LOTTA ALL’APPARATO PUNITIVO – COPAGANDA: FEMMINICIDI E TORTURA

Estratti dalla puntata del 12 giugno 2023 di Bello Come Una Prigione Che Brucia:

LOTTA ALL’APPARATO PUNITIVO

Tra i vari elementi di interferenza con la brutale normalità della società carceraria, la lotta portata avanti con lo sciopero della fame da Alfredo Cospito ha portato l’apparato puntivo a dover rivedere la norma secondo la quale per il reato di “Strage contro la sicurezza dello Stato” non possa essere prevista altra condanna se non l’ergastolo.

Ora, nei confronti di Anna Beniamino e Alfredo Cospito, anarchici accusati di una “strage” senza morti né feriti, i ragionieri delle pene dovranno tenere in considerazione le attenuanti e ricalcolare gli anni di carcerazione da infliggere loro come vendetta.

In vista dell’udienza del 19 giugno 2023 presso il tribunale di Torino, grazie al contributo di un compagno della Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali cerchiamo di osservare l’urgenza della lotta contro la società carceraria e i suoi apici afflittivi:

 

COPAGANDA: FEMMINICIDI E TORTURA

Giulia Tramontano e Pierpaola Romano, due donne i cui femminicidi sono emersi a poche ore di distanza l’uno dall’altro. Nei confronti della prima, l’industria massmediatica ha ipervisibilizzato (per giorni) ogni dettaglio estraibile, intervistando parenti, conoscenti, producendo ricostruzioni dell’ambiente socio-affettivo della vittima e del suo carnefice; nei confronti della seconda, nonostante fosse una poliziotta uccisa a colpi di pistola, le informazioni si sono presto circoscritte a brevi trafiletti di cronaca locale. “Poliziotta uccisa a colpi di pistola” rientrerebbe tra quei tipi di evento immediatamente recuperabili da diverse categorie della propaganda securitaria, ma così non è stato perché l’assassino era un suo collega.

Partendo dall’analisi dell’asimmetria nella visibilizzazione di questi due femminicidi, attraversando l’emergere delle torture e della prossimità tra polizia e trafficanti d’armi consentito dall’inchiesta sulla caserma di Verona, ci addentriamo nuovamente nella dimensione della Copaganda:

 

In appendice la lettura di qualche estratto dall’analisi di un ex-poliziotto statunitense riguardo al ruolo dell’addestramento e del cameratismo blu nell’endemia di violenza tra le forze dell’ordine:

 

Concludendo con una citazione del regista James Cameron in cui il regista motiva la scelta di iconizzare come poliziotto la figura del Terminator T-1000:

“I film di Terminator non riguardano realmente la razza umana che viene uccisa dalle macchine del futuro. Parlano di noi che perdiamo il contatto con la nostra stessa umanità e diventiamo macchine, il che ci permette di ucciderci e brutalizzarci a vicenda. I poliziotti pensano che tutti i non poliziotti siano meno di loro, stupidi, deboli e malvagi. Disumanizzano le persone che hanno giurato di proteggere e si desensibilizzano per svolgere quel lavoro”.




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