Rivoltarsi all’accoglienza

Scritto dasu 17 Novembre 2017

“Il Sole 24 ore”, 17.11.2017, p. 14: «I dati globali sulle espulsioni sono stati forniti dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, nel question time di mercoledì. Dall’inizio dell’anno sono stati rintracciati in Italia 39.634 migranti irregolari (+ 15% rispetto al 2016) e allontanati, tra rimpatri e riammissioni nei paesi d’origine, 17.405 (+15,4% rispetto all’anno scorso). A dispetto di tante dicerie politiche, il contrasto agli irregolari è crescente e progressivo … Il calo degli sbarchi, certo, resta un dato positivo».

Eh, sì… «certo»: traspare la soddisfazione per il lavoro sporco fatto da Minniti all’interno del paese; per quello che fa spostando i confini lontano in un intreccio di interessi tra finanza, imprenditoria e ritorno politico come questi stralci dal giornale di Confindustria riportano nei numeri, la soddisfazione è commisurata a quanto deve rimanere occultato, perché realmente disumano.

Però due episodi nel giro di pochi giorni segnalano che anche dentro i confini blindati di questa nazione “accogliente” la percezione della ferocia applicata nello sporco lavoro di Minniti e dei suoi complici sta gonfiando rivolte, per le quali la reazione è violentissima come dentro e fuori del cpr di corso Brunelleschi a Torino, dove nei giorni scorsi sono andate a fuoco due aree del Centro di permanenza per il rimpatrio una decina di giorni dopo un tentativo di fuga. Le notizie che provengono dall’interno dipingono angherie, botte, insulti, maltrattamenti… e razzismo

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Ma la violenza della reazione può anche essere di contrasto ottuso nei confronti di richiedenti asilo, ospitati in strutture fatiscenti gestite da Cas famelici che succhiano i 35 € al giorno della disinformazione leghista producendo inaccettabili strutture umilianti.

E allora dignitosamente i migranti che già molto hanno camminato per allontanarsi da paesi pericolosi, senza prospettive e rischiosi, rimettono le gambe in spalla, ma stavolta la marcia collettiva di 250 persone che abbandonano le comunità che avrebbero dovuto accoglierli e camminano per decine di chilometri su sentieri, strade (dove vengono investiti e uccisi), usando la visibilità della marcia stessa per attirare l’attenzione e denunciare una situazione intollerabile di sfruttamento, truffa, violenza… e razzismo

 

Migranti in marcia


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