","Lampedusa: nuovi sbarchi e situazione sull'isola","post",1430757046,[64,65,66,67,68,69,70],"http://radioblackout.org/tag/business-rifugiati/","http://radioblackout.org/tag/lampedusa/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/militarizzazione/","http://radioblackout.org/tag/rifugiati/","http://radioblackout.org/tag/sbarchi/","http://radioblackout.org/tag/strage-nel-mediterraneo/",[72,18,15,73,35,74,75],"business rifugiati","militarizzazione","sbarchi","strage nel mediterraneo",{"post_content":77,"tags":82},{"matched_tokens":78,"snippet":80,"value":81},[79],"Nel","Africa sono continuati senza sosta. \u003Cmark>Nel\u003C/mark> Canale di Sicilia migliaia di","Nel fine settimana sbarchi e salvataggi di migranti provenienti dal Nord Africa sono continuati senza sosta. \u003Cmark>Nel\u003C/mark> Canale di Sicilia migliaia di persone continuano ad attraversare il mare e a raggiungere la Calabria, la Sicilia, Lampedusa. Si contano migliaia di uomini, donne e bambini. Nell'isola sono giunte centinaia e centinaia di persone ed è approdata autonomamente anche una barca con circa 40 persone provenienti dalla Tunisia.\r\n\r\nDa Lampedusa abbiamo sentito Annamaria che ci descrive un luogo sempre più militarizzato e strumentalizzato dalle azioni di diverse \"forze militari\" e di polizia presenti sull'isola, che concorrono a ricreare nella popolazione una situazione esplosiva, come era avvenuto \u003Cmark>nel\u003C/mark> settembre del 2011. 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Il moltiplicarsi delle defezioni ha indebolito la posizione del primo ministro, aprendo le porte all'iniziativa leghista.\r\nD'altra parte, nonostante l'assenza di pudore dei padanisti doc, sino a poco tempo fa l'impatto emotivo dell'ultima gravissima strage nel Mediterraneo era tale da suggerire prudenza su quel fronte. Il tempo passa, la com-passione si stempera e le ostilità possono ri-partire.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alessandro Dal Lago, studioso delle migrazioni e della loro percezione sociale nella nostra società.\r\nNe è scaturita una chiacchierata a tutto campo, in cui inevitabilmente si è passati a ragionare della missione europea nel Mediterraneo, degli interessi italiani in Libia, dei tanti fronti di guerra, che alimentano i flussi di profughi e richiedenti asilo diretti in Europa.\r\n\r\nDi qui la spinta rinnovata a costruire campi di raccolta nei paesi della sponda sud del Mare di Mezzo, ribadita in un'intervista dal governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nalessandro dal lago_rifugiati_analisi sociologica","9 Giugno 2015","2015-06-11 13:39:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/navi-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"192\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/navi-300x192.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/navi-300x192.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/navi.jpeg 515w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","I profughi, la Lega, i fronti di guerra",1433872107,[130,131,132,133,134,135],"http://radioblackout.org/tag/caos-sistemico/","http://radioblackout.org/tag/guerre/","http://radioblackout.org/tag/lega-nord/","http://radioblackout.org/tag/m-issione-nel-mediterraneo/","http://radioblackout.org/tag/neocolonialismo/","http://radioblackout.org/tag/profughi/",[137,138,139,140,141,28],"caos sistemico","guerre","Lega Nord","m issione nel mediterraneo","neocolonialismo",{"post_content":143,"tags":147},{"matched_tokens":144,"snippet":145,"value":146},[97,98,20],"fa l'impatto emotivo dell'ultima gravissima \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>nel\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark> era tale da suggerire prudenza","La Lega Nord è uscita dal pantano \u003Cmark>nel\u003C/mark> quale stava affondando, dopo le inchieste che hanno travolto il padre e nume tutelare della formazione padana e il suo “cerchio magico”. 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Più soldi, lo spostamento di Frontex da Varsavia a Roma, un pizzico di retorica umanitaria e l'eterna emergenza sbarchi sono gli ingredienti.\r\n\r\nSul Manifesto di questa mattina Alessandro Dal Lago smonta quest'operazione dal sapore eminentemente elettorale.\r\n\r\nPrendendo spunto dal suo articolo abbiamo fatto una lunga chiacchierata sulle frontiere della fortezza Europa, le regole di un gioco truccato all'origine, l'impossibile distinzione tra profughi di guerra e migranti economici, il gioco sporco del governo. Un governo che persevera nel tentativo di outsourcing della repressione dell'immigrazione clandestina alla Libia, percorsa da una strisciante guerra civile.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ndal_lago.migranti\r\n\r\nDi seguito l'articolo di Dal Lago sul Manifesto.\r\n\r\nNella finta polemica tra Italia e Ue sulle strage di stranieri nel canale di Sicilia (centinaia di annegati che si aggiungono ai 400 dell’ottobre 2013 e alle migliaia degli ultimi anni), Angelino Alfano ha un sicuro vantaggio su Renzi. Diversamente dal pirotecnico Presidente del Consiglio, il ministro degli Interni non ha bisogno di fingersi di sinistra, ma può gioiosamente mettere a nudo la sua anima di destra. Quindi, se Renzi se la prende a parole con l’Europa che pensa alle banche ma non ai bambini, Alfano bada al sodo.\r\nQuando si tratta di stranieri, clandestini, invasioni e simili spauracchi dell’opinione pubblica Angelino non lo batte nessuno (a parte la Lega, naturalmente).\r\n\r\nTempo fa giurava che 600.000 clandestini sarebbero pronti a sbarcare sulle coste italiane, quindici volte quelli arrivati nel 2013. Come si spiega questa cifra sensazionale? Angelino non ce l’ha spiegato. In cambio, ecco le misure che l’Europa dovrebbe adottare, secondo lui, per fermare l’ecatombe di stranieri: assisterli a casa loro, convocare le marine europee nel Mediterraneo, spostare la sede di Frontex da Varsavia in Italia, accogliere i sopravvissuti sbarcati in Italia. Insomma, bloccare in ogni modo i migranti, con le buone e con le cattive e, se proprio quelli riescono a passare, disperderli un po’ dappertutto nel vasto continente.\r\n\r\nLa storia dell’assistenza in loco ricorda una singolare iniziativa di qualche amministratore leghista di un villaggio della Bergamasca, e cioè la raccolta differenziata per migranti. «Aiutiamoli, ma a casa loro» c’era scritto su alcuni cassonetti per vestiti usati da spedire, immaginiamo, in Africa. L’idea di Alfano, sembra di capire, è destinare un po’ di soldi a «quelli là» o magari allestire delle tendopoli nel deserto libico, schivando le incursioni delle bande armate a cui il geniale occidente, dopo la fine di Gheddafi, ha affidato le sorti della democrazia a Tripoli e Bengasi. Ecco una strategia lungimirante, oltre che umanitaria\r\n\r\nQuanto alle marine europee, si sa che solcano già le acque azzurre verso est, visto che tra Siria, Ucraina e altre zone calde, una guerra prima o poi potrebbe scoppiare. Ma forse bisognerebbe ricordare ad Alfano che durante la guerra di Libia, le marine della Nato si guardarono bene dal soccorrere la gente in fuga. E poi, con la crisi che c’è, riuscite a immaginare finlandesi, danesi, inglesi, tedeschi ecc. che spediscono le flotte per cavare le castagne dal fuoco a Renzi e Alfano?\r\nMa il nostro ministro degli interni sa che cos’è Frontex? È precisamente l’agenzia europea che si incarica di proteggere le frontiere dai migranti. Se si va sul suo sito si possono vedere belle immagini di poliziotti a cavallo sullo sfondo di verdi colline, immagini di motoscafi veloci e inviti alle aziende (sorveglianza elettronica alle frontiere ecc.) a collaborare. Insomma, Frontex è la risposta dell’Europa alle ansie di Alfano e un bel business. Dunque, che vuole l’Italia? Altri soldi? Oppure gestire Frontex a Roma per creare un po’ di posti di lavoro? 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Peccato che i moderni negrieri siano il più delle volte migranti tra i migranti, appena più fortunati dei loro compagni di sventura ma come loro presi nella tempesta che macina vite nel prodursi dei nuovi squilibri globali. Ma per le elite di un'Europa in crisi, quello che conta è individuare un nuovo capro espiatorio da sbattere in prima pagina e su cui indirizzare gli strali, per giustificare un nuovo intervento armato che sfuma sempre più i contorni dei confini tra \"polizia globale\" e guerra (mentre i confini militari ed economici dell'Europa, quelli sì, rimangono ben chiari e presidiati).\r\nNe abbiamo palato con Alessandro Dal Lago, sociologo\r\nDal_lago__scafisti\r\nOltre l'emozione per una delle peggiori stragi di migranti di sempre, c'è la necessità di andare oltre l'emergenzialismo dell'emozione e lo sguardo fissato sul presente, per tentare di individuare le cause strutturali delle migrazioni internazionali, dentro una divisione internazionale del lavoro, prodotta da guerre, politiche del debito e aggiustamenti strutturali.\r\nAscolta l'intervista con Ferruccio Gambino\r\nferruccio_gambino","22 Aprile 2015","2015-04-24 12:19:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/Ayanda-Mabulu_Eve-right-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"221\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/Ayanda-Mabulu_Eve-right-221x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/Ayanda-Mabulu_Eve-right-221x300.jpg 221w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/Ayanda-Mabulu_Eve-right-768x1044.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/Ayanda-Mabulu_Eve-right-753x1024.jpg 753w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/Ayanda-Mabulu_Eve-right.jpg 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 221px) 100vw, 221px\" />","Migranti nella tempesta, tra venti di guerra e nuovi capri espiatori",1429708682,[212,213,214,215,66],"http://radioblackout.org/tag/forza-lavoro/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/libia/","http://radioblackout.org/tag/mediterraneo/",[217,218,23,20,15],"forza lavoro","guerra",{"post_content":220,"tags":224},{"matched_tokens":221,"snippet":222,"value":223},[97,98,20],"La più grande \u003Cmark>strage\u003C/mark> di migranti \u003Cmark>nel\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark> non sembra aver prodotto tra","La più grande \u003Cmark>strage\u003C/mark> di migranti \u003Cmark>nel\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark> non sembra aver prodotto tra le cassi dirigenti dell'Unione Europea molto più di una idignazione di facciata finalizzata alla costruzione di una nuova figura di \"nemico pubblico\", oggi individuata \u003Cmark>nel\u003C/mark> temibile \"scafista\", improbabile reincarnazione contemporanea del \"trafficante di schiavi\" d'antan. 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Ma per le elite di un'Europa in crisi, quello che conta è individuare un nuovo capro espiatorio da sbattere in prima pagina e su cui indirizzare gli strali, per giustificare un nuovo intervento armato che sfuma sempre più i contorni dei confini tra \"polizia globale\" e guerra (mentre i confini militari ed economici dell'Europa, quelli sì, rimangono ben chiari e presidiati).\r\nNe abbiamo palato con Alessandro Dal Lago, sociologo\r\nDal_lago__scafisti\r\nOltre l'emozione per una delle peggiori stragi di migranti di sempre, c'è la necessità di andare oltre l'emergenzialismo dell'emozione e lo sguardo fissato sul presente, per tentare di individuare le cause strutturali delle migrazioni internazionali, dentro una divisione internazionale del lavoro, prodotta da guerre, politiche del debito e aggiustamenti strutturali.\r\nAscolta l'intervista con Ferruccio Gambino\r\nferruccio_gambino",[225,227,229,231,234],{"matched_tokens":226,"snippet":217},[],{"matched_tokens":228,"snippet":218},[],{"matched_tokens":230,"snippet":23},[],{"matched_tokens":232,"snippet":233},[20],"\u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark>",{"matched_tokens":235,"snippet":15},[],[237,239],{"field":109,"matched_tokens":238,"snippet":222,"value":223},[97,98,20],{"field":38,"indices":240,"matched_tokens":241,"snippets":243},[27],[242],[20],[233],1736172819248578600,{"best_field_score":246,"best_field_weight":172,"fields_matched":32,"num_tokens_dropped":50,"score":247,"tokens_matched":27,"typo_prefix_score":50},"3315704266752","1736172819248578674",{"document":249,"highlight":267,"highlights":272,"text_match":275,"text_match_info":276},{"cat_link":250,"category":251,"comment_count":50,"id":252,"is_sticky":50,"permalink":253,"post_author":53,"post_content":254,"post_date":255,"post_excerpt":56,"post_id":252,"post_modified":256,"post_thumbnail":257,"post_thumbnail_html":258,"post_title":259,"post_type":61,"sort_by_date":260,"tag_links":261,"tags":264},[47],[49],"43533","http://radioblackout.org/2017/10/3-ottobre-oltre-la-memoria/","Il 3 Ottobre 2013 un naufragio al largo di Lampedusa causò la morte di 368 migranti (quelli accertati), per lo più di origine eritrea: la strage più grave avvenuta nel Mediterraneo. 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L’OIM sottolinea inoltre che sono stati 17.025 i migranti intercettati nel 2023 dalla Guardia costiera libica e riportati nei lager del Paese nordafricano.\r\nSiamo di fronte ad una strage continua, pianificata con cura, dai governi europei, in primis quello italiano.\r\nUna strage frutto delle leggi che rendono illegale emigrare, una strage che cresce quando i migranti non vengono volutamente soccorsi come a Cutro, quando le navi delle ONG sono ostacolate in ogni modo dai divieti folli imposti dal governo.\r\nMa il mare non è l’unica frontiera. Si muore in montagna, nel deserto, nei cantieri dove la vita di un clandestino non vale nulla.\r\nCe ne ha parlato Raffaele\r\n\r\nStato di polizia. Le leggi speciali dei fascisti del terzo millennio\r\nLe misure contro la socialità non mercificata, quelle contro profughi e migranti, l’affondo verso i giovani, il duro colpo ai movimenti di lotta sono le architravi del progetto repressivo del governo.\r\nI decreti rave, Cutro, Caivano e il pacchetto sicurezza rendono sempre più forti i poteri di polizia, riducendo le pur esili tutele alla libertà di espressione, movimento, opposizione sociale.\r\nIl forte aumento delle pene, la meticolosa scelta dei soggetti da colpire e di quelli da tutelare ne sono il segno distintivo.\r\nPiù galera per molti, ma non per tutti, perché la trama dei vari provvedimenti di Meloni è esplicitamente di classe. Non solo. Molte misure, pur essendo capaci di reggere al vaglio della legittimità formale, sono ritagliate su misura su soggetti specifici.\r\nIl governo mette in campo dispositivi che emulano le dinamiche del diritto penale del nemico, pur in un quadro di apparente universalismo. 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Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/2024-01-12-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nLa \u003Cmark>strage\u003C/mark> \u003Cmark>nel\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark> continua\r\nLe cifre emerse dall’ultimo rapporto dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni disegnano un quadro di crescente violenza che investe i migranti in viaggio \u003Cmark>nel\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark>. Il numero dei morti e dei dispersi è aumentato del 60% \u003Cmark>nel\u003C/mark> 2023.\r\n\u003Cmark>Nel\u003C/mark> 2023 sono morte 974 persone, 1372 quelle disperse: \u003Cmark>nel\u003C/mark> 2022 le vittime erano state 529, 848 i dispersi, 662 e 891 \u003Cmark>nel\u003C/mark> 2021. L’OIM sottolinea inoltre che sono stati 17.025 i migranti intercettati \u003Cmark>nel\u003C/mark> 2023 dalla Guardia costiera libica e riportati nei lager del Paese nordafricano.\r\nSiamo di fronte ad una \u003Cmark>strage\u003C/mark> continua, pianificata con cura, dai governi europei, in primis quello italiano.\r\nUna \u003Cmark>strage\u003C/mark> frutto delle leggi che rendono illegale emigrare, una \u003Cmark>strage\u003C/mark> che cresce quando i migranti non vengono volutamente soccorsi come a Cutro, quando le navi delle ONG sono ostacolate in ogni modo dai divieti folli imposti dal governo.\r\nMa il mare non è l’unica frontiera. Si muore in montagna, \u003Cmark>nel\u003C/mark> deserto, nei cantieri dove la vita di un clandestino non vale nulla.\r\nCe ne ha parlato Raffaele\r\n\r\nStato di polizia. Le leggi speciali dei fascisti del terzo millennio\r\nLe misure contro la socialità non mercificata, quelle contro profughi e migranti, l’affondo verso i giovani, il duro colpo ai movimenti di lotta sono le architravi del progetto repressivo del governo.\r\nI decreti rave, Cutro, Caivano e il pacchetto sicurezza rendono sempre più forti i poteri di polizia, riducendo le pur esili tutele alla libertà di espressione, movimento, opposizione sociale.\r\nIl forte aumento delle pene, la meticolosa scelta dei soggetti da colpire e di quelli da tutelare ne sono il segno distintivo.\r\nPiù galera per molti, ma non per tutti, perché la trama dei vari provvedimenti di Meloni è esplicitamente di classe. Non solo. Molte misure, pur essendo capaci di reggere al vaglio della legittimità formale, sono ritagliate su misura su soggetti specifici.\r\nIl governo mette in campo dispositivi che emulano le dinamiche del diritto penale del nemico, pur in un quadro di apparente universalismo. Il che, ancora una volta, interroga i sostenitori della democrazia sul fatto che l’idea stessa di una legge giusta sia un ossimoro in un contesto di ingiustizia sociale e di crescente violenza verso le classi pericolose e i movimenti di opposizione sociale.\r\nSmontare la trama sottesa ai provvedimenti governativi è un tassello importante di un percorso di lotta che sappiamo non facile, ma necessario, perché chi governa intende colpire ogni tentativo di rendere concreta la possibilità di una radicale trasformazione sociale.\r\nNe abbiamo parlato con l’avvocato Eugenio Losco\r\n\r\nConflitto \u003Cmark>nel\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark> orientale\r\nLa nuova guerra partita il 7 ottobre scorso con l’attacco di Hamas a villaggi e kibbutz \u003Cmark>nel\u003C/mark> sud di Israele, continua con un crescente bilancio di morti, feriti, sfollati nella striscia di Gaza.\r\nDopo tre mesi non si intravvedono spiragli di uscita da una crisi che ha già provocato un’immane tragedia umanitaria a Gaza. \r\nLe recenti uccisioni con attacchi mirati di capi di Hamas ed Hezbollah \u003Cmark>nel\u003C/mark> sud del Libano potrebbero condurre ad un’escalation anche in quell’area, dove, è già in corso un conflitto a bassa intensità.\r\n\u003Cmark>Nel\u003C/mark> frattempo si è scaldato il clima in Yemen con l’attacco angloamericano a città e porti del paese controllato dagli Houti, sciiti e filoiraniani.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nVenerdì 19 gennaio\r\nStato di polizia\r\nLe leggi speciali dei fascisti del terzo millennio\r\nore 21 alla FAT, in corso Palermo 46\r\nIntrodurrà la serata l’avvocato Gianluca Vitale\r\n\r\nVenerdì 2 febbraio\r\nPer l' anarchia. La forza e l'attualità del pensiero di Malatesta.\r\nore 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\nIntrodurrà l’incontro Davide Turcato, curatore delle opere complete di Errico Malatesta\r\n\r\nVenerdì 16 febbraio\r\nore 21 alla FAT, in corso Palermo 46\r\nSpaccare l’atomo in quattro. 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Rischiano multe dai 10.000 ai 50.000 euro e il fermo dell’imbarcazione per due mesi.\r\nNel frattempo Meloni ha regalato altri cinque pattugliatori alla guardia costiera libica, quella che spara su chi fugge dal destino di torture, stupri e ricatti nelle prigioni amministrative libiche.\r\nNei CPR, altra frontiera interna, discarica in cui gettare per mesi corpi in eccedenza in attesa di riuscire a deportarli, la temperatura si sta alzando in questo gelido inverno.\r\nA Torino, dove da qualche mese c’è un nuovo gestore, sabato 4 e domenica 5 febbraio è scoppiata una rivolta che ha devastato il CPR. Tre persone sono state ferite durante i pestaggi di polizia, alcuni rivoltosi sono stati arrestati, altri spostati in fretta e furia nel CPR di Macomer in Sardegna, una destinazione punitiva, perché le condizioni di detenzione sono peggiori che a Torino. Altri sono stati liberati con foglio di via.\r\nPer la prima volta dopo molti anni il CPR è stato quasi completamente distrutto.\r\nAnche a Milano c’è stata una rivolta in via Corelli.\r\nAbbiamo provato a fare il punto sulla situazione con Raffaele, compagno impegnato da tanti anni nella lotta contro CPR e frontiere.\r\n\r\nVerso il primo anno di guerra in Ucraina\r\nAd un anno dall’invasione russa dell’Ucraina che ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa, ovunque assistiamo ad una crescente corsa al riarmo, all'aumento delle spese militari, con nuovi progetti di basi e installazioni belliche, con una sempre maggior influenza del complesso militare-industriale sulle vite di noi tutti.\r\nGuerre e conflitti insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver fine. 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Fermare la guerra è possibile. A partire dalle nostre città dove ci sono le fabbriche delle armi usate nelle guerre che insanguinano il pianeta.\r\nFermare la guerra è possibile. 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Eppure vale la pena ogni volta ribadirlo e darsi il tempo per capire come – e con quali intenti – il potere decida di protrarre le pratiche razziste anche al di là del confine della vita stessa.\r\n\r\nChe il Mar Mediterraneo sia un cimitero a cielo aperto non è di certo un segreto; eppure puntualmente ogni strage in mare viene silenziata dalla stragrande maggioranza delle coperture mediatiche.\r\nIn questo episodio di Harraga, cerchiamo piuttosto di approfondire la notizia del naufragio di metà Agosto 2025 riportando il giusto termine di strage – non tragedia - per descriverlo e sottolineare le precise responsabilità. Nonché con l’aiuto di attivistx di Maldusa a Lampedusa e con quellx di MEM.MED dalla Sicilia, cerchiamo non solo di entrare nel merito degli eventi ma anche di descrivere, e far una prima analisi, di come il razzismo – e la sua burocrazia – si spinga ben oltre il confine della vita, ricadendo a cascata sulle famiglie dei morti di frontiera.\r\n\r\nPrimo collegamento con chi si trova in questo momento a Lampedusa con Maldusa,\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/08/Maldusa-2025_08_22_2025.08.22-15.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\nSecondo collegamento con MemMed -Memoria Mediterranea, gruppo attivo nel supporto alla ricerca delle persone migranti disperse nel Mediterraneo e nel monitoraggio delle pratiche di frontiera.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/08/MemMed.mp3\"][/audio]","26 Agosto 2025","2025-08-26 07:31:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/08/Immagine-2025-08-23-152414-200x110.png","Il naufragio di Lampedusa e il razzismo anche dopo la morte",1756193505,[65,436,437,438,439],"http://radioblackout.org/tag/maldusa/","http://radioblackout.org/tag/memmed/","http://radioblackout.org/tag/naufragio/","http://radioblackout.org/tag/porto-empedocle/",[18,441,442,443,444],"maldusa","MemMed","naufragio","Porto Empedocle",{"post_content":446},{"matched_tokens":447,"snippet":448,"value":449},[98,20,98],"ricerca delle persone migranti disperse \u003Cmark>nel\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark> e \u003Cmark>nel\u003C/mark> monitoraggio delle pratiche","Che lo Stato periodicamente eserciti il suo potere di uccidere, come forma di controllo ed annichilimento delle vite nonché con l’obbiettivo di terrorizzare – e così controllare – il più ampio numero di persone in viaggio senza documenti europei, non è certo novità. 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È il frutto di un recentissimo accordo – senza precedenti in Italia – tra il ministero dell’Istruzione e del merito e il dipartimento delle Informazioni per la sicurezza (DIS), l’organo della presidenza del Consiglio a capo dei servizi segreti. “I come Intelligence è rivolto agli studenti del primo biennio delle scuole superiori. “Esso è volto ad accompagnare i giovani alla scoperta di funzioni, compiti, organizzazione e protagonisti degli Organismi informativi, così come dei principali fenomeni di minaccia”, spiegano i firmatari..\r\nNello specifico, l’intesa Istruzione-DIS prevede l’organizzazione di “iniziative di divulgazione e formazione” rivolte alle nuove generazioni per “favorire la consapevolezza sulle funzioni assegnate all’Intelligence italiana” ed “esplorare la storia, il linguaggio, i protagonisti e l’organizzazione dei Servizi Segreti italiani”.\r\nCon quest’ultima iniziativa il governo punta sia al reclutamento sia all’indottrinamento. 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Viene portato al carcere Don Bosco di Pisa, dove non riceve alcuna cura e muore per le conseguenze del pestaggio il 7 maggio, mentre si aprivano i seggi per le elezioni politiche.\r\nAnche quest’anno c’è stata a Pisa una manifestazione per ricordare Franco.\r\nCon Dario Antonelli, uno dei compagni che hanno partecipato all’iniziativa, abbiamo ricostruito il clima di quegli anni, il forte impegno dei compagni e delle compagne, sia nell’informazione sulla strage di Stato di piazza Fontana e l’assassinio di Giuseppe Pinelli, sia nella lotta per la liberazione degli anarchic* in carcere per le bombe di Milano. \r\n\r\nGenealogia della criminalizzazione delle ONG e della solidarietà in mare\r\nIl 19 aprile si è concluso il più grande processo contro la solidarietà in mare, con le Ong impegnate in operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale sul banco degli imputati. Ventuno membri degli equipaggi di Jugend Rettet, Save the Children e Medici Senza Frontiere sono stati prosciolti dal giudice dell’udienza preliminare di Trapani, perché “il fatto non sussiste“.\r\nQuesta sentenza arriva dopo sette anni e il deterioramento dell’imbarcazione Iuventa, sequestrata e lasciata in stato di abbandono nel porto di Trapani dal 2017.\r\nMa come è nata la criminalizzazione delle Ong e della solidarietà in mare? Perché salvare vite in mare è una pratica così osteggiata dalle autorità italiane ed europee?\r\nPrendendo le mosse da un articolo uscito su Monitor Italia abbiamo ricostruito i passaggi fondamentali del processo di criminalizzazione delle ONG impegnate in operazioni di Sar – Ricerca e salvataggio nel Mediterraneo.\r\n\r\nNoi disertiamo!\r\nOgni 2 giugno la Repubblica celebra sé stessa con esibizioni militari, parate e commemorazioni.\r\nUna “festa” nazionalista e militarista.\r\nIl governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra.\r\nCome ogni anno le cerimonie militari del due giugno servono a giustificare enormi spese militari, l’invio delle armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni militari all’estero, dall’Ucraina all’Africa. Guerre, stupri, occupazioni di terre, bombardamenti, torture, l’intero campionario degli orrori umani, se compiuto da uomini e donne inquadrati in un esercito, diventa legittimo, necessario, opportuno, eroico. Le divise da parata, le bandiere, le medaglie, la triade “dio, patria, famiglia” non sono il mero retaggio di un passato più retorico e magniloquente del nostro presente, ma la rappresentazione sempre attuale dell'attitudine imperialista e neocoloniale dello stato italiano.\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nVenerdì 17 maggio\r\nCena dei senzastato\r\nmenù vegan\r\nore 20\r\ncorso Palermo 46\r\nBenefit lotte\r\nQuanto costa? 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Di fronte all'escalation bellica vogliono gente assuefatta e disponibile alla concreta possibilità di un coinvolgimento diretto sempre maggiore.\r\nNon per caso il processo di militarizzazione investe le nostre città, le nostre scuole, i principali mezzi di comunicazione e le istituzioni culturali.\r\nGuerra interna e guerra esterna sono le due facce della stessa medaglia, quella della guerra ai poveri per il controllo delle risorse, delle coscienze, delle vie di approvvigionamento e dei flussi informativi.\r\nComprendere le dinamiche della guerra globale, cogliere gli elementi di resistenza, disfattismo, diserzione è necessario per rinforzare le reti antimilitariste ed internazionaliste di opposizione alla guerra.\r\n\r\nIn occasione della serata verrà fatta una raccolta fondi per sostenere gli anarchici sudanesi. In un anno di guerra civile quest* compagn*, oppositor* del passato regime e dei due signori della guerra che si contendono il paese, hanno attuato numerose iniziative di lotta e di solidarietà con la popolazione stremata dalla guerra. Oggi stanno subendo una durissima repressione. Alcuni sono stati arrestat* e torturat*. La compagna Sarah è stata violentata e uccisa.\r\n\r\nSabato 1 e domenica 2 giugno\r\nSenzapatria \r\nGiornate di lotta al militarismo\r\nContro la guerra, l’occupazione militare delle periferie, la produzione bellica, il nazionalismo!\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!\r\nCon i disertori di tutte le guerre!\r\n\r\nSabato 1 giugno\r\nVia i militari dalle strade!\r\nore 15,30 corso Palermo angolo via Sesia\r\n\r\nDomenica 2 giugno\r\nAntimilitaristi per i quartieri di Torino.\r\nSmilitarizziamo la città!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\n\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","14 Maggio 2024","2024-05-14 16:59:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/guerre-globali-2-bis-200x110.jpg","Anarres del 10 maggio. 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La compagna Sarah è stata violentata e uccisa.\r\n\r\nSabato 1 e domenica 2 giugno\r\nSenzapatria \r\nGiornate di lotta al militarismo\r\nContro la guerra, l’occupazione militare delle periferie, la produzione bellica, il nazionalismo!\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!\r\nCon i disertori di tutte le guerre!\r\n\r\nSabato 1 giugno\r\nVia i militari dalle strade!\r\nore 15,30 corso Palermo angolo via Sesia\r\n\r\nDomenica 2 giugno\r\nAntimilitaristi per i quartieri di Torino.\r\nSmilitarizziamo la città!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\n\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[474],{"field":109,"matched_tokens":475,"snippet":471,"value":472},[98,20],{"best_field_score":335,"best_field_weight":172,"fields_matched":196,"num_tokens_dropped":50,"score":454,"tokens_matched":27,"typo_prefix_score":50},{"document":478,"highlight":490,"highlights":495,"text_match":333,"text_match_info":498},{"comment_count":50,"id":479,"is_sticky":50,"permalink":480,"podcastfilter":481,"post_author":345,"post_content":482,"post_date":483,"post_excerpt":56,"post_id":479,"post_modified":484,"post_thumbnail":485,"post_title":486,"post_type":382,"sort_by_date":487,"tag_links":488,"tags":489},"69426","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-14-maggio-contro-il-nazionalismo-guerra-in-medio-oriente-carcere-biopolitica-e-disciplina/",[345],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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Per vederci bene serve la luce, se la luce è troppa si rischia di restare abbagliati, di non vedere quello che conta. E’ il caso delle recenti inchieste sugli intrallazzi miliardari che hanno coinvolto l’amministrazione comunale romana, l’ex sindaco (post)fascista Alemanno, e un giro trasversale di politici, malavitosi e coop rosse, dall’ex Nar/banda della Magliana Carminati al democratico Buzzi. \r\nIl colore dei soldi unisce più di quello della politica. \r\nL’inchiesta ha dato visibilità ad un malaffare diffuso, capillare, sistemico, chiarendo quale grosso e lucroso affare sia la gestione dell’accoglienza dei richiedenti asilo o “l’integrazione” di rom e sinti. Occorre tuttavia guardare oltre il dito che indica la luna. Quando le assegnazioni sono fatte seguendo le regole, i rifugiati e i rom sono comunque un buon affare per chi gestisce l’accoglienza. \r\nBen poco, a volte nulla, di quello che dovrebbe essere garantito viene davvero offerto a chi fugge guerre e persecuzioni ed approda nel nostro paese per cercare di ottenere asilo. \r\nIl business sulla pelle degli immigrati, dei richiedenti asilo, delle comunità rom e sinti è enorme. L'attenzione mediatica si è concentrata sulle tangenti versate per accaparrarsi i fondi destinati all'accoglienza, ma pochissimi si sono interrogati su quali siano i meccanismi che permettono questi enormi affari sulle spalle dei migranti e di noi tutti. \r\nPartiamo da una considerazione banale ma importante: qualsiasi spesa pubblica di grossa entità - in particolare ma non solo, se affidata a enti esterni – ha un corollario di speculazioni, ingordo appetito di individui privi di scrupoli, corruzione... Questa regola vale per l’edilizia, assistenza o qualsiasi altro ambito. \r\nI meccanismi che regolano i contributi per l'assistenza a rom e richiedenti asilo sono diversi ma con vari aspetti in comune e stesse tecniche per poterne ricavare ingenti somme. Se per i rom una buona parte dei contributi viene dall'Unione Europea, per “l'emergenza dei richiedenti asilo” i soldi vengono tutti dal ministero dell'interno. \r\nVogliamo capirne di più. Per questa ragione abbiamo sentito Federico, un compagno di Trieste che conosce bene la questione. \r\nAscolta la diretta con Federico:\r\n\r\n2014 12 19 denitto business rifugiati\r\n\r\n\r\nVale la pena fare un passo indietro.\r\nTutto comincia nel 2011: la guerra civile in Libia e la fuga di migliaia di persone che si dirigono nel nostro paese sono all’origine di una ennesima, sin troppo prevedibile, “emergenza”. La prassi adottata ancora oggi è stata elaborata e sperimentata in quell’occasione. Le prefetture, tramite i comuni, individuano nei vari territori soggetti terzi (consorzi, cooperative, enti caritatevoli, ecc) disposti a prendersi in carico (in strutture proprie o dei comuni stessi) un certo numero di richiedenti asilo. Con questi soggetti terzi vengono stipulate convenzioni. Niente gara di appalto al ribasso come nei CIE, ma un’assegnazione diretta, che di fatto molto spesso ricade su cordate amiche. Chi entra nell’affare riceve, per ogni giorno di permanenza nelle strutture, un quota fissa di 35 euro a persona. Con questa quota devono essere garantiti una serie di servizi: vitto, abbigliamento, spese sanitarie, assistenza legale, mediazione culturale e interpreti, corsi di italiano, ecc ed ovviamente le paghe agli operatori che seguono le persone prese in carico. Di questi 35 euro ai richiedenti asilo rimangono in mano solamente 2,50 euro al giorno (il cosiddetto pocket money) che in genere viene dato a cadenza mensile.\r\nÈ un meccanismo con numerosi punti critici. Ecco i principali.\r\nLa scelta dei soggetti terzi a cui affidare le convenzioni e quali servizi siano poi effettivamente effettuati. È abbastanza evidente che una cosa è affidare l'assistenza a soggetti che - nel bene e nel male e pur con mille limiti e criticità - sono nati ed hanno esperienza nel lavorare coi migranti e in particolare coi richiedenti asilo (pensiamo ad esempio a piccoli consorzi o associazioni di base locali slegati dai grandi carrozzoni nazionali tipo Caritas) e altro è darlo a cooperative o associazioni “amiche” che normalmente fanno tutt'altro e che si improvvisano gestori di strutture di accoglienza. Da questo al business sulla pelle dei migranti il passo è breve. Perché - e qui veniamo al secondo punto - il lucro si costruisce su quanti e quali servizi vengono effettivamente forniti ai richiedenti asilo e sulle paghe degli operatori che vi lavorano. Il cibo scadente costa meno di pasti dignitosi, come i corsi di italiano da burla, l’assistenza legale fittizia. E la lista degli esempi si potrebbe ancora allungare. È ovvio che pagare un operatore 700 euro al mese non è la stessa cosa che pagarlo 1300. La quota erogata è sempre la stessa e non ci sono controlli: i margini per guadagnarci sopra sono enormi. \r\nIl meccanismo partito nel 2011 non si esaurito con la fine di quel flusso di profughi (le convenzioni si sono chiuse quasi tutte a fine 2013) ma è stato riproposto pari pari con l'ondata iniziata nel 2013 di persone provenienti soprattutto da Pakistan, Afganistan e Siria. Una nuova “emergenza”, un nuovo enorme business.\r\nUna macchina che rende ricco chi la manovra, stritola le vite di chi già è fuggito a guerre e persecuzioni.\r\nIn questi giorni hanno avuto una certa eco i dati diffusi dall’agenzia delle Nazioni Unite sui morti nel Mediterraneo, che, alla faccia di Mare Nostrum, nel 2014 sono state più che nei tre anni precedenti. \r\nNei primi 10 mesi dell’anno sono arrivati sulle coste italiane circa 150mila migranti, più del triplo rispetto al 2013, soprattutto eritrei e siriani.