Cutro. Un anno dopo

Scritto dasu 9 Aprile 2024

Lo scorso anno sul bagnasciuga di Steccato di Cutro il mare restituiva i corpi di uomini, donne e bambini annegati. Da giorni era noto il percorso di avvicinamento di quell’imbarcazione alle coste italiane. Il mare in tempesta, la frontiera chiusa e la decisione di inviare mezzi della guardia di Finanza invece delle navi da soccorso della guardia costiera, li ha uccisi.
Una strage di Stato.
In quegli stessi giorni la nuova legge sul soccorso in mare obbligava le navi delle Ong a sbarcare in porti lontanissimi i naufraghi pescati nel Mediterraneo centrale e scattavano i primi fermi amministrativi.
Grazie all’esternalizzazione delle frontiere raramente i morti della guerra ai migranti finiscono sulle spiagge del Belpese, ma il Mediterraneo è sempre più un enorme sudario.
Porti lontani, fermi amministrativi, multe per le ONG sono divenute “normali”. Una normalità che uccide.
Nel teatro di quella strage il governo decise la clandestinizzazione di diverse migliaia di richiedenti asilo. CPR in Albania, militarizzazione della loro costruzione e gestione sono solo alcuni dei tasselli dell’ulteriore mosaico repressivo del governo.
Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Raffaele

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