L’ARMADIO DELLA VERGOGNA – LA PERLA DI LABUAN 15/10/2021

Riccardo

Un vecchio mobile di tipo ministeriale, marrone scuro, in più parti tarlato, alla fine di un corridoio defilato del palazzo cinquecentesco che ospita la Procura Militare a Roma, con le due ante chiuse rivolte verso il muro.  Lo scopre quasi per caso nel 1994 il procuratore militare Antonino Intelisano mentre sta istruendo la pratica per l’estradizione di Erich Priebke, localizzato in Argentina. Nell’armadio ci sono  2274 fascicoli intestati a criminali di guerra tedeschi che per 40 anni sono stati occultati. Come é potuto accadere? Durante la seconda guerra mondiale la United Nations War Crimes Commission raccoglie documentazione sui crimini di guerra commessi dalle truppe tedesche nei territori occupati. Nel 1944 l’Italia diventa sua volta territorio occupato, e la commissione comincia a raccogliere documentazione sulle stragi di civili nel nosto paese.  L’obiettivo é una sorta di Norimberga italiana. Si individua il luogo, si allestisce l’apparato per la traduzione simultanea, si comincia a fare la lista degli avvocati e dei cancellieri. Poi tutto si blocca. Siamo entrati nella guerra fredda e non si vuole provocare imbarazzo alla Germania Occidentale che è un alleato fondamentale. Nel 1947 l’armadio viene chiuso e rivolto verso il muro, e di Norimberga italiana non si parla più. Ma la guerra fredda non è la causa principale. Alla fine della guerra Unione Sovietica, Grecia, Albania, Jugoslavia ed Etiopia chiesero l’estradizione di 1.700 ufficiali italiani responsabili di atrocità contro i civili, che l’Italia non ha mai consegnato. Da questo momento lo scopo é evitare l’effetto boomerang. “Il giorno in cui ci venisse consegnato il primo criminale tedesco, questo solleverebbe il coro di tutti coloro che vogliono che consegnamo i criminali italiani.”  Meglio dimenticare tutto. Poi ci sono i gas. Nel 1925 l’Italia firma la convenzione di Ginevra che vieta l’uso dei gas. Poi li usa massicciamente in Etiopia sulla popolazione civile, si tratta di fosgene e iprite. Dopo la guerra l’uso dei gas viene coperto da una cortina di silenzio, chi lo ricorda è un “antipatriota”, il più accanito negatore é Indro Montanelli. Nel 1996 lo storico Angelo del Boca scopre negli archivi del Ministero della Guerra (oggi Ministero della Difesa) l’ordine scritto firmato da Mussolini di usare i gas. Montanelli finalmente ammette, ma resta convinto che il colonialismo italiano sia stato migliore degli altri. Buon ascolto.

PS I soldati dell’immagine sono italiani e il luogo é la Jugoslavia.

Per chi vuole saperne di più:

Franco Giustolisi “L’armadio della vergogna” Beat, Roma 2011;

Michele Batini “Peccati di memoria – La mancata Norimberga italiana” Laterza, Bari 2003;

Angelo Del Boca (a cura di) “I gas di Mussolini – Il fascismo e la guerra d’Etiopia” Editori Riuniti, Roma 1996;

Simone Delladonna “Gas in Etiopia – I crimini rimossi dell’Italia coloniale” Neri Pozza Editore, Vicenza 2015;

Gianni Oliva “Si ammazza troppo poco – I crimini di guerra italiani 1940 – 43” Mondadori, Milano 2006.

Il documentario “Fascist Legacy – Un’eredità scomoda” integrale in lingua italiana su youtube.

 

 




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