","Le mani sulla \"Città possibile\"","post",1454953263,[64,65,66,67,68,69,70,71,72],"http://radioblackout.org/tag/baraccopoli-di-lungo-stura-lazio/","http://radioblackout.org/tag/comune-di-torino/","http://radioblackout.org/tag/corte-europea-diritti-umani/","http://radioblackout.org/tag/progetto-la-citta-possibile/","http://radioblackout.org/tag/rom/","http://radioblackout.org/tag/sfratti/","http://radioblackout.org/tag/social-housing-di-corso-vigevano/","http://radioblackout.org/tag/terra-del-fuoco/","http://radioblackout.org/tag/valdocco/",[74,75,76,35,15,77,37,78,79],"baraccopoli di lungo stura lazio","comune di Torino","corte europea diritti umani","sfratti","Terra del Fuoco","valdocco",{"post_content":81,"post_title":89,"tags":93},{"matched_tokens":82,"snippet":87,"value":88},[83,84,85,86],"progetto","La","città","possibile","rom\". Ancora una volta il \u003Cmark>progetto\u003C/mark> \"\u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile\u003C/mark>\" fa parlare di sè, dopo","\u003Cmark>La\u003C/mark> scorsa settimana \u003Cmark>la\u003C/mark> procura di Torino ha avviato un'inchiesta sullo sgombero di una delle più grande baraccopoli d'Europa, che si trovava in Lungo Stura Lazio e dove per molti anni hanno vissuto centinaia di persone. Uno sgombero mascherato da \"virtuoso\" \u003Cmark>progetto\u003C/mark> di \"superamento dei campi rom\". Ancora una volta il \u003Cmark>progetto\u003C/mark> \"\u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile\u003C/mark>\" fa parlare di sè, dopo che per due anni (2013-2015) ha fatto entrare quasi tre milioni di euro nelle tasche dell'unico consorzio di associazioni e cooperative che avevano partecipato e vinto l'appalto. Un \u003Cmark>progetto\u003C/mark> immaginato e voluto prima di tutto dal Comune di Torino in accordo con \u003Cmark>la\u003C/mark> Prefettura e finanziato con i soldi che nel 2008 il Ministero dell'Interno, guidato da Maroni, aveva stanziato per \u003Cmark>la\u003C/mark> cd. \"emergenza nomadi\" a stampo razziale, considerata poi illegittima dal Consiglio di Stato.\r\n\r\nDalle prime battute di questa inchiesta il Comune sembrerebbe essere parte lesa, benchè in realtà abbia enormi responsabilità nei confronti dell'intera operazione, tramite cui individui e famiglie che da anni vivevano in baracche senza acqua, luce, tanto meno \u003Cmark>la\u003C/mark> residenza, sono stati sgomberati senza che venisse loro garantita una sistemazione dignitosa e sostenibile nel tempo. 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Ascolta il contributo:\r\n\r\nUnknown",{"matched_tokens":90,"snippet":92,"value":92},[91,86],"Città","Le mani sulla \"\u003Cmark>Città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile\u003C/mark>\"",[94,96,98,100,104,106,108,110,112],{"matched_tokens":95,"snippet":74},[],{"matched_tokens":97,"snippet":75},[],{"matched_tokens":99,"snippet":76},[],{"matched_tokens":101,"snippet":103},[83,102,85,86],"la","\u003Cmark>progetto\u003C/mark> \u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile\u003C/mark>",{"matched_tokens":105,"snippet":15},[],{"matched_tokens":107,"snippet":77},[],{"matched_tokens":109,"snippet":37},[],{"matched_tokens":111,"snippet":78},[],{"matched_tokens":113,"snippet":79},[],[115,120,123],{"field":38,"indices":116,"matched_tokens":117,"snippets":119},[32],[118],[83,102,85,86],[103],{"field":121,"matched_tokens":122,"snippet":87,"value":88},"post_content",[83,84,85,86],{"field":124,"matched_tokens":125,"snippet":92,"value":92},"post_title",[91,86],2314894167593451500,{"best_field_score":128,"best_field_weight":129,"fields_matched":32,"num_tokens_dropped":50,"score":130,"tokens_matched":27,"typo_prefix_score":50},"4419510927616",13,"2314894167593451627",{"document":132,"highlight":159,"highlights":183,"text_match":126,"text_match_info":192},{"cat_link":133,"category":134,"comment_count":50,"id":135,"is_sticky":50,"permalink":136,"post_author":53,"post_content":137,"post_date":138,"post_excerpt":56,"post_id":135,"post_modified":139,"post_thumbnail":140,"post_thumbnail_html":141,"post_title":142,"post_type":61,"sort_by_date":143,"tag_links":144,"tags":152},[47],[49],"33096","http://radioblackout.org/2015/12/riflessioni-su-torino-governo-dello-spazio-tra-profitto-e-repressione/","Questa mattina abbiamo fatto un aggiornamento insieme a Cecilia sulla vicenda di Catalin, il quale sabato è stato nuovamente deportato in Romania, dopo essere stato rinchiuso nel Cie, ed ha ricevuto un ordine di allontanamento dall'Italia per 10 anni. 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A questo proposito, proprio per parlare nello specifico del caso di Torino, abbiamo sentito Giovanni Semi, che analizza da tempo il fenomeno della gentrification.\r\nAscolta il contributo di Cecilia\r\nUnknown\r\nAscolta il contributo di Giovanni\r\nUnknown","14 Dicembre 2015","2015-12-16 20:33:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/mani-sulla-citta-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"164\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/mani-sulla-citta-1-300x164.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/mani-sulla-citta-1-300x164.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/mani-sulla-citta-1-200x110.jpg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/mani-sulla-citta-1.jpg 400w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Riflessioni su Torino: governo dello spazio tra profitto e repressione",1450110365,[145,64,146,147,148,149,67,150,151],"http://radioblackout.org/tag/accumulazione/","http://radioblackout.org/tag/cie-torino/","http://radioblackout.org/tag/espulsione/","http://radioblackout.org/tag/gentrification/","http://radioblackout.org/tag/occupazioni/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/sgomberi/",[153,74,154,155,156,157,35,158,28],"accumulazione","CIE Torino","espulsione","gentrification","occupazioni","repressione",{"post_content":160,"tags":164},{"matched_tokens":161,"snippet":162,"value":163},[84,85,86],"ed all'attuazione del progetto-truffa denominato \"\u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile\u003C/mark>\", voluto da Comune di Torino","Questa mattina abbiamo fatto un aggiornamento insieme a Cecilia sulla vicenda di Catalin, il quale sabato è stato nuovamente deportato in Romania, dopo essere stato rinchiuso nel Cie, ed ha ricevuto un ordine di allontanamento dall'Italia per 10 anni. \u003Cmark>La\u003C/mark> sua storia, come molte altre, si lega al mega sgombero della baraccopoli di Lungo Stura Lazio ed all'attuazione del progetto-truffa denominato \"\u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile\u003C/mark>\", voluto da Comune di Torino e dalla Prefettura, così come si lega all'occupazione ed al successivo sgombero della ex-caserma di Via Asti nel momento in cui \u003Cmark>la\u003C/mark> distruzione delle baracche volgeva al termine, ed agli sgomberi più recente sia degli spazi di Via Borgo Ticino, che della cd. \"Fossa\" lungo lo Stura, avvenuti giovedì scorso.\r\nLe dinamiche di occupazione e di sgombero di corpi indesiderabili fanno parte dei meccanismi di fuga e controllo rispetto ai regimi di accumulazione che governano lo spazio metropolitano. 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Lo spazio, molto ampio, di Via Asti 22 era già stato occupato in aprile da alcune associazioni, tra cui Terra del Fuoco, che avevano subito dichiarato di \"volersi occupare\" di una proprietà lasciata all'incuria da molti anni e ora sotto il controllo della Cassa Depositi e Prestiti.\r\n\r\nTerra del Fuoco fa parte insieme a Liberi tutti, Stranidea, Valdocco e AIZO della cordata a cui Comune di Torino e Prefettura hanno affidato l'ingente appalto da oltre 5 milioni di euro per lo sgombero a tappe forzate della baraccopoli di Lungo Stura. Un luogo in cui centinaia di famiglie hanno vissuto in modo più che stanziale (senza acqua e luce) per più di 15 anni. Il progetto la \"Città Possibile\" doveva mascherare lo sgombero ad \"ogni costo\" offrendo ad una parte delle famiglie case in affitto ad affitti bassi, qualche borsa lavoro, un sussidio mensile di pochi mesi per chi \"accettava\" di tornare in Romania.\r\n\r\nTutte queste \"alternative\" nel giro di un anno e qualche mese hanno fatto emergere con chiarezza quali fossero i reali obiettivi di tutta l'operazione: solamente l'allontamento delle tantissime persone che vivevano in Lungo Stura senza reali possibilità di vivere degnamente e con la sicurezza di non essere sempre mandati via, cacciati o sfrattati. Ma ecco che, com'era ampiamente prevedibile, i fondi per associazioni e cooperative sono finiti e così gli affitti sono cresciuti diventando insostenibili, la distruzione delle baracche nel campo è stata portata avanti comunque e senza alternative per molte famiglie che ancora vivevano lì, i nuclei che erano tornati in Romania in molti casi non hanno ricevuto il sostegno promesso qui e sono rimaste senza niente.\r\n\r\nNelle ultime settimane Comune e forze dell'ordine avevano già dichiarato che per fine ottobre lo sgombero sarebbe stato completato in modo definitivo. Si può quindi sostenere con un certo margine di certezza che il vero risultato atteso del progetto la \"Città Possibile\" fosse solamente l'allontamento delle tantissime persone che vivevano in Lungo Stura. Riportiamo di seguito il comunicato che ieri ha accompagnato la nuova occupazione:\r\n\r\nTORINO, CONTRO SGOMBERI E SFRATTI, OCCUPATA LA CASERMA LA MARMORA IN VIA ASTI!\r\n\r\nIn questa città è Possibile che le istituzioni buttino in strada uomini, donne e bambini.\r\nQui è Possibile che un bambino di quattro mesi sia strappato dalle bracia della madre in una fredda mattina di ottobre e buttato in mezzo a ruspe e poliziotti che hanno l'ordine di non guardare in faccia nessuno e radere al suolo tutto.\r\nA Torino è Possibile che vengano spesi più di cinque milioni di euro per un progetto fatto di violenza, discriminazione, razzismo. Associazioni e cooperative come AIZO, Terra del Fuoco, Valdocco, Liberi tutti, Stranaidea, Croce Rossa, vincitori del bando di questo progetto, hanno dimostrato come sia Possibile, a Torino, demolire baracche e cacciare in strada centinaia di persone senza dare loro nessuna alternativa abitativa. Queste associazioni, per conto del comune, ci hanno fatto vedere come sia Possibile lavorare per distruggere le speranze per un futuro migliore di centinaia di bambini.\r\n La violenza e gli abusi di potere che subbiamo quotidianamente sono Possibili in nome di un progetto che questi signori hanno chiamato ... \"La Città Possibile\". Un progetto, dicono, con «carattere di innovazione e sperimentazione». Noi ci e vi chiediamo: una città Possibile per chi?\r\n\r\n\r\nIl campo di lungo stura Lazio non è mai stato un «campo nomadi» ma è stato un luogo periferico in cui da anni migliaia di persone hanno vissuto per necessità e non per scelta. Perché nessuno di noi sceglie la povertà, la discriminazione, lo sfruttamento ma li subbiamo - e non solo noi rom - come strumenti di controllo e di oppressione nelle mani di chi ha il potere di dare nomi o di creare uffici come l'«Ufficio Nomadi» in via Bologna. I campi «nomadi» non li abbiamo creati noi, li hanno creati le istituzioni italiane decine di anni fa. Dopo tanti mesi vissuti con la paura di non avere più un posto dove dormire, dopo anni in cui ci hanno promesso falsamente di farci «emergere» da questo campo, vediamo che in realtà la soluzione del comune di Torino è ancora più precaria delle baracche: tante delle persone portate in una casa, come quella in corso Vigevano - gestita da AIZO - sono già finite in strada; ad altre sono stati promessi 300 euro per tornare «volontariamente» in Romania dove una casa non ce l'hanno più. E chi non poteva o voleva accettare queste «alternative» è stato considerato non «compatibile», cioè da buttare in strada, da sfrattare liberamente senza alcun preavviso!\r\n\r\nNon crediamo più alle promesse di chi lucra sulla pelle dei poveri! \r\n Il 12 ottobre abbiamo organizzato un corteo di lotta per la casa occupando le strade del centro per ribadire la verità sul progetto “La città possibile” portato avanti da Comune, Prefettura, associazioni e cooperative complici. Donne, uomini e bambini hanno gridato forte «Contro sgomberi e sfratti! Casa per tutte/i».\r\n\r\nOggi abbiamo deciso di riprenderci quello che è giusto che tutti abbiano: una casa! Abbiamo occupato un pezzo della ex caserma di via Asti, che l'associazione \"Terra del Fuoco\", una delle tante che hanno partecipato al progetto \"La città Possibile\" ha occupato in aprile, promettendone un uso sociale. Da allora tanti di noi sono finiti in strada mentre la caserma restava in buona parte vuota.\r\n Da oggi si riempie di uomini, donne e bambini che non hanno soldi per gli affitti del comune, che non vogliono più una baracca, che non vogliono tornare in Romania.\r\n Abbiamo scelto questa casa perché ci sembra giusto avere un posto adeguato nella casa di chi questi anni ha guadagnato milioni di euro promettendocene una!\r\n\r\nGli ex abitanti di Lungo Stura Lazio\r\n\r\n\r\nDi seguito l'intervento di questa mattina durante lo spazio informativo di un occupante:\r\n\r\nviaasti\r\n\r\n ","2 Novembre 2015","2015-11-04 17:41:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/12185271_849107091870835_8165853782839512042_o-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/12185271_849107091870835_8165853782839512042_o-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/12185271_849107091870835_8165853782839512042_o-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/12185271_849107091870835_8165853782839512042_o-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/12185271_849107091870835_8165853782839512042_o-1024x768.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/12185271_849107091870835_8165853782839512042_o.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Torino: tante famiglie rom (e non solo) alla conquista dello spazio e di uno spazio dove vivere",1446481848,[209,210,211,67,212],"http://radioblackout.org/tag/baraccopoli/","http://radioblackout.org/tag/distruzione-baracche/","http://radioblackout.org/tag/lungo-stura-lazio/","http://radioblackout.org/tag/sgombero-campo-rom/",[23,214,18,35,33],"distruzione baracche",{"post_content":216,"tags":221},{"matched_tokens":217,"snippet":219,"value":220},[83,102,91,218],"Possibile","più di 15 anni. 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E chi non poteva o voleva accettare queste «alternative» è stato considerato non «compatibile», cioè da buttare in strada, da sfrattare liberamente senza alcun preavviso!\r\n\r\nNon crediamo più alle promesse di chi lucra sulla pelle dei poveri! \r\n Il 12 ottobre abbiamo organizzato un corteo di lotta per \u003Cmark>la\u003C/mark> casa occupando le strade del centro per ribadire \u003Cmark>la\u003C/mark> verità sul \u003Cmark>progetto\u003C/mark> “\u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile”\u003C/mark> portato avanti da Comune, Prefettura, associazioni e cooperative complici. Donne, uomini e bambini hanno gridato forte «Contro sgomberi e sfratti! Casa per tutte/i».\r\n\r\nOggi abbiamo deciso di riprenderci quello che è giusto che tutti abbiano: una casa! Abbiamo occupato un pezzo della ex caserma di via Asti, che l'associazione \"Terra del Fuoco\", una delle tante che hanno partecipato al \u003Cmark>progetto\u003C/mark> \"\u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>Possibile\u003C/mark>\" ha occupato in aprile, promettendone un uso sociale. Da allora tanti di noi sono finiti in strada mentre \u003Cmark>la\u003C/mark> caserma restava in buona parte vuota.\r\n Da oggi si riempie di uomini, donne e bambini che non hanno soldi per gli affitti del comune, che non vogliono più una baracca, che non vogliono tornare in Romania.\r\n Abbiamo scelto questa casa perché ci sembra giusto avere un posto adeguato nella casa di chi questi anni ha guadagnato milioni di euro promettendocene una!\r\n\r\nGli ex abitanti di Lungo Stura Lazio\r\n\r\n\r\nDi seguito l'intervento di questa mattina durante lo spazio informativo di un occupante:\r\n\r\nviaasti\r\n\r\n ",[222,224,226,228,230],{"matched_tokens":223,"snippet":23},[],{"matched_tokens":225,"snippet":214},[],{"matched_tokens":227,"snippet":18},[],{"matched_tokens":229,"snippet":103},[83,102,85,86],{"matched_tokens":231,"snippet":33},[],[233,238],{"field":38,"indices":234,"matched_tokens":235,"snippets":237},[32],[236],[83,102,85,86],[103],{"field":121,"matched_tokens":239,"snippet":219,"value":220},[83,102,91,218],{"best_field_score":128,"best_field_weight":129,"fields_matched":193,"num_tokens_dropped":50,"score":194,"tokens_matched":27,"typo_prefix_score":50},{"document":242,"highlight":260,"highlights":284,"text_match":296,"text_match_info":297},{"cat_link":243,"category":244,"comment_count":50,"id":245,"is_sticky":50,"permalink":246,"post_author":53,"post_content":247,"post_date":248,"post_excerpt":56,"post_id":245,"post_modified":249,"post_thumbnail":250,"post_thumbnail_html":251,"post_title":252,"post_type":61,"sort_by_date":253,"tag_links":254,"tags":258},[47],[49],"31863","http://radioblackout.org/2015/10/torino-corteo-di-lotta-per-la-casa-contro-lo-sgombero-del-campo-rom-di-lungo-stura-lazio/","Si è snodato per le vie del centro di Torino il corteo per la casa che ha visto protagonisti gli uomini, donne e bambini del \"campo rom\" di Lungo Stura Lazio.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Cecilia di Gatto Nero Gatto Rosso.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2010-10-13-murat-turchia\r\n\r\nDi seguito il resoconto/comunicato diffuso dagli organizzatori.\r\nIn centocinquanta ieri pomeriggio sono usciti dalla baraccopoli di Lungo Stura Lazio minacciata di sgombero dal Comune di Torino, dal social housing di corso Vigevano e da altre “sistemazioni temporanee” da cui vengono minacciati di sfratto. Il corteo di lotta per la casa, accompagnato dall'Assemblea Gatto Nero Gatto Rosso e solidali, si è preso le strade del centro per ribadire la verità sul progetto “La città possibile” portato avanti da Comune, Prefettura, associazioni e cooperative complici. Un progetto costato circa 5 milioni di euro, presentato come virtuoso esempio di “superamento dei campi nomadi”, che invece altro non è che uno sgombero forzato senza alternativa abitativa per le oltre mille persone che fino al 2013 vivevano nella baraccopoli non autorizzata più grande d'Europa. Alla cordata composta da Valdocco, A.I.Z.O., Terra del Fuoco, Croce Rossa, Liberitutti, Stranaidea, il Comune di Torino ha affidato l'appalto milionario per portare a termine uno sgombero “silenzioso”, altrimenti impraticabile con il solo uso della forza pubblica.\r\n\r\nLe famiglie, per 15 anni etichettate come \"nomadi\" per giustificarne la ghettizzazione e costrette a vivere in baracca nell'indifferenza delle istituzioni, sono state divise e selezionate arbitrariamente. I pochi “meritevoli” nelle case temporanee, gli altri deportati “volontariamente” in Romania o sgomberati. Il campo rappresentato come colpa individuale e non come conseguenza sociale imposta da povertà, sfruttamento e discriminazione. Entro la fine dell’anno sarà tutto finito. Baraccopoli demolita, sfratti eseguiti, famiglie in strada, cinque milioni di euro assorbiti da associazioni e cooperative. 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La piazzata di Marrone, invece, poteva solo suscitare risate, visto che il prode consigliere anti-immigrati ha lanciato dal Comune volantini con gli orari dei bus dalla Romania a Torino...\r\n\r\nDavanti a Comune e Prefettura, i numerosi interventi da parte di donne, uomini e bambini, hanno ribadito che la casa è un bisogno di tutti e tutte, così come la salute, la possibilità di frequentare la scuola, la libertà di movimento: i tentativi di sgombero e sfratto senza alternativa abitativa ci troveranno sulle barricate. 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L'inchiesta ha portato al sequestro di 400mila euro e all'iscrizione nel registro degli indagati di undici persone: tra queste, oltre al presidente di Valdocco Paolo Petrucci, al presidente di Terra del Fuoco Oliviero Alotto, alla presidente di A.I.Z.O. Carla Osella, al ras delle soffitte Giorgio Molino, ai fratelli Forte - Luca e Roberto, vicepresidente di Terra del Fuoco ed amministratore delle Farmacie Comunali - anche un volto molto noto negli ambienti della politica politicante torinese. Si tratta di Michele Curto, ex consigliere comunale di Sel, accusato di truffa, al quale sono stati sequestrati 13.489 euro, secondo l'accusa rimborsi gonfiati che il Comune di Torino avrebbe corrisposto all'azienda I.e. 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Le famiglie - per 15 anni etichettate come \"nomadi\" per giustificarne la ghettizzazione, costrette a vivere in baracca nell'indifferenza delle istituzioni e bacino di manodopera da sfruttare nelle economie formali ed informali della città - sono state divise e selezionate arbitrariamente. I pochi “meritevoli” nelle case temporanee, gli altri deportati “volontariamente” in Romania o sgomberati. Il campo rappresentato come colpa individuale e non come conseguenza sociale imposta da povertà, sfruttamento e discriminazione. Nella totale assenza di coinvolgimento delle famiglie del campo nelle fasi di elaborazione ed implementazione del progetto ed in mancanza di alcun criterio trasparente o possibilità di ricorso, la Città di Torino si è così arrogata il “diritto” al monopolio della violenza persino oltre i limiti imposti da uno stato di diritto già strutturalmente fondato sull'occultamento del conflitto di classe e sulla romofobia. Nulla di nuovo rispetto alle strategie di governo del sociale che da tempo caratterizzano lo spazio metropolitano torinese, dove le politiche di “riqualificazione” urbana nelle diverse periferie vengono portate avanti tramite sfratti, sgomberi, retate e speculazioni che rispondono a precisi interessi economici.\r\n\r\n \r\n\r\nQuesta mattina ne abbiamo parlato con Cecilia Vergnano, ricercatrice precaria, che ha seguito lo sgombero del campo di Lungo Stura e la lunga lotta degli abitanti della baraccopoli:\r\n\r\nInchiestaLaCittàPossibile","2 Aprile 2017","2017-04-05 12:07:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/10300243_841144069333804_8579260094763262264_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/10300243_841144069333804_8579260094763262264_n-300x199.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/10300243_841144069333804_8579260094763262264_n-300x199.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/10300243_841144069333804_8579260094763262264_n-768x510.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/10300243_841144069333804_8579260094763262264_n.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Torino: il business della guerra ai poveri delle baraccopoli",1491151956,[314,315,256,316,317,68,151],"http://radioblackout.org/tag/curto/","http://radioblackout.org/tag/guerra-di-classe/","http://radioblackout.org/tag/lungo-stura/","http://radioblackout.org/tag/padalino/",[319,320,25,321,322,15,28],"curto","guerra di classe","lungo stura","padalino",{"post_content":324,"tags":328},{"matched_tokens":325,"snippet":326,"value":327},[83,84,85,86],"associazioni e cooperative nell'ambito del \u003Cmark>progetto\u003C/mark> \"\u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile\u003C/mark>\", che istituzioni e media hanno sempre","Sulle prime pagine della cronaca locale di queste settimane c'è \u003Cmark>la\u003C/mark> vicenda riguardante l'inchiesta sull'appalto da 5 milioni di euro affidato dal Comune di Torino nel 2013 ad una cordata di associazioni e cooperative nell'ambito del \u003Cmark>progetto\u003C/mark> \"\u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile\u003C/mark>\", che istituzioni e media hanno sempre presentato come virtuoso esempio di \"superamento dei campi nomadi\". L'inchiesta ha portato al sequestro di 400mila euro e all'iscrizione nel registro degli indagati di undici persone: tra queste, oltre al presidente di Valdocco Paolo Petrucci, al presidente di Terra del Fuoco Oliviero Alotto, alla presidente di A.I.Z.O. Carla Osella, al ras delle soffitte Giorgio Molino, ai fratelli Forte - Luca e Roberto, vicepresidente di Terra del Fuoco ed amministratore delle Farmacie Comunali - anche un volto molto noto negli ambienti della politica politicante torinese. Si tratta di Michele Curto, ex consigliere comunale di Sel, accusato di truffa, al quale sono stati sequestrati 13.489 euro, secondo l'accusa rimborsi gonfiati che il Comune di Torino avrebbe corrisposto all'azienda I.e. Impianti dove Curto sarebbe stato assunto \"fittiziamente\".\r\n\r\n \r\n\r\nUn'inchiesta che ha del grottesco, se si pensa che ad ordirla sia stato il pm Padalino, in seguito ad un esposto presentato in procura da Maurizio Marrone, consigliere regionale di Fratelli d’Italia ed ex picchiatore del FUAN. Al di \u003Cmark>là\u003C/mark> dei trighi e delle vendette tutti interni alla politica politicante, che si giocheranno nelle aule giudiziarie, non stupisce affatto che alla base del \u003Cmark>progetto\u003C/mark> \"\u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile\u003C/mark>\" stesse una logica di speculazione sulla pelle degli abitanti delle baraccopoli. \"Quale percentuale dei 5.193.167,26 euro è stata spesa per “costi di gestione” di associazioni e cooperative? Chi sono i proprietari degli immobili nei quali alcune famiglie sono state collocate? Quanto è costato lo sgombero manu militari della baraccopoli di Lungo Stura?