La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana, sicura di interpretare i sentimenti delle anarchiche e degli anarchici di lingua italiana, esprime la solidarietà internazionalista al popolo curdo e a tutti i popoli che vivono nelle regioni del Kurdistan, vittime dell’aggressione della Turchia, della Siria e dello Stato Islamico; esprime altresì il sostegno alla resistenza, all’autogestione dal basso ed al comunalismo, alla rivoluzione in Rojava, per il suo ulteriore sviluppo in una prospettiva libertaria; invita a mobilitarsi contro il governo italiano e le altre potenze imperialiste, grandi e piccole, dell’est e dell’ovest, che appoggiano la guerra e il progetto di annientamento del popolo curdo.\r\n000000\r\nUna Biennale d’eccezione \r\n\r\nLanciando pietre\r\n\r\nThrowing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperityi di Douglas Rushkoff se non fosse un interessante libro sugli esiti della economia digitale potrebbe essere un ottimo libro di architettura. Le pietre di cui fa cenno il titolo sono quelle che hanno gettato i residenti di alcuni quartieri di San Francisco contro i Google bus che vengono a raccogliere i dipendenti dell’omonima ditta. Attorno alle fermate dei bus dei privilegiati dell’azienda informatica gli affitti sono cresciuti in maniera talmente elevata che molti abitanti sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Una nuova forma raffinata di gentrificazioneii.\r\n\r\nRushkoff, scrittore e saggista cyberpunk e collaboratore di Timothy Leary ci descrive un mondo in cui le differenze aumentano e nel quale le promesse di maggiori opportunità e di democrazia dell’economia digitale si sono rivelate un abbaglio fatale. “Il problema è che siamo ostaggi della trappola della crescita e le tecnologie digitali, che all’inizio sembravano promettere modelli più distribuiti e partecipati per l’economia, si sono trasformate in meri acceleratori di una crescita sempre più frenetica e sorda ai bisogni della società”iii. Nel suo libro Rushkoff cerca di spiegare dove abbiamo sbagliato e per quale motivo e come sia possibile riprogrammare l’economia digitale e le nostre attività ripartendo dal basso per promuovere un’economia sostenibile per raggiungere un benessere il più diffuso possibile.\r\n\r\nNella costruzione del nostro ambiente urbano ci siamo lasciati affascinare dallo stesso meccanismo: la crescita impetuosa delle città e delle conurbazioni a causa di un mix di demografia e spinte speculative ha prodotto i modelli illusori di ‘smart city’, di città cablate super tecnologiche e la rincorsa al gigantismo ed alle emergenze dei grandi edifici simbolo, incarnazione della ‘hubris’ degli archi-star. Ora ci rendiamo conto che questa corsa alla cementificazione del pianeta produce solo macerie nel tessuto abitativo e nei legami comunitari, indispensabili per una vita in armonia con l’ambiente e il territorio.\r\n\r\nL’edizione 2016 della Biennale di Architettura di Venezia, curata dal cileno Alejandro Aravena ha come titolo Reporting from the front ed ha l’ambizione di fotografare lo stato dei lavori in quelle aree del mondo di frontiera in cui si sta preparando il futuro del nostro spazio abitativo.\r\n\r\nQuesta Biennale nelle intenzioni di Aravena si “propone dunque di condividere con un pubblico più ampio, il lavoro delle persone che scrutano l’orizzonte alla ricerca di nuovi ambiti di azione, affrontando temi quali la segregazione, le diseguaglianze, le perifereie, l’accesso a strutture igienico-sanitarie, i disastri naturali, la carenza di alloggi, la migrazione, l’informalità, la criminalità, il traffico, lo spreco, l’inquinamento e la partecipazione delle comunità.”\r\n\r\nE Paolo Baratta, Presidente della Biennale aggiunge: “Ci interessa l’architettura come strumento di self-government, come strumento di una civiltà umanistica, non in grazia di uno stile formale, ma come evidenza della capacità dell’uomo di essere padrone dei propri destini”.\r\n\r\nUna edizione con un programma sideralmente opposto a quello della precedente, affidata all’archistar Rem Koolhas, che mette sul tappeto molti temi che come libertari ci sono cari: l’autocostruzione, la partecipazione, la progettazione comunitaria e i processi ecologici di recupero dell’esistente insieme allo sviluppo di tecnologie appropriate condivisibili.