\r\nL’accoglienza dei profughi in Italia è trattata da media e politici come eterna “emergenza”, per consentire operazioni “tappabuchi” dove la grande abbuffata di soldi pubblici possa proseguire senza grossi intoppi.\r\nLa Svezia, paese molto meno popoloso dell’Italia ha accolto molti più rifugiati dell’Italia. In un solo weekend di ottobre, quando era al culmine la crisi di Kobane, sono arrivati in Turchia oltre 150mila profughi, più di quanti ne abbia accolti l’intera Unione europea dall’inizio del conflitto a Damasco. Cifre che la dicono lunga sulle frontiere serrate dell’Unione Europea. \r\nLe cifre di chi non arriva ci raccontano di una strage i cui responsabili siedono nei parlamenti e nei governi dell’UE. In prima fila l’Italia. \r\nOltre 3400 morti in mare. Una catastrofe umanitaria destinata ad aumentare ancora: I rifugiati sono più del 60% di chi approda nel nostro paese. L’acuirsi e moltiplicarsi di conflitti, in cui spesso il nostro paese è impegnato direttamente, rende facile prevedere che sempre più persone cercheranno rifugio in Europa. Molti, sempre più non arriveranno. La sostituzione di Mare Nostrum con Triton, la missione UE con meno mezzi e meno soldi, non potrà che far crescere la lista di chi affoga. \r\nMare Nostrum fu la risposta alla strage del 3 ottobre 2013 di fronte a Lampedusa, quando le acque del Mediterraneo inghiottirono 366 uomini, donne, bambini. \r\nUna risposta umanitaria – 150.000 persone intercettate – una risposta di polizia: il nome stesso della “missione” ce lo racconta. \r\nCon Triton, 2,9 milioni mensili di budget contro i 9 di Mare Nostrum, ed il compito di pattugliare entro le trenta miglia dalla nostra costa, resta solo la polizia. E non avrebbe potuto essere altrimenti: Triton è una missione di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere. \r\nChi affoga in mezzo al mare lascerà traccia di se solo nei cuori chi lo ha visto partire senza più dare notizie. Chi passa e viene immesso nel programma per i rifugiati si apre la strada dell’accoglienza made in Italy. Tanti soldi per chi gestisce, un lungo limbo per chi resta intrappolato in un paese dove pochi vorrebbero restare. \r\nLungo una frontiera fatta di nulla si consuma un’idea di civiltà fatta di sopraffazione, guerra, di sfruttamento selvaggio. \r\nMentre scriviamo qualcuno muore in carcere, sul filo spinato di un confine, qualcuno chiude gli occhi senza aver mai mangiato a sufficienza, altri vivono raspando tra i rifiuti di una discarica, qualcuno nasce in una baracca ed ha già il destino segnato. \r\nSu quella baracca non c’è nessuna buona stella.\r\nOggi i cristiani festeggiano l’anniversario della nascita di un dio che si è fatto uomo e da uomo si è fatto torturare ed uccidere per una salvezza che non è di questa terra.\r\nNoi che abitiamo la terra e il tempo che ci è capitato, sappiamo che quel poco di bene che potremo ottenere, dipende da ciascuno di noi. \r\nUn mondo senza padroni, governanti, galere, sfruttamento, eserciti è possibile.\r\nUn buon anno di lotta e libertà a tutti e a tutte.","25 Dicembre 2014","2018-10-17 22:59:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/morti-in-mare-200x110.jpg","Anarres-info. 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Quando le assegnazioni sono fatte seguendo le regole, i rifugiati e i rom sono comunque un buon affare per chi gestisce l’accoglienza. \r\nBen poco, a volte nulla, di quello che dovrebbe essere garantito viene davvero offerto a chi fugge guerre e persecuzioni ed approda \u003Cmark>nel\u003C/mark> nostro paese per cercare di ottenere asilo. \r\nIl business sulla pelle degli immigrati, dei richiedenti asilo, delle comunità rom e sinti è enorme. L'attenzione mediatica si è concentrata sulle tangenti versate per accaparrarsi i fondi destinati all'accoglienza, ma pochissimi si sono interrogati su quali siano i meccanismi che permettono questi enormi affari sulle spalle dei migranti e di noi tutti. \r\nPartiamo da una considerazione banale ma importante: qualsiasi spesa pubblica di grossa entità - in particolare ma non solo, se affidata a enti esterni – ha un corollario di speculazioni, ingordo appetito di individui privi di scrupoli, corruzione... Questa regola vale per l’edilizia, assistenza o qualsiasi altro ambito. \r\nI meccanismi che regolano i contributi per l'assistenza a rom e richiedenti asilo sono diversi ma con vari aspetti in comune e stesse tecniche per poterne ricavare ingenti somme. Se per i rom una buona parte dei contributi viene dall'Unione Europea, per “l'emergenza dei richiedenti asilo” i soldi vengono tutti dal ministero dell'interno. \r\nVogliamo capirne di più. Per questa ragione abbiamo sentito Federico, un compagno di Trieste che conosce bene la questione. \r\nAscolta la diretta con Federico:\r\n\r\n2014 12 19 denitto business rifugiati\r\n\r\n\r\nVale la pena fare un passo indietro.\r\nTutto comincia \u003Cmark>nel\u003C/mark> 2011: la guerra civile in Libia e la fuga di migliaia di persone che si dirigono \u003Cmark>nel\u003C/mark> nostro paese sono all’origine di una ennesima, sin troppo prevedibile, “emergenza”. La prassi adottata ancora oggi è stata elaborata e sperimentata in quell’occasione. Le prefetture, tramite i comuni, individuano nei vari territori soggetti terzi (consorzi, cooperative, enti caritatevoli, ecc) disposti a prendersi in carico (in strutture proprie o dei comuni stessi) un certo numero di richiedenti asilo. Con questi soggetti terzi vengono stipulate convenzioni. Niente gara di appalto al ribasso come nei CIE, ma un’assegnazione diretta, che di fatto molto spesso ricade su cordate amiche. Chi entra nell’affare riceve, per ogni giorno di permanenza nelle strutture, un quota fissa di 35 euro a persona. Con questa quota devono essere garantiti una serie di servizi: vitto, abbigliamento, spese sanitarie, assistenza legale, mediazione culturale e interpreti, corsi di italiano, ecc ed ovviamente le paghe agli operatori che seguono le persone prese in carico. Di questi 35 euro ai richiedenti asilo rimangono in mano solamente 2,50 euro al giorno (il cosiddetto pocket money) che in genere viene dato a cadenza mensile.