","Ferguson. La rivolta dilaga negli States","post",1417024044,[60,61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/afroamericani/","http://radioblackout.org/tag/cesura-di-classe/","http://radioblackout.org/tag/ferguson/","http://radioblackout.org/tag/rivolta-negli-stati-uniti/","http://radioblackout.org/tag/segregazione-razziale/",[23,25,21,31,29],{"post_content":67,"tags":73},{"matched_tokens":68,"snippet":71,"value":72},[69,70],"segregazione","razziale","quarant'anni dalle lotte contro la \u003Cmark>segregazione\u003C/mark> \u003Cmark>razziale\u003C/mark>, a sei anni dall'elezione del","La decisione del Gran Jury di non incriminare il poliziotto che ferì un ragazzo accusato di un furto di sigari, lo inseguì e lo freddò con 10 colpi, nonostante fosse disarmato, sta incendiando gli Stati Uniti. Da due giorni la cittadina nei pressi di Sant Luis è in fiamme. Fiamme che sono dilagate in tutto il paese. La protesta, diversamente da altre occasioni, non ha investito solo i sobborghi dei neri, ma è straripata arrivando a bloccare i ponti di New York.\r\nA quarant'anni dalle lotte contro la \u003Cmark>segregazione\u003C/mark> \u003Cmark>razziale\u003C/mark>, a sei anni dall'elezione del primo presidente afroamericano degli Stati Uniti, la condizione della maggioranza dei neri esprime una cesura di classe, che l'esistenza di una \"borghesia nera\" conferma con la sua stessa esistenza.\r\nI neri (e gli ispanici) sono la maggioranza della popolazione carceraria.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Guido Caldiron, autore sul Manifesto di oggi di un articolo che riportiamo sotto.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ncaldiron_usa\r\n\r\n«Ferguson o Iraq?». Dopo che il 9 agosto il 18enne afroamericano Michael Brown era caduto sotto i colpi di un agente di polizia bianco a Ferguson, il sito scozzese Mashable, 4 milioni di contatti su Twitter quest’anno, aveva accostato una serie di fotografie che erano state scattate nella cittadina del Missouri nelle ore successive alla morte del ragazzo, con quelle arrivate negli ultimi anni da Baghdad. Difficile cogliere la differenza, se non perché nel primo caso ad essere controllati e identificati in mezzo alla strada erano quasi esclusivamente dei neri. Simili le divise mimetiche, gli elmetti utilizzati dai reparti speciali delle forze dell’ordine o della Guardia nazionale, i fucili d’assalto imbracciati dagli agenti, i blindati su cui erano state montate delle piccole mitragliatrici che pattugliavano la zona. Nessuno avrebbe potuto dire con certezza che questa banlieue di Saint Louis si trovasse non lontano dalla linea Mason-Dixon, piuttosto che in Medioriente.\r\n\r\nOra che un Grand Jury composto prevalentemente da giudici bianchi ha derubricato a «legittima difesa» l’omicidio di Brown, stabilendo che l’agente, bianco, Darren Wilson non debba essere processato per l’accaduto, quel drammatico paragone con le guerre che gli Stati Uniti combattono in giro per il mondo, torna ad echeggiare nel dibattito pubblico del paese. Perché, insieme al perdurare dei pregiudizi razziali e della \u003Cmark>segregazione\u003C/mark> sociale degli afroamericani, ciò che ha reso possibile la tragedia di Ferguson, è la modalità stessa in cui viene gestito “l’ordine pubblico” in America.\r\n\r\nIniziata già alla fine degli anni Sessanta, a seguito delle rivolte urbane che scossero il paese, la progressiva militarizzazione dei corpi di polizia locali è diventata una delle caratteristiche della realtà sociale americana. Prima la «war on drugs» lanciata già negli anni Ottanta e quindi l’ulteriore escalation militarista seguita ai riot di Los Angeles del 1992, hanno reso molti uffici degli sceriffi di contea del tutto simili a piccole guarnigioni delle forze armate. Come evidenziato, tra gli altri, da uno studio realizzato dalla Scuola di studi sulla polizia dell’università del Kentucky Orientale, centinaia di dipartimenti delle forze dell’ordine si sono dotati nel corso degli ultimi decenni di veri e propri corpi paramilitari, in grado di scegliere quali armi e quale tipo di addestramento far seguire ai propri agenti che si sono così spesso trasformati, come sottolineato dalla rivista Covert Action, in «una sorta di combattenti ninja».