TORTURA A REGGIO EMILIA: QUINDI? – SOMMINISTRAZIONE DI DOLORE

Estratti dalla puntata del 12 febbraio 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia

 

TORTURA A REGGIO EMILIA: QUINDI?

Carcere di Reggio Emilia – Un uomo viene trascinato in manette con il volto coperto da quella che sembra la federa di un cuscino: depersonalizzato come un condannato a morte per sottrargli ogni elemento di umanità. Viene pestato in più occasioni e, al termine delle violenze a cui partecipano 10 secondini, resta una enorme pozza di sangue. Questa la sintesi di un video diffuso negli ultimi giorni.

Di fronte all’evidenza – anche iconografica – della tortura avvenuta nell’aprile 2023 all’interno del carcere di Reggio Emilia viene da porsi qualche domanda.

Come mai questa vicenda è emersa solo ora, al termine delle indagini preliminari, a quasi un anno di distanza dagli eventi?

Come è possibile che il ministro Nordio e il sottosegretario Del Mastro non sapessero e che questo non assuma una dimensione politica?

Cosa rischia di produrre – in termini di assuefazione – la diffusione di filmati di questo genere se non vi seguono reazioni forti con effetti concreti?

 

 

 

SERENO QUINTINO

Il contributo di oggi – raccolto dall’associazione Yairaiha e segnalato dallo Sportello di Supporto per i Familiari delle persone uccise dal carcere – consiste nella lettera del figlio di un uomo detenuto nel carcere di Parma, Quintino Sereno. Una vicenda incredibile, che riguarda il ruolo della medicina carceraria e nello specifico della terapia del dolore, la cui modulazione sembra assumere concretamente la forma di una vera e propria tortura.

Leggiamo la lettera del figlio Luca:




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