41bis = Tortura per Procura (Antimafia) – In strada a Roma

41bis – Tortura per Procura

Apprendiamo in queste ore del trasferimento di Alfredo Cospito dalla sezione 41bis del carcere di Bancali alla medesima condizione nel carcere milanese di Opera: struttura dotata di un reparto clinico per le terapie intensive. Ricordiamo che, sempre a Milano, all’interno dell’Ospedale San Paolo è presente un’appendice detentiva dedicata al trattamento di persone sottoposte al regime di 41bis.

Nel frattempo, il dibattito pubblico punta sulla diversione dal tema centrale: evitare di affrontare la brutalità del 41bis e il suo utilizzo come strumento di tortura, evitare di osservarne l’applicazione a fasce sempre più estese di “nemici dello Stato”, evitare di considerare le dimostrazioni di ostilità dilaganti verso l’apparato punitivo italiano e concentrarsi invece sulla vittimizzazione delle isituzioni, che eroicamente possono affermare: “non trattiamo con i terroristi”, “non ci pieghiamo alle intimidazioni”.

Sull’onda della frenesia forcaiola, il deputato di Fratelli d’Italia Manlio Messina è arrivato a dichiarare: “apprendiamo delle gravissime notizie di altre cinque auto incendiate, di matrice sempre anarchica terroristica, e quindi ci auguriamo che anche in questa vicenda vengano prese le persone, messe in galera e probabilmente speriamo anche che venga applicato anche il 41bis”.

Al di là dei travasi di liquami dalle fauci dei nostaglici della garrota, che contesto ambientale sta generando la più importante mobilitazione anticarceraria degli ultimi decenni?

Nella puntata di Bello Come Una Prigione Che Brucia di lunedì 30 gennaio 2023 (precedente alla notizia del trasferimento di Alfredo), si è affrontata una riflessione sul ruolo dell’Antimafia-Antiterrorismo e sulla sua necessità di costruire un clima di “emergenza perenne” funzionale alla legittimazione della sua stessa esistenza. La violenza estrema del 41bis non era mai stata visibilizzata come in questi mesi, i paladini della super Procura Antimafia-Antiterrorismo non erano mai stati diffusamente riconosciuti nella loro dimensione di torturatori.

 

Tra le varie mobilitazioni che sabato 28 gennaio hanno attraversato le strade di diverse città italiane per ricordare l’urgenza della declassificazione di Alfredo Cospito e la necessità di contrastare la normalità della tortura in Italia, l’attenzione mediatica si è concentrata in particolar modo su quella di Roma. Grazie al contributo di una compagna, cerchiamo di approfondire il contesto di forte compressione dell’agibilità del territorio messa in atto contro le mobilitazioni di strada nella capitale, facendo chiarezza su alcune dinamiche che hanno addirittura portato la Celere a caricare la Digos e riflettendo più estesamente sulla mobilitazione in corso.




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