Un anno di Covid-19 (con E. Burgio) – VOCI DALL’ANTROPOCENE – (ANNO II #9) – 1/02/21

Col oltre 2 milioni di morti e quasi 100 milioni di infettati (solo contando i casi accertati) il primo anno dallo scoppio della pandemia impone di fare i conti senza abbellimenti o rimozioni non solo con le mancanze e gli errori di gestione di un’emergenza improvvisa (per quanto attesa) ma anche col sistema ecologico-sociale che il Covid l’ha generato. Aspetto, questo del rapporto strettissimo tra deforestazione, allevamenti intensivi e spillover, velocemente scomparso dal radar del dibattito pubblico dopo la prima alfabetizzazione dello scorso marzo.

Oggi che tutte le speranze sono concentrate sulle promesse salvifiche del vaccino – in toni quasi propagandistici che cancellano i più che legittimi dubbi sulle modalità di sperimentazione – vale la pena tornare ad interrogare gli aspetti altrettanto centrali della (mancata) prevenzione, delle inadeguatezze strutturali frutto del disinvestimento dalla sanità pubblica territoriale a favore di privatizzazioni, alte performace tecno-farmacologiche, gigantismo e centralizzazione ospedaliera.

A partire da un recente articolo apparso su wsimag.org – Dopo un anno di pandemia Siamo ostaggi di Big Pharma?  – Ernesto Burgio (pediatra, che si occupa da oltre vent’anni di tematiche concernenti le relazioni tra lo stravolgimento dell’ambiente e la salute umana e tra 2002 e 2006 di virus pandemici) traccia un bilancio molto duro sulle responsabilità e le cause che hanno permesso alla pandemia di dilagare con effetti tanto nocivi (quasi) ovunque ma con peculiare perniciosità nel nostro paese.

Lo abbiamo raggiunto per una prima intervista che sarà seguita da un’ulteriore approfondimento il prossimo lunedì… Buon ascolto!

 




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