La criminalizzazione dei cosiddetti scafisti nel Mediterraneo

Scritto dasu 7 Luglio 2023

La criminalizzazione delle persone che transitano in maniera irregolare verso l’Unione Europea ha un lungo passato. Nonostante questo nell’ultimo anno abbiamo assistito a un inasprimento delle pratiche repressive da parte dei paesi europei, non solo attraverso i controlli di frontiera ma anche grazie a nuove leggi che permettono un ulteriore condanna, oltre a quella di immigrazione irregolare: l’accusa di essere uno “scafista”. Questo termine ha da subito preso un’accezione negativa che rappresenta il disprezzo verso chi viene accusato di essere un trafficante di esseri umani, o meglio, di favorire l’immigrazione irregolare.

Abbiamo recentemente avuto due esempi di questa criminalizzazione: uno con la strage di Cutro, per la quale tre persone sono state accusate di essere trafficanti, e il decreto legge che ne è seguito, in cui si fa leva proprio sulla condanna di chi viene identificato come “scafista”; un altro episodio è stato quello della strage a largo delle coste greche che ha provocato centinaia di morti, per la quale sono state indagate una trentina di persone.

Ma chi sono queste persone, e quale è la particolarità che le ha contraddistinte come possibili “scafisti”?

Ne abbiamo parlato con Sara di Arci Porco Rosso, circolo Arci di Palermo, dove si trova lo Sportello Sans Papiers. Alla fine dell’intervista un aggiornamento sullo sgombero del campo di Campobello, a Mazara.

Di seguito alcuni articoli editi da Arci Porco Rosso sulle questioni trattate nell’intervista:

Finché puoi ascoltare: la criminalizzazione dei cosiddetti scafisti nel 2022


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