","Recovery Fund. Draghi scopre le carte","post",1619531084,[65,66,67,68,69,70,71,72],"http://radioblackout.org/tag/draghi/","http://radioblackout.org/tag/pensioni/","http://radioblackout.org/tag/prvatizzazioni/","http://radioblackout.org/tag/recovery-fund/","http://radioblackout.org/tag/recovery-plan/","http://radioblackout.org/tag/semplificazioni/","http://radioblackout.org/tag/servizi/","http://radioblackout.org/tag/trasporti/",[74,75,76,77,78,79,80,81],"Draghi","pensioni","prvatizzazioni","recovery fund","recovery plan","semplificazioni","servizi","trasporti",{"post_content":83,"tags":87},{"matched_tokens":84,"snippet":85,"value":86},[80],"controllo delle amministrazioni locali sui \u003Cmark>servizi\u003C/mark>, investirà per digitalizzare l’insegnamento, senza","Il piano del governo italiano per l’utilizzo del recovery fund deve essere presentato in Europa entro il 30 aprile. Draghi ha aspettato gli ultimi giorni per rendere pubblica la bozza che in questi giorni viene presentata in parlamento, per ridurre al minimo il dibattito. Va da se che quello con le varie lobby che gravitano intorno all’esecutivo deve essere stato molto serrato.\r\nAl di là della propaganda governativa, il testo conferma quello che si sapeva: il fondo europeo non sarà impiegato per rendere le nostre vite meno precarie, con investimenti nella sanità, nella scuola, nei trasporti pubblici, nella messa in sicurezza dei territori, ma per foraggiare le grandi opere e la lobby del cemento e del tondino. Lo zuccherino sono i posti di lavoro precari per qualche migliaio di persone, la sostanza è che la crisi pandemica, dal punto di vista di chi non riesce ad arrivare a fine mese, è destinata a continuare.\r\nDraghi, diversamente da Conte, che aveva fatto una politica basata sui sussidi per garantirsi la pace sociale, punta tutto su un massiccio intervento statale nell’economia. Intendiamoci. Niente a che fare con qualsiasi prospettiva neokynesiana: Draghi sostiene la tesi squisitamente liberale che la crescita della produzione, degli scambi, dei guadagni, sarà un vantaggio per tutt*. Quindi punta tutto su investimenti a favore delle imprese, privatizzazione del trasporto pubblico urbano, limitandosi a introdurre meccanismi che favoriscano pari opportunità a giovani, donne, disabili.\r\nIn nessuna parte del documento si parla di sperequazione socialie, di diseguaglianza, di sostegno alle classi meno abbienti.\r\nIl suo governo sosterrà le aziende grandi e piccole, ridurrà il controllo delle amministrazioni locali sui \u003Cmark>servizi\u003C/mark>, investirà per digitalizzare l’insegnamento, senza mettere un euro per migliorare le scuole o stabilizzare i precari. La scuola è concepita come \u003Cmark>servizi\u003C/mark>o diretto ed orientato dalle imprese.\r\nQuota cento è stata cancellata e l’età pensionabile, in teoria proporzionale all’aspettativa di vita resterà bloccata per sei anni a 67 anni, nonostante, con il covid, tale aspettativa si sia ridotta di un anno e mezzo.\r\nPoi ci sono i regali ai signori del cemento e del tondino. Visto che questi soldi vanno spessi entro il 2026, bisogna fare in fretta.\r\nI frutti della fretta sono tutti avvelenati. Verrà sospeso il sistema degli appalti, per passare alla trattativa diretta. Le procedure autorizzative di un’opera potranno essere eluse, perché il governo avoca a se il potere di autorizzarla.\r\nPer il trattamento dei rifiuti, compresi quelli pericolosi, basterà un’autocertificazione, per eludere i passaggi e i controlli previsti.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche, economista\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/2021-04-27-recovery-fricche.mp3\"][/audio]",[88,90,92,94,96,98,100,103],{"matched_tokens":89,"snippet":74},[],{"matched_tokens":91,"snippet":75},[],{"matched_tokens":93,"snippet":76},[],{"matched_tokens":95,"snippet":77},[],{"matched_tokens":97,"snippet":78},[],{"matched_tokens":99,"snippet":79},[],{"matched_tokens":101,"snippet":102},[80],"\u003Cmark>servizi\u003C/mark>",{"matched_tokens":104,"snippet":81},[],[106,109],{"field":107,"matched_tokens":108,"snippet":85,"value":86},"post_content",[80],{"field":40,"indices":110,"matched_tokens":112,"snippets":114},[111],6,[113],[80],[102],578730123365712000,{"best_field_score":117,"best_field_weight":35,"fields_matched":118,"num_tokens_dropped":52,"score":119,"tokens_matched":120,"typo_prefix_score":52},"1108091339008",2,"578730123365711978",1,{"document":122,"highlight":157,"highlights":183,"text_match":115,"text_match_info":190},{"cat_link":123,"category":124,"comment_count":52,"id":125,"is_sticky":52,"permalink":126,"post_author":21,"post_content":127,"post_date":128,"post_excerpt":57,"post_id":125,"post_modified":129,"post_thumbnail":130,"post_thumbnail_html":131,"post_title":132,"post_type":62,"sort_by_date":133,"tag_links":134,"tags":146},[49],[51],"33916","http://radioblackout.org/2016/02/legitto-in-cui-e-stato-assassinato-giulio-regeni/","A 5 anni dalla rivoluzione di Piazza Tahrir, da una mobilitazione sociale enorme in tutto il paese e, a poco più di due anni dal colpo di stato del generale Al-Sisi, la popolazione egiziana si trova a vivere un periodo di fortissima repressione politica e violenza poliziesca. La terribile vicenda di Giulio Regeni, ricercatore ucciso pochi giorni fa dopo essere stato sequestrato e torturato fino alla morte da un gruppo \"funzionale\" al terrore di stato, sia questo più o meno identificabile e riconducibile all'apparato ufficiale o completamente clandestino, ricorda all'Italia e in generale agli stati amici dell' \"alleato\" Al-Sisi, che in Egitto c'è una dittatura violentissima che mette in carcere migliaia di oppositori, attivisti, attiviste, li sequestra, li fa scomparire. Molto si è parlato in questi giorni dell'attività di ricerca di Giulio, dell'interesse per le condizioni di lavoro nel paese, delle organizzazioni sindacali indipendenti, di uomini e donne che da anni continuano a lottare contro un apparato di fatto immutato e molto simile a quello che era stato fatto cadere con Mubarak nel 2011. Con \"stupore\" si è capito, ora dopo ora, che la sua vicenda è invece molto simile, del tutto simile, a quella di centinaia e forse migliaia di ragazzi e ragazze, oppositori e attivisti, i cui corpi non verranno mai ritrovati.\r\n\r\nAbbiamo parlato questa mattina dell'Egitto attuale, delle sue dinamiche politiche, sociali ed economiche, delle lotte che non vengono comunque fermate, della ricerca di condizioni più giuste di vita e di lavoro da parte di una popolazione che sta pagando un prezzo altissimo in termini di repressione e violenza. Ascolta il contributo molto interessante e articolato di Iside Gjergji, ricercatrice presso l'Università Ca' Foscari:\r\n\r\nUnknown","8 Febbraio 2016","2016-02-12 08:26:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/egitto-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/egitto-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/egitto-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/egitto.jpg 640w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","L'Egitto in cui è stato assassinato Giulio Regeni",1454955161,[135,136,137,138,139,140,141,142,71,143,144,145],"http://radioblackout.org/tag/assassini-politici/","http://radioblackout.org/tag/controllo/","http://radioblackout.org/tag/egitto/","http://radioblackout.org/tag/giulio-regeni/","http://radioblackout.org/tag/prigionieri-politici/","http://radioblackout.org/tag/regime-militare-al-sisi/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/sequestri/","http://radioblackout.org/tag/sparizioni/","http://radioblackout.org/tag/terrore-di-stato/","http://radioblackout.org/tag/torture/",[147,148,149,150,151,152,26,153,80,154,155,156],"assassini politici","controllo","Egitto","Giulio Regeni","prigionieri politici","regime militare Al-Sisi","sequestri","sparizioni","terrore di stato","torture",{"tags":158},[159,161,163,165,167,169,171,173,175,177,179,181],{"matched_tokens":160,"snippet":147},[],{"matched_tokens":162,"snippet":148},[],{"matched_tokens":164,"snippet":149},[],{"matched_tokens":166,"snippet":150},[],{"matched_tokens":168,"snippet":151},[],{"matched_tokens":170,"snippet":152},[],{"matched_tokens":172,"snippet":26},[],{"matched_tokens":174,"snippet":153},[],{"matched_tokens":176,"snippet":102},[80],{"matched_tokens":178,"snippet":154},[],{"matched_tokens":180,"snippet":155},[],{"matched_tokens":182,"snippet":156},[],[184],{"field":40,"indices":185,"matched_tokens":187,"snippets":189},[186],8,[188],[80],[102],{"best_field_score":117,"best_field_weight":35,"fields_matched":120,"num_tokens_dropped":52,"score":191,"tokens_matched":120,"typo_prefix_score":52},"578730123365711977",{"document":193,"highlight":211,"highlights":228,"text_match":239,"text_match_info":240},{"cat_link":194,"category":195,"comment_count":52,"id":196,"is_sticky":52,"permalink":197,"post_author":21,"post_content":198,"post_date":199,"post_excerpt":57,"post_id":196,"post_modified":200,"post_thumbnail":201,"post_thumbnail_html":202,"post_title":203,"post_type":62,"sort_by_date":204,"tag_links":205,"tags":208},[49],[51],"71760","http://radioblackout.org/2021/11/i-servizi-pubblici-approdano-sul-mercato-con-il-ddl-concorrenza/","Il governo Draghi non perde tempo a cavalcare l’onda della privatizzazione e delinea un disegno di legge chiamato concorrenza, il che è tutto dire, soprattutto perché la concorrenza sul mercato riguarda i servizi pubblici erogati dai comuni. Nell’art. 6 di questo ddl viene prevista la privatizzazione dei servizi pubblici locali e la definitva mutazione del ruolo dei Comuni. Questo provvedimento rientra nelle raccomandazioni dell’Europa che tiene l’Italia osservata speciale per quanto riguarda l’accesso ai fondi del Next Generation Eu, programma definito sul sito dell’Unione Europa “non soltanto come un piano per la ripresa ma si di un’occasione unica per uscire più forti dalla pandemia, trasformare le nostre economie, creare opportunità e posti di lavoro per l’Europa in cui vogliamo vivere”.\r\n\r\nL’occasione in questo caso è unica per Draghi per mettere sul mercato quei servizi pubblici come il rifornimento idrico, elettrico, la gestione dei rifiuti e dei trasporti pubblici e non solo, dato che nel ddl non si parla esclusivamente di servizi pubblici a rilevanza economica e quindi questo può essere facilmente esteso a qualsiasi tipo di servizio, come i servizi sociali ad esempio. I Comuni per mantenere i propri servizi pubblici sarebbero obbligati a presentare una relazione approfondita sul perché li vorrebbe mantenere tali, inviarla all’antitrust, periodicamente monitorare i costi e la situazione finanziaria, mentre i gruppi privati che possono partecipare alle gare d’appalto non hanno nessun tipo di paletto da rispettare. Va da sé che per risparmiare su quei settori di spesa pubblica per niente proficui sarà molto raro che un Comune già in difficoltà economica affronti un percorso del genere. Inoltre, i grandi gruppi privati, come iren, eni, acea, non corrono alcun rischio di impresa visto che si parla di gestione di servizi pressoché monopolistici, dunque il guadagno è garantito.\r\n\r\nCome sottolinea Marco Bersani in “Storia delle privatizzazioni” e durante l’intervista, i fattori che permettono l’ottenimento di profitto sono tutti sul piatto e i consumatori non vedranno nessun miglioramento dei servizi in questione. Innanzitutto ci sarà una riduzione del costo del lavoro e una conseguente precarizzazione di quei posti di lavoro, una riduzione sugli investimenti, collegato a ciò una diminuzione della qualità del servizio e infine l’aumento delle tariffe.\r\n\r\nNulla di buono sotto il sole. Nell’arco di sei mesi il ddl dovrà essere approvato e potrebbe diventare legge. Da qui ad allora non resta che costruire un’opposizione forte del fatto che la privatizzazione non fa altro che tutelare gli interessi dei grandi gruppi e degli imprenditori privati, consentendo parallelamente agli organi politici di non occuparsi della gestione della spesa pubblica, facendo un favore a quei comuni che non hanno nel loro interesse la tutela delle condizioni di vita dei propri cittadini.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/marco-bersani-ddl-concorrenza-11.11.2021.mp3\"][/audio]","11 Novembre 2021","2021-11-11 15:24:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/120127905-cffd20b9-645d-46c2-89b0-3fd7ab4f99a5-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"187\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/120127905-cffd20b9-645d-46c2-89b0-3fd7ab4f99a5-300x187.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/120127905-cffd20b9-645d-46c2-89b0-3fd7ab4f99a5-300x187.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/120127905-cffd20b9-645d-46c2-89b0-3fd7ab4f99a5.jpeg 370w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","I SERVIZI PUBBLICI APPRODANO SUL MERCATO CON IL DDL CONCORRENZA",1636644261,[65,206,207],"http://radioblackout.org/tag/libero-mercato/","http://radioblackout.org/tag/servizi-pubblici/",[74,209,210],"libero mercato","servizi pubblici",{"post_content":212,"post_title":216,"tags":220},{"matched_tokens":213,"snippet":214,"value":215},[80,80],"esteso a qualsiasi tipo di \u003Cmark>servizi\u003C/mark>o, come i \u003Cmark>servizi\u003C/mark> sociali ad esempio. 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Il suo reportage, uscito in inglese su Middle East Eye, ha trovato conferma nei giorni successivi negli articoli pubblicati da Reuters e Associated Press.\r\n\r\nAl suo ritorno dalla Libia le abbiamo fatto una lunga intervista per radio Blackout, da cui emerge con chiarezza un quadro complesso sul quale si muovono diversi attori con differenti interessi.\r\n\r\n“Una prima intuizione sull'esistenza di una diplomazia parallela l'ho avuta a fine agosto. Ero in Libia. Per la prima volta a Zawiya e a Sabratha sono arrivati convogli di aiuti umanitari. Mi sono chiesta perché fossero stati inviati in una zona dove non ce n'era particolare bisogno. Sono andata lì ed ho cominciato a fare domande, per capire cosa ci fosse dietro a quei pacchi arrivati a Sabratha”.\r\nÉ noto a tutti che in quella zona una diplomazia parallela esiste da tempo ed è targata ENI.\r\n“Io ho in mano un documento che dimostra che la milizia dei Dabbashi ha un accordo per la protezione del compound di Mellita”.\r\nQuesta volta c'era qualcosa in più in ballo.\r\nLa scomparsa delle partenze di migranti nell'ultimo mese e mezzo doveva avere una ragione. Il traffico di esseri umani è uno dei maggiori business libici: lo stop alle partenze doveva avere una solida base materiale.\r\nIn Italia racconta la favola che i trafficanti sarebbero stati bloccati dalla cosiddetta “guardia costiera libica”, grazie all'addestramento offerto dall'Italia. Una “notizia” che ha il sapore della “barzelletta”. “Chi incassa milioni di euro facendo partire centinaia di migliaia di persone, non si fa certo bloccare da qualche pattuglia in più in mare e tantomeno dalla diplomazia libica.\r\nMi sono perciò chiesta quale prezzo stessimo pagando per l'interruzione delle partenze.\r\nTutte le fonti che ho raccolto, fonti diverse e non in contatto le une con le altre, sia in Italia che in Libia mi hanno confermato trattative tra i servizi segreti italiani e le milizie. Non solo quelle di Sabratha, ma anche quelle della zona ovest di Tripoli, di Misurata e di Beni Walid.\r\nIo non ho prove di quanto dico, ma le fonti che ho consultato sono tante, diverse tra loro e alcune mi hanno descritto i nostri servizi come molto generosi.\r\nCome ai tempi dei trattati stretti tra Berlusconi e Gheddafi nel 2008, ce lo dirà il tempo, ce lo dirà la storia quali saranno le conseguenze di questi accordi verbali e informali.\r\nConosco a fondo la Libia e mi chiedo cosa accadrà quando finiranno i soldi, gli aiuti, l'invio di armi. Ritengo che l'Italia diventerà profondamente ricattabile.\r\nSto lavorando sui nomi delle milizie coinvolte, in primis quella Dabbashi, che non per caso ha scortato gli aiuti umanitari italiani dal porto di Tripoli a Sabratha. La stessa milizia ha chiesto l'apertura di un proprio ufficio nel compound di Mellita, non accontendosi più dei soli proventi della protezione dell'impianto ENI, ma forse provando a prendere direttamente una stecca sulla produzione. Questa milizia, oltre ad essere una delle più forti per numero di uomini, gestisce da tempo i traffici di petrolio e gas.\r\nNonostante la Libia abbia un'importanza strategica per gli approvigionamenti energetici italiani, si fa fatica a far emergere informazioni, mentre la propaganda continua a definire “centri di accoglienza” le prigioni libiche.”\r\n\r\nI media main stream hanno ignorato le informazioni diffuse da varie testate in lingua inglese sugli accordi, affiancando la notizia della dipartita dal Mediterrano delle navi delle ONG con quella della secca riduzione delle partenze e degli sbarchi. Contribuendo in tal modo a criminalizzare le ONG, gettando nel contempo polvere sugli accordi con le milizie.\r\nLe stesse ONG, in buona parte dipendenti da finanziamenti statali, non hanno saputo/voluto battere i pugni sul tavolo. L'unica eccezione rilevante è “Medici senza frontiere”, che ormai da due anni rifiuta di prendere sovvenzioni statali, perché non vuole essere complice delle scelte politiche del governo sull'immigrazione. La decisione venne presa dopo la chiusura delle frontiere lungo la rotta balcanica.\r\n“Oggi c'è il rischio che le ONG diventino complici delle politiche governative in Libia”.\r\nLa richiesta alle ONG di partecipare alla gestione delle prigioni per migranti in Libia è molto ambigua, perché in Libia nessuna organizzazione può agire senza l'accordo con le milizie. Qualche mese fa “Sette funzionari e delle Nazioni Unite e dodici uomini della scorta vennero derubati e sequestrati tra Zawiya e Sabratha dalle milizie della zona. Sono stati liberati dopo una lunga trattativa e non hanno mai raggiunto il centro di detenzione dove erano diretti. Mi fa soltanto sorridere l'idea che oggi le ONG e la stessa UNHCR possano lavorare nei centri.\r\nIn Libia, secondo fonti del ministero dell'interno ci sono 24 centri di detenzione ''ufficiali'. Io lavoro in Libia da anni ma sono riuscita a visitarne solo sei. Gli altri non si sa dove siano, quante persone ci siano dentro.\r\nIo sospetto che verranno attrazzati due o tre centri a beneficio di giornalisti e associazioni umanitaria, mentre di tutti gli altri si continuerà a non sapere nulla. Alcuni centri che ho visitato sono stati chiusi, ma nessuno sa dove siano finiti i migranti che ci stavano dentro.\r\nLa domanda che faccio è semplice: 'ci sono le condizioni perché UNU e ONG possano lavorare in Libia?' Io credo di no. Nella sola Tripoli nel solo mese di giugno ci sono stati 281 rapimenti.\r\nFinirà che le ONG e l'ONU apriranno uffici a Tripoli o a Misurata e non faranno uscire i propri funzionari dalle otto del mattino alle due del pomeriggio. Non credo che questo migliorerà la condizione dei migranti nei centri di detenzione in Libia.”\r\n\r\nAscolta l'intervista a Francesca Mannocchi:\r\n\r\n2017 09 12 mannocchi libia","13 Settembre 2017","2017-09-18 14:47:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/09/prigione-libia-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"201\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/09/prigione-libia-300x201.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/09/prigione-libia-300x201.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/09/prigione-libia.jpg 755w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Libia. 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Il suo reportage, uscito in inglese su Middle East Eye, ha trovato conferma nei giorni successivi negli articoli pubblicati da Reuters e Associated Press.\r\n\r\nAl suo ritorno dalla Libia le abbiamo fatto una lunga intervista per radio Blackout, da cui emerge con chiarezza un quadro complesso sul quale si muovono diversi attori con differenti interessi.\r\n\r\n“Una prima intuizione sull'esistenza di una diplomazia parallela l'ho avuta a fine agosto. Ero in Libia. Per la prima volta a Zawiya e a Sabratha sono arrivati convogli di aiuti umanitari. Mi sono chiesta perché fossero stati inviati in una zona dove non ce n'era particolare bisogno. Sono andata lì ed ho cominciato a fare domande, per capire cosa ci fosse dietro a quei pacchi arrivati a Sabratha”.\r\nÉ noto a tutti che in quella zona una diplomazia parallela esiste da tempo ed è targata ENI.\r\n“Io ho in mano un documento che dimostra che la milizia dei Dabbashi ha un accordo per la protezione del compound di Mellita”.