\". Queste sono solo alcune delle domande che ben due anni fa gli abitanti di Lugo Stura ponevano, senza ricevere alcuna risposta. Oggi, ancora una volta, queste persone continuano ad essere trattate come oggetti sullo sfondo di un'inchiesta, invece che come soggetti, mentre il nuovo governo cittadino pentastellato si affanna a proseguire \u003Cmark>la\u003C/mark> guerra di classe contro i poveri, minacciando lo sgombero della baraccopoli di via Germagnano.\r\n\r\n \r\n\r\nIl \u003Cmark>progetto\u003C/mark> \"\u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile\u003C/mark>\" altro non è stato che uno sgombero forzato senza alternativa abitativa per le oltre mille persone che fino al 2013 vivevano nella baraccopoli più grande della \u003Cmark>città\u003C/mark>. Alla cordata composta da Valdocco, A.I.Z.O., Terra del Fuoco, Croce Rossa, Liberitutti, Stranaidea, il Comune di Torino ha affidato l'appalto milionario per portare a termine uno sgombero “silenzioso”, altrimenti impraticabile con il solo uso della forza pubblica. Le famiglie - per 15 anni etichettate come \"nomadi\" per giustificarne \u003Cmark>la\u003C/mark> ghettizzazione, costrette a vivere in baracca nell'indifferenza delle istituzioni e bacino di manodopera da sfruttare nelle economie formali ed informali della \u003Cmark>città\u003C/mark> - sono state divise e selezionate arbitrariamente. I pochi “meritevoli” nelle case temporanee, gli altri deportati “volontariamente” in Romania o sgomberati. Il campo rappresentato come colpa individuale e non come conseguenza sociale imposta da povertà, sfruttamento e discriminazione. Nella totale assenza di coinvolgimento delle famiglie del campo nelle fasi di elaborazione ed implementazione del \u003Cmark>progetto\u003C/mark> ed in mancanza di alcun criterio trasparente o possibilità di ricorso, \u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>Città\u003C/mark> di Torino si è così arrogata il “diritto” al monopolio della violenza persino oltre i limiti imposti da uno stato di diritto già strutturalmente fondato sull'occultamento del conflitto di classe e sulla romofobia. Nulla di nuovo rispetto alle strategie di governo del sociale che da tempo caratterizzano lo spazio metropolitano torinese, dove le politiche di “riqualificazione” urbana nelle diverse periferie vengono portate avanti tramite sfratti, sgomberi, retate e speculazioni che rispondono a precisi interessi economici.\r\n\r\n \r\n\r\nQuesta mattina ne abbiamo parlato con Cecilia Vergnano, ricercatrice precaria, che ha seguito lo sgombero del campo di Lungo Stura e \u003Cmark>la\u003C/mark> lunga lotta degli abitanti della baraccopoli:\r\n\r\nInchiestaLaCittàPossibile",[329,331,333,335,337,339,341],{"matched_tokens":330,"snippet":319},[],{"matched_tokens":332,"snippet":320},[],{"matched_tokens":334,"snippet":277},[102,85,86],{"matched_tokens":336,"snippet":321},[],{"matched_tokens":338,"snippet":322},[],{"matched_tokens":340,"snippet":15},[],{"matched_tokens":342,"snippet":28},[],[344,346],{"field":121,"matched_tokens":345,"snippet":326,"value":327},[83,84,85,86],{"field":38,"indices":347,"matched_tokens":348,"snippets":350},[193],[349],[102,85,86],[277],{"best_field_score":298,"best_field_weight":14,"fields_matched":193,"num_tokens_dropped":50,"score":352,"tokens_matched":27,"typo_prefix_score":50},"2314894167592927346",{"document":354,"highlight":374,"highlights":391,"text_match":296,"text_match_info":399},{"cat_link":355,"category":356,"comment_count":50,"id":357,"is_sticky":50,"permalink":358,"post_author":53,"post_content":359,"post_date":360,"post_excerpt":56,"post_id":357,"post_modified":361,"post_thumbnail":362,"post_thumbnail_html":363,"post_title":364,"post_type":61,"sort_by_date":365,"tag_links":366,"tags":370},[47],[49],"32299","http://radioblackout.org/2015/11/i-rom-di-via-asti-lettera-al-quartiere/","In via Asti, dove ottanta uomini, donne e bambini hanno occupato domenica una palazzina nell'ex Caserma La Marmora, fervono i lavori per arredare la nuova casa.\r\nDa ieri in tutte le stanze c'è la luce. 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Abbiamo occupato un piccolo pezzo della ex caserma “La Marmora”, che in aprile è stata occupata – promettendone un uso sociale - dall'associazione \"Terra del Fuoco\", una delle tante che ha partecipato al progetto “La città possibile” del Comune di Torino, con cui sono stati spesi 5 milioni di euro per sgomberare il campo di Lungo Stura. Da allora tanti di noi sono finiti in strada, mentre la caserma restava in buona parte vuota.\r\nDa oggi è abitata anche da donne, uomini e bambini che il Comune e le associazioni hanno sgomberato e sfrattato senza offrire nessuna alternativa abitativa. Abbiamo scelto questa casa perché ci sembra giusto avere un posto adeguato nella casa di chi questi anni ha guadagnato milioni di euro promettendocene una!\r\n\r\nPer anni abbiamo vissuto in quello che in tanti chiamano “campo nomadi”. Noi non siamo nomadi ed i campi non li hanno creati i rom, ma le istituzioni italiane, decine di anni fa. 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Vi aspettiamo in via Asti 22!\r\n\r\nGli ex abitanti di Lungo Stura Lazio, corso Vigevano e via Traves\"","3 Novembre 2015","2015-11-05 11:45:06","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/lettera-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/lettera-300x199.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/lettera-300x199.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/lettera-768x510.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/lettera.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","I rom di via Asti. 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L’operazione “la città possibile” era un ingranaggio ben oliato che funzionava senza intoppi. Duecento rom meritevoli di “emergere” dal campo di Lungo Stura Lazio, il più grande insediamento spontaneo d’Europa, piazzati temporaneamente in strutture di social housing, erano il fiore all’occhiello con il quale Torino si vendeva come prima città italiana ad aver cancellato la vergogna dei campi. Peccato che l’operazione, costata cinque milioni di euro del ministero dell’Interno, abbia riempito le casse di una bella cordata di cooperative ed associazioni amiche, mentre ai rom “meritevoli” ha offerto due anni sotto ad un tetto, purché si rispettino regole di comportamento che lederebbero la dignità di un bambino di tre anni.\r\n\r\nAgli altri seicento il Comune di Torino ha offerto la strada o la deportazione.\r\n\r\nDuecento tra adulti e bambini sono stati sgomberati il 26 febbraio. 150 persone sono state rastrellate mercoledì 18 marzo, portate in questura, denudate e perquisite. Alla gran parte sono stati consegnati fogli di via che impongono di lasciare il paese entro un mese, due sono stati portati al CIE, uno probabilmente è già stato deportato.\r\n\r\nIl tam tam aveva battuto la notizia che giovedì sarebbe stata sgomberata “la fossa”, la zona del campo abitata dai calderasc.\r\nPoi, a sorpresa, il tribunale dei diritti dell’uomo ha imposto al governo lo stop dello sgombero, perché, non si possono buttare in strada uomini, donne e bambini senza offrire un’alternativa.\r\nUn granello di sabbia ha cominciato a sporcare la vetrina luccicante del Comune.\r\nNel pomeriggio di giovedì 19 al Campus “Luigi Einaudi” c’era l’inaugurazione di un convegno sui rom, senza i rom. 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F.)\r\nTorino, 19 marzo 2015\r\nQuesta mattina all'alba doveva scattare un'ulteriore operazione di sgombero nel campo rom di Lungo Stura. L'ennesima dall'estate 2014, a poche settimane di distanza da quella del 26 febbraio, in cui oltre 100 persone sono finite in mezzo alla strada senza preavviso né alternativa abitativa, mentre le loro baracche venivano distrutte dalle ruspe della Città di Torino. A rovinare i piani istituzionali è intervenuto il ricorso presentato da cinque famiglie residenti nel campo, rappresentate dall'avvocato Gianluca Vitale, il cui successo coincide con la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo di imporre al governo italiano la sospensione immediata dello sgombero fino al 26 marzo, con la richiesta che vengano fornite informazioni in merito alla ricollocazione abitativa dei nuclei. E' la prima volta che la Corte sospende lo sgombero di un campo rom in Italia. Ad esser maliziosi vien da pensare che la Città di Torino la stia facendo davvero grossa.\r\nLe operazioni di sgombero fanno tutte parte del mega-progetto “La città possibile”, con il quale la Città di Torino fa vanto di “superare” i campi nomadi e la cui gestione è monopolio della cordata Valdocco - AIZO - Stranaidea - Liberitutti - Terra del Fuoco - Croce Rossa, cui è stato affidato un appalto dal valore di 5.193.167,26 euro stanziati dal Ministero dell'Interno, nell'assenza di alcun monitoraggio indipendente. L'implementazione di questa “buona pratica” nel campo rom “informale” più grande d'Europa, quello di Lungo Stura, dove da 15 anni vivevano oltre 1.000 persone provenienti dalla Romania, bacino di manodopera sottocosto per le economie formali ed informali della città, ha previsto l'arbitraria separazione degli abitanti del campo in “meritevoli” ed “immeritevoli”, “civilizzati” e “barbari”, “adatti” ed “inadatti” ad una condizione abitativa autonoma e dignitosa. Ai primi – appena 250 persone a fine gennaio 2015 - l'offerta di una casa temporanea o la collocazione in sistemazioni di housing sociale a metà tra la caserma e l'asilo, o ancora il rimpatrio “volontario” in Romania; ai secondi – ben oltre 600 persone - lo sgombero forzato senza alternativa abitativa da portare a termine entro il 31 marzo, appena sospeso dalla CEDU dopo che oltre 100 persone ne sono già state oggetto.\r\n\r\nNel frattempo, dopo la retata della polizia di mercoledì mattina, una ventina di persone del campo si ritrovano oggi con in mano un foglio di via che intima loro di lasciare l'Italia entro 30 giorni, come è successo a decine di altri nel corso dell'ultimo anno. Due persone sono invece rinchiuse nel CIE di Torino in attesa di convalida o annullamento dell'espulsione coatta.\r\n\r\nNella totale assenza di coinvolgimento delle famiglie del campo nelle fasi di elaborazione ed implementazione del progetto ed in mancanza di alcun criterio trasparente o possibilità di ricorso, la Città di Torino si è così arrogata il “diritto” al monopolio della violenza persino oltre i limiti imposti da uno stato di diritto già strutturalmente fondato sull'occultamento del conflitto di classe e sulla romofobia.\r\nAttraverso lo sgombero forzato di chi non può accedere al “libero” mercato degli affitti né alle case popolari - e si trova così costretto, dopo secoli di stanzialità, ad un nomadismo forzato attraverso cui si costruisce lo stigma “culturale” utile ad etnicizzare lo spazio politico e sociale - si sta portando avanti una violenta politica repressiva e speculativa che garantisce i profitti economici e simbolici di pochi noti, devastando la vita di molti. Nulla di nuovo rispetto alle strategie di governo del sociale che da tempo caratterizzano lo spazio metropolitano torinese, dove le politiche di “riqualificazione” urbana nelle diverse periferie vengono portate avanti tramite sfratti, sgomberi, retate e speculazioni che rispondono a precisi interessi economici. Non importa che nel campo vivano donne in stato di gravidanza, persone anziane e malate e minori frequentanti la scuola. Non importa neppure che la loro presenza invisibile dati di oltre un decennio e sia situata su un terreno decisamente poco appetibile per grandi investimenti. Dietro all'ideologia “democratica” sui cui si fonda la retorica di questo progetto di speculazione e sgombero, di cui il nome stesso - “La città possibile” - è emblema, si cela, come sempre, la materialità delle risorse e degli interessi economici che determinano forze e rapporti di forza in campo.\r\n\r\nQual è la genealogia di questo progetto milionario?\r\nChi ha partecipato alla definizione dei termini del suo “discorso”?\r\nIn quali spazi ed attraverso quali processi?\r\nQuali effetti sono stati prodotti rispetto alla creazione di “soggetti” ed “oggetti”?\r\nCon quali conseguenze nello spazio politico locale e sovra-locale?