Paradiso occupato a Messina
Scritto dainfosu 2 Gennaio 2014
Il 2013 siciliano è stato ricco di iniziative e resistenze, di lotte e successi… Messina è stata terreno di scontro sia su questioni inerenti all’emergenza migranti, sia sul fronte del diritto all’abitare. Enrtambe le lotte sono condotte con determinazione e piglio risoluto: per quel che riguarda il palanebiolo dove erano mal ospitati i migranti (oggetto di una diretta di qualche settimana fa) Giuliana ci ha scritto che la tendopoli è stata chiusa, anche se c’è ancora qualcuno dentro in attesa di trasferimento, ma la chiusura non è merito di Accorinti, che non sa nemmeno di quali poteri è investito e ha acconsentito che venissero trasferiti nei lager di Pozzallo e di Siracusa, che non sono per richiedenti asilo (solo l’intervento del coordinamento ha evitato per alcuni il trasferimento).
Invece per la questione sfratti abbiamo sentito Giulia, che ci ha spiegato come il 22 dicembre ci sia stata una nuova occupazione della scuola di Paradiso, la “Pietro Donato”, dove già l’amministrazione aveva immaginato di inserire le famiglie sfrattate, ma non era in grado di superare le pastoie burocratiche (in buona parte inventate dal fascistissimo prefetto). Sull’onda della manifestazione del 19 ottobre a Roma, anche a Messina, partiti, movimenti, associazioni e singoli cittadini si sono riuniti con l’intento di ribadire con forza il diritto alla casa, sfociando in questa prima occupazione: si tratta di tre famiglie numerose e sfrattate che hanno deciso di non passare il periodo festivo senza casa e se la sono presa, in questo hanno avuto appoggio e solidarietà da alcune realtà territoriali come la Cub locale, ma anche da parte del Teatro Pinelli Occupato, ormai da un anno un punto di riferimento nel territorio messinese… e soprattutto da questa iniziativa ha preso origine il Movimento per il Diritto alla Casa. Le critiche che questo porta alla amministrazione sono pesanti e documentate: infatti dicono gli occupanti «non possiamo esitare e attendere soluzioni dall’alto che troppo spesso sono inghiottite da pastoie burocratiche, mala gestione e incompetenza gestionale», per cui «questa prima occupazione è un passo fondamentale per intraprendere un percorso di mobilitazioni cittadine da cui scaturiscano nuove politiche abitative che mettano al centro il bisogno primario della casa come diritto inalienabile e non più considerato come un “servizio sociale” o peggio come oggetto di scambio».
Ma sentiamo come Giulia ci ha raccontato la situazione messinese