","Italia-Egitto. Les liaisons dangereuses","post",1617125833,[64,65,66,67,68,69],"http://radioblackout.org/tag/addestramento-poliza-agiziana-in-italia/","http://radioblackout.org/tag/egitto/","http://radioblackout.org/tag/italia/","http://radioblackout.org/tag/itepa/","http://radioblackout.org/tag/operazioni-militari-congiunte-italia-egitto/","http://radioblackout.org/tag/scuola-di-polizia/",[71,72,73,74,75,76],"addestramento poliza agiziana in italia","Egitto","italia","ITEPA","operazioni militari congiunte italia egitto","scuola di polizia",{"post_content":78,"tags":84},{"matched_tokens":79,"snippet":82,"value":83},[18,80,81],"di","Polizia","con una conferenza presso la \u003Cmark>scuola\u003C/mark> Superiore \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Polizia\u003C/mark>, alla presenza ancora una volta","Il ministro della difesa Guerini sostiene che la cooperazione militare e poliziesca con l’Egitto si sarebbe “rarefatta” dopo l’omicidio Regeni. I fatti dimostrano il contrario. Sia la cooperazione militare sia le operazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> addestramento della \u003Cmark>polizia\u003C/mark> egiziana da parte \u003Cmark>di\u003C/mark> quella italiana vanno a gonfie vele. L’Italia è arrivata a caldeggiare la candidatura dell’Egitto come accademia \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark> per gli altri stati africani.\r\n\r\nNel settembre 2018, infatti, i militari italiani sono stati impegnati in una lunga e complessa esercitazione aeronavale e terrestre nell’Egitto nord-occidentale, accanto ai reparti d’élite delle forze armate egiziane e USA e \u003Cmark>di\u003C/mark> quelle \u003Cmark>di\u003C/mark> altri due imbarazzanti partner mediorientali, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, contestualmente impegnati a bombardare la popolazione civile in Yemen anche con velivoli e bombe made in Italy. Peccato però che della partecipazione italiana alla maxi-esercitazione multinazionale in Egitto non c’è traccia nei report dello Stato Maggiore della difesa, \u003Cmark>di\u003C/mark> norma prodigo a fornire particolari sugli uomini e i sistemi d’arma impiegati nei giochi \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra d’oltremare.\r\nBright Star, cioè stella luminosa, è il nome in codice dell’esercitazione tenutasi dal 10 al 20 settembre 2018 ad ovest \u003Cmark>di\u003C/mark> Alessandria d’Egitto, con quartier generale e comando operativo nella base militare “Mohamed Naguib” del governatorato \u003Cmark>di\u003C/mark> Marsa Matruh, al confine con la Libia. Secondo il portavoce delle forze armate egiziane, Tamer El-Refaei, a Bright Star 2018 hanno partecipato unità \u003Cmark>di\u003C/mark> Egitto, Stati Uniti d’America, Grecia, Giordania, Italia, Francia, Arabia Saudita, Regno Unito ed Emirati Arabi, più “osservatori” provenienti da 13 nazioni: Libano, Rwanda, Iraq, Pakistan, India, Kenya, Tanzania, Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Ciad, Sud Africa, Senegal e Canada.\r\nI precedenti war games all’ombra delle piramidi erano stati accompagnati da comunicati stampa delle forze armate tricolori. Nel 2018, dopo il caso Regeni, il governo italiano, ha deciso \u003Cmark>di\u003C/mark> lanciare il sasso, nascondendo la mano: si è guardato bene dal sospendere la partecipazione italiana a Bright Star, ma vi ha fatto calare un imbarazzato silenzio stampa.\r\nTre mesi più tardi \u003Cmark>di\u003C/mark> Bright Star, le forze aeronavali \u003Cmark>di\u003C/mark> Egitto, Regno Unito ed Italia si sono ritrovate fianco a fianco in un’esercitazione nelle acque nazionali egiziane nel Mediterraneo.\r\nOsservatori militari italiani hanno presenziato all’esercitazione aero-navale “Medusa 10” che si è tenuta nelle acque del Mediterraneo nel dicembre 2020, presenti le unità \u003Cmark>di\u003C/mark> Egitto, Grecia, Francia e Cipro. Ad assistere ai war games anche gli osservatori \u003Cmark>di\u003C/mark> Germania, USA, Giordania, Sudan, Arabia Saudita ed Emirati Arabi.\r\n\r\nIl primo dicembre 2019 il Ministero dell’Interno dell’Egitto annunciava la firma a Roma \u003Cmark>di\u003C/mark> un protocollo che prorogava sino alla fine del 2021 le attività \u003Cmark>di\u003C/mark> formazione e addestramento congiunte tra la \u003Cmark>polizia\u003C/mark> egiziana e quella italiana.\r\nSull’indigesta partnership con le forze dell’ordine egiziane, responsabili \u003Cmark>di\u003C/mark> torture omicidi, il Viminale ha preferito sino ad oggi mantenere il silenzio. Nonostante dalla scomparsa del giovane ricercatore, a capo del Viminale si siano alternate quattro persone (Alfano, Minniti, Salvini e Lamorgese), il modus operandi è stato lo stesso: finanziare, addestrare e armare nell’ombra i partner egiziani.\r\n\r\nIl 13 settembre 2017 il salto qualitativo nella collaborazione inter-ministeriale: a Roma veniva siglato un protocollo tecnico tra il Capo dell’Accademia \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Polizia\u003C/mark> Ahmed Adel Elamry e il prefetto Bontempi per promuovere un Centro internazionale \u003Cmark>di\u003C/mark> formazione specialistica nel settore del controllo delle frontiere e della gestione dei flussi migratori. Il Centro sarà poi istituito al Cairo proprio nell’Accademia che da tempi remoti forma le sanguinarie forze dell’ordine egiziane. “Si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> un’istituzione tristemente nota per detenzioni arbitrarie, torture e uccisioni extragiudiziali.\r\nIl programma \u003Cmark>di\u003C/mark> formazione al Cairo è stato interamente finanziato dal Ministero dell’Interno italiano (grazie al Fondo Interno per la Sicurezza con contributo Ue \u003Cmark>di\u003C/mark> 1.073.521 euro) ed è stato co-gestito da funzionari italiani ed egiziani. Denominato Progetto ITEPA (International Training at Egyptian Police Academy) ha preso il via il 19 marzo 2018 con tre corsi annuali per 360 operatori \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> 22 Paesi africani: oltre all’Egitto, Algeria, Burkina Faso, Ciad, Costa d’Avorio, Eritrea, Etiopia, Gambia, Gibuti, Ghana, Guinea, Kenya, Libia, Mali, Marocco, Niger, Nigeria, Senegal, Somalia, Sudan, Sudan del Sud, Tunisia. Quasi una riedizione, in salsa africana, della Escuela de las Americas che il Pentagono e la CIA istituirono a Panama negli anni ’80 del secolo scorso per addestrare i militari delle dittature latinoamericane.\r\nIl Viminale ha seguito ogni tappa \u003Cmark>di\u003C/mark> ITEPA. All’inaugurazione era presente l’allora Capo della \u003Cmark>Polizia\u003C/mark> Franco Gabrielli, già direttore dei servizi segreti SISDE e AISE e odierno sottosegretario alla Presidenza del consiglio, con delega alla sicurezza della Repubblica. Roma si è fatta carico perfino delle spese per acquisire i gadget dell’evento, un’esoterica piramide in cristallo ottico con incisione laser, importo 2.500 euro più IVA, contribuendo altresì con più \u003Cmark>di\u003C/mark> 40.000 euro per pagare l’alloggio e la ristorazione a 82 partecipanti presso il lussuoso Four Seasons Hotel Cairo at Nile Plaza. Inviato d’onore al workshop \u003Cmark>di\u003C/mark> formazione del luglio 2018, l’allora direttore del Servizio immigrazione della \u003Cmark>Polizia\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato, Vittorio Pisani, ex capo della squadra mobile \u003Cmark>di\u003C/mark> Napoli, dal 22 gennaio scorso vicedirettore dei servizi segreti Aisi (nomina del premier Conte).\r\nIl progetto Itepa si è concluso a Roma il 27 novembre 2019 con una conferenza presso la \u003Cmark>scuola\u003C/mark> Superiore \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Polizia\u003C/mark>, alla presenza ancora una volta del prefetto Franco Gabrielli, del direttore centrale dell’Immigrazione Massimo Bontempi e del generale Ahemed Ibrahim. “Considerato il successo riscosso dal progetto, Italia ed Egitto, firmeranno un memorandum d’intesa per estendere la validità del protocollo del 13 settembre 2017, avviando così un’ulteriore edizione che si chiamerà Itepa 2, anch’essa finanziata dall’Unione europea e \u003Cmark>di\u003C/mark> durata biennale”, riportava una nota emessa dalla \u003Cmark>Polizia\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato. Secondo quanto riferito qualche settimana fa da Ylva Johansson, commissaria Ue per gli Affari Interni, le autorità italiane intenderebbero finanziare il nuovo progetto tramite l’Internal Security Fund Borders and Visa, previsto dal nuovo piano finanziario 2021-2027. L’approvazione definitiva avverrà non prima del settembre \u003Cmark>di\u003C/mark> quest’anno.\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, insegnante, antimilitarista, blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/2021-03-30-mazzeo-egitto.mp3\"][/audio]",[85,87,89,91,93,95],{"matched_tokens":86,"snippet":71},[],{"matched_tokens":88,"snippet":72},[],{"matched_tokens":90,"snippet":73},[],{"matched_tokens":92,"snippet":74},[],{"matched_tokens":94,"snippet":75},[],{"matched_tokens":96,"snippet":98},[18,80,97],"polizia","\u003Cmark>scuola\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark>",[100,105],{"field":38,"indices":101,"matched_tokens":102,"snippets":104},[22],[103],[18,80,97],[98],{"field":106,"matched_tokens":107,"snippet":82,"value":83},"post_content",[18,80,81],1736172819517538300,{"best_field_score":110,"best_field_weight":111,"fields_matched":112,"num_tokens_dropped":50,"score":113,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},"3315704398080",13,2,"1736172819517538410",{"document":115,"highlight":136,"highlights":156,"text_match":168,"text_match_info":169},{"cat_link":116,"category":117,"comment_count":50,"id":118,"is_sticky":50,"permalink":119,"post_author":53,"post_content":120,"post_date":121,"post_excerpt":56,"post_id":118,"post_modified":122,"post_thumbnail":123,"post_thumbnail_html":124,"post_title":125,"post_type":61,"sort_by_date":126,"tag_links":127,"tags":132},[47],[49],"84759","http://radioblackout.org/2023/10/scuola-di-polizia-crisi-della-pedagogia-e-fortune-del-disciplinamento/","Nella scuola dove ho insegnato quest’anno, a Torino, è comparso un foglio appeso in aula insegnanti, era tenuto su da una puntina. Vi era scritto: “Siete voi dei professori, dei pedagoghi? No, siete dei miserabili funzionari e il vostro tempio del sapere è un commissariato di polizia; del resto, ne ha l’odore”\r\nQuesto l’incipit di un articolo di Francesco Migliaccio, uscito quest’estate su Monitor\r\nLo scorso anno Migliaccio ha raccolto articoli di giornale, testimonianze e immagini sugli interventi della polizia nelle scuole dell’area metropolitana.\r\nNe emerso un quadro da far west urbano, con gli sceriffi che entrano nelle scuole, prendono per il collo ragazzi e ragazze, lanciano i cani antidroga per le aule.\r\nNon solo.\r\nAgli insegnanti è esplicitamente richiesto di divenire parte dell’apparato di controllo di cui la polizia è solo l’ingranaggio più visibile.\r\nMigliaccio ha partecipato ad un corso di formazione per insegnanti, promosso dall’Ufficio scolastico regionale, dal titolo “Per una didattica di prevenzione di ogni forma di radicalizzazione violenta”. Il fine del corso era di “conoscere il fenomeno della radicalizzazione violenta e sviluppare competenze base per organizzare attività preventive”. Gli insegnanti dovrebbero osservare, segnalare, costruire rete con team di psicologi, assistenti sociali, islamisti, giuristi, psichiatri per un approccio “olistico” al problema. Poi se niente funziona dovrebbero avvertire la polizia. E il cerchio si chiude.\r\nPer fortuna per ora fanno i corsi, ma, in assenza di una legge, non possono rendere operativi i protocolli.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Migliaccio\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/2023-10-31-migliaccio-scuola-polizia.mp3\"][/audio]\r\nQui l’articolo su Monitor","31 Ottobre 2023","2023-10-31 17:08:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/16pg02af01-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"204\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/16pg02af01-300x204.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/16pg02af01-300x204.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/16pg02af01-1024x695.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/16pg02af01-768x521.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/16pg02af01.jpg 1170w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Scuola di polizia. Crisi della pedagogia e fortune del disciplinamento",1698772090,[128,129,130,131],"http://radioblackout.org/tag/controllo-sociale/","http://radioblackout.org/tag/disciplinamento/","http://radioblackout.org/tag/polizia-a-scuola/","http://radioblackout.org/tag/scuola/",[133,134,135,18],"controllo sociale","disciplinamento","polizia a scuola",{"post_content":137,"post_title":141,"tags":145},{"matched_tokens":138,"snippet":139,"value":140},[80,97],"del sapere è un commissariato \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark>; del resto, ne ha l’odore”\r","Nella \u003Cmark>scuola\u003C/mark> dove ho insegnato quest’anno, a Torino, è comparso un foglio appeso in aula insegnanti, era tenuto su da una puntina. Vi era scritto: “Siete voi dei professori, dei pedagoghi? No, siete dei miserabili funzionari e il vostro tempio del sapere è un commissariato \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark>; del resto, ne ha l’odore”\r\nQuesto l’incipit \u003Cmark>di\u003C/mark> un articolo \u003Cmark>di\u003C/mark> Francesco Migliaccio, uscito quest’estate su Monitor\r\nLo scorso anno Migliaccio ha raccolto articoli \u003Cmark>di\u003C/mark> giornale, testimonianze e immagini sugli interventi della \u003Cmark>polizia\u003C/mark> nelle scuole dell’area metropolitana.\r\nNe emerso un quadro da far west urbano, con gli sceriffi che entrano nelle scuole, prendono per il collo ragazzi e ragazze, lanciano i cani antidroga per le aule.\r\nNon solo.\r\nAgli insegnanti è esplicitamente richiesto \u003Cmark>di\u003C/mark> divenire parte dell’apparato \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo \u003Cmark>di\u003C/mark> cui la \u003Cmark>polizia\u003C/mark> è solo l’ingranaggio più visibile.\r\nMigliaccio ha partecipato ad un corso \u003Cmark>di\u003C/mark> formazione per insegnanti, promosso dall’Ufficio scolastico regionale, dal titolo “Per una didattica \u003Cmark>di\u003C/mark> prevenzione \u003Cmark>di\u003C/mark> ogni forma \u003Cmark>di\u003C/mark> radicalizzazione violenta”. Il fine del corso era \u003Cmark>di\u003C/mark> “conoscere il fenomeno della radicalizzazione violenta e sviluppare competenze base per organizzare attività preventive”. Gli insegnanti dovrebbero osservare, segnalare, costruire rete con team \u003Cmark>di\u003C/mark> psicologi, assistenti sociali, islamisti, giuristi, psichiatri per un approccio “olistico” al problema. Poi se niente funziona dovrebbero avvertire la \u003Cmark>polizia\u003C/mark>. E il cerchio si chiude.\r\nPer fortuna per ora fanno i corsi, ma, in assenza \u003Cmark>di\u003C/mark> una legge, non possono rendere operativi i protocolli.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Migliaccio\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/2023-10-31-migliaccio-scuola-polizia.mp3\"][/audio]\r\nQui l’articolo su Monitor",{"matched_tokens":142,"snippet":144,"value":144},[143,80,97],"Scuola","\u003Cmark>Scuola\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark>. Crisi della pedagogia e fortune del disciplinamento",[146,148,150,153],{"matched_tokens":147,"snippet":133},[],{"matched_tokens":149,"snippet":134},[],{"matched_tokens":151,"snippet":152},[97,18],"\u003Cmark>polizia\u003C/mark> a \u003Cmark>scuola\u003C/mark>",{"matched_tokens":154,"snippet":155},[18],"\u003Cmark>scuola\u003C/mark>",[157,160,162],{"field":158,"matched_tokens":159,"snippet":144,"value":144},"post_title",[143,80,97],{"field":106,"matched_tokens":161,"snippet":139,"value":140},[80,97],{"field":38,"indices":163,"matched_tokens":164,"snippets":167},[112,34],[165,166],[97,18],[18],[152,155],1736172819517014000,{"best_field_score":170,"best_field_weight":171,"fields_matched":34,"num_tokens_dropped":50,"score":172,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},"3315704397824",15,"1736172819517014139",{"document":174,"highlight":198,"highlights":216,"text_match":225,"text_match_info":226},{"cat_link":175,"category":176,"comment_count":50,"id":177,"is_sticky":50,"permalink":178,"post_author":53,"post_content":179,"post_date":180,"post_excerpt":56,"post_id":177,"post_modified":181,"post_thumbnail":182,"post_thumbnail_html":183,"post_title":184,"post_type":61,"sort_by_date":185,"tag_links":186,"tags":192},[47],[49],"26442","http://radioblackout.org/2014/11/ferguson-la-rivolta-dilaga-negli-states/","La decisione del Gran Jury di non incriminare il poliziotto che ferì un ragazzo accusato di un furto di sigari, lo inseguì e lo freddò con 10 colpi, nonostante fosse disarmato, sta incendiando gli Stati Uniti. Da due giorni la cittadina nei pressi di Sant Luis è in fiamme. Fiamme che sono dilagate in tutto il paese. La protesta, diversamente da altre occasioni, non ha investito solo i sobborghi dei neri, ma è straripata arrivando a bloccare i ponti di New York.\r\nA quarant'anni dalle lotte contro la segregazione razziale, a sei anni dall'elezione del primo presidente afroamericano degli Stati Uniti, la condizione della maggioranza dei neri esprime una cesura di classe, che l'esistenza di una \"borghesia nera\" conferma con la sua stessa esistenza.\r\nI neri (e gli ispanici) sono la maggioranza della popolazione carceraria.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Guido Caldiron, autore sul Manifesto di oggi di un articolo che riportiamo sotto.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ncaldiron_usa\r\n\r\n«Ferguson o Iraq?». Dopo che il 9 agosto il 18enne afroamericano Michael Brown era caduto sotto i colpi di un agente di polizia bianco a Ferguson, il sito scozzese Mashable, 4 milioni di contatti su Twitter quest’anno, aveva accostato una serie di fotografie che erano state scattate nella cittadina del Missouri nelle ore successive alla morte del ragazzo, con quelle arrivate negli ultimi anni da Baghdad. Difficile cogliere la differenza, se non perché nel primo caso ad essere controllati e identificati in mezzo alla strada erano quasi esclusivamente dei neri. Simili le divise mimetiche, gli elmetti utilizzati dai reparti speciali delle forze dell’ordine o della Guardia nazionale, i fucili d’assalto imbracciati dagli agenti, i blindati su cui erano state montate delle piccole mitragliatrici che pattugliavano la zona. Nessuno avrebbe potuto dire con certezza che questa banlieue di Saint Louis si trovasse non lontano dalla linea Mason-Dixon, piuttosto che in Medioriente.\r\n\r\nOra che un Grand Jury composto prevalentemente da giudici bianchi ha derubricato a «legittima difesa» l’omicidio di Brown, stabilendo che l’agente, bianco, Darren Wilson non debba essere processato per l’accaduto, quel drammatico paragone con le guerre che gli Stati Uniti combattono in giro per il mondo, torna ad echeggiare nel dibattito pubblico del paese. Perché, insieme al perdurare dei pregiudizi razziali e della segregazione sociale degli afroamericani, ciò che ha reso possibile la tragedia di Ferguson, è la modalità stessa in cui viene gestito “l’ordine pubblico” in America.\r\n\r\nIniziata già alla fine degli anni Sessanta, a seguito delle rivolte urbane che scossero il paese, la progressiva militarizzazione dei corpi di polizia locali è diventata una delle caratteristiche della realtà sociale americana. Prima la «war on drugs» lanciata già negli anni Ottanta e quindi l’ulteriore escalation militarista seguita ai riot di Los Angeles del 1992, hanno reso molti uffici degli sceriffi di contea del tutto simili a piccole guarnigioni delle forze armate. Come evidenziato, tra gli altri, da uno studio realizzato dalla Scuola di studi sulla polizia dell’università del Kentucky Orientale, centinaia di dipartimenti delle forze dell’ordine si sono dotati nel corso degli ultimi decenni di veri e propri corpi paramilitari, in grado di scegliere quali armi e quale tipo di addestramento far seguire ai propri agenti che si sono così spesso trasformati, come sottolineato dalla rivista Covert Action, in «una sorta di combattenti ninja».\r\n\r\nNon solo, l’industria degli armamenti ha puntato molto su questo tipo di tendenza, riciclando per così dire sul mercato interno, armi e mezzi non più utilizzabili sui teatri di guerra internazionali. Recentemente il New York Times ha rivelato che solo dal 2006 ad oggi qualcosa come 432 veicoli blindati, 533 aerei ed elicotteri, oltre a 90mila armi automatiche sono passati direttamente dalle mani dei militari a quelle dei poliziotti.\r\n\r\nIn questo clima, sono il sospetto e la paura reciproca che regnano spesso per la strade dei ghetti neri o dei quartieri dell’immigrazione, con le tragiche conclusioni che sono sotto gli occhi di tutti. Per Joseph McNamara, ricercatore della Stanford University, «quando nella tua zona gira della gente in divisa militare, con armi e veicoli militari, è più facile credere che si tratti di un esercito di occupazione che della polizia locale».","26 Novembre 2014","2014-12-01 12:44:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/11/ferguson-police-2-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/11/ferguson-police-2-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/11/ferguson-police-2-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/11/ferguson-police-2-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/11/ferguson-police-2-1024x682.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/11/ferguson-police-2.jpg 2000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Ferguson. La rivolta dilaga negli States",1417024044,[187,188,189,190,191],"http://radioblackout.org/tag/afroamericani/","http://radioblackout.org/tag/cesura-di-classe/","http://radioblackout.org/tag/ferguson/","http://radioblackout.org/tag/rivolta-negli-stati-uniti/","http://radioblackout.org/tag/segregazione-razziale/",[193,194,195,196,197],"afroamericani","cesura di classe","ferguson","rivolta negli stati uniti","segregazione razziale",{"post_content":199,"tags":204},{"matched_tokens":200,"snippet":202,"value":203},[143,80,201],"polizia","da uno studio realizzato dalla \u003Cmark>Scuola\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> studi sulla \u003Cmark>polizia\u003C/mark> dell’università del Kentucky Orientale, centinaia","La decisione del Gran Jury \u003Cmark>di\u003C/mark> non incriminare il poliziotto che ferì un ragazzo accusato \u003Cmark>di\u003C/mark> un furto \u003Cmark>di\u003C/mark> sigari, lo inseguì e lo freddò con 10 colpi, nonostante fosse disarmato, sta incendiando gli Stati Uniti. Da due giorni la cittadina nei pressi \u003Cmark>di\u003C/mark> Sant Luis è in fiamme. Fiamme che sono dilagate in tutto il paese. La protesta, diversamente da altre occasioni, non ha investito solo i sobborghi dei neri, ma è straripata arrivando a bloccare i ponti \u003Cmark>di\u003C/mark> New York.\r\nA quarant'anni dalle lotte contro la segregazione razziale, a sei anni dall'elezione del primo presidente afroamericano degli Stati Uniti, la condizione della maggioranza dei neri esprime una cesura \u003Cmark>di\u003C/mark> classe, che l'esistenza \u003Cmark>di\u003C/mark> una \"borghesia nera\" conferma con la sua stessa esistenza.\r\nI neri (e gli ispanici) sono la maggioranza della popolazione carceraria.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Guido Caldiron, autore sul Manifesto \u003Cmark>di\u003C/mark> oggi \u003Cmark>di\u003C/mark> un articolo che riportiamo sotto.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ncaldiron_usa\r\n\r\n«Ferguson o Iraq?». Dopo che il 9 agosto il 18enne afroamericano Michael Brown era caduto sotto i colpi \u003Cmark>di\u003C/mark> un agente \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark> bianco a Ferguson, il sito scozzese Mashable, 4 milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> contatti su Twitter quest’anno, aveva accostato una serie \u003Cmark>di\u003C/mark> fotografie che erano state scattate nella cittadina del Missouri nelle ore successive alla morte del ragazzo, con quelle arrivate negli ultimi anni da Baghdad. Difficile cogliere la differenza, se non perché nel primo caso ad essere controllati e identificati in mezzo alla strada erano quasi esclusivamente dei neri. Simili le divise mimetiche, gli elmetti utilizzati dai reparti speciali delle forze dell’ordine o della Guardia nazionale, i fucili d’assalto imbracciati dagli agenti, i blindati su cui erano state montate delle piccole mitragliatrici che pattugliavano la zona. Nessuno avrebbe potuto dire con certezza che questa banlieue \u003Cmark>di\u003C/mark> Saint Louis si trovasse non lontano dalla linea Mason-Dixon, piuttosto che in Medioriente.\r\n\r\nOra che un Grand Jury composto prevalentemente da giudici bianchi ha derubricato a «legittima difesa» l’omicidio \u003Cmark>di\u003C/mark> Brown, stabilendo che l’agente, bianco, Darren Wilson non debba essere processato per l’accaduto, quel drammatico paragone con le guerre che gli Stati Uniti combattono in giro per il mondo, torna ad echeggiare nel dibattito pubblico del paese. Perché, insieme al perdurare dei pregiudizi razziali e della segregazione sociale degli afroamericani, ciò che ha reso possibile la tragedia \u003Cmark>di\u003C/mark> Ferguson, è la modalità stessa in cui viene gestito “l’ordine pubblico” in America.\r\n\r\nIniziata già alla fine degli anni Sessanta, a seguito delle rivolte urbane che scossero il paese, la progressiva militarizzazione dei corpi \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark> locali è diventata una delle caratteristiche della realtà sociale americana. Prima la «war on drugs» lanciata già negli anni Ottanta e quindi l’ulteriore escalation militarista seguita ai riot \u003Cmark>di\u003C/mark> Los Angeles del 1992, hanno reso molti uffici degli sceriffi \u003Cmark>di\u003C/mark> contea del tutto simili a piccole guarnigioni delle forze armate. Come evidenziato, tra gli altri, da uno studio realizzato dalla \u003Cmark>Scuola\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> studi sulla \u003Cmark>polizia\u003C/mark> dell’università del Kentucky Orientale, centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> dipartimenti delle forze dell’ordine si sono dotati nel corso degli ultimi decenni \u003Cmark>di\u003C/mark> veri e propri corpi paramilitari, in grado \u003Cmark>di\u003C/mark> scegliere quali armi e quale tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> addestramento far seguire ai propri agenti che si sono così spesso trasformati, come sottolineato dalla rivista Covert Action, in «una sorta \u003Cmark>di\u003C/mark> combattenti ninja».\r\n\r\nNon solo, l’industria degli armamenti ha puntato molto su questo tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> tendenza, riciclando per così dire sul mercato interno, armi e mezzi non più utilizzabili sui teatri \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra internazionali. Recentemente il New York Times ha rivelato che solo dal 2006 ad oggi qualcosa come 432 veicoli blindati, 533 aerei ed elicotteri, oltre a 90mila armi automatiche sono passati direttamente dalle mani dei militari a quelle dei poliziotti.\r\n\r\nIn questo clima, sono il sospetto e la paura reciproca che regnano spesso per la strade dei ghetti neri o dei quartieri dell’immigrazione, con le tragiche conclusioni che sono sotto gli occhi \u003Cmark>di\u003C/mark> tutti. Per Joseph McNamara, ricercatore della Stanford University, «quando nella tua zona gira della gente in divisa militare, con armi e veicoli militari, è più facile credere che si tratti \u003Cmark>di\u003C/mark> un esercito \u003Cmark>di\u003C/mark> occupazione che della \u003Cmark>polizia\u003C/mark> locale».",[205,207,210,212,214],{"matched_tokens":206,"snippet":193},[],{"matched_tokens":208,"snippet":209},[80],"cesura \u003Cmark>di\u003C/mark> classe",{"matched_tokens":211,"snippet":195},[],{"matched_tokens":213,"snippet":196},[],{"matched_tokens":215,"snippet":197},[],[217,219],{"field":106,"matched_tokens":218,"snippet":202,"value":203},[143,80,201],{"field":38,"indices":220,"matched_tokens":222,"snippets":224},[221],1,[223],[80],[209],1736172819248578600,{"best_field_score":227,"best_field_weight":228,"fields_matched":112,"num_tokens_dropped":50,"score":229,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},"3315704266752",14,"1736172819248578674",{"document":231,"highlight":251,"highlights":256,"text_match":259,"text_match_info":260},{"cat_link":232,"category":233,"comment_count":50,"id":234,"is_sticky":50,"permalink":235,"post_author":53,"post_content":236,"post_date":237,"post_excerpt":56,"post_id":234,"post_modified":238,"post_thumbnail":56,"post_thumbnail_html":56,"post_title":239,"post_type":61,"sort_by_date":240,"tag_links":241,"tags":246},[47],[49],"20486","http://radioblackout.org/2014/01/immigrazione-litalia-addestra-i-militari-libici/","Ieri i principali quotidiani davano ampio spazio alla testimonianza dell'unica superstite della strage di Lampedusa, una ragazza eritrea, che testimoniando contro uno degli mercanti di carne umana sotto processo nel nostro paese, ha raccontato le botte, gli stupri continui, i ricatti, gli omicidi che avevano segnato la sua vita di ragazza all'alba della vita e delle centinaia di altri profughi incappati nel destino obbligato di chi fugge guerre e persecuzioni, attraversando il deserto ed il mare.\r\nLe pagine dei giornali trasudavano commozione, sdegno, solidarietà umana. Da settimane persino le istituzioni paiono voler cambiare rotta, eliminare il reato di clandestinità, ridurre la detenzione nei CIE, fors'anche spezzare il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro. Sinora però il governo non è andato al di là delle chiacchiere.\r\nI fatti, di ben altro segno, non trovano alcuno spazio nei media.\r\nA fine novembre il governo Letta ha stipulato un nuovo accordo con la Libia per il controllo congiunto delle frontiere: droni italiani nel sud della Libia, militari libici e bordo delle unità della marina militare impegnate nell’operazione Mare Nostrum.\r\nMa non solo. E' cominciato a Cassino l'addestramento dei militari libici che verranno impiegati nella repressione dell'immigrazione clandestina. Letta come Berlusconi, Alfano come Maroni nel 2009 decidono di esternalizzare la repressione, affidando ai libici il lavoro sporco di fermare, imprigionare, respingere profughi e migranti.\r\nLe storie come quella di F., la diciottenne eritrea, picchiata, stuprata, venduta e scampata per un pelo al Mare Nostrum, non le racconterà più nessuno. La sabbia sarà il sudario che coprirà ogni cosa.\r\nDi questo non troverete traccia sui principali organi di informazione, ma solo su blog e siti di nicchia.\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, autore di un articolo, che riportiamo sotto integralmente.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nitalia-libia\r\n\r\n \r\n\r\nÈ già in Italia il primo contingente di militari libici che sarà addestrato principalmente in funzione di vigilanza e contrasto dei flussi migratori. Si tratta di 340 uomini che svolgeranno a Cassino (Fr), presso l’80° Reggimento addestramento volontari dell’Esercito italiano, un ciclo addestrativo di 14 settimane. L’attività è frutto dell’Accordo di cooperazione bilaterale tra Italia e Libia nel settore della Difesa, firmato a Roma il 28 maggio 2012. Secondo il portavoce del Ministero della difesa italiano, i cicli addestrativi prevedono la “formazione in Italia di più gruppi, scaglionati nel tempo, provenienti dalle regioni di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan”. Il programma addestrativo a cura del personale misto di Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri, è inoltre parte delle iniziative di “ricostruzione” delle forze armate e di sicurezza libiche, decise in occasione del vertice G8 tenutosi a Lough Erne (Irlanda del Nord), nel giugno 2013. Nello specifico, Italia e Gran Bretagna si sono impegnate ad addestrare, ognuno, 2.000 militari libici all’anno; 6.000 militari saranno addestrati dagli Stati Uniti, mentre la Francia si occuperà della formazione delle forze di polizia.\r\n\r\n \r\n\r\nParte delle attività saranno realizzate direttamente in Libia da un team dell’Esercito integrato nella Missione Italiana in Libia (MIL), ufficialmente lanciata il 1° ottobre 2013 quale “evoluzione” dell’Operazione “Cyrene” che prese il via dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi. La MIL prevede infatti un sensibile aumento del numero del personale impiegato (sino a un centinaio di uomini) e delle finalità operative “La Missione Italiana in Libia ha lo scopo di organizzare, condurre e coordinare le attività addestrative, di assistenza e consulenza nel settore della Difesa”, ha spiegato il Capo di Stato Maggiore, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. “Si articola in una componente core interforze a carattere permanente, e in una componente ad hoc, costituita da mobile teams formativi, addestrativi e di supporto in base alle esigenze di volta in volta individuate dalle forze armate libiche”. Il salto strategico della nuova presenza italiana in Libia è sancito dalle risorse finanziarie messe in campo dal governo Letta: mentre nei primi nove mesi del 2013, “Cyrene” è costata 7,5 milioni di euro, nel trimestre ottobre-dicembre la missione MIL ha divorato oltre 5 milioni.\r\n\r\n \r\n\r\nLe prime significative attività addestrative in Libia hanno preso il via nel dicembre 2012, quando una ventina di ufficiali di polizia sono stati ammessi a un corso di 4 settimane organizzato dall’Arma dei carabinieri. Temi trattati: “gestione dell’ordine pubblico, tecniche di intervento operativo, check point, perquisizioni, ammanettamenti, maneggio e uso delle armi, primo soccorso, servizi di tutela e scorta, difesa personale, contrasto agli ordigni esplosivi improvvisati, ecc.”. Sono seguiti poi per tutto il 2013 altri corsi pianificati e gestiti da una training mission composta da ufficiali e sottufficiali della 2a Brigata Mobile dei carabinieri. L’Arma ha curato anche l’addestramento dei “battaglioni di ordine pubblico” libici e della Border Guard a cui è affidata la vigilanza dei confini e dei siti strategici nazionali. Una trentina di militari della neo-costituita guardia di frontiera sono stati invitati per un ciclo addestrativo di 10 settimane presso il Coespu (Centre of excellence for stability police units) di Vicenza, la scuola di formazione delle forze di polizia dei paesi africani e asiatici, di proprietà dei Carabinieri ma utilizzata pure da personale specializzato di Africom, il comando militare Usa per le operazioni in Africa. Un’altra trentina di ufficiali della Border Guard e della Gendarmeria libica hanno invece partecipato nella primavera 2013, presso la Scuola del Genio e del Comando logistico dell’Esercito di Velletri (Rm), a un corso sulle “tecniche di bonifica di ordigni esplosivi convenzionali” e a uno sulla “manutenzione” dei blindati da trasporto e combattimento “Puma”. Venti di questi velivoli prodotti dal consorzio Fiat Iveco-Oto Melara erano stati consegnati “a titolo gratuito” ai libici il 6 febbraio 2013, in occasione della visita a Tripoli dell’allora ministro della difesa, ammiraglio Di Paola. In quella data fu pure raggiunto un accordo di massima tra Italia e Libia sui futuri programmi di formazione dei reparti militari e delle forze di polizia e, come spiegato dallo stesso Di Paola, “di cooperazione, anche tecnologica, nelle attività di controllo dell’immigrazione clandestina, di supporto nazionale alla ricostruzione della componente navale, sorveglianza e controllo integrato delle frontiere”.\r\n\r\n \r\n\r\nNell’ottica del rafforzamento dei legami italo-libici , una delegazione della Marina del paese nordafricano è stata ospite nel luglio 2013 dell’Accademia Navale di Livorno, della stazione elicotteri della Marina di Luni e del Comando delle forze di contromisure mine (Comfordrag) di La Spezia. E a fine ottobre, le autorità di Tripoli hanno annunciato di voler rinnovare la collaborazione con Roma e l’industria Selex ES (Finmeccanica) per installare un sistema di sorveglianza radar e monitoraggio elettronico delle coste libiche e delle frontiere con Niger, Ciad e Sudan, dal costo di 300 milioni di euro. Il contratto fu firmato il 7 ottobre 2009 all’epoca del regime di Muammar Gheddafi, ma fu interrotto nel 2011 con il completamento di solo una tranche di 150 milioni. Selex ES, con la collaborazione di GEM Elettronica, deve provvedere all’installazione di una rete radar Land Scout “in grado di individuare anche i movimenti di gruppi di persone appiedate”, e curerà la formazione degli operatori e dei manutentori libici. Secondo il sito specialistico Analisi Difesa, i libici avrebbero espresso la volontà di dotarsi pure di un non meglio precisato “monitoraggio aereo delle frontiere” che comprenderebbe l’acquisto dei droni di sorveglianza “Falco”, prodotti sempre dall’italiana Selex.\r\n\r\n \r\n\r\nChe siano gli aerei senza pilota la nuova frontiera tecnologica per le guerre ai migranti e alle migrazioni lanciate dalle forze armate italiane e libiche lo prova l’ultimo “accordo tecnico” di cooperazione bilaterale sottoscritto a Roma il 28 novembre 2013 dai ministri della difesa Mario Mauro e Abdullah Al-Thinni. Il memorandum autorizza l’impiego di mezzi aerei italiani a pilotaggio remoto in missioni a supporto delle autorità libiche per le “attività di controllo” del confine sud del Paese. Si tratta dei droni Predator del 32° Stormo dell’Aeronautica militare di Amendola (Fg), rischierati in Sicilia a Sigonella e Trapani-Birgi nell’ambito dell’operazione “Mare Nostrum” di controllo e vigilanza del Mediterraneo. Grazie ai Predator, gli automezzi dei migranti saranno intercettati quanto attraversano il Sahara e i militari libici potranno intervenire tempestivamente per detenerli o deportarli prima che essi possano raggiungere le città costiere.\r\nSempre secondo quanto dichiarato dal Ministero della difesa italiano a conclusione del vertice bilaterale del 28 novembre scorso, “nell’ottica di uno sviluppo delle capacità nel settore della sorveglianza e della sicurezza marittima, è emersa anche la possibilità di imbarcare ufficiali libici a bordo delle unità navali italiane impegnate nell’Operazione “Mare Nostrum”, nonché di avviare corsi di addestramento sull’impiego del V-RMTC (Virtual Maritime Traffic Centre)”. Il governo Letta, cioè, pensa di consentire ai militari di un paese all’indice per le violazioni dei diritti umani, di partecipare a bordo della “San Marco” e delle fregate lanciamissili italiane alle (illegittime) operazioni di identificazione e agli (ancor più illegittimi) interrogatori di tutti coloro che saranno “salvati” nel Canale di Sicilia. “Con la stipula delle nuove intese tra il ministro della difesa libico e Mario Mauro viene svelato il vero senso della missione militare “Mare Nostrum”, sempre meno umanitaria”, ha commentato il giurista Fulvio Vassallo Paleologo dell’Università di Palermo. “Con i funzionari del ministero dell’interno già operativi potranno essere imbarcati agenti di polizia libici, con conseguenze devastanti per il destino dei naufraghi raccolti in mare, tutti ormai potenziali richiedenti asilo, che saranno sempre più esposti al rischio di identificazioni violente e di successivi respingimenti in Libia. Si potrà ripetere dunque quanto accaduto nel 2009, quando la Guardia di Finanza italiana riportò in Libia decine di migranti. Pratica per la quale l’Italia è stata condannata, nel 2012, dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”.\r\n\r\n ","15 Gennaio 2014","2014-06-12 08:41:25","Immigrazione. L'Italia addestra i militari libici",1389805637,[242,243,244,66,245],"http://radioblackout.org/tag/addestramento/","http://radioblackout.org/tag/droni/","http://radioblackout.org/tag/immigrazione/","http://radioblackout.org/tag/libia/",[247,248,249,73,250],"addestramento","droni","immigrazione","libia",{"post_content":252},{"matched_tokens":253,"snippet":254,"value":255},[80,18,80,80,97],"police units) \u003Cmark>di\u003C/mark> Vicenza, la \u003Cmark>scuola\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> formazione delle forze \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark> dei paesi africani e asiatici,","Ieri i principali quotidiani davano ampio spazio alla testimonianza dell'unica superstite della strage \u003Cmark>di\u003C/mark> Lampedusa, una ragazza eritrea, che testimoniando contro uno degli mercanti \u003Cmark>di\u003C/mark> carne umana sotto processo nel nostro paese, ha raccontato le botte, gli stupri continui, i ricatti, gli omicidi che avevano segnato la sua vita \u003Cmark>di\u003C/mark> ragazza all'alba della vita e delle centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> altri profughi incappati nel destino obbligato \u003Cmark>di\u003C/mark> chi fugge guerre e persecuzioni, attraversando il deserto ed il mare.\r\nLe pagine dei giornali trasudavano commozione, sdegno, solidarietà umana. Da settimane persino le istituzioni paiono voler cambiare rotta, eliminare il reato \u003Cmark>di\u003C/mark> clandestinità, ridurre la detenzione nei CIE, fors'anche spezzare il legame tra permesso \u003Cmark>di\u003C/mark> soggiorno e contratto \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro. Sinora però il governo non è andato al \u003Cmark>di\u003C/mark> là delle chiacchiere.\r\nI fatti, \u003Cmark>di\u003C/mark> ben altro segno, non trovano alcuno spazio nei media.\r\nA fine novembre il governo Letta ha stipulato un nuovo accordo con la Libia per il controllo congiunto delle frontiere: droni italiani nel sud della Libia, militari libici e bordo delle unità della marina militare impegnate nell’operazione Mare Nostrum.\r\nMa non solo. E' cominciato a Cassino l'addestramento dei militari libici che verranno impiegati nella repressione dell'immigrazione clandestina. Letta come Berlusconi, Alfano come Maroni nel 2009 decidono \u003Cmark>di\u003C/mark> esternalizzare la repressione, affidando ai libici il lavoro sporco \u003Cmark>di\u003C/mark> fermare, imprigionare, respingere profughi e migranti.\r\nLe storie come quella \u003Cmark>di\u003C/mark> F., la diciottenne eritrea, picchiata, stuprata, venduta e scampata per un pelo al Mare Nostrum, non le racconterà più nessuno. La sabbia sarà il sudario che coprirà ogni cosa.\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> questo non troverete traccia sui principali organi \u003Cmark>di\u003C/mark> informazione, ma solo su blog e siti \u003Cmark>di\u003C/mark> nicchia.\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, autore \u003Cmark>di\u003C/mark> un articolo, che riportiamo sotto integralmente.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nitalia-libia\r\n\r\n \r\n\r\nÈ già in Italia il primo contingente \u003Cmark>di\u003C/mark> militari libici che sarà addestrato principalmente in funzione \u003Cmark>di\u003C/mark> vigilanza e contrasto dei flussi migratori. Si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> 340 uomini che svolgeranno a Cassino (Fr), presso l’80° Reggimento addestramento volontari dell’Esercito italiano, un ciclo addestrativo \u003Cmark>di\u003C/mark> 14 settimane. L’attività è frutto dell’Accordo \u003Cmark>di\u003C/mark> cooperazione bilaterale tra Italia e Libia nel settore della Difesa, firmato a Roma il 28 maggio 2012. Secondo il portavoce del Ministero della difesa italiano, i cicli addestrativi prevedono la “formazione in Italia \u003Cmark>di\u003C/mark> più gruppi, scaglionati nel tempo, provenienti dalle regioni \u003Cmark>di\u003C/mark> Tripolitania, Cirenaica e Fezzan”. Il programma addestrativo a cura del personale misto \u003Cmark>di\u003C/mark> Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri, è inoltre parte delle iniziative \u003Cmark>di\u003C/mark> “ricostruzione” delle forze armate e \u003Cmark>di\u003C/mark> sicurezza libiche, decise in occasione del vertice G8 tenutosi a Lough Erne (Irlanda del Nord), nel giugno 2013. Nello specifico, Italia e Gran Bretagna si sono impegnate ad addestrare, ognuno, 2.000 militari libici all’anno; 6.000 militari saranno addestrati dagli Stati Uniti, mentre la Francia si occuperà della formazione delle forze \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark>.\r\n\r\n \r\n\r\nParte delle attività saranno realizzate direttamente in Libia da un team dell’Esercito integrato nella Missione Italiana in Libia (MIL), ufficialmente lanciata il 1° ottobre 2013 quale “evoluzione” dell’Operazione “Cyrene” che prese il via dopo la caduta del regime \u003Cmark>di\u003C/mark> Muammar Gheddafi. La MIL prevede infatti un sensibile aumento del numero del personale impiegato (sino a un centinaio \u003Cmark>di\u003C/mark> uomini) e delle finalità operative “La Missione Italiana in Libia ha lo scopo \u003Cmark>di\u003C/mark> organizzare, condurre e coordinare le attività addestrative, \u003Cmark>di\u003C/mark> assistenza e consulenza nel settore della Difesa”, ha spiegato il Capo \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato Maggiore, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. “Si articola in una componente core interforze a carattere permanente, e in una componente ad hoc, costituita da mobile teams formativi, addestrativi e \u003Cmark>di\u003C/mark> supporto in base alle esigenze \u003Cmark>di\u003C/mark> volta in volta individuate dalle forze armate libiche”. Il salto strategico della nuova presenza italiana in Libia è sancito dalle risorse finanziarie messe in campo dal governo Letta: mentre nei primi nove mesi del 2013, “Cyrene” è costata 7,5 milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> euro, nel trimestre ottobre-dicembre la missione MIL ha divorato oltre 5 milioni.\r\n\r\n \r\n\r\nLe prime significative attività addestrative in Libia hanno preso il via nel dicembre 2012, quando una ventina \u003Cmark>di\u003C/mark> ufficiali \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark> sono stati ammessi a un corso \u003Cmark>di\u003C/mark> 4 settimane organizzato dall’Arma dei carabinieri. Temi trattati: “gestione dell’ordine pubblico, tecniche \u003Cmark>di\u003C/mark> intervento operativo, check point, perquisizioni, ammanettamenti, maneggio e uso delle armi, primo soccorso, servizi \u003Cmark>di\u003C/mark> tutela e scorta, difesa personale, contrasto agli ordigni esplosivi improvvisati, ecc.”. Sono seguiti poi per tutto il 2013 altri corsi pianificati e gestiti da una training mission composta da ufficiali e sottufficiali della 2a Brigata Mobile dei carabinieri. L’Arma ha curato anche l’addestramento dei “battaglioni \u003Cmark>di\u003C/mark> ordine pubblico” libici e della Border Guard a cui è affidata la vigilanza dei confini e dei siti strategici nazionali. Una trentina \u003Cmark>di\u003C/mark> militari della neo-costituita guardia \u003Cmark>di\u003C/mark> frontiera sono stati invitati per un ciclo addestrativo \u003Cmark>di\u003C/mark> 10 settimane presso il Coespu (Centre of excellence for stability police units) \u003Cmark>di\u003C/mark> Vicenza, la \u003Cmark>scuola\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> formazione delle forze \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark> dei paesi africani e asiatici, \u003Cmark>di\u003C/mark> proprietà dei Carabinieri ma utilizzata pure da personale specializzato \u003Cmark>di\u003C/mark> Africom, il comando militare Usa per le operazioni in Africa. Un’altra trentina \u003Cmark>di\u003C/mark> ufficiali della Border Guard e della Gendarmeria libica hanno invece partecipato nella primavera 2013, presso la \u003Cmark>Scuola\u003C/mark> del Genio e del Comando logistico dell’Esercito \u003Cmark>di\u003C/mark> Velletri (Rm), a un corso sulle “tecniche \u003Cmark>di\u003C/mark> bonifica \u003Cmark>di\u003C/mark> ordigni esplosivi convenzionali” e a uno sulla “manutenzione” dei blindati da trasporto e combattimento “Puma”. Venti \u003Cmark>di\u003C/mark> questi velivoli prodotti dal consorzio Fiat Iveco-Oto Melara erano stati consegnati “a titolo gratuito” ai libici il 6 febbraio 2013, in occasione della visita a Tripoli dell’allora ministro della difesa, ammiraglio \u003Cmark>Di\u003C/mark> Paola. In quella data fu pure raggiunto un accordo \u003Cmark>di\u003C/mark> massima tra Italia e Libia sui futuri programmi \u003Cmark>di\u003C/mark> formazione dei reparti militari e delle forze \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark> e, come spiegato dallo stesso \u003Cmark>Di\u003C/mark> Paola, “\u003Cmark>di\u003C/mark> cooperazione, anche tecnologica, nelle attività \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo dell’immigrazione clandestina, \u003Cmark>di\u003C/mark> supporto nazionale alla ricostruzione della componente navale, sorveglianza e controllo integrato delle frontiere”.\r\n\r\n \r\n\r\nNell’ottica del rafforzamento dei legami italo-libici , una delegazione della Marina del paese nordafricano è stata ospite nel luglio 2013 dell’Accademia Navale \u003Cmark>di\u003C/mark> Livorno, della stazione elicotteri della Marina \u003Cmark>di\u003C/mark> Luni e del Comando delle forze \u003Cmark>di\u003C/mark> contromisure mine (Comfordrag) \u003Cmark>di\u003C/mark> La Spezia. E a fine ottobre, le autorità \u003Cmark>di\u003C/mark> Tripoli hanno annunciato \u003Cmark>di\u003C/mark> voler rinnovare la collaborazione con Roma e l’industria Selex ES (Finmeccanica) per installare un sistema \u003Cmark>di\u003C/mark> sorveglianza radar e monitoraggio elettronico delle coste libiche e delle frontiere con Niger, Ciad e Sudan, dal costo \u003Cmark>di\u003C/mark> 300 milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> euro. Il contratto fu firmato il 7 ottobre 2009 all’epoca del regime \u003Cmark>di\u003C/mark> Muammar Gheddafi, ma fu interrotto nel 2011 con il completamento \u003Cmark>di\u003C/mark> solo una tranche \u003Cmark>di\u003C/mark> 150 milioni. Selex ES, con la collaborazione \u003Cmark>di\u003C/mark> GEM Elettronica, deve provvedere all’installazione \u003Cmark>di\u003C/mark> una rete radar Land Scout “in grado \u003Cmark>di\u003C/mark> individuare anche i movimenti \u003Cmark>di\u003C/mark> gruppi \u003Cmark>di\u003C/mark> persone appiedate”, e curerà la formazione degli operatori e dei manutentori libici. Secondo il sito specialistico Analisi Difesa, i libici avrebbero espresso la volontà \u003Cmark>di\u003C/mark> dotarsi pure \u003Cmark>di\u003C/mark> un non meglio precisato “monitoraggio aereo delle frontiere” che comprenderebbe l’acquisto dei droni \u003Cmark>di\u003C/mark> sorveglianza “Falco”, prodotti sempre dall’italiana Selex.\r\n\r\n \r\n\r\nChe siano gli aerei senza pilota la nuova frontiera tecnologica per le guerre ai migranti e alle migrazioni lanciate dalle forze armate italiane e libiche lo prova l’ultimo “accordo tecnico” \u003Cmark>di\u003C/mark> cooperazione bilaterale sottoscritto a Roma il 28 novembre 2013 dai ministri della difesa Mario Mauro e Abdullah Al-Thinni. Il memorandum autorizza l’impiego \u003Cmark>di\u003C/mark> mezzi aerei italiani a pilotaggio remoto in missioni a supporto delle autorità libiche per le “attività \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo” del confine sud del Paese. Si tratta dei droni Predator del 32° Stormo dell’Aeronautica militare \u003Cmark>di\u003C/mark> Amendola (Fg), rischierati in Sicilia a Sigonella e Trapani-Birgi nell’ambito dell’operazione “Mare Nostrum” \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo e vigilanza del Mediterraneo. Grazie ai Predator, gli automezzi dei migranti saranno intercettati quanto attraversano il Sahara e i militari libici potranno intervenire tempestivamente per detenerli o deportarli prima che essi possano raggiungere le città costiere.\r\nSempre secondo quanto dichiarato dal Ministero della difesa italiano a conclusione del vertice bilaterale del 28 novembre scorso, “nell’ottica \u003Cmark>di\u003C/mark> uno sviluppo delle capacità nel settore della sorveglianza e della sicurezza marittima, è emersa anche la possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> imbarcare ufficiali libici a bordo delle unità navali italiane impegnate nell’Operazione “Mare Nostrum”, nonché \u003Cmark>di\u003C/mark> avviare corsi \u003Cmark>di\u003C/mark> addestramento sull’impiego del V-RMTC (Virtual Maritime Traffic Centre)”. Il governo Letta, cioè, pensa \u003Cmark>di\u003C/mark> consentire ai militari \u003Cmark>di\u003C/mark> un paese all’indice per le violazioni dei diritti umani, \u003Cmark>di\u003C/mark> partecipare a bordo della “San Marco” e delle fregate lanciamissili italiane alle (illegittime) operazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> identificazione e agli (ancor più illegittimi) interrogatori \u003Cmark>di\u003C/mark> tutti coloro che saranno “salvati” nel Canale \u003Cmark>di\u003C/mark> Sicilia. “Con la stipula delle nuove intese tra il ministro della difesa libico e Mario Mauro viene svelato il vero senso della missione militare “Mare Nostrum”, sempre meno umanitaria”, ha commentato il giurista Fulvio Vassallo Paleologo dell’Università \u003Cmark>di\u003C/mark> Palermo. “Con i funzionari del ministero dell’interno già operativi potranno essere imbarcati agenti \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark> libici, con conseguenze devastanti per il destino dei naufraghi raccolti in mare, tutti ormai potenziali richiedenti asilo, che saranno sempre più esposti al rischio \u003Cmark>di\u003C/mark> identificazioni violente e \u003Cmark>di\u003C/mark> successivi respingimenti in Libia. Si potrà ripetere dunque quanto accaduto nel 2009, quando la Guardia \u003Cmark>di\u003C/mark> Finanza italiana riportò in Libia decine \u003Cmark>di\u003C/mark> migranti. Pratica per la quale l’Italia è stata condannata, nel 2012, dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”.\r\n\r\n ",[257],{"field":106,"matched_tokens":258,"snippet":254,"value":255},[80,18,80,80,97],1736172818980143000,{"best_field_score":261,"best_field_weight":228,"fields_matched":221,"num_tokens_dropped":50,"score":262,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},"3315704135680","1736172818980143217",{"document":264,"highlight":282,"highlights":297,"text_match":307,"text_match_info":308},{"cat_link":265,"category":266,"comment_count":50,"id":267,"is_sticky":50,"permalink":268,"post_author":53,"post_content":269,"post_date":270,"post_excerpt":56,"post_id":267,"post_modified":271,"post_thumbnail":272,"post_thumbnail_html":273,"post_title":274,"post_type":61,"sort_by_date":275,"tag_links":276,"tags":279},[47],[49],"72770","http://radioblackout.org/2022/01/scuola-un-prevedibile-caos/","Le scuole hanno riaperto dopo le vacanze tra polemiche, richieste di rinvio ed il pugno di ferro del governo, che, pur di garantire che non ci sia nessun intoppo per i genitori che lavorano, ha decretato una palese riduzione delle garanzie a tutela della salute precedentemente imposte a lavoratori e studenti.\r\nIl nuovo decreto è uscito il 7 gennaio, data in cui in molte regioni sono riprese le lezioni, mentre la circolare attuativa è arrivata il giorno successivo. La conferenza stampa Draghi l’ha fatta ieri.\r\nFinita l’epoca della quarantena, si inaugura la stagione della vigilanza attiva per i vaccinati con tre dosi, anche se hanno avuto contatti. Nel contempo si inserisce un’ulteriore discriminazione nei confronti degli insegnanti e studenti non vaccinati, senza altra logica che quella del disciplinamento.\r\nNella scuola sono vaccinati circa il 98% dei lavoratori e delle lavoratrici, il restante 2% sino al 15 dicembre andava al lavoro tamponandosi tre volte a settimana: nonostante questa procedura garantisse la salute di tutt* il governo, che ha bisogno di un capro espiatorio, ha deciso di lasciare a casa senza stipendio questi lavoratori e lavoratrici.\r\nNon solo. Il personale della scuola è stato arruolato per le funzioni di polizia sanitaria: le segreterie delle scuole sono obbligate a controllare lo status vaccinale di studenti e lavoratori, perché le ASL non sono più in grado di farlo.\r\nDi fatto, al di là della propaganda governativa, la scuola è in un caos crescente. Mancano all’appello 250.000 lavoratori tra malati, sospesi perché non vaccinati, e personale “covid” che si è licenziato perché non veniva pagato. Molti sono i buchi anche tra i banchi, perché oltre ai malati, ci sono tanti che hanno scelto l’autoisolamento per tutelarsi.\r\nLe questioni sulle quali da anni si battono le lavoratrici ed i lavoratori più combattiv* restano sul tappeto: più insegnanti, investimenti nell’edilizia scolastica, riduzione strutturale del numero di alunni per classe. Inutile dire che su questo piano nulla si è mosso. La scuola statale si mostra per quello che è: luogo di contenimento dei corpi, di disciplinamento, di addestramento alle logiche del lavoro precario e flessibile. In fondo Draghi è stato esplicito, quando che affermato che finché sono aperte le attività produttive e di servizio, la scuola “deve” restare aperta. Ad ogni costo.\r\nÉ la logica del produci, consuma, crepa.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Patrizia Nesti, insegnante e attivista nell’Unicobas di Livorno.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/01/2022-01-11-scuola-pat-nesti.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","11 Gennaio 2022","2022-01-11 18:05:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/01/mascherina-1024x683-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/01/mascherina-1024x683-1-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/01/mascherina-1024x683-1-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/01/mascherina-1024x683-1-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/01/mascherina-1024x683-1.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Scuola. Un prevedibile caos",1641924341,[277,131,278],"http://radioblackout.org/tag/pandemia/","http://radioblackout.org/tag/vigilanza-attiva/",[280,18,281],"pandemia","vigilanza attiva",{"post_content":283,"post_title":287,"tags":290},{"matched_tokens":284,"snippet":285,"value":286},[18,80,97],"Non solo. Il personale della \u003Cmark>scuola\u003C/mark> è stato arruolato per le funzioni \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark> sanitaria: le segreterie delle scuole","Le scuole hanno riaperto dopo le vacanze tra polemiche, richieste \u003Cmark>di\u003C/mark> rinvio ed il pugno \u003Cmark>di\u003C/mark> ferro del governo, che, pur \u003Cmark>di\u003C/mark> garantire che non ci sia nessun intoppo per i genitori che lavorano, ha decretato una palese riduzione delle garanzie a tutela della salute precedentemente imposte a lavoratori e studenti.\r\nIl nuovo decreto è uscito il 7 gennaio, data in cui in molte regioni sono riprese le lezioni, mentre la circolare attuativa è arrivata il giorno successivo. La conferenza stampa Draghi l’ha fatta ieri.\r\nFinita l’epoca della quarantena, si inaugura la stagione della vigilanza attiva per i vaccinati con tre dosi, anche se hanno avuto contatti. Nel contempo si inserisce un’ulteriore discriminazione nei confronti degli insegnanti e studenti non vaccinati, senza altra logica che quella del disciplinamento.\r\nNella \u003Cmark>scuola\u003C/mark> sono vaccinati circa il 98% dei lavoratori e delle lavoratrici, il restante 2% sino al 15 dicembre andava al lavoro tamponandosi tre volte a settimana: nonostante questa procedura garantisse la salute \u003Cmark>di\u003C/mark> tutt* il governo, che ha bisogno \u003Cmark>di\u003C/mark> un capro espiatorio, ha deciso \u003Cmark>di\u003C/mark> lasciare a casa senza stipendio questi lavoratori e lavoratrici.\r\nNon solo. Il personale della \u003Cmark>scuola\u003C/mark> è stato arruolato per le funzioni \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark> sanitaria: le segreterie delle scuole sono obbligate a controllare lo status vaccinale \u003Cmark>di\u003C/mark> studenti e lavoratori, perché le ASL non sono più in grado \u003Cmark>di\u003C/mark> farlo.\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> fatto, al \u003Cmark>di\u003C/mark> là della propaganda governativa, la \u003Cmark>scuola\u003C/mark> è in un caos crescente. Mancano all’appello 250.000 lavoratori tra malati, sospesi perché non vaccinati, e personale “covid” che si è licenziato perché non veniva pagato. Molti sono i buchi anche tra i banchi, perché oltre ai malati, ci sono tanti che hanno scelto l’autoisolamento per tutelarsi.\r\nLe questioni sulle quali da anni si battono le lavoratrici ed i lavoratori più combattiv* restano sul tappeto: più insegnanti, investimenti nell’edilizia scolastica, riduzione strutturale del numero \u003Cmark>di\u003C/mark> alunni per classe. Inutile dire che su questo piano nulla si è mosso. La \u003Cmark>scuola\u003C/mark> statale si mostra per quello che è: luogo \u003Cmark>di\u003C/mark> contenimento dei corpi, \u003Cmark>di\u003C/mark> disciplinamento, \u003Cmark>di\u003C/mark> addestramento alle logiche del lavoro precario e flessibile. In fondo Draghi è stato esplicito, quando che affermato che finché sono aperte le attività produttive e \u003Cmark>di\u003C/mark> servizio, la \u003Cmark>scuola\u003C/mark> “deve” restare aperta. Ad ogni costo.\r\nÉ la logica del produci, consuma, crepa.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Patrizia Nesti, insegnante e attivista nell’Unicobas \u003Cmark>di\u003C/mark> Livorno.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/01/2022-01-11-scuola-pat-nesti.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",{"matched_tokens":288,"snippet":289,"value":289},[143],"\u003Cmark>Scuola\u003C/mark>. Un prevedibile caos",[291,293,295],{"matched_tokens":292,"snippet":280},[],{"matched_tokens":294,"snippet":155},[18],{"matched_tokens":296,"snippet":281},[],[298,300,305],{"field":106,"matched_tokens":299,"snippet":285,"value":286},[18,80,97],{"field":38,"indices":301,"matched_tokens":302,"snippets":304},[221],[303],[18],[155],{"field":158,"matched_tokens":306,"snippet":289,"value":289},[143],1736172818711707600,{"best_field_score":309,"best_field_weight":228,"fields_matched":34,"num_tokens_dropped":50,"score":310,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},"3315704004608","1736172818711707763",{"document":312,"highlight":326,"highlights":331,"text_match":334,"text_match_info":335},{"cat_link":313,"category":314,"comment_count":50,"id":315,"is_sticky":50,"permalink":316,"post_author":53,"post_content":317,"post_date":318,"post_excerpt":56,"post_id":315,"post_modified":319,"post_thumbnail":320,"post_thumbnail_html":321,"post_title":322,"post_type":61,"sort_by_date":323,"tag_links":324,"tags":325},[47],[49],"42389","http://radioblackout.org/2017/06/rifugiati-afghani/","In Afghanistan il conflitto che si trascina da anni continua a mettere in fuga la popolazione. Da sedici anni il paese è il principale laboratorio della cd. \"guerra al terrore\", lanciata da Bush Jr. dopo l'11 settembre 2001. Da inizio 2017 sono più di 100mila gli afghani che sono stati costretti ad abbandonare le proprie case. Nel frattempo, nell'ottobre 2016, l'Unione Europea e il governo di Kabul hanno sottoscritto un accordo quadro che consente ai governi europei di rimpatriare anche forzatamente tutti gli afghani presenti in Europa la cui richiesta di asilo non sia stata accettata, fingendo che l'Afghanistan sia un \"paese sicuro\". Accordo sottoscritto poco prima della Conferenza dei Donatori, a seguito della quale la comunità internazionale ha stanziato 15,2 miliardi di dollari in aiuto allo sviluppo per l'Afghanistan per il periodo 2017-2020. Soldi in cambio di deportazioni.\r\n\r\n \r\n\r\nE' di queste settimane la vicenda di Norimberga, dove la polizia si è presentata in una scuola superiore per prelevare e deportare un giovane afghano residente in Germania da 4 anni. Trecento suoi compagni si sono opposti, circondando l'auto della polizia per impedire che Asef venisse portato via, mentre i poliziotti menavano manganelli, spray al pepe e aizzavano cani contro chi si ribellava alla macchina della deportazione ordinaria.\r\n\r\n \r\n\r\nNon basta. I corpi deportati dall'UE vengono poi usati nella guerra all'Isis in Siria ed Iraq. Per evitare la morte in Afghanistan, infatti, sono costretti ad arruolarsi nelle milizie sciite iraniane o siriane, nella migliore delle ipotesi in cambio di cittadinanza, casa e stipendio. Nel silenzio e nell'indifferenza generale, così l'Occidente pensa di chiudere la propria devastante \"parentesi\" militare in Afghanistan: facendo della popolazione carne da macello in altre guerre.\r\n\r\n \r\n\r\nNe abbiamo parlato con Nicola, dei Berlin Migrant Strikers, autore di una approfondita inchiesta personale:\r\n\r\nUnknown\r\n\r\n ","10 Giugno 2017","2017-06-13 16:24:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/rsz_gettyimages-629684762-640x480-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/rsz_gettyimages-629684762-640x480-300x169.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/rsz_gettyimages-629684762-640x480-300x169.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/rsz_gettyimages-629684762-640x480.png 700w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Rifugiati afghani deportati e usati come carne da macello nella guerra all'Isis",1497097465,[],[],{"post_content":327},{"matched_tokens":328,"snippet":329,"value":330},[80,80,97,18],"\u003Cmark>di\u003C/mark> queste settimane la vicenda \u003Cmark>di\u003C/mark> Norimberga, dove la \u003Cmark>polizia\u003C/mark> si è presentata in una \u003Cmark>scuola\u003C/mark> superiore per prelevare e deportare","In Afghanistan il conflitto che si trascina da anni continua a mettere in fuga la popolazione. Da sedici anni il paese è il principale laboratorio della cd. \"guerra al terrore\", lanciata da Bush Jr. dopo l'11 settembre 2001. Da inizio 2017 sono più \u003Cmark>di\u003C/mark> 100mila gli afghani che sono stati costretti ad abbandonare le proprie case. Nel frattempo, nell'ottobre 2016, l'Unione Europea e il governo \u003Cmark>di\u003C/mark> Kabul hanno sottoscritto un accordo quadro che consente ai governi europei \u003Cmark>di\u003C/mark> rimpatriare anche forzatamente tutti gli afghani presenti in Europa la cui richiesta \u003Cmark>di\u003C/mark> asilo non sia stata accettata, fingendo che l'Afghanistan sia un \"paese sicuro\". Accordo sottoscritto poco prima della Conferenza dei Donatori, a seguito della quale la comunità internazionale ha stanziato 15,2 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> dollari in aiuto allo sviluppo per l'Afghanistan per il periodo 2017-2020. Soldi in cambio \u003Cmark>di\u003C/mark> deportazioni.\r\n\r\n \r\n\r\nE' \u003Cmark>di\u003C/mark> queste settimane la vicenda \u003Cmark>di\u003C/mark> Norimberga, dove la \u003Cmark>polizia\u003C/mark> si è presentata in una \u003Cmark>scuola\u003C/mark> superiore per prelevare e deportare un giovane afghano residente in Germania da 4 anni. Trecento suoi compagni si sono opposti, circondando l'auto della \u003Cmark>polizia\u003C/mark> per impedire che Asef venisse portato via, mentre i poliziotti menavano manganelli, spray al pepe e aizzavano cani contro chi si ribellava alla macchina della deportazione ordinaria.\r\n\r\n \r\n\r\nNon basta. I corpi deportati dall'UE vengono poi usati nella guerra all'Isis in Siria ed Iraq. Per evitare la morte in Afghanistan, infatti, sono costretti ad arruolarsi nelle milizie sciite iraniane o siriane, nella migliore delle ipotesi in cambio \u003Cmark>di\u003C/mark> cittadinanza, casa e stipendio. Nel silenzio e nell'indifferenza generale, così l'Occidente pensa \u003Cmark>di\u003C/mark> chiudere la propria devastante \"parentesi\" militare in Afghanistan: facendo della popolazione carne da macello in altre guerre.\r\n\r\n \r\n\r\nNe abbiamo parlato con Nicola, dei Berlin Migrant Strikers, autore \u003Cmark>di\u003C/mark> una approfondita inchiesta personale:\r\n\r\nUnknown\r\n\r\n ",[332],{"field":106,"matched_tokens":333,"snippet":329,"value":330},[80,80,97,18],1736172818443272200,{"best_field_score":336,"best_field_weight":228,"fields_matched":221,"num_tokens_dropped":50,"score":337,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},"3315703873536","1736172818443272305",6646,{"collection_name":61,"first_q":76,"per_page":340,"q":76},6,19,{"facet_counts":343,"found":390,"hits":391,"out_of":671,"page":221,"request_params":672,"search_cutoff":39,"search_time_ms":673},[344,366],{"counts":345,"field_name":364,"sampled":39,"stats":365},[346,348,350,352,354,356,358,360,362],{"count":341,"highlighted":347,"value":347},"anarres",{"count":17,"highlighted":349,"value":349},"frittura mista",{"count":27,"highlighted":351,"value":351},"black holes",{"count":34,"highlighted":353,"value":353},"ACAB",{"count":112,"highlighted":355,"value":355},"Bello come una prigione che brucia",{"count":221,"highlighted":357,"value":357},"black in",{"count":221,"highlighted":359,"value":359},"ponte radio",{"count":221,"highlighted":361,"value":361},"stakka stakka",{"count":221,"highlighted":363,"value":363},"c'hai le storie","podcastfilter",{"total_values":17},{"counts":367,"field_name":38,"sampled":39,"stats":388},[368,369,372,374,376,378,380,382,384,386],{"count":17,"highlighted":15,"value":15},{"count":370,"highlighted":371,"value":371},8,"frittura mista radio fabbrica",{"count":373,"highlighted":18,"value":18},7,{"count":373,"highlighted":375,"value":375},"musica",{"count":373,"highlighted":377,"value":377},"Radio Blackout",{"count":340,"highlighted":379,"value":379},"punk",{"count":340,"highlighted":381,"value":381},"libro",{"count":340,"highlighted":383,"value":383},"storia",{"count":340,"highlighted":385,"value":385},"milano",{"count":340,"highlighted":387,"value":387},"militarizzazione",{"total_values":389},637,41,[392,429,454,502,530,596],{"document":393,"highlight":414,"highlights":422,"text_match":168,"text_match_info":427},{"comment_count":50,"id":394,"is_sticky":50,"permalink":395,"podcastfilter":396,"post_author":53,"post_content":397,"post_date":398,"post_excerpt":56,"post_id":394,"post_modified":399,"post_thumbnail":400,"post_title":401,"post_type":402,"sort_by_date":403,"tag_links":404,"tags":409},"70002","http://radioblackout.org/podcast/a-c-a-b-riflessioni-con-manu-sullimperitura-indagine-sullazione-contro-la-scuola-di-polizia-del-2015/",[353],"In collegamento telefonico, Manu ci aggiorna rispetto al lento procedere delle indagini della procura di Brescia sull’azione contro la scuola di polizia del 2015, il cui ultimo atto è la richiesta di un ulteriore prelievo di DNA per lui e per Juan.\r\n\r\nEntriamo nei particolari di questa vicenda, per molti versi emblematica e perfettamente inserita nella cornice repressiva degli ultimi anni: dal susseguirsi di incidenti probatori sempre più tecnologici e costosi all'accanimento della Procura e i suoi giochi sporchi, dalla \"colpa d'autore\" al ruolo del Dipartimento Antimafia, dal 2015 trasformato in Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/manu.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nDi seguito, un suo scritto (https://ilrovescio.info/2021/05/15/va-mia-be-nigot-non-va-bene-nulla/):\r\nVa mia be nigot\r\n(Non va bene nulla)\r\nRiflessioni sull’imperitura indagine della procura di Brescia sull’azione contro la scuola di polizia del 2015, cui ultimo atto è la richiesta di un ulteriore prelievo di DNA per me e per Juan\r\nCi risiamo. A distanza di oltre cinque anni e dopo un numero infinito di analisi, indagini, pedinamenti, intercettazioni, perizie ecc. che hanno portato a nulla, la procura di Brescia non molla e decide di spendere ancora energie alla ricerca di un capro espiatorio. Davanti a tale zelo, che ormai è semplicemente accanimento, viene da sorridere con tanta tristezza e rabbia: per qualsiasi persona dotata di un briciolo buon senso questo sperperare risorse ingenti a fronte della crisi economica, dell’epidemia globale, fra nuove e vecchie povertà e miserie generalizzate, è un evidente oltraggio, verso la popolazione bresciana e non solo. È infatti assurdo, per chiunque sia minimamente onesto, che tali cose vengano reputate più importanti da parte della “giustizia” rispetto all’inquinamento delle acque, alle morti negli ospedali e nelle rsa, alla distruzione della medicina di base, ai posti di lavoro persi, agli sfratti e alle persone senza casa che aumentano, ai mancati investimenti alle scuole del territorio, alle casse integrazioni e ai fantomatici bonus che non arrivano.\r\nSta peggiorando il tenore di vita. Nell’ultimo anno, cinque milioni di persone nel “bel paese” hanno avuto difficoltà a mettere in tavola un pasto decente, e il 60% teme di poter perdere il lavoro o il reddito nel prossimo periodo. I poveri diventano sempre più poveri, i ricchi sempre più ricchi. Per garantire i profitti di pochi, anzi pochissimi, sulle spalle della miseria dei tanti, lo Stato deve usare sempre di più il bastone. Il nemico siamo noi! Avere a che fare con sanzioni, denunce, processi, ovvero con il braccio armato dello Stato e dei ricchi, è purtroppo sempre più la normalità. Faccio alcuni esempi: dal 2017, per chi ha la sventura di non avere quel poco di garanzie che rimangono con un contratto di lavoro e deve campare accettando lavoretti in nero (chi non si è mai trovato in questa situazione?!), a rischiare non è il padrone, che è passibile di multa (per chi ha un’azienda la cosa è gestibile, non certo un dramma) è soprattutto la lavoratrice o il lavoratore poiché “accetta” di lavorare a tali condizioni – come se avesse una scelta! Al di là delle multe è anche prevista la reclusione fino a due anni, e ad essere titolari di una misera indennità di disoccupazione, la reclusione rischia di aumentare fino a tre anni. La pandemia è stata un apripista per ulteriori giri di vite, con misure la cui unica utilità è addestrare il singolo all’obbedienza, non certo a proteggersi dal contagio di un virus – basti pensare al coprifuoco, vera e propria misura di guerra. Inoltre, a lottare per migliorare le proprie condizioni lavorative, o perché la gente non muoia più nel tentativo di attraversare una frontiera, addirittura a ribadire verità tragicamente reali come il fatto che in carcere si muore o che chi vende le armi alimenta la guerra, si rischia sempre più spesso di essere accusati di associazione a delinquere, favoreggiamento, istigazione, diffamazione… basti nominare l’azione repressiva contro i portuali di Genova per via delle loro lotte antimilitariste, ma non è purtroppo l’unica. D’altra parte, giusto per fare un esempio, se sei il proprietario della Caffaro o dell’Ilva ed hai ammazzato persone avvelenando le città per i tuoi profitti, non rischi nemmeno lontanamente di farti 12 anni di galera. Ma nemmeno un giorno. La tortura del carcere non si augura a nessuno ma è comunque singolare fare questa “constatazione”.\r\nL’epidemia di covid ha reso palese un progetto che mira a privarci di tutto ciò che ci rende umani, è la costruzione della società dell’isolamento. Mentre Stato e imprenditori impongono la necessità di produrre (noi) per farli guadagnare a rischio della (nostra) vita, il cosiddetto distanziamento sociale differenzia i rapporti familiari da quelli “evitabili”. Viene definito e decretato cosa loro intendano per vita: produrre e consumare, mentre le cose veramente importanti e belle come la libertà, l’imprevisto e la socialità vengono gettate nella clandestinità e bollate come malsane, sospettose, patogene.\r\nIl distanziamento sociale non viene pensato come temporaneo, ma viene dato per inevitabile un mondo di persone isolate, collegate fra loro unicamente dall’informatica. Quanto sarà malata una vita così? Alla base di questo futuro prossimo c’è l’inquinamento elettromagnetico, la distruzione degli habitat micro-biologici del pianeta (con la probabilità di future epidemie), lo sfruttamento aberrante del lavoro e la guerra fra stati per la spartizione del mondo così da accaparrarsi quei metalli rari necessari alle nuove tecnologie smart e green. Così vanno le cose in questo mondo. La farsa del recovery fund ne è un tragico esempio: una pioggia di investimenti su quei processi e opere (digitalizzazione, grandi infrastrutture) che rafforzano le condizioni di vita malsane che hanno aperto la strada all’epidemia globale e all’impossibilità di affrontarla. Sono queste le cose necessarie per chi ci governa.\r\nVedo anche che le procure non proseguono mai nelle inchieste per i fondi illeciti ai partiti, per i morti ammazzati in mare, per le tangenti o il genocidio di una generazione anziana a causa della malasanità. Chissà perché, mi domando. Va bene, è indubbio che per la “giustizia” prendersela seriamente con politici e potenti non è cosa facile, c’è rischio di stipendio e carriera a pestare i piedi ai propri capi. Meglio prendersela con i poveracci, è più sicuro! Ma c’è dell’altro. Forse lo Stato quello che una persona come me può ritenere giusto non lo capisce, come può non capire di cos’hanno bisogno gli sfruttati per vivere bene. O forse, banalmente, non gli interessa. “A pensare male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca”, diceva Andreotti. Insomma, se non sono stupidi, significa che stanno prendendoci per il naso.\r\nE allora, cari signori, potete obbligarci a fare una vita difficile e pesante perché voi possiate arricchirvi sulle nostre spalle, godendovi il privilegio di poter fare ogni schifezza, ogni capriccio che vi passi per la testa. Potete prenderci in giro, lasciarci senza casa, senza un soldo, senza medico, potete accusare chi prova a ribellarsi, potete trovare o inventare “prove” per distruggere la vita di qualcuno e delle sue persone care. Potete, con accuse infamanti quali quella di terrorismo, vendicarvi come e quando volete, potete lasciare milioni di persone nella povertà, nella guerra, nell’ignoranza, raccontando bugie sempre più assurde e stravaganti. Come i re di un tempo, pensate che nessuno vi dirà mai nulla e che “il popolo è bue”, e così ci trattate. E agli sfruttati, immiseriti, spaventati e schiacciati, state cercando ancora una volta di far credere che i malvagi non sono i tiranni, gli affamatori e gli sgherri in divisa che li proteggono, ma le persone che vogliono rivoltarsi dinanzi a questo schifo. E che i nemici della povera gente siamo noi anarchici. Il problema reale per voi sono le idee e le azioni generose e risolute di persone che vogliono vivere libere e che vogliono farla finita con questo mondo di terrore e povertà, prima che per tutte le classi sociali non abbienti ci sia solo la galera.\r\nIo sono anche un anarchico, e sono orgoglioso di esserlo, ma sono soprattutto uno sfruttato nato in un ceto basso e figlio di operai, e sono stufo di essere preso in giro e di dover far finta di credere a tutte le vostre menzogne, tra l’altro raccontate molto male. E poi andiamo, non c’entro nulla, ma proprio nulla con voi. Non ho una carriera da costruire sulle spalle della povera gente, non ho una villa da comprare facendo il burocrate, tradimenti da attuare per far carriera, persone da incarcerare, piedi da calpestare, magagne da nascondere, balle da raccontare… insomma non ho, non ho mai avuto né vorrei avere una vita “avventurosa” come la vostra. E per fortuna, penso, guardando a cosa avviene nel mondo o nella nostra piccola città, che dite di essere il bene. Non oso nemmeno immaginare cosa accadrebbe se vi diceste malvagi ed egoisti!\r\nAnche io non sono un santo è vero, e a mio modo risulto ridicolo agli occhi delle persone – niente di grave. Insomma, se faccio qualcosa di male è un male relativo, cioè… non uccido persone per i miei tornaconti personali o per il mio portafogli, non inquino i fiumi e l’acqua corrente nei paesi, non chiudo ambulatori medici e non mi arricchisco sulle spalle degli altri. Né tanto meno butto fuori la gente da casa, non licenzio nessuno né prometto a famiglie intere che avranno dei bonus o la cassa integrazione per poi lasciarli senza nulla, non strangolo la gente con le tasse per fare la guerra, le indagini fuffa, ecc. Insomma, non ho il vostro generoso “altruismo”, chissà come fate a vivere senza rimorsi o sensi di colpa. Mah. Per quel che mi riguarda non parteciperò al vostro teatrino mediatico e tanto meno potrò mai ammettere che siete il bene, o che va tutto bene. Sarebbe come ammettere davanti all’inquisizione che la terra è piatta, o come affermare che Luigi XVI fosse bello, bravo e buono. Davanti ai poveri come me gli unici argomenti che avete sono la forza e la paura. E per questo motivo vi sentite insicuri nelle nefandezze e nei loschi affari, soprattutto in un periodo storico come questo in cui accade che le persone si sveglino e siano stufe di tirare la cinghia, di avere paura, di essere prese in giro. Insomma, rivoltarsi e dire basta contro questo mondo di tenebre è semplicemente giusto, per chi ha un cuore ogni atto di rivolta è giusto, davanti al male che perseguite.\r\nUn mondo nuovo è necessario. Un’azione può essere condivisibile o meno da parte della povera gente, ma è sempre etica di fronte alle ingiustizie, per chi ha un cuore che batte per un’umanità ed un mondo migliore. Con la speranza che la rivoluzione, come sempre e in ogni epoca, sia contagiosa. Dite che gli anarchici sono un pericolo: non penso proprio. Forse ci imprigionate e perseguitate perché temete che persone come noi possano essere di esempio per gli sfruttati, non comprendendo che da sempre è quando i poveri dicono basta e si ribellano che sono un esempio per noi, e che noi siamo da sempre parte e figli loro.\r\nHo quasi finito, volevo dire queste parole. Non sono capace di cose più profonde, né voglio dire altro: per chi come me, non ha soldi per domestici, vacanze ai tropici, sogni di carriere e stipendi elevati, la vita ruota attorno al lavoro, a tirare a fine giornata e ai propri cari. La vita, insomma, è dura e non ho il “buon tempo” come voi di costruire castelli in aria e far terrore alla povera gente. Fra le svariate imputazioni a mio carico manca naturalmente quella relativa all’unico crimine di cui come accusato mi sono effettivamente macchiato e di cui continuerò a macchiarmi, e che rivendico con orgoglio: quello di considerare la dignità un sentimento che non accetta intimidazioni di stampo mafioso. Un crimine semplice che non mi stancherò mai di commettere.\r\nManu","24 Giugno 2021","2021-06-24 11:53:34","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/moon-200x110.jpg","A.C.A.B. - Riflessioni con Manu sull’imperitura indagine sull’azione contro la scuola di polizia del 2015","podcast",1624535614,[405,406,407,408],"http://radioblackout.org/tag/a-c-a-b/","http://radioblackout.org/tag/dna/","http://radioblackout.org/tag/juan/","http://radioblackout.org/tag/manu/",[410,411,412,413],"a.c.a.b","dna","Juan","MANU",{"post_content":415,"post_title":419},{"matched_tokens":416,"snippet":417,"value":418},[80,18,80,97],"\u003Cmark>di\u003C/mark> Brescia sull’azione contro la \u003Cmark>scuola\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark> del 2015, il cui ultimo","In collegamento telefonico, Manu ci aggiorna rispetto al lento procedere delle indagini della procura \u003Cmark>di\u003C/mark> Brescia sull’azione contro la \u003Cmark>scuola\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark> del 2015, il cui ultimo atto è la richiesta \u003Cmark>di\u003C/mark> un ulteriore prelievo \u003Cmark>di\u003C/mark> DNA per lui e per Juan.\r\n\r\nEntriamo nei particolari \u003Cmark>di\u003C/mark> questa vicenda, per molti versi emblematica e perfettamente inserita nella cornice repressiva degli ultimi anni: dal susseguirsi \u003Cmark>di\u003C/mark> incidenti probatori sempre più tecnologici e costosi all'accanimento della Procura e i suoi giochi sporchi, dalla \"colpa d'autore\" al ruolo del Dipartimento Antimafia, dal 2015 trasformato in Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/manu.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> seguito, un suo scritto (https://ilrovescio.info/2021/05/15/va-mia-be-nigot-non-va-bene-nulla/):\r\nVa mia be nigot\r\n(Non va bene nulla)\r\nRiflessioni sull’imperitura indagine della procura \u003Cmark>di\u003C/mark> Brescia sull’azione contro la \u003Cmark>scuola\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark> del 2015, cui ultimo atto è la richiesta \u003Cmark>di\u003C/mark> un ulteriore prelievo \u003Cmark>di\u003C/mark> DNA per me e per Juan\r\nCi risiamo. A distanza \u003Cmark>di\u003C/mark> oltre cinque anni e dopo un numero infinito \u003Cmark>di\u003C/mark> analisi, indagini, pedinamenti, intercettazioni, perizie ecc. che hanno portato a nulla, la procura \u003Cmark>di\u003C/mark> Brescia non molla e decide \u003Cmark>di\u003C/mark> spendere ancora energie alla ricerca \u003Cmark>di\u003C/mark> un capro espiatorio. Davanti a tale zelo, che ormai è semplicemente accanimento, viene da sorridere con tanta tristezza e rabbia: per qualsiasi persona dotata \u003Cmark>di\u003C/mark> un briciolo buon senso questo sperperare risorse ingenti a fronte della crisi economica, dell’epidemia globale, fra nuove e vecchie povertà e miserie generalizzate, è un evidente oltraggio, verso la popolazione bresciana e non solo. È infatti assurdo, per chiunque sia minimamente onesto, che tali cose vengano reputate più importanti da parte della “giustizia” rispetto all’inquinamento delle acque, alle morti negli ospedali e nelle rsa, alla distruzione della medicina \u003Cmark>di\u003C/mark> base, ai posti \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro persi, agli sfratti e alle persone senza casa che aumentano, ai mancati investimenti alle scuole del territorio, alle casse integrazioni e ai fantomatici bonus che non arrivano.\r\nSta peggiorando il tenore \u003Cmark>di\u003C/mark> vita. Nell’ultimo anno, cinque milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> persone nel “bel paese” hanno avuto difficoltà a mettere in tavola un pasto decente, e il 60% teme \u003Cmark>di\u003C/mark> poter perdere il lavoro o il reddito nel prossimo periodo. I poveri diventano sempre più poveri, i ricchi sempre più ricchi. Per garantire i profitti \u003Cmark>di\u003C/mark> pochi, anzi pochissimi, sulle spalle della miseria dei tanti, lo Stato deve usare sempre \u003Cmark>di\u003C/mark> più il bastone. Il nemico siamo noi! Avere a che fare con sanzioni, denunce, processi, ovvero con il braccio armato dello Stato e dei ricchi, è purtroppo sempre più la normalità. Faccio alcuni esempi: dal 2017, per chi ha la sventura \u003Cmark>di\u003C/mark> non avere quel poco \u003Cmark>di\u003C/mark> garanzie che rimangono con un contratto \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro e deve campare accettando lavoretti in nero (chi non si è mai trovato in questa situazione?!), a rischiare non è il padrone, che è passibile \u003Cmark>di\u003C/mark> multa (per chi ha un’azienda la cosa è gestibile, non certo un dramma) è soprattutto la lavoratrice o il lavoratore poiché “accetta” \u003Cmark>di\u003C/mark> lavorare a tali condizioni – come se avesse una scelta! Al \u003Cmark>di\u003C/mark> là delle multe è anche prevista la reclusione fino a due anni, e ad essere titolari \u003Cmark>di\u003C/mark> una misera indennità \u003Cmark>di\u003C/mark> disoccupazione, la reclusione rischia \u003Cmark>di\u003C/mark> aumentare fino a tre anni. La pandemia è stata un apripista per ulteriori giri \u003Cmark>di\u003C/mark> vite, con misure la cui unica utilità è addestrare il singolo all’obbedienza, non certo a proteggersi dal contagio \u003Cmark>di\u003C/mark> un virus – basti pensare al coprifuoco, vera e propria misura \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra. Inoltre, a lottare per migliorare le proprie condizioni lavorative, o perché la gente non muoia più nel tentativo \u003Cmark>di\u003C/mark> attraversare una frontiera, addirittura a ribadire verità tragicamente reali come il fatto che in carcere si muore o che chi vende le armi alimenta la guerra, si rischia sempre più spesso \u003Cmark>di\u003C/mark> essere accusati \u003Cmark>di\u003C/mark> associazione a delinquere, favoreggiamento, istigazione, diffamazione… basti nominare l’azione repressiva contro i portuali \u003Cmark>di\u003C/mark> Genova per via delle loro lotte antimilitariste, ma non è purtroppo l’unica. D’altra parte, giusto per fare un esempio, se sei il proprietario della Caffaro o dell’Ilva ed hai ammazzato persone avvelenando le città per i tuoi profitti, non rischi nemmeno lontanamente \u003Cmark>di\u003C/mark> farti 12 anni \u003Cmark>di\u003C/mark> galera. Ma nemmeno un giorno. La tortura del carcere non si augura a nessuno ma è comunque singolare fare questa “constatazione”.\r\nL’epidemia \u003Cmark>di\u003C/mark> covid ha reso palese un progetto che mira a privarci \u003Cmark>di\u003C/mark> tutto ciò che ci rende umani, è la costruzione della società dell’isolamento. Mentre Stato e imprenditori impongono la necessità \u003Cmark>di\u003C/mark> produrre (noi) per farli guadagnare a rischio della (nostra) vita, il cosiddetto distanziamento sociale differenzia i rapporti familiari da quelli “evitabili”. Viene definito e decretato cosa loro intendano per vita: produrre e consumare, mentre le cose veramente importanti e belle come la libertà, l’imprevisto e la socialità vengono gettate nella clandestinità e bollate come malsane, sospettose, patogene.\r\nIl distanziamento sociale non viene pensato come temporaneo, ma viene dato per inevitabile un mondo \u003Cmark>di\u003C/mark> persone isolate, collegate fra loro unicamente dall’informatica. Quanto sarà malata una vita così? Alla base \u003Cmark>di\u003C/mark> questo futuro prossimo c’è l’inquinamento elettromagnetico, la distruzione degli habitat micro-biologici del pianeta (con la probabilità \u003Cmark>di\u003C/mark> future epidemie), lo sfruttamento aberrante del lavoro e la guerra fra stati per la spartizione del mondo così da accaparrarsi quei metalli rari necessari alle nuove tecnologie smart e green. Così vanno le cose in questo mondo. La farsa del recovery fund ne è un tragico esempio: una pioggia \u003Cmark>di\u003C/mark> investimenti su quei processi e opere (digitalizzazione, grandi infrastrutture) che rafforzano le condizioni \u003Cmark>di\u003C/mark> vita malsane che hanno aperto la strada all’epidemia globale e all’impossibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> affrontarla. Sono queste le cose necessarie per chi ci governa.\r\nVedo anche che le procure non proseguono mai nelle inchieste per i fondi illeciti ai partiti, per i morti ammazzati in mare, per le tangenti o il genocidio \u003Cmark>di\u003C/mark> una generazione anziana a causa della malasanità. Chissà perché, mi domando. Va bene, è indubbio che per la “giustizia” prendersela seriamente con politici e potenti non è cosa facile, c’è rischio \u003Cmark>di\u003C/mark> stipendio e carriera a pestare i piedi ai propri capi. Meglio prendersela con i poveracci, è più sicuro! Ma c’è dell’altro. Forse lo Stato quello che una persona come me può ritenere giusto non lo capisce, come può non capire \u003Cmark>di\u003C/mark> cos’hanno bisogno gli sfruttati per vivere bene. O forse, banalmente, non gli interessa. “A pensare male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca”, diceva Andreotti. Insomma, se non sono stupidi, significa che stanno prendendoci per il naso.