","Anche in Turchia i migranti alimentano propaganda razzista","post",1564618050,[49,50,51,52,53],"http://radioblackout.org/tag/kazdaglan/","http://radioblackout.org/tag/migranti-siriani/","http://radioblackout.org/tag/petrolio-cipriota/","http://radioblackout.org/tag/sindaci/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[19,21,23,15,17],{"post_content":56,"tags":61},{"matched_tokens":57,"snippet":59,"value":60},[58],"petrolio","non solo i giacimenti di \u003Cmark>petrolio\u003C/mark> sono oggetto di scandalo: l'Oca","La prefettura di Istanbul annuncia più di 12mila deportazioni di immigrati in province dotate di centri di identificazione ed espulsione. In particolare per i siriani si tratta di una storia di sfruttamento e di iperesposizione mediatica. Ma anche di pogrom e aggressioni e devastazione di negozi; uno dei fulcri della propaganda e del dibattito politico dall'inizio della guerra siriana, che ha prodotto 400mila sfollati solo a Istanbul, in certe zone del Sudest la popolazione siriana può raggiungere il 25% degli abitanti. Ovvio lo sfruttamento e la concorrenza, i ricatti per cittadinanza e lavoro: la precarietà e la produzione di fake news sui migranti siriani, che il governo ha utilizzato come strumento politico durante l'invasione del Rojava, salvo poi scaricare su di loro il motivo della sconfitta elettorale e perciò si capovolge la narrazione. Malcontento e manipolazione, fin dagli accordi con l'Europa in cambio di denaro, sospesi unilateralmente dalla Turchia come ripicca, in relazione alla trivellazione in acque cipriote, sanzionate dall'Europa.\r\n\r\nMa non solo i giacimenti di \u003Cmark>petrolio\u003C/mark> sono oggetto di scandalo: l'Oca dalle uova d'oro è una montagna , il Kazdaglan devastata per la ricerca dell'oro e svenduta alla azienda canadese Alamos Gold, che ha sradicato quasi 200mila alberi, vantandosi di aver fatto un ottimo affare a seguito della svalutazione della lira che ha fatto aumentare a dismisura i profitti della ditta mineraria americana, chiamata ad avvalersi solo di maestranze turche pagate in moneta svalutata, un affare colossale solo per i canadesi: cioè si prosegue con la politica di saccheggio del territorio e con la sua svendita per fare cassa. Di nuovo con l'ausilio di organi di informazione all'80% prezzolati si diffondono notizie false, che diventano realtà. Esattamente come in Italia.\r\n\r\nIl problema è l'economia ormai alla canna del gas, gli enormi debiti, la svalutazione della lira, l'evidenza della corruzione che l'inizio della gestione delle nuove amministrazioni fa sì che emerga il sistema di potere fondato su corruzione e grandi opere prive di copertura, clientele e irregolarità amministrative, come dimostra l'ospedale di Bursa appena inaugurato, costato 400 milioni di dollari e che alle prime piogge ha cominciato a fare acqua da tutte le parti. Sono stati scoperchiati bandi taroccati, ma soprattutto quelli nuovi finisconon con lo spuntare prezzi dieci volte inferiori rispetto a quelli imposti dal sistema Erdogan.\r\n\r\nL'analisi di Murat Cinar, nostro interlocutore abituale su temi anatolici sono illuminanti:\r\n\r\nPogrom di migranti siriani - miniera d'oro - amministrazioni indebitate",[62,64,66,70,72],{"matched_tokens":63,"snippet":19},[],{"matched_tokens":65,"snippet":21},[],{"matched_tokens":67,"snippet":69},[58,68],"cipriota","\u003Cmark>petrolio\u003C/mark> \u003Cmark>cipriota\u003C/mark>",{"matched_tokens":71,"snippet":15},[],{"matched_tokens":73,"snippet":17},[],[75,81],{"field":24,"indices":76,"matched_tokens":78,"snippets":80},[77],2,[79],[58,68],[69],{"field":82,"matched_tokens":83,"snippet":59,"value":60},"post_content",[58],1157451471441625000,{"best_field_score":86,"best_field_weight":87,"fields_matched":77,"num_tokens_dropped":35,"score":88,"tokens_matched":77,"typo_prefix_score":35},"2211897868544",13,"1157451471441625194",6646,{"collection_name":46,"first_q":23,"per_page":91,"q":23},6,3,{"facet_counts":94,"found":147,"hits":148,"out_of":370,"page":14,"request_params":371,"search_cutoff":25,"search_time_ms":372},[95,121],{"counts":96,"field_name":118,"sampled":25,"stats":119},[97,100,102,104,106,108,110,112,114,116],{"count":98,"highlighted":99,"value":99},24,"anarres",{"count":87,"highlighted":101,"value":101},"I Bastioni di Orione",{"count":92,"highlighted":103,"value":103},"black holes",{"count":92,"highlighted":105,"value":105},"Macerie su macerie",{"count":77,"highlighted":107,"value":107},"liberation front",{"count":77,"highlighted":109,"value":109},"cattivi pensieri",{"count":77,"highlighted":111,"value":111},"La fine della Fine della storia",{"count":14,"highlighted":113,"value":113},"MIXTAPE",{"count":14,"highlighted":115,"value":115},"Malafemme",{"count":14,"highlighted":117,"value":117},"siblings of Zhina","podcastfilter",{"total_values":120},14,{"counts":122,"field_name":24,"sampled":25,"stats":145},[123,126,128,130,132,135,137,139,141,143],{"count":124,"highlighted":125,"value":125},12,"Bastioni di Orione",{"count":91,"highlighted":127,"value":127},"ENI",{"count":27,"highlighted":129,"value":129},"greenwashing",{"count":27,"highlighted":131,"value":131},"Andrea Turco",{"count":133,"highlighted":134,"value":134},4,"italia",{"count":133,"highlighted":136,"value":136},"lettura",{"count":133,"highlighted":138,"value":138},"Ambiente",{"count":133,"highlighted":140,"value":140},"radio