I LUOGHI OSCURI DI JAMES ELLROY – LA PERLA DI LABUAN 20/4/2018
Riccardo
“Una calza di nylon e un laccio di cotone erano avvolti intorno al collo. Entrambi affondati nella pelle”. Il 22 giugno 1958 venne trovato il cadavere di Jean Ellroy. Suo figlio di 10 anni cominciò il suo viaggio tra carceri minorili e comunità alloggio, piccoli furti (soprattutto di biancheria intima femminile) e abuso di alcol e droghe. Si chiamava Lee Earl Ellroy, ma lo cambiò in James Ellroy perché gli sembrava “troppo da pappone negro”. Scopriremo in “I miei luoghi oscuri” come si formò il suo mondo mentale, che poi riversò nei suoi romanzi cupi e crudi. Lo alimentarono i romanzacci pulp, film come “L’ombra del passato” e “La fiamma del peccato” e le serie TV come “Dragnet” e “Il fuggitivo”, ma soprattutto la cronaca nera che, in tutti i risvolti possibili, divenne la sua ossessione: “Gli uomini uccidono perché ubriachi, stonati o incazzati. Gli uomini uccidono per fare impressione su altri uomini. Gli uomini uccidono per poterne parlare.” Nel 1948 il cadavere di Elizabeth Short venne trovato tagliato in due. Era un’attricetta di Hollywood, vestiva sempre di nero e i giornalisti la chiamarono “la dalia nera” ispirandosi al film “La dalia azzurra” del 1946 diretto da George Marshall con Alan Ladd e Veronica Lake. Negli anni successivi centinaia di mitomani si autoaccusarono, una donna scrisse un libro per accusare suo padre di essere l’assassino di Elizabeth Short. James Ellroy vi si ispirò per “The Black Dahlia” da cui Brian de Palma trasse nel 2006 l’omonimo film. La Dalia Nera Non fu il primo caso di cronaca nera che sconvolse e divise l’opinione pubblica americana. Nel 1892 a Fall River i coniugi Andrew e Agnes Borden furono trovati in un lago di sangue, le teste fracassate a colpi d’ascia. Fu incriminata la figlia Lizzie Borden, che era l’unica persona presente in casa. L’assoluzione non le risparmiò canzoni, vignette e filastrocche. Ormai scrittore affermato, James Ellroy cercò di ritrovare il rapporto con sua madre frugando in vecchi incartamenti e interrogando vecchi poliziotti che avevano indagato sul suo omicidio (i pochi che nel frattempo non erano morti). “Avevo voglia di piantare per sempre la scuola e di vivere a tempo pieno le mie ossessioni. Ero destinato a diventare un grande romanziere. Il mio vero curriculum erano i libri e i film che amavo.” Né l’assassino di Elizabeth Short né quello di Jean Ellroy vennero mai scoperti.
Buon ascolto.