","Grecia. Tsipras batte cassa","post",1436287887,[65,66,67,68,69,70],"http://radioblackout.org/tag/eurogruppo/","http://radioblackout.org/tag/grecia/","http://radioblackout.org/tag/grexit/","http://radioblackout.org/tag/tsakalotos/","http://radioblackout.org/tag/tsipras/","http://radioblackout.org/tag/varoufakis/",[72,15,24,73,18,38],"eurogruppo","tsakalotos",{"post_content":75,"post_title":80,"tags":83},{"matched_tokens":76,"snippet":78,"value":79},[77],"Tsipras","Alexis \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> incassa il no al referendum,","Alexis \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> incassa il no al referendum, licenzia Varoufakis e riapre le trattative battendo cassa.\r\n\r\nCon queste poche battute si potrebbe riassumere la giornata di ieri ad Atene.\r\nLe dimissioni di Yanis Varoufakis, già da mesi commissariato da Alexis \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark>, che gli ha preferito Euclid Tsakalotos, oggi nuovo ministro delle finanze, hanno chiarito uno scenario già annunciato nei giorni prima del referendum, che ha rinforzato l'attuale esecutivo, ma non ha certo decretato l'uscita dall'euro.\r\nL'UE in questi mesi ha puntato ad indebolire l'attuale compagine governativa greca, sperando in un cambio della guardia con un governo più disponibile ad accettare le condizioni capestro della (ex) trojka, \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> ha fatto la mossa del cavallo per uscire dall'impasse, promuovendo un referendum, che ha rinforzato il suo esecutivo, divenuto simbolo dell'orgoglio nazionale. Ha poi messo intorno ad uno stesso tavolo tutte le forze politiche parlamentari, comprese quelle del fronte del si, tenendo fuori solo i nazisti di Xrisi Arghi – Alba Dorata, per avere un mandato ancora più largo al tavolo delle trattative.\r\nIl tentativo dell'Europa a guida tedesca di disarcionare Syriza è fallito.\r\nMentre stiliamo queste note è ai blocchi di partenza la riunione dell'Eurogruppo.\r\nQualunque sia l'esito, sempre che non vi sia l'ennesimo rinvio di una decisione definitiva, occorre rilevare come la logica ragioniera che ha sinora caratterizzato le scelte politiche del cancelliere tedesco Angela Merkel, cominci a mostrare la corda.\r\n\r\nSul piatto non c'è solo l'uscita della Grecia dall'euro, il default del paese o altre lacrime e sangue per chi ci vive. La collocazione internazionale della Grecia, le esplicite avance di Vladimir Putin, le pressioni di Obama per un accordo che impedisca la GrExit sono due dei tasselli che mostrano che il mosaico bizantino è ancora incompleto, ben lungi dal mostrare tutta la complessità di una vicenda, che in prospettiva potrebbe far saltare il banco dell'Unione.\r\nL'unificazione monetaria dell'Europa sta assumendo sempre più le caratteristiche di un'operazione coloniale, che ricorda da vicino il processo di integrazione forzata del meridione d'Italia dopo le guerre risorgimentali. In quel caso casa Savoia dovette imporsi con la forza dopo tre anni di guerra civile ferocissima. La guerra attuale è stata combattuta con altri mezzi, ma è stata comunque cruenta. Solo l'emergere di forme di mutuo appoggio, solidarietà e autogestione nel quartieri ha posto un freno al precipitare drammatico della situazione sociale in Grecia. Ma ha anche indicato una possibilità potenzialmente sovversiva, perché estranea alle regole del capitalismo.\r\n\r\nAbbiamo altresì assistito al pericoloso riemergere del nazionalismo, che, come un fiume che emerge prepotentemente dalle cavità carsiche, scorre sempre più impetuoso in tanta parte dell'Europa.\r\nLo alimentano soprattutto formazioni neofasciste e populiste ma non manca di sostenitori anche a “sinistra” e prelude ad un riemergere prepotente di logiche di esclusione, le cui prime vittime sono immigrati e profughi.\r\n\r\nAbbiamo cominciato a parlarne con Massimo Varengo, un compagno che conosce bene la Grecia e le dinamiche politiche e sociali che la attraversano.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ngrecia varengo",{"matched_tokens":81,"snippet":82,"value":82},[77],"Grecia. \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> batte cassa",[84,86,88,90,92,95],{"matched_tokens":85,"snippet":72},[],{"matched_tokens":87,"snippet":15},[],{"matched_tokens":89,"snippet":24},[],{"matched_tokens":91,"snippet":73},[],{"matched_tokens":93,"snippet":94},[18],"\u003Cmark>tsipras\u003C/mark>",{"matched_tokens":96,"snippet":38},[],[98,103,106],{"field":39,"indices":99,"matched_tokens":100,"snippets":102},[26],[101],[18],[94],{"field":104,"matched_tokens":105,"snippet":82,"value":82},"post_title",[77],{"field":107,"matched_tokens":108,"snippet":78,"value":79},"post_content",[77],578730123365712000,{"best_field_score":111,"best_field_weight":17,"fields_matched":29,"num_tokens_dropped":51,"score":112,"tokens_matched":113,"typo_prefix_score":51},"1108091339008","578730123365711979",1,{"document":115,"highlight":144,"highlights":169,"text_match":109,"text_match_info":178},{"cat_link":116,"category":117,"comment_count":51,"id":118,"is_sticky":51,"permalink":119,"post_author":54,"post_content":120,"post_date":121,"post_excerpt":57,"post_id":118,"post_modified":122,"post_thumbnail":123,"post_thumbnail_html":124,"post_title":125,"post_type":62,"sort_by_date":126,"tag_links":127,"tags":136},[48],[50],"35102","http://radioblackout.org/2016/04/grecia-i-profughi-la-trojka-il-governo-tsipras/","Lesbo. Nella mattinata di venerdì 8 aprile quarantacinque di pakistani sono stati deportati in Turchia da Lesvos. Quattro attivisti hanno tentato di bloccare la nave, gettandosi in mare e cercando di scalare l’ancora. Sono stati bloccati, fermati e poi rilasciati.\r\nDue pakistani deportati martedì 5 aprile, appena giunti nel campo di detenzione in Turchia avrebbero tentato il suicidio. Secondo una notizia diffusa nei social media ma non confermata da altre fonti uno di loro sarebbe morto.\r\nMercoledì è stata diffusa la notizia che il governo greco avrebbe sospeso le deportazioni, per avere il tempo di esaminare le richieste d’asilo fioccate dopo le prime espulsioni forzate.\r\nLe persone provenienti da paesi considerati “sicuri”, tra cui Pakistan, l’Afganistan e il Bangladesh probabilmente verranno respinte. Gli stessi siriani si trovano intrappolati, perché, anche in caso di risposta favorevole, sarebbero obbligati ad interrompere il proprio viaggio verso le destinazioni prescelte.\r\nFare richiesta di asilo è però il solo modo per evitare le deportazioni, la detenzione in Turchia e il rimpatrio.\r\nNegli ultimi giorni si sono drasticamemente ridotti gli sbarchi a Lesvos, Chios, Samos e le altre isole greche di fronte alla costa turca. Le vie dell'esodo presto saranno altre, probabilmente più costose e pericolose. Un viaggio clandestino dalla Turchia verso l'Italia potrebbe costare sino a cinquemila euro. Crescono le difficoltà, si alzano i prezzi della carne umana nello spaventoso risiko delle frontiere.\r\nIl governo greco continua a lavarsene le mani. Le deportazioni sono fatte dagli uomini di Frontex, mentre i poliziotti greci assistono da lontano. Per la Grecia la Turchia non è un paese sicuro: per questa ragione non collaborano alle espulsioni.\r\nA Idomeni la polizia ha sparato proiettili di gomma e lanciato lacrimogeni contro i profughi, annegati nel fango e nella disperazione, che domenica hanno provato a bucare la frontiera. La polizia greca assisteva da lontano senza intervenire. Le equipe di Medici Senza Frontiere (MSF) hanno trattato centinaia di intossicati, tre profughi sono stati ricoverati in ospedale. La violenza è divampata dopo ore di manifestazione pacifica. Sin dalla mattina 500 rifugiati si sono avvicinati alla barriera che divide la Grecia dalla Macedonia, finché la polizia ha cominciato a sparare gomma e gas.\r\nA Idomeni ci sono cinquantamila persone ostaggio di un gioco di cui sanno poco o nulla. Sopravvivono grazie alla solidarietà della popolazione, stremata dalla crisi, da una disoccupazione che ha traforato il 25%, dalla secca riduzione delle attività produttive, scese in un anno del 13,5%, ma capace di mutuo aiuto con chi si trova a stare ancora peggio.\r\nIl governo Tispras ha deciso di gettare la questione dei profughi sul tavolo delle trattative con il Fondo Monetario per evitare ancora una volta il default.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Cosimo Caridi corrispondente da Lesvos del Fatto Quotidiano.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-04-12-caridi-grecia","12 Aprile 2016","2016-04-14 11:24:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/noborderkitchen-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/noborderkitchen-300x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/noborderkitchen-300x300.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/noborderkitchen-150x150.jpg 150w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/noborderkitchen-170x170.jpg 170w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/noborderkitchen.jpg 540w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Grecia. I profughi, la trojka, il governo Tsipras",1460484118,[128,66,129,130,131,132,133,134,69,135],"http://radioblackout.org/tag/chios/","http://radioblackout.org/tag/idomeni/","http://radioblackout.org/tag/lesbo/","http://radioblackout.org/tag/macedonia/","http://radioblackout.org/tag/profughi/","http://radioblackout.org/tag/samo/","http://radioblackout.org/tag/trojka/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[137,15,138,139,140,141,142,32,18,143],"chios","idomeni","Lesbo","Macedonia","profughi","samo","Turchia",{"post_title":145,"tags":148},{"matched_tokens":146,"snippet":147,"value":147},[77],"Grecia. I profughi, la trojka, il governo \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark>",[149,151,153,155,157,159,161,163,165,167],{"matched_tokens":150,"snippet":137},[],{"matched_tokens":152,"snippet":15},[],{"matched_tokens":154,"snippet":138},[],{"matched_tokens":156,"snippet":139},[],{"matched_tokens":158,"snippet":140},[],{"matched_tokens":160,"snippet":141},[],{"matched_tokens":162,"snippet":142},[],{"matched_tokens":164,"snippet":32},[],{"matched_tokens":166,"snippet":94},[18],{"matched_tokens":168,"snippet":143},[],[170,176],{"field":39,"indices":171,"matched_tokens":173,"snippets":175},[172],8,[174],[18],[94],{"field":104,"matched_tokens":177,"snippet":147,"value":147},[77],{"best_field_score":111,"best_field_weight":17,"fields_matched":179,"num_tokens_dropped":51,"score":180,"tokens_matched":113,"typo_prefix_score":51},2,"578730123365711978",{"document":182,"highlight":200,"highlights":216,"text_match":109,"text_match_info":224},{"cat_link":183,"category":184,"comment_count":51,"id":185,"is_sticky":51,"permalink":186,"post_author":54,"post_content":187,"post_date":188,"post_excerpt":57,"post_id":185,"post_modified":189,"post_thumbnail":190,"post_thumbnail_html":191,"post_title":192,"post_type":62,"sort_by_date":193,"tag_links":194,"tags":198},[48],[50],"34069","http://radioblackout.org/2016/02/proteste-contro-la-riforma-delle-pensioni-in-grecia/","Da diverse settimane si susseguono in Grecia presidi e marce di protesta contro l'applicazione di una riforma delle pensioni varata dal governo Syriza che ridurrà a cascata l'erogazione del contributo, ovviamente con la consueta differenza proporzionale per cui, se per i politici passerà dai 2700 ai 2300 euro, l'assegno minimo (per chi ha versato almeno 15 anni di contributi) sarà di 380 euro.\r\nContro questa riforma, promossa dal governo presieduto da Alexīs Tsipras - politicamente determinata dalla capitolazione estiva e dall'accettazione dell'austerity come orizzonte di ricatto per restare in Europa - nell'ultimo mese si sono mossi pensionati, contadini, sigle sindacali del settore dei trasporti (marittimi e ferrovieri), per arrivare infine a una più marcata presenza di settori della classe media del \"lavoro autonomo\" e delle \"professioni liberali\" (avvocati, medici, ingegneri, farmacisti e altri professionisti). Da qualche settimana si è cominciato a parlare di \"protesta delle cravatte\", quando pezzi di questa composizione della forza-lavoro greca si sono riuniti davanti al parlamento agitando le loro cravatte e legandole agli alberi di piazza Syntagma.\r\nNell'ultimo weekend, alla protesta delle cravatte del venerdì ha fatto seguito sabato l'irruzione in Atene di una marcia contadina (con tanto di trattori) che davanti al ministero si è scontrata per qualche minuto con le forze dell'ordine. L'attenzione mediatica di casa nostra è stata quindi catturata da questi ultimi accadimenti. Una certa mouvance grillina-complottarda ha iniziato a denunciare la censura mediatica sulla \"rivoluzione in corso\" in Grecia, mentre la base elettorale della sinistra e di parte del movimento del classe (tanto in Italia quanto in Grecia) ha sbrigativamente bollato queste proteste come destrorse e reazionarie (quando non apertamente fasciste).\r\nLe cose, forse, sono un po' più complicate, stratificate e meno lineari di quanto appaiono in superficie. Tutte queste proteste, infatti, nascono da un sentimento diffuso di frustrazione e insoddisfazione per le nuove misura di austerità imposte. Che non ci sia convergenza di posizioni e interessi tra diversi segmenti di classe è oltremodo evidente... com'è altrettanto certo che quanto più la crisi si approfondirà, tanto più verranno attaccai i residui \"privilegi\" dei ceti medi, investi a loro volta da duri processi di proletarizzazione.\r\nAbbiamo chiesto ad un compagno di Atene di raccontare e commentare quello che sta succedendo\r\nmobilitazioni_grecia_feb2016","18 Febbraio 2016","2016-02-22 16:40:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/small_160212-123348_grecia11-990x677-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"205\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/small_160212-123348_grecia11-990x677-300x205.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/small_160212-123348_grecia11-990x677-300x205.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/small_160212-123348_grecia11-990x677-768x525.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/small_160212-123348_grecia11-990x677.jpg 990w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Proteste contro la riforma delle pensioni in Grecia",1455796312,[195,196,66,197,69],"http://radioblackout.org/tag/contadini/","http://radioblackout.org/tag/crisi/","http://radioblackout.org/tag/syriza/",[199,21,15,27,18],"contadini",{"post_content":201,"tags":205},{"matched_tokens":202,"snippet":203,"value":204},[77],"dal governo presieduto da Alexīs \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> - politicamente determinata dalla capitolazione estiva","Da diverse settimane si susseguono in Grecia presidi e marce di protesta contro l'applicazione di una riforma delle pensioni varata dal governo Syriza che ridurrà a cascata l'erogazione del contributo, ovviamente con la consueta differenza proporzionale per cui, se per i politici passerà dai 2700 ai 2300 euro, l'assegno minimo (per chi ha versato almeno 15 anni di contributi) sarà di 380 euro.\r\nContro questa riforma, promossa dal governo presieduto da Alexīs \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> - politicamente determinata dalla capitolazione estiva e dall'accettazione dell'austerity come orizzonte di ricatto per restare in Europa - nell'ultimo mese si sono mossi pensionati, contadini, sigle sindacali del settore dei trasporti (marittimi e ferrovieri), per arrivare infine a una più marcata presenza di settori della classe media del \"lavoro autonomo\" e delle \"professioni liberali\" (avvocati, medici, ingegneri, farmacisti e altri professionisti). Da qualche settimana si è cominciato a parlare di \"protesta delle cravatte\", quando pezzi di questa composizione della forza-lavoro greca si sono riuniti davanti al parlamento agitando le loro cravatte e legandole agli alberi di piazza Syntagma.\r\nNell'ultimo weekend, alla protesta delle cravatte del venerdì ha fatto seguito sabato l'irruzione in Atene di una marcia contadina (con tanto di trattori) che davanti al ministero si è scontrata per qualche minuto con le forze dell'ordine. L'attenzione mediatica di casa nostra è stata quindi catturata da questi ultimi accadimenti. Una certa mouvance grillina-complottarda ha iniziato a denunciare la censura mediatica sulla \"rivoluzione in corso\" in Grecia, mentre la base elettorale della sinistra e di parte del movimento del classe (tanto in Italia quanto in Grecia) ha sbrigativamente bollato queste proteste come destrorse e reazionarie (quando non apertamente fasciste).\r\nLe cose, forse, sono un po' più complicate, stratificate e meno lineari di quanto appaiono in superficie. Tutte queste proteste, infatti, nascono da un sentimento diffuso di frustrazione e insoddisfazione per le nuove misura di austerità imposte. Che non ci sia convergenza di posizioni e interessi tra diversi segmenti di classe è oltremodo evidente... com'è altrettanto certo che quanto più la crisi si approfondirà, tanto più verranno attaccai i residui \"privilegi\" dei ceti medi, investi a loro volta da duri processi di proletarizzazione.\r\nAbbiamo chiesto ad un compagno di Atene di raccontare e commentare quello che sta succedendo\r\nmobilitazioni_grecia_feb2016",[206,208,210,212,214],{"matched_tokens":207,"snippet":199},[],{"matched_tokens":209,"snippet":21},[],{"matched_tokens":211,"snippet":15},[],{"matched_tokens":213,"snippet":27},[],{"matched_tokens":215,"snippet":94},[18],[217,222],{"field":39,"indices":218,"matched_tokens":219,"snippets":221},[26],[220],[18],[94],{"field":107,"matched_tokens":223,"snippet":203,"value":204},[77],{"best_field_score":111,"best_field_weight":17,"fields_matched":179,"num_tokens_dropped":51,"score":180,"tokens_matched":113,"typo_prefix_score":51},{"document":226,"highlight":242,"highlights":258,"text_match":109,"text_match_info":266},{"cat_link":227,"category":228,"comment_count":51,"id":229,"is_sticky":51,"permalink":230,"post_author":54,"post_content":231,"post_date":232,"post_excerpt":57,"post_id":229,"post_modified":233,"post_thumbnail":234,"post_thumbnail_html":235,"post_title":236,"post_type":62,"sort_by_date":237,"tag_links":238,"tags":240},[48],[50],"30861","http://radioblackout.org/2015/07/grecia-il-tramonto-dellutopia-socialdemocratica/","Per sei mesi dopo la sua vittoria elettorale del 2015 il governo di Syriza ha negoziato con l’UE. In queste trattative Syriza si è confrontata con l’ostinata e crescente intransigenza dell’UE e delle istituzioni associate (BCE e FMI). Syriza ha molto presto accettato la logica e la struttura del programma della Troika, cioè del Programma di aggiustamento economico per la Grecia noto come Memorandum. Syriza ha semplicemente cercato di modificarlo per renderlo meno brutale (per esempio ritardando l’implementazione della riduzione delle pensioni e mascherando i tagli salariali, riducendo gli obiettivi di surplus primario e rendendo così la politica fiscale meno austera). Syriza ha anche richiesto una facilitazione nel servizio del debito (attraverso forme di ristrutturazione) e un aumento dei fondi per lo sviluppo (attraverso il fantasioso Piano Junker) con lo scopo di far ripartire la moribonda economia greca dopo 6 anni di austerità. Infine ha timidamente chiesto qualche impegno circa una futura riduzione del debito Greco. L’UE, una volta intuito lo spirito conciliatorio di Syriza e dato che l’intera partita si giocava sul suo terreno, ha cominciato a premere per ulteriori concessioni. Quanto più Syriza scivolava verso una capitolazione, tanto più l’UE pretendeva. Alla fine è risultato politicamente impossibile per Syriza accettare tutte le richieste europee, nonostante gli umilianti compromessi e il tradimento sfacciato del suo pur mediocre programma elettorale. Questo ha condotto alla rottura dei negoziati e alla convocazione da parte di Syriza di un referendum sulle richieste della Troika.\r\nIl referendum è stato vinto dal governo e dal fronte del No all'austerity, ma Tsipras è tornato il giorno dopo al tavolo delle trattative con in più le dimissioni di Varoufakis, l'immaginifico ministro delle Finanze che aveva dichiarato che avrebbe preferito farsi tagliare un braccio piuttosto che accettare un accordo stile memorandum con l'ex-Troika.\r\nAl termine di una lunghissima sezione negoziale di 17 ore Tsipras e il suo governo hanno dovuto accettare un accordo ben peggiore di quello proposto al voto domenica 5 Luglio. Il controllo della troika sulle finanze greche, licenziamenti di massa, innalzamento dell'età pensionistica, abbattimento del welfare e della legge sul salario minimo, senza contare il fondo alimentato dalle privatizzazioni gestite dall'UE e sotto il controllo dei funzionari BCE che dovrà servire da garanzia e da ostaggio per garantire il pagamento del debito.\r\nUna sconfitta completa per Tsipras che ha spaccato il suo partito, ha dovuto accettare un vero e proprio protettorato da parte di Berlino e Bruxelles, e non ha neanche alcuna sicurezza che, alla prossima occasione, il ministro tedesco delle finanze Schauble non riesca ad ottenere la cacciata della Grecia dall'area euro e dall'UE.\r\nUn disastro complessivo cui fanno da contraltare le dichiarazioni di Varoufakis che attacca Tsipras e si propone come punto di riferimento per un governo che attui il piano B, ossia la temuta ed evocata Grexit.\r\nMa, quali sono le ragioni che hanno portato il governo Syriza in questo vicolo cieco? Perchè la troika ha insistito per un'umiliazione ad ogni costo del piccolo paese mediterraneo il cui PIL arriva a mala pena a coprire il 2% di quello europeo?\r\nNe abbiamo parlato con Andrea Fumagalli, docente universitario e redattore della rivista Euronomade\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ngrecia fumagalli","14 Luglio 2015","2015-07-20 13:24:46","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/tsipras-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"115\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/tsipras-300x115.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/tsipras-300x115.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/tsipras-768x294.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/tsipras.jpeg 900w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Grecia. Il tramonto dell'utopia socialdemocratica",1436889381,[66,67,239,69,70],"http://radioblackout.org/tag/protettorato-ue/",[15,24,241,18,38],"protettorato UE",{"post_content":243,"tags":247},{"matched_tokens":244,"snippet":245,"value":246},[77],"fronte del No all'austerity, ma \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> è tornato il giorno dopo","Per sei mesi dopo la sua vittoria elettorale del 2015 il governo di Syriza ha negoziato con l’UE. In queste trattative Syriza si è confrontata con l’ostinata e crescente intransigenza dell’UE e delle istituzioni associate (BCE e FMI). Syriza ha molto presto accettato la logica e la struttura del programma della Troika, cioè del Programma di aggiustamento economico per la Grecia noto come Memorandum. Syriza ha semplicemente cercato di modificarlo per renderlo meno brutale (per esempio ritardando l’implementazione della riduzione delle pensioni e mascherando i tagli salariali, riducendo gli obiettivi di surplus primario e rendendo così la politica fiscale meno austera). Syriza ha anche richiesto una facilitazione nel servizio del debito (attraverso forme di ristrutturazione) e un aumento dei fondi per lo sviluppo (attraverso il fantasioso Piano Junker) con lo scopo di far ripartire la moribonda economia greca dopo 6 anni di austerità. Infine ha timidamente chiesto qualche impegno circa una futura riduzione del debito Greco. L’UE, una volta intuito lo spirito conciliatorio di Syriza e dato che l’intera partita si giocava sul suo terreno, ha cominciato a premere per ulteriori concessioni. Quanto più Syriza scivolava verso una capitolazione, tanto più l’UE pretendeva. Alla fine è risultato politicamente impossibile per Syriza accettare tutte le richieste europee, nonostante gli umilianti compromessi e il tradimento sfacciato del suo pur mediocre programma elettorale. Questo ha condotto alla rottura dei negoziati e alla convocazione da parte di Syriza di un referendum sulle richieste della Troika.\r\nIl referendum è stato vinto dal governo e dal fronte del No all'austerity, ma \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> è tornato il giorno dopo al tavolo delle trattative con in più le dimissioni di Varoufakis, l'immaginifico ministro delle Finanze che aveva dichiarato che avrebbe preferito farsi tagliare un braccio piuttosto che accettare un accordo stile memorandum con l'ex-Troika.\r\nAl termine di una lunghissima sezione negoziale di 17 ore \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> e il suo governo hanno dovuto accettare un accordo ben peggiore di quello proposto al voto domenica 5 Luglio. Il controllo della troika sulle finanze greche, licenziamenti di massa, innalzamento dell'età pensionistica, abbattimento del welfare e della legge sul salario minimo, senza contare il fondo alimentato dalle privatizzazioni gestite dall'UE e sotto il controllo dei funzionari BCE che dovrà servire da garanzia e da ostaggio per garantire il pagamento del debito.\r\nUna sconfitta completa per \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> che ha spaccato il suo partito, ha dovuto accettare un vero e proprio protettorato da parte di Berlino e Bruxelles, e non ha neanche alcuna sicurezza che, alla prossima occasione, il ministro tedesco delle finanze Schauble non riesca ad ottenere la cacciata della Grecia dall'area euro e dall'UE.\r\nUn disastro complessivo cui fanno da contraltare le dichiarazioni di Varoufakis che attacca \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> e si propone come punto di riferimento per un governo che attui il piano B, ossia la temuta ed evocata Grexit.\r\nMa, quali sono le ragioni che hanno portato il governo Syriza in questo vicolo cieco? Perchè la troika ha insistito per un'umiliazione ad ogni costo del piccolo paese mediterraneo il cui PIL arriva a mala pena a coprire il 2% di quello europeo?\r\nNe abbiamo parlato con Andrea Fumagalli, docente universitario e redattore della rivista Euronomade\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ngrecia fumagalli",[248,250,252,254,256],{"matched_tokens":249,"snippet":15},[],{"matched_tokens":251,"snippet":24},[],{"matched_tokens":253,"snippet":241},[],{"matched_tokens":255,"snippet":94},[18],{"matched_tokens":257,"snippet":38},[],[259,264],{"field":39,"indices":260,"matched_tokens":261,"snippets":263},[29],[262],[18],[94],{"field":107,"matched_tokens":265,"snippet":245,"value":246},[77],{"best_field_score":111,"best_field_weight":17,"fields_matched":179,"num_tokens_dropped":51,"score":180,"tokens_matched":113,"typo_prefix_score":51},{"document":268,"highlight":291,"highlights":315,"text_match":109,"text_match_info":324},{"cat_link":269,"category":270,"comment_count":51,"id":271,"is_sticky":51,"permalink":272,"post_author":54,"post_content":273,"post_date":274,"post_excerpt":57,"post_id":271,"post_modified":275,"post_thumbnail":276,"post_thumbnail_html":277,"post_title":278,"post_type":62,"sort_by_date":279,"tag_links":280,"tags":286},[48],[50],"30760","http://radioblackout.org/2015/07/la-grecia-dice-no/","All'indomani del referendum greco, indetto dal governo in carica guidato da Tsipras, sull'accettare o meno le nuove misure di austerità imposte dalla troika, il voto di greci e greche ha risposto con un determinato No. Il voto contrario si è assestato sul 61 % contro il 38 % dei Sì.\r\n\r\nLe ultime settimane sono state convulse per il paese, con la chiusura delle banche e con una campagna mediatica molto aggressiva contro il No - interna al paese e sul piano europeo - fortemente schierata per il Sì. I messaggi lanciati erano, e sono ancora, quanto mai allarmisti e descrivono scenari altamente drammatici in attesa che qualcosa si muova e riprenda una qualche forma di negoziato con Bruxelles.\r\n\r\nDi fatto la vittoria del NO di Tsipras, ottenuta con questo referendum, ha un valore altamente simbolico ma non è affatto chiaro quali risultati reali potrebbe ottenere rispetto ai ricatti e all'aggressività dimostrata finora dai \"tecnici\" diventati più o meno falchi nel corso delle ultime settimane. Allo stesso tempo questo risultato segna un passaggio di forte discontinuità rispetto al \"prima del referendum\" nelle relazioni con UE, BCE e FMI e che potrebbe concorrere ad incrinare la feroce azione della troika portata avanti in questi anni di \"crisi\" contro la Grecia come in diversi altri paesi.\r\n\r\nAbbiamo parlato questa mattina con Michaíl del collettivo AlphaKappa da Salonicco cercando di capire cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni e settimane e di come i movimenti valutano questo risultato che porterà certamente conseguenza e aprirà nuovi spazi di mobilitazione nel paese.\r\n\r\nUnknown","6 Luglio 2015","2015-07-08 14:24:06","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/oxi-218x240-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"218\" height=\"240\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/oxi-218x240.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","La Grecia dice No",1436200379,[281,196,282,66,67,283,284,69,285],"http://radioblackout.org/tag/austerita/","http://radioblackout.org/tag/default/","http://radioblackout.org/tag/referendum-grecia/","http://radioblackout.org/tag/troika/","http://radioblackout.org/tag/ue/",[287,21,288,15,24,289,290,18,30],"austerità","default","referendum grecia","troika",{"post_content":292,"tags":296},{"matched_tokens":293,"snippet":294,"value":295},[77],"governo in carica guidato da \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark>, sull'accettare o meno le nuove","All'indomani del referendum greco, indetto dal governo in carica guidato da \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark>, sull'accettare o meno le nuove misure di austerità imposte dalla troika, il voto di greci e greche ha risposto con un determinato No. Il voto contrario si è assestato sul 61 % contro il 38 % dei Sì.\r\n\r\nLe ultime settimane sono state convulse per il paese, con la chiusura delle banche e con una campagna mediatica molto aggressiva contro il No - interna al paese e sul piano europeo - fortemente schierata per il Sì. I messaggi lanciati erano, e sono ancora, quanto mai allarmisti e descrivono scenari altamente drammatici in attesa che qualcosa si muova e riprenda una qualche forma di negoziato con Bruxelles.\r\n\r\nDi fatto la vittoria del NO di \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark>, ottenuta con questo referendum, ha un valore altamente simbolico ma non è affatto chiaro quali risultati reali potrebbe ottenere rispetto ai ricatti e all'aggressività dimostrata finora dai \"tecnici\" diventati più o meno falchi nel corso delle ultime settimane. Allo stesso tempo questo risultato segna un passaggio di forte discontinuità rispetto al \"prima del referendum\" nelle relazioni con UE, BCE e FMI e che potrebbe concorrere ad incrinare la feroce azione della troika portata avanti in questi anni di \"crisi\" contro la Grecia come in diversi altri paesi.\r\n\r\nAbbiamo parlato questa mattina con Michaíl del collettivo AlphaKappa da Salonicco cercando di capire cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni e settimane e di come i movimenti valutano questo risultato che porterà certamente conseguenza e aprirà nuovi spazi di mobilitazione nel paese.\r\n\r\nUnknown",[297,299,301,303,305,307,309,311,313],{"matched_tokens":298,"snippet":287},[],{"matched_tokens":300,"snippet":21},[],{"matched_tokens":302,"snippet":288},[],{"matched_tokens":304,"snippet":15},[],{"matched_tokens":306,"snippet":24},[],{"matched_tokens":308,"snippet":289},[],{"matched_tokens":310,"snippet":290},[],{"matched_tokens":312,"snippet":94},[18],{"matched_tokens":314,"snippet":30},[],[316,322],{"field":39,"indices":317,"matched_tokens":319,"snippets":321},[318],7,[320],[18],[94],{"field":107,"matched_tokens":323,"snippet":294,"value":295},[77],{"best_field_score":111,"best_field_weight":17,"fields_matched":179,"num_tokens_dropped":51,"score":180,"tokens_matched":113,"typo_prefix_score":51},{"document":326,"highlight":347,"highlights":369,"text_match":109,"text_match_info":377},{"cat_link":327,"category":328,"comment_count":51,"id":329,"is_sticky":51,"permalink":330,"post_author":54,"post_content":331,"post_date":332,"post_excerpt":57,"post_id":329,"post_modified":333,"post_thumbnail":334,"post_thumbnail_html":335,"post_title":336,"post_type":62,"sort_by_date":337,"tag_links":338,"tags":343},[48],[50],"30714","http://radioblackout.org/2015/07/grexit-le-possibilita-oltre-il-referendum/","La prossima domenica il popolo greco sarà chiamato ad esprimersi in un referendum consultivo (senza potere effettivo) con un Sì (\"Nai\") o un No (\"Oxi\") - da molti interpretato come un Sì al \"Memorandum Syriza\", che sarebbe invero disposto a concedere ancora molto - all'ultimo accordo proposto dalla Trojka.\r\nQuel che è certo è che si sta giocando una partita importante, non solo sul futuro della Grecia ma di tutta l'Europa e della moneta unica che ne definisce ad oggi il solo tratto economico(-politico) unificante. L'insopportabile retorica del media mainstream europeo sulla sprovvedutezza e colpa del governo greco e di quella parte di popolazione che lo sostiene, mostra in controluce la paura sistemica per le crepe che la vittoria del No potrebbe aprire. I prossimi giorni continuerannoa giocare sporco: per terrorizzare il popolo greco e le popolazioni europee che potrebbero in futuro aspirare a sottrarsi dal cappio dell'austerity.\r\nEntrambi gli esiti del referendum evidenzierebbero comunque grosse ambivalenze. Anche la vittoria del Sì non regalerebbe agli aguzzini della Ragion Economica una Grecia pacificata. La decisione di Tsipras e del suo partito (al netto dei giudizi contrstanti e duri che si possono dare di 5 mesi di governo) sembra restituire dinamismo e polarizzazione sociale e politica alla società greca, liberandola dall'apatia e dalla delega. Da qui in poi, si aprono possibilità inedite, che devono però innazitutto fare i conti con la paura e il panico diffuso dai difensori dello status quo.\r\nAscolta l'intervista con Spiros, dell'Anti-Authoritarian Movement\r\n\r\nspyros_referendum\r\n\r\n ","1 Luglio 2015","2015-07-07 15:25:34","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/11667480_1682683758618767_506938917628993464_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"211\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/11667480_1682683758618767_506938917628993464_n-300x211.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/11667480_1682683758618767_506938917628993464_n-300x211.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/11667480_1682683758618767_506938917628993464_n.jpg 468w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","GrExit, le possibilità oltre il referendum",1435779120,[196,339,340,66,67,341,342,69],"http://radioblackout.org/tag/euro/","http://radioblackout.org/tag/europa/","http://radioblackout.org/tag/oxi/","http://radioblackout.org/tag/referendum/",[21,344,34,15,24,345,346,18],"euro","oxi","referendum",{"post_content":348,"tags":352},{"matched_tokens":349,"snippet":350,"value":351},[77],"Grecia pacificata. La decisione di \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> e del suo partito (al","La prossima domenica il popolo greco sarà chiamato ad esprimersi in un referendum consultivo (senza potere effettivo) con un Sì (\"Nai\") o un No (\"Oxi\") - da molti interpretato come un Sì al \"Memorandum Syriza\", che sarebbe invero disposto a concedere ancora molto - all'ultimo accordo proposto dalla Trojka.\r\nQuel che è certo è che si sta giocando una partita importante, non solo sul futuro della Grecia ma di tutta l'Europa e della moneta unica che ne definisce ad oggi il solo tratto economico(-politico) unificante. L'insopportabile retorica del media mainstream europeo sulla sprovvedutezza e colpa del governo greco e di quella parte di popolazione che lo sostiene, mostra in controluce la paura sistemica per le crepe che la vittoria del No potrebbe aprire. I prossimi giorni continuerannoa giocare sporco: per terrorizzare il popolo greco e le popolazioni europee che potrebbero in futuro aspirare a sottrarsi dal cappio dell'austerity.\r\nEntrambi gli esiti del referendum evidenzierebbero comunque grosse ambivalenze. Anche la vittoria del Sì non regalerebbe agli aguzzini della Ragion Economica una Grecia pacificata. La decisione di \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> e del suo partito (al netto dei giudizi contrstanti e duri che si possono dare di 5 mesi di governo) sembra restituire dinamismo e polarizzazione sociale e politica alla società greca, liberandola dall'apatia e dalla delega. Da qui in poi, si aprono possibilità inedite, che devono però innazitutto fare i conti con la paura e il panico diffuso dai difensori dello status quo.\r\nAscolta l'intervista con Spiros, dell'Anti-Authoritarian Movement\r\n\r\nspyros_referendum\r\n\r\n ",[353,355,357,359,361,363,365,367],{"matched_tokens":354,"snippet":21},[],{"matched_tokens":356,"snippet":344},[],{"matched_tokens":358,"snippet":34},[],{"matched_tokens":360,"snippet":15},[],{"matched_tokens":362,"snippet":24},[],{"matched_tokens":364,"snippet":345},[],{"matched_tokens":366,"snippet":346},[],{"matched_tokens":368,"snippet":94},[18],[370,375],{"field":39,"indices":371,"matched_tokens":372,"snippets":374},[318],[373],[18],[94],{"field":107,"matched_tokens":376,"snippet":350,"value":351},[77],{"best_field_score":111,"best_field_weight":17,"fields_matched":179,"num_tokens_dropped":51,"score":180,"tokens_matched":113,"typo_prefix_score":51},6645,{"collection_name":62,"first_q":18,"per_page":20,"q":18},{"facet_counts":381,"found":26,"hits":412,"out_of":578,"page":113,"request_params":579,"search_cutoff":40,"search_time_ms":172},[382,390],{"counts":383,"field_name":388,"sampled":40,"stats":389},[384,386],{"count":179,"highlighted":385,"value":385},"anarres",{"count":113,"highlighted":387,"value":387},"il colpo del strega","podcastfilter",{"total_values":179},{"counts":391,"field_name":39,"sampled":40,"stats":410},[392,393,395,396,398,400,402,404,406,408],{"count":179,"highlighted":15,"value":15},{"count":113,"highlighted":394,"value":394},"tene",{"count":113,"highlighted":18,"value":18},{"count":113,"highlighted":397,"value":397},"samaras",{"count":113,"highlighted":399,"value":399},"carrara",{"count":113,"highlighted":401,"value":401},"libertà",{"count":113,"highlighted":403,"value":403},"socialdemocrazia",{"count":113,"highlighted":405,"value":405},"endosorveglianza",{"count":113,"highlighted":407,"value":407},"primo maggio 2014",{"count":113,"highlighted":409,"value":409},"elezioni in grecia",{"total_values":411},31,[413,464,509,550],{"document":414,"highlight":431,"highlights":452,"text_match":109,"text_match_info":463},{"comment_count":51,"id":415,"is_sticky":51,"permalink":416,"podcastfilter":417,"post_author":385,"post_content":418,"post_date":419,"post_excerpt":57,"post_id":415,"post_modified":420,"post_thumbnail":421,"post_title":422,"post_type":423,"sort_by_date":424,"tag_links":425,"tags":430},"27468","http://radioblackout.org/podcast/alexis-tsipras-e-gli-dei-dellolimpo/",[],"Mancano pochi giorni alle elezioni in Grecia. Il primo ministro Antonis Samaras si sta giocando il tutto per tutto. In dicembre la decisione di anticipare l'elezione del nuovo presidente della Repubblica ha di fatto decretato la fine della legislatura e del patto di governo che ha messo in sella l'esponente del partito di destra Nea Democratia.\r\nIn Grecia, se non il parlamento non raggiunge la maggioranza necessaria all'elezione del presidente della Repubblica, scatta lo scioglimento automatico e si apre la via alle elezioni.\r\nLa mossa di Samaras è stata quindi calcolata con cura.\r\nInevitabile chiedersi le ragioni della sua mossa.\r\nSecondo Gheorgos, un compagno del gruppo dei comunisti libertari di Atene, la mossa di Samaras è una sorta di eutanasia di un governo che non avrebbe retto le pressioni della trojka in primavera.\r\n\r\nAscolta la diretta con Gheorgos:\r\n\r\n2015 01 16 gheorgo\r\n\r\nOltre a mollare al proprio predecessore la patata bollente, Samaras tenta una ardua risalita nei favori degli elettori, che, secondo i sondaggi, darebbero una netta vittoria a Syriza, la formazione di sinistra guidata da Alexis Tsipras.\r\nIl principale alleato di Samaras è la paura. La paura delle borse, che si sono affrettate a crollare dopo l'annuncio di nuove elezioni, la paura dell'abbandono della madre/matrigna Europa, nutrice dal latte avvelenato.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Pietro Stara, autore di un articolo, uscito sul settimanale Umanità Nova.\r\nNe è scaturita una lunga riflessione sugli spazi e le prospettive di una proposta di sapore neo-socialdemocratico.\r\n\r\nAscolta la diretta con Pietro:\r\n\r\n2015 01 22 pietro tsipras\r\n\r\nDi seguito l'articolo uscito su UN.\r\n\r\nNegli ultimi decenni ha preso corpo, sostanza, fisicità un luogo che forniva numeri al grande capitale: la Borsa. Si è antropoformizzata: corre, avanza, cade, arretra, si rialza, crolla. E come ogni buon essere umano ha paura, ma soprattutto, fa paura: reagisce non solo ad ogni attacco, ma anche ad ogni presunto attacco. Previene e intuisce ciò che potrà capitare e pertanto avverte, redarguisce, invita, sibila, intima di… E come ogni ricattatore e ricattatrice che si voglia rispettare, quando non ottiene ciò che vuole, schianta, inesorabilmente, portando con sé morte e distruzione, ma soltanto a coloro che stanno in basso. E più in basso stanno e più li trascina inesorabilmente verso il baratro. La Borsa è il nuovo Hermes, l’araldo e il messaggero degli dei del Capitalismo, che cerca, mediante i suoi “inganni”, di ristabilire, fra umano e divino, quel contatto che è andato perduto. Platone fa sostenere a Socrate: «Hermes è Dio interprete, messaggero, ladro, ingannatore nei discorsi e pratico degli affari, in quanto esperto nell’uso della parola; suo figlio è il logos.» La Borsa è, dunque, la nuova divinità dell’eloquenza:abile, sottile, persuasiva. L’altro giorno ha nuovamente parlato: “meno 12%” – ha detto – “mi sono fatta male: sono caduta rovinosamente, di nuovo!”