cane",{"count":92,"highlighted":142,"value":142},"sport",{"count":92,"highlighted":144,"value":144},"produzioni nessun rimborso",{"total_values":146},401,57,[149,207,253,287,315,342],{"document":150,"highlight":171,"highlights":191,"text_match":203,"text_match_info":204},{"comment_count":35,"id":151,"is_sticky":35,"permalink":152,"podcastfilter":153,"post_author":99,"post_content":154,"post_date":155,"post_excerpt":41,"post_id":151,"post_modified":156,"post_thumbnail":157,"post_title":158,"post_type":159,"sort_by_date":160,"tag_links":161,"tags":167},"24629","http://radioblackout.org/podcast/libia-il-grande-gioco-tra-sangue-e-petrolio/",[99],"La Libia è attraversata da una guerra per bande che sta frantumando il paese, rendendo sempre più difficile la vita sia ai libici sia ai numerosi profughi subsahariani che ci vivono. Mercoledì 6 agosto c'é stato un blackout totale. A Tripoli internet, la rete dei cellulari e l'acqua funzionano a singhiozzo.\r\nAnche l'assistenza sanitaria è a rischio, perché il governo filippino ha chiesto ai 13mila lavoratori immigrati nel paese di lasciare la Libia. Ben tremila filippini lavoravano in Libia come infermieri e medici.\r\nIl parlamento, eletto il 25 giugno, in una consultazione in cui gli islamisti al potere dopo la guerra civile scatanatasi dopo l'intervento di Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti ed Italia nel paese, sono ora in minoranza, si è riunito per la prima volta a Tobruk, 1500 chilometro da Tripoli. Tobruk è nell'estremo est del paese, molto vicino alla frontiera egiziana.\r\nLunedì 4 agosto 160 parlamentari su 188 hano eletto presidente del parlamento il giurista Aguila Salah Iss. Alla votazione non hanno preso parte i deputati vicini ai Fratelli Musulmani che hanno boicottato la votazione, perché sia il Gran Mufti al-Ghariani e il presidente uscente Abu Sahmain, sostenuto dagli islamisti, hanno detto che ritengono incostituzionale la nuova Assemblea.\r\nUn'assemblea parlamentare quasi in esilio, perché sia la capitale Tripoli, che il maggiore centro della Cirenaica, Bengasi sono teatro di feroci combattimenti.\r\n\r\nGli Stati Uniti e quasi tutti i Paesi europei hanno rimpatriato i propri connazionali ed evacuato le proprie rappresentanze, con l'eccezione dell'ambasciata italiana che rimane aperta. Gli interessi italiani nell'ex colonia sono ancora fortissimi e il governo Renzi non può certo permettersi di abbandonare il campo. Già nel 2011, dopo mesi alla finestra il governo italiano decise di intervenire in Libia, rompendo l'alleanza con il governo di Muammar Gheddafi, per contrastare il piano franco inglese di sostituire l'Italia sia nerll'interscambio commerciale sia nel ruolo di referente privilegiato in Europa.\r\nL'Italia riuscì in quell'occasione a mantenere i contratti dell'ENI, ma, nonostante le assicurazioni delle nuove autorità libiche, non è mai riuscita ad ottenere l'outsourcing della repressione dell'immigrazione già garantito da Gheddafi. In questi giorni il governo moltiplica gli allarmi sull'emergenza immigrati, ma, nei fatti la crisi libica rende difficile richiudere la frontiera sud.\r\n\r\nPer profughi e migranti la situazione nel paese è terribile. L'Alto commissariato Onu per i rifiugati, che ha lasciato Tripoli a causa degli scontri, segnala che circa 30mila persone hanno passato il confine con la Tunisia la scorsa settimana, mentre ogni giorno 3.000 uomini attraversano la frontiera con l'Egitto; sono soprattutto egiziani che lavoravano in Libia, ma anche libici che possono permettersi la fuga. Tuttavia, la condizione peggiore è quella dei rifugiati provenienti dall'Africa subsahariana. \"Sono quasi 37mila - spiega l'agenzia Onu - le persone che abbiamo registrato; nella sola Tripoli, più di 150 persone provenienti da Eritrea e Somalia hanno chiamato il nostro numero verde per richiedere medicinali o un luogo più sicuro dove stare. Stiamo anche ricevendo chiamate da molti siriani e palestinesi che si trovano a Bengasi e che hanno un disperato bisogno di assistenza\".\r\n\r\nGli africani neri rischiano la pelle. Uomini delle milizie entrano nelle case che danno rifugio ai profughi, che vengono derubati di ogni cosa e spesso uccisi. Molti maschi vengono rapiti e ridotti in schiavitù: vengono obbligati a fare i facchini durante gli spostamenti, le donne vengono invece sistematicamente stuprate. Nelle carceri, dove i migranti subsahariani sono detenuti finché pagano un riscatto, la situazione è peggiorata: oltre ai \"consueti\" abusi ai prigionieri è negato anche il cibo.\r\n\r\nLe divisioni storiche tra Tripolitania, Cirenaica, e Fezzan sono divenute esplosive. Al di là della partita politica c'é la lotta senza quartiere per il controllo delle risorse, in primis il petrolio.\r\nDopo la caduta di Moammar Gheddafi tre estati fa, i vari governi che si sono succeduti non sono riusciti a imporsi sui circa 140 gruppi tribali che compongono la Libia. Il 16 maggio Khalifa Haftar, ex generale dell'esercito, a capo della brigata Al Saiqa ha attaccato il parlamento e lanciato l'offensiva contro le forze islamiste, particolarmente forti nella Cirenaica, la regione di Bengasi. Oggi a Bengasi le milizie islamiste hanno preso il controllo della città mentre il generale Haftar controllerebbe solo l'aeroporto. I gruppi jihadisti, riuniti nel Consiglio della Shura dei rivoluzionari di Bengasi, hanno proclamato un emirato islamico. Tra di loro, ci sono anche i salafiti di Ansar al Sharia.