Ecco le motivazioni della sentenza che assolve i poliziotti dalla morte di Uva
Scritto dainfosu 22 Luglio 2016
Giuseppe Uva, di mestiere gruista, morto esattamente otto anni fa, nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Circolo, dopo aver passato una notte nella caserma dei carabinieri di via Saffi a Varese. Su questa vicenda sono stati aperti due processi: il primo contro i medici del suddetto reparto psichiatrico assolti perché, a detta dei giudici, non coinvolti nella morte di Giuseppe. Il secondo processo, aperto a fatica grazie anche alla determinazione dei familiari che non si sono mai arresi all’idea di avere delle risposte, contro due carabinieri e sei poliziotti assolti nell’aprile di quest’anno perché “il fatto non sussiste”. Formula di assoluzione piena a cui da pochi giorni si aggiungono le motivazioni della sentenza che si limitano a dire che le lesioni sul corpo di Giuseppe non sono state eterodirette, senza chiarire però come se le sia potuto infliggere da solo. Una sentenza e delle motivazioni che non possono che lasciare tante domande senza risposta; risposte ufficiali s’intende perché ancora una volta, come per i tanti Cucchi e Aldrovandi, la realtà parla da sola e dice molto di più di pagine e pagine di motivazioni.
Ne abbiamo parlato con l’avvocato Ambrosetti che ha seguito il caso in questi anni: