","Palermo: il vertice sulla Libia. Un fallimento annunciato",1542111952,[134,135,136,137,138,139,140],"http://radioblackout.org/tag/cirenaica/","http://radioblackout.org/tag/francia/","http://radioblackout.org/tag/haftar/","http://radioblackout.org/tag/libia/","http://radioblackout.org/tag/sarraj/","http://radioblackout.org/tag/tripolitania/","http://radioblackout.org/tag/vertice-di-palermo/",[142,143,144,19,145,146,147],"cirenaica","francia","haftar","sarraj","tripolitania","vertice di palermo",{"post_content":149,"post_title":153,"tags":156},{"matched_tokens":150,"snippet":151,"value":152},[75],"cortei di protesta comincia il \u003Cmark>vertice\u003C/mark> sulla Libia promosso dal governo.","In una Palermo blindata e attraversata da street parade e cortei di protesta comincia il \u003Cmark>vertice\u003C/mark> sulla Libia promosso dal governo. Un \u003Cmark>vertice\u003C/mark> che parte zoppo, per l'assenza dei leader dei vari paesi, che saranno rappresentati da figure di secondo piano. L'assenza più pesante sarà quella dell'uomo forte di Bengasi, Khalifa Haftar, che diserterà il \u003Cmark>vertice\u003C/mark> anche se parteciperà ad un incontro bilaterale. Anche l'Italia sarà rappresentata da una figura minore, il presidente del consiglio, Giuseppe Conte.\r\nNe parliamo con Alberto Negri, giornalista e profondo conoscitore del Medio Oriente e del Nord Africa, da cui è stato per lunghi anni corrispondente per diverse testate.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/2018-11-13-libia-alb-negri.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito l'articolo di Negri uscito sul Manifesto di domenica:\r\n\r\n\"La Libia, per la comunità internazionale, è come un territorio Comanche, in cui scambiare la pelle dei migranti in cambio di petrolio, gas e pascoli militari dove far crescere l’erba di nuovi conflitti. Il resto sono vittime nere che nessuno reclama e tante chiacchiere. L’inutilità della conferenza libica di Palermo si percepisce dall’assenza in blocco dei leader internazionali, fatta eccezione forse del premier russo Medvedev, che Putin usa come un jolly quando non vuole calare l’asso Lavrov.\r\n\r\nNessuno, tranne l’Onu, madre di tutti i fallimenti, ha intenzione di metterci il cappello sopra e presenta il piano già esposto a New York al Consiglio di sicurezza dall’inviato Ghassem Salamè. I capi veri stanno a Parigi per l’incontro Putin-Trump, a margine delle celebrazioni della vittoria nella prima guerra mondiale. E non andrà a Palermo neppure il segretario di Stato Usa Mike Pompeo.\r\nL’unica cosa certa è che verranno rinviate al prossimo anno le elezioni di dicembre volute dalla Francia e dal riottoso generale Khalifa Haftar, riacciuffato per la gita a Palermo da una missione a Mosca del capo dei servizi esterni Alberto Manenti che ha così evitato un flop clamoroso alla Farnesina.\r\nCi crede poco persino il ministro degli Esteri Moavero Milanesi che qualche giorno fa ha connotato l’appuntamento come una conferenza di «servizio», una definizione finora mai sentita nel gergo diplomatico.\r\nAmbizioni decisamente ridimensionate per un Paese che in cambio del Tap, dell’acquisto degli F-35, di qualche barile di greggio iraniano in scadenza per le sanzioni e del Muos _ il sistema elettronico di sorveglianza di Niscemi _ aveva chiesto a Trump, con il viaggio del premier Conte a Washington, la «cabina di regia» sulla Libia. Cosa che aveva fatto anche Renzi da Obama con effetti nulli: agli americani in Libia interessa contenere l’influenza dei russi e dare la caccia con i droni a qualche capetto dell’Isis, portando a casa uno scalpo, come si faceva appunto in territorio Comanche. E questo con buona pace anche dell’onda blu nelle elezioni di mid-term americane dove non c’era un candidato che si sia degnato di dare uno sguardo decente sul mondo e che cosa fa davvero l’America dalle nostre parti.\r\nForse questo meeting di Palermo doveva essere preceduto da un \u003Cmark>vertice\u003C/mark> di chiarimento Italia-Francia, che da anni sono insieme alle fazioni libiche i veri protagonisti di questo derby del disfacimento nel Nordafrica e intorbidano più degli altri – in compagnia di Turchia monarchie del Golfo ed Egitto – le acque del Mediterraneo, litigando anche sulla pelle di centinaia di migliaia di migranti.\r\nUno spettacolo indegno per chi guardava all’Europa come alternativa alle superpotenze.\r\nAnzi si può dire che da oltre un secolo questo match sanguinante tra Roma e Parigi si possa definire il vero «classico» della Sponda Sud. Cominciato alla fine dell’Ottocento quando con lo «schiaffo di Tunisi» i francesi si presero il protettorato tunisino ambito dall’Italia monarchica e garibaldina, continuato con lo sbarco italiano in Libia del 1911, la decimazione da parte del generale Graziani della popolazioni libica in Cirenaica (80mila morti su una popolazione di 800mila persone), proseguito con la disfatta nella seconda guerra mondiale e la successiva reazione italiana.