L’ALTRO 11 SETTEMBRE: DOPO IL CILE MAI PIU’ SENZA FUCILE – LA PERLA DI LABUAN 17/9/2021

Riccardo

“All’alba una colonna di 10 veicoli lascia la città d Talca con 50 militanti che vogliono installare una radio clandestina sulle Ande. La resistenza è cominciata.” Il golpe in Cile dell’11 settembre 1973  ha avuto un’enorme risonanza nella sinistra italiana (sia riformista che rivoluzionaria) che é interessante ricostruire. Nel 1970 la coalizione di Unidad Popular conquista la maggioranza e il governo, ne fanno parte socialisti  e comunisti ed è appoggiata dalla CUT (Central Unica de Trabajadores), il suo progamma comprende la riforma agraria e la nazionalizzazione delle materie prime. Diventa presidente il socialista Salvador Allende che all’università di Concepciòn elogia la lealtà delle esercito, che in realtà dagli anni 50 non ha mai smesso di sparare contro i lavoratori. L’unica opposizione è costituita dal Mir (Movimiento de Izquierda Revolucionaria). I lavoratori (compresi quelli socialisti e comunisti) si organizzano autonomamente nei “cordones” a cui UP non dà alcun riconoscimento né appoggio, anzi accusa le lotte di “economicismo” e “avventurismo” perchè rischierebbero di incrinare il delicato rapporto tra il governo e l’esercito. Il 27 agosto 1973 Allende nomina comandante dell’esercito il generale Augusto Pinochet e l’11 settembre scatta il  golpe di cui c’erano state molte avvisaglie. “I militari sparavano anche contro gli studenti che uscivano dall’università con le mani alzate. Centinaia di cadaveri galleggiavano nel Rio Mapocho.” In Italia Lotta Continua utilizza la “lezione cilena” per perfezionare il suo programma del governo delle sinistre a guida PCI, adotta la prima parte del programma di Unidad Popular evitando l’errore fatale della fiducia cieca all’esercito. Il governo delle sinistre dovrebbe invece essere accompagnato dall’armamento delle masse per prevenire l’inevitabile reazione. Il PCI d’altro canto celebra la morte eroica del “compagno presidente” Allende occultando le sue responsabilità nella sconfitta dei lavoratori cileni, e comincia a elaborare la strategia del “compromesso storico”. Lotta Continua si differenzia dal resto della sinistra che preferisce il più neutro “Aiuto alla resistenza cilena” e lancia la campagna “Armi al Mir” che ha grande successo, in 3 mesi si raccolgono 80 milioni di lire. La sinistra rivoluzionaria organizza unitariamente a Torino una grande manifestazione che vede la partecipazione di 50.000 persone arrivate da tutt’Italia, lo slogan più gridato è “Dopo il Cile mai più senza fucile!” Ma la vera solidarietà è quella dei tanti che ospitano compagni e compagne cileni in fuga dal massacro. Buon ascolto.

Articoli (tra i tanti dell’epoca):

Helios Prieto “Cile: i gorilla erano tra noi” in “Primo Maggio – Saggi e documenti per una storia di classe”  n. 2 ottobre 1973;

“Cile – La repressione e la resistenza – La questione del potere – Il golpe nella stampa fascista” in “ControInformazione n. 1-2 febbraio-marzo 1974.

 




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