\r\n\r\nNon solo, l’industria degli armamenti ha puntato molto su questo tipo di tendenza, riciclando per così dire sul mercato interno, armi e mezzi non più utilizzabili sui teatri di guerra internazionali. Recentemente il New York Times ha rivelato che solo dal 2006 ad oggi qualcosa come 432 veicoli blindati, 533 aerei ed elicotteri, oltre a 90mila armi automatiche sono passati direttamente dalle mani dei militari a quelle dei poliziotti.\r\n\r\nIn questo clima, sono il sospetto e la paura reciproca che regnano spesso per la strade dei ghetti neri o dei quartieri dell’immigrazione, con le tragiche conclusioni che sono sotto gli occhi di tutti. Per Joseph McNamara, ricercatore della Stanford University, «quando nella tua zona gira della gente in divisa militare, con armi e veicoli militari, è più facile credere che si tratti di un esercito di occupazione che della polizia locale».",[74,76,78,80,82],{"matched_tokens":75,"snippet":23},[],{"matched_tokens":77,"snippet":25},[],{"matched_tokens":79,"snippet":21},[],{"matched_tokens":81,"snippet":31},[],{"matched_tokens":83,"snippet":84},[69,70],"\u003Cmark>segregazione\u003C/mark> \u003Cmark>razziale\u003C/mark>",[86,91],{"field":34,"indices":87,"matched_tokens":88,"snippets":90},[38],[89],[69,70],[84],{"field":92,"matched_tokens":93,"snippet":71,"value":72},"post_content",[69,70],1157451471441625000,{"best_field_score":96,"best_field_weight":97,"fields_matched":98,"num_tokens_dropped":46,"score":99,"tokens_matched":98,"typo_prefix_score":46},"2211897868544",13,2,"1157451471441625194",{"document":101,"highlight":131,"highlights":136,"text_match":139,"text_match_info":140},{"cat_link":102,"category":103,"comment_count":46,"id":104,"is_sticky":46,"permalink":105,"post_author":49,"post_content":106,"post_date":107,"post_excerpt":52,"post_id":104,"post_modified":108,"post_thumbnail":109,"post_thumbnail_html":110,"post_title":111,"post_type":57,"sort_by_date":112,"tag_links":113,"tags":122},[43],[45],"83081","http://radioblackout.org/2023/07/francia-in-fiamme-dopo-la-morte-di-nahel-1/","Nanterre, banlieu parigina. La mattina del 27 giugno Nahel viene fermato dalla polizia mentre è alla guida di una macchina. “Ti sparo un proiettile in testa”, lo minaccia un agente, mentre punta l’arma verso il ragazzo. Poi spara, e lo uccide.\r\n\r\nInizialmente, la polizia ha invocato la legittima difesa dichiarando che la macchina del ragazzo correva in direzione degli agenti. Una versione smentita da un video che ha fatto il giro del web (link: https://www.youtube.com/watch?v=62QW5gHzIeQ) dimostrando che i poliziotti avevano mentito.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nSi è immediatamente mobilitato il consueto apparato repressivo: schieramento dei reparti antisommossa e il quartiere Picasso, il quartiere del giovane, in stadio d’assedio «preventivo».\r\n\r\nDalla notte stessa, la rabbia monta. La prima notte nelle banlieues di Parigi e nei giorni successivi arriva ad abbracciare le grandi città come Lione, Lille, Nizza, Tolosa, Marsiglia, oltre a tantissimi centri urbani di piccole e medie dimensioni.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nMunicipi, stazioni di polizia, supermercati, tram, auto – soprattutto della polizia -, banche, uffici governativi e istituzionali di vario genere, scuole comprese, sono stati incendiati o attaccati in mezza Francia. Segnalato anche un tentato assalto al carcere di Fresnes, sud di Parigi, per fare evadare le persone rinchiuse; attaccato il posto di guardia del carcere da alcune decine di manifestanti, respinti a fatica solo dopo l’arrivo dei reparti di pronto intervento.\r\n\r\n\r\n\r\nAbbiamo deciso di fare uno speciale su quello che è accaduto e sta accadendo in Francia.