. Ha parlato dalla Grecia, dalla grotta scavata nel monte Cillene, la più alta cima del Peloponneso, sul confine tra l’Arcadia e l’Acaia, dove nacque Hermes. La Borsa aveva sentito dire, da un araldo degli dei, che “se ci fossero le lezioni anticipate e se le dovesse vincere un tal semidio di nome Tsipras, figlio di molti padri e madri, Synaspismos, Akoa, Dea, Keda, Energoi Polites, oggi riuniti sotto la dea Syriza, allora sarebbe la rovina non solo per tutta la madrepatria Grecia, ma anche per ogni luogo abitato sino alle colonne d’Ercole.” Questo triste vaticinio è stato subito diffuso dai messaggeri del Capitale, che hanno, ancora una volta, intimato, redarguito, subdolamente avvertito. Tsipras, per chi lo conosce, non ha alcuna intenzione di scardinare Zeus: non aspira a prendergli il posto, a democratizzare la pletora di divinità e a ridistribuire il maltolto. Antico progetto oramai passato in soffitta. Molti emissari del dio Capitale sanno che Tsipras non vuole spaventare la Borsa, ma anzi, cerca di circuirla e di farsi benvolere: “Non dovete aver paura di noi”- tuona Tsipras – “Syriza non sarà la fine dell’Euro. Sarà piuttosto la sua salvezza: se vinceremo le elezioni greche, faremo davvero decollare il progetto di Unione fiscale dell’Europa.” Uno sconto, vuole solo uno sconto, un segno anche minimo: un piccolo soffio vitale, come dopo una guerra disastrosa. Un atto di pietà del vincitore.\r\n\r\n“Non è vero” – risponde per le rime Antonis Samaras, figlio della dea Primavera Politica e protetto dal dio Pasok: “Syriza terrorizza i listini!” Mai frase fu più nefasta: che si colpisca la madre, la Borsa, è già cosa grave. Ma punire i “listini”, i suoi nobili figli, è cosa inaudita! Il padre Capitale non potrà mai permettere cosa simile. Già Egli fu magnanimo: diede soldi in gran quantità. Li portò l’FMI. Ma ad una sola condizione: tagliare, tagliare, stroncare!\r\n\r\nIntanto la casa brucia. Velocemente.","23 Gennaio 2015","2018-10-17 22:09:51","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/La-crisi-finanziaria-greca_h_partb-200x110.jpg","Alexis Tsipras e gli dei dell'Olimpo","podcast",1422026925,[426,66,427,428,429,69],"http://radioblackout.org/tag/elezioni-in-grecia/","http://radioblackout.org/tag/samaras/","http://radioblackout.org/tag/socialdemocrazia/","http://radioblackout.org/tag/tene/",[409,15,397,403,394,18],{"post_content":432,"post_title":436,"tags":439},{"matched_tokens":433,"snippet":434,"value":435},[77],"di sinistra guidata da Alexis \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark>.\r\nIl principale alleato di Samaras","Mancano pochi giorni alle elezioni in Grecia. Il primo ministro Antonis Samaras si sta giocando il tutto per tutto. In dicembre la decisione di anticipare l'elezione del nuovo presidente della Repubblica ha di fatto decretato la fine della legislatura e del patto di governo che ha messo in sella l'esponente del partito di destra Nea Democratia.\r\nIn Grecia, se non il parlamento non raggiunge la maggioranza necessaria all'elezione del presidente della Repubblica, scatta lo scioglimento automatico e si apre la via alle elezioni.\r\nLa mossa di Samaras è stata quindi calcolata con cura.\r\nInevitabile chiedersi le ragioni della sua mossa.\r\nSecondo Gheorgos, un compagno del gruppo dei comunisti libertari di Atene, la mossa di Samaras è una sorta di eutanasia di un governo che non avrebbe retto le pressioni della trojka in primavera.\r\n\r\nAscolta la diretta con Gheorgos:\r\n\r\n2015 01 16 gheorgo\r\n\r\nOltre a mollare al proprio predecessore la patata bollente, Samaras tenta una ardua risalita nei favori degli elettori, che, secondo i sondaggi, darebbero una netta vittoria a Syriza, la formazione di sinistra guidata da Alexis \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark>.\r\nIl principale alleato di Samaras è la paura. La paura delle borse, che si sono affrettate a crollare dopo l'annuncio di nuove elezioni, la paura dell'abbandono della madre/matrigna Europa, nutrice dal latte avvelenato.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Pietro Stara, autore di un articolo, uscito sul settimanale Umanità Nova.\r\nNe è scaturita una lunga riflessione sugli spazi e le prospettive di una proposta di sapore neo-socialdemocratico.\r\n\r\nAscolta la diretta con Pietro:\r\n\r\n2015 01 22 pietro \u003Cmark>tsipras\u003C/mark>\r\n\r\nDi seguito l'articolo uscito su UN.\r\n\r\nNegli ultimi decenni ha preso corpo, sostanza, fisicità un luogo che forniva numeri al grande capitale: la Borsa. Si è antropoformizzata: corre, avanza, cade, arretra, si rialza, crolla. E come ogni buon essere umano ha paura, ma soprattutto, fa paura: reagisce non solo ad ogni attacco, ma anche ad ogni presunto attacco. Previene e intuisce ciò che potrà capitare e pertanto avverte, redarguisce, invita, sibila, intima di… E come ogni ricattatore e ricattatrice che si voglia rispettare, quando non ottiene ciò che vuole, schianta, inesorabilmente, portando con sé morte e distruzione, ma soltanto a coloro che stanno in basso. E più in basso stanno e più li trascina inesorabilmente verso il baratro. La Borsa è il nuovo Hermes, l’araldo e il messaggero degli dei del Capitalismo, che cerca, mediante i suoi “inganni”, di ristabilire, fra umano e divino, quel contatto che è andato perduto. Platone fa sostenere a Socrate: «Hermes è Dio interprete, messaggero, ladro, ingannatore nei discorsi e pratico degli affari, in quanto esperto nell’uso della parola; suo figlio è il logos.» La Borsa è, dunque, la nuova divinità dell’eloquenza:abile, sottile, persuasiva. L’altro giorno ha nuovamente parlato: “meno 12%” – ha detto – “mi sono fatta male: sono caduta rovinosamente, di nuovo!”. Ha parlato dalla Grecia, dalla grotta scavata nel monte Cillene, la più alta cima del Peloponneso, sul confine tra l’Arcadia e l’Acaia, dove nacque Hermes. La Borsa aveva sentito dire, da un araldo degli dei, che “se ci fossero le lezioni anticipate e se le dovesse vincere un tal semidio di nome \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark>, figlio di molti padri e madri, Synaspismos, Akoa, Dea, Keda, Energoi Polites, oggi riuniti sotto la dea Syriza, allora sarebbe la rovina non solo per tutta la madrepatria Grecia, ma anche per ogni luogo abitato sino alle colonne d’Ercole.” Questo triste vaticinio è stato subito diffuso dai messaggeri del Capitale, che hanno, ancora una volta, intimato, redarguito, subdolamente avvertito. \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark>, per chi lo conosce, non ha alcuna intenzione di scardinare Zeus: non aspira a prendergli il posto, a democratizzare la pletora di divinità e a ridistribuire il maltolto. Antico progetto oramai passato in soffitta. Molti emissari del dio Capitale sanno che \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> non vuole spaventare la Borsa, ma anzi, cerca di circuirla e di farsi benvolere: “Non dovete aver paura di noi”- tuona \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> – “Syriza non sarà la fine dell’Euro. Sarà piuttosto la sua salvezza: se vinceremo le elezioni greche, faremo davvero decollare il progetto di Unione fiscale dell’Europa.” Uno sconto, vuole solo uno sconto, un segno anche minimo: un piccolo soffio vitale, come dopo una guerra disastrosa. Un atto di pietà del vincitore.\r\n\r\n“Non è vero” – risponde per le rime Antonis Samaras, figlio della dea Primavera Politica e protetto dal dio Pasok: “Syriza terrorizza i listini!” Mai frase fu più nefasta: che si colpisca la madre, la Borsa, è già cosa grave. Ma punire i “listini”, i suoi nobili figli, è cosa inaudita! Il padre Capitale non potrà mai permettere cosa simile. Già Egli fu magnanimo: diede soldi in gran quantità. Li portò l’FMI. Ma ad una sola condizione: tagliare, tagliare, stroncare!\r\n\r\nIntanto la casa brucia. Velocemente.",{"matched_tokens":437,"snippet":438,"value":438},[77],"Alexis \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> e gli dei dell'Olimpo",[440,442,444,446,448,450],{"matched_tokens":441,"snippet":409,"value":409},[],{"matched_tokens":443,"snippet":15,"value":15},[],{"matched_tokens":445,"snippet":397,"value":397},[],{"matched_tokens":447,"snippet":403,"value":403},[],{"matched_tokens":449,"snippet":394,"value":394},[],{"matched_tokens":451,"snippet":94,"value":94},[18],[453,459,461],{"field":39,"indices":454,"matched_tokens":455,"snippets":457,"values":458},[23],[456],[18],[94],[94],{"field":104,"matched_tokens":460,"snippet":438,"value":438},[77],{"field":107,"matched_tokens":462,"snippet":434,"value":435},[77],{"best_field_score":111,"best_field_weight":17,"fields_matched":29,"num_tokens_dropped":51,"score":112,"tokens_matched":113,"typo_prefix_score":51},{"document":465,"highlight":496,"highlights":501,"text_match":504,"text_match_info":505},{"comment_count":51,"id":466,"is_sticky":51,"permalink":467,"podcastfilter":468,"post_author":385,"post_content":469,"post_date":470,"post_excerpt":57,"post_id":466,"post_modified":471,"post_thumbnail":472,"post_title":473,"post_type":423,"sort_by_date":474,"tag_links":475,"tags":486},"36237","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-27-maggio-francia-grecia-le-strade-di-torino-il-corteo-del-2-giugno-e-tanto-altro/",[385],"Ogni venerdì intorno alle 10,45 dalle libere frequenze di Blackout si sbarca su Anarres, pianeta delle utopie concrete.\r\nQui potete (ri)ascoltare la prima parte della puntata del 27 maggio:\r\n\r\n2016-05-27-anarres-primaparte\r\n\r\ne la seconda parte:\r\n\r\n2016-05-27-anarres-secondaparte\r\n\r\nDi seguito gli argomenti trattati oggi:\r\n\r\n* Francia. I blocchi delle raffineria e gli scioperi di ferrovieri e lavoratori di EDF. Nostro corrispondente Gianni Carrozza, corrispondente parigino di Collegamenti e redattore di Vive La Sociale! su radio Frequence Plurielle.\r\nAl di là della cronaca dell'ultima settimana, tra blocchi delle raffinerie, scioperi delle ferrovie e grandi manifestazioni di piazza, con Gianni abbiamo provato a cogliere le prospettive di un movimento che, dopo due mesi, continua ad essere in crescita, nonostante ampi settori del maggiore sindacato, la CGT, abbiano scelto di radicalizzarsi per provare a controllare una situazione che minaccia(va) di non essere più controllabile dalle burocrazie sindacali. In quest'ultima settimana è scesa in campo anche FO, Force Ouvriere, sindacato classicamente padronale, mentre meno rilevante è il ruolo degli studenti. Crepe si aprono nel fronte governativo, dove il partito socialista deve fare i conti con una crescente fronda della sua base sociale e politica.\r\nContinuano le Nouit Debout e tentano – sia pure a fatica - di sbarcare anche nella banlieaue, mentre gli attivisti si spostano dove ci sono blocchi e azioni di picchetto.\r\nUna riflessione particolare è stata dedicata al tema del blocco (delle merci, delle persone, dei flussi di notizie) come strumento per mettere in difficoltà un padronato, molto più libero di agire, vista la leggerezza estrema del sistema produttivo, ancorato al just in time, privo di magazzino, con capannoni e macchine in leasing.\r\nNe è scaturito un dibattito interessante, in cui è emerso, che sebbene la pratica del blocco sia efficace nel mettere in difficoltà la controparte, l'ingovernabilità del territorio, passa, necessariamente da un allargamento del fronte di lotta più radicale. \r\n\r\n* Torino. Anarchici in piazza contro razzisti e polizia. Cronaca della giornata di lotta – corteo e contestazione della fiaccolata di poliziotti e comitati razzisti in sostegno ad un piano “sicurezza” il cui solo obiettivo è la guerra ai poveri.\r\n\r\n* Torino. Giovedì 2 giugno, ore 15,30 in piazza XVIII dicembre, vecchia Porta Susa\r\nQui l'appello per il corteo antimilitarista del 2 giugno a Torino\r\nAscolta e diffondi lo spot del corteo\r\n\r\n* Grecia. Abbiamo parlato dello sgombero di Idomeni con Jannis, anarchico greco, che ci racconta delle centri di detenzione che attendono i profughi deportati dall'accampamento spontaneo al confine tra Grecia e Macedonia.\r\nGrandi capannoni industriali all'estrema periferia di Salonicco, quello che resta delle fabbriche brasate dalla crisi, sono la destinazione “momentanea” per i profughi deportati in questi giorni da Idomeni. Grandi scheletri senza infissi, sanitari, fili elettrici, recuperati e riciclati negli anni da chi ne aveva bisogno.\r\nProbabilmente non c'è neppure l'acqua.\r\nQui, i profughi, isolati in piccoli gruppi, sorvegliati dall'esercito, saranno lontani dagli sguardi e dalla possibilità da rendere visibile, e quindi politicamente rilevante, la loro condizione.\r\nIntorno alle ex fabbriche quartieri di immigrati dall'est, spesso ostili ai profughi, dove Crisi Argi, i nazisti di Alba Dorata, guadagnano terreno. Nelle ultime settimane hanno provato ad alzare la testa, facendo ronde per i quartieri, cosa mai avvenuta a Salonicco ed inquietante, nonostante i nazisti siano stati intercettati e fermati dai compagni.\r\nA Idomeni restano solo più 500 persone, le sole che non paiono disponibili ad andarsene volontariamente. Gli altri 7.900, in parte sono saliti spontaneamente sui pullman dell'esercito, molti altri – forse 3000 - se ne sono andati prima dello sgombero, improvvisando accampamenti in altre località lungo il confine. A Polycastro, in una stazione di servizio, sono accampate oltre duemila persone, in parte provenienti da Idomeni.\r\nSecondo fonti No Border in 700 ce l'avrebbero fatta a bucare il confine macedone.\r\nLo sgombero sinora “pacifico” dell'accampamento di Idomeni è frutto del lungo lavorio fatto da ONG, volontari e funzionari statali. I profughi sono stati privati dell'acqua, ogni giorno il cibo non bastava per tutti, l'accesso ad internet per tentare la domanda di ricollocazione in un altro paese europeo non era altro che una chimera.