\r\nIn base a quali criteri sono state scelte le famiglie?\r\nDi che natura è lo strumento governativo definito “patto di emersione”?\r\nQuali rappresentazioni e vincoli impone all'azione ed alla vita quotidiana delle persone? Qual è la sostenibilità economica delle sistemazioni abitative per le famiglie?\r\nPerché vengono costrette alla dipendenza da associazioni e cooperative?\r\nCosa succederà alle famiglie quando finiranno i contributi agli affitti non calmierati?\r\nLo sgombero senza alternativa abitativa \"supera\" un campo per crearne altri?\r\nQuale percentuale dei 5.193.167,26 euro è stata spesa per “costi di gestione”?\r\nChi sono i proprietari degli immobili nei quali alcune famiglie sono state collocate? Quanto è costato lo sgombero manu militari del campo di Lungo Stura?\r\n\r\nQueste sono solo alcune delle domande a cui una delle principali responsabili politiche del progetto, la vicesindaco Tisi - invitata ad inaugurare un'imbarazzante conferenza sull'inclusione abitativa dei Rom, patrocinata niente meno che dalla Città di Torino proprio mentre la stessa porta avanti un'operazione di speculazione e sgombero sulla pelle dei Rom - non ha evidentemente molta voglia di rispondere. Informata della presenza di un gruppo di antirazzisti/e all'evento, ha preferito scappare, lasciando alla platea una missiva greve di retorica e compassione per i “poveri senza tetto” che ben si addice ad un'esponente di punta del PD torinese, da anni al governo della capitale italiana degli sfratti. Una conferenza tenutasi a pochi chilometri dal campo rom di Lungo Stura - dove centinaia di persone vivono nell'incertezza radicale rispetto al loro presente e sotto la costante minaccia della violenza poliziesca - in cui non si è percepita in alcun modo la materialità dei processi di speculazione, repressione e ricatto in atto, né la sofferenza dei soggetti che subiscono quotidianamente gli effetti di queste politiche “virtuose” con cui la Città di Torino pensa di farsi pubblicità; una conferenza in cui gli unici assenti erano proprio questi soggetti, ai quali i “ricercatori critici” hanno pensato bene di concedere statuto di esistenza unicamente in qualità di “oggetti” dei discorsi e dello sguardo altrui; una conferenza dove non è stato minimamente problematizzato il nesso tra potere e sapere, ma è stata anzi offerta legittimazione alle istituzioni ed al loro operato, accogliendole come interlocutori credibili – uno sguardo al programma, ai termini del discorso ed agli sponsor in esso contenuti è sufficiente a capire quali siano le differenti “agende” che nell'iniziativa hanno trovato felice saldatura. Non vanno sprecate ulteriori parole.\r\n\r\nLa presenza degli antirazzisti/e ha portato uno squarcio di realtà e materialità in una Aula Magna dove ad un'analisi del potere politico e dei rapporti di classe nello spazio metropolitano, di cui la questione abitativa è parte, si è ancora una volta preferito il comodo sguardo culturalista sui Rom come luoghi dell'eccezione. All'ipocrita retorica della “cittadinanza” e del “diritto di parola” (comunque negato), abbiamo risposto con la presa diretta della parola. Nè “partecipanti” ad un confronto che non è mai esistito, né “portavoce” di un popolo o di qualsivoglia bandiera. Lontani dalla melmosa palude della “rappresentanza” - di cui altri sembrano invece tanto ossessionati - abbiamo usato i nostri corpi come amplificatori delle voci dell'assemblea degli abitanti del campo rom di Lungo Stura, dove si sta combattendo una guerra sociale.\r\n\r\nAssemblea Gatto Nero Gatto Rosso\r\ngattonerogattorosso@inventati.org\r\n\r\nDi seguito il testo letto in università.\r\nBasta sgomberi e speculazioni nel campo rom di lungo Stura!\r\nGiovedì 26 febbraio la polizia ha sgomberato dal campo rom di Lungo Stura 200 persone. Le loro baracche e roulottes sono state distrutte dalle ruspe del Comune di Torino senza dare alle persone neanche il tempo di mettere in salvo le proprie cose, né ai malati di recuperare i medicinali. Chi è stato sgomberato non aveva altro posto dove andare: qualcuno è fuggito in altre parti della città, altri hanno chiesto ospitalità a chi ancora vive nel campo.\r\nQuesto sgombero non è giusto.\r\nNel campo di Lungo Stura fino all'anno scorso vivevano oltre 1.000 persone. Siamo arrivati in Italia 15 anni fa e abbiamo sempre vissuto in baracche, non per scelta, ma perché non possiamo permetterci di pagare un affitto. In Romania abbiamo sempre vissuto in case, che lo Stato garantiva a tutti durante il regime di Ceaușescu, nonostante il razzismo contro i Rom esistesse anche allora. Siamo venuti in Italia perché dopo il 1989 la situazione economica è diventata molto difficile: hanno chiuso miniere, fabbriche e collettivizzazioni dove molti di noi lavoravano, mentre le attività che alcuni gruppi rom svolgevano da secoli non hanno trovato spazio nell'economia capitalista. Siamo diventati disoccupati e senza reddito.\r\nSiamo venuti in Italia per cercare lavoro e qui abbiamo visto che i Rom vivevano in campi, mentre l'accesso alle case popolari era praticamente impossibile. Il mercato degli affitti di Torino, poi, è inaccessibile per chi come noi svolge lavori sottopagati che non ci permettono nemmeno di sfamarci. Così ci siamo adattati alla situazione, che è sempre stata molto dura, perché non eravamo abituati a vivere in baracche, senza luce né acqua. Il campo di Lungo Stura si è velocemente ingrandito perché molte persone scappavano qui dopo che polizia e vigili le sgomberavano da altre zone. Prima che la Romania entrasse nell'Unione Europea i poliziotti venivano spesso nei campi, all'alba, per fare retate e spaccare tutto: ci prendevano, ci portavano in questura e spesso ci chiudevano nei CIE o ci mettevano direttamente sugli aerei per espellerci. Anche dopo che siamo diventati cittadini europei la violenza della polizia è continuata, così come il razzismo e lo sfruttamento.\r\nAbbiamo letto sui giornali che più di un anno fa il Comune di Torino ha avviato un progetto abitativo per i Rom, chiamato “La città possibile” e costato oltre 5 milioni di euro, finanziati dallo Stato italiano. Abbiamo letto che con questo progetto le istituzioni hanno detto di voler “superare” i campi nomadi. Il Comune, però, non ha organizzato nemmeno un'assemblea per parlare con noi, né alcuna rappresentanza delle famiglie è mai stata invitata alle riunioni dove sono state prese le decisioni.\r\n\r\nNessuno ci ha mai informati di come sono stati spesi i soldi, né delle caratteristiche di questo progetto.\r\n\r\nLe cooperative e le associazioni hanno chiamato alcune famiglie del campo, a cui hanno fatto firmare dei fogli con cui accettavano di distruggere le proprie baracche in cambio di una sistemazione abitativa. In questo modo, il Comune ha inserito 250 persone nel progetto: alcune in alloggio, altre in housing sociale, altre ancora sono state rimpatriate in Romania. Là però non si riesce a sopravvivere, quindi queste persone sono già tornate in Italia. Nessuno ci ha spiegato i criteri con cui queste famiglie sono state scelte. Alcune persone arrivate da poco in Italia hanno avuto la casa, altri che sono qui da 10 anni non hanno avuto niente, quindi pensiamo che ci siano stati casi di corruzione. L'unica cosa che abbiamo davvero capito è che le case sono state offerte solo per pochi mesi, al massimo due anni. Poi le famiglie dovranno pagare affitti insostenibili e se non riusciranno a farlo si ritroveranno in mezzo alla strada, a meno che le cooperative non ricevano altri soldi per continuare il progetto. Ma cosa è successo a tutte le persone rimaste fuori da “La città possibile”?\r\n\r\nLa maggior parte degli abitanti del campo di lungo Stura è stata arbitrariamente tagliata fuori dal progetto.\r\n\r\nStiamo parlando di oltre 600 persone: abbiamo ricevuto continue promesse, ma nessuna risposta concreta. Abbiamo chiesto spiegazioni sui criteri, ma nessuno ci ha voluto parlare. L'unico rapporto con Questura, Comune, associazioni e cooperative era che venivano a censirci e a farci domande in continuazione. Poi arrivava la polizia a darci il foglio di via. Ogni due settimane mandavano i poliziotti nel campo con cani, scudi e manganelli, per fare le retate, prendere le persone e mandarle via dall'Italia, con qualunque pretesto. Ad una signora hanno dato il foglio di via perchè aveva acceso la stufa per scaldare la baracca. La Croce Rossa invece veniva a prendere nota delle baracche vuote, per farle spaccare, quando la gente non era in casa, dopo le 9 del mattino.\r\nIl 26 febbraio la polizia ha sgomberato 200 di noi, senza offrire nessuna alternativa abitativa. Ora nel campo siamo ancora oltre 400 persone ed ogni giorno viviamo con la paura di essere buttati in mezzo alla strada. A nessuno interessa che nel campo vivano donne incinte, persone anziane e molte persone malate. A nessuno interessa che, a causa dello sgombero, i nostri bambini e bambine non abbiano più la possibilità di andare a scuola e così perdano l'anno scolastico. L'unica cosa che interessa è spaccare le nostre baracche.\r\n\r\nViviamo come topi, se non abbiamo diritto nemmeno ad una baracca, allora tanto vale che veniate a spararci.\r\n\r\nI campi rom non li abbiamo creati noi, li hanno creati le istituzioni italiane decine di anni fa. Quanti soldi hanno guadagnato in tutti questi anni, sulla pelle dei Rom, associazioni e cooperative cui il Comune di Torino ha dato appalti di ogni genere per “gestire” i campi e chi è costretto a viverci? Quanti soldi hanno guadagnato nell'ultimo anno Valdocco, Terra del Fuoco, AIZO, Stranaidea, Liberitutti e Croce Rossa, con il progetto “La città possibile” che è costato più di 5 milioni di euro? Questi soldi non vengono spesi a favore dei Rom ed infatti la nostra situazione non è affatto migliorata in tutti questi anni. Dobbiamo chiederci chi realmente ci guadagna da tutti questi progetti “eccezionali”, che oltretutto rinforzano l'idea che noi Rom non facciamo parte di una comune umanità e fomentano il razzismo.\r\n\r\nNel campo oggi vivono oltre 400 persone, di cui metà sono minori.\r\nNegli ultimi giorni a qualcuno è stato promesso di entrare nel progetto: questa logica di divisione e ricatto deve finire!\r\nTutti/e devono poter di vivere in case o luoghi dignitosi e sicuri.\r\nNessuno deve essere buttato in mezzo alla strada.\r\nI minori devono poter frequentare la scuola e terminare l'anno.\r\nBasta sgomberi e speculazioni sulla nostra pelle!\r\nTorino, 15 marzo 2015\r\nAssemblea abitanti del campo di Lungo Stura Lazio\r\n\r\n ","21 Marzo 2015","2018-10-17 22:59:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/cle1-200x110.jpg","Convegno sui Rom senza i Rom: antirazzisti/e rovinano la vetrina della Città di Torino","podcast",1426934211,[66,465,211,466,68,467],"http://radioblackout.org/tag/elide-tisi/","http://radioblackout.org/tag/retata/","http://radioblackout.org/tag/sgombero-campo/",[76,441,18,439,15,443],{"post_content":470,"post_title":474},{"matched_tokens":471,"snippet":472,"value":473},[83,84,85,263],"e Croce Rossa, con il \u003Cmark>progetto\u003C/mark> “\u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile”\u003C/mark> che è costato più di","Il 19 marzo è stata una gran brutta giornata per gli apprendisti stregoni del Comune di Torino.\r\nEra tutto perfetto. L’operazione “\u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile”\u003C/mark> era un ingranaggio ben oliato che funzionava senza intoppi. Duecento rom meritevoli di “emergere” dal campo di Lungo Stura Lazio, il più grande insediamento spontaneo d’Europa, piazzati temporaneamente in strutture di social housing, erano il fiore all’occhiello con il quale Torino si vendeva come prima \u003Cmark>città\u003C/mark> italiana ad aver cancellato \u003Cmark>la\u003C/mark> vergogna dei campi. Peccato che l’operazione, costata cinque milioni di euro del ministero dell’Interno, abbia riempito le casse di una bella cordata di cooperative ed associazioni amiche, mentre ai rom “meritevoli” ha offerto due anni sotto ad un tetto, purché si rispettino regole di comportamento che lederebbero \u003Cmark>la\u003C/mark> dignità di un bambino di tre anni.\r\n\r\nAgli altri seicento il Comune di Torino ha offerto \u003Cmark>la\u003C/mark> strada o \u003Cmark>la\u003C/mark> deportazione.\r\n\r\nDuecento tra adulti e bambini sono stati sgomberati il 26 febbraio. 150 persone sono state rastrellate mercoledì 18 marzo, portate in questura, denudate e perquisite. Alla gran parte sono stati consegnati fogli di via che impongono di lasciare il paese entro un mese, due sono stati portati al CIE, uno probabilmente è già stato deportato.\r\n\r\nIl tam tam aveva battuto \u003Cmark>la\u003C/mark> notizia che giovedì sarebbe stata sgomberata “\u003Cmark>la\u003C/mark> fossa”, \u003Cmark>la\u003C/mark> zona del campo abitata dai calderasc.\r\nPoi, a sorpresa, il tribunale dei diritti dell’uomo ha imposto al governo lo stop dello sgombero, perché, non si possono buttare in strada uomini, donne e bambini senza offrire un’alternativa.\r\nUn granello di sabbia ha cominciato a sporcare \u003Cmark>la\u003C/mark> vetrina luccicante del Comune.\r\nNel pomeriggio di giovedì 19 al Campus “Luigi Einaudi” c’era l’inaugurazione di un convegno sui rom, senza i rom. Non invitati c’erano anche gli antirazzisti di Gattorosso Gattonero che hanno aperto uno striscione, si sono presi il microfono per leggere un documento degli abitanti di Lungo Stura Lazio, gli unici a non essere mai stati interpellati su quanto veniva deciso ed attuato sui loro corpi, sulle loro vite, sul futuro dei loro figli.\r\nIl vicesindaco Elide Tisi ha dato forfait all’ultimo momento, limitandosi a inviare una lettera. L’eco delle voci dei senza voce è comunque risuonata nell’aula nuova e linda del Campus.\r\nPochi chilometri di strada da Lungo Stura Lazio, anni luce di repressione e disprezzo dalle baracche dove i rom vivono da anni tra topi e fango. \u003Cmark>La\u003C/mark> prima volta che le vedi quelle baracche fanno orrore. Poi ti accorgi che sono state dipinte, che ci sono le tendine alle finestre, dietro cui brillano candele e luci scarne. E ti accorgi che l’orrore vero è quello di tanti giorni all’alba, tra lampeggianti, antisommossa e vigili urbani con il manganello e i guanti.\r\n\r\nNei giorni successivi i quotidiani hanno dato ampio risalto alla notizia dello stop momentaneo imposto dalla corte dei diritti dell’uomo, concedendo ampia facoltà di replica sia a Tisi, sia a Borgna, il pubblico ministero che lo scorso maggio aveva posto sotto sequestro l’area.\r\nNeanche una riga è stata concessa al documento dell’assemblea degli abitanti del campo. Anarres ne ha parlato con Cecilia di Gattorosso Gattonero.\r\n\r\nAscolta \u003Cmark>la\u003C/mark> diretta:\r\nUnknown\r\n\r\nDi seguito il comunicato di Gatto Rosso Gatto Nero:\r\n«È sempre \u003Cmark>possibile\u003C/mark> dire il vero nello spazio di una esteriorità selvaggia; ma non si è nel vero se non ottemperando alle regole di una ‘polizia’ discorsiva che si deve riattivare in ciascuno dei suoi discorsi. » (M. F.)\r\nTorino, 19 marzo 2015\r\nQuesta mattina all'alba doveva scattare un'ulteriore operazione di sgombero nel campo rom di Lungo Stura. L'ennesima dall'estate 2014, a poche settimane di distanza da quella del 26 febbraio, in cui oltre 100 persone sono finite in mezzo alla strada senza preavviso né alternativa abitativa, mentre le loro baracche venivano distrutte dalle ruspe della \u003Cmark>Città\u003C/mark> di Torino. A rovinare i piani istituzionali è intervenuto il ricorso presentato da cinque famiglie residenti nel campo, rappresentate dall'avvocato Gianluca Vitale, il cui successo coincide con \u003Cmark>la\u003C/mark> decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo di imporre al governo italiano \u003Cmark>la\u003C/mark> sospensione immediata dello sgombero fino al 26 marzo, con \u003Cmark>la\u003C/mark> richiesta che vengano fornite informazioni in merito alla ricollocazione abitativa dei nuclei. E' \u003Cmark>la\u003C/mark> prima volta che \u003Cmark>la\u003C/mark> Corte sospende lo sgombero di un campo rom in Italia. Ad esser maliziosi vien da pensare che \u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>Città\u003C/mark> di Torino \u003Cmark>la\u003C/mark> stia facendo davvero grossa.\r\nLe operazioni di sgombero fanno tutte parte del mega-progetto “\u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile”\u003C/mark>, con il quale \u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>Città\u003C/mark> di Torino fa vanto di “superare” i campi nomadi e \u003Cmark>la\u003C/mark> cui gestione è monopolio della cordata Valdocco - AIZO - Stranaidea - Liberitutti - Terra del Fuoco - Croce Rossa, cui è stato affidato un appalto dal valore di 5.193.167,26 euro stanziati dal Ministero dell'Interno, nell'assenza di alcun monitoraggio indipendente. L'implementazione di questa “buona pratica” nel campo rom “informale” più grande d'Europa, quello di Lungo Stura, dove da 15 anni vivevano oltre 1.000 persone provenienti dalla Romania, bacino di manodopera sottocosto per le economie formali ed informali della \u003Cmark>città\u003C/mark>, ha previsto l'arbitraria separazione degli abitanti del campo in “meritevoli” ed “immeritevoli”, “civilizzati” e “barbari”, “adatti” ed “inadatti” ad una condizione abitativa autonoma e dignitosa. Ai primi – appena 250 persone a fine gennaio 2015 - l'offerta di una casa temporanea o \u003Cmark>la\u003C/mark> collocazione in sistemazioni di housing sociale a metà tra \u003Cmark>la\u003C/mark> caserma e l'asilo, o ancora il rimpatrio “volontario” in Romania; ai secondi – ben oltre 600 persone - lo sgombero forzato senza alternativa abitativa da portare a termine entro il 31 marzo, appena sospeso dalla CEDU dopo che oltre 100 persone ne sono già state oggetto.\r\n\r\nNel frattempo, dopo \u003Cmark>la\u003C/mark> retata della polizia di mercoledì mattina, una ventina di persone del campo si ritrovano oggi con in mano un foglio di via che intima loro di lasciare l'Italia entro 30 giorni, come è successo a decine di altri nel corso dell'ultimo anno. Due persone sono invece rinchiuse nel CIE di Torino in attesa di convalida o annullamento dell'espulsione coatta.\r\n\r\nNella totale assenza di coinvolgimento delle famiglie del campo nelle fasi di elaborazione ed implementazione del \u003Cmark>progetto\u003C/mark> ed in mancanza di alcun criterio trasparente o possibilità di ricorso, \u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>Città\u003C/mark> di Torino si è così arrogata il “diritto” al monopolio della violenza persino oltre i limiti imposti da uno stato di diritto già strutturalmente fondato sull'occultamento del conflitto di classe e sulla romofobia.\r\nAttraverso lo sgombero forzato di chi non può accedere al “libero” mercato degli affitti né alle case popolari - e si trova così costretto, dopo secoli di stanzialità, ad un nomadismo forzato attraverso cui si costruisce lo stigma “culturale” utile ad etnicizzare lo spazio politico e sociale - si sta portando avanti una violenta politica repressiva e speculativa che garantisce i profitti economici e simbolici di pochi noti, devastando \u003Cmark>la\u003C/mark> vita di molti. Nulla di nuovo rispetto alle strategie di governo del sociale che da tempo caratterizzano lo spazio metropolitano torinese, dove le politiche di “riqualificazione” urbana nelle diverse periferie vengono portate avanti tramite sfratti, sgomberi, retate e speculazioni che rispondono a precisi interessi economici. Non importa che nel campo vivano donne in stato di gravidanza, persone anziane e malate e minori frequentanti \u003Cmark>la\u003C/mark> scuola. Non importa neppure che \u003Cmark>la\u003C/mark> loro presenza invisibile dati di oltre un decennio e sia situata su un terreno decisamente poco appetibile per grandi investimenti. Dietro all'ideologia “democratica” sui cui si fonda \u003Cmark>la\u003C/mark> retorica di questo \u003Cmark>progetto\u003C/mark> di speculazione e sgombero, di cui il nome stesso - “\u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile”\u003C/mark> - è emblema, si cela, come sempre, \u003Cmark>la\u003C/mark> materialità delle risorse e degli interessi economici che determinano forze e rapporti di forza in campo.\r\n\r\nQual è \u003Cmark>la\u003C/mark> genealogia di questo \u003Cmark>progetto\u003C/mark> milionario?\r\nChi ha partecipato alla definizione dei termini del suo “discorso”?\r\nIn quali spazi ed attraverso quali processi?\r\nQuali effetti sono stati prodotti rispetto alla creazione di “soggetti” ed “oggetti”?\r\nCon quali conseguenze nello spazio politico locale e sovra-locale?\r\nIn base a quali criteri sono state scelte le famiglie?\r\nDi che natura è lo strumento governativo definito “patto di emersione”?\r\nQuali rappresentazioni e vincoli impone all'azione ed alla vita quotidiana delle persone? Qual è \u003Cmark>la\u003C/mark> sostenibilità economica delle sistemazioni abitative per le famiglie?\r\nPerché vengono costrette alla dipendenza da associazioni e cooperative?\r\nCosa succederà alle famiglie quando finiranno i contributi agli affitti non calmierati?\r\nLo sgombero senza alternativa abitativa \"supera\" un campo per crearne altri?\r\nQuale percentuale dei 5.193.167,26 euro è stata spesa per “costi di gestione”?\r\nChi sono i proprietari degli immobili nei quali alcune famiglie sono state collocate? Quanto è costato lo sgombero manu militari del campo di Lungo Stura?\r\n\r\nQueste sono solo alcune delle domande a cui una delle principali responsabili politiche del \u003Cmark>progetto\u003C/mark>, \u003Cmark>la\u003C/mark> vicesindaco Tisi - invitata ad inaugurare un'imbarazzante conferenza sull'inclusione abitativa dei Rom, patrocinata niente meno che dalla \u003Cmark>Città\u003C/mark> di Torino proprio mentre \u003Cmark>la\u003C/mark> stessa porta avanti un'operazione di speculazione e sgombero sulla pelle dei Rom - non ha evidentemente molta voglia di rispondere. Informata della presenza di un gruppo di antirazzisti/e all'evento, ha preferito scappare, lasciando alla platea una missiva greve di retorica e compassione per i “poveri senza tetto” che ben si addice ad un'esponente di punta del PD torinese, da anni al governo della capitale italiana degli sfratti. Una conferenza tenutasi a pochi chilometri dal campo rom di Lungo Stura - dove centinaia di persone vivono nell'incertezza radicale rispetto al loro presente e sotto \u003Cmark>la\u003C/mark> costante minaccia della violenza poliziesca - in cui non si è percepita in alcun modo \u003Cmark>la\u003C/mark> materialità dei processi di speculazione, repressione e ricatto in atto, né \u003Cmark>la\u003C/mark> sofferenza dei soggetti che subiscono quotidianamente gli effetti di queste politiche “virtuose” con cui \u003Cmark>la\u003C/mark> \u003Cmark>Città\u003C/mark> di Torino pensa di farsi pubblicità; una conferenza in cui gli unici assenti erano proprio questi soggetti, ai quali i “ricercatori critici” hanno pensato bene di concedere statuto di esistenza unicamente in qualità di “oggetti” dei discorsi e dello sguardo altrui; una conferenza dove non è stato minimamente problematizzato il nesso tra potere e sapere, ma è stata anzi offerta legittimazione alle istituzioni ed al loro operato, accogliendole come interlocutori credibili – uno sguardo al programma, ai termini del discorso ed agli sponsor in esso contenuti è sufficiente a capire quali siano le differenti “agende” che nell'iniziativa hanno trovato felice saldatura. Non vanno sprecate ulteriori parole.\r\n\r\n\u003Cmark>La\u003C/mark> presenza degli antirazzisti/e ha portato uno squarcio di realtà e materialità in una Aula Magna dove ad un'analisi del potere politico e dei rapporti di classe nello spazio metropolitano, di cui \u003Cmark>la\u003C/mark> questione abitativa è parte, si è ancora una volta preferito il comodo sguardo culturalista sui Rom come luoghi dell'eccezione. All'ipocrita retorica della “cittadinanza” e del “diritto di parola” (comunque negato), abbiamo risposto con \u003Cmark>la\u003C/mark> presa diretta della parola. Nè “partecipanti” ad un confronto che non è mai esistito, né “portavoce” di un popolo o di qualsivoglia bandiera. Lontani dalla melmosa palude della “rappresentanza” - di cui altri sembrano invece tanto ossessionati - abbiamo usato i nostri corpi come amplificatori delle voci dell'assemblea degli abitanti del campo rom di Lungo Stura, dove si sta combattendo una guerra sociale.\r\n\r\nAssemblea Gatto Nero Gatto Rosso\r\ngattonerogattorosso@inventati.org\r\n\r\nDi seguito il testo letto in università.\r\nBasta sgomberi e speculazioni nel campo rom di lungo Stura!\r\nGiovedì 26 febbraio \u003Cmark>la\u003C/mark> polizia ha sgomberato dal campo rom di Lungo Stura 200 persone. Le loro baracche e roulottes sono state distrutte dalle ruspe del Comune di Torino senza dare alle persone neanche il tempo di mettere in salvo le proprie cose, né ai malati di recuperare i medicinali. Chi è stato sgomberato non aveva altro posto dove andare: qualcuno è fuggito in altre parti della \u003Cmark>città\u003C/mark>, altri hanno chiesto ospitalità a chi ancora vive nel campo.\r\nQuesto sgombero non è giusto.