\r\n\r\nBaratta ci ricorda che l’immaginario architettonico del secolo scorso preconizzava la costruzione di grandi centri urbani inseriti in un territorio che offriva ancora grandi spazi vergini. È stato il periodo della ‘ville radieuse’ di Le Corbusier, della realizzazione in nuovi insediamenti di grandi capitali, come Chandigar o Brasilia. Oggi gli spazi su cui gli architetti sono chiamati ad operare sono spesso enormi aree urbane abbandonate e degradate ed in ogni caso, a causa della crescita urbana e delle nuove forme di produzione post-industriale, gli spazi naturali tendono a divenire sempre più spazi interni ad una pianificazione planetaria.\r\n\r\nSpazi che le autorità non riescono più a controllare o dirigere, per mancanza di risorse economiche ma anche di nuovi strumenti operativi efficaci. Ottima situazione per chi è impegnato in prima linea, sul‘fronte’ e sperimenta nuovi modelli abitativi solidali.\r\n\r\n“una volta i villaggi ci proteggevano dalla natura oggi la natura è il nostro rifugio dalle tensioni urbane” ci ricorda nella sua installazione di video il cileno Elton Leniz invitato da Aravena.\r\n\r\nLa situazione attuale dello sviluppo del fenomeno urbano è ben fotografata nel padiglione della Sala d’armi all’Arsenale dove è esposto il Progetto Speciale ‘Conflitti dell’era urbana’ curato da Riky Burdett. Burdett descrive le due grandi spinte che tendono a definire il nostro ambiente costruito: quelle che lui definisce le Soluzioni dall’alto -quelle istituzionali e dei grandi agenti della pianificazione- su una parete del padiglione e le Soluzioni dal basso –autocostruzione, partecipazione e processi spontanei- sulla parete opposta. Tra i due estremi sono rappresentate le mappe di alcune conurbazioni rappresentative che tendono a diventare in ogni luogo del pianeta ‘il territorio’ non solo una parte dell’ambiente antropizzato: il ‘tutto costruito’ con spazi di ‘natura’ addomesticata tra i suoi interstizi, l’opposto del rapporto urbano agricolo naturale artificiale che esiste da quando esiste l’uomo civile, il prodotto della ‘civitas’, la comunità stanziale di un gruppo di uomini in un territorio definito dalla sua architettura.\r\n\r\nSi aprono spazi vuoti all’interno di queste inquietanti conurbazioni neo-plastiche e come dice Baratta, è in questi spazi, che sono il fronte in cui si combatte per definire l’assetto del nostro ambiente futuro, che dobbiamo cercare esperienze e buone pratiche da analizzare. Reporting from the Front. Con l’intento di ingenerare progetti e processi che diano risposte complesse e condivisibili e che possano divenire nuovi standard e modelli. Architetture anche di piccole dimensioni ma che presentino un’alta qualità professionale e un forte legame con le comunità che le generano.\r\n\r\nRushkoff nel suo saggio parla anche di gig economy, l’economia dei piccoli lavori on-demand, modello Uber, in poche parole il modello che vuole trasportarci dal‘diritto al lavoro’ al nessun diritto dei ‘lavoretti’. In vista di un’uberizzazione della società dobbiamo adattarci anche a una gig-architecture? A un’architettura dei progettini? Che se poi piacciono e funzionano possano essere rilanciati da qualche bella multinazionale e ri-proposti come ready made architettonici. Servono a questo i tanti collettivi, più o meno marginali o antagonisti che vediamo rappresentati in questa bella biennale? Mettere in moto qualche interessante Processo che possa poi da altri essere rivenduto come Progetto?\r\n\r\nProgetti e Processi\r\n\r\nUn discrimine da avere ben presente tra le proposte interessanti viste in questa Biennale è proprio quello di saper distinguere da chi propone progetti confezionati da rivendere alla comunità e tra chi sceglie di ingenerare processi di crescita dal basso proponendo soluzioni che diano risposte a bisogni locali che diventino poi patrimonio collettivo. È ad esempio la scelta del gruppo Ctrl+z: costruire processi in forma partecipativa che non siano isolabili dal contesto che li ha prodotti, che valgano qui e ora, con questo materiale. Un bel esempio le “atrapaniebla” le torri dell’acqua che trasformano la condensa della nebbia in acqua potabile che Ctrl+z ha presentato ai magazzini del Sale nella mostra Spazi d’Eccezione, ‘torri low-tech basate sui materiali che si possono trovare a livello locale. Grazie alla leggerezza e alla modularità. La nostra proposta si può montare in due giorni senza la necessità di gru, ponteggi o altri ausili.’ Un modello della torre è stato montato all’interno dell’Esposizione nel giardino dell’Arsenale.\r\n\r\nA poca distanza la Norman Foster Foundation, insieme alla Future Africa EPFL e ad altre fondazioni, propone una rete di drone-port, aereoporti per droni per collegare in Africa villaggi isolati in ampi territori senza altre possibilità di comunicazione efficienti. I drone-port di Foster sono l’estto opposto della proposta di Ctrl+z, si riducono ad una scatola ed un progetto realizzabile in loco grazie ad un know how centralizzato, drone-porti per ricevere attraverso velivoli teleguidati ad alta tecnologie merci da un distributore lontano, un ragno nella rete da qualche parte. La realizzazione tecnologica dell’antico ‘culto del Cargo’ caro agli antropologi.\r\n\r\nSpazi d’Eccezione\r\n\r\nI fronti da esplorare oggi non sono quello spazio piano senza limiti che sembra indicare il logo di questa edizione: una foto scattata da Bruce Chatwin che ritrae un’archeologa tedesca, Maria Reiche, sopra una scala di alluminio che osserva i tracciati di pietre del deserto peruviano di Nazca, sono fronti interni allo sviluppo planetario del capitale, luoghi di rovine, di cicatrici, di macerie, quasi sempre ‘spazi d’eccezione’ in cui le normali regole del vivere sono sospese da un potere non normato. E in quei fronti, da tempo, c’è chi lotta e costruisce alternative. Di questi lotte dà testimonianza con uno sguardo libertario l’esposizione ‘Spazi d’Eccezione’ ai Magazzini del Sale, ‘un libro, un meeting e una mostra’ organizzati dai collettivi di Escuela Moderna e S.a.L.E. Docks.\r\n\r\nCtrl+z, Recets Urbanas che abbiamo già citato e altri espositori al Sale partecipano in varie forme anche all’esposizione ufficiale e Spazi d’Eccezione ha organizzato anche un meeting interno alla Biennale nell’ambito delle Biennale Sessions, per portare argomenti misteriosamente scomparsi dal dibattito sul territorio quali il No Mose, il No Tav il No Muos e tanti alti piccoli tentativi di autogestione del territorio e delle lotte urbane. Un tentativo di intrusione riuscito all’interno della Biennale ufficiale è stato quello del colletivo ‘Detroit Resist’ presente nella mostra al Sale che si occupa in modo militante di riqualificazione urbana a Detroit, un gruppo composto da attivisti, artisti, architetti e membri della comunità. Detroit Resist ha organizzato una \u003Cmark>occupazione\u003C/mark> digitale del padiglione degli Usa che quest’anno ha come tema “The Architectural immagination” e come oggetto proprio la riqualificazione della città di Detroit con giganteschi progetti con fini speculativi.\r\n\r\nTante sono le presenze libertarie di cui varrebbe la pena dare conto, dall’allestimento del padiglione Italia affidato alla TAM associati dal titolo ‘Taking Care, progettare per il bene comune’ alle presenze individuali, ai collettivi ad alcuni interessanti padiglioni nazionali. Iniziamo presentando il progetto ‘Spazi d’eccezione’ con un articolo di Paolo Martore e Massimo Mazzone. Altri seguiranno.\r\n\r\n“‘Spazi d’eccezione’ NON è un Padiglione Nazionale né un pezzo della Mostra Internazionale né un evento collaterale. ‘Spazi d’eccezione’ è quel lato in ombra a cui tutti fanno riferimento, quel Germinal, quell’humus dal quale tutti ambiguamente attingono, ma di cui nessuno parla mai con chiarezza.”iv Così Massimo Mazzone portavoce di Escuela Moderna nella sua introduzione al catalogo dell’esposizione.\r\n\r\nIn uno dei tanti padiglioni che trattavano di autocostruzione tra le varie indicazioni operative figurava anche la dicitura: ‘quando e in quali luoghi è opportuno accettare situazioni diffuse di illegalità marginale per favorire la costituzione di comunità…’\r\n\r\nNell’installazione di Recetas Urbanas nel padiglione all’Arsenale, all’interno della Biennale, si rivendicava il ‘diritto’ all’illegalità in situazioni di necessità: ecco la differenza che conta con la mostra istituzionale e che appare filo conduttore dell’esposizione al Sale.