\r\nHaftar, che alcuni ritengono agente della CIA, è sostenuto da Egitto e Algeria e, forse, dagli stessi Stati Uniti non ha le forze per prendere il controllo della regione. La coalizione contro di lui comprende sia gli islamisti sia laici che non lo considerano un golpista.\r\nLa politica statunitense nella regione è all'insegna delle ambigue alleanze che caratterizzano da un paio di decenni le scelte delle varie amministrazioni. In Libia Obama sostiene Haftar, mentre in Siria appoggia le milizie quaediste anti Assad, le stesse che in Iraq hanno invaso il nord, controllando Mosul e la cristiana piana di Ninive. D'altro canto il sostegno verso il governo dello shiita Nouri al Maliki è solo verbale: nessuna iniziativa militare è stata sinora intrapresa contro il Califfato di Al Baghdadi. Al Quaeda, un brand buono per tante occasioni, è come un cane feroce, che azzanna i tuoi avversari, ma sfugge completamente anche al controllo di chi lo nutre e l'ha nutrito per decenni. L'Afganistan ne è la dimostrazione.\r\nNello scacchiere geopolitico in Libia, chi pare aver perso la partita sono state le formazioni vicine ai Fratelli Musulmani sostenute dal Qatar, a sua volta apoggiato dalla Francia.\r\n\r\nA Tripoli la situazione è fuori controllo: lo scontro è tra la milizia di Zintan, una città del nordovest, e un gruppo armato nato dall'alleanza delle milizie di Misurata e di alcuni gruppi islamisti. Dal 13 luglio, gli scontri, con oltre 100 morti, si concentrano attorno all'aeroporto, controllato dai primi e bombardato dai secondi. La scorsa settimana, per vari giorni la capitale è stata coperta dal fumo di un deposito di carburante, colpito da alcuni razzi da qui arriva parte del petrolio importato in Italia con il gasdotto Greenstream, che copre il 10-11% dei consumi nazionali.\r\n\r\nSe le formazioni quaediste dovessero prendere il controllo dei pozzi petroliferi le conseguenze sarebbero gravi soprattutto per la Tunisia e per i paesi africani.\r\n\r\nQuesta situazione mette in luce la decadenza degli Stati Uniti, che fanno di un'alchimia da stregoni una strategia. Un gioco complesso che sempre meno produce i risultati desiderati.\r\nOltre la scacchiera dei grandi giochi restano le migliaia e migliaia di uomini, donne, bambini massacrati.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Karim Metref, un torinese di origine Kabila, insegnante, blogger, attento osservatore di quanto accade in nord Africa.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 08 01 karim metref libia","7 Agosto 2014","2018-10-17 22:59:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/08/libia-200x110.jpg","Libia. 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Il ministro degli Esteri Bonino e quello dell'Interno Alfano hanno fatto lo scaricabarile e non è certo il ritiro del decreto di espulsione a modificare la situazione.\r\nOrmai la donna e sua figlia sono nelle mani dell'autocrate kazako Nazarbayev, che difficilmente mollerà i due ostaggi che lo Stato italiano gli ha consegnato.\r\nI fragili equilibri nella grosse coalition all’italiana si sono ulteriormente incrinati, con il pressing nei confronti di Alfano da parte del PD. Sapremo nelle prossime ore se la testa Procaccini, il capo di Gabinetto del vice premier, dimessosi oggi basterà a chiudere la vicenda o se sarà solo l’innesco di una crisi che è ormai nell’aria da giorni. L’accelerazione l’ha data il mini aventino del PDL che si è arroccato in difesa di Berlusconi, cui la Cassazione potrebbe comminare in via definitiva l’interdizione dai pubblici uffici.\r\nUn fatto è certo. Questa vicenda poteva rimanere tra le tante denunce nel deserto di blog e siti di informazione di nicchia. Invece ha fatto irruzione sui principali quotidiani, che, con La Stampa, in prima fila, mantengono viva l’attenzione sul caso.\r\nSe a questo si aggiunge la pressione della governance economica a livello mondiale, che ha mal gradito la decisione di far slittare l’aumento dell’IVA e la questione dell’IMU a settembre, si ha un quadro che ricorda i giorni precedenti la caduta di Berlusconi e la nascita del governo Monti.\r\nDifficile tuttavia che in questo caso sia ipotizzabile un nuovo governo senza ricorso alle urne. D’altra parte l’indebolimento del paggio del Cavaliere potrebbe essere un obiettivo sufficiente a soddisfare la compagine guidata da Epifani.\r\nSu ben altro piano la vicenda dell’espulsione a tempo di record di Alma Slalabayeva dovrebbe indurre ad una riflessione sulla legislazione nei confronti degli immigrati nel nostro paese, che invece nessuno fa.\r\nLe norme che regolano l'espulsione degli stranieri senza documenti consentono ogni sorta di arbitrio. Uomini e donne possono essere rinchiusi nei CIE sino a 18 mesi solo per verificarne l'identità. Di fatto si tratta di una pena detentiva comminata per via amministrativa come strumento di punizione nei confronti degli immigrati che vi vengono rinchiusi e di minaccia a tutti gli altri. All'occorrenza le procedure possono essere rapidissime. I giudici di pace convalidano quasi sempre e in poche ore ci si può ritrovare all'altro capo del pianeta.\r\nCapita ogni giorno a uomini e donne senza storia, tritati da una macchina oliata negli anni per funzionare senza inceppi.