\r\nMentre la Francia nel dopoguerra si inventava l’area del franco Cfa dopo Bretton Woods e cercava di mantenere la sua mano sulle colonie, l’Italia dell’Eni di Mattei finanziava l’Fnl algerino nella più sanguinosa guerra di liberazione coloniale del Nordafrica: un milione di morti. Fummo ricompensati dagli algerini con il primo grande gasdotto del Mediterraneo, il Transmed.\r\nPersino durante gli anni ’90 in Algeria Francia e Italia qui sulla Sponda Sud si guardavano in cagnesco: i nostri servizi avevano (e hanno tuttora) un’ottima collaborazione con i generali algerini. Non è un caso che il premier Conte sia appena andato ad Algeri dove con le elezioni presidenziali del prossimo anno sta per cominciare la corsa alla successione all’anziano e malato Bouteflika.\r\nI francesi tutte queste cosette se le sono legate al dito e non perdono occasione per una rivincita.\r\nLa più recente opportunità francese è stata la guerra di Sarkozy a Gheddafi del 2011, dopo che la Francia aveva visto cadere il suo alleato storico Ben Alì (ci rimise il posto la ministra degli esteri francese Alliott-Marie) che per altro era stato insediato da un colpo di stato medicale dei servizi italiani che avevano liquidato negli anni Ottanta il leader storico Bourghiba.\r\nPer l’Italia la caduta di Gheddafi è stata la peggiore sconfitta dalla seconda guerra mondiale: soltanto pochi mesi prima, il 30 agosto 2010, il Colonello veniva omaggiato a Tor di Quinto da 5mila dignitari della repubblica, politici e uomini d’affari, euforici per la firma di decine di miliardi di contratti. L’ondata migratoria ha poi fatto il resto destabilizzando l’intero quadro politico.\r\nMa la cosa peggiore è stata la decisione di accodarsi ai bombardamenti della Nato, consegnando le nostre basi militari per i raid sulla Libia ad americani, francesi e britannici. La nostra credibilità sulla Sponda Sud è affondata e per recuperarla ci vorranno anni, altro che la cabina di regia vagheggiata negli ovatti corridoi romani. Siamo di «servizio» come dice il ministro degli Esteri, cioè apparecchiamo la tavola per la spartizione delle risorse in territorio Comanche dove un tempo, con Andreotti, Prodi, D’Alema, l’Eni e il baciamano di Berlusconi, eravamo gli ospiti d’onore sotto la tenda del Capo.\"",{"matched_tokens":154,"snippet":155,"value":155},[75],"Palermo: il \u003Cmark>vertice\u003C/mark> sulla Libia. 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Nel Mediterraneo toccherà alla guardia costiera libica, pagata, attrezzata ed addestrata dall’Italia, il compito di bloccare i migranti.\r\nAl vertice l’UE ha appoggiato l’accordo sottoscritto il giorno precedente tra Italia e il governo di Al Sarraj.\r\n\r\nL’accordo l’Italia – Libia prevede soldi in cambio di polizia, controlli e centri di detenzione in Libia. Sebbene il protocollo siglato confermi gli accordi sottoscritti negli anni precedenti e, in particolare quello del 2008 tra il governo italiano e quello libico, oggi la Libia è divisa in almeno tre fazioni che rivendicano il potere e si spartiscono il paese. Ne consegue che difficilmente verrà bloccata la rotta. Un blocco che, sino al 2011 e alla guerra scatenata da Francia e Gran Bretagna per il controllo della Libia, è costato enormi sofferenze a migliaia di migranti picchiati, stuprati, uccisi, venduti. Un piano architettato a Roma e realizzato nelle prigioni e nei deserti libici. Lo stesso schema, ripetuto nel 2017, probabilmente renderà la strada della gente in viaggio più costosa, più pericolosa, più mortale.\r\nGli accordi promossi dal ministro dell’Interno Minniti e sostenuti dall’Unione Europea faranno migliaia di vittime, senza ottenere il risultato sperato, tuttavia saranno strumenti potenti per i governi di fronte alle tornate elettorali italiane, francesi, tedesche.\r\n\r\n \r\n\r\nUna dura condanna all’accordo arriva dall’Asgi, l’associazione studi giuridici sull’immigrazione che in un comunicato spiega: ” L’Ue e il governo italiano aggirano il dovere di accogliere persone in fuga da persecuzioni e guerre con una politica estera in materia di immigrazione basato in gran parte su accordi stipulati con con governi dittatoriali o incapaci di garantire l’incolumità dei propri cittadini. Con questi accordi, prosegue l’Asgi, l’Ue e l’Italia violano il principio di non refoulement in quanto esigono che paesi terzi blocchino, con l’uso della forza, il passaggio di persone con un chiaro bisogno di protezione internazionale”.\r\nDura anche la posizione del MEDU – Medici per diritti umani. Di seguito qualche stralcio dal loro comunicato:\r\n\r\n“La Libia è oggi per i migranti un grande campo di concentramento, sfruttamento e tortura gestito da una miriade di milizie, gruppi armati e bande criminali di dimensioni e caratteristiche tra le più svariate.\r\n\r\n \r\n\r\nL’accordo è inumano nel suo impianto perché ha palesemente come unico obiettivo quello di “fare muro” nel Canale di Sicilia per bloccare gli sbarchi in Italia senza preoccuparsi della sorte di centinaia di migliaia di donne, uomini e bambini destinati a rimanere intrappolati nell’inferno libico.\r\n\r\n \r\n\r\nI diritti umani, la cui difesa avrebbe dovuto essere l’asse portante dell’accordo, vengono citati solo una volta nel memorandum, nell’articolo 5, e in un modo che li fa apparire niente di più che un orpello di circostanza: “Le Parti si impegnano ad interpretare e applicare il presente Memorandum nel rispetto degli obblighi internazionali e degli accordi sui diritti umani di cui i due Paesi siano parte.”. Non dimentichiamoci che la Libia non ha neppure sottoscritto la Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951.\r\n\r\n \r\n\r\nL’intensità e l’estensione delle violenze commesse sui migranti in Libia è di una gravità senza precedenti e gli operatori di Medici per i Diritti Umani (MEDU) ne sono quotidianamente testimoni nelle attività di cura e ascolto delle persone appena sbarcate in Italia e assistite nei progetti di riabilitazione delle vittime di tortura in Sicilia e a Roma (vedi ESODI Rotte migratorie dai paesi sub-sahariani verso l’Europa ).\r\n\r\n \r\n\r\nOltre il 90% dei migranti intercettati da MEDU ha subito torture, abusi e violenze ripetute, quasi sempre in Libia. Le pessime condizioni igienico-sanitarie e il disumano sovraffollamento, le quotidiane percosse e altri tipi di traumi contusivi sono le forme più comuni e generalizzate di maltrattamenti nei centri di detenzione e di sequestro .\r\n\r\n \r\n\r\nVi sono poi le percosse ai piedi (falaka); le torture per sospensione e posizioni stressanti (ammanettamento, posizione in piedi per un tempo prolungato, ecc); le ustioni provocate con gli strumenti più svariati; le minacce ai danni propri o delle proprie famiglie; gli stupri e gli oltraggi sessuali; gli oltraggi religiosi e altre forme di trattamenti degradanti; la privazione di cure mediche; il lavoro in condizioni di schiavitù, l’obbligo di assistere a torture e trattamenti crudeli ai danni di altre persone.\r\n\r\n \r\n\r\nNove migranti su dieci hanno dichiarato di aver visto qualcuno morire, essere ucciso, torturato o gravemente percosso. Come ricorda con indelebili parole uno di loro: ‘una volta che arrivi in Libia smetti di essere considerato un essere umano’.”\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alessandro Dal Lago.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2017 02 07 malta dal lago","7 Febbraio 2017","2017-02-09 16:17:37","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/profughi-evidenza-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"188\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/profughi-evidenza-300x188.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/profughi-evidenza-300x188.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/profughi-evidenza-768x480.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/profughi-evidenza-1024x640.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/profughi-evidenza.jpg 1600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Vertice di Malta. 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Ieri al vertice tra Unione Europea e Turchia sul controllo delle frontiere e il blocco dei profughi Davutoglu ha alzato la posta.\r\nLa Turchia ha avanzato richieste politiche e di ulteriori finanziamenti, oltre ai tre miliardi già incassati a novembre, per ridurre il flusso dei migranti verso l'Europa.\r\nOltre ad un aumento di fondi, Ankara ha chiesto un accesso più veloce ai visti Schengen per i cittadini turchi ed un processo accelerato per la sua richiesta di adesione.\r\n\r\nSecondo i media turchi l'UE sarebbe disponibile a versare altri tre miliardi entro il 2017 e a concedere la libera circolazione senza visto per i cittadini turchi da giugno di quest'anno. Più difficile l'accordo sull'accordo sulle condizioni del blocco dei profughi e l'ingresso nell'UE.\r\nDavotoglu di impegna a bloccare le partenze e riprendersi i profughi respinti dalla Grecia ma in cambio pretende che i paesi dell'UE accolgano altrettanti profughi provenienti dai campi in Turchia.\r\n\r\nIn realtà, sebbene in Turchia vi siano quasi tre milioni di profughi, solo 300.000 sono ospitati nei campi-tende, gli altri sopravvivono come possono, di lavori in nero in condizioni servili.\r\nUn recente rapporto di Amnesty International denuncia che sinora i soldi ricevuti dall'UE sono stati spesi per allestire veri centri di detenzione, dove i prigionieri, sono picchiati, torturati, incatenati.\r\nLa Turchia di Davotoglu ed Erdogan, come la Libia di Gheddafi, si impegna a togliere le castagne dal fuoco ai paesi europei, che cercano liberarsi dei profughi senza perdere (troppo) la faccia.\r\nSi esternalizza il compito di recludere, reprimere, deportare.\r\nPoi, come ha fatto Renzi ieri, ci si può permettere di erigersi a difensori della libertà di stampa, in un paese, dove negli ultimi due giorni sono stati commissariati, un quotidiano, Zeman, e due agenzie stampa.\r\nIl negoziato tra L'UE e la Turchia riprende riprende il 17 marzo.