\r\n\r\nQui il podcast della prima parte dello speciale:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/speciale1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nI primi due contributi sono stati quelli di Mournia, del Fronte delle madri e del Coordinamento dei Comitati per la difesa dei quartieri popolari, che ci parla della violenza poliziesca sistemica in Francia su giovani razzializzati, molto spesso neri o magrebini:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Mournia_1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Mournia_2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n(scaricabili qui e qui)\r\n\r\nAbbiamo poi chiesto a Mathieu Rigouste, sociologo e saggista francese originario della municipalità di Nanterre, che si occupa di capitalismo securitario, endocolonialismo e segregazione razziale, di fornirci una genealogia dei Comitè veritè et justice, analoga a quella relativa alla violenza poliziesca che emergeva da una sua intervista apparsa qualche giorno fa su Il Manifesto.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/rigouste.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIn seguito, abbiamo chiesto a Fx, membro della Plateforme d'enquêtes militantes, di farci un racconto cronologico dell'ultima settimana a Parigi. Dalla chiacchierata con lui emergono anche alcuni elementi utili a inquadrare le rivolte scoppiate in seguito alla morte di Nahel:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/fx.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nL’intervento di Leopold Lambert si concentra su un asse geografico (la banlieue di Nanterre) e un asse temporale (la correlazione tra le rivolte del 2005 e quelle del 2023). Lambert è redattore della rivista The Funambulist, un progetto editoriale che si occupa di storia imperiale e lotte anticoloniali su scala globale. È altresì autore di un libro uscito in lingua francese che s’intitola “stato d’urgenza, una storia spaziale del continuum coloniale francese”. 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Fa altresì parte della coordinazione per l’anniversario della Marche pour l’égalité del 1983, di cui quest’anno ricorre il 40esimo anniversario.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/mp3-mhomaed.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n(seguiranno i podcast del resto dello speciale)","5 Luglio 2023","2023-07-08 01:37:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/11564365-1688016930-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/11564365-1688016930-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/11564365-1688016930-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/11564365-1688016930-1024x683.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/11564365-1688016930-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/11564365-1688016930.jpg 1170w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Francia in fiamme dopo la morte di Nahel // parte 1",1688581369,[114,115,116,117,118,119,120,121],"http://radioblackout.org/tag/citta/","http://radioblackout.org/tag/francia/","http://radioblackout.org/tag/incendi/","http://radioblackout.org/tag/nahel/","http://radioblackout.org/tag/parigi/","http://radioblackout.org/tag/razzismo/","http://radioblackout.org/tag/riot/","http://radioblackout.org/tag/rivolte/",[123,124,125,126,127,128,129,130],"città","francia","incendi","nahel","parigi","razzismo","riot","rivolte",{"post_content":132},{"matched_tokens":133,"snippet":134,"value":135},[69,70],"di capitalismo securitario, endocolonialismo e \u003Cmark>segregazione\u003C/mark> \u003Cmark>razziale\u003C/mark>, di fornirci una genealogia dei","Nanterre, banlieu parigina. 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Sono luoghi squallidi, isolati, quasi inaccessibili, governati da leggi speciali, amministrati dalle organizzazioni internazionali come Unhcr e Iom, sorvegliati dalla polizia. Soprattutto, sono spazi a cui le persone vengono legate tramite il ricatto delle procedure di asilo: “campi di confinamento” è quindi una formula meno generica e più esatta per definire tali strutture. La funzione di questi luoghi è quella di limitare la mobilità delle persone e ciò passa attraverso una contenzione fisica, ma anche temporale, attraverso la posticipazione indefinita della fine del loro viaggio verso l’Europa. Decine di migliaia di individui, famiglie e moltissimi minori sono intrappolati in questo arcipelago dell’attesa.\r\nNegli ultimi mesi del 2021, e in particolare durante il mese di dicembre, un’ondata di proteste ha attraversato i campi di confinamento greci. Decine di campi hanno visto la popolazione mobilitarsi contro le condizioni di vita disumane e i maltrattamenti subiti, in alcuni casi rifiutando il cibo e allontanando gli operatori del ministero o delle organizzazioni umanitarie presenti nei campi.\r\nIn uno di questi, nel campo di Katsika, nella regione dell’Epiro e poco distante da Ioannina, alcuni esponenti delle comunità africane hanno costituito quella che hanno chiamato semplicemente “l’associazione”, un gruppo animato da richiedenti asilo determinati a prendere la parola e denunciare le condizioni di segregazione razziale che caratterizzano la vita nei campi.\r\nNe abbiamo parlato con Erasmo Sossich che si trova in Grecia ed ha scritto un articolo su Monitor\r\nAscolta la diretta:\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/2022-06-21-erasmo-asilanti-grecia.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAggiornamento\r\nOggi manifestazione ad Atene davanti al campo profughi di Eleonas, un quartiere di Atene. Sotto un caldo torrido un centinaio di persone, donne, uomini, bambini manifestavano contro la minaccia di sgombero del campo. Un centinaio di richiedenti asilo hanno occupato la strada bloccando il traffico.\r\nLa manifestazione era supportata da gruppi antirazzisti locali e da solidali tra cui Keerfa e il collettivo antirazzista Solidarietà With Migrants. La motivazione della protesta è stata scatenata perché il governo Greco e la municipalità di Atene vogliono spostare i migranti in altri campi profughi su tutto il territorio greco, anche per sfruttare l'area in questione per speculazione edilizia. 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Soprattutto, sono spazi a cui le persone vengono legate tramite il ricatto delle procedure di asilo: “campi di confinamento” è quindi una formula meno generica e più esatta per definire tali strutture. La funzione di questi luoghi è quella di limitare la mobilità delle persone e ciò passa attraverso una contenzione fisica, ma anche temporale, attraverso la posticipazione indefinita della fine del loro viaggio verso l’Europa. Decine di migliaia di individui, famiglie e moltissimi minori sono intrappolati in questo arcipelago dell’attesa.\r\nNegli ultimi mesi del 2021, e in particolare durante il mese di dicembre, un’ondata di proteste ha attraversato i campi di confinamento greci. Decine di campi hanno visto la popolazione mobilitarsi contro le condizioni di vita disumane e i maltrattamenti subiti, in alcuni casi rifiutando il cibo e allontanando gli operatori del ministero o delle organizzazioni umanitarie presenti nei campi.\r\nIn uno di questi, nel campo di Katsika, nella regione dell’Epiro e poco distante da Ioannina, alcuni esponenti delle comunità africane hanno costituito quella che hanno chiamato semplicemente “l’associazione”, un gruppo animato da richiedenti asilo determinati a prendere la parola e denunciare le condizioni di \u003Cmark>segregazione\u003C/mark> \u003Cmark>razziale\u003C/mark> che caratterizzano la vita nei campi.\r\nNe abbiamo parlato con Erasmo Sossich che si trova in Grecia ed ha scritto un articolo su Monitor\r\nAscolta la diretta:\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/2022-06-21-erasmo-asilanti-grecia.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAggiornamento\r\nOggi manifestazione ad Atene davanti al campo profughi di Eleonas, un quartiere di Atene. Sotto un caldo torrido un centinaio di persone, donne, uomini, bambini manifestavano contro la minaccia di sgombero del campo. Un centinaio di richiedenti asilo hanno occupato la strada bloccando il traffico.