LA FUGA IN AVANTI – LA PERLA DI LABUAN 15/1/2021

Riccardo

“L’ultima volta che arrestarono mio padre avevo dieci anni. Lo presero mentre in piena notte faceva delle scritte inneggianti alle Brigate Rosse.” Con un lavoro di 15 anni Manolo Morlacchi ricostruisce la storia della sua famiglia cominciando dal bisnonno Carlo Morlacchi e la bisnonna Carolina Gibboni, e il risultato è il libro “La fuga in avanti – La rivoluzione è un fiore che non muore.” E’ la storia di una famiglia dell’hinterland operaio milanese che si intreccia con la storia d’Italia e del movimento operaio. “Nel 1929 nonno Remo faceva lo smerigliatore e guadagnava bene. Aveva però due vizi che minavano la stabilità della famiglia: le scommesse sui cavalli e le donne.” Poi ci sono il fascismo, la guerra, i bombardamenti, la lotta partigiana e la militanza nel Pci. “Leggevo di tutto, avevo esigenza di capire, e quello che non c’era nei libri lo si apprendeva in fabbrica.” Negli anni 50 molti militanti contestano la linea del partito e prendono un’altra strada. “Alcuni restituirono la tessera, altri dovettero essere espulsi. Più di cento iscritti lasciarono il partito.” Poi l’autunno caldo, il movimento studentesco e la lotta armata. La storia di Giacomo Cattaneo che partecipa al sequestro di Idalgo Macchiarini, il primo delle Brigate Rosse. La storia di Heidi Peusch, che nasce in una famiglia tedesca benestante ma sceglie la rivoluzione e viaggia tra Olanda, Inghilterra, Svezia e Italia, dove diventa la madre di Manolo, l’autore di “La fuga in avanti.” Le dure regole della clandestinità. Il carcere speciale. Infine arrivano i funerali, prima di Pierino Morlacchi, poi di Heidi. “Quando passammo davanti alla sede dell’Anpi, i vecchi uscirono, abbassarono la serranda e salutarono alla maniera dei comunisti.” Completa il libro una ricca appendice di foto d’epoca, articoli di giornale e vecchi volantini. Buon ascolto.




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