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar, videoattivista e blogger di origine turca, che vive nel nostro paese da molti anni.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-03-08-murat-ue-turchia","8 Marzo 2016","2016-03-10 15:11:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/Campo-profughi-Turchia1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"160\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/Campo-profughi-Turchia1-300x160.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/Campo-profughi-Turchia1-300x160.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/Campo-profughi-Turchia1.jpg 645w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Il mercato dei profughi al vertice tra UE e Turchia",1457466157,[261,262,263,205,264,265,266,267],"http://radioblackout.org/tag/centri-di-detenzione-in-turchia/","http://radioblackout.org/tag/davotglu/","http://radioblackout.org/tag/erdogan/","http://radioblackout.org/tag/liberta-di-stampa/","http://radioblackout.org/tag/profughi/","http://radioblackout.org/tag/renzi/","http://radioblackout.org/tag/vertice-ue-turchia/",[269,270,271,211,272,273,274,275],"centri di detenzione in turchia","davotglu","Erdogan","libertà di stampa","profughi","renzi","vertice ue turchia",{"post_content":277,"post_title":281,"tags":284},{"matched_tokens":278,"snippet":279,"value":280},[75],"e lo affonda. 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Più difficile l'accordo sull'accordo sulle condizioni del blocco dei profughi e l'ingresso nell'UE.\r\nDavotoglu di impegna a bloccare le partenze e riprendersi i profughi respinti dalla Grecia ma in cambio pretende che i paesi dell'UE accolgano altrettanti profughi provenienti dai campi in Turchia.\r\n\r\nIn realtà, sebbene in Turchia vi siano quasi tre milioni di profughi, solo 300.000 sono ospitati nei campi-tende, gli altri sopravvivono come possono, di lavori in nero in condizioni servili.\r\nUn recente rapporto di Amnesty International denuncia che sinora i soldi ricevuti dall'UE sono stati spesi per allestire veri centri di detenzione, dove i prigionieri, sono picchiati, torturati, incatenati.\r\nLa Turchia di Davotoglu ed Erdogan, come la Libia di Gheddafi, si impegna a togliere le castagne dal fuoco ai paesi europei, che cercano liberarsi dei profughi senza perdere (troppo) la faccia.\r\nSi esternalizza il compito di recludere, reprimere, deportare.\r\nPoi, come ha fatto Renzi ieri, ci si può permettere di erigersi a difensori della libertà di stampa, in un paese, dove negli ultimi due giorni sono stati commissariati, un quotidiano, Zeman, e due agenzie stampa.\r\nIl negoziato tra L'UE e la Turchia riprende riprende il 17 marzo.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar, videoattivista e blogger di origine turca, che vive nel nostro paese da molti anni.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-03-08-murat-ue-turchia",{"matched_tokens":282,"snippet":283,"value":283},[75],"Il mercato dei profughi al \u003Cmark>vertice\u003C/mark> tra UE e Turchia",[285,287,289,291,293,295,297,299],{"matched_tokens":286,"snippet":269},[],{"matched_tokens":288,"snippet":270},[],{"matched_tokens":290,"snippet":271},[],{"matched_tokens":292,"snippet":211},[],{"matched_tokens":294,"snippet":272},[],{"matched_tokens":296,"snippet":273},[],{"matched_tokens":298,"snippet":274},[],{"matched_tokens":300,"snippet":301},[75],"\u003Cmark>vertice\u003C/mark> ue turchia",[303,305,307],{"field":110,"matched_tokens":304,"snippet":283,"value":283},[75],{"field":176,"matched_tokens":306,"snippet":279,"value":280},[75],{"field":34,"indices":308,"matched_tokens":309,"snippets":311},[18],[310],[75],[301],{"best_field_score":185,"best_field_weight":186,"fields_matched":187,"num_tokens_dropped":46,"score":188,"tokens_matched":118,"typo_prefix_score":46},{"document":314,"highlight":332,"highlights":348,"text_match":183,"text_match_info":358},{"cat_link":315,"category":316,"comment_count":46,"id":317,"is_sticky":46,"permalink":318,"post_author":49,"post_content":319,"post_date":320,"post_excerpt":52,"post_id":317,"post_modified":321,"post_thumbnail":52,"post_thumbnail_html":52,"post_title":322,"post_type":55,"sort_by_date":323,"tag_links":324,"tags":328},[43],[45],"19041","http://radioblackout.org/2013/10/torino-rettore-e-ambasciatore-ostacolano-campagna-vs-il-vertice-italia-israele/","Il 2 dicembre si terrà a Torino un vertice inter-governativo fra Italia-Israele, l'ennesima occasione per ribadire la stretta alleanza tra il governo italiano e quello israeliano, ignorando i crimini che quotidianamente vengono perpetrati contro la popolazione palestinese. In vista di questa data e del 30 novembre, giornata di mobilitazione nazionale a Torino, il comitato Mai complici di Israele e le altre realtà hanno organizzato varie iniziative, tra le quali un incontro in università con il filosofo Gianni Vattimo e il professore del Politecnico Massimo Zucchetti fissato per oggi, 25 ottobre, all'università di Torino Palazzo Nuovo. Nella giornata di ieri la notizia che il Rettore dell'universita', piegandosi alle pressioni e alle richieste fatte dall'ambasciatore israeliano, ha fatto annullare la prenotazione dell'aula destinata all'incontro dichiarandolo 'fuori luogo'. Nonostante il divieto da parte del rettore, l'incontro si terrà ugualmente nella sede universitaria Palazzo Nuovo, con rettore e ambasciatori volenti o no.