Nocività su scala globale
Scritto dainfosu 21 Novembre 2013
Oltre alla curiosità preoccupata relativa alla soluzione della spropositata reazione russa all’attacco di Greenpeace alla fine di settembre alla piattaforma petrolifera nell’Artico, abbiamo posto alcune domande al responsabile italiano delle campagne dell’organizzazione ambientalista, da lui definita con compiacimento “pericolosa”, perché tale deve essere percepita quando decide globalmente di occuparsi di un problema ambientale .
Al momento in cui l’abbiamo interpellato non c’erano notizie certe del possibile rilascio di Cristian da parte delle autorità russe, anche se ce lo si può attendere e sperare da un momento all’altro e soprattutto non si sa quali restrizioni intendano riservargli, questo per quanto attiene alla campagna relativa all’estrazione del petrolio nell’Artico.
Affrontando argomenti più a livello globale, Alessandro Giannì ci ha spiegato la filosofia della organizzazione, utilizzando esempi più vicini a noi localmente, come le trivellazioni nel canale di Sicilia, per le quali Greenpeace ha collaborato attivamente con comitati spontanei, sorto su istanze locali della popolazione non strutturati come l’organizzazione internazionale, arrivando a spaziare dai cataclismi incommensurabili come quello abbattutosi sulle Filippine, riconducibile comunque alle stesse emissioni di CO2 che sottendono all’alluvione che ha colpito Olbia, fino alle responsabili politiche che ha preferito puntare su tutto un sistema nocivo (il parallelo con l’amianto calza a pennello). Questo per esporre i motivi per cui la lotta globale sarebbe una sola, da affrontare con campagne in cui impegnare forze proporzionate all’impegno.
L’atteggiamento dell’organizzazione è quello di occuparsi di questi problemi ambientali sempre tenendo presente l’intero problema ambientale globale, attendendosi che l’opinione pubbblica prenda coscienza delle condizioni in cui il capitalismo e la sua speculazione stanno riducendo il pianeta, pur con la consapevolezza di quello che sta facendo fin dagli anni sessanta.
Ascoltate l’interessante intervento di Alessandro di Greenpeace Italia