\r\nNel campo di Lungo Stura fino all'anno scorso vivevano oltre 1.000 persone. Siamo arrivati in Italia 15 anni fa e abbiamo sempre vissuto in baracche, non per scelta, ma perché non possiamo permetterci di pagare un affitto. In Romania abbiamo sempre vissuto in case, che lo Stato garantiva a tutti durante il regime di Ceaușescu, nonostante il razzismo contro i Rom esistesse anche allora. Siamo venuti in Italia perché dopo il 1989 \u003Cmark>la\u003C/mark> situazione economica è diventata molto difficile: hanno chiuso miniere, fabbriche e collettivizzazioni dove molti di noi lavoravano, mentre le attività che alcuni gruppi rom svolgevano da secoli non hanno trovato spazio nell'economia capitalista. Siamo diventati disoccupati e senza reddito.\r\nSiamo venuti in Italia per cercare lavoro e qui abbiamo visto che i Rom vivevano in campi, mentre l'accesso alle case popolari era praticamente impossibile. Il mercato degli affitti di Torino, poi, è inaccessibile per chi come noi svolge lavori sottopagati che non ci permettono nemmeno di sfamarci. Così ci siamo adattati alla situazione, che è sempre stata molto dura, perché non eravamo abituati a vivere in baracche, senza luce né acqua. Il campo di Lungo Stura si è velocemente ingrandito perché molte persone scappavano qui dopo che polizia e vigili le sgomberavano da altre zone. Prima che \u003Cmark>la\u003C/mark> Romania entrasse nell'Unione Europea i poliziotti venivano spesso nei campi, all'alba, per fare retate e spaccare tutto: ci prendevano, ci portavano in questura e spesso ci chiudevano nei CIE o ci mettevano direttamente sugli aerei per espellerci. Anche dopo che siamo diventati cittadini europei \u003Cmark>la\u003C/mark> violenza della polizia è continuata, così come il razzismo e lo sfruttamento.\r\nAbbiamo letto sui giornali che più di un anno fa il Comune di Torino ha avviato un \u003Cmark>progetto\u003C/mark> abitativo per i Rom, chiamato “\u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile”\u003C/mark> e costato oltre 5 milioni di euro, finanziati dallo Stato italiano. Abbiamo letto che con questo \u003Cmark>progetto\u003C/mark> le istituzioni hanno detto di voler “superare” i campi nomadi. Il Comune, però, non ha organizzato nemmeno un'assemblea per parlare con noi, né alcuna rappresentanza delle famiglie è mai stata invitata alle riunioni dove sono state prese le decisioni.\r\n\r\nNessuno ci ha mai informati di come sono stati spesi i soldi, né delle caratteristiche di questo \u003Cmark>progetto\u003C/mark>.\r\n\r\nLe cooperative e le associazioni hanno chiamato alcune famiglie del campo, a cui hanno fatto firmare dei fogli con cui accettavano di distruggere le proprie baracche in cambio di una sistemazione abitativa. In questo modo, il Comune ha inserito 250 persone nel \u003Cmark>progetto\u003C/mark>: alcune in alloggio, altre in housing sociale, altre ancora sono state rimpatriate in Romania. \u003Cmark>Là\u003C/mark> però non si riesce a sopravvivere, quindi queste persone sono già tornate in Italia. Nessuno ci ha spiegato i criteri con cui queste famiglie sono state scelte. Alcune persone arrivate da poco in Italia hanno avuto \u003Cmark>la\u003C/mark> casa, altri che sono qui da 10 anni non hanno avuto niente, quindi pensiamo che ci siano stati casi di corruzione. L'unica cosa che abbiamo davvero capito è che le case sono state offerte solo per pochi mesi, al massimo due anni. Poi le famiglie dovranno pagare affitti insostenibili e se non riusciranno a farlo si ritroveranno in mezzo alla strada, a meno che le cooperative non ricevano altri soldi per continuare il \u003Cmark>progetto\u003C/mark>. Ma cosa è successo a tutte le persone rimaste fuori da “\u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile”\u003C/mark>?\r\n\r\n\u003Cmark>La\u003C/mark> maggior parte degli abitanti del campo di lungo Stura è stata arbitrariamente tagliata fuori dal \u003Cmark>progetto\u003C/mark>.\r\n\r\nStiamo parlando di oltre 600 persone: abbiamo ricevuto continue promesse, ma nessuna risposta concreta. Abbiamo chiesto spiegazioni sui criteri, ma nessuno ci ha voluto parlare. L'unico rapporto con Questura, Comune, associazioni e cooperative era che venivano a censirci e a farci domande in continuazione. Poi arrivava \u003Cmark>la\u003C/mark> polizia a darci il foglio di via. Ogni due settimane mandavano i poliziotti nel campo con cani, scudi e manganelli, per fare le retate, prendere le persone e mandarle via dall'Italia, con qualunque pretesto. Ad una signora hanno dato il foglio di via perchè aveva acceso \u003Cmark>la\u003C/mark> stufa per scaldare \u003Cmark>la\u003C/mark> baracca. \u003Cmark>La\u003C/mark> Croce Rossa invece veniva a prendere nota delle baracche vuote, per farle spaccare, quando \u003Cmark>la\u003C/mark> gente non era in casa, dopo le 9 del mattino.\r\nIl 26 febbraio \u003Cmark>la\u003C/mark> polizia ha sgomberato 200 di noi, senza offrire nessuna alternativa abitativa. Ora nel campo siamo ancora oltre 400 persone ed ogni giorno viviamo con \u003Cmark>la\u003C/mark> paura di essere buttati in mezzo alla strada. A nessuno interessa che nel campo vivano donne incinte, persone anziane e molte persone malate. A nessuno interessa che, a causa dello sgombero, i nostri bambini e bambine non abbiano più \u003Cmark>la\u003C/mark> possibilità di andare a scuola e così perdano l'anno scolastico. L'unica cosa che interessa è spaccare le nostre baracche.\r\n\r\nViviamo come topi, se non abbiamo diritto nemmeno ad una baracca, allora tanto vale che veniate a spararci.\r\n\r\nI campi rom non li abbiamo creati noi, li hanno creati le istituzioni italiane decine di anni fa. Quanti soldi hanno guadagnato in tutti questi anni, sulla pelle dei Rom, associazioni e cooperative cui il Comune di Torino ha dato appalti di ogni genere per “gestire” i campi e chi è costretto a viverci? Quanti soldi hanno guadagnato nell'ultimo anno Valdocco, Terra del Fuoco, AIZO, Stranaidea, Liberitutti e Croce Rossa, con il \u003Cmark>progetto\u003C/mark> “\u003Cmark>La\u003C/mark> \u003Cmark>città\u003C/mark> \u003Cmark>possibile”\u003C/mark> che è costato più di 5 milioni di euro? Questi soldi non vengono spesi a favore dei Rom ed infatti \u003Cmark>la\u003C/mark> nostra situazione non è affatto migliorata in tutti questi anni. Dobbiamo chiederci chi realmente ci guadagna da tutti questi progetti “eccezionali”, che oltretutto rinforzano l'idea che noi Rom non facciamo parte di una comune umanità e fomentano il razzismo.\r\n\r\nNel campo oggi vivono oltre 400 persone, di cui metà sono minori.\r\nNegli ultimi giorni a qualcuno è stato promesso di entrare nel \u003Cmark>progetto\u003C/mark>: questa logica di divisione e ricatto deve finire!\r\nTutti/e devono poter di vivere in case o luoghi dignitosi e sicuri.\r\nNessuno deve essere buttato in mezzo alla strada.\r\nI minori devono poter frequentare \u003Cmark>la\u003C/mark> scuola e terminare l'anno.\r\nBasta sgomberi e speculazioni sulla nostra pelle!\r\nTorino, 15 marzo 2015\r\nAssemblea abitanti del campo di Lungo Stura Lazio\r\n\r\n ",{"matched_tokens":475,"snippet":476,"value":476},[102,91],"Convegno sui Rom senza i Rom: antirazzisti/e rovinano \u003Cmark>la\u003C/mark> vetrina della \u003Cmark>Città\u003C/mark> di Torino",[478,480],{"field":121,"matched_tokens":479,"snippet":472,"value":473},[83,84,85,263],{"field":124,"matched_tokens":481,"snippet":476,"value":476},[102,91],{"best_field_score":298,"best_field_weight":14,"fields_matched":193,"num_tokens_dropped":50,"score":352,"tokens_matched":27,"typo_prefix_score":50},{"document":484,"highlight":498,"highlights":516,"text_match":525,"text_match_info":526},{"comment_count":50,"id":485,"is_sticky":50,"permalink":486,"podcastfilter":487,"post_author":408,"post_content":488,"post_date":489,"post_excerpt":56,"post_id":485,"post_modified":459,"post_thumbnail":490,"post_title":491,"post_type":462,"sort_by_date":492,"tag_links":493,"tags":496},"28267","http://radioblackout.org/podcast/rom-ruspe-e-polizia-e-business-in-lungo-stura/",[408],"I poliziotti si sono fatti il selfie: sorridevano ed ammiccavano mentre immortalavano la propria “impresa”. Sullo sfondo la devastazione del campo di Lungo Stura Lazio a Torino: le baracche schiacciate, i tubi annodati, i panni stesi buttati tra la polvere.\r\nIl giorno prima erano andati ad avvertire una decina di famiglie. In realtà l’operazione di sgombero è stata molto più ampia. La maggior parte delle persone non sapeva nulla.\r\nAlle 7 del mattino di giovedì 26 febbraio sono arrivati centinaia di poliziotti, vigili urbani del nucleo “nomadi”, quelli con in dotazione il tonfa, il manganello estensibile.\r\nSono state buttate in strada circa 200 persone del campo rom di Lungo Stura Lazio a Torino, il più grande della città. Le ruspe che hanno distrutto le baracche non si sono fermate neppure di fronte agli oltre 100 bambini, donne incinte, persone malate, anziani, un disabile. Le istituzioni hanno sgomberato senza offrire alcuna alternativa abitativa.\r\nQuesta vergognosa operazione fa parte del megaprogetto-vetrina “La città possibile”, un progetto che vale oltre 5 milioni di euro.\r\nCon questi fondi (ministeriali) si è previsto l’inserimento abitativo (a termine) in case per sole 15 famiglie, le restanti sono state piazzate in situazioni di social housing, mentre buona parte degli abitanti del campo – fonti “interne” al progetto stamattina parlano di 600 persone – viene semplicemente buttata in mezzo ad una strada (200 persone il 26 febbraio, le restanti entro il 31 marzo).\r\nI criteri con cui questa operazione di “divide et impera” è stata gestita sono estremamente opachi, arbitrari e neppure tanto velatamente razzisti: c’è chi semplicemente non è stato ritenuto “idoneo” a vivere in autonomia, nonostante lavori, abbia minori a carico o sia malato, magari perché non scolarizzato o perché non ha dichiarato di essere “rumenizzato”, come nel caso di gran parte delle famiglie sgomberate oggi. In particolare quelle della “Fossa”. La “Fossa” è la parte del campo più bassa, vicina alle rive del fiume, in un’area pericolosa per il concreto rischio di esondazioni.\r\nLì abitavano famiglie che vengono chiamate “colorate”, perché, specie le donne indossano gonne lunghe, fazzoletti, scialli, calze dai colori vivaci. Sono rom che non fingono di non esserlo, un peccato capitale, che li condanna a non essere considerati adatti “all’emersione dal campo”.\r\nChi viene sbattuto in strada non potrà fare altro che andare a riparare in un altro campo rom della città ed il ciclo degli sgomberi e della “gestione dell’emergenza” (case temporanee e social housing, il tutto a gestione delle solite cooperative) potrà continuare ad infinitum, rappresentando una vera e propria economia che fa comodo a molti interessi forti.\r\nBraccio operativo del progetto sono Valdocco, AIZO, Terra del Fuoco, Liberitutti, Stranaidea e Croce Rossa, cui è stato affidato l’appalto milionario. Alla Croce Rossa, ormai esperta, dopo tre lustri al CIE, il compito di “sorvegliare” che le aree sgomberate non vengano occupate nuovamente.\r\nEsponenti di Valdocco hanno dichiarato al quotidiano “La Stampa” che avrebbero vigilato affinché chi era stato cacciato non tornasse.\r\n\r\nLa mattina dello sgombero in Lungo Stura il freddo era pungente. La gente ha assistito attonita alla distruzione di povere baracche che per loro erano una casa. Il comune di Torino si vanta di essere in prima fila nel “superamento” dei campi: li “supera” mandando le ruspe ad abbattere le povere abitazioni costruite lungo il fiume, in un posto dove nessuno vorrebbe vivere se avesse la possibilità di scegliere.\r\nAlcuni bambini quella mattina erano a scuola: al ritorno non hanno trovato più nulla. Per molti di loro l’inserimento scolastico nelle elementari della zona, riuscito nonostante il razzismo dilagante, diventerà un ricordo. Obbligati a nascondersi come randagi inseguiti dall’accalappiacani non potranno tornare in aula.\r\nIl giorno successivo i comitati razzisti animati da Lega Nord e Fratelli d’Italia, Forza Nuova e Casa Pound hanno plaudito ma la canea razzista non si è placata, invocando altri sgomberi.\r\nNon dubitiamo che verranno presto accontentati.\r\nI rom “buoni” negli stanzoni del social housing, con regole da caserma, gli altri in strada.\r\nL’ordine regna nella bella vetrina di una città targata PD.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Gianluca Vitale, avvocato da sempre in prima fila sul fronte dell'immigrazione.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015 02 27 rom vitale","3 Marzo 2015","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/sgombero-lungo-stura-200x110.jpg","Rom. 