\r\n\r\nLa corrispondenza con Dana del Comitato Mai Complici di Israele\r\n\r\ndana_vertice_italia_israele","25 Ottobre 2013","2013-10-28 12:11:37","Torino. 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La conferenza co-presieduta da Colombia e Sudafrica ha avuto inizio in una piazza germita di persone con il palazzo del ministero decorato da un'enorme bandiera palestinese che recava scritto \"Alto al genocidio\". In concomitanza con il vertice si è vista larga mobilitazione sociale a partire da presidi, finanche a mobilitazioni, durante l'intera giornata.\r\nLa conferenza ha visto la partecipazione di stati del Sud Globale come Algeria, Brasile, Cina, Indonesia, Qatar, Spagna e molti altri, insieme a rappresentanti della società civile palestinese e relatori delle Nazioni Unite. \r\nIn particolare ha presenziato Francesca Albanese, relatrice speciale ONU sui diritti umani nei territori palestinesi occupati, che è stata di recente colpita da sanzioni da parte degli Stati Uniti, per la sua condanna al sistema economico che sorregge l'operato di Israele.\r\nProprio questo sistema economico è l'obiettivo del boicottaggio dei paesi del Gruppo dell'Aia che intendono strutturare il loro operato portando a compimento gli ordini di cattura internazioanale per Netanhyau e Gallant, praticando l'embargo di armi e combustibili e il blocco di navi cargo legate al traffico di armi o materiali di dual-use per Israele.\r\nNell'ultimo giorno della conferenza è stata poi dichiarata da Petro, presidente della Colombia, l'intenzione di uscire dalla Nato. La Colombia rimaneva infatti l'unico paese latino-americano ancora facente parte della compagine militare.\r\n\r\nIl ruolo di capofila di Sudafrica e Colombia si può rintracciare nella storia dei due paesi, dall'apartheid sudafricana fino al recente che hanno ricoperto le forze militari israeliane, in connivenza con il paramilitarismo colombiano, nelle violenze alle orgnizzazioni sociali indigene e politiche di sinistra.\r\nNe parliamo con Alioscia Castronovo, giornalista di Dinamopress, che ha seguito i due giorni di vertice da Bogotà:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/VerticeGruppoAiaBogotà.mp3\"][/audio]","18 Luglio 2025","2025-07-18 17:36:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/copertina1-1114x557-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"150\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/copertina1-1114x557-1-300x150.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/copertina1-1114x557-1-300x150.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/copertina1-1114x557-1-1024x512.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/copertina1-1114x557-1-768x384.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/copertina1-1114x557-1.jpg 1114w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","BOGOTA': Vertice dell'Gruppo dell'Aia contro il genocidio in Palestina",1752853752,[373,374,375,376,377,378],"http://radioblackout.org/tag/boicottaggio/","http://radioblackout.org/tag/colombia/","http://radioblackout.org/tag/francesca-albanese/","http://radioblackout.org/tag/genocidio-gaza/","http://radioblackout.org/tag/gruppo-dellaia/","http://radioblackout.org/tag/sudafrica/",[380,381,382,383,384,385],"boicottaggio","Colombia","Francesca Albanese","GENOCIDIO GAZA","Gruppo dell'Aia","Sudafrica",{"post_content":387,"post_title":391},{"matched_tokens":388,"snippet":389,"value":390},[75],"genocidio\". 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Tra riqualificazioni escludenti, polizia e pinkwashing il governo della città (e della circoscrizione) affida ai privati la gestione degli spazi pubblici, che vengono trasformati in luoghi di consumo inaccessibili ai più.\r\nTra questi c’è Pausa Caffè, bar gay friendly il cui proprietario ha collaborato attivamente al progetto “sponde sicure”, un progetto il cui scopo dichiarato è “aumentare la percezione della sicurezza lungo le sponde della Dora”. Il dehor del suo bar si è esteso lungo le sponde del fiume, sottraendone un ampio tratto alla pubblica fruizione di chi ci abita e di chi ci passa.\r\nL’attivismo securitario di questo signore lo vede da anni al servizio della polizia, di cui si è dichiarato in modo esplicito un informatore.\r\nUna decina di giorni fa due froce non conformi, indisponibili all’operazione di pinkwashing attuata da Pausa Caffè, hanno scritto con i gessetti sul marciapiede del lungo Dora “Essere froci non basta”.\r\nFotografate e sbattute sui social, poi ripresi dal media main stream le due compagnu sono state accusate di essere anarcomofobe, il tutto condito da ameni epiteti come “puttana”.\r\nIeri un grosso gruppo di frocie del Free(k) Pride si sono date appuntamento per un bivacco indecoroso sulle rive della Dora, che nel frattempo erano state insozzate con olio esausto, perché i poveri che prendono le birre da un negozietto definito “finto minimarket” dal limitrofo “Pausa Caffè”, non potessero appoggiarvisi per fare quattro chiacchiere.\r\nIl bivacco, molto partecipato, è presto dilagato in strada, dove si sono susseguiti interventi, balli e socialità spontanea.\r\nAlcuni abitanti della zona si sono avvicinati curiosi.\r\nPoi è partito un minicorteo diretto al circolo “Il Mossetto”, protagonista qualche giorno prima di una selezione degli ingressi di chiaro segno razzista.\r\nPer qualche ora il lungo Dora è stato un luogo aperto tutt*.\r\nNe abbiamo parlato con Alba della rete Free(k) Pride\r\n\r\nPerché un’iniziativa antimilitarista di fronte alla sede del DAP – Distretto Aerospaziale Piemontese? Il DAP è uno dei centri propulsori della industria di guerra nella nostra Regione, destinata nei prossimi mesi ad ospitare uno dei nove acceleratori di innovazione previsti in Europa all’interno del progetto D.I.A.N.A. della Nato, che punta ad aumentare l’efficienza tecnologica dell’Alleanza Atlantica. L’acceleratore avrà sede provvisoria alle OGR, in attesa del completamento della Città dell’aerospazio, che nell’area tra corso Francia, corso Marche e la tangenziale verso Collegno, diventerà un enorme polo di ricerca, progettazione e realizzazione di sempre più sofisticati ordigni bellici.\r\n\r\nIl vertice Nato a Madrid ha sancito l’allargamento dell’Alleanza a Finlandia a Svezia e la crescita esponenziale delle truppe che verranno stanziate in Europa. L’Italia da sola dovrebbe mettere a disposizione 10.000 armati. 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Tra riqualificazioni escludenti, polizia e pinkwashing il governo della città (e della circoscrizione) affida ai privati la gestione degli spazi pubblici, che vengono trasformati in luoghi di consumo inaccessibili ai più.\r\nTra questi c’è Pausa Caffè, bar gay friendly il cui proprietario ha collaborato attivamente al progetto “sponde sicure”, un progetto il cui scopo dichiarato è “aumentare la percezione della sicurezza lungo le sponde della Dora”. 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Noi lottiamo perché lo diventi, perché siano strappate le radici dell’oppressione patriarcale, modello di ogni visione gerarchica ed autoritaria delle relazioni sociali.\r\nLa vita e la libertà delle donne e di tutte le soggettività non conformi alla norma etero cis patriarcale sono sotto attacco in ogni angolo del pianeta.\r\nBotte, coltellate, prigioni di stoffa, umiliazioni, discriminazioni sul lavoro non sono il retaggio del passato ma la dura realtà per miliardi di donne in ogni dove.\r\nLe donne che fanno il militare, che diventano manager, che sono capi di governo o al vertice della Digos sono il segno della sconfitta del femminismo, non la sua vittoria. \r\nSe si capovolge la clessidra non si cambia di senso al tempo. \r\n\r\nIl ciclone Trump e la marea nera globale\r\nGuerra, repressione, identitarismi, nazionalismi sono la cifra di un ordine del mondo che per salvare se stesso, affonda noi tutt.\r\nIl ciclone Trump negli States è solo l’ultimo potente segno di un vento di destra globale in un orizzonte di guerra permanente. \r\nA popolazioni spaventate dagli effetti devastanti dell’affermarsi inarrestabile della logica capitalista, le destre di ogni latitudine offrono la speranza che qualcuno possa essere al sicuro. In ogni dove si affermano leadership che individuano nella libertà delle donne e delle identità non conformi un nemico. In ogni dove le proteste di piazza vengono represse, i servizi essenziali negati, la propaganda militarista e patriottica disegna un orizzonte di normalità bellica. \r\nL’affermarsi di dinamiche pesantemente autoritarie su scala mondiale segna un’epoca dove chi governa e chi sfrutta non intende più piegarsi ad alcuna mediazione sociale.\r\nSarebbe però banale ridurre tutto al fascismo, anche se da quel mondo e dalla sua storia la marea nera trae ampia ispirazione e gli attrezzi necessari alla propria narrazione.\r\nPrendendo le mosse da quanto sta avvenendo negli Stati Uniti e dalle dinamiche che si sono innescate sul piano internazionale proveremo a ragionare sulle enormi accelerazioni in atto e sulle prospettive dei movimenti di opposizione politica e sociale. 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Negli States ma non solo. \r\n\r\nA-Distro e SeriRiot\r\nogni mercoledì\r\ndalle 18 alle 20\r\nin corso Palermo 46\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20,30\r\nper info scrivete a fai_torino@autistici.org\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFB\r\n@senzafrontiere.to/\r\n\r\nTelegram\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","9 Marzo 2025","2025-03-09 19:30:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/2025-03-05-manif-marea-nera-trump-color-lilla-200x110.jpg","Anarres del 7 marzo. ReArm Europe. Anarcofeminnist! Il ciclone Trump e la marea nera globale...",1741548642,[],[],{"post_content":571},{"matched_tokens":572,"snippet":573,"value":574},[75],"proposte, appuntamenti:\r\n\r\nReArm Europe\r\nIl \u003Cmark>vertice\u003C/mark> europeo straordinario sulla guerra in","ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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Ma non, in assoluto, una novità.\r\nL’estrema instabilità di un periodo caratterizzato dal tentativo statunitense di arginare la propria decadenza, rischia di innescare ulteriori guerre.\r\nAl contempo il prezzo del grande RiArmo lo pagheremo noi tutti.\r\nMentre i guerrafondai si danno appuntamento a Roma, è cruciale moltiplicare l’impegno internazionalista a fianco dei disertori di ogni dove.\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli del Coordinamento Antimilitarista livornese.\r\n\r\nSenza dio, senza Stato, senza famiglia. Liber*!\r\nL’otto marzo non è una festa. Noi lottiamo perché lo diventi, perché siano strappate le radici dell’oppressione patriarcale, modello di ogni visione gerarchica ed autoritaria delle relazioni sociali.\r\nLa vita e la libertà delle donne e di tutte le soggettività non conformi alla norma etero cis patriarcale sono sotto attacco in ogni angolo del pianeta.\r\nBotte, coltellate, prigioni di stoffa, umiliazioni, discriminazioni sul lavoro non sono il retaggio del passato ma la dura realtà per miliardi di donne in ogni dove.\r\nLe donne che fanno il militare, che diventano manager, che sono capi di governo o al \u003Cmark>vertice\u003C/mark> della Digos sono il segno della sconfitta del femminismo, non la sua vittoria. \r\nSe si capovolge la clessidra non si cambia di senso al tempo. \r\n\r\nIl ciclone Trump e la marea nera globale\r\nGuerra, repressione, identitarismi, nazionalismi sono la cifra di un ordine del mondo che per salvare se stesso, affonda noi tutt.\r\nIl ciclone Trump negli States è solo l’ultimo potente segno di un vento di destra globale in un orizzonte di guerra permanente. \r\nA popolazioni spaventate dagli effetti devastanti dell’affermarsi inarrestabile della logica capitalista, le destre di ogni latitudine offrono la speranza che qualcuno possa essere al sicuro. In ogni dove si affermano leadership che individuano nella libertà delle donne e delle identità non conformi un nemico. In ogni dove le proteste di piazza vengono represse, i servizi essenziali negati, la propaganda militarista e patriottica disegna un orizzonte di normalità bellica. \r\nL’affermarsi di dinamiche pesantemente autoritarie su scala mondiale segna un’epoca dove chi governa e chi sfrutta non intende più piegarsi ad alcuna mediazione sociale.\r\nSarebbe però banale ridurre tutto al fascismo, anche se da quel mondo e dalla sua storia la marea nera trae ampia ispirazione e gli attrezzi necessari alla propria narrazione.\r\nPrendendo le mosse da quanto sta avvenendo negli Stati Uniti e dalle dinamiche che si sono innescate sul piano internazionale proveremo a ragionare sulle enormi accelerazioni in atto e sulle prospettive dei movimenti di opposizione politica e sociale. Negli States ma non solo.\r\nVi abbiamo anticipato con Lorenzo alcune delle questioni di cui parleremo il prossimo venerdì 14 marzo alla FAT con Stefano Capello e lo stesso Lorenzo\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nTrump e la marea nera globale \r\nVenerdì 14 marzo\r\nore 21 \r\ncorso Palermo 46\r\nNe parliamo con Stefano Capello e Lorenzo Rabbit\r\nIl ciclone Trump negli States è solo l’ultimo potente segno di un vento di destra globale in un orizzonte di guerra permanente. \r\nSarebbe però banale ridurre tutto al fascismo, anche se da quel mondo e dalla sua storia la marea nera trae ampia ispirazione.\r\nPrendendo le mosse da quanto sta avvenendo negli Stati Uniti e dalle dinamiche che si sono innescate sul piano internazionale proveremo a ragionare sulle enormi accelerazioni in atto e sulle prospettive dei movimenti di opposizione politica e sociale. Negli States ma non solo. \r\n\r\nA-Distro e SeriRiot\r\nogni mercoledì\r\ndalle 18 alle 20\r\nin corso Palermo 46\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20,30\r\nper info scrivete a fai_torino@autistici.org\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFB\r\n@senzafrontiere.to/\r\n\r\nTelegram\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[576],{"field":176,"matched_tokens":577,"snippet":573,"value":574},[75],{"best_field_score":185,"best_field_weight":555,"fields_matched":118,"num_tokens_dropped":46,"score":579,"tokens_matched":118,"typo_prefix_score":46},"578730123365187697",{"document":581,"highlight":602,"highlights":607,"text_match":183,"text_match_info":610},{"comment_count":46,"id":582,"is_sticky":46,"permalink":583,"podcastfilter":584,"post_author":585,"post_content":586,"post_date":587,"post_excerpt":52,"post_id":582,"post_modified":588,"post_thumbnail":589,"post_title":590,"post_type":460,"sort_by_date":591,"tag_links":592,"tags":599},"95007","http://radioblackout.org/podcast/critiche-allai-palantir-e-israele-ucraina-e-dati-militari/",[415],"bellocome","Dalla