\r\nPrivati della loro dignità, minacciati ed umiliati, metà dei profughi hanno finito con accettare senza proteste la deportazione, un'altra metà hanno deciso di fuggire, prima dello sgombero, nella notte del 24 maggio.\r\nIl divieto ai giornalisti di raccontare lo sgombero era parte della strategia di isolamento delle persone. Se nessuno vede e racconta quello che succede, anche la protesta sembra diventare inutile.\r\nUn risultato che il governo Tsipras non dava certo per scontato, viste le migliaia di agenti in assetto antisommossa mandati a Idomeni da ogni parte della Grecia.\r\n\r\n* Zitto e mangia la minestra. É il titolo del contributo di Benjamin Julian sul blog refugeestrail. Mostra in modo efficace il ruolo dei volontari apolitici nell'assistenza e controllo dei migranti in viaggio a Chios e Idomeni. nel fiaccare la resistenza, umiliando le persone che si aiutano, riducendole a tubi digerenti, minori da assistere, inferiori cui mostrare il modo giusto di vivere. Uno sguardo colonialista e complice delle politiche repressive del governo.\r\n\r\nSotto trovate la traduzione fatta dal blog Hurriya, che abbiamo letto ad Anarres\r\n\r\nOggi le autorità greche hanno dato l’avvio a quello che minacciavano da tempo: lo sgombero dell’accampamento di Idomeni. Il portavoce del ministro dell’immigrazione ha detto che tutti sapevano che “le condizioni di vita” sarebbero state migliori nei campi in cui le persone saranno ricollocate e aveva promesso che “non sarebbe stata usata la forza”, ma anche che si aspettava che le 8000 persone che hanno vissuto lì per mesi sarebbero state spostate in meno di una settimana. Per garantire che nessuno potesse vedere il modo pacifico con cui Idomeni sarebbe stata sgomberata, a giornalisti e attivisti è stato precluso l’accesso all’area.\r\n\r\nUna spiegazione di come questo paradosso dello spostamento non violento di migliaia di persone, che non avevano intenzione di spostarsi, potesse essere risolto, è stata data da un rappresentante di MSF, secondo il quale la gestione del campo da parte della polizia ha “reso complicata la fornitura di cibo e l’assistenza sanitaria”.\r\n\r\nSi tratta di una mossa simile a quella riportata dai/dalle migranti di Vial a Chios, quando venne detto loro che avrebbero dovuto lasciare il campo per trasferirsi nell’altro hotspot di Kos: “Non avevamo l’acqua per poter usare i bagni o poter farci una doccia”, ha detto un migrante. “Avevamo giusto l’acqua potabile da bere. La polizia ha tagliato l’acqua perché, ci hanno detto, dobbiamo spostarci su un’altra isola”.\r\n\r\nQueste tattiche vengono solitamente definite assedi di guerra, intimidazioni, abusi o, per ultimo, atti antiumanitari. Ma negli ultimi tempi sembra essersi affermata la scuola di pensiero che ritiene queste pratiche non sostanzialmente sbagliate, trattandosi solo di una questione di procedure. Il lavoro umanitario consiste nel trovare “un buon posto”, identificato dai volontari o dalle autorità, dove poter trasferire i/le migranti. I desideri e le richieste dei/delle migranti sono semplicemente ignorati. Questo approccio cresce naturalmente nel contesto della politica di confine europea, e dovremmo cominciare a resistere e opporci ad essa.\r\n\r\nRimani in fila\r\nNon è solo il consueto sentimento europeo di superiorità che nutre questo atteggiamento. Durante il lavoro che ho svolto nelle mense questo inverno, mi ha colpito quanto velocemente una mentalità paternalista, o peggio autoritaria, si possa sviluppare tra i volontari.\r\nNoi, per lo più ventenni bianchi/e, eravamo donatori e loro riceventi. Noi avevamo cose che la maggior parte dei/delle migranti non aveva. Potevamo viaggiare, prendere in affitto case, guidare auto, mentre loro non potevano. Eravamo noi che l* facevamo mettere in fila, che decidevamo le loro porzioni, che decidevamo se una persona poteva ricevere una, due o nessuna porzione di zuppa, che l* facevamo allineare in fila, che facevamo rispettare la coda a chi la saltava e così via. Questa posizione di superiorità può facilmente sfociare nella prepotenza, e ho visto spesso e in diversi luoghi volontari urlare contro i/le migranti che erano in attesa in fila per ottenere un paio di mutande o una carta di registrazione. Si tratta di uno spettacolo che non vorrei vedere mai più.\r\n\r\nQuesta denigrazione è divenuta a volte sistematica quando le ONG e i distributori di cibo hanno marcato le unghie o distribuito braccialetti identificativi ai/alle migranti in modo da poter assegnare loro la “quota giusta”. La motivazioni sono candide, la pratica repellente. Ma quando le condizioni sono come erano quest’inverno in Grecia, la dignità dei migranti deve essere anteposta alle pratiche del lavoro umanitario. Le condizioni in cui sono stati portati dalla guerra a casa loro e dalla chiusura delle frontiere ci lascia pochissimi spazi di manovra.\r\n\r\nLo sfortunato risultato di questo schema è che “‘umanitarismo” è diventata una parola molto flessibile. Il trasferimento di migranti dall’hotspot sovraffollato di Vial a quello sull’isola di Kos potrebbe essere descritto come guidato da uno scopo “umanitario”, perché essi avrebbero avuto molto più spazio a Kos. Il fatto che essi fossero chiusi dentro, mentre a Vial erano liberi di uscire, mi è stato spiegato da un volontario come un piccolo e temporaneo inconveniente – non un abuso fondamentale dei diritti dei detenuti e un diniego della loro autonomia. Che i/le migranti detenute negli hotspot dicessero di subire trattamenti “da animali”, per molti vuol dire dar loro più zuppa, più spazio, più coperte piuttosto che una questione di dignità.\r\n\r\nApolitici\r\nÈ questa ridefinizione della parola “umanitario” come semplice fornitore di “comfort” che permette alle autorità greche di presentare l’evacuazione dei residenti di Idomeni verso i campi “più umanitari”, come un aiuto ai poveri ignoranti spaventati migranti ad effettuare la scelta più saggia. (Questo si chiama agire come un “salvatore bianco”). Ma è semplicemente irrilevante quanto buoni siano i campi militari. Il punto è che ai migranti non è lasciata scelta. Quello che manca qui è quello che dovrebbe essere un principio fondamentale dell’umanitarismo: non opporsi alla volontà e desideri di chi vi è soggetto. Trascinare adulti come se fossero bestie da un luogo a un altro non è mai un aiuto, non importa quanto gradevole sia il luogo dove verranno sistemati.\r\n\r\nQuando i/le migranti hanno occupato il porto di Chios, ne è nata una discussione simile. Avevano trovato un posto dove non potevano essere ignorati, dove i media hanno parlato con loro, dove le loro proteste sono state viste. Ma i volontari e le ONG li hanno supplicati di andare in campi “migliori” perché dotati di docce e letti caldi. Come se ciò importasse! Hanno scelto di dormire sul cemento, non perché fossero stupidi o privi di buon senso, ma perché volevano fare una dichiarazione politica. Ma che è caduta nel vuoto a causa di quei volontari che hanno lavorato “apoliticamente”; che volevano migliorare il comfort, non cambiare la società.\r\n\r\nLe radici del volontariato apolitico meritano un approfondimento a parte, che non voglio fare in questa sede, ma più o meno significa lavorare all’interno del sistema, registrarti (farti accreditare) quando ti dicono di farlo e non andare dove non ti è permesso. A volte le persone in buona fede seguono questa semplice idea: trovare persone in difficoltà e fornire loro tutto ciò che li fa sentire meglio.\r\n\r\nMantieni la calma e mangia la minestra\r\nIl rischio che i volontari non politicizzati corrono è quello di diventare strumenti pratici di una disumana politica statale, finendo col lavorare in condizioni che, a lungo andare, distruggono le speranze dei migranti – e che potrebbero col tempo eliminare ogni traccia di umanitarismo nel trattamento che ricevono.\r\n\r\nIl caso più evidente di questo atteggiamento è quando i volontari dicono ai migranti di mantenere la calma. Si tratta di una strategia tipicamente non politica: se VOI mantenete la calma, NOI saremo meglio in grado di portarvi la zuppa. Manca completamente uno sguardo più ampio: i/le migranti vengono violentemente perseguitati dalla UE, e vogliono esporre la loro situazione al pubblico europeo. Non possono farlo senza l’attenzione dei media, e i media non si presentano senza che vi sia un “incidente”. I migranti devono piangere, morire di fame, gridare o annegare per rappresentare una storia. Non appena “l’umanitarismo” li avvolge nel suo abbraccio soffocante, vengono buttati fuori dalle prime pagine – e possono aspettare in silenzio la deportazione. (È anche opportuno ricordare che i migranti nell’hotspot di Vial hanno notevolmente migliorato le loro condizioni evadendo letteralmente dal carcere, dopo che i volontari gli avevano detto che sarebbe stato meglio “tacere”.)\r\n\r\nE così, l’umanitarismo non politico raggiunge l’ obiettivo opposto. Rimuovendo i/le migranti dalla scena politica e dei media presso il porto di Chios, sgomberandoli da Idomeni, dalle piazze e dai parchi, dando loro quel tanto che basta di cibo per scongiurare la fame, le autorità sono riuscite a farli tacere.","27 Maggio 2016","2018-10-17 22:58:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/2016-05-20-manif-antimili-2-giu-200x110.jpg","Anarres del 27 maggio. Francia, Grecia, le strade di Torino, il corteo del 2 giugno e tanto altro...",1464374004,[476,477,478,479,480,481,482,483,66,129,484,485],"http://radioblackout.org/tag/2-giugno-antimilitarista/","http://radioblackout.org/tag/anarres/","http://radioblackout.org/tag/anarres-27-maggio-2016/","http://radioblackout.org/tag/blocco-raffinerie/","http://radioblackout.org/tag/corteo-anarchico/","http://radioblackout.org/tag/deportazione-profughi/","http://radioblackout.org/tag/fiaccolata-dei-poliziotti/","http://radioblackout.org/tag/francia/","http://radioblackout.org/tag/loi-travail/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[487,385,488,489,490,491,492,493,15,138,494,495],"2 giugno antimilitarista","anarres 27 maggio 2016","blocco raffinerie","corteo anarchico","deportazione profughi","fiaccolata dei poliziotti","francia","Loi Travail","torino",{"post_content":497},{"matched_tokens":498,"snippet":499,"value":500},[77],"Un risultato che il governo \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> non dava certo per scontato,","Ogni venerdì intorno alle 10,45 dalle libere frequenze di Blackout si sbarca su Anarres, pianeta delle utopie concrete.\r\nQui potete (ri)ascoltare la prima parte della puntata del 27 maggio:\r\n\r\n2016-05-27-anarres-primaparte\r\n\r\ne la seconda parte:\r\n\r\n2016-05-27-anarres-secondaparte\r\n\r\nDi seguito gli argomenti trattati oggi:\r\n\r\n* Francia. I blocchi delle raffineria e gli scioperi di ferrovieri e lavoratori di EDF. Nostro corrispondente Gianni Carrozza, corrispondente parigino di Collegamenti e redattore di Vive La Sociale! su radio Frequence Plurielle.\r\nAl di là della cronaca dell'ultima settimana, tra blocchi delle raffinerie, scioperi delle ferrovie e grandi manifestazioni di piazza, con Gianni abbiamo provato a cogliere le prospettive di un movimento che, dopo due mesi, continua ad essere in crescita, nonostante ampi settori del maggiore sindacato, la CGT, abbiano scelto di radicalizzarsi per provare a controllare una situazione che minaccia(va) di non essere più controllabile dalle burocrazie sindacali. In quest'ultima settimana è scesa in campo anche FO, Force Ouvriere, sindacato classicamente padronale, mentre meno rilevante è il ruolo degli studenti. Crepe si aprono nel fronte governativo, dove il partito socialista deve fare i conti con una crescente fronda della sua base sociale e politica.\r\nContinuano le Nouit Debout e tentano – sia pure a fatica - di sbarcare anche nella banlieaue, mentre gli attivisti si spostano dove ci sono blocchi e azioni di picchetto.\r\nUna riflessione particolare è stata dedicata al tema del blocco (delle merci, delle persone, dei flussi di notizie) come strumento per mettere in difficoltà un padronato, molto più libero di agire, vista la leggerezza estrema del sistema produttivo, ancorato al just in time, privo di magazzino, con capannoni e macchine in leasing.\r\nNe è scaturito un dibattito interessante, in cui è emerso, che sebbene la pratica del blocco sia efficace nel mettere in difficoltà la controparte, l'ingovernabilità del territorio, passa, necessariamente da un allargamento del fronte di lotta più radicale. \r\n\r\n* Torino. Anarchici in piazza contro razzisti e polizia. Cronaca della giornata di lotta – corteo e contestazione della fiaccolata di poliziotti e comitati razzisti in sostegno ad un piano “sicurezza” il cui solo obiettivo è la guerra ai poveri.\r\n\r\n* Torino. Giovedì 2 giugno, ore 15,30 in piazza XVIII dicembre, vecchia Porta Susa\r\nQui l'appello per il corteo antimilitarista del 2 giugno a Torino\r\nAscolta e diffondi lo spot del corteo\r\n\r\n* Grecia. Abbiamo parlato dello sgombero di Idomeni con Jannis, anarchico greco, che ci racconta delle centri di detenzione che attendono i profughi deportati dall'accampamento spontaneo al confine tra Grecia e Macedonia.\r\nGrandi capannoni industriali all'estrema periferia di Salonicco, quello che resta delle fabbriche brasate dalla crisi, sono la destinazione “momentanea” per i profughi deportati in questi giorni da Idomeni. Grandi scheletri senza infissi, sanitari, fili elettrici, recuperati e riciclati negli anni da chi ne aveva bisogno.\r\nProbabilmente non c'è neppure l'acqua.\r\nQui, i profughi, isolati in piccoli gruppi, sorvegliati dall'esercito, saranno lontani dagli sguardi e dalla possibilità da rendere visibile, e quindi politicamente rilevante, la loro condizione.\r\nIntorno alle ex fabbriche quartieri di immigrati dall'est, spesso ostili ai profughi, dove Crisi Argi, i nazisti di Alba Dorata, guadagnano terreno. Nelle ultime settimane hanno provato ad alzare la testa, facendo ronde per i quartieri, cosa mai avvenuta a Salonicco ed inquietante, nonostante i nazisti siano stati intercettati e fermati dai compagni.