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Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/2023-02-17-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nGuerra in Ucraina.\r\nUn bilancio ad un anno dall’attacco russo all’Ucraina.\r\nI venti di guerra, lungi dall’essersi placati, soffiano sempre più forti. Il rischio di un’escalation inarrestabile è sempre più tangibile.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello \r\n\r\nChe nulla sia come prima\r\ndi fronte alla crisi sociale, ecologica, alla guerra occorre un radicale cambio di paradigma. A 150 anni dalla nascita a Saint Imier del movimento anarchico una riflessione sulle sfide che l’infinita distruttività del capitalismo ci pone di fronte.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo\r\n\r\nTerremoto in Turchia e Siria\r\nIl terremoto che ha colpito le regioni soprattutto curdofone della Turchia e della Siria è stato tra i più gravi che hanno investito l’area dal 1939. Il numero dei morti oltrepasserà sicuramente i 40 mila sinora contati. Una domanda sorge tuttavia spontanea: se il governo turco fosse intervenuto tempestivamente quanti si sarebbero salvati? Cosa accadrà in quest’area che il governo turco sogna di colonizzare, espellendo le popolazioni curdofone?\r\nNe abbiamo parlato con Serkal della comunità curda di Milano\r\n\r\n25 febbraio. In piazza contro la guerra e chi la arma\r\nLa guerra in Ucraina ha nel proprio DNA uno scontro interimperialistico di enorme portata.\r\nIl prezzo di questa guerra lo pagano le popolazioni ucraine martoriate dalle bombe, dal freddo, dalla mancanza di medicine, cibo, riparo.\r\nLo pagano le popolazioni russe, sottoposte ad un embargo di cui sono prime vittime i poveri.\r\nLo pagano oppositori, sabotatori, obiettori e disertori che subiscono pestaggi, processi e carcere.\r\nLo paghiamo noi tutti stretti nella spirale dell'inflazione, tra salari e pensioni da fame e fitti e bollette in costante aumento.\r\nIl governo italiano si è schierato in questa guerra inviando armi, moltiplicando il numero di militari impiegati in ambito NATO nell’est europeo e nel Mar Nero, aumentando la spesa bellica sino a toccare i 104 milioni di euro al giorno.\r\nOpporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 25 febbraio\r\nIn piazza contro la guerra e chi la arma\r\nore 15 piazza Castello\r\nInterventi, musica, azioni performanti, giro in centro\r\nConcerto di Alessio Lega\r\n\r\nAd un anno dall’invasione russa dell’Ucraina ovunque assistiamo ad una crescente corsa al riarmo, all'aumento delle spese militari, con nuovi progetti di basi e installazioni belliche, con una sempre maggior influenza del complesso militare-industriale nelle vite di noi tutti.\r\nNella nostra regione, la cessione da parte di Leonardo di parte degli spazi dell'ex Alenia al Politecnico, rimette in moto il progetto di Città dell'aerospazio fermo alla partenza dal novembre 2021.\r\nIn primavera alle OGR è previsto lo sbarco della NATO a Torino con l’acceleratore di innovazione del progetto Diana. Fermare la guerra è possibile. A partire dalle nostre città dove ci sono le fabbriche delle armi usate nelle guerre che insanguinano il pianeta.\r\nFermare la guerra è possibile. Solidarietà ai disertori e obiettori russi e ucraini. No alla città dell’aerospazio! No alla Nato a Torino! Chiudere e riconvertire l’industria bellica!\r\n\r\nVenerdì 3 marzo\r\nAlle radici delle guerre\r\nL'Italia tra missioni militari all’estero, programmi di riarmo e militarizzazione dei territori e della società\r\nI No Muos. Un esempio di lotta popolare e radicale\r\nore 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\nInterverranno Antonio Mazzeo, antimilitarista e blogger\r\nPippo Gurrieri del Movimento No Muos\r\n\r\nSabato 4 marzo\r\nPunto info transfemminista al Balon\r\nore 10,30\r\n\r\nSabato 18 marzo\r\nCena comunarda\r\nBenefit lotte antimilitariste e sociali\r\nore 20 alla FAT in corso Palermo 46\r\n\r\nVenerdì 24 marzo\r\nLa società della sorveglianza\r\nIl controllo totale insito nel trionfante paradigma digitale non viene più percepito come una minaccia alla libertà, ma come un servizio volto a migliorare la vita e realizzare i desideri dell'utente-cittadino. Una presa di potere tanto nel pubblico quanto nel privato che si fonda su un'inedita servitù volontaria in cui siamo noi stessi a dare all'algoritmo-padrone i dati per meglio profilarci. E manipolarci.\r\nOre 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\nInterverrà Salvo Vaccaro, docente di filosofia politica all’Università di Palermo e autore, per i tipi di Eleuthera, di “Gli algoritmi della politica”\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org","23 Febbraio 2023","2023-02-23 10:04:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/humaniterrorism_-ocra-200x110.jpg","Anarres del 17 febbraio. Un anno di guerra in Ucraina. Che nulla sia più come prima. 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Il rischio di un’escalation inarrestabile è sempre più tangibile.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello \r\n\r\nChe nulla sia come prima\r\ndi fronte alla crisi sociale, ecologica, alla guerra occorre un radicale cambio di paradigma. A 150 anni dalla nascita a Saint Imier del movimento anarchico una riflessione sulle sfide che l’infinita distruttività del capitalismo ci pone di fronte.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo\r\n\r\nTerremoto in Turchia e Siria\r\nIl terremoto che ha colpito le regioni soprattutto curdofone della Turchia e della Siria è stato tra i più gravi che hanno investito l’area dal 1939. Il numero dei morti oltrepasserà sicuramente i 40 mila sinora contati. Una domanda sorge tuttavia spontanea: se il governo turco fosse intervenuto tempestivamente quanti si sarebbero salvati? Cosa accadrà in quest’area che il governo turco sogna di colonizzare, espellendo le popolazioni curdofone?\r\nNe abbiamo parlato con Serkal della comunità curda di Milano\r\n\r\n25 febbraio. In piazza contro \u003Cmark>la\u003C/mark> guerra e chi \u003Cmark>la\u003C/mark> arma\r\n\u003Cmark>La\u003C/mark> guerra in Ucraina ha nel proprio DNA uno scontro interimperialistico di enorme portata.\r\nIl prezzo di questa guerra lo pagano le popolazioni ucraine martoriate dalle bombe, dal freddo, dalla mancanza di medicine, cibo, riparo.\r\nLo pagano le popolazioni russe, sottoposte ad un embargo di cui sono prime vittime i poveri.\r\nLo pagano oppositori, sabotatori, obiettori e disertori che subiscono pestaggi, processi e carcere.\r\nLo paghiamo noi tutti stretti nella spirale dell'inflazione, tra salari e pensioni da fame e fitti e bollette in costante aumento.\r\nIl governo italiano si è schierato in questa guerra inviando armi, moltiplicando il numero di militari impiegati in ambito NATO nell’est europeo e nel Mar Nero, aumentando \u003Cmark>la\u003C/mark> spesa bellica sino a toccare i 104 milioni di euro al giorno.\r\nOpporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 25 febbraio\r\nIn piazza contro \u003Cmark>la\u003C/mark> guerra e chi \u003Cmark>la\u003C/mark> arma\r\nore 15 piazza Castello\r\nInterventi, musica, azioni performanti, giro in centro\r\nConcerto di Alessio Lega\r\n\r\nAd un anno dall’invasione russa dell’Ucraina ovunque assistiamo ad una crescente corsa al riarmo, all'aumento delle spese militari, con nuovi progetti di basi e installazioni belliche, con una sempre maggior influenza del complesso militare-industriale nelle vite di noi tutti.\r\nNella nostra regione, \u003Cmark>la\u003C/mark> cessione da parte di Leonardo di parte degli spazi dell'ex Alenia al Politecnico, rimette in moto il \u003Cmark>progetto\u003C/mark> di \u003Cmark>Città\u003C/mark> dell'aerospazio fermo alla partenza dal novembre 2021.\r\nIn primavera alle OGR è previsto lo sbarco della NATO a Torino con l’acceleratore di innovazione del \u003Cmark>progetto\u003C/mark> Diana. 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Un esempio di lotta popolare e radicale\r\nore 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\nInterverranno Antonio Mazzeo, antimilitarista e blogger\r\nPippo Gurrieri del Movimento No Muos\r\n\r\nSabato 4 marzo\r\nPunto info transfemminista al Balon\r\nore 10,30\r\n\r\nSabato 18 marzo\r\nCena comunarda\r\nBenefit lotte antimilitariste e sociali\r\nore 20 alla FAT in corso Palermo 46\r\n\r\nVenerdì 24 marzo\r\n\u003Cmark>La\u003C/mark> società della sorveglianza\r\nIl controllo totale insito nel trionfante paradigma digitale non viene più percepito come una minaccia alla libertà, ma come un servizio volto a migliorare \u003Cmark>la\u003C/mark> vita e realizzare i desideri dell'utente-cittadino. Una presa di potere tanto nel pubblico quanto nel privato che si fonda su un'inedita servitù volontaria in cui siamo noi stessi a dare all'algoritmo-padrone i dati per meglio profilarci. 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Assemblea antimilitarista a Massenzatico\r\nL’assemblea antimilitarista, costituitasi a Milano nell’ottobre del 2021, è una rete di gruppi, collettivi, assemblee che si confrontano e si coordinano per costruire percorsi condivisi di informazione e lotta.\r\nPer un bilancio del percorso anche in vista dell’appuntamento del 12 febbraio ne abbiamo parlato con Federico\r\n\r\nA un anno dall’invasione russa dell’Ucraina che ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa, ovunque assistiamo ad una crescente corsa al riarmo, all'aumento delle spese militari, con nuovi progetti di basi e installazioni belliche, con una sempre maggior influenza del complesso militare-industriale sulle vite di noi tutti.\r\nGuerre e conflitti insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver fine. Il rischio di una guerra su scala planetaria è una possibilità concreta.\r\nOpporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.\r\nAppello per la piazza antimilitarista del 25 febbraio\r\n\r\nAnarchia e autogoverno\r\nSpesso, e di questi tempi sempre più di frequente, c’è chi equipara l’anarchia ad un eterno caos che solo lo stato può frenare. Un modo per criminalizzare e ridicolizzare il movimento anarchico, descritto spesso nella forbice del feroce terrorista o dell’ingenuo utopista. 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La richiesta al ministro perché venisse trasferito in una prigione con un centro sanitario è rimasta senza risposta.\r\nIn compenso il DAP - dipartimento dell’amministrazione penitenziaria - alle dirette dipendenze del ministero di giustizia, è stata l’intimidazione alla dottoressa di Cospito, affinché non divulgasse ai media le informazioni sullo stato di salute del suo assistito.\r\nCospito, pur nel frattempo trasferito ad Opera, rischia ormai di morire con la benedizione del ministro della giustizia Nordio. \r\n\r\nDiana. Ad aprile i primi bandi\r\nAprile 2023. È questa la data del primo bando per startup di Diana, l'acceleratore di innovazione varato dalla Nato.\r\nDiana, acronimo per acceleratore di innovazione nella difesa per l'Atlantico del nord, vuole essere lo strumento con cui la Nato tiene a battesimo startup impegnate a sviluppare tecnologie dirompenti, in ambiti come la robotica, la sicurezza informatica, i computer quantistici o le biotecnologie, le valida e le fa crescere all'interno del perimetro dei suoi 30 alleati. In tandem con Diana viaggia un fondo per l'innovazione da un miliardo di euro, che dovrà mettere il carburante nel motore e, nelle intenzioni della Nato\r\nA Torino verrà ospitato alle OGR uno dei nove acceleratori di innovazioni della NATO. \r\n\r\nAlpini. La memoria tradita\r\nIl 26 gennaio per la prima volta è stata celebrata la “Giornata nazionale dedicata alla memoria e al sacrificio degli alpini”. È stata istituita nel maggio del 2022 “in ricordo dell’eroismo dimostrato dal corpo d’armata nella battaglia di Nikolajewka del 26 gennaio 1943”, durante la seconda guerra mondiale. L’intenzione sin troppo esplicita è celebrare l’avventura dell’ARMIR, il corpo di spedizione italiano inviato in Russia da Mussolini per sostenere l’aggressione della Germania nazista contro l’Unione sovietica.\r\nIl 26 gennaio, un giorno prima della giornata della memoria, in cui si ricorda lo sterminio di ebrei e rom europei nei campi nazisti e le leggi razziali in Italia durante la dittatura, si è celebrata la guerra voluta dal governo fascista e i valori patriottici che la giustificarono.\r\nUn vero revisionismo di Stato. \r\n\r\nIl Tuscania e la guerra\r\nIn meno di un anno è aumentato di cinque volte il numero dei militari italiani schierati in Europa orientale alle frontiere con Ucraina, Russia e Bielorussia. Su 10.000 militari impegnati nelle missioni internazionali quasi 1.500 operano in ambito NATO nel “contenimento” delle forze armate russe. A partire del 2014 l’Alleanza atlantica ha dato vita ad un’escalation bellica sul fianco est come mai era accaduto nella sua storia. Nelle Repubbliche baltiche, in Polonia, Romania, Bulgaria e Ungheria, sono state realizzate grandi installazioni terrestri, aeree e navali, sono state trasferite le più avanzate tecnologie di guerra, sono state sperimentate le strategie dei conflitti globali del XXI secolo con l’uso dei droni e delle armi interamente automatizzate, cyber-spaziali e nucleari.\r\nIn prima fila il Tuscania, reparto d’elite dei carabinieri, impegnati nell’addestramento alla guerra. Ed è anche per il Tuscania che il governo ha deciso di costruire una nuova base a Coltano.\r\nCe ne ha parlato Dario Antonelli del movimento No Base di Pisa\r\n\r\nL’Italia va alla guerra\r\nIl 24 gennaio il parlamento ha deciso di inviare armi sempre più potenti e sofisticate in Ucraina per alimentare il conflitto scoppiato 11 mesi fa con l’attacco russo al vicino, che si stava pericolosamente avvicinando alla NATO.\r\nIn questi giorni dietro pressione statunitense sia la Germania che l’Italia invieranno carri armati al governo Zelensky. La risposta russa non si è fatta attendere: uno stuolo di missili ipersonici ha colpito ovunque il paese, seminando terrore e morte.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 11 febbraio\r\nore 10,30 Balon\r\nNo alla città dell’aerospazio! No alla NATO a Torino!\r\nPasseggiata informativa antimilitarista tra il Balon e Porta Palazzo\r\n\r\nSabato 25 febbraio\r\nIn piazza contro la guerra e chi la arma\r\nore 15 piazza Castello\r\nInterventi, musica, azioni performanti\r\nConcerto di Alessio Lega\r\nA un anno dall’invasione russa dell’Ucraina che ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa, ovunque assistiamo ad una crescente corsa al riarmo, all'aumento delle spese militari, con nuovi progetti di basi e installazioni belliche, con una sempre maggior influenza del complesso militare-industriale sulla vita civile.\r\nNella nostra regione, la cessione da parte di Leonardo di parte degli spazi dell'ex Alenia al Politecnico, rimette in moto il progetto di Città dell'aerospazio fermo alla partenza dal novembre 2021.\r\nIn primavera alle OGR è previsto lo sbarco della NATO a Torino con l’acceleratore di innovazione del progetto Diana. Fermare la guerra è possibile. A partire dalle nostre città dove ci sono le fabbriche delle armi usate nelle guerre che insanguinano il pianeta.\r\nFermare la guerra è possibile. Con la solidarietà ai disertori e obiettori russi e ucraini. \r\n\r\nVenerdì 3 marzo\r\nAlle radici della guerra\r\nore 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\nInterverrà Antonio Mazzeo, antimilitarista e blogger\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","2 Febbraio 2023","2023-02-02 16:28:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/Adolfo_Wildt_Il_prigione-200x110.jpg","Anarres del 27 gennaio. L’Italia va alla guerra. Cospito: sull’orlo del baratro. Alpini: la memoria tradita. Progetto DIANA. 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Spostato in pronto soccorso e medicato per una frattura scomposta è stato subito riportato nella tomba per vivi del 41bis nel carcere di Bancali, dove non c’è una struttura sanitaria. \u003Cmark>La\u003C/mark> richiesta al ministro perché venisse trasferito in una prigione con un centro sanitario è rimasta senza risposta.\r\nIn compenso il DAP - dipartimento dell’amministrazione penitenziaria - alle dirette dipendenze del ministero di giustizia, è stata l’intimidazione alla dottoressa di Cospito, affinché non divulgasse ai media le informazioni sullo stato di salute del suo assistito.\r\nCospito, pur nel frattempo trasferito ad Opera, rischia ormai di morire con \u003Cmark>la\u003C/mark> benedizione del ministro della giustizia Nordio. \r\n\r\nDiana. Ad aprile i primi bandi\r\nAprile 2023. È questa \u003Cmark>la\u003C/mark> data del primo bando per startup di Diana, l'acceleratore di innovazione varato dalla Nato.\r\nDiana, acronimo per acceleratore di innovazione nella difesa per l'Atlantico del nord, vuole essere lo strumento con cui \u003Cmark>la\u003C/mark> Nato tiene a battesimo startup impegnate a sviluppare tecnologie dirompenti, in ambiti come \u003Cmark>la\u003C/mark> robotica, \u003Cmark>la\u003C/mark> sicurezza informatica, i computer quantistici o le biotecnologie, le valida e le fa crescere all'interno del perimetro dei suoi 30 alleati. In tandem con Diana viaggia un fondo per l'innovazione da un miliardo di euro, che dovrà mettere il carburante nel motore e, nelle intenzioni della Nato\r\nA Torino verrà ospitato alle OGR uno dei nove acceleratori di innovazioni della NATO. \r\n\r\nAlpini. \u003Cmark>La\u003C/mark> memoria tradita\r\nIl 26 gennaio per \u003Cmark>la\u003C/mark> prima volta è stata celebrata \u003Cmark>la\u003C/mark> “Giornata nazionale dedicata alla memoria e al sacrificio degli alpini”. È stata istituita nel maggio del 2022 “in ricordo dell’eroismo dimostrato dal corpo d’armata nella battaglia di Nikolajewka del 26 gennaio 1943”, durante \u003Cmark>la\u003C/mark> seconda guerra mondiale. 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Rischiano multe dai 10.000 ai 50.000 euro e il fermo dell’imbarcazione per due mesi.\r\nNel frattempo Meloni ha regalato altri cinque pattugliatori alla guardia costiera libica, quella che spara su chi fugge dal destino di torture, stupri e ricatti nelle prigioni amministrative libiche.\r\nNei CPR, altra frontiera interna, discarica in cui gettare per mesi corpi in eccedenza in attesa di riuscire a deportarli, la temperatura si sta alzando in questo gelido inverno.\r\nA Torino, dove da qualche mese c’è un nuovo gestore, sabato 4 e domenica 5 febbraio è scoppiata una rivolta che ha devastato il CPR. Tre persone sono state ferite durante i pestaggi di polizia, alcuni rivoltosi sono stati arrestati, altri spostati in fretta e furia nel CPR di Macomer in Sardegna, una destinazione punitiva, perché le condizioni di detenzione sono peggiori che a Torino. 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Uno sguardo tra gli Stati Uniti e l’Italia\r\nLa vicenda dell’afroamericano disabile ammazzato da quattro poliziotti afrodiscendenti ad un posto di blocco è la dimostrazione che la violenza della polizia statunitense verso persone razializzate, non è prerogativa esclusiva dei poliziotti bianchi, ma rimanda ad una violenza sistematica che colpisce le persone più povere. La linea del colore si interseca con quella di classe.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 17 febbraio\r\nore 10,30 Balon\r\ncontro la guerra e chi la arma\r\nPunto info antimilitarista\r\n\r\nSabato 25 febbraio\r\nIn piazza contro la guerra e chi la arma\r\nore 15 piazza Castello\r\nInterventi, musica, azioni performanti\r\nConcerto di Alessio Lega\r\nAd un anno dall’invasione russa dell’Ucraina ovunque assistiamo ad una crescente corsa al riarmo, all'aumento delle spese militari, con nuovi progetti di basi e installazioni belliche, con una sempre maggior influenza del complesso militare-industriale nelle vite di noi tutti.\r\nNella nostra regione, la cessione da parte di Leonardo di parte degli spazi dell'ex Alenia al Politecnico, rimette in moto il progetto di Città dell'aerospazio fermo alla partenza dal novembre 2021.\r\nIn primavera alle OGR è previsto lo sbarco della NATO a Torino con l’acceleratore di innovazione del progetto Diana. 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Il rischio di una guerra su scala planetaria è una possibilità concreta.\r\nIn numerose località sono in preparazione iniziative di informazione e lotta.\r\nNe abbiamo parlato con Dario dell’assemblea antimilitarista\r\n\r\nMeloni, il 41bis, gli anarchici\r\nMeloni ha giocato \u003Cmark>la\u003C/mark> sua carta. Nella sua lettera al Corriere della Sera ha fatto appello all’unità nazionale perché “il clima si sta pericolosamente e velocemente surriscaldando”. Il tono è quello sin troppo logoro dell’emergenza, oggi rappresentata degli anarchici, il nemico comune che dovrebbe unire destra e sinistra. (…)\r\nIn questi giorni i quotidiani si sono sbizzarriti nel costruire il proprio identikit del movimento anarchico, sprezzanti nei confronti del ridicolo hanno disegnato mappe, collegamenti, improbabili interviste.\r\nL’importante era scrivere un copione adatto alla commedia che intendevano rappresentare. Una piece in cui far recitare \u003Cmark>la\u003C/mark> doppia maschera da sempre disegnata per gli anarchici: ingenui utopisti o mostri sanguinari a seconda delle esigenze di scena. \r\nUna campagna antianarchica come non si vedeva da tempo. L’intento è chiaro. Non intendono fare passi indietro nel progressivo innalzamento dell’asticella della repressione, nell’applicazione di reati associativi, e nell’utilizzo a piene mani della finalità di terrorismo.\r\nNon solo. Trattare da nemici gli avversari politici è il primo passo verso \u003Cmark>la\u003C/mark> criminalizzazione di ogni forma di opposizione sociale.\r\nIeri Nordio ha respinto il ricorso dell’avvocato di Cospito contro il 41 bis\r\n\r\nPolizia violenta. Uno sguardo tra gli Stati Uniti e l’Italia\r\n\u003Cmark>La\u003C/mark> vicenda dell’afroamericano disabile ammazzato da quattro poliziotti afrodiscendenti ad un posto di blocco è \u003Cmark>la\u003C/mark> dimostrazione che \u003Cmark>la\u003C/mark> violenza della polizia statunitense verso persone razializzate, non è prerogativa esclusiva dei poliziotti bianchi, ma rimanda ad una violenza sistematica che colpisce le persone più povere. \u003Cmark>La\u003C/mark> linea del colore si interseca con quella di classe.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 17 febbraio\r\nore 10,30 Balon\r\ncontro \u003Cmark>la\u003C/mark> guerra e chi \u003Cmark>la\u003C/mark> arma\r\nPunto info antimilitarista\r\n\r\nSabato 25 febbraio\r\nIn piazza contro \u003Cmark>la\u003C/mark> guerra e chi \u003Cmark>la\u003C/mark> arma\r\nore 15 piazza Castello\r\nInterventi, musica, azioni performanti\r\nConcerto di Alessio Lega\r\nAd un anno dall’invasione russa dell’Ucraina ovunque assistiamo ad una crescente corsa al riarmo, all'aumento delle spese militari, con nuovi progetti di basi e installazioni belliche, con una sempre maggior influenza del complesso militare-industriale nelle vite di noi tutti.\r\nNella nostra regione, \u003Cmark>la\u003C/mark> cessione da parte di Leonardo di parte degli spazi dell'ex Alenia al Politecnico, rimette in moto il \u003Cmark>progetto\u003C/mark> di \u003Cmark>Città\u003C/mark> dell'aerospazio fermo alla partenza dal novembre 2021.\r\nIn primavera alle OGR è previsto lo sbarco della NATO a Torino con l’acceleratore di innovazione del \u003Cmark>progetto\u003C/mark> Diana. Fermare \u003Cmark>la\u003C/mark> guerra è \u003Cmark>possibile\u003C/mark>. A partire dalle nostre \u003Cmark>città\u003C/mark> dove ci sono le fabbriche delle armi usate nelle guerre che insanguinano il pianeta.\r\nFermare \u003Cmark>la\u003C/mark> guerra è \u003Cmark>possibile\u003C/mark>. Con \u003Cmark>la\u003C/mark> solidarietà ai disertori e obiettori russi e ucraini. \r\n\r\nVenerdì 3 marzo\r\nAlle radici delle guerre\r\nL'Italia tra missioni militari all’estero, programmi di riarmo e militarizzazione dei territori e della società\r\nIl movimento No Muos: un esempio di lotta popolare\r\nore 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\nInterverranno Antonio Mazzeo, antimilitarista e blogger e Pippo Gurrieri del movimento No Muos\r\n\r\nSabato 18 marzo\r\nCena comunarda\r\nBenefit lotte antimilitariste e sociali\r\nore 20 alla FAT in corso Palermo 46\r\n\r\nVenerdì 24 marzo\r\nGli algoritmi della politica\r\nRiflessioni sulla società della sorveglianza\r\nOre 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\nInterverrà Salvo Vaccaro, docente di filosofia politica all’Università di Palermo e autore, per i tipi di Eleuthera, di “Gli algoritmi della politica”\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[631],{"field":121,"matched_tokens":632,"snippet":545,"value":629},[83,102,86,85],{"best_field_score":558,"best_field_weight":14,"fields_matched":289,"num_tokens_dropped":50,"score":634,"tokens_matched":27,"typo_prefix_score":50},"2312642367376588913",6637,{"collection_name":462,"first_q":35,"per_page":186,"q":35},11,["Reactive",639],{},["Set"],["ShallowReactive",642],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fOSZSFTJEpmzBJ8TMn1_wYLnMWXcjcZKXIMhaw3A8ZTw":-1},true,"/search?query=progetto+la+citt%C3%A0+possibile"]