\r\nE allora, cari signori, potete obbligarci a fare una vita difficile e pesante perché voi possiate arricchirvi sulle nostre spalle, godendovi il privilegio \u003Cmark>di\u003C/mark> poter fare ogni schifezza, ogni capriccio che vi passi per la testa. Potete prenderci in giro, lasciarci senza casa, senza un soldo, senza medico, potete accusare chi prova a ribellarsi, potete trovare o inventare “prove” per distruggere la vita \u003Cmark>di\u003C/mark> qualcuno e delle sue persone care. Potete, con accuse infamanti quali quella \u003Cmark>di\u003C/mark> terrorismo, vendicarvi come e quando volete, potete lasciare milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> persone nella povertà, nella guerra, nell’ignoranza, raccontando bugie sempre più assurde e stravaganti. Come i re \u003Cmark>di\u003C/mark> un tempo, pensate che nessuno vi dirà mai nulla e che “il popolo è bue”, e così ci trattate. E agli sfruttati, immiseriti, spaventati e schiacciati, state cercando ancora una volta \u003Cmark>di\u003C/mark> far credere che i malvagi non sono i tiranni, gli affamatori e gli sgherri in divisa che li proteggono, ma le persone che vogliono rivoltarsi dinanzi a questo schifo. E che i nemici della povera gente siamo noi anarchici. Il problema reale per voi sono le idee e le azioni generose e risolute \u003Cmark>di\u003C/mark> persone che vogliono vivere libere e che vogliono farla finita con questo mondo \u003Cmark>di\u003C/mark> terrore e povertà, prima che per tutte le classi sociali non abbienti ci sia solo la galera.\r\nIo sono anche un anarchico, e sono orgoglioso \u003Cmark>di\u003C/mark> esserlo, ma sono soprattutto uno sfruttato nato in un ceto basso e figlio \u003Cmark>di\u003C/mark> operai, e sono stufo \u003Cmark>di\u003C/mark> essere preso in giro e \u003Cmark>di\u003C/mark> dover far finta \u003Cmark>di\u003C/mark> credere a tutte le vostre menzogne, tra l’altro raccontate molto male. E poi andiamo, non c’entro nulla, ma proprio nulla con voi. Non ho una carriera da costruire sulle spalle della povera gente, non ho una villa da comprare facendo il burocrate, tradimenti da attuare per far carriera, persone da incarcerare, piedi da calpestare, magagne da nascondere, balle da raccontare… insomma non ho, non ho mai avuto né vorrei avere una vita “avventurosa” come la vostra. E per fortuna, penso, guardando a cosa avviene nel mondo o nella nostra piccola città, che dite \u003Cmark>di\u003C/mark> essere il bene. Non oso nemmeno immaginare cosa accadrebbe se vi diceste malvagi ed egoisti!\r\nAnche io non sono un santo è vero, e a mio modo risulto ridicolo agli occhi delle persone – niente \u003Cmark>di\u003C/mark> grave. Insomma, se faccio qualcosa \u003Cmark>di\u003C/mark> male è un male relativo, cioè… non uccido persone per i miei tornaconti personali o per il mio portafogli, non inquino i fiumi e l’acqua corrente nei paesi, non chiudo ambulatori medici e non mi arricchisco sulle spalle degli altri. Né tanto meno butto fuori la gente da casa, non licenzio nessuno né prometto a famiglie intere che avranno dei bonus o la cassa integrazione per poi lasciarli senza nulla, non strangolo la gente con le tasse per fare la guerra, le indagini fuffa, ecc. Insomma, non ho il vostro generoso “altruismo”, chissà come fate a vivere senza rimorsi o sensi \u003Cmark>di\u003C/mark> colpa. Mah. Per quel che mi riguarda non parteciperò al vostro teatrino mediatico e tanto meno potrò mai ammettere che siete il bene, o che va tutto bene. Sarebbe come ammettere davanti all’inquisizione che la terra è piatta, o come affermare che Luigi XVI fosse bello, bravo e buono. Davanti ai poveri come me gli unici argomenti che avete sono la forza e la paura. E per questo motivo vi sentite insicuri nelle nefandezze e nei loschi affari, soprattutto in un periodo storico come questo in cui accade che le persone si sveglino e siano stufe \u003Cmark>di\u003C/mark> tirare la cinghia, \u003Cmark>di\u003C/mark> avere paura, \u003Cmark>di\u003C/mark> essere prese in giro. Insomma, rivoltarsi e dire basta contro questo mondo \u003Cmark>di\u003C/mark> tenebre è semplicemente giusto, per chi ha un cuore ogni atto \u003Cmark>di\u003C/mark> rivolta è giusto, davanti al male che perseguite.\r\nUn mondo nuovo è necessario. Un’azione può essere condivisibile o meno da parte della povera gente, ma è sempre etica \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte alle ingiustizie, per chi ha un cuore che batte per un’umanità ed un mondo migliore. Con la speranza che la rivoluzione, come sempre e in ogni epoca, sia contagiosa. Dite che gli anarchici sono un pericolo: non penso proprio. Forse ci imprigionate e perseguitate perché temete che persone come noi possano essere \u003Cmark>di\u003C/mark> esempio per gli sfruttati, non comprendendo che da sempre è quando i poveri dicono basta e si ribellano che sono un esempio per noi, e che noi siamo da sempre parte e figli loro.\r\nHo quasi finito, volevo dire queste parole. Non sono capace \u003Cmark>di\u003C/mark> cose più profonde, né voglio dire altro: per chi come me, non ha soldi per domestici, vacanze ai tropici, sogni \u003Cmark>di\u003C/mark> carriere e stipendi elevati, la vita ruota attorno al lavoro, a tirare a fine giornata e ai propri cari. La vita, insomma, è dura e non ho il “buon tempo” come voi \u003Cmark>di\u003C/mark> costruire castelli in aria e far terrore alla povera gente. Fra le svariate imputazioni a mio carico manca naturalmente quella relativa all’unico crimine \u003Cmark>di\u003C/mark> cui come accusato mi sono effettivamente macchiato e \u003Cmark>di\u003C/mark> cui continuerò a macchiarmi, e che rivendico con orgoglio: quello \u003Cmark>di\u003C/mark> considerare la dignità un sentimento che non accetta intimidazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> stampo mafioso. Un crimine semplice che non mi stancherò mai \u003Cmark>di\u003C/mark> commettere.\r\nManu",{"matched_tokens":420,"snippet":421,"value":421},[18,80,97],"A.C.A.B. - Riflessioni con Manu sull’imperitura indagine sull’azione contro la \u003Cmark>scuola\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark> del 2015",[423,425],{"field":158,"matched_tokens":424,"snippet":421,"value":421},[18,80,97],{"field":106,"matched_tokens":426,"snippet":417,"value":418},[80,18,80,97],{"best_field_score":170,"best_field_weight":171,"fields_matched":112,"num_tokens_dropped":50,"score":428,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},"1736172819517014138",{"document":430,"highlight":444,"highlights":449,"text_match":168,"text_match_info":452},{"comment_count":50,"id":431,"is_sticky":50,"permalink":432,"podcastfilter":433,"post_author":53,"post_content":434,"post_date":435,"post_excerpt":56,"post_id":431,"post_modified":436,"post_thumbnail":437,"post_title":438,"post_type":402,"sort_by_date":439,"tag_links":440,"tags":442},"72122","http://radioblackout.org/podcast/a-c-a-b-aggiornamenti-con-manu-sullimperitura-indagine-sullazione-contro-la-polgai/",[353],"Ospite in studio ai microfoni di ACAB, Manu ci aggiorna rispetto alle indagini della procura di Brescia sull’azione contro la scuola di polizia del 2015, di cui avevamo parlato in una precedente intervista. Per lui e per Juan pare chiudersi questa lunga vicenda, costellata di test e prelievi del DNA, con un'archiviazione.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/manu.mp3\"][/audio]","25 Novembre 2021","2021-11-25 19:26:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/shutterstock_423447085-1-200x110.jpg","A.C.A.B. – Aggiornamenti con Manu sull’imperitura indagine sull’azione contro la POLGAI",1637868376,[405,406,407,408,441],"http://radioblackout.org/tag/polgai/",[410,411,412,413,443],"polgai",{"post_content":445},{"matched_tokens":446,"snippet":447,"value":448},[80,18,80,97,80],"\u003Cmark>di\u003C/mark> Brescia sull’azione contro la \u003Cmark>scuola\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark> del 2015, \u003Cmark>di\u003C/mark> cui avevamo","Ospite in studio ai microfoni \u003Cmark>di\u003C/mark> ACAB, Manu ci aggiorna rispetto alle indagini della procura \u003Cmark>di\u003C/mark> Brescia sull’azione contro la \u003Cmark>scuola\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark> del 2015, \u003Cmark>di\u003C/mark> cui avevamo parlato in una precedente intervista. Per lui e per Juan pare chiudersi questa lunga vicenda, costellata \u003Cmark>di\u003C/mark> test e prelievi del DNA, con un'archiviazione.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/manu.mp3\"][/audio]",[450],{"field":106,"matched_tokens":451,"snippet":447,"value":448},[80,18,80,97,80],{"best_field_score":170,"best_field_weight":228,"fields_matched":221,"num_tokens_dropped":50,"score":453,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},"1736172819517014129",{"document":455,"highlight":481,"highlights":493,"text_match":498,"text_match_info":499},{"comment_count":50,"id":456,"is_sticky":50,"permalink":457,"podcastfilter":458,"post_author":459,"post_content":460,"post_date":461,"post_excerpt":56,"post_id":456,"post_modified":462,"post_thumbnail":463,"post_title":464,"post_type":402,"sort_by_date":465,"tag_links":466,"tags":474},"76294","http://radioblackout.org/podcast/scuola-privata-di-polizia-iuventa-e-war-on-migrants/",[355],"bellocome","Estratti dalla puntata del 23 maggio 2022 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nADDESTRAMENTO SPA\r\n\r\nVerrebbe da immaginarsi che l’addestramento delle forze dell’ordine sia un settore appannaggio dello Stato, mentre invece - sia in Italia sia all’estero – ci sono aziende private che si occupano di formare gli agenti all’uso di sistemi d’arma, di tecniche di combattimento o di indagine.\r\n\r\nAd esempio, International Police Training System, istituzione dal nome altisonante, è un’azienda fondata da un vigile urbano di Napoli che ha ottenuto il monopolio della formazione di migliaia di membri delle forze dell’ordine all’utilizzo del sistema TASER (Axon).\r\n\r\nQuale ruolo possono avere questi “corpi intermedi” nella relazione tra aziende del settore sicurezza e agenzie repressive?\r\n\r\nNel frattempo, negli Stati Uniti, emerge come diverse di queste “scuole private di polizia” siano costruite attorno a figure dell’estrema destra suprematista.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/BCUPCB_ipts-training.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPROCESSO IUVENTA\r\n\r\nSi sono da poco aperte le udienze preliminari di quello che rappresenta un importante attacco sferrato contro la solidarietà e gli sguardi scomodi su un Mediterraneo che deve essere sempre più militarizzato.\r\n\r\nInsieme a Lorenzo D’Agostino cerchiamo di contestualizzare il ruolo del “processo Iuventa” all’interno del fronte sanzionatorio della War on Migrants: le forze in campo da Frontex all’Antimafia, le intercettazioni a strascico, le strategie per consentire la costruzione narrativa degli “scafisti” e la trasformazione dei soccorsi in “taxi del mare”.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/BCUPCB_lorenzo-iuventa.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nPAROLE CHIAVE: Axon, IPTS, taser, Frontex, Iuventa, antimafia","23 Giugno 2022","2024-05-17 08:39:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/bcupcb-academy-200x110.jpg","SCUOLA (PRIVATA) DI POLIZIA - IUVENTA E WAR ON MIGRANTS",1655978161,[467,468,469,470,471,472,473],"http://radioblackout.org/tag/axon/","http://radioblackout.org/tag/economia-della-repressione/","http://radioblackout.org/tag/iuventa/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/scafisti/","http://radioblackout.org/tag/taser/","http://radioblackout.org/tag/war-on-migrants/",[475,476,477,20,478,479,480],"axon","economia della repressione","iuventa","scafisti","taser","war on migrants",{"post_content":482,"post_title":487},{"matched_tokens":483,"snippet":485,"value":486},[80,80,484],"polizia”","diverse \u003Cmark>di\u003C/mark> queste “scuole private \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia”\u003C/mark> siano costruite attorno a figure","Estratti dalla puntata del 23 maggio 2022 \u003Cmark>di\u003C/mark> Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nADDESTRAMENTO SPA\r\n\r\nVerrebbe da immaginarsi che l’addestramento delle forze dell’ordine sia un settore appannaggio dello Stato, mentre invece - sia in Italia sia all’estero – ci sono aziende private che si occupano \u003Cmark>di\u003C/mark> formare gli agenti all’uso \u003Cmark>di\u003C/mark> sistemi d’arma, \u003Cmark>di\u003C/mark> tecniche \u003Cmark>di\u003C/mark> combattimento o \u003Cmark>di\u003C/mark> indagine.\r\n\r\nAd esempio, International Police Training System, istituzione dal nome altisonante, è un’azienda fondata da un vigile urbano \u003Cmark>di\u003C/mark> Napoli che ha ottenuto il monopolio della formazione \u003Cmark>di\u003C/mark> migliaia \u003Cmark>di\u003C/mark> membri delle forze dell’ordine all’utilizzo del sistema TASER (Axon).\r\n\r\nQuale ruolo possono avere questi “corpi intermedi” nella relazione tra aziende del settore sicurezza e agenzie repressive?\r\n\r\nNel frattempo, negli Stati Uniti, emerge come diverse \u003Cmark>di\u003C/mark> queste “scuole private \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia”\u003C/mark> siano costruite attorno a figure dell’estrema destra suprematista.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/BCUPCB_ipts-training.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPROCESSO IUVENTA\r\n\r\nSi sono da poco aperte le udienze preliminari \u003Cmark>di\u003C/mark> quello che rappresenta un importante attacco sferrato contro la solidarietà e gli sguardi scomodi su un Mediterraneo che deve essere sempre più militarizzato.\r\n\r\nInsieme a Lorenzo D’Agostino cerchiamo \u003Cmark>di\u003C/mark> contestualizzare il ruolo del “processo Iuventa” all’interno del fronte sanzionatorio della War on Migrants: le forze in campo da Frontex all’Antimafia, le intercettazioni a strascico, le strategie per consentire la costruzione narrativa degli “scafisti” e la trasformazione dei soccorsi in “taxi del mare”.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/BCUPCB_lorenzo-iuventa.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nPAROLE CHIAVE: Axon, IPTS, taser, Frontex, Iuventa, antimafia",{"matched_tokens":488,"snippet":492,"value":492},[489,490,491],"SCUOLA","DI","POLIZIA","\u003Cmark>SCUOLA\u003C/mark> (PRIVATA) \u003Cmark>DI\u003C/mark> \u003Cmark>POLIZIA\u003C/mark> - IUVENTA E WAR ON MIGRANTS",[494,496],{"field":158,"matched_tokens":495,"snippet":492,"value":492},[489,490,491],{"field":106,"matched_tokens":497,"snippet":485,"value":486},[80,80,484],1736172819382796300,{"best_field_score":500,"best_field_weight":171,"fields_matched":112,"num_tokens_dropped":50,"score":501,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},"3315704332288","1736172819382796410",{"document":503,"highlight":515,"highlights":523,"text_match":307,"text_match_info":528},{"comment_count":50,"id":504,"is_sticky":50,"permalink":505,"podcastfilter":506,"post_author":347,"post_content":507,"post_date":508,"post_excerpt":56,"post_id":504,"post_modified":509,"post_thumbnail":510,"post_title":511,"post_type":402,"sort_by_date":512,"tag_links":513,"tags":514},"86609","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-19-gennaio-la-scuola-va-alla-guerra-insegnanti-poliziotti-stato-di-polizia/",[347],"ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/2024-01-12-anarres-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nLa scuola va alla guerra\r\nLa ginnastica militare sta approdando, passo dopo passo, nelle scuole italiane. Si viene a sapere perché ovunque nel paese sono scattate proteste contro quest’ennesima forma di militarizzazione delle scuole.\r\nNon solo. Si moltiplicano i corsi di formazione per l’avvio al lavoro diretti agli studenti dell’ultimo anno gestiti esclusivamente di militari ed esponenti delle forze dell’ordine. L’ultimo caso è quello dell’istituto Prever di Pinerolo.\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo\r\n\r\nGrosseto. Insegnanti poliziotti?\r\nNe avevamo già parlato in relazione ad un articolo di Francesco Migliaccio comparso su Monitor lo scorso luglio. In questo testo, dedicato a scenari di controllo all’interno delle scuole di Torino e provincia, Migliaccio riferiva di un corso di formazione per insegnanti promosso dall’Ufficio scolastico regionale. Il titolo era “Per una didattica di prevenzione di ogni forma di radicalizzazione violenta”, durava più di venti ore ed era tenuto da una cooperativa sociale con sede a Udine. Il fine del corso era di “conoscere il fenomeno della radicalizzazione violenta e sviluppare competenze base per organizzare attività preventive”.\r\nLa conclusione dell’articolo era che lo scenario da insegnanti poliziotti prefigurato dal corso non fosse di facile ed immediata realizzazione.\r\nLe notizie che arrivano da Grosseto indicano che, sebbene non sia possibile applicare, per mancanza di una normativa specifica, gli strumenti prefigurati dal corso di formazione, tuttavia la Digos, con l’attiva collaborazione dei dirigenti scolastici di Grosseto, ha fatto esplicita richiesta affinché gli insegnanti si attivassero per controllare forme di radicalizzazione violenta, che, ci tiene a precisare la Digos stessa, non sono esclusivamente rivolte a spiare gli studenti che si suppone siano di religione islamica ma che “l’incontro al quale hanno partecipato tutti i dirigenti scolastici della provincia aveva l’obiettivo di condividere in maniera riservata gli indirizzi di prevenzione di possibili fenomeni di radicalizzazione degli adolescenti, non riferiti esclusivamente all’ambito delle appartenenze religiose. Ma estese a fenomeni come bullismo, pedopornografia, violenza di matrice politica, sportiva o legata al consumo di sostanze.”\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Migliaccio\r\n\r\nStato di polizia\r\nIeri è stata approvata in maniera definitiva la legge – scritta su misura per gli attivisti climatici che spruzzano vernice (innocua e lavabile) su monumenti, fontane, opere d’arte.\r\nRestano le già pesanti pene detentive – da sei mesi a cinque anni – ma vengono innalzate le sanzioni amministrative. Da 20 a 60 mila euro se si deturpa o distrugge, da 10 a 40 mila euro se si sporca in modo reversibile.\r\nUn altro tema che si aggiunge ai tanti su cui ci ci siamo confrontati nell’incontro del 19 gennaio con l’avvocato Gianluca Vitale.\r\nQui il video per chi se lo fosse perso:\r\n\r\nhttps://www.anarresinfo.org/stato-di-polizia-le-leggi-speciali-dei-fascisti-del-terzo-millennio-2/\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nVenerdì 2 febbraio\r\nPer l' anarchia. La forza e l'attualità del pensiero di Malatesta.\r\nore 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\nIntrodurrà l’incontro Davide Turcato, curatore delle opere complete di Errico Malatesta\r\n\r\nGiovedì 8 febbraio\r\nore 18 – salone di via Leoncavallo 23\r\nin occasione del Consiglio circoscrizionale aperto sulla “sicurezza” in Barriera\r\ninvitiamo ad un presidio antifascista\r\nl’ipocrisia è finita: vogliamo servizi sociali e non manganelli! Il vero degrado sono fascisti e polizia!\r\nOrganizza Oltredora Antifascista\r\n\r\nVenerdì 16 febbraio\r\nore 21 alla FAT, in corso Palermo 46\r\nSpaccare l’atomo in quattro. Contro la favola del nucleare\r\nIl nucleare, travestito di energia green, è entrato nell’agenda della Cop 28, svoltasi in Qatar, una delle petromonarchie della penisola arabica, come energia pulita che non compromette il clima.\r\nI maghi dell’atomo tentano ancora una volta di rilegittimare questa tecnologia pericolosa, verniciandola di verde e raccontandoci la storiella del nucleare di quarta generazione “nuovo” e “sicuro”.\r\nNon bastano i disastri e Cernobyl e Fukushima a far desistere la lobby atomica.\r\nIntrodurrà l’incontro Angelo Tartaglia, professore emerito del Politecnico di Torino\r\n\r\nSabato 24 febbraio\r\nA due anni dall’inizio della guerra in Ucraina\r\nManifestazione antimilitarista\r\nore 15 piazza Castello\r\nCon i disertori di tutte le guerre\r\nContro tutti gli eserciti, contro tutti i nazionalismi, contro tutte le frontiere\r\n\r\nSabato 2 marzo\r\nore 14,30 corso Palermo angolo via Sesia\r\nVia i militari da Barriera!\r\nLa vera sicurezza è un mondo senza fascisti, senza polizia, senza sfruttamento. Un mondo di liberi ed uguali.\r\nA chi vive in Barriera serve una sanità gratuita ed efficiente, che garantisca a tutt* prevenzione e cura. Servono trasporti pubblici gratuiti, case, scuole.\r\nFacciamola finita con i lavori precari, pericolosi, mal pagati: la sicurezza è lavorare molto meno con buoni salari per tutti.\r\nPresidio con interventi, musica, pannelli info e quello ciascuno vuol portare in piazza...\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","25 Gennaio 2024","2024-01-26 07:45:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/2024-01-22-manif-fat-malatesta-color-200x110.jpg","Anarres del 19 gennaio. La scuola va alla guerra. Insegnanti poliziotti? Stato di polizia...",1706197637,[],[],{"post_content":516,"post_title":520},{"matched_tokens":517,"snippet":518,"value":519},[80,97],"parlato con Francesco Migliaccio\r\n\r\nStato \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark>\r\nIeri è stata approvata in","ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze \u003Cmark>di\u003C/mark> Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/2024-01-12-anarres-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nLa \u003Cmark>scuola\u003C/mark> va alla guerra\r\nLa ginnastica militare sta approdando, passo dopo passo, nelle scuole italiane. Si viene a sapere perché ovunque nel paese sono scattate proteste contro quest’ennesima forma \u003Cmark>di\u003C/mark> militarizzazione delle scuole.\r\nNon solo. Si moltiplicano i corsi \u003Cmark>di\u003C/mark> formazione per l’avvio al lavoro diretti agli studenti dell’ultimo anno gestiti esclusivamente \u003Cmark>di\u003C/mark> militari ed esponenti delle forze dell’ordine. L’ultimo caso è quello dell’istituto Prever \u003Cmark>di\u003C/mark> Pinerolo.\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo\r\n\r\nGrosseto. Insegnanti poliziotti?\r\nNe avevamo già parlato in relazione ad un articolo \u003Cmark>di\u003C/mark> Francesco Migliaccio comparso su Monitor lo scorso luglio. In questo testo, dedicato a scenari \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo all’interno delle scuole \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino e provincia, Migliaccio riferiva \u003Cmark>di\u003C/mark> un corso \u003Cmark>di\u003C/mark> formazione per insegnanti promosso dall’Ufficio scolastico regionale. Il titolo era “Per una didattica \u003Cmark>di\u003C/mark> prevenzione \u003Cmark>di\u003C/mark> ogni forma \u003Cmark>di\u003C/mark> radicalizzazione violenta”, durava più \u003Cmark>di\u003C/mark> venti ore ed era tenuto da una cooperativa sociale con sede a Udine. Il fine del corso era \u003Cmark>di\u003C/mark> “conoscere il fenomeno della radicalizzazione violenta e sviluppare competenze base per organizzare attività preventive”.\r\nLa conclusione dell’articolo era che lo scenario da insegnanti poliziotti prefigurato dal corso non fosse \u003Cmark>di\u003C/mark> facile ed immediata realizzazione.\r\nLe notizie che arrivano da Grosseto indicano che, sebbene non sia possibile applicare, per mancanza \u003Cmark>di\u003C/mark> una normativa specifica, gli strumenti prefigurati dal corso \u003Cmark>di\u003C/mark> formazione, tuttavia la Digos, con l’attiva collaborazione dei dirigenti scolastici \u003Cmark>di\u003C/mark> Grosseto, ha fatto esplicita richiesta affinché gli insegnanti si attivassero per controllare forme \u003Cmark>di\u003C/mark> radicalizzazione violenta, che, ci tiene a precisare la Digos stessa, non sono esclusivamente rivolte a spiare gli studenti che si suppone siano \u003Cmark>di\u003C/mark> religione islamica ma che “l’incontro al quale hanno partecipato tutti i dirigenti scolastici della provincia aveva l’obiettivo \u003Cmark>di\u003C/mark> condividere in maniera riservata gli indirizzi \u003Cmark>di\u003C/mark> prevenzione \u003Cmark>di\u003C/mark> possibili fenomeni \u003Cmark>di\u003C/mark> radicalizzazione degli adolescenti, non riferiti esclusivamente all’ambito delle appartenenze religiose. Ma estese a fenomeni come bullismo, pedopornografia, violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> matrice politica, sportiva o legata al consumo \u003Cmark>di\u003C/mark> sostanze.”\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Migliaccio\r\n\r\nStato \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark>\r\nIeri è stata approvata in maniera definitiva la legge – scritta su misura per gli attivisti climatici che spruzzano vernice (innocua e lavabile) su monumenti, fontane, opere d’arte.\r\nRestano le già pesanti pene detentive – da sei mesi a cinque anni – ma vengono innalzate le sanzioni amministrative. Da 20 a 60 mila euro se si deturpa o distrugge, da 10 a 40 mila euro se si sporca in modo reversibile.\r\nUn altro tema che si aggiunge ai tanti su cui ci ci siamo confrontati nell’incontro del 19 gennaio con l’avvocato Gianluca Vitale.\r\nQui il video per chi se lo fosse perso:\r\n\r\nhttps://www.anarresinfo.org/stato-di-polizia-le-leggi-speciali-dei-fascisti-del-terzo-millennio-2/\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nVenerdì 2 febbraio\r\nPer l' anarchia. La forza e l'attualità del pensiero \u003Cmark>di\u003C/mark> Malatesta.\r\nore 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\nIntrodurrà l’incontro Davide Turcato, curatore delle opere complete \u003Cmark>di\u003C/mark> Errico Malatesta\r\n\r\nGiovedì 8 febbraio\r\nore 18 – salone \u003Cmark>di\u003C/mark> via Leoncavallo 23\r\nin occasione del Consiglio circoscrizionale aperto sulla “sicurezza” in Barriera\r\ninvitiamo ad un presidio antifascista\r\nl’ipocrisia è finita: vogliamo servizi sociali e non manganelli! Il vero degrado sono fascisti e \u003Cmark>polizia\u003C/mark>!\r\nOrganizza Oltredora Antifascista\r\n\r\nVenerdì 16 febbraio\r\nore 21 alla FAT, in corso Palermo 46\r\nSpaccare l’atomo in quattro. Contro la favola del nucleare\r\nIl nucleare, travestito \u003Cmark>di\u003C/mark> energia green, è entrato nell’agenda della Cop 28, svoltasi in Qatar, una delle petromonarchie della penisola arabica, come energia pulita che non compromette il clima.\r\nI maghi dell’atomo tentano ancora una volta \u003Cmark>di\u003C/mark> rilegittimare questa tecnologia pericolosa, verniciandola \u003Cmark>di\u003C/mark> verde e raccontandoci la storiella del nucleare \u003Cmark>di\u003C/mark> quarta generazione “nuovo” e “sicuro”.\r\nNon bastano i disastri e Cernobyl e Fukushima a far desistere la lobby atomica.\r\nIntrodurrà l’incontro Angelo Tartaglia, professore emerito del Politecnico \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino\r\n\r\nSabato 24 febbraio\r\nA due anni dall’inizio della guerra in Ucraina\r\nManifestazione antimilitarista\r\nore 15 piazza Castello\r\nCon i disertori \u003Cmark>di\u003C/mark> tutte le guerre\r\nContro tutti gli eserciti, contro tutti i nazionalismi, contro tutte le frontiere\r\n\r\nSabato 2 marzo\r\nore 14,30 corso Palermo angolo via Sesia\r\nVia i militari da Barriera!\r\nLa vera sicurezza è un mondo senza fascisti, senza \u003Cmark>polizia\u003C/mark>, senza sfruttamento. Un mondo \u003Cmark>di\u003C/mark> liberi ed uguali.\r\nA chi vive in Barriera serve una sanità gratuita ed efficiente, che garantisca a tutt* prevenzione e cura. Servono trasporti pubblici gratuiti, case, scuole.\r\nFacciamola finita con i lavori precari, pericolosi, mal pagati: la sicurezza è lavorare molto meno con buoni salari per tutti.\r\nPresidio con interventi, musica, pannelli info e quello ciascuno vuol portare in piazza...\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",{"matched_tokens":521,"snippet":522,"value":522},[18,80,97],"Anarres del 19 gennaio. La \u003Cmark>scuola\u003C/mark> va alla guerra. Insegnanti poliziotti? Stato \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>polizia\u003C/mark>...",[524,526],{"field":158,"matched_tokens":525,"snippet":522,"value":522},[18,80,97],{"field":106,"matched_tokens":527,"snippet":518,"value":519},[80,97],{"best_field_score":309,"best_field_weight":171,"fields_matched":112,"num_tokens_dropped":50,"score":529,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},"1736172818711707770",{"document":531,"highlight":556,"highlights":581,"text_match":592,"text_match_info":593},{"comment_count":50,"id":532,"is_sticky":50,"permalink":533,"podcastfilter":534,"post_author":347,"post_content":535,"post_date":536,"post_excerpt":56,"post_id":532,"post_modified":537,"post_thumbnail":538,"post_title":539,"post_type":402,"sort_by_date":540,"tag_links":541,"tags":549},"44927","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-15-dicembre-la-strage-di-stato-dopo-48-anni-scuole-libertarie-conflitto-e-percorsi-decisionali-le-seduzioni-elettoraliste-della-siniostra-radicale-notizie-dal-fronte/",[347],"Il 15 dicembre, data impressa a fuoco nella memoria dei movimenti dell’ultimo mezzo secolo, abbiamo fatto un nuovo viaggio su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Nel nuovo orario dalle 11 alle 13. Anche in streaming\r\n \r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 12 15 anarres1\r\n2017 12 15 anarres2\r\n2017 12 15 anarres3\r\nin questa puntata:\r\n \r\n\r\nSono passati 48 anni dalla Strage di Piazza Fontana, dalle bombe alla banca dell’Agricoltura, dai 17 morti del 12 dicembre. La polizia, indirizzata dall’ufficio affari riservati del ministero dell’Interno, fece partire le retate contro gli anarchici.\r\n\r\nCentinaia vennero portati in questura. Pietro Valpreda venne accusato della strage. Giuseppe Pinelli, anarchico, ferroviere, partigiano, attivo nel sostegno ai prigionieri politici entrò in questura a cavallo della sua bici il 12 dicembre. Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre venne gettato dal quarto piano.\r\n\r\nI movimenti che in quegli anni avevano riempito le piazze e fatto tremare padroni e governanti, diedero un segnale forte e chiaro: gli anarchici sono innocenti, la strage è di Stato.\r\nCe ne ha parlato Massimo Varengo, un compagno milanese, che attraversò quella stagione tragica, che mostrò l’intrinseca criminalità del potere.\r\n\r\nLe scuole libertarie da qualche anno sono diventate una realtà nel nostro paese: tante esperienze diverse accomunate dalla comune tensione a costruire ambiti relazionali il cui soggetto siano i bambini e le bambine. In questi mesi si è sviluppato un importante dibattito nella rete per l’educazione libertaria. Due i temi principali: come arrivare a decisioni condivise, come gestire il conflitto, ritta la barra della tensione libertaria.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Codello, anarchico, pedagogo, tra i promotori della Rete.\r\n\r\n \r\n\r\nUn altro giro di danza. Delle seduzioni elettoraliste della sinistra \"radicale”. Con Lorenzo Coniglione\r\n\r\nUn po’ di notizie dal fronte.\r\nIl Ministero della Difesa e quello del Lavoro e dell’Istruzione, Università e Ricerca hanno firmato il protocollo per fare l’alternanza scuola lavoro nelle forze armate.\r\n\r\n \r\n\r\nI militari a scuola di repressione interna\r\n\r\nLa prossima campagna d’Africa dell’esercito italiano sarà nel sahel, in Niger. Sulla carta una missione contro il terrorismo nel cuore della Franc’Afrique. Nei fatti porre le basi per la costruzione di campi di prigionia per migranti sud della Libia.\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\n\r\nSabato 16 dicembre\r\nore 20 alla FAT in corso Palermo 46\r\nCena antinatalizia \r\nAnche quest’anno ti aspettiamo alla cena che ammazza li preti\r\nMenù eretico veg vegan e ed esposizione spettacolare del Pres-Empio autogestito:\r\n ciascuno porti la sua statuetta, decorazione, disegno per arricchirlo.\r\nIl nostro menù: antipastini diabolici / chiodi della croce al ragù veg / palle di natale / giostra infernale / dolci tentazioni / angolo di-vino / acqua santa e… tanti scherzi da prete!\r\nLa cena è benefit lotte sociali.\r\nChiediamo tanti soldi a chi li ha, meno a chi ne ha meno, anche niente a chi non ne ha.\r\nPrenotazioni\r\nMail: fai_to@inrete.it - Telefono: 327 13 42 350\r\nAscolta lo spot\r\n\r\n\r\nVenerdì 22 dicembre\r\nore 17 \r\npresidio\r\n al negozio Benetton di via Roma 121\r\n Le maglie Benetton sono sporche di sangue\r\nIl governo argentino ha deciso di regolare i conti con le comunità resistenti dei mapuche, che hanno recuperato, occupandole, alcune terre di insediamento tradizionale delle popolazioni indigene, che non avevano e non intendono adottare la proprietà privata. 930.000 ettari di quelle terre, vendute dallo Stato alle multinazionali inglesi per l’industria estrattiva nell’Ottocento, dagli anni Novanta del secolo scorso sono passate al colosso manifatturiero Benetton, che le utilizza per farvi pascolare le proprie pecore da lana. \r\nBenetton è complice della repressione durissima, costata la vita a Santiago Maldonado in agosto e cl’uccisione di Rafael Nahuel, il ferimento di altre due persone, la scomparsa di diverse altre alla fine di novembre. Dal 2009 sono 14 gli attivisti uccisi dalla polizia. \r\n\r\n \r\n\r\nSabato 13 gennaio\r\nore 10,30 / 14\r\nPunto info antimilitarista al Balon\r\ncon vin brulè, cibo e the caldo\r\n benefit assemblea antimilitarista\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 26 gennaio\r\nore 21 \r\nalla Fat in corso Palermo 46\r\nI fascisti del \"secondo millennio\"\r\nCon Pietro Stara, autore de \"L’identità escludente, La Nuova Destra tra piccole patrie e Europa nazione\"\r\n\r\nPer chi fosse interessato ai percorsi della Federazione Anarchica Torinese\r\nriunioni ogni giovedì alle 21\r\ncorso Palermo 46 – a destra nel cortile -\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","16 Dicembre 2017","2018-10-17 22:58:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/baj-pinelli-200x110.png","Anarres del 15 dicembre. La strage di Stato dopo 48 anni. Scuole libertarie, conflitto e percorsi decisionali. Le seduzioni elettoraliste della siniostra “radicale”. Notizie dal fronte: truppe italiane in Niger? Alternanza scuola lavoro in caserma. I fanti imparano a reprimere le insorgenze sociali...",1513452505,[542,543,544,545,546,547,548],"http://radioblackout.org/tag/anarres/","http://radioblackout.org/tag/giuseppe-pinelli/","http://radioblackout.org/tag/niger/","http://radioblackout.org/tag/notizie-dal-fronte/","http://radioblackout.org/tag/scuole-libertarie/","http://radioblackout.org/tag/seduzioni-elettorali/","http://radioblackout.org/tag/strage-di-piazza-fontana/",[347,550,551,552,553,554,555],"Giuseppe Pinelli","niger","notizie dal fronte","scuole libertarie","seduzioni elettorali","strage di piazza fontana",{"post_content":557,"post_title":561,"tags":565},{"matched_tokens":558,"snippet":559,"value":560},[18,80],"armate.\r\n\r\n \r\n\r\nI militari a \u003Cmark>scuola\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> repressione interna\r\n\r\nLa prossima campagna","Il 15 dicembre, data impressa a fuoco nella memoria dei movimenti dell’ultimo mezzo secolo, abbiamo fatto un nuovo viaggio su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Sui 105,250 delle libere frequenze \u003Cmark>di\u003C/mark> Blackout. Nel nuovo orario dalle 11 alle 13. Anche in streaming\r\n \r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 12 15 anarres1\r\n2017 12 15 anarres2\r\n2017 12 15 anarres3\r\nin questa puntata:\r\n \r\n\r\nSono passati 48 anni dalla Strage \u003Cmark>di\u003C/mark> Piazza Fontana, dalle bombe alla banca dell’Agricoltura, dai 17 morti del 12 dicembre. La \u003Cmark>polizia\u003C/mark>, indirizzata dall’ufficio affari riservati del ministero dell’Interno, fece partire le retate contro gli anarchici.\r\n\r\nCentinaia vennero portati in questura. Pietro Valpreda venne accusato della strage. Giuseppe Pinelli, anarchico, ferroviere, partigiano, attivo nel sostegno ai prigionieri politici entrò in questura a cavallo della sua bici il 12 dicembre. Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre venne gettato dal quarto piano.\r\n\r\nI movimenti che in quegli anni avevano riempito le piazze e fatto tremare padroni e governanti, diedero un segnale forte e chiaro: gli anarchici sono innocenti, la strage è \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato.\r\nCe ne ha parlato Massimo Varengo, un compagno milanese, che attraversò quella stagione tragica, che mostrò l’intrinseca criminalità del potere.\r\n\r\nLe scuole libertarie da qualche anno sono diventate una realtà nel nostro paese: tante esperienze diverse accomunate dalla comune tensione a costruire ambiti relazionali il cui soggetto siano i bambini e le bambine. In questi mesi si è sviluppato un importante dibattito nella rete per l’educazione libertaria. Due i temi principali: come arrivare a decisioni condivise, come gestire il conflitto, ritta la barra della tensione libertaria.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Codello, anarchico, pedagogo, tra i promotori della Rete.\r\n\r\n \r\n\r\nUn altro giro \u003Cmark>di\u003C/mark> danza. Delle seduzioni elettoraliste della sinistra \"radicale”. Con Lorenzo Coniglione\r\n\r\nUn po’ \u003Cmark>di\u003C/mark> notizie dal fronte.\r\nIl Ministero della Difesa e quello del Lavoro e dell’Istruzione, Università e Ricerca hanno firmato il protocollo per fare l’alternanza \u003Cmark>scuola\u003C/mark> lavoro nelle forze armate.\r\n\r\n \r\n\r\nI militari a \u003Cmark>scuola\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> repressione interna\r\n\r\nLa prossima campagna d’Africa dell’esercito italiano sarà nel sahel, in Niger. Sulla carta una missione contro il terrorismo nel cuore della Franc’Afrique. Nei fatti porre le basi per la costruzione \u003Cmark>di\u003C/mark> campi \u003Cmark>di\u003C/mark> prigionia per migranti sud della Libia.\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\n\r\nSabato 16 dicembre\r\nore 20 alla FAT in corso Palermo 46\r\nCena antinatalizia \r\nAnche quest’anno ti aspettiamo alla cena che ammazza li preti\r\nMenù eretico veg vegan e ed esposizione spettacolare del Pres-Empio autogestito:\r\n ciascuno porti la sua statuetta, decorazione, disegno per arricchirlo.\r\nIl nostro menù: antipastini diabolici / chiodi della croce al ragù veg / palle \u003Cmark>di\u003C/mark> natale / giostra infernale / dolci tentazioni / angolo di-vino / acqua santa e… tanti scherzi da prete!\r\nLa cena è benefit lotte sociali.\r\nChiediamo tanti soldi a chi li ha, meno a chi ne ha meno, anche niente a chi non ne ha.\r\nPrenotazioni\r\nMail: fai_to@inrete.it - Telefono: 327 13 42 350\r\nAscolta lo spot\r\n\r\n\r\nVenerdì 22 dicembre\r\nore 17 \r\npresidio\r\n al negozio Benetton \u003Cmark>di\u003C/mark> via Roma 121\r\n Le maglie Benetton sono sporche \u003Cmark>di\u003C/mark> sangue\r\nIl governo argentino ha deciso \u003Cmark>di\u003C/mark> regolare i conti con le comunità resistenti dei mapuche, che hanno recuperato, occupandole, alcune terre \u003Cmark>di\u003C/mark> insediamento tradizionale delle popolazioni indigene, che non avevano e non intendono adottare la proprietà privata. 930.000 ettari \u003Cmark>di\u003C/mark> quelle terre, vendute dallo Stato alle multinazionali inglesi per l’industria estrattiva nell’Ottocento, dagli anni Novanta del secolo scorso sono passate al colosso manifatturiero Benetton, che le utilizza per farvi pascolare le proprie pecore da lana. \r\nBenetton è complice della repressione durissima, costata la vita a Santiago Maldonado in agosto e cl’uccisione \u003Cmark>di\u003C/mark> Rafael Nahuel, il ferimento \u003Cmark>di\u003C/mark> altre due persone, la scomparsa \u003Cmark>di\u003C/mark> diverse altre alla fine \u003Cmark>di\u003C/mark> novembre. Dal 2009 sono 14 gli attivisti uccisi dalla \u003Cmark>polizia\u003C/mark>. \r\n\r\n \r\n\r\nSabato 13 gennaio\r\nore 10,30 / 14\r\nPunto info antimilitarista al Balon\r\ncon vin brulè, cibo e the caldo\r\n benefit assemblea antimilitarista\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 26 gennaio\r\nore 21 \r\nalla Fat in corso Palermo 46\r\nI fascisti del \"secondo millennio\"\r\nCon Pietro Stara, autore de \"L’identità escludente, La Nuova Destra tra piccole patrie e Europa nazione\"\r\n\r\nPer chi fosse interessato ai percorsi della Federazione Anarchica Torinese\r\nriunioni ogni giovedì alle 21\r\ncorso Palermo 46 – a destra nel cortile -\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",{"matched_tokens":562,"snippet":563,"value":564},[80],"del 15 dicembre. La strage \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato dopo 48 anni. Scuole","Anarres del 15 dicembre. La strage \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato dopo 48 anni. Scuole libertarie, conflitto e percorsi decisionali. Le seduzioni elettoraliste della siniostra “radicale”. Notizie dal fronte: truppe italiane in Niger? Alternanza \u003Cmark>scuola\u003C/mark> lavoro in caserma. I fanti imparano a reprimere le insorgenze sociali...",[566,568,570,572,574,576,578],{"matched_tokens":567,"snippet":347,"value":347},[],{"matched_tokens":569,"snippet":550,"value":550},[],{"matched_tokens":571,"snippet":551,"value":551},[],{"matched_tokens":573,"snippet":552,"value":552},[],{"matched_tokens":575,"snippet":553,"value":553},[],{"matched_tokens":577,"snippet":554,"value":554},[],{"matched_tokens":579,"snippet":580,"value":580},[80],"strage \u003Cmark>di\u003C/mark> piazza fontana",[582,584,586],{"field":106,"matched_tokens":583,"snippet":559,"value":560},[18,80],{"field":158,"matched_tokens":585,"snippet":563,"value":564},[80],{"field":38,"indices":587,"matched_tokens":588,"snippets":590,"values":591},[340],[589],[80],[580],[580],1733921019837546500,{"best_field_score":594,"best_field_weight":228,"fields_matched":34,"num_tokens_dropped":50,"score":595,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},"2216192835584","1733921019837546611",{"document":597,"highlight":629,"highlights":659,"text_match":592,"text_match_info":670},{"comment_count":50,"id":598,"is_sticky":50,"permalink":599,"podcastfilter":600,"post_author":347,"post_content":601,"post_date":602,"post_excerpt":56,"post_id":598,"post_modified":603,"post_thumbnail":604,"post_title":605,"post_type":402,"sort_by_date":606,"tag_links":607,"tags":618},"39835","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-6-gennaio-cuba-commercio-dami-pacchi-e-deportati-i-nuovi-cie-di-minniti-a-17-anni-dalla-strage-di-trapani/",[347],"Come ogni venerdì, il 6 gennaio siamo sbarcati su Anarres, il pianeta delle utopie concrete, dalle 10,45 alle 12,45 sui 105.250 delle libere frequenze di Blackout.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2017 01 06 anarres1\r\n\r\n \r\n\r\n2017 01 06 anarres2\r\n\r\n \r\n\r\n2017 01 06 anarres3\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\n \r\n\r\nUn’urna cineraria, lo Stato e la prossima rivoluzione a Cuba, un articolo di di Marcelo “Liberato” Salinas dell’Avana sugli scenari dopo la morte di Fidel Castro\r\n\r\n \r\n\r\nL’export italiano di armi, un business che non conosce crisi. Ne abbiamo parlato con Stefano Raspa antimilitarista attivo contro la base di Aviano\r\n\r\n \r\n\r\nIl nuovo ministro dell’Interno ha deciso che il suo dicastero si impegnerà per l’apertura di un CIE in ogni regione. Dopo un paio d’anni di immobilismo, con quattro CIE ancora aperti, sebbene più volte distrutti dalle rivolte il governo torna alla carica.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Federico Denitto\r\n\r\n \r\n\r\nSono trascorsi 17 anni dalla strage nel CIE di Trapani, il Serraino Vulpitta, dove,in seguito ad un incendio. morirono sei ragazzi tunisini.\r\nAbbiamo letto il documento scritto per l’occasione dai compagni di Trapani. Lo trovate qui.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti:\r\nSabato 21 gennaio ore 10,30\r\nManda una cartolina a Poste Italiane\r\npresidio contro le deportazioni in corso Giulio Cesare 7 – nei pressi dell’ufficio postale\r\nMistral Air, la compagnia aerea di Poste Italiane, non trasporta lettere, pacchi e cartoline… ma deporta rifugiati e migranti in paesi dove non vogliono tornare.\r\nFuggono guerre, miseria, persecuzioni, dittature. C’è chi non vuole sottostare ad un matrimonio forzato e chi non intende fare il soldato. C’è anche chi, semplicemente, vuole andare in Europa, perché desidera un’altra vita.\r\nTutti si trovano di fronte frontiere chiuse, filo spinato, polizia ed esercito.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti fissi:\r\nLe riunioni della federazione anarchica torinese, aperte a tutti gli interessati, sono in corso Palermo 46 ogni giovedì alle 21\r\n\r\n \r\n\r\nDocumenti:\r\nUn’urna cineraria, lo Stato e la prossima rivoluzione a Cuba\r\n\r\nCuba senza Fidel Castro. Quello che da anni i suoi adepti e i suoi nemici stavano immaginando ora è una realtà compiuta. Senza fare troppa fatica per sentirlo, si è percepito un intenso silenzio pubblico che ha avuto una vita propria di fronte all’imponente macchinazione statale del lutto nazionale. I portavoce ufficiali hanno insistito sul fatto che il silenzio fosse un’espressione palpabile dello sgomento di massa. Per gli oppositori anti-castristi questo mutismo era un altro segno della paura di ritorsioni che avrebbero potuto subire coloro che avrebbero voluto festeggiare durante il lutto ufficiale.\r\nMa né la costernazione né il giubilo represso sono stati gli unici ingredienti che si sono percepiti in questi giorni a Cuba. Nel dialogo quotidiano con vicini, amici, familiari e gente comune per la strada, abbiamo avuto la certezza che la morte di Fidel Castro potrebbe essere un evento importante per Cuba, per il mondo e anche per la cosiddetta Storia Universale, ma nello stesso tempo non ha smesso di essere una notizia con poche conseguenze pratiche per la frustrante quotidianità senza speranza che, come in tutto il mondo, viviamo noi che dipendiamo dalla salute della dittatura salariale.