27 gennaio: ma quale memoria?
Scritto dainfosu 27 Gennaio 2014
Istituito nel 2000 in Italia, il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno in commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo. La scelta della data fa riferimento alla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa sovietica il 27 gennaio 1945.
Nel Giorno della Memoria, diventata la Giornata del sostegno a Israele, noi scegliamo di parlarvi di tutte le altre vittime del genocidio. Tra di essi vogliamo non dimenticare i Rom e i Sinti nel 1939 internati in campi di concentramento in Italia, deportati in Germania e Polonia e poi trucidati. Nel gennaio 1942 la stessa sorte toccò ai Rom della Crimea e dell’Ucraina. In occasione di esecuzioni di massa degli ebrei, un’ordinanza del Comando tedesco del 16 dicembre 1942, impose il trasferimento di tutti gli ebrei d’Europa ad Auschwitz, dove trovarono la morte almeno 16 mila Rom”.
E gli omosessuali? Dieci, forse 13 mila di loro sono morti nei campi di concentramento. Valutare con certezza quale sia stata la portata dell’omocausto, come è stato ribattezzato, è un’impresa complessa. Perché, una volta che i carri armati alleati hanno abbattuto i cancelli dei lager nazisti, moltissime delle persone che fino a quel momento erano state costrette a indossare una divisa a righe con cucito un triangolo rosa, hanno preferito ritirarsi nell’anonimato, perché la persecuzione, per loro, ancora non era finita.
Ma Furono proprio i cittadini con disabilità , “non persone” la cui “vita non meritava di essere vissuta”, tra i primi ad essere utilizzati per l’applicazione di tecniche di annientamento ed eliminazione con cui il regime nazista avrebbe poi perpetrato la sua opera di “pulizia” dei diversi.
E’ agli albori del regime nazista che Hitler fece approvare la “Legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie” con cui si procedeva a sterilizzare forzatamente chi fosse ritenuto portatore di malattie ereditarie. Campagna che proseguì poi con l’internamento e la deportazione di persone con disabilità , che culminò con l’uccisione sistematica dei bambini disabili, nonché col progetto tristemente noto col nome di Aktion T4, l’eutanasia di massa degli adulti disabili, che durante il terzo Reich provocò la morte di circa 70.000 cittadini tedeschi, per poi allargarsi anche alle persone disabili di altri paesi.
E poi ancora passarono dai campi di concentramento migliaia di comunisti e dissidenti politici
I campi di concentramento dunque rappresentavano la soluzione finale per tutte le diversità, razziali, religiose, sessuali, politiche, mentali… Un folle progetto di “purificazione” della società che ogni tanto riaffiora, come nella sconcertante ossessione per la “sicurezza” oggi tanto di moda.
E infatti alcuni dei dispositivi di sterminio che operarono dal 1938 al 1945 sono stati via via riattivati: il rastrellamento di corpi clandestini da espellere, la detenzione in campi per aver commesso il “reato” di esistere, i muri di separazione etnica.
Il 27 gennaio si celebra dunque una “memoria” sequestrata, un pasticcio politically correct tutto a beneficio del sionismo che fa nascere una tentazione forte: quella di occuparci della solidarietà con la Palestina e dire che alcune delle vittime di ieri sono diventati i carnefici di oggi
Il contributodi Moni Ovadia in occasione della presentazione del video “La valle dei sospiri ” al campo Rom di Torino