\r\nA Idomeni restano solo più 500 persone, le sole che non paiono disponibili ad andarsene volontariamente. Gli altri 7.900, in parte sono saliti spontaneamente sui pullman dell'esercito, molti altri – forse 3000 - se ne sono andati prima dello sgombero, improvvisando accampamenti in altre località lungo il confine. A Polycastro, in una stazione di servizio, sono accampate oltre duemila persone, in parte provenienti da Idomeni.\r\nSecondo fonti No Border in 700 ce l'avrebbero fatta a bucare il confine macedone.\r\nLo sgombero sinora “pacifico” dell'accampamento di Idomeni è frutto del lungo lavorio fatto da ONG, volontari e funzionari statali. I profughi sono stati privati dell'acqua, ogni giorno il cibo non bastava per tutti, l'accesso ad internet per tentare la domanda di ricollocazione in un altro paese europeo non era altro che una chimera.\r\nPrivati della loro dignità, minacciati ed umiliati, metà dei profughi hanno finito con accettare senza proteste la deportazione, un'altra metà hanno deciso di fuggire, prima dello sgombero, nella notte del 24 maggio.\r\nIl divieto ai giornalisti di raccontare lo sgombero era parte della strategia di isolamento delle persone. Se nessuno vede e racconta quello che succede, anche la protesta sembra diventare inutile.\r\nUn risultato che il governo \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark> non dava certo per scontato, viste le migliaia di agenti in assetto antisommossa mandati a Idomeni da ogni parte della Grecia.\r\n\r\n* Zitto e mangia la minestra. É il titolo del contributo di Benjamin Julian sul blog refugeestrail. Mostra in modo efficace il ruolo dei volontari apolitici nell'assistenza e controllo dei migranti in viaggio a Chios e Idomeni. nel fiaccare la resistenza, umiliando le persone che si aiutano, riducendole a tubi digerenti, minori da assistere, inferiori cui mostrare il modo giusto di vivere. Uno sguardo colonialista e complice delle politiche repressive del governo.\r\n\r\nSotto trovate la traduzione fatta dal blog Hurriya, che abbiamo letto ad Anarres\r\n\r\nOggi le autorità greche hanno dato l’avvio a quello che minacciavano da tempo: lo sgombero dell’accampamento di Idomeni. Il portavoce del ministro dell’immigrazione ha detto che tutti sapevano che “le condizioni di vita” sarebbero state migliori nei campi in cui le persone saranno ricollocate e aveva promesso che “non sarebbe stata usata la forza”, ma anche che si aspettava che le 8000 persone che hanno vissuto lì per mesi sarebbero state spostate in meno di una settimana. Per garantire che nessuno potesse vedere il modo pacifico con cui Idomeni sarebbe stata sgomberata, a giornalisti e attivisti è stato precluso l’accesso all’area.\r\n\r\nUna spiegazione di come questo paradosso dello spostamento non violento di migliaia di persone, che non avevano intenzione di spostarsi, potesse essere risolto, è stata data da un rappresentante di MSF, secondo il quale la gestione del campo da parte della polizia ha “reso complicata la fornitura di cibo e l’assistenza sanitaria”.\r\n\r\nSi tratta di una mossa simile a quella riportata dai/dalle migranti di Vial a Chios, quando venne detto loro che avrebbero dovuto lasciare il campo per trasferirsi nell’altro hotspot di Kos: “Non avevamo l’acqua per poter usare i bagni o poter farci una doccia”, ha detto un migrante. “Avevamo giusto l’acqua potabile da bere. La polizia ha tagliato l’acqua perché, ci hanno detto, dobbiamo spostarci su un’altra isola”.\r\n\r\nQueste tattiche vengono solitamente definite assedi di guerra, intimidazioni, abusi o, per ultimo, atti antiumanitari. Ma negli ultimi tempi sembra essersi affermata la scuola di pensiero che ritiene queste pratiche non sostanzialmente sbagliate, trattandosi solo di una questione di procedure. Il lavoro umanitario consiste nel trovare “un buon posto”, identificato dai volontari o dalle autorità, dove poter trasferire i/le migranti. I desideri e le richieste dei/delle migranti sono semplicemente ignorati. Questo approccio cresce naturalmente nel contesto della politica di confine europea, e dovremmo cominciare a resistere e opporci ad essa.\r\n\r\nRimani in fila\r\nNon è solo il consueto sentimento europeo di superiorità che nutre questo atteggiamento. Durante il lavoro che ho svolto nelle mense questo inverno, mi ha colpito quanto velocemente una mentalità paternalista, o peggio autoritaria, si possa sviluppare tra i volontari.\r\nNoi, per lo più ventenni bianchi/e, eravamo donatori e loro riceventi. Noi avevamo cose che la maggior parte dei/delle migranti non aveva. Potevamo viaggiare, prendere in affitto case, guidare auto, mentre loro non potevano. Eravamo noi che l* facevamo mettere in fila, che decidevamo le loro porzioni, che decidevamo se una persona poteva ricevere una, due o nessuna porzione di zuppa, che l* facevamo allineare in fila, che facevamo rispettare la coda a chi la saltava e così via. Questa posizione di superiorità può facilmente sfociare nella prepotenza, e ho visto spesso e in diversi luoghi volontari urlare contro i/le migranti che erano in attesa in fila per ottenere un paio di mutande o una carta di registrazione. Si tratta di uno spettacolo che non vorrei vedere mai più.\r\n\r\nQuesta denigrazione è divenuta a volte sistematica quando le ONG e i distributori di cibo hanno marcato le unghie o distribuito braccialetti identificativi ai/alle migranti in modo da poter assegnare loro la “quota giusta”. La motivazioni sono candide, la pratica repellente. Ma quando le condizioni sono come erano quest’inverno in Grecia, la dignità dei migranti deve essere anteposta alle pratiche del lavoro umanitario. Le condizioni in cui sono stati portati dalla guerra a casa loro e dalla chiusura delle frontiere ci lascia pochissimi spazi di manovra.\r\n\r\nLo sfortunato risultato di questo schema è che “‘umanitarismo” è diventata una parola molto flessibile. Il trasferimento di migranti dall’hotspot sovraffollato di Vial a quello sull’isola di Kos potrebbe essere descritto come guidato da uno scopo “umanitario”, perché essi avrebbero avuto molto più spazio a Kos. Il fatto che essi fossero chiusi dentro, mentre a Vial erano liberi di uscire, mi è stato spiegato da un volontario come un piccolo e temporaneo inconveniente – non un abuso fondamentale dei diritti dei detenuti e un diniego della loro autonomia. Che i/le migranti detenute negli hotspot dicessero di subire trattamenti “da animali”, per molti vuol dire dar loro più zuppa, più spazio, più coperte piuttosto che una questione di dignità.\r\n\r\nApolitici\r\nÈ questa ridefinizione della parola “umanitario” come semplice fornitore di “comfort” che permette alle autorità greche di presentare l’evacuazione dei residenti di Idomeni verso i campi “più umanitari”, come un aiuto ai poveri ignoranti spaventati migranti ad effettuare la scelta più saggia. (Questo si chiama agire come un “salvatore bianco”). Ma è semplicemente irrilevante quanto buoni siano i campi militari. Il punto è che ai migranti non è lasciata scelta. Quello che manca qui è quello che dovrebbe essere un principio fondamentale dell’umanitarismo: non opporsi alla volontà e desideri di chi vi è soggetto. Trascinare adulti come se fossero bestie da un luogo a un altro non è mai un aiuto, non importa quanto gradevole sia il luogo dove verranno sistemati.\r\n\r\nQuando i/le migranti hanno occupato il porto di Chios, ne è nata una discussione simile. Avevano trovato un posto dove non potevano essere ignorati, dove i media hanno parlato con loro, dove le loro proteste sono state viste. Ma i volontari e le ONG li hanno supplicati di andare in campi “migliori” perché dotati di docce e letti caldi. Come se ciò importasse! Hanno scelto di dormire sul cemento, non perché fossero stupidi o privi di buon senso, ma perché volevano fare una dichiarazione politica. Ma che è caduta nel vuoto a causa di quei volontari che hanno lavorato “apoliticamente”; che volevano migliorare il comfort, non cambiare la società.\r\n\r\nLe radici del volontariato apolitico meritano un approfondimento a parte, che non voglio fare in questa sede, ma più o meno significa lavorare all’interno del sistema, registrarti (farti accreditare) quando ti dicono di farlo e non andare dove non ti è permesso. A volte le persone in buona fede seguono questa semplice idea: trovare persone in difficoltà e fornire loro tutto ciò che li fa sentire meglio.\r\n\r\nMantieni la calma e mangia la minestra\r\nIl rischio che i volontari non politicizzati corrono è quello di diventare strumenti pratici di una disumana politica statale, finendo col lavorare in condizioni che, a lungo andare, distruggono le speranze dei migranti – e che potrebbero col tempo eliminare ogni traccia di umanitarismo nel trattamento che ricevono.\r\n\r\nIl caso più evidente di questo atteggiamento è quando i volontari dicono ai migranti di mantenere la calma. Si tratta di una strategia tipicamente non politica: se VOI mantenete la calma, NOI saremo meglio in grado di portarvi la zuppa. Manca completamente uno sguardo più ampio: i/le migranti vengono violentemente perseguitati dalla UE, e vogliono esporre la loro situazione al pubblico europeo. Non possono farlo senza l’attenzione dei media, e i media non si presentano senza che vi sia un “incidente”. I migranti devono piangere, morire di fame, gridare o annegare per rappresentare una storia. Non appena “l’umanitarismo” li avvolge nel suo abbraccio soffocante, vengono buttati fuori dalle prime pagine – e possono aspettare in silenzio la deportazione. (È anche opportuno ricordare che i migranti nell’hotspot di Vial hanno notevolmente migliorato le loro condizioni evadendo letteralmente dal carcere, dopo che i volontari gli avevano detto che sarebbe stato meglio “tacere”.)\r\n\r\nE così, l’umanitarismo non politico raggiunge l’ obiettivo opposto. Rimuovendo i/le migranti dalla scena politica e dei media presso il porto di Chios, sgomberandoli da Idomeni, dalle piazze e dai parchi, dando loro quel tanto che basta di cibo per scongiurare la fame, le autorità sono riuscite a farli tacere.",[502],{"field":107,"matched_tokens":503,"snippet":499,"value":500},[77],578730123365187700,{"best_field_score":506,"best_field_weight":507,"fields_matched":113,"num_tokens_dropped":51,"score":508,"tokens_matched":113,"typo_prefix_score":51},"1108091338752",14,"578730123365187697",{"document":510,"highlight":541,"highlights":546,"text_match":504,"text_match_info":549},{"comment_count":51,"id":511,"is_sticky":51,"permalink":512,"podcastfilter":513,"post_author":514,"post_content":515,"post_date":516,"post_excerpt":57,"post_id":511,"post_modified":517,"post_thumbnail":518,"post_title":519,"post_type":423,"sort_by_date":520,"tag_links":521,"tags":532},"23323","http://radioblackout.org/podcast/i-podcast-de-il-colpo-della-strega-undicesima-puntata-26maggio2014/",[387],"dj","Puntata dedicata all'autodeterminazione del corpo delle donne ai tempi della società dello spettacolo. Abbiamo discusso di libertà, autodeterminazione, del concetto di sovranità sui nostri corpi, di dispositivi di controllo, di endosorveglianza e di nuovi processi di soggettivazione tesi a creare corpi e soggetti liberi ma docili. Siamo partite dal caso scoppiato sul web dopo la pubblicazione a fini elettorali della sua foto \"di culo\" da parte di Paola Bacchiddu, responsabile della comunicazione della Lista Tsipras, per arrivare a confrontarci su alcuni concetti chiave per il femminismo (e non solo!). Dopo la pubblicazione della foto si sono levate molte voci discordanti e dubbiose, tuttavia per dimostrare solidarietà alla candidata, c'è stata/o anche chi ha lanciato e condiviso sui propri blog la campagna \"Ce lo chiede l'Europa\". Tra i vari interventi abbiamo segnalato quelli di Ida Dominijanni, che potete leggere qui e qui e quanto ha scritto Cristina Morini, intervenuta (anche ai nostri microfoni) con l'articolo \"Libera sarai tu?\", mossa dal desiderio di decostruire la falsa dicotomia tra femminismo moralista e femminismo libertario - che se certamente esiste va individuato altrove - e di esplicitare come oggi la libertà e l'autodeterminazione siano elementi anch'essi necessari e funzionali alla realizzazione ri/produttiva. L'arte di governare non consiste nel trasformare un soggetto in puro oggetto passivo ma “nel portarlo a fare ciò che accetta di voler essere e fare” (Pierre Dardot, Christian Laval, 2013). Chi plaude al gesto della Bacchiddu come gesto politico teso a ridefinire e difendere la libertà individuale femminile, di fatto associa il mito femminista dell’assoluta proprietà del corpo alla precettistica neoliberale dell’autoimprenditorialità e dell’autosfruttamento del proprio capitale umano, corporeo e sessuale...con il rischio - ovvio - della completa sussunzione della libertà femminile nella libertà di mercato. ”Il corpo è mio e lo gestisco io”, slogan inventato quarant’anni fa per esprimere la volontà di riappropriarsi del corpo femminile sequestrato dal patriarcato, può servire oggi a legittimarne spensieratamente la prostituzione nel post-patriarcato?\r\n\r\nIl capitalismo da almeno vent'anni ha cominciato a socializzarsi, in risposta alla sfida del socialismo rivoluzionario e a dotarsi di un suo sistema di divertimenti e di organizzazione del tempo libero, attraverso il consumo, poichè il controllo attraverso lo sfruttamento del lavoro non bastava più. Bisognava che sorgesse un nuovo complesso di dispositivi di potere/sapere, tale da implicare nuovi processi di soggettivazione: dispositivi che mirano alla creazione di soggettività e dunque anche di corpi liberi ma docili (Foucault). Un certo grado di libertà e di rappresentazione della stessa è necessaria perchè l'endosorveglianza funzioni a pieno regime, ed è necessaria soprattutto per consentire la riproduzione del consumo. Libertà depotenziata, spettacolarizzata, estetizzata, simulacro di libertà funzionale al pieno controllo. L'idea di libertà e di autodeterminazione sono completamente deformate e neutralizzate. E' una caricatura della libertà in cui la donna è lasciata la sovranità piena della propria immagine perchè non ne ha altra. ma questa sedicente sovranità assoluta sul proprio corpo come se fosse un bene di consumo, una proprietà autonoma rispetto a sè, è libertà? Significa una qualche forma di potenza?\r\n\r\nPoter fare del proprio corpo ciò che si vuole, e dunque prestarlo a una campagna elettorale o alla vendita di merce, è la libertà del piccolo proprietario, di comprare e di vendere, la libertà mercantile. Una libertà che ci riporta alla mente una forma di impotenza di altre epoche, come quella rappresentata dall'anoressia delle sante medievali, quando la santa che, in quanto donna spesso non sceglieva il monastero ed era comunque destinata ad un ruolo subordinato a quello del clero maschile, opponeva alla mediazione patriarcale del clero la propria comunicazione diretta con Dio e per la quale la negazione del bisogno del nutrimento materiale, l'anoressia, rappresentava l'indipendenza da un mondo nel quale - in quanto donna - era ridotta e confinata all'impotenza. (Holy Anorexia, Rudolph M. Bell).\r\n\r\nPer la rubrica \"Storie di donne\", la storia di Assata Shakur e del suo arresto, avvenuto il 2 maggio 1973. Da tempo infatti Assata è ricercata dal Fbi e dalle polizie di ogni parte degli Usa, nel quadro della campagna tesa a criminalizzare, discreditare e distruggere il movimento di liberazione Nero. Il percorso politico di Assata è quello tipico di ogni rivoluzionaria/o nera/o che, dalle prime esperienze nel movimento afroamericano degli anni '60, ha finito pre gravitare e poi militare nel Black Panther Party, l'organizzazione rivoluzionaria che, dal 1966 al 1971, ha agito come potente catalizzatore della protesta, della resistenza e della lotta nera più cosciente. La pratica del Black Panther Party diventa il punto più avanzato di un forte movimento di massa contro la guerra, contro il razzismo, contro lo sfruttamento capitalistico. Il Black Panther diventa subito, al suo primo apparire, la minaccia numero uno alla tranquillità interna degli Stati Uniti e viene individuato come nemico interno contro cui governo, polizia, Fbi, Cia conducono una guerra senza quartiere, scatenando una repressione e una persecuzione senza precedenti.\r\n\r\nPer la rubrica \"Donne in arte\"...occhi di ghiaccio e calzamaglia nera, chignon biondo e carattere d'acciaio ... insieme dal 1962, ma quanti ricordano che Diabolik ed Eva Kant nascono dalla fantasia di due sorelle della borghesia milanese del boom economico? con il contributo di una nostra ascoltatrice, vi proponiamo una breve presentazione di Angela e Luciana Giussani, le creatrici del nero tascabile più famoso degli ultimi 50 anni e più!\r\n\r\nPer riascoltare la puntata, qui la prima parte\r\n\r\nil colpo della strega_26maggio2014_primaparte\r\n\r\ne qui la seconda\r\n\r\nil colpo della strega_26maggio2014_secondaparte","27 Maggio 2014","2018-10-24 17:36:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/03/medea-strega-200x110.jpg","I podcast de Il colpo della strega: undicesima puntata (26maggio2014)",1401188968,[522,523,524,525,526,527,528,529,530,531],"http://radioblackout.org/tag/autodeterminazione/","http://radioblackout.org/tag/black-panther-party/","http://radioblackout.org/tag/capitalismo/","http://radioblackout.org/tag/controllo/","http://radioblackout.org/tag/corpi/","http://radioblackout.org/tag/donne-in-arte/","http://radioblackout.org/tag/endosorveglianza/","http://radioblackout.org/tag/femminismi/","http://radioblackout.org/tag/liberta/","http://radioblackout.org/tag/storie-di-donne/",[533,534,535,536,537,538,405,539,401,540],"autodeterminazione","Black Panther Party","capitalismo","controllo","corpi","donne in arte","femminismi","storie di donne",{"post_content":542},{"matched_tokens":543,"snippet":544,"value":545},[77],"responsabile della comunicazione della Lista \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark>, per arrivare a confrontarci su","Puntata dedicata all'autodeterminazione del corpo delle donne ai tempi della società dello spettacolo. Abbiamo discusso di libertà, autodeterminazione, del concetto di sovranità sui nostri corpi, di dispositivi di controllo, di endosorveglianza e di nuovi processi di soggettivazione tesi a creare corpi e soggetti liberi ma docili. Siamo partite dal caso scoppiato sul web dopo la pubblicazione a fini elettorali della sua foto \"di culo\" da parte di Paola Bacchiddu, responsabile della comunicazione della Lista \u003Cmark>Tsipras\u003C/mark>, per arrivare a confrontarci su alcuni concetti chiave per il femminismo (e non solo!). Dopo la pubblicazione della foto si sono levate molte voci discordanti e dubbiose, tuttavia per dimostrare solidarietà alla candidata, c'è stata/o anche chi ha lanciato e condiviso sui propri blog la campagna \"Ce lo chiede l'Europa\". Tra i vari interventi abbiamo segnalato quelli di Ida Dominijanni, che potete leggere qui e qui e quanto ha scritto Cristina Morini, intervenuta (anche ai nostri microfoni) con l'articolo \"Libera sarai tu?\", mossa dal desiderio di decostruire la falsa dicotomia tra femminismo moralista e femminismo libertario - che se certamente esiste va individuato altrove - e di esplicitare come oggi la libertà e l'autodeterminazione siano elementi anch'essi necessari e funzionali alla realizzazione ri/produttiva. L'arte di governare non consiste nel trasformare un soggetto in puro oggetto passivo ma “nel portarlo a fare ciò che accetta di voler essere e fare” (Pierre Dardot, Christian Laval, 2013). Chi plaude al gesto della Bacchiddu come gesto politico teso a ridefinire e difendere la libertà individuale femminile, di fatto associa il mito femminista dell’assoluta proprietà del corpo alla precettistica neoliberale dell’autoimprenditorialità e dell’autosfruttamento del proprio capitale umano, corporeo e sessuale...con il rischio - ovvio - della completa sussunzione della libertà femminile nella libertà di mercato. ”Il corpo è mio e lo gestisco io”, slogan inventato quarant’anni fa per esprimere la volontà di riappropriarsi del corpo femminile sequestrato dal patriarcato, può servire oggi a legittimarne spensieratamente la prostituzione nel post-patriarcato?\r\n\r\nIl capitalismo da almeno vent'anni ha cominciato a socializzarsi, in risposta alla sfida del socialismo rivoluzionario e a dotarsi di un suo sistema di divertimenti e di organizzazione del tempo libero, attraverso il consumo, poichè il controllo attraverso lo sfruttamento del lavoro non bastava più. Bisognava che sorgesse un nuovo complesso di dispositivi di potere/sapere, tale da implicare nuovi processi di soggettivazione: dispositivi che mirano alla creazione di soggettività e dunque anche di corpi liberi ma docili (Foucault). Un certo grado di libertà e di rappresentazione della stessa è necessaria perchè l'endosorveglianza funzioni a pieno regime, ed è necessaria soprattutto per consentire la riproduzione del consumo. Libertà depotenziata, spettacolarizzata, estetizzata, simulacro di libertà funzionale al pieno controllo. L'idea di libertà e di autodeterminazione sono completamente deformate e neutralizzate. E' una caricatura della libertà in cui la donna è lasciata la sovranità piena della propria immagine perchè non ne ha altra. ma questa sedicente sovranità assoluta sul proprio corpo come se fosse un bene di consumo, una proprietà autonoma rispetto a sè, è libertà? Significa una qualche forma di potenza?\r\n\r\nPoter fare del proprio corpo ciò che si vuole, e dunque prestarlo a una campagna elettorale o alla vendita di merce, è la libertà del piccolo proprietario, di comprare e di vendere, la libertà mercantile. Una libertà che ci riporta alla mente una forma di impotenza di altre epoche, come quella rappresentata dall'anoressia delle sante medievali, quando la santa che, in quanto donna spesso non sceglieva il monastero ed era comunque destinata ad un ruolo subordinato a quello del clero maschile, opponeva alla mediazione patriarcale del clero la propria comunicazione diretta con Dio e per la quale la negazione del bisogno del nutrimento materiale, l'anoressia, rappresentava l'indipendenza da un mondo nel quale - in quanto donna - era ridotta e confinata all'impotenza. (Holy Anorexia, Rudolph M. Bell).\r\n\r\nPer la rubrica \"Storie di donne\", la storia di Assata Shakur e del suo arresto, avvenuto il 2 maggio 1973. Da tempo infatti Assata è ricercata dal Fbi e dalle polizie di ogni parte degli Usa, nel quadro della campagna tesa a criminalizzare, discreditare e distruggere il movimento di liberazione Nero. Il percorso politico di Assata è quello tipico di ogni rivoluzionaria/o nera/o che, dalle prime esperienze nel movimento afroamericano degli anni '60, ha finito pre gravitare e poi militare nel Black Panther Party, l'organizzazione rivoluzionaria che, dal 1966 al 1971, ha agito come potente catalizzatore della protesta, della resistenza e della lotta nera più cosciente. La pratica del Black Panther Party diventa il punto più avanzato di un forte movimento di massa contro la guerra, contro il razzismo, contro lo sfruttamento capitalistico. Il Black Panther diventa subito, al suo primo apparire, la minaccia numero uno alla tranquillità interna degli Stati Uniti e viene individuato come nemico interno contro cui governo, polizia, Fbi, Cia conducono una guerra senza quartiere, scatenando una repressione e una persecuzione senza precedenti.\r\n\r\nPer la rubrica \"Donne in arte\"...occhi di ghiaccio e calzamaglia nera, chignon biondo e carattere d'acciaio ... insieme dal 1962, ma quanti ricordano che Diabolik ed Eva Kant nascono dalla fantasia di due sorelle della borghesia milanese del boom economico? con il contributo di una nostra ascoltatrice, vi proponiamo una breve presentazione di Angela e Luciana Giussani, le creatrici del nero tascabile più famoso degli ultimi 50 anni e più!\r\n\r\nPer riascoltare la puntata, qui la prima parte\r\n\r\nil colpo della strega_26maggio2014_primaparte\r\n\r\ne qui la seconda\r\n\r\nil colpo della strega_26maggio2014_secondaparte",[547],{"field":107,"matched_tokens":548,"snippet":544,"value":545},[77],{"best_field_score":506,"best_field_weight":507,"fields_matched":113,"num_tokens_dropped":51,"score":508,"tokens_matched":113,"typo_prefix_score":51},{"document":551,"highlight":569,"highlights":574,"text_match":504,"text_match_info":577},{"comment_count":51,"id":552,"is_sticky":51,"permalink":553,"podcastfilter":554,"post_author":385,"post_content":555,"post_date":556,"post_excerpt":57,"post_id":552,"post_modified":557,"post_thumbnail":558,"post_title":559,"post_type":423,"sort_by_date":560,"tag_links":561,"tags":566},"22837","http://radioblackout.org/podcast/primo-maggio-a-parma-trieste-carrara/",[385],"A Parma, ormai da qualche anno, si svolge un corteo autorganizzato, fuori dai riti ormai esausti della piazza confederale, che, anno dopo anno, è sempre più vuota.\r\nDi seguito il resoconto degli organizzatori in prossima uscita sul settimanale Umanità Nova.\r\n\r\n\"Primo Maggio, in centinaia a Parma per respirare autogestione e lotta\r\nPrima dell'inizio del corteo, fissato per le ore 10 da piazzale Barbieri, cuore nell'Oltretorrente in rivolta -oggi come ieri - alcuni lavoratori e compagni dell'Usi e del gruppo anarchico Antonio Cieri hanno messo in atto un'altra azione di lotta sulla questione del lavoro domenicale, la terza svoltasi a Parma nel corso degli ultimi mesi. Con striscione, megafono e volantini sono entrati all'interno del supermercato Billa, aperto tutto il giorno nonostante la Festa, gridando slogan contro il precariato e il lavoro festivo e domenicale. Hanno distribuito volantini, raccogliendo la solidarietà dei lavoratori e dei clienti. Dopo un breve corteo spontaneo, pre-Primo Maggio, i compagni sono tornati al concentramento.\r\n\r\nhttps://www.youtube.com/watch?v=7jDX_ONnC2Q\r\n\r\nPiù di 700 persone hanno preso parte al corteo popolare indetto dall'Usi e sostenuto dal gruppo anarchico Cieri. La composizione era una somma delle lotte sul territorio: gli occupanti dello Spazio Popolare Autogestito Sovescio, sotto sgombero grazie ad un'ordinanza del sindaco grillino Pizzarotti, gli occupanti dell'ex cinema Lux, restituito alla collettività grazie all'azione diretta della Rete Diritti in Casa, i giovani del Kollettivo Autogestito Giovanile, i ragazzi e le ragazze della Mercatiniera, che cercano di sviluppare l'autogestione della produzione alimentare, tanti cittadini e cittadine che non si riconoscono più nell'inganno dei sindacati confederali che hanno dato vita ad un corteo morto, senza partecipazione e rituale.\r\nIl corteo dell'Usi invece ha sostenuto l'occupazione del Sovescio e la sua futura difesa, ha contestato Confindustria, casa del palazzinari che cotringono centinaia di migranti a vivere in strada o in cantine umide. Fumogeni, slogan, striscioni e interventi al megafono contro il Job Acts, i sindacati confederali e la precarietà lavorativa. Davanti alla casa dell'Unione Industriali i manifestanti si sono fermati, hanno espresso la loro rabbia e la rabbia dei tanti precari e senza casa che, di quello stesso corteo, hanno voluto far parte in prima persona. Senza deleghe.\r\nPoi da Torino sono arrivate le notizie dei pestaggi della Polizia e delle provocazioni squadriste del Pd: la piazza parmigiana si è fermata per dare massima solidarietà ai feriti e ai fermati. E non mancherà di esprimerla nei prossimi giorni. Per condividere una lotta che non può essere interrotta. Dopo il saluto agli occupanti dell'ex cinema Lux la posa di un mazzo di fiori all'anarchico Antonio Cieri. Poi il corteo è proseguito fino alla Festa al Parco Pellegrini che, nonostante la pioggia del giorno prima, ha retto la festa autogestita che si è svolta per tutto il pomeriggio con la partecipazione di più di mille persone. Una giornata totalmente autogestita per un futuro di lotte sul territorio.\r\nCome anarchici e libertari di Parma da qui ripartiamo.