\r\nUna macchina usata anche per questa espulsione eccellente, nei confronti di una donna che viveva con la figlia, il cognato e vari domestici in una villa a Casalpalocco.\r\nD'altra parte il dissidente Ablyazov è una figura tipica del panorama post sovietico: un imprenditore dai modi spicci e dall'attitudine a sostituire nel suo ruolo il primo ed unico presidente del Kazachstan indipendente.\r\nNei prossimi giorni capiremo le reali ripercussioni di questa vicenda sul governo, che gioca a scaricabarile, sperando che qualcuno possa bersi la storiella di un’operazione condotta da funzionari senza consultare il ministro.\r\n\r\nLa domanda che ci siamo posti noi è invece semplice. Perché? Perché il governo italiano ha condotto quest'operazione? Perché tanta fretta?\r\nLa risposta è altrettanto semplice: la trovate sul sito dell'ENI, i cui interessi sul gas e il petrolio kazako sono stati garantiti negli anni prima dal governo Prodi, poi, in successione, da Berlusconi Monti e Letta. Uno dei maggiori investimenti del colosso energetico italiano, dovrebbe cominciare a dare i primi frutti proprio quest'anno: è una gigantesca piattaforma off shore di pompaggio del greggio nel mare Caspio.\r\n\r\nAbbiamo cercato di capirne di più parlandone con Marco Tafel, che da molti anni si occupa di questioni energetiche e degli enormi interessi che le accompagnano.\r\nAscolta il suo intervento:\r\n2013 07 12 tafel kazachstan\r\n\r\nIl primo e unico capo di Stato dell’ex repubblica sovietica ha improntato la sua politica di sviluppo economico e commerciale, con un nucleo centrale costituito dalla risorse energetiche, uno esterno rappresentato da infrastrutture, tecnologia e know-how. Con l’Italia vi è un rapporto privilegiato che risale ai primi anni dopo l’indipendenza nel 1990.\r\nIl paese ha registrato negli ultimi vent’anni un tasso di crescita medio tra i più dinamici al mondo, circa l’8%, secondo soltanto alla Cina e al Qatar. A rendere attraente il Kazakhstan è la posizione strategica, l’ampiezza del territorio - il nono del Pianeta - e la grande ricchezza del sottosuolo. Occupa il 12 esimo posto al mondo per le riserve di petrolio e il 14 esimo per quelle di gas. Non guasta la stabilità politica garantita da una dittatura travestita da democrazia.\r\nDal 1992 in poi i rapporti tra Italia e Kazakhstan si sono rafforzati progressivamente in particolare con il Trattato di partenariato strategico firmato in occasione della visita a Roma di Nazarbaev, nel novembre 2009. In base ai dati kazaki, l’Italia è il secondo Paese destinatario dell’export (petrolio in larghissima parte), con una quota del 18% sul suo interscambio totale, seconda solo alla Cina. I dati del ministero degli Esteri la confermano al secondo posto come Paese esportatore in Kazakhstan - dopo la Germania - in ambito Ue, ed il sesto in assoluto, con oltre 900 milioni di euro nel 2012 (oltre il 70% di tutta l’Asia Centrale), ovvero cinque volte rispetto a dieci anni fa. Inoltre l’Unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan, offre all’Italia opportunità per 34 miliardi di euro. L’Italia ha in Kazakhstan un ruolo centrale. La parte del leone l’ha recitata l’ENI. Il colosso degli idrocarburi è co-operatore del giacimento in produzione di Karachaganak, e partecipa al consorzio North Caspian Sea Psa per lo sviluppo del giacimento Kashagan. \r\n«Il Kazakhstan è per noi un impegno prioritario di lungo termine, dal punto di vista degli investimenti e della produzione futura - spiega Claudio Descalzi, direttore generale del settore Esplorazioni e Produzione -».\r\nDietro all’ Eni in Kazakhstan sono arrivate anche molte e piccole e medie imprese del settore «oil and gas», e in seguito, aziende del settore infrastrutturale o impegnate nelle costruzioni come Salini-Todini, Impregilo, Italcementi, Renco ed altre ancora. Sono 53 le società italiane con sede in Kazakhstan, secondo le stime 2013 dell’Ice, la maggior parte ad Almaty e Astana, oltre a un centinaio di joint-venture italo-kazake. Dal 2007 c’é anche Unicredit che controlla la quinta banca del Paese.\r\nIn prospettiva altri fronti di interscambio potrebbero aprirsi con la collaborazione tra Milano Expo 2015 e Astana 2017 per lo scambio di know-how italiano. Potrebbe registrarsi una crescita di esportazioni nei settori abbigliamento, lusso e arredo.\r\nIn questo quadro i diritti umani della moglie e della figlia di Mukhtar Ablyazov, il capitalista kazako, prima alleato e poi avversario acerrimo di Nazarbayev, contano davvero poco.","16 Luglio 2013","2018-10-17 22:10:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/07/eni-kasakistan-copy-200x110.jpg","Italia/Kazakhstan. 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Il ministro degli Esteri Bonino e quello dell'Interno Alfano hanno fatto lo scaricabarile e non è certo il ritiro del decreto di espulsione a modificare la situazione.\r\nOrmai la donna e sua figlia sono nelle mani dell'autocrate kazako Nazarbayev, che difficilmente mollerà i due ostaggi che lo Stato italiano gli ha consegnato.