\r\nComunque non ci sarebbe molto da festeggiare, tenendo presente le prospettive incerte che lascia dietro di sé Fidel Castro, con un fratello che in dieci anni di governo ha avuto il grande merito di allentare le tensioni autoritarie lasciate da Fidel Castro al fine di mantenere uguale l’essenza del sistema e creare le condizioni generali per far tornare nuovo il ragionamento di quell’altro generale-presidente di Holguin, Fulgencio Batista:\r\n”(…) è che ci sono due tipi di socialismo. Uno significa anarchia e l’altro opera sotto la disciplina del governo. Bisogna essere realistici (…) vogliamo insegnare al popolo che i lavoratori e il capitale sono necessari e devono cooperare. Vogliamo bandire le idee utopiche che non funzioneranno, ma nelle quali la nostra gente crede “ [1]\r\nLa realizzazione di questo tipo di socialismo a Cuba ha avuto una storia più lunga di quella che ci raccontano oggi i seguaci della famiglia Castro. Il precedente dittatore, Fulgencio Batista, ha dato un contributo fondamentale al socialismo autoritario a Cuba, come espresso con chiarezza dalla citazione suddetta, e se continuiamo ad ignorare ciò non potremo farci una chiara idea del ruolo storico di Fidel Castro nella storia di Cuba.\r\nIl 20 novembre del prossimo 2017 saranno 80 anni dal primo evento politico di massa convocato e organizzato dal sergente colonnello Fulgencio Batista, per il quale usò l’allora Ministero del Lavoro che garantiva la presenza obbligatoria almeno dei dipendenti pubblici dell’Avana; l’esercito inoltre gli permise di reclutare con la forza treni, camion, tram, auto, in modo da concentrare tra le 60.000 e le 80.000 persone nello stadio La Tropical, come propaganda mediatica per promuovere ciò che fu definito il Piano Triennale[2].\r\nQuesto fu il primo atto a Cuba di quella che sarebbe diventata una tecnica drammaturgica di mobilitazione permanente di massa in funzione degli interessi esclusivi dello Stato cubano, che poi verrà gestita per oltre mezzo secolo con abilità insuperata da Fidel Castro. Quello che nel 1937 fu una balbuziente iniziativa autoritaria a mala pena gestita dal Ministero del Lavoro e dall’esercito nazionale, dopo il 1959 è diventata una tecnica di uso quotidiano che abbraccia la totalità delle istituzioni del paese e milioni di persone in tutta l’isola fino ad oggi.\r\nI processi governativi, inaugurati a Cuba da Fulgencio Batista ed ereditati e sviluppati alla perfezione da Fidel Castro, lasciano ora con la sua morte completamente aperta la strada affinché i candidati alla successione riscoprano, con sorprendente attualità, la parte più autentica del pensiero politico di Batista e i contributi di Fidel Castro a questo grande progetto condiviso dai due governanti di raggiungere il controllo totale di Cuba attraverso il meccanismo dello Stato nazionale.\r\nSe Fulgencio Batista non ebbe il coraggio né l’intenzione, né la possibilità epocale di prendere in considerazione una rottura con l’egemonia imperiale yankee a Cuba per compiere la realizzazione completa dello Stato nazionale, Fidel Castro ha invece avuto l’immensa audacia e la congiuntura storica favorevole per sfidare direttamente il dominio degli Stati Uniti su Cuba. Sotto l’effetto sublimante di questo proposito colossale, e con il suo superbo talento da principe machiavellico, è riuscito a trasformare in sistema quella che era una semplice frase demagogica di Batista: un socialismo sotto la disciplina del governo, che è sopravvissuto ai più grandi disastri dell’ultimo mezzo secolo e che ha convertito lo Stato cubano in una macchina imponente che non ha nessuna riserva nell’affermare, come avvenuto il 1 Maggio 2008, che ”socialismo è sovranità nazionale”, vale a dire … nazional-socialismo.\r\nIl fatto è che Fidel Castro non fu solo il grande architetto della ”Rivoluzione”, ma anche di qualcosa che i suoi milioni di accoliti non hanno potuto ancora definire con precisione ma che senza dubbi è lo stato sociale nella sua versione stalinista cubana, un modello di gestione governativa emerso dalla particolare posizione dell’isola nello scenario della guerra fredda come alleato privilegiato dell’URSS in America Latina, cosa che ha permesso allo Stato cubano di avere risorse eccezionali per mettere in pratica gli emblematici programmi di educazione integrale dall’età prescolare fino all’istruzione superiore, un sistema sanitario universale gratuito, la piena occupazione, un’urbanizzazione massiccia, miglioramenti fondamentali per milioni di esclusi dal capitalismo neocoloniale che hanno distinto Cuba dagli altri Paesi della zona.\r\nCome ovunque nel mondo dove sono state attuate queste politiche, esse hanno permesso un sostanziale miglioramento del tenore di vita delle masse più sfavorite, ma insieme a ciò e allo stesso tempo, -con intenzione strategica-, hanno portato a un rafforzamento senza precedenti della rete di istituzioni del governo, che ha condotto a una vera apoteosi del benessere dello Stato a Cuba.\r\nMa Fidel Castro ha fatto molto di più con l’uso di queste enormi risorse acquisite grazie al rapporto privilegiato con l’URSS, ha trasformato lo Stato cubano in un attore influente nella politica internazionale, nella decolonizzazione dell’Africa e dell’Asia e nell’espansione dei movimenti antiimperialisti in America Latina, facendo di Cuba un epicentro molto attivo delle tendenze con intenzioni socialiste non allineate all’egemonia sovietica.\r\nPoi, quando cadde la potenza imperiale sovietica, Fidel Castro e il suo immenso prestigio internazionale resuscitarono un nuovo movimento anti-neoliberale in America Latina che arrivò a convertirsi in governo nei principali paesi della zona e, insieme a ciò, l’attuazione di un programma senza precedenti di servizi medico-sanitari dello Stato cubano per i più esclusi del mondo che ha portato gli abili medici cubani sia in luoghi lontani come l’Himalaya pakistano sia nella più vicina ma disastrata Haiti.\r\nTuttavia si deve anche dire che tutti questi movimenti anticoloniali e anti-neoliberali che Fidel Castro ha appoggiato da Cuba si trovano ora, un decennio e mezzo più tardi, in una profonda crisi politica, morale, epistemologica, ecc, dal Sud Africa, Angola, Algeria, fino al Venezuela, Brasile, Argentina e sono sulla buona strada per andare in quella stessa crisi Nicaragua, Ecuador, Bolivia, El Salvador e Vietnam. D’altra parte, quel programma senza precedenti e ammirevole di servizi medici cubani per i paesi del Terzo mondo oggi è semplicemente e banalmente la principale fonte di reddito per la borghesia fidelista che gestisce lo Stato cubano.\r\n\r\n \tLa morte del Leader Maximo arriva in un momento in cui la macchina statale cubana, resuscitata nel 1959-60, si addentra in una nuova crisi economica, affonda in spese e costi insostenibili, ma con una legittimità popolare che si mantiene altissima nonostante tutte le defezioni. Questa situazione particolare e favorevole viene sfruttata al massimo dalle élite di governo per smantellare lo stato sociale cubano dell’epoca di Fidel Castro e della guerra fredda, ”lentamente ma incessantemente”, come affermato dal generale-presidente Raul Castro. Per fare questo saranno costretti a vendere il paese a pezzi, preferiranno infatti allearsi con i maggiori gruppi finanziari del mondo per rifinanziare i loro debiti piuttosto che andare verso una maggiore socializzazione delle capacità decisionali e di gestione dei singoli e dei gruppi sulle loro vite che incarnano la vita reale e non le astrazioni della propaganda, sarebbero questi passi modesti ma preziosi in direzione di una maggiore comunanza nella vita quotidiana e verso l’estinzione dello stato burocratico e parassitario.\r\nPer migliorare e razionalizzare il capitalismo di Stato a Cuba, gli eredi di Fidel Castro hanno due strumenti fondamentali legati anch’essi a Fulgencio Batista.\r\nIl primo è la Centrale dei Lavoratori di Cuba, organizzazione sindacale fondata nel gennaio del 1939, prodotto dell’alleanza tra l’apparato politico-militare di Batista e gli stalinisti cubani, che garantisce fino ad oggi il pieno controllo del movimento operaio cubano da parte dello Stato e dei governi di turno. Se nel 1939 fu un quadro del partito comunista, Lazaro Peña -successivamente conosciuto come il ”capitano della classe operaia”- a essere incaricato da Batista per gestire questa alleanza, nel 1960 sempre Lazaro ricevette lo stesso incarico da Fidel Castro avendo così il tempo sufficiente per creare una scuola di opportunisti e profittatori che ha portato a personaggi cloni dello stesso Lazaro Peña come Pedro Ross Leal e Salvador Valdes Mesa, che hanno dedicato la loro vita a mantener vivo l’obiettivo di Fulgencio e di Fidel Castro di fare un socialismo sotto la disciplina di governo.\r\nIl secondo strumento ereditato dal colonnello sergente Batista è il Codice di Difesa Sociale dell’aprile 1939, pezzo chiave che racchiude lo spirito fascista di Batista, ratificato con nomi diversi e rinforzato all’infinito sotto il potere di Fidel Castro. Dalla sua applicazione ha contribuito a permettere la pena di morte per i reati politici, il ruolo dei tribunali militari e la repressione arbitraria in generale; pezzo legale dimenticato in modo interessato da tutti gli orientamenti politici sia democratici sia pro-dittatoriali, il Codice di Difesa Sociale non è stato formalmente annullato né dalla Costituzione del 1940, né da quella del 1976 e neppure da quella del 1992, mantenendo così tuttora la sua piena utilità nell’affrontare i conflitti sociali che emergeranno dallo smantellamento dello stato sociale stalinista cubano nei prossimi anni.\r\nDopo tante vite spezzate tra presunti oppositori, dopo tante torture infernali per provocare demenza e demoralizzazione, dopo tante esecuzioni sommarie, esilii amari, lunghe sofferenze nelle carceri orrende, molti discorsi incendiari e sublimi, dopo tanta superbia e intolleranza, diventerà sempre più chiaro con silenzioso cinismo che la parte più raffinata e incompiuta dello spirito di Batista può dare un contributo sostanziale a ciò che ora gli uomini dello Stato a Cuba hanno finalmente definito come l’attualizzazione del modello economico del socialismo cubano.\r\n\r\nIII\r\nIl 10 Gennaio 1959, a ridosso quindi della vittoria, il periodico El Libertario, che aveva appena ripreso le pubblicazioni dopo la ferrea chiusura inflittagli dalla polizia politica di Batista, pubblicò un testo dell’ormai dimenticato militante anarchico Antonio Landrián in cui, per la prima volta, vengono sottintese queste connessioni:\r\nLa rivoluzione di Fidel del 26 luglio ha trionfato. Trionferà il suo ideale? Qual è il suo ideale? Principalmente la libertà o detto in altra forma: la liberazione. Da cosa? Del giogo di Batista. Il giogo di Batista era violenza, imposizione, appropriazione indebita, dispotismo, coercizione, tortura, ostinazione, autoritarismo e sottomissione alla catena. Era centralismo, corruzione e servilismo incondizionato…Finché verrà lasciato in piedi uno solo di questi pilastri del deposto regime di Batista, la rivoluzione guidata da Fidel Castro non avrà conseguito la vittoria.\r\nTranne la violenza e la tortura della polizia, che da alcuni anni a Cuba hanno assunto un ruolo meno pubblico e visibile, tutti gli altri fattori segnalati da Landrián non solo sono rimasti in piedi dopo il 1959 - intatti dalla dittatura precedente - ma hanno avuto un rafforzamento e uno sviluppo esponenziale da allora fino ad oggi, tanto da portare Landrián e i compagni che animavano El Libertario a non poter godere l’aria di libertà di questa Rivoluzione Fidelista oltre il maggio 1960, mese in cui furono di nuovo censurati, imprigionati, esiliati e banditi dalla nuova, ora “rivoluzionaria”, polizia politica.\r\nL’imposizione, l’appropriazione indebita, il dispotismo, l’ostinazione, l’autoritarismo, la sottomissione alla catena, il centralismo, la corruzione e il servilismo incondizionato alla macchina statale hanno continuato ad avere un’esistenza attivissima a Cuba dopo la sconfitta della dittatura di Fulgencio Batista . Quella intuizione personale, che ebbe il nostro compagno Antonio Landrián, perso nel vortice della storia, è diventata la base strutturale del funzionamento della vita quotidiana di Cuba fino al momento nel quale sono in corso i funerali di Fidel Castro.\r\nAlcuni amici che erano nel parco centrale della città di Artemisa quando morì Fidel sono stati espulsi dal luogo da parte della polizia e di agenti della Sicurezza dello Stato, perché “ora non è il momento di essere seduti nel parco a parlare”; a studenti in internato di una università dell’Avana, poliziotti in borghese che popolano queste istituzioni hanno chiuso le porte di accesso alle loro camere la sera del 28 novembre, perché “si deve andare alla Piazza della Rivoluzione o in strada fino a quando l’attività ha fine”; la paralisi totale del trasporto statale nella capitale da mezzogiorno del 29 novembre al fine di garantire che la popolazione fosse solo in strada per andare alla enorme manifestazione di massa delle ore 19; il divieto di tutte le attività sportive nelle aree verdi adiacenti a qualsiasi viale importante; multe fino a 1.500 pesos (tre mesi completi di stipendio) per quanti consumano in pubblico bevande alcoliche nei giorni di lutto … sono un piccolo esempio delle procedure quotidiane seguite dai difensori statali del supposto socialismo a Cuba.\r\nFidel Castro ci lascia un paese con uno dei livelli di istruzione, salute e qualità della vita più alti d’America, ma tutto condizionato dall’interesse strategico del funzionamento stabile della macchina statale, in nome della lotta contro l’imperialismo degli Stati Uniti e dei loro lacchè locali. Nello svolgimento di tale scopo si è dato luogo ad una società che è sull’orlo di una crisi di migrazione permanente e con un crollo demografico all’orizzonte. Per questo esito le politiche imperiali Yankees hanno giocato un ruolo decisivo, ma non per questo meno decisivo è stata la dittatura sul proletariato cubano condotta da Fidel Castro che ha trasformato Cuba in un territorio popolato da un “… immenso gregge di schiavi salariati (…) che chiedono di essere schiavi per migliorare la loro condizione …” come in qualsiasi parte del mondo, concretizzando gli incubi più dolorosi dell’ex anarchico cubano Carlos Baliño nel 1897 nel suo testo Profecía Falsa.\r\nQuesto immenso gregge di schiavi salariati, già popolo rivoluzionario, era già in piena fase di degrado morale e di espoliazione materiale, quando Fidel Castro esplicitò nel suo discorso del 1 maggio 2000 il suo ultimo concetto di Rivoluzione, ritirato fuori dall’oblio nei giorni dei suoi funerali, in cui ha detto, tra le altre cose, che: “Rivoluzione è cambiare tutto ciò che deve essere cambiato.” Cinquanta anni fa era pragmaticamente indubbio che il soggetto omesso di tale definizione era quel popolo rivoluzionario che alcune volte è esistito; nel 2000 il soggetto omesso nel discorso non è altro che lo stesso Fidel Castro, con la sua capacità manipolatoria e il suo imponente apparato ideologico-poliziesco che già in quest’anno non ha alcuna remora ad omettere quel popolo rivoluzionario dal suo concetto Rivoluzione, consapevole di ciò che lo ha castrato della sua capacità di elaborazione e di decisione propria e, pertanto, non è nelle condizioni di essere oggetto di un discorso e tanto meno di essere soggetto della propria storia.\r\nNei lunghi giorni di lutto ufficiale che stiamo vivendo a Cuba è evidente che sta emergendo un nuovo slogan di massa: “Io sono Fidel!”, che esprime molto bene lo stato di questa amputazione collettiva. E tra il vasto mare di bandiere, foto e cartelli autoprodotti che si sono visti in televisione da Santiago de Cuba, ce n’era uno, portato da una donna, con su scritto: “Io sono Fidel! Ordine!”.\r\nTale lacuna grammaticale ed esistenziale diventerà sempre più frequente nel pensiero di un popolo che ha avuto l’esperienza sconvolgente di vedere la più fiera incarnazione del potere nella storia di Cuba trasformata in una semplice urna cineraria, un popolo che dovrà imparare a vivere senza gli ordini del suo Comandante in capo, e forse scoprirà che per questo cammino non sono più necessari comandanti, non più ordini, ma più fraternità, più auto-organizzazione, meno viltà e miseria morale tra quelli della base, più responsabilità sulla nostra vita, più immaginazione socializzante, per sconfiggere lo spirito e i rappresentanti della nuova borghesia fidelista, parassitaria e burocratica, che oggi sta ricostruendo integralmente il capitalismo a Cuba e i suoi vecchi orrori sotto i nostri occhi e dissimula piangendo quando in realtà è in festa.\r\nTutto quello che facilita questo apprendimento sarà un contributo diretto alla prossima rivoluzione a Cuba. Tutto ciò che ostacola questa scoperta popolare sarà l’espressione più accurata e aggiornata della controrivoluzione. Le proporzioni che d’ora in poi cercano di aggiungere il fidelismo come corrente di idee all’interno della sinistra all’esterno e all’interno di Cuba saranno l’espressione esatta della bancarotta morale prodotta delle sinistre autoritarie, stataliste e produttiviste nel mondo e potrà mettere ancora sul tavolo la necessità di continuare a forgiare “i modi più sicuri per togliere le fondamenta all’ordine sociale di oggi e metterne altri più sicuri senza che la casa venga giù”, come appuntò nel gennaio 1890 José Martí, riflettendo a proposito di “quel tenero e radioso Bakunin”[3].\r\n\r\ndi Marcelo “Liberato” Salinas - L’Avana\r\n(traduzione a cura di Selva e Davide)\r\n\r\nNOTE\r\n[1] Grazie al ricercatore americano Robert Whitney possiamo avere accesso a questo documento che è disponibile nel libro Estado y Revolucion en Cuba, edizioni Ciencias Sociales de La Habana, 2010, p.230\r\n[2] Tutta la stampa del tempo a Cuba diede questa notizia senza precedenti e il ricercatore Robert Whitney nello stesso libro Estado y Revolucion en Cuba, Op.cit. p 283, riporta questo fatto tramite fonti governative degli Stati Uniti. Cfr. Archivio del Congresso degli Stati Uniti. Grant Watson a Eden, La Habana, 2 dicembre 1937. PRO / FO / A / 9019/65/14, No.171.\r\n[3] “Desde el Hudson” Opere Complete, tomo 12, pag. 378. Editorial Ciencias Sociales, La Habana, 1982.","12 Gennaio 2017","2018-10-17 22:58:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/1430732397_451849184-200x110.jpg","Anarres del 6 gennaio. Cuba, commercio d’ami, pacchi e deportati, i nuovi CIE di Minniti, a 17 anni dalla strage di Trapani…",1484241125,[608,609,610,611,612,613,614,615,616,617],"http://radioblackout.org/tag/antimilitarismo/","http://radioblackout.org/tag/batista/","http://radioblackout.org/tag/castro/","http://radioblackout.org/tag/cie/","http://radioblackout.org/tag/cie-di-trapani/","http://radioblackout.org/tag/commercio-darmi/","http://radioblackout.org/tag/cuba/","http://radioblackout.org/tag/minniti/","http://radioblackout.org/tag/serraino-vulpitta/","http://radioblackout.org/tag/trapani/",[619,620,621,622,623,624,625,626,627,628],"antimilitarismo","batista","castro","cie","cie di trapani","commercio d'armi","cuba","minniti","serraino vulpitta","trapani",{"post_content":630,"post_title":634,"tags":637},{"matched_tokens":631,"snippet":632,"value":633},[18,80],"tempo sufficiente per creare una \u003Cmark>scuola\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> opportunisti e profittatori che ha","Come ogni venerdì, il 6 gennaio siamo sbarcati su Anarres, il pianeta delle utopie concrete, dalle 10,45 alle 12,45 sui 105.250 delle libere frequenze \u003Cmark>di\u003C/mark> Blackout.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2017 01 06 anarres1\r\n\r\n \r\n\r\n2017 01 06 anarres2\r\n\r\n \r\n\r\n2017 01 06 anarres3\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\n \r\n\r\nUn’urna cineraria, lo Stato e la prossima rivoluzione a Cuba, un articolo \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Marcelo “Liberato” Salinas dell’Avana sugli scenari dopo la morte \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro\r\n\r\n \r\n\r\nL’export italiano \u003Cmark>di\u003C/mark> armi, un business che non conosce crisi. Ne abbiamo parlato con Stefano Raspa antimilitarista attivo contro la base \u003Cmark>di\u003C/mark> Aviano\r\n\r\n \r\n\r\nIl nuovo ministro dell’Interno ha deciso che il suo dicastero si impegnerà per l’apertura \u003Cmark>di\u003C/mark> un CIE in ogni regione. Dopo un paio d’anni \u003Cmark>di\u003C/mark> immobilismo, con quattro CIE ancora aperti, sebbene più volte distrutti dalle rivolte il governo torna alla carica.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Federico Denitto\r\n\r\n \r\n\r\nSono trascorsi 17 anni dalla strage nel CIE \u003Cmark>di\u003C/mark> Trapani, il Serraino Vulpitta, dove,in seguito ad un incendio. morirono sei ragazzi tunisini.\r\nAbbiamo letto il documento scritto per l’occasione dai compagni \u003Cmark>di\u003C/mark> Trapani. Lo trovate qui.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti:\r\nSabato 21 gennaio ore 10,30\r\nManda una cartolina a Poste Italiane\r\npresidio contro le deportazioni in corso Giulio Cesare 7 – nei pressi dell’ufficio postale\r\nMistral Air, la compagnia aerea \u003Cmark>di\u003C/mark> Poste Italiane, non trasporta lettere, pacchi e cartoline… ma deporta rifugiati e migranti in paesi dove non vogliono tornare.\r\nFuggono guerre, miseria, persecuzioni, dittature. C’è chi non vuole sottostare ad un matrimonio forzato e chi non intende fare il soldato. C’è anche chi, semplicemente, vuole andare in Europa, perché desidera un’altra vita.\r\nTutti si trovano \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte frontiere chiuse, filo spinato, \u003Cmark>polizia\u003C/mark> ed esercito.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti fissi:\r\nLe riunioni della federazione anarchica torinese, aperte a tutti gli interessati, sono in corso Palermo 46 ogni giovedì alle 21\r\n\r\n \r\n\r\nDocumenti:\r\nUn’urna cineraria, lo Stato e la prossima rivoluzione a Cuba\r\n\r\nCuba senza Fidel Castro. Quello che da anni i suoi adepti e i suoi nemici stavano immaginando ora è una realtà compiuta. Senza fare troppa fatica per sentirlo, si è percepito un intenso silenzio pubblico che ha avuto una vita propria \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte all’imponente macchinazione statale del lutto nazionale. I portavoce ufficiali hanno insistito sul fatto che il silenzio fosse un’espressione palpabile dello sgomento \u003Cmark>di\u003C/mark> massa. Per gli oppositori anti-castristi questo mutismo era un altro segno della paura \u003Cmark>di\u003C/mark> ritorsioni che avrebbero potuto subire coloro che avrebbero voluto festeggiare durante il lutto ufficiale.\r\nMa né la costernazione né il giubilo represso sono stati gli unici ingredienti che si sono percepiti in questi giorni a Cuba. Nel dialogo quotidiano con vicini, amici, familiari e gente comune per la strada, abbiamo avuto la certezza che la morte \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro potrebbe essere un evento importante per Cuba, per il mondo e anche per la cosiddetta Storia Universale, ma nello stesso tempo non ha smesso \u003Cmark>di\u003C/mark> essere una notizia con poche conseguenze pratiche per la frustrante quotidianità senza speranza che, come in tutto il mondo, viviamo noi che dipendiamo dalla salute della dittatura salariale.