Giornata contro l’omotransfobia. Una libertà intollerabile per preti e fascisti
Scritto dainfosu 17 Maggio 2016
Il cardinale cattolico Bagnasco, presidente della CEI, si è scagliato contro la nuova legge sulle unioni civili, che nonostante limiti e mutilazioni, per la chiesa cattolica resta un affronto intollerabile alla sacralità della famiglia, già intaccata da matrimoni civili e possibilità di divorzio.
In un paese dove i privilegi della chiesa cattolica restano enormi, la discesa in campo di Bagnasco non può stupire. In Italia una cerimonia privata come il matrimonio religioso è valida anche sul piano civile.
Dal canto suo l’associazione dei notai cattolici annuncia il proprio ostruzionismo contro la nuova legge, contestando la sostenibilità economica delle pensioni di reversibilità per il coniuge sopravvissuto.
Evidentemente i notai rischiano di perdere clienti. Le persone omosessuali, come gli eterosessuali che decidono di non sposarsi, spesso fanno ricorso al notai, per redigere testamenti che permettano al partner sopravvissuto di poter continuare ad abitare le casa comune e disporre dei beni del proprio compagno o compagna.
La destra annuncia un referendum abrogativo di parti della normativa sulla nuova legge sulle unioni civili, che li irrita, nonostante sia una legge omofobica e discriminante. Una legge scritta per negare il matrimonio alle coppie dello stesso sesso, pur facendo qualche concessione, che il PD auspica paghi in vista della prossima tornata elettoriale.
Un bel programma nella giornata dedicata alla lotta contro l’omotransfobia. Dopo la pubblicazione dei dati dell’Ires e la denuncia delle violenze subite da due ragazzi di Torino, colpevoli di non nascondere la loro relazione ai condomini.
Vale la pena ricordare che il 17 maggio è diventata la giornata di lotta contro l’omotransfobia, perché era proprio un 17 maggio, quello del 1990, che l’OMS, l’organizzazione mondiale della sanità, decise di togliere dall’elenco delle malattie mentali l’omosessualità. Sebbene esistano ancora oggi psichiatri che stigmatizzano la “disforia” di genere, oggi “ufficialmente” le persone omosessuali e transessuali non sono più considerate malate per il proprio orientamento sessuale o la propria collocazione di genere.
Ne abbiamo parlato con Maurizio del circolo lgtbq di Torino.
Ne è scaturita una bella e interessante chiacchierata.
Ascoltatela qui: