Le Cayenne Italiane

arsider

[PODCAST]

ʟᴇ ᴄᴀʏᴇɴɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴇ – ᴅɪꜱʜᴜᴍᴀɴɪᴛʏ ᴇxᴘᴏꜱᴇᴅ

In Italy, the rhetoric of rehabilitation has collapsed. Prisons, overcrowded by punitive laws, are ruled by violence, with guards and institutions fueling a cycle of torture, riots, and suicides. 2024 has already seen 58 suicides, and in July, eight deaths in riots. Suicide is a constant: in 2022, one every four days.

To break this violence, the State has responded with drastic measures: drugs, isolation, life sentences, and above all, the 41 bis. This regime, born from the isolation of political prisoners, is now a weapon of total control. Even though the special prisons are closed, 700 inmates live in the terror of 41 bis, a “living death.” Bare cells, constant surveillance, total isolation.

Pasquale de Feo, a 41 bis inmate, denounces the systematic brutality. The State, in society’s silence, uses prison as an instrument of torture. “It must never happen again,” he warns.

“𝙇𝙞𝙛𝙚 𝙞𝙢𝙥𝙧𝙞𝙨𝙤𝙣𝙢𝙚𝙣𝙩 𝙞𝙨 𝙩𝙝𝙚 𝙢𝙤𝙨𝙩 𝙖𝙧𝙘𝙝𝙖𝙞𝙘 𝙖𝙣𝙙 𝙧𝙚𝙨𝙞𝙙𝙪𝙖𝙡 𝙤𝙛 𝙢𝙚𝙙𝙞𝙚𝙫𝙖𝙡 𝙨𝙖𝙣𝙘𝙩𝙞𝙤𝙣𝙨. 𝙊𝙣 𝙩𝙝𝙚 𝙛𝙤𝙧𝙚𝙝𝙚𝙖𝙙 𝙞𝙨 𝙗𝙧𝙖𝙣𝙙𝙚𝙙 “𝙪𝙣𝙛𝙞𝙩 𝙛𝙤𝙧 𝙩𝙝𝙚 𝙤𝙪𝙩𝙨𝙞𝙙𝙚 𝙬𝙤𝙧𝙡𝙙.”

Versione italiana

 

LA TEORIA DELLA PENA
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Secondo la retorica riabilitativa, la pena dovrebbe essere finalizzata alla risocializzazione, perché la maggior parte delle forme devianti sono considerate una conseguenza dell’emarginazione sociale. Ciò non vale per il sistema carcerario italiano: leggi punitive hanno sovraffollato le prigioni oltre misura, lasciando la gestione del problema alla violenza delle guardie e delle istituzioni. Torture, rivolte, suicidi: ormai per moltissimi, varcare quella soglia significa rischiare una pena di morte di fatto. Solo nel 2024, 58 detenuti si sono tolti la vita, mentre nel solo mese di luglio le rivolte in decine di penitenziari hanno provocato 8 morti. Nel 2022 è stato registrato un sucidio ogni 4 giorni.

L’incapacità di trovare una soluzione di diritto, ha portato i governi di ogni bandiera a sperimentare metodi sempre più drastici e meno efficaci, incrementando le misure punitive, con lo scopo di interrompere la spirale di violenza e migliorare le condizioni di detenzione. Ciò è accaduto praticando l’abuso di farmaci, la differenziazione carceraria e l’isolamento, i regimi punitivi come l’ergastolo – con o senza isolamento diurno – e il 41 bis.

Questi regimi speciali, frutto dell’esperienza maturata nell’isolamento dei prigionieri politici negli anni ’70, rappresentano oggi uno strumento punitivo di prim’ordine per lo Stato italiano. Nelle carceri speciali di Pianosa e dell’isola dell’Asinara, volute dal generale Dalla Chiesa e coperte dalla censura di parole dello stato democratico, con lo scopo di spezzare i collegamenti tra i membri di associazioni criminali pericolose per lo stato, furono sperimentate pratiche di violenza e distruzione dell’essere umano che hanno strutturato il carcere quale luogo in cui la tortura è elevata a sistema.

Nonostante queste carceri speciali siano state chiuse, circa settecento persone sono ancora soggette al regime del 41 bis. Il regime previsto dall’art. 41 bis dell’ordinanza penitenziaria è una forma di morte in vita: prevede l’isolamento in celle individuali che contengono un letto, un tavolo e una sedia inchiodata a terra. Al loro interno il detenuto è controllato 24 ore su 24, è esclusa ogni possibilità di corrispondenza e sono consentite una sola visita e una sola telefonata al mese.

Attraverso la testimonianza di Pasquale de Feo, detenuto al 41 bis, vogliamo raccontarvi come lo Stato, attraverso il carcere abbia deciso di controllare la libertà di alcune persone utilizzando metodi ancora più devastanti di quelli previsti per tuttix gli altri, praticando apertamente il terrore, la violenza e la tortura. In complicità con il silenzio della cosiddetta società civile.

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Estratti da “Le Cayenne Italiane” di Pasquale de Feo, ed.Sensibili alle foglie

a cura di Arsider  https://arsider.bandcamp.com/album/le-cayenne-italiane

Testi / ricerca e lettura: Mitzi e Gabra

Sound design: 𝕬𝖗𝖘𝖎𝖉𝖊𝖗 𝕾𝖔𝖚𝖓𝖉𝖘𝖈𝖆𝖕𝖎𝖓 𝖌𝖟 𝕮𝖔𝖗𝖕




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