\"\r\nAscolta la diretta realizzata da Anarres con Emilia, una compagna di Parma:\r\n\r\nAscolta la diretta realizzata da Anarres con Emilia, una compagna di Parma \r\n\r\nhttp://www.youtube.com/watch?v=4_1TD6-FTuk&feature=youtu.be\r\n\r\nTrieste. Il tradizionale corteo del primo maggio quest’anno è stato un po’ particolare. Ad organizzare l'evento non è stata la triplice ma, per la prima volta, di malavoglia, la sola Cgil: i tre sindacati di stato avevano dato indicazione di convergere a Pordenone per la manifestazione nazionale alla presenza dei tre leader, mentre sarebbero dovuti saltare tutti gli appuntamenti locali. Ma a Trieste il corteo vede una partecipazione ancora numerosa e sentita (seppur in calo) e la Cgil, su pressione della sua “ala sinistra”, non ha potuto lasciare sguarnita la piazza, per quanto con un impegno davvero minimo nell'organizzazione. A causa anche di questa confusione e incertezza sulle sorti dell'appuntamento, la partecipazione è stata significativamente ridotta rispetto agli anni precedenti; a sfilare sono state comunque tra le due e le tremila persone.\r\n\r\nIl corteo è partito dallo storico quartiere operaio e proletario di San Giacomo, per poi dirigersi verso il centro ingrossandosi man mano. In testa, come sempre, gli spezzoni sindacali ufficiali, quest’anno di fatto limitati ad alcuni federazioni della Cgil, seguiti dalla Rete 28 Aprile, “dissidenza interna” dello stesso sindacato, dall’Anpi e da associazioni di donne. Ad aprire la seconda parte del corteo lo spezzone anarchico, libertario ed anarcosindacalista, poi a seguire Radio Fragola (una piccola radio locale legata al circuito di Popolare network, ma completamente autogestita, che quest’anno ha scelto di mettersi vicino al nostro spezzone), la lista tsipras, i disobbedienti e qualche pezzetto della sinistra ex-parlamentare. Sono stati contestati rumorosamente alcuni grandi negozi e catene del consumo ad ogni costo che, con il solito ricatto occupazionale, avevano costretto i dipendenti a lavorare.\r\n\r\nIl nostro spezzone è stato anche quest’anno molto rumoroso: tamburi, maracas, interventi al microfono, slogan, canti e tantissime bandiere rossonere, della FAI, dell’USI e anche bandiere NOTAV e NOMUOS. Oltre 150 i partecipanti, fra cui alcun* compagn* provenienti dall’Isontino, dal Veneto, dalla Slovenia e dalla Sicilia. Come lo scorso anno il nostro settore di corteo è diventato la “casa” di tanti altri partecipanti senza un settore specifico: sindacati di base, notav, marxisti senza partito e individualità varie, a dimostrazione della radicamento e della credibilità crescente dell’area anarchica e libertaria all’interno del frammentato mondo della sinistra di movimento in città. Tra i numerosi slogan anche il grido di “NOTAV liberi” con il cuore rivolto a Claudio, Mattia, Niccolò e Chiara. Temi centrali dello spezzone erano l'azione diretta e l'autogestione come proposte pratiche di lotta nella vita di ogni giorno.\r\n\r\nQuest’anno abbiamo scelto di non fermarci in piazza Unità, tradizionale punto di arrivo del corteo, ma di proseguire fino alla vicina piazza della Borsa, dando vita ad un’assemblea aperta. E’ stata una prima volta ma è andata bene! All’assemblea hanno partecipato decine di persone fra manifestanti e passanti e ci sono stati vari interventi, la maggior parte di non anarchici, su svariati temi. E' stato rinnovato l’invito a partecipare al corteo del 10 maggio a Torino ed è stata espressa solidarietà ai manifestanti caricati a Torino nella stessa mattinata. Un banchetto informativo con la stampa anarchica, già presente da metà mattina in piazza Unità, ha suscitato l’interesse di parecchie persone.\r\n\r\nIl palco appena montato dal Comune per i prossimi comizi elettorali, ricoperto di bandiere e striscioni, ha fatto da sfondo ai canti sociali e di lotta di un piccolo coro autoorganizzato coinvolgendo i presenti e chiudendo nel migliore dei modi la mattinata. Nel pomeriggio var* compagn* hanno partecipato alla festa dell’USI-AIT sul Carso.\"\r\n(liberamente tratto dal report di un compagno presente in uscita sul settimanale Umanità Nova).\r\n\r\nAscolta la diretta con Federico:\r\n\r\nAscolta la diretta con Federico\r\n\r\nQui trovi alcune foto del primo maggio triestino\r\n\r\nCarrara. Primo Maggio anarchico\r\n\r\nIl Primo Maggio a Carrara è un appuntamento tradizionalmente antiistituzionale.\r\nSin dal 1945, quando le brigate partigiane anarchiche liberarono la città dagli occupanti nazifascisti, il corteo che, ogni primo maggio, attraversa il centro cittadino, con comizi, interventi, canti per concludersi con cibo condiviso e festa, viene organizzato e gestito dagli anarchici.\r\nAnche quest'anno qualche centinaio di anarchici ha partecipato al corteo.\r\n\r\nAscolta il resoconto di Tiziano Antonelli, della CdC della FAI, che ha tenuto il comizio di apertura:\r\n\r\n2014 05 02 primomaggio Tiziano Car","4 Maggio 2014","2018-10-17 22:59:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/1_maggio_14_trieste_-01-200x110.jpg","Primo Maggio a Parma, Trieste, Carrara",1399209016,[562,563,564,565],"http://radioblackout.org/tag/carrara/","http://radioblackout.org/tag/parma/","http://radioblackout.org/tag/primo-maggio-2014/","http://radioblackout.org/tag/trieste/",[399,567,407,568],"Parma","trieste",{"post_content":570},{"matched_tokens":571,"snippet":572,"value":573},[18],"al nostro spezzone), la lista \u003Cmark>tsipras\u003C/mark>, i disobbedienti e qualche pezzetto","A Parma, ormai da qualche anno, si svolge un corteo autorganizzato, fuori dai riti ormai esausti della piazza confederale, che, anno dopo anno, è sempre più vuota.\r\nDi seguito il resoconto degli organizzatori in prossima uscita sul settimanale Umanità Nova.\r\n\r\n\"Primo Maggio, in centinaia a Parma per respirare autogestione e lotta\r\nPrima dell'inizio del corteo, fissato per le ore 10 da piazzale Barbieri, cuore nell'Oltretorrente in rivolta -oggi come ieri - alcuni lavoratori e compagni dell'Usi e del gruppo anarchico Antonio Cieri hanno messo in atto un'altra azione di lotta sulla questione del lavoro domenicale, la terza svoltasi a Parma nel corso degli ultimi mesi. Con striscione, megafono e volantini sono entrati all'interno del supermercato Billa, aperto tutto il giorno nonostante la Festa, gridando slogan contro il precariato e il lavoro festivo e domenicale. Hanno distribuito volantini, raccogliendo la solidarietà dei lavoratori e dei clienti. Dopo un breve corteo spontaneo, pre-Primo Maggio, i compagni sono tornati al concentramento.\r\n\r\nhttps://www.youtube.com/watch?v=7jDX_ONnC2Q\r\n\r\nPiù di 700 persone hanno preso parte al corteo popolare indetto dall'Usi e sostenuto dal gruppo anarchico Cieri. La composizione era una somma delle lotte sul territorio: gli occupanti dello Spazio Popolare Autogestito Sovescio, sotto sgombero grazie ad un'ordinanza del sindaco grillino Pizzarotti, gli occupanti dell'ex cinema Lux, restituito alla collettività grazie all'azione diretta della Rete Diritti in Casa, i giovani del Kollettivo Autogestito Giovanile, i ragazzi e le ragazze della Mercatiniera, che cercano di sviluppare l'autogestione della produzione alimentare, tanti cittadini e cittadine che non si riconoscono più nell'inganno dei sindacati confederali che hanno dato vita ad un corteo morto, senza partecipazione e rituale.\r\nIl corteo dell'Usi invece ha sostenuto l'occupazione del Sovescio e la sua futura difesa, ha contestato Confindustria, casa del palazzinari che cotringono centinaia di migranti a vivere in strada o in cantine umide. Fumogeni, slogan, striscioni e interventi al megafono contro il Job Acts, i sindacati confederali e la precarietà lavorativa. Davanti alla casa dell'Unione Industriali i manifestanti si sono fermati, hanno espresso la loro rabbia e la rabbia dei tanti precari e senza casa che, di quello stesso corteo, hanno voluto far parte in prima persona. Senza deleghe.\r\nPoi da Torino sono arrivate le notizie dei pestaggi della Polizia e delle provocazioni squadriste del Pd: la piazza parmigiana si è fermata per dare massima solidarietà ai feriti e ai fermati. E non mancherà di esprimerla nei prossimi giorni. Per condividere una lotta che non può essere interrotta. Dopo il saluto agli occupanti dell'ex cinema Lux la posa di un mazzo di fiori all'anarchico Antonio Cieri. Poi il corteo è proseguito fino alla Festa al Parco Pellegrini che, nonostante la pioggia del giorno prima, ha retto la festa autogestita che si è svolta per tutto il pomeriggio con la partecipazione di più di mille persone. Una giornata totalmente autogestita per un futuro di lotte sul territorio.\r\nCome anarchici e libertari di Parma da qui ripartiamo.\"\r\nAscolta la diretta realizzata da Anarres con Emilia, una compagna di Parma:\r\n\r\nAscolta la diretta realizzata da Anarres con Emilia, una compagna di Parma \r\n\r\nhttp://www.youtube.com/watch?v=4_1TD6-FTuk&feature=youtu.be\r\n\r\nTrieste. Il tradizionale corteo del primo maggio quest’anno è stato un po’ particolare. Ad organizzare l'evento non è stata la triplice ma, per la prima volta, di malavoglia, la sola Cgil: i tre sindacati di stato avevano dato indicazione di convergere a Pordenone per la manifestazione nazionale alla presenza dei tre leader, mentre sarebbero dovuti saltare tutti gli appuntamenti locali. Ma a Trieste il corteo vede una partecipazione ancora numerosa e sentita (seppur in calo) e la Cgil, su pressione della sua “ala sinistra”, non ha potuto lasciare sguarnita la piazza, per quanto con un impegno davvero minimo nell'organizzazione. A causa anche di questa confusione e incertezza sulle sorti dell'appuntamento, la partecipazione è stata significativamente ridotta rispetto agli anni precedenti; a sfilare sono state comunque tra le due e le tremila persone.\r\n\r\nIl corteo è partito dallo storico quartiere operaio e proletario di San Giacomo, per poi dirigersi verso il centro ingrossandosi man mano. In testa, come sempre, gli spezzoni sindacali ufficiali, quest’anno di fatto limitati ad alcuni federazioni della Cgil, seguiti dalla Rete 28 Aprile, “dissidenza interna” dello stesso sindacato, dall’Anpi e da associazioni di donne. Ad aprire la seconda parte del corteo lo spezzone anarchico, libertario ed anarcosindacalista, poi a seguire Radio Fragola (una piccola radio locale legata al circuito di Popolare network, ma completamente autogestita, che quest’anno ha scelto di mettersi vicino al nostro spezzone), la lista \u003Cmark>tsipras\u003C/mark>, i disobbedienti e qualche pezzetto della sinistra ex-parlamentare. Sono stati contestati rumorosamente alcuni grandi negozi e catene del consumo ad ogni costo che, con il solito ricatto occupazionale, avevano costretto i dipendenti a lavorare.\r\n\r\nIl nostro spezzone è stato anche quest’anno molto rumoroso: tamburi, maracas, interventi al microfono, slogan, canti e tantissime bandiere rossonere, della FAI, dell’USI e anche bandiere NOTAV e NOMUOS. Oltre 150 i partecipanti, fra cui alcun* compagn* provenienti dall’Isontino, dal Veneto, dalla Slovenia e dalla Sicilia. Come lo scorso anno il nostro settore di corteo è diventato la “casa” di tanti altri partecipanti senza un settore specifico: sindacati di base, notav, marxisti senza partito e individualità varie, a dimostrazione della radicamento e della credibilità crescente dell’area anarchica e libertaria all’interno del frammentato mondo della sinistra di movimento in città. Tra i numerosi slogan anche il grido di “NOTAV liberi” con il cuore rivolto a Claudio, Mattia, Niccolò e Chiara. Temi centrali dello spezzone erano l'azione diretta e l'autogestione come proposte pratiche di lotta nella vita di ogni giorno.\r\n\r\nQuest’anno abbiamo scelto di non fermarci in piazza Unità, tradizionale punto di arrivo del corteo, ma di proseguire fino alla vicina piazza della Borsa, dando vita ad un’assemblea aperta. E’ stata una prima volta ma è andata bene! All’assemblea hanno partecipato decine di persone fra manifestanti e passanti e ci sono stati vari interventi, la maggior parte di non anarchici, su svariati temi. E' stato rinnovato l’invito a partecipare al corteo del 10 maggio a Torino ed è stata espressa solidarietà ai manifestanti caricati a Torino nella stessa mattinata. Un banchetto informativo con la stampa anarchica, già presente da metà mattina in piazza Unità, ha suscitato l’interesse di parecchie persone.\r\n\r\nIl palco appena montato dal Comune per i prossimi comizi elettorali, ricoperto di bandiere e striscioni, ha fatto da sfondo ai canti sociali e di lotta di un piccolo coro autoorganizzato coinvolgendo i presenti e chiudendo nel migliore dei modi la mattinata. Nel pomeriggio var* compagn* hanno partecipato alla festa dell’USI-AIT sul Carso.\"\r\n(liberamente tratto dal report di un compagno presente in uscita sul settimanale Umanità Nova).\r\n\r\nAscolta la diretta con Federico:\r\n\r\nAscolta la diretta con Federico\r\n\r\nQui trovi alcune foto del primo maggio triestino\r\n\r\nCarrara. Primo Maggio anarchico\r\n\r\nIl Primo Maggio a Carrara è un appuntamento tradizionalmente antiistituzionale.\r\nSin dal 1945, quando le brigate partigiane anarchiche liberarono la città dagli occupanti nazifascisti, il corteo che, ogni primo maggio, attraversa il centro cittadino, con comizi, interventi, canti per concludersi con cibo condiviso e festa, viene organizzato e gestito dagli anarchici.\r\nAnche quest'anno qualche centinaio di anarchici ha partecipato al corteo.\r\n\r\nAscolta il resoconto di Tiziano Antonelli, della CdC della FAI, che ha tenuto il comizio di apertura:\r\n\r\n2014 05 02 primomaggio Tiziano Car",[575],{"field":107,"matched_tokens":576,"snippet":572,"value":573},[18],{"best_field_score":506,"best_field_weight":507,"fields_matched":113,"num_tokens_dropped":51,"score":508,"tokens_matched":113,"typo_prefix_score":51},6636,{"collection_name":423,"first_q":18,"per_page":20,"q":18},["Reactive",581],{},["Set"],["ShallowReactive",584],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fxviXYu65BJt1KzrhnSoRw5zQwAFbZXnhOQSVCiL4ZRQ":-1},true,"/search?query=tsipras"]