\r\nÈ un meccanismo con numerosi punti critici. Ecco i principali.\r\nLa scelta dei soggetti terzi a cui affidare le convenzioni e quali servizi siano poi effettivamente effettuati. È abbastanza evidente che una cosa è affidare l'assistenza a soggetti che - \u003Cmark>nel\u003C/mark> bene e \u003Cmark>nel\u003C/mark> male e pur con mille limiti e criticità - sono nati ed hanno esperienza \u003Cmark>nel\u003C/mark> lavorare coi migranti e in particolare coi richiedenti asilo (pensiamo ad esempio a piccoli consorzi o associazioni di base locali slegati dai grandi carrozzoni nazionali tipo Caritas) e altro è darlo a cooperative o associazioni “amiche” che normalmente fanno tutt'altro e che si improvvisano gestori di strutture di accoglienza. Da questo al business sulla pelle dei migranti il passo è breve. Perché - e qui veniamo al secondo punto - il lucro si costruisce su quanti e quali servizi vengono effettivamente forniti ai richiedenti asilo e sulle paghe degli operatori che vi lavorano. Il cibo scadente costa meno di pasti dignitosi, come i corsi di italiano da burla, l’assistenza legale fittizia. E la lista degli esempi si potrebbe ancora allungare. È ovvio che pagare un operatore 700 euro al mese non è la stessa cosa che pagarlo 1300. La quota erogata è sempre la stessa e non ci sono controlli: i margini per guadagnarci sopra sono enormi. \r\nIl meccanismo partito \u003Cmark>nel\u003C/mark> 2011 non si esaurito con la fine di quel flusso di profughi (le convenzioni si sono chiuse quasi tutte a fine 2013) ma è stato riproposto pari pari con l'ondata iniziata \u003Cmark>nel\u003C/mark> 2013 di persone provenienti soprattutto da Pakistan, Afganistan e Siria. Una nuova “emergenza”, un nuovo enorme business.\r\nUna macchina che rende ricco chi la manovra, stritola le vite di chi già è fuggito a guerre e persecuzioni.\r\nIn questi giorni hanno avuto una certa eco i dati diffusi dall’agenzia delle Nazioni Unite sui morti \u003Cmark>nel\u003C/mark> \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark>, che, alla faccia di Mare Nostrum, \u003Cmark>nel\u003C/mark> 2014 sono state più che nei tre anni precedenti. \r\nNei primi 10 mesi dell’anno sono arrivati sulle coste italiane circa 150mila migranti, più del triplo rispetto al 2013, soprattutto eritrei e siriani.\r\nL’accoglienza dei profughi in Italia è trattata da media e politici come eterna “emergenza”, per consentire operazioni “tappabuchi” dove la grande abbuffata di soldi pubblici possa proseguire senza grossi intoppi.\r\nLa Svezia, paese molto meno popoloso dell’Italia ha accolto molti più rifugiati dell’Italia. In un solo weekend di ottobre, quando era al culmine la crisi di Kobane, sono arrivati in Turchia oltre 150mila profughi, più di quanti ne abbia accolti l’intera Unione europea dall’inizio del conflitto a Damasco. Cifre che la dicono lunga sulle frontiere serrate dell’Unione Europea. \r\nLe cifre di chi non arriva ci raccontano di una \u003Cmark>strage\u003C/mark> i cui responsabili siedono nei parlamenti e nei governi dell’UE. In prima fila l’Italia. \r\nOltre 3400 morti in mare. Una catastrofe umanitaria destinata ad aumentare ancora: I rifugiati sono più del 60% di chi approda \u003Cmark>nel\u003C/mark> nostro paese. L’acuirsi e moltiplicarsi di conflitti, in cui spesso il nostro paese è impegnato direttamente, rende facile prevedere che sempre più persone cercheranno rifugio in Europa. Molti, sempre più non arriveranno. La sostituzione di Mare Nostrum con Triton, la missione UE con meno mezzi e meno soldi, non potrà che far crescere la lista di chi affoga. \r\nMare Nostrum fu la risposta alla \u003Cmark>strage\u003C/mark> del 3 ottobre 2013 di fronte a Lampedusa, quando le acque del \u003Cmark>Mediterraneo\u003C/mark> inghiottirono 366 uomini, donne, bambini. \r\nUna risposta umanitaria – 150.000 persone intercettate – una risposta di polizia: il nome stesso della “missione” ce lo racconta. \r\nCon Triton, 2,9 milioni mensili di budget contro i 9 di Mare Nostrum, ed il compito di pattugliare entro le trenta miglia dalla nostra costa, resta solo la polizia. E non avrebbe potuto essere altrimenti: Triton è una missione di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere. \r\nChi affoga in mezzo al mare lascerà traccia di se solo nei cuori chi lo ha visto partire senza più dare notizie. Chi passa e viene immesso \u003Cmark>nel\u003C/mark> programma per i rifugiati si apre la strada dell’accoglienza made in Italy. Tanti soldi per chi gestisce, un lungo limbo per chi resta intrappolato in un paese dove pochi vorrebbero restare. \r\nLungo una frontiera fatta di nulla si consuma un’idea di civiltà fatta di sopraffazione, guerra, di sfruttamento selvaggio. \r\nMentre scriviamo qualcuno muore in carcere, sul filo spinato di un confine, qualcuno chiude gli occhi senza aver mai mangiato a sufficienza, altri vivono raspando tra i rifiuti di una discarica, qualcuno nasce in una baracca ed ha già il destino segnato. \r\nSu quella baracca non c’è nessuna buona stella.\r\nOggi i cristiani festeggiano l’anniversario della nascita di un dio che si è fatto uomo e da uomo si è fatto torturare ed uccidere per una salvezza che non è di questa terra.\r\nNoi che abitiamo la terra e il tempo che ci è capitato, sappiamo che quel poco di bene che potremo ottenere, dipende da ciascuno di noi. \r\nUn mondo senza padroni, governanti, galere, sfruttamento, eserciti è possibile.\r\nUn buon anno di lotta e libertà a tutti e a tutte.",[521],{"field":109,"matched_tokens":522,"snippet":518,"value":519},[98,20],{"best_field_score":335,"best_field_weight":172,"fields_matched":196,"num_tokens_dropped":50,"score":454,"tokens_matched":27,"typo_prefix_score":50},6637,{"collection_name":382,"first_q":75,"per_page":104,"q":75},["Reactive",527],{},["Set"],["ShallowReactive",530],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fG7C6jZmLCIE7LDquJUrH4yL2n_bx7_b-4QOhR-yOrR0":-1},true,"/search?query=strage+nel+mediterraneo"]