\r\nComunque non ci sarebbe molto da festeggiare, tenendo presente le prospettive incerte che lascia dietro \u003Cmark>di\u003C/mark> sé Fidel Castro, con un fratello che in dieci anni \u003Cmark>di\u003C/mark> governo ha avuto il grande merito \u003Cmark>di\u003C/mark> allentare le tensioni autoritarie lasciate da Fidel Castro al fine \u003Cmark>di\u003C/mark> mantenere uguale l’essenza del sistema e creare le condizioni generali per far tornare nuovo il ragionamento \u003Cmark>di\u003C/mark> quell’altro generale-presidente \u003Cmark>di\u003C/mark> Holguin, Fulgencio Batista:\r\n”(…) è che ci sono due tipi di socialismo. Uno significa anarchia e l’altro opera sotto la disciplina del governo. Bisogna essere realistici (…) vogliamo insegnare al popolo che i lavoratori e il capitale sono necessari e devono cooperare. Vogliamo bandire le idee utopiche che non funzioneranno, ma nelle quali la nostra gente crede “ [1]\r\nLa realizzazione \u003Cmark>di\u003C/mark> questo tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> socialismo a Cuba ha avuto una storia più lunga \u003Cmark>di\u003C/mark> quella che ci raccontano oggi i seguaci della famiglia Castro. Il precedente dittatore, Fulgencio Batista, ha dato un contributo fondamentale al socialismo autoritario a Cuba, come espresso con chiarezza dalla citazione suddetta, e se continuiamo ad ignorare ciò non potremo farci una chiara idea del ruolo storico \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro nella storia \u003Cmark>di\u003C/mark> Cuba.\r\nIl 20 novembre del prossimo 2017 saranno 80 anni dal primo evento politico \u003Cmark>di\u003C/mark> massa convocato e organizzato dal sergente colonnello Fulgencio Batista, per il quale usò l’allora Ministero del Lavoro che garantiva la presenza obbligatoria almeno dei dipendenti pubblici dell’Avana; l’esercito inoltre gli permise \u003Cmark>di\u003C/mark> reclutare con la forza treni, camion, tram, auto, in modo da concentrare tra le 60.000 e le 80.000 persone nello stadio La Tropical, come propaganda mediatica per promuovere ciò che fu definito il Piano Triennale[2].\r\nQuesto fu il primo atto a Cuba \u003Cmark>di\u003C/mark> quella che sarebbe diventata una tecnica drammaturgica \u003Cmark>di\u003C/mark> mobilitazione permanente \u003Cmark>di\u003C/mark> massa in funzione degli interessi esclusivi dello Stato cubano, che poi verrà gestita per oltre mezzo secolo con abilità insuperata da Fidel Castro. Quello che nel 1937 fu una balbuziente iniziativa autoritaria a mala pena gestita dal Ministero del Lavoro e dall’esercito nazionale, dopo il 1959 è diventata una tecnica \u003Cmark>di\u003C/mark> uso quotidiano che abbraccia la totalità delle istituzioni del paese e milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> persone in tutta l’isola fino ad oggi.\r\nI processi governativi, inaugurati a Cuba da Fulgencio Batista ed ereditati e sviluppati alla perfezione da Fidel Castro, lasciano ora con la sua morte completamente aperta la strada affinché i candidati alla successione riscoprano, con sorprendente attualità, la parte più autentica del pensiero politico \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista e i contributi \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro a questo grande progetto condiviso dai due governanti \u003Cmark>di\u003C/mark> raggiungere il controllo totale \u003Cmark>di\u003C/mark> Cuba attraverso il meccanismo dello Stato nazionale.\r\nSe Fulgencio Batista non ebbe il coraggio né l’intenzione, né la possibilità epocale \u003Cmark>di\u003C/mark> prendere in considerazione una rottura con l’egemonia imperiale yankee a Cuba per compiere la realizzazione completa dello Stato nazionale, Fidel Castro ha invece avuto l’immensa audacia e la congiuntura storica favorevole per sfidare direttamente il dominio degli Stati Uniti su Cuba. Sotto l’effetto sublimante \u003Cmark>di\u003C/mark> questo proposito colossale, e con il suo superbo talento da principe machiavellico, è riuscito a trasformare in sistema quella che era una semplice frase demagogica \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista: un socialismo sotto la disciplina del governo, che è sopravvissuto ai più grandi disastri dell’ultimo mezzo secolo e che ha convertito lo Stato cubano in una macchina imponente che non ha nessuna riserva nell’affermare, come avvenuto il 1 Maggio 2008, che ”socialismo è sovranità nazionale”, vale a dire … nazional-socialismo.\r\nIl fatto è che Fidel Castro non fu solo il grande architetto della ”Rivoluzione”, ma anche \u003Cmark>di\u003C/mark> qualcosa che i suoi milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> accoliti non hanno potuto ancora definire con precisione ma che senza dubbi è lo stato sociale nella sua versione stalinista cubana, un modello \u003Cmark>di\u003C/mark> gestione governativa emerso dalla particolare posizione dell’isola nello scenario della guerra fredda come alleato privilegiato dell’URSS in America Latina, cosa che ha permesso allo Stato cubano \u003Cmark>di\u003C/mark> avere risorse eccezionali per mettere in pratica gli emblematici programmi \u003Cmark>di\u003C/mark> educazione integrale dall’età prescolare fino all’istruzione superiore, un sistema sanitario universale gratuito, la piena occupazione, un’urbanizzazione massiccia, miglioramenti fondamentali per milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> esclusi dal capitalismo neocoloniale che hanno distinto Cuba dagli altri Paesi della zona.\r\nCome ovunque nel mondo dove sono state attuate queste politiche, esse hanno permesso un sostanziale miglioramento del tenore \u003Cmark>di\u003C/mark> vita delle masse più sfavorite, ma insieme a ciò e allo stesso tempo, -con intenzione strategica-, hanno portato a un rafforzamento senza precedenti della rete \u003Cmark>di\u003C/mark> istituzioni del governo, che ha condotto a una vera apoteosi del benessere dello Stato a Cuba.\r\nMa Fidel Castro ha fatto molto \u003Cmark>di\u003C/mark> più con l’uso \u003Cmark>di\u003C/mark> queste enormi risorse acquisite grazie al rapporto privilegiato con l’URSS, ha trasformato lo Stato cubano in un attore influente nella politica internazionale, nella decolonizzazione dell’Africa e dell’Asia e nell’espansione dei movimenti antiimperialisti in America Latina, facendo \u003Cmark>di\u003C/mark> Cuba un epicentro molto attivo delle tendenze con intenzioni socialiste non allineate all’egemonia sovietica.\r\nPoi, quando cadde la potenza imperiale sovietica, Fidel Castro e il suo immenso prestigio internazionale resuscitarono un nuovo movimento anti-neoliberale in America Latina che arrivò a convertirsi in governo nei principali paesi della zona e, insieme a ciò, l’attuazione \u003Cmark>di\u003C/mark> un programma senza precedenti \u003Cmark>di\u003C/mark> servizi medico-sanitari dello Stato cubano per i più esclusi del mondo che ha portato gli abili medici cubani sia in luoghi lontani come l’Himalaya pakistano sia nella più vicina ma disastrata Haiti.\r\nTuttavia si deve anche dire che tutti questi movimenti anticoloniali e anti-neoliberali che Fidel Castro ha appoggiato da Cuba si trovano ora, un decennio e mezzo più tardi, in una profonda crisi politica, morale, epistemologica, ecc, dal Sud Africa, Angola, Algeria, fino al Venezuela, Brasile, Argentina e sono sulla buona strada per andare in quella stessa crisi Nicaragua, Ecuador, Bolivia, El Salvador e Vietnam. D’altra parte, quel programma senza precedenti e ammirevole \u003Cmark>di\u003C/mark> servizi medici cubani per i paesi del Terzo mondo oggi è semplicemente e banalmente la principale fonte \u003Cmark>di\u003C/mark> reddito per la borghesia fidelista che gestisce lo Stato cubano.\r\n\r\n \tLa morte del Leader Maximo arriva in un momento in cui la macchina statale cubana, resuscitata nel 1959-60, si addentra in una nuova crisi economica, affonda in spese e costi insostenibili, ma con una legittimità popolare che si mantiene altissima nonostante tutte le defezioni. Questa situazione particolare e favorevole viene sfruttata al massimo dalle élite \u003Cmark>di\u003C/mark> governo per smantellare lo stato sociale cubano dell’epoca \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro e della guerra fredda, ”lentamente ma incessantemente”, come affermato dal generale-presidente Raul Castro. Per fare questo saranno costretti a vendere il paese a pezzi, preferiranno infatti allearsi con i maggiori gruppi finanziari del mondo per rifinanziare i loro debiti piuttosto che andare verso una maggiore socializzazione delle capacità decisionali e \u003Cmark>di\u003C/mark> gestione dei singoli e dei gruppi sulle loro vite che incarnano la vita reale e non le astrazioni della propaganda, sarebbero questi passi modesti ma preziosi in direzione \u003Cmark>di\u003C/mark> una maggiore comunanza nella vita quotidiana e verso l’estinzione dello stato burocratico e parassitario.\r\nPer migliorare e razionalizzare il capitalismo \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato a Cuba, gli eredi \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro hanno due strumenti fondamentali legati anch’essi a Fulgencio Batista.\r\nIl primo è la Centrale dei Lavoratori \u003Cmark>di\u003C/mark> Cuba, organizzazione sindacale fondata nel gennaio del 1939, prodotto dell’alleanza tra l’apparato politico-militare \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista e gli stalinisti cubani, che garantisce fino ad oggi il pieno controllo del movimento operaio cubano da parte dello Stato e dei governi \u003Cmark>di\u003C/mark> turno. Se nel 1939 fu un quadro del partito comunista, Lazaro Peña -successivamente conosciuto come il ”capitano della classe operaia”- a essere incaricato da Batista per gestire questa alleanza, nel 1960 sempre Lazaro ricevette lo stesso incarico da Fidel Castro avendo così il tempo sufficiente per creare una \u003Cmark>scuola\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> opportunisti e profittatori che ha portato a personaggi cloni dello stesso Lazaro Peña come Pedro Ross Leal e Salvador Valdes Mesa, che hanno dedicato la loro vita a mantener vivo l’obiettivo \u003Cmark>di\u003C/mark> Fulgencio e \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro \u003Cmark>di\u003C/mark> fare un socialismo sotto la disciplina \u003Cmark>di\u003C/mark> governo.\r\nIl secondo strumento ereditato dal colonnello sergente Batista è il Codice \u003Cmark>di\u003C/mark> Difesa Sociale dell’aprile 1939, pezzo chiave che racchiude lo spirito fascista \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista, ratificato con nomi diversi e rinforzato all’infinito sotto il potere \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro. Dalla sua applicazione ha contribuito a permettere la pena \u003Cmark>di\u003C/mark> morte per i reati politici, il ruolo dei tribunali militari e la repressione arbitraria in generale; pezzo legale dimenticato in modo interessato da tutti gli orientamenti politici sia democratici sia pro-dittatoriali, il Codice \u003Cmark>di\u003C/mark> Difesa Sociale non è stato formalmente annullato né dalla Costituzione del 1940, né da quella del 1976 e neppure da quella del 1992, mantenendo così tuttora la sua piena utilità nell’affrontare i conflitti sociali che emergeranno dallo smantellamento dello stato sociale stalinista cubano nei prossimi anni.\r\nDopo tante vite spezzate tra presunti oppositori, dopo tante torture infernali per provocare demenza e demoralizzazione, dopo tante esecuzioni sommarie, esilii amari, lunghe sofferenze nelle carceri orrende, molti discorsi incendiari e sublimi, dopo tanta superbia e intolleranza, diventerà sempre più chiaro con silenzioso cinismo che la parte più raffinata e incompiuta dello spirito \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista può dare un contributo sostanziale a ciò che ora gli uomini dello Stato a Cuba hanno finalmente definito come l’attualizzazione del modello economico del socialismo cubano.\r\n\r\nIII\r\nIl 10 Gennaio 1959, a ridosso quindi della vittoria, il periodico El Libertario, che aveva appena ripreso le pubblicazioni dopo la ferrea chiusura inflittagli dalla \u003Cmark>polizia\u003C/mark> politica \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista, pubblicò un testo dell’ormai dimenticato militante anarchico Antonio Landrián in cui, per la prima volta, vengono sottintese queste connessioni:\r\nLa rivoluzione \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel del 26 luglio ha trionfato. Trionferà il suo ideale? Qual è il suo ideale? Principalmente la libertà o detto in altra forma: la liberazione. Da cosa? Del giogo \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista. Il giogo \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista era violenza, imposizione, appropriazione indebita, dispotismo, coercizione, tortura, ostinazione, autoritarismo e sottomissione alla catena. Era centralismo, corruzione e servilismo incondizionato…Finché verrà lasciato in piedi uno solo \u003Cmark>di\u003C/mark> questi pilastri del deposto regime \u003Cmark>di\u003C/mark> Batista, la rivoluzione guidata da Fidel Castro non avrà conseguito la vittoria.\r\nTranne la violenza e la tortura della \u003Cmark>polizia\u003C/mark>, che da alcuni anni a Cuba hanno assunto un ruolo meno pubblico e visibile, tutti gli altri fattori segnalati da Landrián non solo sono rimasti in piedi dopo il 1959 - intatti dalla dittatura precedente - ma hanno avuto un rafforzamento e uno sviluppo esponenziale da allora fino ad oggi, tanto da portare Landrián e i compagni che animavano El Libertario a non poter godere l’aria \u003Cmark>di\u003C/mark> libertà \u003Cmark>di\u003C/mark> questa Rivoluzione Fidelista oltre il maggio 1960, mese in cui furono \u003Cmark>di\u003C/mark> nuovo censurati, imprigionati, esiliati e banditi dalla nuova, ora “rivoluzionaria”, \u003Cmark>polizia\u003C/mark> politica.\r\nL’imposizione, l’appropriazione indebita, il dispotismo, l’ostinazione, l’autoritarismo, la sottomissione alla catena, il centralismo, la corruzione e il servilismo incondizionato alla macchina statale hanno continuato ad avere un’esistenza attivissima a Cuba dopo la sconfitta della dittatura \u003Cmark>di\u003C/mark> Fulgencio Batista . Quella intuizione personale, che ebbe il nostro compagno Antonio Landrián, perso nel vortice della storia, è diventata la base strutturale del funzionamento della vita quotidiana \u003Cmark>di\u003C/mark> Cuba fino al momento nel quale sono in corso i funerali \u003Cmark>di\u003C/mark> Fidel Castro.\r\nAlcuni amici che erano nel parco centrale della città \u003Cmark>di\u003C/mark> Artemisa quando morì Fidel sono stati espulsi dal luogo da parte della \u003Cmark>polizia\u003C/mark> e \u003Cmark>di\u003C/mark> agenti della Sicurezza dello Stato, perché “ora non è il momento \u003Cmark>di\u003C/mark> essere seduti nel parco a parlare”; a studenti in internato \u003Cmark>di\u003C/mark> una università dell’Avana, poliziotti in borghese che popolano queste istituzioni hanno chiuso le porte \u003Cmark>di\u003C/mark> accesso alle loro camere la sera del 28 novembre, perché “si deve andare alla Piazza della Rivoluzione o in strada fino a quando l’attività ha fine”; la paralisi totale del trasporto statale nella capitale da mezzogiorno del 29 novembre al fine \u003Cmark>di\u003C/mark> garantire che la popolazione fosse solo in strada per andare alla enorme manifestazione \u003Cmark>di\u003C/mark> massa delle ore 19; il divieto \u003Cmark>di\u003C/mark> tutte le attività sportive nelle aree verdi adiacenti a qualsiasi viale importante; multe fino a 1.500 pesos (tre mesi completi \u003Cmark>di\u003C/mark> stipendio) per quanti consumano in pubblico bevande alcoliche nei giorni \u003Cmark>di\u003C/mark> lutto … sono un piccolo esempio delle procedure quotidiane seguite dai difensori statali del supposto socialismo a Cuba.\r\nFidel Castro ci lascia un paese con uno dei livelli \u003Cmark>di\u003C/mark> istruzione, salute e qualità della vita più alti d’America, ma tutto condizionato dall’interesse strategico del funzionamento stabile della macchina statale, in nome della lotta contro l’imperialismo degli Stati Uniti e dei loro lacchè locali. Nello svolgimento \u003Cmark>di\u003C/mark> tale scopo si è dato luogo ad una società che è sull’orlo \u003Cmark>di\u003C/mark> una crisi \u003Cmark>di\u003C/mark> migrazione permanente e con un crollo demografico all’orizzonte. Per questo esito le politiche imperiali Yankees hanno giocato un ruolo decisivo, ma non per questo meno decisivo è stata la dittatura sul proletariato cubano condotta da Fidel Castro che ha trasformato Cuba in un territorio popolato da un “… immenso gregge \u003Cmark>di\u003C/mark> schiavi salariati (…) che chiedono \u003Cmark>di\u003C/mark> essere schiavi per migliorare la loro condizione …” come in qualsiasi parte del mondo, concretizzando gli incubi più dolorosi dell’ex anarchico cubano Carlos Baliño nel 1897 nel suo testo Profecía Falsa.\r\nQuesto immenso gregge \u003Cmark>di\u003C/mark> schiavi salariati, già popolo rivoluzionario, era già in piena fase \u003Cmark>di\u003C/mark> degrado morale e \u003Cmark>di\u003C/mark> espoliazione materiale, quando Fidel Castro esplicitò nel suo discorso del 1 maggio 2000 il suo ultimo concetto \u003Cmark>di\u003C/mark> Rivoluzione, ritirato fuori dall’oblio nei giorni dei suoi funerali, in cui ha detto, tra le altre cose, che: “Rivoluzione è cambiare tutto ciò che deve essere cambiato.” Cinquanta anni fa era pragmaticamente indubbio che il soggetto omesso \u003Cmark>di\u003C/mark> tale definizione era quel popolo rivoluzionario che alcune volte è esistito; nel 2000 il soggetto omesso nel discorso non è altro che lo stesso Fidel Castro, con la sua capacità manipolatoria e il suo imponente apparato ideologico-poliziesco che già in quest’anno non ha alcuna remora ad omettere quel popolo rivoluzionario dal suo concetto Rivoluzione, consapevole \u003Cmark>di\u003C/mark> ciò che lo ha castrato della sua capacità \u003Cmark>di\u003C/mark> elaborazione e \u003Cmark>di\u003C/mark> decisione propria e, pertanto, non è nelle condizioni \u003Cmark>di\u003C/mark> essere oggetto \u003Cmark>di\u003C/mark> un discorso e tanto meno \u003Cmark>di\u003C/mark> essere soggetto della propria storia.\r\nNei lunghi giorni \u003Cmark>di\u003C/mark> lutto ufficiale che stiamo vivendo a Cuba è evidente che sta emergendo un nuovo slogan \u003Cmark>di\u003C/mark> massa: “Io sono Fidel!”, che esprime molto bene lo stato \u003Cmark>di\u003C/mark> questa amputazione collettiva. E tra il vasto mare \u003Cmark>di\u003C/mark> bandiere, foto e cartelli autoprodotti che si sono visti in televisione da Santiago de Cuba, ce n’era uno, portato da una donna, con su scritto: “Io sono Fidel! Ordine!”.\r\nTale lacuna grammaticale ed esistenziale diventerà sempre più frequente nel pensiero \u003Cmark>di\u003C/mark> un popolo che ha avuto l’esperienza sconvolgente \u003Cmark>di\u003C/mark> vedere la più fiera incarnazione del potere nella storia \u003Cmark>di\u003C/mark> Cuba trasformata in una semplice urna cineraria, un popolo che dovrà imparare a vivere senza gli ordini del suo Comandante in capo, e forse scoprirà che per questo cammino non sono più necessari comandanti, non più ordini, ma più fraternità, più auto-organizzazione, meno viltà e miseria morale tra quelli della base, più responsabilità sulla nostra vita, più immaginazione socializzante, per sconfiggere lo spirito e i rappresentanti della nuova borghesia fidelista, parassitaria e burocratica, che oggi sta ricostruendo integralmente il capitalismo a Cuba e i suoi vecchi orrori sotto i nostri occhi e dissimula piangendo quando in realtà è in festa.\r\nTutto quello che facilita questo apprendimento sarà un contributo diretto alla prossima rivoluzione a Cuba. Tutto ciò che ostacola questa scoperta popolare sarà l’espressione più accurata e aggiornata della controrivoluzione. Le proporzioni che d’ora in poi cercano \u003Cmark>di\u003C/mark> aggiungere il fidelismo come corrente \u003Cmark>di\u003C/mark> idee all’interno della sinistra all’esterno e all’interno \u003Cmark>di\u003C/mark> Cuba saranno l’espressione esatta della bancarotta morale prodotta delle sinistre autoritarie, stataliste e produttiviste nel mondo e potrà mettere ancora sul tavolo la necessità \u003Cmark>di\u003C/mark> continuare a forgiare “i modi più sicuri per togliere le fondamenta all’ordine sociale \u003Cmark>di\u003C/mark> oggi e metterne altri più sicuri senza che la casa venga giù”, come appuntò nel gennaio 1890 José Martí, riflettendo a proposito \u003Cmark>di\u003C/mark> “quel tenero e radioso Bakunin”[3].\r\n\r\n\u003Cmark>di\u003C/mark> Marcelo “Liberato” Salinas - L’Avana\r\n(traduzione a cura \u003Cmark>di\u003C/mark> Selva e Davide)\r\n\r\nNOTE\r\n[1] Grazie al ricercatore americano Robert Whitney possiamo avere accesso a questo documento che è disponibile nel libro Estado y Revolucion en Cuba, edizioni Ciencias Sociales de La Habana, 2010, p.230\r\n[2] Tutta la stampa del tempo a Cuba diede questa notizia senza precedenti e il ricercatore Robert Whitney nello stesso libro Estado y Revolucion en Cuba, Op.cit. p 283, riporta questo fatto tramite fonti governative degli Stati Uniti. Cfr. Archivio del Congresso degli Stati Uniti. Grant Watson a Eden, La Habana, 2 dicembre 1937. PRO / FO / A / 9019/65/14, No.171.\r\n[3] “Desde el Hudson” Opere Complete, tomo 12, pag. 378. Editorial Ciencias Sociales, La Habana, 1982.",{"matched_tokens":635,"snippet":636,"value":636},[80,80],"Anarres del 6 gennaio. Cuba, commercio d’ami, pacchi e deportati, i nuovi CIE \u003Cmark>di\u003C/mark> Minniti, a 17 anni dalla strage \u003Cmark>di\u003C/mark> Trapani…",[638,640,642,644,646,649,651,653,655,657],{"matched_tokens":639,"snippet":619,"value":619},[],{"matched_tokens":641,"snippet":620,"value":620},[],{"matched_tokens":643,"snippet":621,"value":621},[],{"matched_tokens":645,"snippet":622,"value":622},[],{"matched_tokens":647,"snippet":648,"value":648},[80],"cie \u003Cmark>di\u003C/mark> trapani",{"matched_tokens":650,"snippet":624,"value":624},[],{"matched_tokens":652,"snippet":625,"value":625},[],{"matched_tokens":654,"snippet":626,"value":626},[],{"matched_tokens":656,"snippet":627,"value":627},[],{"matched_tokens":658,"snippet":628,"value":628},[],[660,662,664],{"field":106,"matched_tokens":661,"snippet":632,"value":633},[18,80],{"field":158,"matched_tokens":663,"snippet":636,"value":636},[80,80],{"field":38,"indices":665,"matched_tokens":666,"snippets":668,"values":669},[27],[667],[80],[648],[648],{"best_field_score":594,"best_field_weight":228,"fields_matched":34,"num_tokens_dropped":50,"score":595,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},6637,{"collection_name":402,"first_q":76,"per_page":340,"q":76},11,["Reactive",675],{},["Set"],["ShallowReactive",678],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fQEy3zg52uBPjQcGBDCx5wJYdfo9qZwZKo4nu62s6Pug":-1},true,"/search?query=scuola+di+polizia"]