\r\nLa manifestazione era supportata da gruppi antirazzisti locali e da solidali tra cui Keerfa e il collettivo antirazzista Solidarietà With Migrants. La motivazione della protesta è stata scatenata perché il governo Greco e la municipalità di Atene vogliono spostare i migranti in altri campi profughi su tutto il territorio greco, anche per sfruttare l'area in questione per speculazione edilizia. Gli abitanti del campo hanno giurato lotta dura contro gli abusi governativi e polizieschi e lanciato un appuntamento quotidiano alle 6 del mattino per prevenire tentativi di sgombero.",[171],{"field":92,"matched_tokens":172,"snippet":168,"value":169},[69,70],{"best_field_score":141,"best_field_weight":142,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":143,"tokens_matched":98,"typo_prefix_score":46},{"document":175,"highlight":191,"highlights":196,"text_match":139,"text_match_info":199},{"cat_link":176,"category":178,"comment_count":46,"id":180,"is_sticky":46,"permalink":181,"post_author":49,"post_content":182,"post_date":183,"post_excerpt":52,"post_id":180,"post_modified":184,"post_thumbnail":185,"post_thumbnail_html":186,"post_title":187,"post_type":57,"sort_by_date":188,"tag_links":189,"tags":190},[177,43],"http://radioblackout.org/category/notizie/",[179,45],"Blackout Inside","70355","http://radioblackout.org/2021/07/enough-is-enough-braccianti-in-lotta-saluzzo/","Racconto in diretta della manifestazione a Saluzzo davanti a Confagricoltura. Si chiedono contratti regolari, il rispetto delle giornate in busta paga, l'apertura immediata delle strutture di accoglienza, indennizzi in busta paga per i lavoratori in affitto e risposte per le domande di sanatoria e di rinnovo dei permessi di soggiorno.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nIn diretta dalla manifestazione:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/2021.07.16-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nRiprendiamo alcuni pezzi dal comunicato dei braccianti in lotta:\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nSIAM MICA L'ALABAMA....DICIAMO BASTA ALLO SFRUTTAMENTO!\r\n\r\n\r\n+++ MANIFESTAZIONE VENERDì 16 LUGLIO, ORE 9:30 DAVANTI A CONFAGRICOLTURA, SALUZZO ++++\r\nScendiamo in piazza per il salario, la casa e i documenti!\r\n\r\n\r\nProsegue la raccolta della frutta nelle campagne saluzzesi: ci avviciniamo al momento il cui avremo il culmine di manodopera impiegata nella raccolta. Terminati mirtilli e piccoli frutti, recentemente impiantati sul territorio, è il momento delle mele e delle pesche.\r\n\r\n\r\nLa musica si ripete da anni: si lavora tutto l'anno, migrando da sud a nord e poi se non si riesce a trovar di meglio di nuovo a sud, dai ghetti ad altri alloggi di fortuna, senza sussidi o protezioni, continuamente ricattati. Il contratto nazionale e quello provinciale vengono continuamente disattesi, le paghe arrivano anche ad un paio di euro in meno l'ora rispetto ai già risicati minimi. Le giornate segnate in busta paga, così come la durata dei contratti, sono molto inferiori di quanto lavorato. Senza le giornate in buste paga non si può accedere alla disoccupazione agricola, nè si può richiedere il bonus per gli operai agricoli, previsto dall'ultimo decreto Sostegni. Magari, quando le giornate in busta coincidono con quelle lavorate, il lavoratore è costretto a ridare indietro parte del salario (1).\r\n\r\n\r\nSenza giornate in busta paga è spesso anche più difficile rinnovare il proprio permesso di soggiorno. Perdipiù, i lavoratori delle campagne sono ancora in attesa di una risposta alle domande di Sanatoria del 2020, e vista l'emergenza sanitaria, anche di un vaccino. Non esistono in Italia protocolli uniformi per garantire a chi è sprovvisto di tessera sanitaria (e magari anche di permesso di soggiorno) la copertura vaccinale, e anche laddove si approntano campagne di immunizzzione per i lavoratori agricole, queste sono demandate al \"buon cuore\" delle aziende presso cui sono regolarmente ingaggiati, con le ovvie conseguenze del caso.\r\nIl territorio agricolo che ha Saluzzo come suo centro principale si riconosce, come altri in Italia, per la diffusa emergenza abitativa che si ripete ogni anno nel periodo di raccolta.\r\nLe gelate di marzo hanno ridotto l'arrivo di manodopera ma non lo hanno impedito. Proprio nel comune di Saluzzo si concentrano gli stagionali senza dimora. I posti li conosciamo: il parco di villa Aliberti, uno dei pochi luoghi di dimora e socialità concesso ai lavoratori stagionali, assieme allo spiazzo antistante il cimitero e il retro del Penny Market.\r\n\r\n\r\nLo scorso anno, in risposta alla manifestazione dei braccianti del parco, fu firmato un protocollo tra i governi locali, le associazioni datoriali e le forze dell'ordine per un progetto di accoglienza diffusa tra tutti i Comuni.\r\n\r\n\r\nIl 28 di Giugno di quest'anno il protocollo è stato rinnovato. Il progetto è finanziato dal Ministero dell’Interno con 498.000 euro e prevede l’apertura e la realizzazione di strutture per l’accoglienza degli stagionali senza dimora, in un’azione coordinata anche con Prefetto, Forze di Polizia e dell’Esercito per il “controllo del territorio”. (2)\r\n\r\n\r\nAl momento sappiamo che l’Associazione Papa Giovanni XXIII accoglierà a Saluzzo 9 lavoratori, e 4 a Verzuolo. Altre strutture sono in corso di ristrutturazione a Verzuolo, ma non si conosce nè la data di apertura nè il numero di persone ospitabili. Una struttura a Lagnasco, gestita dalla cooperativa Armonia, ha dalla settimana scorsa 36 posti operativi. Un po’ di persone in meno per strada, ma basta fare un giro a Saluzzo dopo le 18 per capire quanto poco sia. (3,4,5)\r\n\r\n\r\nNessun protocollo, dal 2011 ad oggi, ha mai garantito una copertura completa per tutti i lavoratori senza casa. Rispetto agli anni passati però, questo protocollo è anche un ulteriore passo indietro. Basti pensare che il PAS, chiuso nel 2020 (a detta delle autorità a causa del COVID), garantiva circa 400 soluzioni. La proposta del protocollo di quest'anno ne promette 180.\r\n\r\n\r\nIl problema non è solo quantitativo ma qualitativo, e riguarda il modello di gestione dell'intero sistema di alloggiamento dei lavoratori. Le imprese usufruiscono dei finanziamenti pubblici, contribuendo in minima parte alla risoluzione del problema. Coloro che generano la domanda di manodopera, e che assumono quella straniera per comprimere il costo del lavoro e aumentare i profitti, dovrebbero avere l'onere di garantire l'intera copertura economica del sistema alloggiativo. I protocolli coinvolgono le autorità locali o le associazioni del terzo settore, con piani in continuità con le esigenze padronali. Ne è un esempio la distinzione tra stagionali con contratto e quant'altri senza, questi ultimi non considerati meritevoli di accedere alle strutture di accoglienza. O magari idealmente accolti nel breve periodo, prima di essere “invitati ad andarsene” con le buone o le cattive. Come se vivere in campi container, o tende che si voglia, fosse un lusso o un privilegio, in un sistema in cui l'incontro tra domanda e offerta di lavoro non avviene attraverso il collocamento pubblico obbligatorio, ma per passaparola, obbligando le persone a rischiare la disoccupazione e la strada per sperare di trovare un lavoro stagionale.\r\nIl diritto ad abitare un territorio non può essere legato alla presenza o meno di un contratto di lavoro, e sembra incredibile doverlo sottolineare.\r\n\r\n\r\nL'immagine di Saluzzo come una nuova Alabama, che ha avuto una grossa risonanza mediatica in questi giorni (6,7), ha il merito di essere di forte impatto. Tuttavia, vogliamo provare a fare uno sforzo ulteriore, e superare l'immaginario passatista dello schiavismo per ricollocare il problema all'interno delle contraddizioni dei giorni nostri. Perchè Saluzzo non è un caso isolato in Italia e nel mondo, è lo specchio del presente, del governo delle migrazioni e della forza lavoro, della segregazione razziale di matrice 'democratica', della securitarizzazione degli spazi, del capitalismo agricolo post-fordista.