\r\n\r\nTolleranza dall’alto rivendicazione dal basso. Le varie gradazioni di questo rapporto segnano il sottile confine tra una social democrazia eterodiretta ed una comunità viva con fermenti libertari. Di ciò soprattutto dà testimonianza Spazi d’eccezione.\r\n\r\nViene a proposito il post di Marco Baravalle, animatore di ‘S.a.L.E. Docks’ e curatore di ‘Spazi d’eccezione’ insieme a Massimo Mazzone, a commento della cancellazione della performance Rebootati al padiglione Uruguaiano da parte della direzione della Biennale: “L'arte e l'architettura amano l'informalità quando si lascia rappresentare. Questo è l'essenza del pauperismo: fare dei poveri un soggetto immobile, procedere al saccheggio culturale oltre che a quello materiale. Ad essi è consentito solo di partecipare (solitamente a ciò che è già stato scelto), ad essi è consentito di attivarsi in quanto comunità (che parola è?) su sollecitazione dell'artista o dall'architetto di turno. Che l'illegalità sia individuale, di massa, dettata dalla fame o orientata politicamente, essa è una necessità legata alla sopravvivenza, al miglioramento delle proprie condizioni sociali o ad un nuovo modo di vivere in comune. Secondo qualcuno queste sono anche le priorità dell'architettura.”\r\n\r\n“Spazi d’eccezione credo sia un’ottima risposta e contemporaneamente una vetrina –anche se parziale- di tante praticabili ipotesi di lavoro. Spazi di Eccezione serve a mostrare alcune delle tante iniziative di libertà che combattono sul fronte del costruito che con difficoltà e determinazione stanno cercando di mettersi in rete e acquistare forma visibile.\r\n\r\nÈ in questa ottica che le esperienze contenute in questo lavoro comune hanno un senso, sono alfabeti, sillabe di linguaggi base per ricreare mondi con parole, azioni, fantasie di pratiche condivise. L’espressione di volontà che già esistono e balbettano futuri di libertà e testimonianza necessaria di un filone regressivo nelle pratiche progettuali e nella pianificazione urbana e territoriale che ritorna dominante nel panorama contemporaneo. Pratiche attive da sempre ma che ritornano visibili.\r\n\r\nRebuilding from the front, non Reporting. Un’azione attiva, non una passiva. Non un centro che va a vedere una periferia ma una periferia –anche interna- che ritrova/reinventa la propria forma. Non riportare dal fronte ma ricostruire dal fronte, partendo da ciò che già esiste nel presente, secondo l’insegnamento di Peter Kropotkin, senza ideologie, attraverso sperimentazioni continue.\r\n\r\nCominciamo dunque a ricostruire il mondo partendo dal fronte, da dove si combatte ogni giorno per dare forma a spazi di libertà, spazi che esistono in luoghi marginali, su fratture tettoniche, in Rojava e nelle nostre metropoli, che si parlano in rete e si reinventano quotidianamente, TAZ, zone temporaneamente autonome che anche clonate o colonizzate restano vive altrove, affreschi che occupano spazi e pareti e spariscono coperti da una mano di Blu, seppellendo con una risata gli affanni del mercato.”v\r\n\r\n\r\ni Throwing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperity (Tirare pietre al bus di Google: come la crescita è diventata la nemica della prosperità) Douglas Rushkoff, Portfolio, 2016.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nii Per gentrificazione si intende la trasformazione di un quartiere popolare o degradato in zona \u003Cmark>abitativa\u003C/mark> di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niii ‘Il Digitale era un’utopia. Ora è un incubo Monopolista’, di Giuliano Aluffi in il Venerdì della Repubblica, 26 maggio 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niv Spazi d’eccezione, a cura di Escuela Moderna – S.a.L.E. Docks; Milieu,pag.9 edizioni, Milano 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nv idem pag.38",[546],{"field":105,"matched_tokens":547,"snippet":543,"value":544},[15],{"best_field_score":523,"best_field_weight":401,"fields_matched":97,"num_tokens_dropped":50,"score":549,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":50},"1155199671761633393",6637,{"collection_name":383,"first_q":28,"per_page":17,"q":28},8,["Reactive",554],{},["Set"],["ShallowReactive",557],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fP-p2ns8J5AEpJ0fSU-E7YB0ofpgy5zPu7pfw1Xw28vY":-1},true,"/search?query=occupazione+abitativa"]