\r\nI fragili equilibri nella grosse coalition all’italiana si sono ulteriormente incrinati, con il pressing nei confronti di Alfano da parte del PD. Sapremo nelle prossime ore se la testa Procaccini, il capo di Gabinetto del vice premier, dimessosi oggi basterà a chiudere la vicenda o se sarà solo l’innesco di una crisi che è ormai nell’aria da giorni. L’accelerazione l’ha data il mini aventino del PDL che si è arroccato in difesa di Berlusconi, cui la Cassazione potrebbe comminare in via definitiva l’interdizione dai pubblici uffici.\r\nUn fatto è certo. Questa vicenda poteva rimanere tra le tante denunce nel deserto di blog e siti di informazione di nicchia. Invece ha fatto irruzione sui principali quotidiani, che, con La Stampa, in prima fila, mantengono viva l’attenzione sul caso.\r\nSe a questo si aggiunge la pressione della governance economica a livello mondiale, che ha mal gradito la decisione di far slittare l’aumento dell’IVA e la questione dell’IMU a settembre, si ha un quadro che ricorda i giorni precedenti la caduta di Berlusconi e la nascita del governo Monti.\r\nDifficile tuttavia che in questo caso sia ipotizzabile un nuovo governo senza ricorso alle urne. D’altra parte l’indebolimento del paggio del Cavaliere potrebbe essere un obiettivo sufficiente a soddisfare la compagine guidata da Epifani.\r\nSu ben altro piano la vicenda dell’espulsione a tempo di record di Alma Slalabayeva dovrebbe indurre ad una riflessione sulla legislazione nei confronti degli immigrati nel nostro paese, che invece nessuno fa.\r\nLe norme che regolano l'espulsione degli stranieri senza documenti consentono ogni sorta di arbitrio. Uomini e donne possono essere rinchiusi nei CIE sino a 18 mesi solo per verificarne l'identità. Di fatto si tratta di una pena detentiva comminata per via amministrativa come strumento di punizione nei confronti degli immigrati che vi vengono rinchiusi e di minaccia a tutti gli altri. All'occorrenza le procedure possono essere rapidissime. I giudici di pace convalidano quasi sempre e in poche ore ci si può ritrovare all'altro capo del pianeta.\r\nCapita ogni giorno a uomini e donne senza storia, tritati da una macchina oliata negli anni per funzionare senza inceppi.\r\nUna macchina usata anche per questa espulsione eccellente, nei confronti di una donna che viveva con la figlia, il cognato e vari domestici in una villa a Casalpalocco.\r\nD'altra parte il dissidente Ablyazov è una figura tipica del panorama post sovietico: un imprenditore dai modi spicci e dall'attitudine a sostituire nel suo ruolo il primo ed unico presidente del Kazachstan indipendente.\r\nNei prossimi giorni capiremo le reali ripercussioni di questa vicenda sul governo, che gioca a scaricabarile, sperando che qualcuno possa bersi la storiella di un’operazione condotta da funzionari senza consultare il ministro.\r\n\r\nLa domanda che ci siamo posti noi è invece semplice. Perché? Perché il governo italiano ha condotto quest'operazione? Perché tanta fretta?\r\nLa risposta è altrettanto semplice: la trovate sul sito dell'ENI, i cui interessi sul gas e il \u003Cmark>petrolio\u003C/mark> kazako sono stati garantiti negli anni prima dal governo Prodi, poi, in successione, da Berlusconi Monti e Letta. Uno dei maggiori investimenti del colosso energetico italiano, dovrebbe cominciare a dare i primi frutti proprio quest'anno: è una gigantesca piattaforma off shore di pompaggio del greggio nel mare Caspio.\r\n\r\nAbbiamo cercato di capirne di più parlandone con Marco Tafel, che da molti anni si occupa di questioni energetiche e degli enormi interessi che le accompagnano.\r\nAscolta il suo intervento:\r\n2013 07 12 tafel kazachstan\r\n\r\nIl primo e unico capo di Stato dell’ex repubblica sovietica ha improntato la sua politica di sviluppo economico e commerciale, con un nucleo centrale costituito dalla risorse energetiche, uno esterno rappresentato da infrastrutture, tecnologia e know-how. Con l’Italia vi è un rapporto privilegiato che risale ai primi anni dopo l’indipendenza nel 1990.\r\nIl paese ha registrato negli ultimi vent’anni un tasso di crescita medio tra i più dinamici al mondo, circa l’8%, secondo soltanto alla Cina e al Qatar. A rendere attraente il Kazakhstan è la posizione strategica, l’ampiezza del territorio - il nono del Pianeta - e la grande ricchezza del sottosuolo. Occupa il 12 esimo posto al mondo per le riserve di \u003Cmark>petrolio\u003C/mark> e il 14 esimo per quelle di gas. Non guasta la stabilità politica garantita da una dittatura travestita da democrazia.\r\nDal 1992 in poi i rapporti tra Italia e Kazakhstan si sono rafforzati progressivamente in particolare con il Trattato di partenariato strategico firmato in occasione della visita a Roma di Nazarbaev, nel novembre 2009. 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Il colosso degli idrocarburi è co-operatore del giacimento in produzione di Karachaganak, e partecipa al consorzio North Caspian Sea Psa per lo sviluppo del giacimento Kashagan. \r\n«Il Kazakhstan è per noi un impegno prioritario di lungo termine, dal punto di vista degli investimenti e della produzione futura - spiega Claudio Descalzi, direttore generale del settore Esplorazioni e Produzione -».\r\nDietro all’ Eni in Kazakhstan sono arrivate anche molte e piccole e medie imprese del settore «oil and gas», e in seguito, aziende del settore infrastrutturale o impegnate nelle costruzioni come Salini-Todini, Impregilo, Italcementi, Renco ed altre ancora. Sono 53 le società italiane con sede in Kazakhstan, secondo le stime 2013 dell’Ice, la maggior parte ad Almaty e Astana, oltre a un centinaio di joint-venture italo-kazake. 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Da parte dei media occidentali si continua a descrivere Hetzbollah come solo un milizia terrorista ma in realtà si tratta di una organizzazione politica che è rappresentativa della comunità scita ed è presente nelle istituzioni libanesi ,ha un estesa ramificazione sociale ,ha costruito un sistema di welfare diffuso ; il suo leader Nasrallah era una personalità estremamente influente nella regione anche dal punto di vista religioso e il suo omicidio costituisce un accelerazione dello scontro con l'Iran . Un Iran riluttante a impegnarsi in una guerra totale con Israele ,consapevole delle difficoltà interne e del consenso perso in seguito alla crisi economica e alla repressione delle proteste di piazza ,che comunque si troverà costretto a rispondere alle provocazioni di Israele .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/BASTIONI-03102024-FORLANI-LIBANO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Lorenzo Lamperti , giornalista ed esperto conoscitore della Cina che si trova a Taipei, parliamo del \" petrolio\" cinese come definì nel 1987 Deng xiaoping le terre rare che la Cina possiede in gran quantità e che sono strategiche per lo sviluppo di dispositivi tecnologici utili alla transizione energetica. Partendo dal monopolio dell'estrazione e della catena della raffinazione La Cina si è dotata di processi ormai completamente automatizzati che le consentono di produrre veicoli elettrici a prezzi concorrenziali e condizionare l'approvigionamento a questi materiali che sono strategici anche per l'industria militare . Le recenti manovre di stimolo della Banca Centrale cinese che ha immesso liquidità per sostenere il mercato immobiliare in crisi , le finanze delle casse regionali e le aziende quotate in borsa sono state interpretate come un ammissione delle difficoltà dell'economia cinese il cui sviluppo è lontano dall'obiettivo del 5% annuo di crescita (comunque fantascientifico per le asfittiche economie europee) . Lo sviluppo delle nuove forze produttive ,come le ha chiamate Xi, è teso al superamento del modello di esportazione al fine di stimolare il mercato interno ed ha al contempo preoccupato sopratutto gli Stati Uniti per l'eventuale eccesso di sovraproduzione cinese che ne puo' derivare ,da qui la politica dei dazi sui prodotti cinesi che si sta rivelando controproducente in particolare per il mercato dell'auto europeo.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/BASTIONI-03102024-LAMPERTI-CINA.mp3\"][/audio]","5 Ottobre 2024","2024-10-05 22:53:46","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 03/10/2024-LIBANO UNA NUOVA GAZA ?- LE TERRE RARE SONO IL PETROLIO DELLA CINA DICEVA DENG , ORA XI LE NAZIONALIZZA.",1728168826,[266],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[125],{"post_content":269,"post_title":273},{"matched_tokens":270,"snippet":271,"value":272},[58],"trova a Taipei, parliamo del \" \u003Cmark>petrolio\u003C/mark>\" cinese come definì nel 1987 ","In questa puntata Bastioni di Orione racconta con Lorenzo Forlani ,giornalista che vive a Beirut , la situazione in Libano sotto attacco dell'esercito israeliano e lo scenario in seguito all'assasinio di Nasrallah .Il leader scita aveva accettato una tregua ,informazione confermata anche da fonti statunitensi ,e probabilmente questo è stato il motivo del suo assassinio da parte dell'aviazione israeliana in quanto la leadership suprematista considera l'allargamento del conflitto un opportunità non solo per garantirsi un futuro politico ma anche per cambiare gli equilibri della regione e nella loro visione millenarista costruire l\"Erétz Yisraél\" promessa ai discendenti di Abramo .\r\n\r\nIl Libano già colpito da una crisi economica devastante è stato investito dalla ferocia di Israele che sta applicando lo stesso schema genocidario di Gaza senza alcuna remora nel provocare migliaia di vittime civili , e in un paese già diviso , anche a causa dei retaggi coloniali, le fratture confessionali rischiano di acuirsi . 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Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/2024-04-19-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\n25 aprile in Barriera di Milano\r\nOggi come ieri. Via fascisti e militari dai quartieri!\r\nCome ogni anno ci ritroviamo alla lapide che ricorda Ilio Baroni, partigiano anarchico.\r\nOggi più che mai ritrovarci in quell’angolo di periferia, dove cadde combattendo Baroni, non è mero esercizio di memoria, ma occasione per intrecciare i fili delle lotte, perché il testimone lasciato da chi non c’è più è ora nelle nostre mani.\r\nTra sfruttamento, lavori precari e pericolosi, morti in mare, leggi razziste, militari per le strade, guerra, la democrazia somiglia sempre più al fascismo. Gli eredi della dittatura oggi sono al governo e, giorno dopo giorno, moltiplicano la stretta repressiva nei confronti di pover* e oppositor* politic* e social*.\r\nLa gente di Barriera ha volti e storie diverse ma la stessa condizione di sfruttamento e oppressione di chi combatté il fascismo perché voleva una società senza stato né padroni.\r\n\r\nStati Uniti. Polizia e strage di neri\r\nL’ultimo assassinio di un afrodiscendente statunitense per mano della polizia è rimbalzato agli onori delle cronache grazie al video che mostra un uomo inerme freddato da 96 colpi sparati in meno di un minuto. La polizia di Chicago è dotata di armi da guerra, uno dei tanti segnali del rinforzamento delle polizie negli States.\r\nNon solo. L’enorme sommovimento generato dal “Balck lives matter” ha prodotto una potente ondata reattiva: il numero di afroamericani freddati durante controlli e posti di blocco è sensibilmente aumentato.\r\nAbbiamo provato a a capirne di più con Robertino Barbieri che segue gli States su Umanità Nova\r\n\r\nSono Gaia Dan. Ho 23 anni, sono di Haifa e sono un attivista contro l'occupazione e contro la guerra. Vorrei condividere con voi un messaggio sul movimento di resistenza qui in Israele/Palestina.\r\n\r\nReligioni e millenarismi. La grande sniffata dei popoli\r\nIl ritorno delle religioni, dopo un lungo periodo di laicizzazione diffusa a livello planetario, parte da lontano ed approda fragorosamente ai giorni nostri.\r\nLa nostra analisi si dipanerà dalla seconda metà degli anni Settanta con il revival cristiano negli Stati Uniti, il rafforzarsi dell'islamismo nei paesi arabi e la controrivoluzione islamista in Iran, per approdare all'affermarsi del cristianesimo evangelico nei paesi centro africani e in Sud America.\r\nAffronteremo l'emergere del millenarismo come tentativo di dare una risposta a una crisi sentita ma non capita nelle sue dinamiche materiali e simboliche. Tanti i tasselli che contribuiscono a costruire il mosaico complesso che emerge a diverse latitudini ed in differenti culture religiose. Il contesto è quello in cui la chiesa cattolica decreta la fine della teologia della liberazione sino alla restaurazione teologico/populista di Ratzinger/Bergoglio e si delinea in modo sempre più forte la sottomissione degli stati post coloniali all'ordine neo-coloniale, ma anche la ristrutturazione in chiave neoliberista delle società occidentali. Poi sulla scena mondiale appaiono in sequenza Al Quaeda e poi l’Isis.\r\nI millenarismi hanno un ruolo importante nelle narrazioni che accompagnano il conflitto in Israele e Palestina.\r\nAbbiamo provato a capire meglio quali siano le tendenze millenariste che attraversano pericolosamente sia l’ebraismo che l’islam.\r\nCe ne ha parlato Lollo\r\n\r\nContro il G7 energia ed ambiente. Eni. Sangue, petrolio, guerra\r\nQuest’anno il G7, la rete che unisce i sette paesi più industrializzati, è presieduta dal governo italiano. Il summit finale, cui parteciperanno i capi di Stato, si terrà a Bari in giugno.\r\nDal 28 al 30 aprile si svolgerà nella reggia di Venaria il vertice dedicato ad energia ed ambiente.\r\nLa scelta di mettere insieme queste due tematiche, facendo convergere a Venaria i ministri e i loro sherpa, è in se indicativa della volontà di considerare la tutela ambientale una variabile dipendente dagli orientamenti in materia di energia, con un ben chiaro rapporto gerarchico.\r\nLa diplomazia in armi del governo per garantire i profitti della multinazionale petrolifera va dalla Libia al Sahel al Golfo di Guinea. Queste aree hanno un’importanza strategica per gli interessi dell’ENI, perché vi si trovano i maggiori produttori africani di gas e petrolio. 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Via fascisti e militari dai quartieri!\r\nCome ogni anno ci ritroviamo alla lapide che ricorda Ilio Baroni, partigiano anarchico.\r\nOggi più che mai ritrovarci in quell’angolo di periferia, dove cadde combattendo Baroni, non è mero esercizio di memoria, ma occasione per intrecciare i fili delle lotte, perché il testimone lasciato da chi non c’è più è ora nelle nostre mani.\r\nTra sfruttamento, lavori precari e pericolosi, morti in mare, leggi razziste, militari per le strade, guerra, la democrazia somiglia sempre più al fascismo. Gli eredi della dittatura oggi sono al governo e, giorno dopo giorno, moltiplicano la stretta repressiva nei confronti di pover* e oppositor* politic* e social*.\r\nLa gente di Barriera ha volti e storie diverse ma la stessa condizione di sfruttamento e oppressione di chi combatté il fascismo perché voleva una società senza stato né padroni.\r\n\r\nStati Uniti. Polizia e strage di neri\r\nL’ultimo assassinio di un afrodiscendente statunitense per mano della polizia è rimbalzato agli onori delle cronache grazie al video che mostra un uomo inerme freddato da 96 colpi sparati in meno di un minuto. La polizia di Chicago è dotata di armi da guerra, uno dei tanti segnali del rinforzamento delle polizie negli States.\r\nNon solo. L’enorme sommovimento generato dal “Balck lives matter” ha prodotto una potente ondata reattiva: il numero di afroamericani freddati durante controlli e posti di blocco è sensibilmente aumentato.\r\nAbbiamo provato a a capirne di più con Robertino Barbieri che segue gli States su Umanità Nova\r\n\r\nSono Gaia Dan. Ho 23 anni, sono di Haifa e sono un attivista contro l'occupazione e contro la guerra. Vorrei condividere con voi un messaggio sul movimento di resistenza qui in Israele/Palestina.\r\n\r\nReligioni e millenarismi. La grande sniffata dei popoli\r\nIl ritorno delle religioni, dopo un lungo periodo di laicizzazione diffusa a livello planetario, parte da lontano ed approda fragorosamente ai giorni nostri.