\r\n\r\n\r\nQuesto i lavoratori lo sanno bene, vivendolo quotidianamente sulla loro pelle. Per questo hanno deciso, anche quest'anno, di organizzarsi per reagire a questo sistema. Questo venerdì, 16 di Luglio, saremo con loro in sostegno a questa giornata di mobilitazione.\r\nLe motivazioni per le quali scenderanno in piazza sono quelle riassunte dalle frasi precedenti: vogliamo dei contratti di lavoro in regola, un salario migliore, vogliamo un piano di accoglienza che possa coinvolgere tutte le persone senza dimora, a prescindere dalle tipologie dei contratti, vogliamo un collocamento pubblico obbligatorio e vogliamo delle risposte per i nostri documenti, per la sanatoria e per chi aspetta ancora un rinnovo.\r\nScendiamo in piazza a sostenere la lotta auto organizzata dei lavoratori.\r\n\r\n\r\nBASTA OPPRESSIONE, BASTA SFRUTTAMENTO. VOGLIAMO CASA, SALARIO E DOCUMENTO!\r\n\r\n\r\n1. https://torino.repubblica.it/.../venti_ore_di_lavoro.../\r\n2. https://www.interno.gov.it/.../protocollo-cuneo...\r\n3. https://www.corrieredisaluzzo.it/.../9-posti-a-Saluzzo-e...\r\n4. https://www.cuneocronaca.it/stagionali-a-lagnasco-la...\r\n5. https://www.corrieredisaluzzo.it/.../Spogliatoi-risistemati\r\n6. https://www.kulturjam.it/politica-e.../schiavismo-a-saluzzo/\r\n7. https://cuneo.coldiretti.it/.../raccolta-della-frutta-ma.../","16 Luglio 2021","2021-07-16 11:20:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/217774875_327964472296915_770455640606905624_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/217774875_327964472296915_770455640606905624_n-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/217774875_327964472296915_770455640606905624_n-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/217774875_327964472296915_770455640606905624_n-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/217774875_327964472296915_770455640606905624_n.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Enough is Enough - braccianti in lotta Saluzzo",1626434179,[],[],{"post_content":192},{"matched_tokens":193,"snippet":194,"value":195},[69,70],"e della forza lavoro, della \u003Cmark>segregazione\u003C/mark> \u003Cmark>razziale\u003C/mark> di matrice 'democratica', della securitarizzazione","Racconto in diretta della manifestazione a Saluzzo davanti a Confagricoltura. 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Altre strutture sono in corso di ristrutturazione a Verzuolo, ma non si conosce nè la data di apertura nè il numero di persone ospitabili. Una struttura a Lagnasco, gestita dalla cooperativa Armonia, ha dalla settimana scorsa 36 posti operativi. Un po’ di persone in meno per strada, ma basta fare un giro a Saluzzo dopo le 18 per capire quanto poco sia. (3,4,5)\r\n\r\n\r\nNessun protocollo, dal 2011 ad oggi, ha mai garantito una copertura completa per tutti i lavoratori senza casa. Rispetto agli anni passati però, questo protocollo è anche un ulteriore passo indietro. Basti pensare che il PAS, chiuso nel 2020 (a detta delle autorità a causa del COVID), garantiva circa 400 soluzioni. La proposta del protocollo di quest'anno ne promette 180.\r\n\r\n\r\nIl problema non è solo quantitativo ma qualitativo, e riguarda il modello di gestione dell'intero sistema di alloggiamento dei lavoratori. 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Tuttora ignoto il numero reale delle vittime, sicuramente centinaia. \r\nInsieme ad un'esperta di economia politica in questa puntata ci addentriamo nel colonialismo francese in Africa occidentale, per esplorare il contributo umano ed economico che la Francia imponeva ai territori colonizzati. Nei 300 anni di colonizzazione del Senegal, oltre a disseminare morte e violenze attraverso il commercio schiavista, i francesi stabilirono una rigida segregazione fra i locali (les indigènes) e la popolazione di 4 aree del paese che vennero riconosciute come territorio francese, con conseguente estensione della cittadinanza e altri diritti agli abitanti di queste zone. Il sistema dell'indigenato oltre al pagamento di imposte economiche prevedeva anche diverse misure coercitive quali giornate di lavoro non retribuito al servizio dell'amministrazione coloniale, l'imposizione della coltivazione dell'arachide (business molto redditizio per i colonizzatori) e l'arruolamento di giovani uomini nell'esercito coloniale. A partire dalla fine del 1800 venne infatti istituita una sezione dell'esercito francese composta da soldati delle colonie africane arruolati con la forza, i quali avevano l'obbligo di difendere la madrepatria in caso di guerra.\r\nPartendo dal Massacro di Thiaroye tracceremo un fil rouge che lega le politiche coloniali di allora alle politiche neocolonialiste di oggi, fino ad a risalire alla prima testimonianza di un massiccio flusso di corpi razzializzati attraverso l'Europa e riportando a galla un passato che i colonizzatori hanno sapientemente scelto di dimenticare, ma che rimane ben vivido nella memoria dei Paesi del Nord Africa e dell'Africa Subsahariana.","13 Dicembre 2022","2022-12-10 00:38:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/manifestation-au-temps-de-la-colonisation-du-Senegal-200x110.png","Thiaroye 44 - Il colonialismo francese in Africa occidentale","podcast",1670920259,[],[],{"post_content":232},{"matched_tokens":233,"snippet":234,"value":235},[69],"i francesi stabilirono una rigida \u003Cmark>segregazione\u003C/mark> fra i locali (les indigènes)","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/BlackIn-Thiaroye.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nDakar 1 dicembre 1944, nel Camp de Thiaroye l'esercito francese apre il fuoco sulla folla di tirailleurs africains che demandano il pagamento del loro lavoro dopo esser stati forzati a combattere per la Francia durante la Seconda Guerra Mondiale. Tuttora ignoto il numero reale delle vittime, sicuramente centinaia. \r\nInsieme ad un'esperta di economia politica in questa puntata ci addentriamo nel colonialismo francese in Africa occidentale, per esplorare il contributo umano ed economico che la Francia imponeva ai territori colonizzati. Nei 300 anni di colonizzazione del Senegal, oltre a disseminare morte e violenze attraverso il commercio schiavista, i francesi stabilirono una rigida \u003Cmark>segregazione\u003C/mark> fra i locali (les indigènes) e la popolazione di 4 aree del paese che vennero riconosciute come territorio francese, con conseguente estensione della cittadinanza e altri diritti agli abitanti di queste zone. Il sistema dell'indigenato oltre al pagamento di imposte economiche prevedeva anche diverse misure coercitive quali giornate di lavoro non retribuito al servizio dell'amministrazione coloniale, l'imposizione della coltivazione dell'arachide (business molto redditizio per i colonizzatori) e l'arruolamento di giovani uomini nell'esercito coloniale. A partire dalla fine del 1800 venne infatti istituita una sezione dell'esercito francese composta da soldati delle colonie africane arruolati con la forza, i quali avevano l'obbligo di difendere la madrepatria in caso di guerra.\r\nPartendo dal Massacro di Thiaroye tracceremo un fil rouge che lega le politiche coloniali di allora alle politiche neocolonialiste di oggi, fino ad a risalire alla prima testimonianza di un massiccio flusso di corpi \u003Cmark>razziali\u003C/mark>zzati attraverso l'Europa e riportando a galla un passato che i colonizzatori hanno sapientemente scelto di dimenticare, ma che rimane ben vivido nella memoria dei Paesi del Nord Africa e dell'Africa Subsahariana.",[237],{"field":92,"matched_tokens":238,"snippet":234,"value":235},[69],1155199568682418200,{"best_field_score":241,"best_field_weight":142,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":242,"tokens_matched":98,"typo_prefix_score":243},"1112335974400","1155199568682418289",3,6637,{"collection_name":227,"first_q":29,"per_page":202,"q":29},["Reactive",247],{},["Set"],["ShallowReactive",250],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fnysM0bM6NmnN3Mh6K_AtWDVRz4aO5XOXQw7gcAWxy6w":-1},true,"/search?query=segregazione+razziale"]