","Libia. Nuova minaccia salafita","post",1540306529,[57,58,59,60,61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/al-saidi/","http://radioblackout.org/tag/al-sarraj/","http://radioblackout.org/tag/ambasciata/","http://radioblackout.org/tag/cirenaica/","http://radioblackout.org/tag/conferenza-di-palermo/","http://radioblackout.org/tag/haftar/","http://radioblackout.org/tag/libia/","http://radioblackout.org/tag/perrone/","http://radioblackout.org/tag/tripolitania/",[21,25,27,23,31,17,15,19,29],{"post_content":68,"tags":73},{"matched_tokens":69,"snippet":71,"value":72},[70],"Perrone","Tripoli manca da mesi l'ambasciatore \u003Cmark>Perrone\u003C/mark>, esibitosi in diretta TV in","La conferenza del 12 e 13 novembre promossa a Palermo dal governo italiano ha un percorso sempre più in salita. Forte è il rischio di defezioni importanti come quella di Haftar, il signore della Cirenaica appoggiato dalla Francia, che ambisce a prendere il controllo anche della Tripolitania, dove il governo Al Sarraj, appoggiato dall'Italia, è sempre più debole, ostaggio delle milizie.\r\nOggi è a Roma Ali al Saidi, deputato del Parlamento libico con sede a Tobruk, membro della commissione Interni assai vicino a Khalifa Haftar. Al Saidi, è nella capitale come inviato del presidente del Parlamento.\r\n\r\nLa partecipazione di Haftar è sempre meno probabile, mentre è pressoché certo che non ci sarà il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Aguila Saleh. Al Saidi qualche giorno fa aveva detto che «Questa conferenza non farà altro che acuire la crisi libica perché ci sono paesi come l’Italia che fanno di tutto per proseguirla».\r\n\r\nLa posizione dell'Italia si è molto indebolita con il nuovo governo. Il ministro dell'Interno Salvini non gode delle robuste maniglie di cui godeva Minniti, che, come viceministro aveva avuto per anni la delega ai servizi segreti, che sono i reali gestori degli accordi in un paese governato da logiche tribali e controllato da potenti milizie.\r\nAll'ambasciata italiana a Tripoli manca da mesi l'ambasciatore \u003Cmark>Perrone\u003C/mark>, esibitosi in diretta TV in dichiarazioni che hanno dimostrato la sua conoscenza dell'arabo ma anche una scarsa accortezza diplomatica. \u003Cmark>Perrone\u003C/mark> aveva dichiarato che i libici non erano maturi per elezioni a dicembre. Le proteste di piazza e e bandiere tricolori bruciate avevano indotto il governo a richiamarlo.\r\n\r\nParlando al sito web «al Wasat», Al Saidi, deputato eletto nel distretto di Wadi al Shati, regione storica meridionale del Fezzan, ha chiesto che venga riaperto il consolato d’Italia a Bengasi e che venga attuato il progetto per realizzare l’arteria stradale ovest-est tra Ras Jedir, valico al confine con la Tunisia, e Musaid, vicino al confine con l’Egitto. In particolare è il primo lotto dell’arteria su cui si punta, quello dal confine egiziano a Bengasi, grazie a cui migliorerebbe il flusso delle merci ma anche la sicurezza in Cirenaica. Una commessa da un miliardo di dollari in cui sono coinvolte alcune aziende italiane come Salini Impregilo.\r\n\r\nQuestione di affari, ma anche di politica, vista la presenza di milizie salafite nella zona, peraltro alleate con il \"laico\" Haftar.\r\n\r\nAltre milizie salafite sono tra quelle che controllano Tripoli e sono attive anche a Misurata.\r\nIl gioco delle alleanze potrebbe favorirne l'ascesa. Dopo l'Isis la partita con i salafiti sarebbe quindi tutt'altro che chiusa.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesca Mannocchi, giornalista free lance, più volte inviata in Libia, autrice di articoli e corrispondenze per l'Espresso, la7, al Jazeera.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 10 23 libia mannocchi",[74,76,78,80,82,84,86,88,91],{"matched_tokens":75,"snippet":21},[],{"matched_tokens":77,"snippet":25},[],{"matched_tokens":79,"snippet":27},[],{"matched_tokens":81,"snippet":23},[],{"matched_tokens":83,"snippet":31},[],{"matched_tokens":85,"snippet":17},[],{"matched_tokens":87,"snippet":15},[],{"matched_tokens":89,"snippet":90},[19],"\u003Cmark>perrone\u003C/mark>",{"matched_tokens":92,"snippet":29},[],[94,100],{"field":32,"indices":95,"matched_tokens":97,"snippets":99},[96],7,[98],[19],[90],{"field":101,"matched_tokens":102,"snippet":71,"value":72},"post_content",[70],578730123365712000,{"best_field_score":105,"best_field_weight":106,"fields_matched":107,"num_tokens_dropped":43,"score":108,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":43},"1108091339008",13,2,"578730123365711978",6646,{"collection_name":54,"first_q":19,"per_page":111,"q":19},6,{"facet_counts":113,"found":178,"hits":179,"out_of":373,"page":14,"request_params":374,"search_cutoff":33,"search_time_ms":375},[114,149],{"counts":115,"field_name":146,"sampled":33,"stats":147},[116,119,122,125,128,131,134,137,140,143],{"count":117,"highlighted":118,"value":118},140,"anarres",{"count":120,"highlighted":121,"value":121},106,"Bello come una prigione che brucia",{"count":123,"highlighted":124,"value":124},65,"liberation front",{"count":126,"highlighted":127,"value":127},60,"frittura mista",{"count":129,"highlighted":130,"value":130},33,"Harraga",{"count":132,"highlighted":133,"value":133},28,"I Bastioni di Orione",{"count":135,"highlighted":136,"value":136},27,"congiunzioni",{"count":138,"highlighted":139,"value":139},23,"stakka stakka",{"count":141,"highlighted":142,"value":142},19,"Macerie su macerie",{"count":144,"highlighted":145,"value":145},17,"la perla di labuan","podcastfilter",{"total_values":148},182,{"counts":150,"field_name":32,"sampled":33,"stats":176},[151,154,156,159,162,164,167,170,172,174],{"count":152,"highlighted":153,"value":153},54,"carcere",{"count":129,"highlighted":155,"value":155},"repressione",{"count":157,"highlighted":158,"value":158},31,"war on migrants",{"count":160,"highlighted":161,"value":161},26,"sorveglianza",{"count":138,"highlighted":163,"value":163},"Bastioni di Orione",{"count":165,"highlighted":166,"value":166},21,"intelligenza artificiale",{"count":168,"highlighted":169,"value":169},20,"cpr",{"count":168,"highlighted":171,"value":171},"41 bis",{"count":141,"highlighted":173,"value":173},"suicidi in carcere",{"count":141,"highlighted":175,"value":175},"frittura mista radio fabbrica",{"total_values":177},1573,719,[180,220,248,283,319,346],{"document":181,"highlight":200,"highlights":209,"text_match":215,"text_match_info":216},{"comment_count":43,"id":182,"is_sticky":43,"permalink":183,"podcastfilter":184,"post_author":185,"post_content":186,"post_date":187,"post_excerpt":49,"post_id":182,"post_modified":188,"post_thumbnail":189,"post_title":190,"post_type":191,"sort_by_date":192,"tag_links":193,"tags":197},"94561","http://radioblackout.org/podcast/un-terreno-da-tempo-battuto-sullespulsioni-allorizzonte-delle-persone-siriane/",[130],"harraga","Sulle libere frequenze di Radio Blackout, ai microfoni di Harraga, Yasha Maccanico di Statewatch ci ha aiutato a ragionare attorno alla sospensione, da parte di molti Stati dell’Unione Europea, delle procedure di asilo e di protezione internazionale riguardanti le persone con documenti siriani. Difatti il 9 dicembre, dopo il colpo di stato dell’Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e la caduta del regime di Bashiar al-Assad in Siria, la Germania apre le danze decidendo di sospendere l’esaminazione delle domande di protezione internazionale presentate da persone siriane. In meno di 48 ore, in una corsa ai respingimenti, 11 stati europei la seguono.\r\n\r\nLa postura e la decisione dell’UE l’indomani del colpo di stato in Siria è assolutamente coerente alla sua ossessione per l’immigrazione. Attraverso la mediazione e la garanzia del governo turco la vecchia fortezza già da tempo aveva elaborato una strategia di gestione delle vite delle persone siriane emigrate alle porte o in Europa. Una strategia molto precisa e adeguata al contesto sfaccettato e mimetico di quel territorio, in cui non solo la Turchia, ma anche la definizione del concetto di paese sicuro hanno un ruolo fondamentale (“Sul concetto di Paese Sicuro”). Sembra che ora la strategia volta ad appiattire il possibile sguardo sulla situazione e legittimare quindi l’espulsione forzata delle persone con documenti siriani dall’Europa, oscilli fra l’osannare l’HTS per aver liberato la Siria da un tiranno e il preparare il terreno, seppur in maniera tiepida, per gridare ai siriani terroristi jihadisti fronte ai quali le frontiere devono essere serrate e protette.