Il nuovo zar e le democrature sovraniste e liberali
Scritto dainfosu 8 Maggio 2018
Putin è stato eletto per la quarta volta. Ha giurato a cavallo della sua nuova limousine corazzata made in Russia e si avvia a consolidare la carriera imperiale.
Il piccolo padre dovrà fare i conti con una seria crisi sociale, con l’emergere di lotte di lavoratori, con la vittoria mancata in Ucraina.
Abile a destreggiarsi è il vero vincitore della guerra per la Siria, l’unico in grado di interloquire con tutte le parti in gioco, posizionandosi sia sul piano militare che politico al centro di un complesso reticolo di interessi.
Al potere dal 2000 ereditò una Russia impoverita, ormai privata del proprio ruolo imperiale. In quegli anni, dopo la feroce guerra cecena, si impone come ago della bilancia tra i due poteri forti della confederazione, quello militare, da cui proviene, e quello economico e produttivo nato dallo sfacelo dell’URSS e con ancora attaccata alle scarpe la melma della competizione per la spartizione delle grandi imprese pubbliche allo sfacelo.
Nel 2000, stringe un patto informale con i miliardari russi: non avrebbe interferito con il loro business o rinazionalizzato le risorse di Stato da loro acquisite, se si fossero tenuti fuori dalla politica. Mikhail Khodorkovsky, allora uomo più ricco di Russia e patron della società petrolifera Yukos, infrange il patto: nel 2003, il miliardario viene arrestato per frode e il suo caso si chiude solo dopo 10 anni di carcere, quando Putin lo grazia.
Il suo secondo mandato consecutivo va dal 2004 al 2008. Continua a concentrarsi sulle questioni interne e inizia a stringere la presa sui media. Con ogni mezzo necessario. Come ci insegna l’assassinio di Anna Politkovskaya, giornalista impegnata nella denuncia delle infinite violazioni dei diritti umani dell’era putiniana.
Durante i suoi primi due mandati, il Pil russo aumenta del 70% e gli investimenti crescono del 125%. La crisi economica è ormai alle spalle e Putin, a capo di un immenso Paese ricco di idrocarburi, cavalca l’era del super-barile.
Nel 2008 non è rieleggibile: decide quindi di scambiarsi la poltrona con il primo ministro, il fedelissimo Dimitri Medvedev. Il nuovo cambio di poltrone del 2011 suscita ampia indignazione e vivaci proteste, regolarmente represse con estrema durezza.
Cambia la costituzione e viene rieletto per sei anni nel 2012.
Sono gli anni dell’annessione della Crimea e della guerra in Siria a fianco di Assad.
L’immaginario sul quale edifica il proprio impero è quello di dio, patria a famiglia. Il ripristino dell’ordine patriarcale è la sua cifra più forte.
La Russia putiniana è la dimostrazione della possibile e felice convivenza tra nazionalismo (oggi si dice sovranismo) e liberismo, tra autoritarismo e crosta liberale.
Gli abiti nuovi dello Zar di tutte le Russie.
Nei fatti un modello che potrebbe imporsi anche nel resto dell’Europa. Anzi. In paesi come l’Ungheria di Orban è già cosa fatta.
Ai nostri lidi, tra Salvini, Di Maio e Minniti ci stiamo scivolando dentro. Passo dopo passo.
Ne abbiamo parlato con Stefano Capello, attento osservatore degli scenari geopolitici.
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