\r\nQuesta volta c'era qualcosa in più in ballo.\r\nLa scomparsa delle partenze di migranti nell'ultimo mese e mezzo doveva avere una ragione. Il traffico di esseri umani è uno dei maggiori business libici: lo stop alle partenze doveva avere una solida base materiale.\r\nIn Italia racconta la favola che i trafficanti sarebbero stati bloccati dalla cosiddetta “guardia costiera libica”, grazie all'addestramento offerto dall'Italia. Una “notizia” che ha il sapore della “barzelletta”. “Chi incassa milioni di euro facendo partire centinaia di migliaia di persone, non si fa certo bloccare da qualche pattuglia in più in mare e tantomeno dalla diplomazia libica.\r\nMi sono perciò chiesta quale prezzo stessimo pagando per l'interruzione delle partenze.\r\nTutte le fonti che ho raccolto, fonti diverse e non in contatto le une con le altre, sia in Italia che in Libia mi hanno confermato trattative tra i \u003Cmark>servizi\u003C/mark> segreti italiani e le milizie. Non solo quelle di Sabratha, ma anche quelle della zona ovest di Tripoli, di Misurata e di Beni Walid.\r\nIo non ho prove di quanto dico, ma le fonti che ho consultato sono tante, diverse tra loro e alcune mi hanno descritto i nostri \u003Cmark>servizi\u003C/mark> come molto generosi.\r\nCome ai tempi dei trattati stretti tra Berlusconi e Gheddafi nel 2008, ce lo dirà il tempo, ce lo dirà la storia quali saranno le conseguenze di questi accordi verbali e informali.\r\nConosco a fondo la Libia e mi chiedo cosa accadrà quando finiranno i soldi, gli aiuti, l'invio di armi. Ritengo che l'Italia diventerà profondamente ricattabile.\r\nSto lavorando sui nomi delle milizie coinvolte, in primis quella Dabbashi, che non per caso ha scortato gli aiuti umanitari italiani dal porto di Tripoli a Sabratha. La stessa milizia ha chiesto l'apertura di un proprio ufficio nel compound di Mellita, non accontendosi più dei soli proventi della protezione dell'impianto ENI, ma forse provando a prendere direttamente una stecca sulla produzione. Questa milizia, oltre ad essere una delle più forti per numero di uomini, gestisce da tempo i traffici di petrolio e gas.\r\nNonostante la Libia abbia un'importanza strategica per gli approvigionamenti energetici italiani, si fa fatica a far emergere informazioni, mentre la propaganda continua a definire “centri di accoglienza” le prigioni libiche.”\r\n\r\nI media main stream hanno ignorato le informazioni diffuse da varie testate in lingua inglese sugli accordi, affiancando la notizia della dipartita dal Mediterrano delle navi delle ONG con quella della secca riduzione delle partenze e degli sbarchi. Contribuendo in tal modo a criminalizzare le ONG, gettando nel contempo polvere sugli accordi con le milizie.\r\nLe stesse ONG, in buona parte dipendenti da finanziamenti statali, non hanno saputo/voluto battere i pugni sul tavolo. L'unica eccezione rilevante è “Medici senza frontiere”, che ormai da due anni rifiuta di prendere sovvenzioni statali, perché non vuole essere complice delle scelte politiche del governo sull'immigrazione. La decisione venne presa dopo la chiusura delle frontiere lungo la rotta balcanica.\r\n“Oggi c'è il rischio che le ONG diventino complici delle politiche governative in Libia”.\r\nLa richiesta alle ONG di partecipare alla gestione delle prigioni per migranti in Libia è molto ambigua, perché in Libia nessuna organizzazione può agire senza l'accordo con le milizie. Qualche mese fa “Sette funzionari e delle Nazioni Unite e dodici uomini della scorta vennero derubati e sequestrati tra Zawiya e Sabratha dalle milizie della zona. Sono stati liberati dopo una lunga trattativa e non hanno mai raggiunto il centro di detenzione dove erano diretti. Mi fa soltanto sorridere l'idea che oggi le ONG e la stessa UNHCR possano lavorare nei centri.\r\nIn Libia, secondo fonti del ministero dell'interno ci sono 24 centri di detenzione ''ufficiali'. Io lavoro in Libia da anni ma sono riuscita a visitarne solo sei. Gli altri non si sa dove siano, quante persone ci siano dentro.\r\nIo sospetto che verranno attrazzati due o tre centri a beneficio di giornalisti e associazioni umanitaria, mentre di tutti gli altri si continuerà a non sapere nulla. Alcuni centri che ho visitato sono stati chiusi, ma nessuno sa dove siano finiti i migranti che ci stavano dentro.\r\nLa domanda che faccio è semplice: 'ci sono le condizioni perché UNU e ONG possano lavorare in Libia?' Io credo di no. Nella sola Tripoli nel solo mese di giugno ci sono stati 281 rapimenti.\r\nFinirà che le ONG e l'ONU apriranno uffici a Tripoli o a Misurata e non faranno uscire i propri funzionari dalle otto del mattino alle due del pomeriggio. Non credo che questo migliorerà la condizione dei migranti nei centri di detenzione in Libia.”\r\n\r\nAscolta l'intervista a Francesca Mannocchi:\r\n\r\n2017 09 12 mannocchi libia",{"matched_tokens":281,"snippet":282,"value":282},[80],"Libia. 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Alle sue dichiarazioni sono seguite quelle del Ministro degli Esteri Enzo Moavero, il quale ha dato un ultimatum di sei mesi per l’apertura di un processo contro gli aguzzini del giovane ricercatore durante un incontro con l’ambasciatore egiziano a Roma Hisham Badr.\r\n\r\nNegli ultimi giorni, la Procura di Roma avrebbe inoltre identificato almeno cinque cittadini egiziani, ufficiali della Nsa (National Security Agency) e della polizia investigativa del Cairo, che avrebbero preso parte al sequestro e all’uccisione di Giulio. Non si tratterebbe di “cani sciolti” ma veri e propri ingranaggi centrali della macchina repressiva forgiata dal regime.\r\n\r\nI recenti provvedimenti decisi dal governo italiano hanno suscitato malcontento e ulteriore ostruzionismo tra le fila del Presidente egiziano Al-Sisi, il quale non rilascia dichiarazioni ma, al contrario, si prepara con anticipo per una riforma costituzionale volta ad espandere i suoi poteri ed estendere a due anni il suo secondo (e ultimo) mandato, in scadenza nel 2022.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Chiara Cruciati, giornalista del Manifesto e di Nena News:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/12/regeni_cruciati.mp3\"][/audio]","5 Dicembre 2018","2018-12-05 12:53:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/12/Regeni-1-768x432-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/12/Regeni-1-768x432-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/12/Regeni-1-768x432-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/12/Regeni-1-768x432.jpg 768w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Caso Regeni, indagati funzionari dei servizi segreti e della polizia di al-Sisi",1544014404,[137,138],[149,150],{"post_content":329,"post_title":333},{"matched_tokens":330,"snippet":331,"value":332},[80],"di Giulio Regeni, ucciso dai \u003Cmark>servizi\u003C/mark> segreti egiziani ormai quasi tre","La scorsa settimana il Presidente della Camera Roberto Fico ha annunciato l’interruzione delle relazioni diplomatiche con il Parlamento egiziano fino a quando non ci sarà una svolta nell’inchiesta sull’omicidio di Giulio Regeni, ucciso dai \u003Cmark>servizi\u003C/mark> segreti egiziani ormai quasi tre anni fa. 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RIOTS: SPERIMENTAZIONE DI ARCHITETTURE AUTORITARIE\r\n\r\nPartiamo da un articolo di incarcernation.com sulla militarizzazione dei rastrellamenti di persone migranti e dell'ordine pubblico, osserviamo il ruolo delle armi “non-letali” (in particolare i fucili da paintball) e arriviamo alla normalizzazione della letalità del Taser in Italia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB_LA-Riots_Paintball.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPALANTIR, I RASTRELLAMENTI DELL’ICE E LA MODELLAZIONE DEL GOVERNO AMERICANO\r\n\r\nIl ruolo dei software basati su AI di Palantir nella pianificazione di rastrellamenti e deportazioni si accompagna alla sua colonizzazione politica dell’apparato governativo statunitense.\r\n\r\nMike Gallagher, direttore del settore difesa di Palantir, invoca le leggi antiterrorismo contro chi contesta il ruolo della sua azienda nel genocidio di Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB_Palantir-ICE-codepink.mp3\"][/audio]","9 Giugno 2025","2025-06-10 07:21:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB_marassi-iceMOD-200x110.jpg","ORRORE E RIVOLTA A MARASSI - ART 31: SERVIZI SEGRETI - L.A. 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Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/2024-05-10-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nVerso il ritorno del nucleare?\r\nIn occasione del G7 Energia e Ambiente, tenutosi alla Reggia di Venaria dal 28 al 30 aprile, la vice ministra dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha fatto esplicite dichiarazioni a favore del ritorno del nucleare, pigiando il pedale parlando di piccole centrali e di fusione.\r\nLe centrali mini sono pericolose come quelle maxi e ne servono di più, la fusione è una tecnologia sperimentale ben lungi dall’avere una possibilità di applicazione pratica.\r\nNonostante ciò sia alla COP tenutasi in Qatar che al G7 è stata collocata tra le energie rinnovabili, pulite. E pazienza per le pericolosissime scorie radioattive, pazienza la sua stretta connessione con il settore militare. Uno dei prodotti del riprocessamento delle scorie è il plutonio, che serve a fare le bombe atomiche.\r\nNe abbiamo parlato con Angelo Tartaglia, professore emerito del Politecnico di Torino\r\n\r\nI come Intelligence. Studenti a lezione dai servizi segreti\r\nI come Intelligence. Il nome del “progetto” non lascia spazi a dubbi o fraintendimenti. È il frutto di un recentissimo accordo – senza precedenti in Italia – tra il ministero dell’Istruzione e del merito e il dipartimento delle Informazioni per la sicurezza (DIS), l’organo della presidenza del Consiglio a capo dei servizi segreti. “I come Intelligence è rivolto agli studenti del primo biennio delle scuole superiori. “Esso è volto ad accompagnare i giovani alla scoperta di funzioni, compiti, organizzazione e protagonisti degli Organismi informativi, così come dei principali fenomeni di minaccia”, spiegano i firmatari..\r\nNello specifico, l’intesa Istruzione-DIS prevede l’organizzazione di “iniziative di divulgazione e formazione” rivolte alle nuove generazioni per “favorire la consapevolezza sulle funzioni assegnate all’Intelligence italiana” ed “esplorare la storia, il linguaggio, i protagonisti e l’organizzazione dei Servizi Segreti italiani”.\r\nCon quest’ultima iniziativa il governo punta sia al reclutamento sia all’indottrinamento. A ragazzi e ragazze verranno anche spiegate le “principali minacce del mondo contemporaneo”. Quelle “interne” e quelle “esterne”. Una buona occasione per puntare il dito contro chi lotta contro un ordine del mondo ingiusto, predatorio, questo sì una vera minaccia per le vite di miliardi di persone.\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo\r\n\r\nFranco Serantini. Gli anarchici non dimenticano\r\nAnarchico del Gruppo “Giuseppe Pinelli” di Pisa, Franco era sceso in piazza il 5 maggio 1972 per opporsi al comizio elettorale del fascista Giuseppe Niccolai del MSI. Viene preso sul Lungarno Gambacorti dalla celere, che lo massacra di colpi con i manganelli, gli stivali e i calci dei fucili. Viene portato al carcere Don Bosco di Pisa, dove non riceve alcuna cura e muore per le conseguenze del pestaggio il 7 maggio, mentre si aprivano i seggi per le elezioni politiche.\r\nAnche quest’anno c’è stata a Pisa una manifestazione per ricordare Franco.\r\nCon Dario Antonelli, uno dei compagni che hanno partecipato all’iniziativa, abbiamo ricostruito il clima di quegli anni, il forte impegno dei compagni e delle compagne, sia nell’informazione sulla strage di Stato di piazza Fontana e l’assassinio di Giuseppe Pinelli, sia nella lotta per la liberazione degli anarchic* in carcere per le bombe di Milano. \r\n\r\nGenealogia della criminalizzazione delle ONG e della solidarietà in mare\r\nIl 19 aprile si è concluso il più grande processo contro la solidarietà in mare, con le Ong impegnate in operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale sul banco degli imputati. Ventuno membri degli equipaggi di Jugend Rettet, Save the Children e Medici Senza Frontiere sono stati prosciolti dal giudice dell’udienza preliminare di Trapani, perché “il fatto non sussiste“.\r\nQuesta sentenza arriva dopo sette anni e il deterioramento dell’imbarcazione Iuventa, sequestrata e lasciata in stato di abbandono nel porto di Trapani dal 2017.\r\nMa come è nata la criminalizzazione delle Ong e della solidarietà in mare? Perché salvare vite in mare è una pratica così osteggiata dalle autorità italiane ed europee?\r\nPrendendo le mosse da un articolo uscito su Monitor Italia abbiamo ricostruito i passaggi fondamentali del processo di criminalizzazione delle ONG impegnate in operazioni di Sar – Ricerca e salvataggio nel Mediterraneo.\r\n\r\nNoi disertiamo!\r\nOgni 2 giugno la Repubblica celebra sé stessa con esibizioni militari, parate e commemorazioni.\r\nUna “festa” nazionalista e militarista.\r\nIl governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra.\r\nCome ogni anno le cerimonie militari del due giugno servono a giustificare enormi spese militari, l’invio delle armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni militari all’estero, dall’Ucraina all’Africa. Guerre, stupri, occupazioni di terre, bombardamenti, torture, l’intero campionario degli orrori umani, se compiuto da uomini e donne inquadrati in un esercito, diventa legittimo, necessario, opportuno, eroico. Le divise da parata, le bandiere, le medaglie, la triade “dio, patria, famiglia” non sono il mero retaggio di un passato più retorico e magniloquente del nostro presente, ma la rappresentazione sempre attuale dell'attitudine imperialista e neocoloniale dello stato italiano.\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nVenerdì 17 maggio\r\nCena dei senzastato\r\nmenù vegan\r\nore 20\r\ncorso Palermo 46\r\nBenefit lotte\r\nQuanto costa? Quanto puoi, più che puoi!\r\nPrenotazioni a antimilitarista.to@gmail.com\r\n\r\nDall'ordine americano al grande caos\r\nScenari di guerra globale: dall'Ucraina a Gaza, dal Sudan all'Armenia, dal mar Rosso a Taiwan\r\nVenerdì 24 maggio\r\nore 21\r\ncorso Palermo 46\r\nincontro con Stefano Capello\r\n\r\nGuerre di portata planetaria ci stanno portando sull'orlo della terza guerra mondiale. La spirale pare inarrestabile: il conflitto Russia Ucraina rischia di deflagrare in tutta Europa.\r\nL'Italia è direttamente coinvolta con le proprie truppe e con il proprio apparato militare industriale. È in prima fila in conflitti in cui gioca in proprio e in varie alleanze a geografia variabile.\r\nLa crisi mondiale, le pericolose convulsioni dell'impero statunitense e della Russia in un pianeta multipolare, le aspirazioni imperialiste concorrenti di potenze regionali come la Turchia, il grande saccheggio dell'Africa, l'imporsi inarrestabile della Cina rendono la china verso il peggio sempre più scivolosa.\r\nL'intersecarsi di pulsioni nazionaliste, guerre di religione e di interesse mira a rendere complici dei massacri le popolazioni più direttamente colpite.\r\nNon solo. Nel nostro paese il governo sta facendo una campagna di arruolamento permanente. Di fronte all'escalation bellica vogliono gente assuefatta e disponibile alla concreta possibilità di un coinvolgimento diretto sempre maggiore.\r\nNon per caso il processo di militarizzazione investe le nostre città, le nostre scuole, i principali mezzi di comunicazione e le istituzioni culturali.\r\nGuerra interna e guerra esterna sono le due facce della stessa medaglia, quella della guerra ai poveri per il controllo delle risorse, delle coscienze, delle vie di approvvigionamento e dei flussi informativi.\r\nComprendere le dinamiche della guerra globale, cogliere gli elementi di resistenza, disfattismo, diserzione è necessario per rinforzare le reti antimilitariste ed internazionaliste di opposizione alla guerra.\r\n\r\nIn occasione della serata verrà fatta una raccolta fondi per sostenere gli anarchici sudanesi. In un anno di guerra civile quest* compagn*, oppositor* del passato regime e dei due signori della guerra che si contendono il paese, hanno attuato numerose iniziative di lotta e di solidarietà con la popolazione stremata dalla guerra. Oggi stanno subendo una durissima repressione. Alcuni sono stati arrestat* e torturat*. La compagna Sarah è stata violentata e uccisa.\r\n\r\nSabato 1 e domenica 2 giugno\r\nSenzapatria \r\nGiornate di lotta al militarismo\r\nContro la guerra, l’occupazione militare delle periferie, la produzione bellica, il nazionalismo!\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!\r\nCon i disertori di tutte le guerre!\r\n\r\nSabato 1 giugno\r\nVia i militari dalle strade!\r\nore 15,30 corso Palermo angolo via Sesia\r\n\r\nDomenica 2 giugno\r\nAntimilitaristi per i quartieri di Torino.\r\nSmilitarizziamo la città!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\n\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","14 Maggio 2024","2024-05-14 16:59:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/guerre-globali-2-bis-200x110.jpg","Anarres del 10 maggio. 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È in prima fila in conflitti in cui gioca in proprio e in varie alleanze a geografia variabile.\r\nLa crisi mondiale, le pericolose convulsioni dell'impero statunitense e della Russia in un pianeta multipolare, le aspirazioni imperialiste concorrenti di potenze regionali come la Turchia, il grande saccheggio dell'Africa, l'imporsi inarrestabile della Cina rendono la china verso il peggio sempre più scivolosa.\r\nL'intersecarsi di pulsioni nazionaliste, guerre di religione e di interesse mira a rendere complici dei massacri le popolazioni più direttamente colpite.\r\nNon solo. Nel nostro paese il governo sta facendo una campagna di arruolamento permanente. 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In un anno di guerra civile quest* compagn*, oppositor* del passato regime e dei due signori della guerra che si contendono il paese, hanno attuato numerose iniziative di lotta e di solidarietà con la popolazione stremata dalla guerra. Oggi stanno subendo una durissima repressione. Alcuni sono stati arrestat* e torturat*. La compagna Sarah è stata violentata e uccisa.\r\n\r\nSabato 1 e domenica 2 giugno\r\nSenzapatria \r\nGiornate di lotta al militarismo\r\nContro la guerra, l’occupazione militare delle periferie, la produzione bellica, il nazionalismo!\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!\r\nCon i disertori di tutte le guerre!\r\n\r\nSabato 1 giugno\r\nVia i militari dalle strade!\r\nore 15,30 corso Palermo angolo via Sesia\r\n\r\nDomenica 2 giugno\r\nAntimilitaristi per i quartieri di Torino.\r\nSmilitarizziamo la città!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\n\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",{"matched_tokens":529,"snippet":530,"value":530},[80],"Anarres del 10 maggio. 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Da lui ci siamo fatti raccontare il prezioso lavoro d'inchiesta, che come redazione di InfoAut, hanno iniziato a compiere sui lavoratori delle fabbriche del territorio torinese, arrivando ad operai della Lear, della Mopar, della Stellantis, della Leonardo eccetera, coi quali si è poi deciso di lanciare un momento che mettesse sia in dialogo le diverse criticità e lotte in corso nei vari stabilimenti, che per ragionare su problemi comuni del comparto e della de industrializzazione in generale. Oltre al fondamentale punto di vista dei lavoratori, giovedì 12 verrà anche presentata l'inchiesta curata da M. Alberti, redattore di Radio Popolare Network, sulla riconversione della produzione per materiale bellico e dual/use, mettendo sul piatto del dibattito l'aspetto politico e morale dei lavoratori che và oltre i loro specifici interessi personali. Infine ci siamo fatti dire da Alberto dove si possono leggere le inchieste messe da loro in campo fino ad ora\r\n\r\ncosì da poter arrivare preparati e preparate all'incontro che si terrà alle h 18 a Palazzo Nuovo a Torino il 12 giugno.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/F_m_10_06_Alessandro-organizzatore-dellevento-Torino-cambia-lavoro.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nContinuiamo con la serie podcast \"Dietro alla lavagna\", realizzata da Radio Blackout e dal Sindacato Sociale di Base, per andare a sondare le trasformazioni avvenute e tutt'ora in atto nel mondo della scuola. 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