TTIP, se lo conosci lo combatti
Scritto dainfosu 27 Maggio 2016
Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Transatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP), è un accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziato dal 2013 tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America. Ma la giovane età del progetto non deve ingannare, essendo questo l’ennesimo gradino di una contro-rivoluzione che viene da lontano, cioè dall’inizio di qella risposta capitalistica alle conquiste operaie dei “trenta gloriosi” del dopoguerra che si è soliti definire col nome di “Neoliberismo”, un programma non solo economico ma politico-economico, teso a cambiare le regole del gioco, postulando il capitale come referente naturale e non discutibile di ogni ordinamento sociale.
Dopo il Nafta (accordo di libero scambio delle Americhe, dal Messico al Canada), il crollo del muro di Berlino e il già attivo Partenariato Trans-Pacifico (TPP) volto a definire una simile area di libero comemrcio tra i paesi che si affacciano sul Pacifico (con l’esclusione di Cina e Russia), il TTIP rappresenta un altro gradino nell’assoggettamento di intere economie e territori agli interessi delle multinazionali (non solo ma soprattutto) statunitensi, autentici e intoccabili soggetti sovrani del nuovo ordine globale perseguito dagli Stati Uniti contro Russia, Cina e le altre economie emergenti raccolte nei BRICS, concorrenti non tollerati dalla super-potenza principale. Il TTIP altro non sarebbe che il pendant economico di quello che militarmente si incarna nella Nato. Su un piano politico sostanziale esso rappresenterebbe la completa subordinazione della residua autonomia politica ed economica dell’Europa al dominio statunitense. Per questo le trattative stanno andando per le lunghe e il loro esito non è scontato.
Fino ad oggi i preparativi e le discussioni relative all’accordo sono state condotte in gran segreto, rese pubbliche solo dopo infinite pressioni burocratiche e le rivelazioni di Wikileaks prima e Greenpeace poi. Tra i punti più discussi, l’introduzione di un arbitrato internazionale (ISDS-Investor-state dispute settlement) che permetterebbe alle multinazionali che si ritenessero danneggiate di intentare cause per «perdita di profitto» contro i governi dei paesi europei, qualora questi portassero avanti legislazioni che potenzialmente possano mettere in discussione le aspettative di profitto delle stesse imprese. Una chiara sottrazione di sovranità ai residui poteri degli stati-nazione. Tra gli altri punti dolenti, gli effetti sull’agricoltura, attraverso la rimozione di dazi e le cosiddette “barriere non tariffarie”, relative cioè agli standard di sicurezza alimentare.
Un agile volumetto, edito qualche settimana fa da DeriveApprodi, introduce il lettore alle conseguenze più rilevanti e pericolose dell’eventuale applicazione dell’accordo.
Ascolta l’intervista con Elena Mazzoni, del coordinamento della campagna italiana StopTTIP, una delle autrici del volume