\r\nLa nostra analisi si dipanerà dalla seconda metà degli anni Settanta con il revival cristiano negli Stati Uniti, il rafforzarsi dell'islamismo nei paesi arabi e la controrivoluzione islamista in Iran, per approdare all'affermarsi del cristianesimo evangelico nei paesi centro africani e in Sud America.\r\nAffronteremo l'emergere del millenarismo come tentativo di dare una risposta a una crisi sentita ma non capita nelle sue dinamiche materiali e simboliche. Tanti i tasselli che contribuiscono a costruire il mosaico complesso che emerge a diverse latitudini ed in differenti culture religiose. Il contesto è quello in cui la chiesa cattolica decreta la fine della teologia della liberazione sino alla restaurazione teologico/populista di Ratzinger/Bergoglio e si delinea in modo sempre più forte la sottomissione degli stati post coloniali all'ordine neo-coloniale, ma anche la ristrutturazione in chiave neoliberista delle società occidentali. Poi sulla scena mondiale appaiono in sequenza Al Quaeda e poi l’Isis.\r\nI millenarismi hanno un ruolo importante nelle narrazioni che accompagnano il conflitto in Israele e Palestina.\r\nAbbiamo provato a capire meglio quali siano le tendenze millenariste che attraversano pericolosamente sia l’ebraismo che l’islam.\r\nCe ne ha parlato Lollo\r\n\r\nContro il G7 energia ed ambiente. Eni. Sangue, \u003Cmark>petrolio\u003C/mark>, guerra\r\nQuest’anno il G7, la rete che unisce i sette paesi più industrializzati, è presieduta dal governo italiano. 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Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’escopost:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/2020-05-22-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nscarica l'audio\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nLa guerra non è mai andata in quarantena. L’industria bellica ha viaggiato a pieno regime, raccogliendo nuove commesse, senza fermarsi mai. Le spese militari sono ancora cresciute nel 2020, mentre la spesa sanitaria è ancora calata.\r\nI militari sono stati promossi poliziotti, il controllo statale sulle nostre vite è divenuto più ossessivo.\r\n1917 miliardi di spesa militare, sanità 2 miliardi di dollari.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo\r\n\r\nIl 2 giugno dei senzapatria. Documento di alcuni gruppi anarchici piemontesi per un due giugno di informazione e lotta\r\n\r\nPandemia e complotti. L’esistenza di un complotto è una ricetta semplice per questioni complesse, che si pensa di non poter comprendere, né modificare. I complottisti sono impermeabili a qualunque argomentazione: nulla intacca la convinzione che qualcuno trami per far scomparire loro e il loro mondo. La cospirazione è la chiave che apre tutte le porte. La convinzione che ogni male che ci tocca vivere si inserisca in un progetto di pochi manipolatori, è al contempo spaventosa e rassicurante. Le teorie del complotto mettono ordine nel caos, danno senso alla paura, offrono un nemico da combattere e annientare.\r\nLe teorie del complotto si basano quasi sempre su elementi reali, ma irrealizzati in una narrazione che trae alimento da una virtuale cassetta degli attrezzi dove è depositato un universo simbolico da usare ed adattare al momento. \r\n\r\nCrisi del petrolio e sussidi ambientali dannosi, analisi di un documento del ministero dell’ambiente.\r\nCe ne ha parlato Daniele Ratti \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nDal 29 maggio al 2 giugno: giornate di informazione e lotta antimilitarista\r\nVenerdì 29 maggio\r\nLa guerra in casa. 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Il presente continuo e il mito della velocità e della giovinezza, il timore di perdere il treno del futuro.\r\nCon Stefano Boni, antropologo, autore di “Homo confort”, abbiamo parlato di tempo ciclico, tempo lineare, tempo accelerato.\r\n\r\nCiclo vitale. Un racconto dalla vertigine che ci avviluppa: una storia di pescatori e di strani pesci. Da Carmilla\r\n\r\nIl grande gioco mediorientale e il \u003Cmark>petrolio\u003C/mark>. Ne abbiamo parlato con Daniele Ratti dell’Ateneo Libertario di Milano\r\n\r\nAppendino e gli sgomberi a ruspa veloce\r\n\r\nIl femminicidio e la sua narrazione. Da Roma a Sala Consilina, Desiree e Violeta. I numeri di una strage quotidiana\r\n\r\nPerformare il confine: genere, geocorpi e tecnologia a Ciudad Juarez\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\nSabato 8 dicembre\r\nSpezzone anarchico al corteo No Tav a Torino\r\nore 14 da piazza Statuto\r\n\r\nVenerdì 21 dicembre \r\nCena antinatalizia\r\nalle 20 alla FAT in corso Palermo 46.\r\nMenù eretico veg vegan e ed esposizione spettacolare del Pres-Empio autogestito: ciascuno porti la sua statuetta, decorazione, disegno per arricchirlo.\r\nLa cena è benefit lotte sociali.\r\nChiediamo tanti soldi a chi li ha, meno a chi ne ha meno.\r\nPrenotazioni: mail: fai_torino@autistici.org\r\n\r\nVenerdì 18 gennaio\r\nIncontro con Francesco Codello, autore de “La condizione umana nel pensiero libertario”\r\nore 21 alla Fat, in corso Palermo 46\r\n\r\nLe riunioni della Federazione Anarchica Torinese, aperte a tutti gli interessati, sono ogni giovedì dalle 21 in corso Palermo 46\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",{"matched_tokens":361,"snippet":362,"value":363},[58],"Il grande gioco e il \u003Cmark>petrolio\u003C/mark>. 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