puntata del 20 gennaio 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nHINTON, TERMINATOR FUTURI E PROBLEMI ATTUALI\r\n\r\nGeoffrey Hinton, psicologo e scienziato informatico, è una figura centrale nello sviluppo delle funzioni di apprendimento automatico (machine learning e deep learning): scoperte che gli sono valse il Nobel per la fisica nel 2024. Si è allontanato da Google per – a sua detta – potere criticare liberamente l’intelligenza artificiale, focalizzandosi soprattutto sullo “scenario Terminator”: sistemi d’arma autonomi letali fuori controllo.\r\n\r\nLeggiamo una critica alle posizioni di Hinton pubblicata su Disconnect dove, oltre a citare fenomeni interessanti suscitati dalle interazioni tra umani e AI (cosiddetto Effetto ELIZA), si suggerisce di concentrarsi sugli aspetti attualmente nocivi di queste tecnologie senza focalizzarsi su uno scenario considerato distante e fantascientifico.\r\n\r\nSpunti interessanti, che tuttavia non considerano l’attualissima proliferazione dei sistemi d’arma autonomi.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BCUPCB_hinton-AI_1-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPer approfondire le possibili interazioni tra AI e politica:\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/podcast/intelligenza-artificiale-e-politica-scenari-in-evoluzione/\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nPETER THIEL: PALANTIR, ISRAELE E LAVENDER\r\n\r\n“Tutti i tech-bros ora sono defense tech-bros”\r\n\r\nAlex Karp – CEO di Palantir\r\n\r\nPalantir è un colosso statunitense dell’AI applicata all’analisi di grandi moli di dati: un’azienda di intelligence basata su Big Data che si è progressivamente ramificata in settori inerenti l’ottimizzazione di sistemi, tanto quello bellico quanto quello sanitario.\r\n\r\nPalantir ha recentemente attivato una partnership con Anduril per ottimizzare l’utilizzo di dati tattici all’interno dei software decisionali che guidano i suoi sistemi d’arma autonomi; queste due aziende stanno parallelamente costituendo un consorzio che si prefigge di guidare la new wave dell’industria militare basata su AI.\r\n\r\nL’eminenza nera al vertice di Palantir è il suo presidente, Peter Thiel, di cui ascoltiamo un estratto da un suo intervento all’università di Cambridge (UK) nel luglio 2024; nella parte selezionata è costretto a confrontarsi (con una reazione emotiva decisamente scomposta) a questa semplice domanda: “cosa pensa dell’utilizzo dell’AI come Lavander per l’individuazione di bersagli di Hamas?”\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BCUPCB_Thiel-Cambridge-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLA GUERRA IN UCRAINA COME FABBRICA DI DATI MILITARI\r\n\r\nOltre alla dimensione di poligono sperimentale e di vetrina commerciale per il settore bellico, grazie a un’inchiesta di Reuters emerge una nuova funzione della guerra in Ucraina: la produzione di dati militari per alimentare le AI che guidano i sistemi d’arma autonomi.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BCUPCB_Ukraina-OCHI-robots-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLink articolo Reuters\r\n\r\n ","23 Gennaio 2025","2025-01-23 12:52:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/bcupcb_thiel-ucraina-hinton-2-200x110.jpg","CRITICHE ALL'AI - PALANTIR E ISRAELE - UCRAINA E DATI MILITARI",1737636740,[593,594,595,596,597,598],"http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/intelligenza-artificiale/","http://radioblackout.org/tag/killer-robots/","http://radioblackout.org/tag/palantir/","http://radioblackout.org/tag/peter-thiel/","http://radioblackout.org/tag/ucraina/",[16,437,435,433,600,601],"peter thiel","Ucraina",{"post_content":603},{"matched_tokens":604,"snippet":605,"value":606},[75],"su AI.\r\n\r\nL’eminenza nera al \u003Cmark>vertice\u003C/mark> di Palantir è il suo","Dalla puntata del 20 gennaio 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nHINTON, TERMINATOR FUTURI E PROBLEMI ATTUALI\r\n\r\nGeoffrey Hinton, psicologo e scienziato informatico, è una figura centrale nello sviluppo delle funzioni di apprendimento automatico (machine learning e deep learning): scoperte che gli sono valse il Nobel per la fisica nel 2024. 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L’evento di due giorni prevedeva panel su “Il futuro del conflitto globale”, “le Sfide di Iron Sword” (il nome dato dall’esercito israeliano allo sterminio di Gaza) e “Esplorazione dell’innovazione nella tecnologia dei droni”. Rappresentanti di Palantir, Sequoia Capital ed Elbit hanno condiviso il palco con il direttore generale del Ministero della Difesa israeliano e il capo di “Lotem”, l’unità dell’esercito dedicata ai big data e all’intelligenza artificiale. 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