Settimanalmente…
Settimanalmente aggiungerò un disco, una suggestione per accompagnarvi.
Non lo farò certamente per farvi un favore, ma per farlo a me, per sgomberare la mia testa da troppi input. L’offerta caleidoscopica e sempre più customerizzata ci renderà maledettamente bulimici. Saremo incapaci di decidere per noi perchè tele-etero-guidati verso “la soluzione migliore”.
Ma come avrete capito a me questa riduzione in pezzi non sta bene, è una schematizzazione alla quale non credo. Anche perchè i dischi belli ci sono, 2 su 10 in media, ma ci sono. Per cui tanto vale non farsi fregare. Non dipendete da nessuno, nè da blogsters, nè da trend-setters. Non hanno che una briciola e si vantano d’aver fatto il pane.
Una playlist ragionata sul motorismo di ritorno, ispiratami nel sogno dai bikers torinesi, scesi in massa sabato notte come l’esercito rombante di Gengis Khan. Andateveli a cercare sono tutti – o quasi – in free download!
Akti! – Soundtrack Pour Une Revolution de Pierre Clementi (autop. 2014): sono ritornati i crauti. In salsa francese. Con un uomo solo al comando. Questo “soundtrack” è un gioiellino di artigianato per niente barocco, composto nella classicità di un appartamento parigino. Immaginate Bernard Torelli prodotto da Mani Neumeier che se la prende comoda sulla rive gauche. Breve ma ben fatto.
Polska Radio One – Северная Ягода (Autop. EP 2014): In tappeto volante da Ekaterinburg arrivano questi tre giovanissimi e biondissimi figli del triangolo d’oro. Kraut rock classico con pulsioni motoriche rarefatte e vagamente tribaloidi ingentilite da un sitar elettrificato che si appiccica al saliscendi atmosferico proposto dai tre. Quando la musica, suonata con semplicità, può fare miracoli. Scoperti da Black Mamba l’anno scorso, ribissano con qualità. aspettiamo il disco.
Energy Gown – I Watch the Sun (autoprod 2014): di nuovo la solita storia. Tre pezzi veloci e semplici, inzuppati marci di fuzz e flanger, diretti verso lo spazio come una versione marcita dei velvet underground che saltano quà e là nel canzoniere degli Spacemen 3. Niente di originale, niente di inaudito ma suonato bene, fieramente autoprodotto e in crescita con gli ascolti. Tutta questa gente farà degli album veri e propri, prima o poi?
Chris Forsyth – Solar Motel (2013): Meditazioni di energia estatica suonate dai television in una zona a-temporale dominata dal chitarrismo intelligente di Forsyth. Come sapete è uno dei miei preferiti ma questa volta stanca a salire. Meno difficile dei suoi precedenti dischi da solista, qui si sbatte a destra e a manca con un filo di bava psichedelica. Osannato alla sua uscita deve ancora entrarmi dentro. O forse non ci riuscirà mai. Un mezzo successo per il mitico Chris, voi nell’incertezza recuperate Kenzo Deluxe del 2012 e nei dieci minuti di Cocksucker Blues, prendete il volo.