\r\n\r\nAscolta qui il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/AsiloSiria27.12.24.mp3\"][/audio]","28 Dicembre 2024","2024-12-28 20:32:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/MIGRANTS-master675-515642051-200x110.jpg","Un terreno da tempo battuto: sull’espulsioni all’orizzonte delle persone siriane","podcast",1735417943,[194,195,196],"http://radioblackout.org/tag/deportazioni/","http://radioblackout.org/tag/razzismo/","http://radioblackout.org/tag/war-on-migrants/",[198,199,158],"deportazioni","razzismo",{"post_content":201,"post_title":206},{"matched_tokens":202,"snippet":204,"value":205},[203],"persone","di protezione internazionale riguardanti le \u003Cmark>persone\u003C/mark> con documenti siriani. 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Nonostante i tentativi delle guardie di tenere lontane le persone dalle finestre e i trasferimenti di prima mattina per svuotare le stanze da cui si sarebbe più facilmente potuto comunicare con l’esterno, da dentro hanno potuto sentirci, seguirci e contattarci. E’ stata una boccata d’aria fresca nel soffocante silenzio che circonda i lager bulgari per persone immigrate, di cui solo ora si inizia a parlare, grazie alle lotte da dentro e alla solidarietà da fuori.\r\n\r\nIl presidio è stato organizzato in solidarietà alle numerose proteste nei centri di detenzione e di accoglienza bulgari dell’ultimo mese. A Busmantsi (il centro di detenzione nella periferia della capitale), le persone hanno protestato contro nuove arbitrarie restrizioni sulle visite e sui pacchi e si sono rifiutate per qualche ora di entrare nelle loro stanze in segno di protesta. Nei giorni successivi, a molte persone sono stati sequestrati i telefoni cellulari (che possono regolarmente avere, a patto che siano senza fotocamera).\r\nNel centro di accoglienza di Harmanli, che si trova nel sud del paese e vicino al confine con la Turchia, i rifugiati siriani stanno protestando da settimane contro i respingimenti di massa delle loro richiesta di asilo. Nel centro ci sono attualmente circa 900-1000 persone che, dopo aver fatto richiesta di asilo, sono in attesa dei colloqui e di ricevere una decisione sulla loro domanda. Tra settembre e ottobre però sono state respinte la maggior parte delle richieste asilo degli uomini soli. Solo le famiglie continuano (a stento) a ricevere la protezione internazionale. Il 18 ottobre hanno iniziato una protesta e dichiarato uno sciopero della fame.\r\nLa risposta dell’amministrazione è stata che ora la Siria è un Paese sicuro, con riferimento al fatto che chi fugge dai bombardamenti israeliani nel sud del Libano si rifugia in Siria. Questa logica perversa e nuova preoccupante tendenza non è ovviamente solo una sadica invenzione dell’Agenzia di Stato bulgara per i rifugiati: negli ultimi anni anche altri Paesi europei stanno iniziando a respingere chi proviene dalla Siria come già fanno sistematicamente con le persone provenienti da altre aree devastate dalla guerra.\r\n\r\nDa Busmantsi ci è invece arrivata una lettera aperta che recita: “76 siriani, tra cui 8 bambini, stanno soffrendo condizioni dure durante la loro detenzione a Sofia. Sono state date loro due opzioni: Un anno e mezzo di prigione per aver minacciato la sicurezza nazionale della Bulgaria, oppure firmare un ordine di deportazione in Siria. Un rappresentante dell’ambasciata siriana li ha già visitati minacciando di deportarli entro 21 giorni una volta che il numero di persone che accettano di essere deportate sarà pieno *(probabilmente, quando ci saranno abbastanza persone per organizzare una deportazione di massa)*.\r\nI rifugiati vivono in condizioni di vita difficili, non hanno accesso alle cure mediche e si vedono negare le più elementari necessità della vita quotidiana. Sono sfruttati dalle guardie del campo, perché sono costretti a pagare grandi somme di denaro per piccole quantità di cibo; pagano fino a 100 euro per una piccola quantità di verdure”. 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Sono prigioni a tutti gli effetti, il cui scopo è controllare, reprimere e sfruttare le persone immigrate in transito in Bulgaria.\r\nNe è dimostrazione il fatto che una parte delle persone è detenuta con l’accusa di costituire una “minaccia alla sicurezza nazionale”. Questo è il pretesto per detenere ed espellere gli individui scomodi, come molti curdi provenienti dalla Turchia e ricercati dal regime di Erdogan, o i dissidenti politici in fuga da Iran, Bielorussia, Russia. C’è anche chi, come il nostro amico Nidal Hassan, è sopravvissuto al genocidio in corso a Gaza e ora si trova detenuto in Europa. Lo stesso pretesto con cui il nostro compagno e dissidente saudita Abdulrahman Al-Khalidi è detenuto da quattro anni. 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